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Brasile, l'arcipelago da sogno riapre ai turisti: ma solo quelli che hanno già incontrato il virus

 La singolare scelta di Fernando de Noronha: per accedere all’isola servono un sierologico positivo a IgG effettuato non oltre tre mesi prima dell’arrivo oppure un test molecolare, anche questo positivo, ma risalente a oltre venti giorni prima

Brasile, l'arcipelago da sogno riapre ai turisti: ma solo quelli che hanno già incontrato il virus

Repubblica Viaggi

In molti paesi del mondo, specialmente negli stati insulari dipendenti in modo pressoché assoluto dal turismo, le porte per i viaggiatori internazionali cominciano a riaprirsi sul serio. Si va dalle Maldive ad Anguilla, dalle Bahamas ad Antigua e Barbuda passando per Barbados o per la Repubblica dominicana, solo per citarne alcuni. In quasi tutti i casi occorre presentare l’esito negativo di un tampone effettuato da tre a cinque giorni prima dell’approdo nel paese e, in alcune situazioni, rassegnarsi a una pur gradevole quarantena. Nel complesso, dunque, la logica è proprio quella della massima garanzia in chiave di negatività: entra appunto chi possa testimoniare, test alla mano, di essere negativo a sars-Cov-2.
 
Tutto il contrario all’arcipelago brasiliano Fernando de Noronha, che appartiene amministrativamente allo stato di Pernambuco, quello che ha per capitale Recife, nel nord-est del gigante sudamericano. Le 21 isole situate a 350 chilometri dalle coste della madrepatria, nel pieno dell’oceano Atlantico, godono di una spiccata autonomia: costituiscono un distretto statale dotato dunque di un proprio statuto, con una certa libertà amministrativa e finanziaria. A questo si deve, forse, la decisione sulle singolari procedure di riapertura al turismo internazionale dallo scorso primo settembre, dopo oltre cinque mesi di lockdown assoluto. Nell’affascinante arcipelago, infatti, la logica è opposta a quella in vigore in buona parte del mondo: può entrare solo chi possa testimoniare di essere stato positivo al virus.
 

Brasile, l'arcipelago da sogno riapre ai turisti: ma solo quelli che hanno già incontrato il virus

Lo spiega il bollettino del governo nel quale vengono esposte le misure per consentire l’accesso ai turisti. Oltre al pagamento della tassa di conservazione ambientale i turisti dovranno trasmettere entro 72 ore dalla partenza i risultati – positivi - di uno fra questi due test: un sierologico che dimostri la presenza di immunoglobuline G (IgG) effettuato non oltre 90 giorni prima dell’arrivo all’aeroporto Carlos Wilson sull’omonima isola principale dell’arcipelago atlantico (nonché la più stesa e l’unica abitata); oppure un test molecolare positivo ma effettuato oltre venti giorni prima dell’arrivo. Evidentemente le autorità, pur assumendosi dei rischi, danno per assunto che un positivo di oltre venti giorni prima che non sia sintomatico non costituisca più un pericolo di contagio. Chissà cosa ne pensa l’Organizzazione mondiale della sanità. Non sembra necessario nient’altro: non testi rapidi all’arrivo, che anzi non sono ritenuti validi da parte dei viaggiatori, né un tampone negativo poco prima della partenza. Le immunoglobuline G, occorre ricordarlo, sono gli anticorpi che si legano al virus impedendogli di entrare in contatto con le cellule e vengono prodotte dopo due o tre settimane dall’infezione, garantendo un’immunità di durata senz’altro prolungata (ma sulla quale, nel caso di Sars-Cov-2, non c’è ancora certezza assoluta).
 
Si tratta solo della prima fase del graduale processo di riapertura dell’arcipelago nello stato di Pernambuco, santuario ambientale terrestre e marino oltre che patrimonio mondiale dell’Unesco. Un luogo selvaggio, dove il turismo è già di solito contingentato a poche centinaia di persone in contemporanea che si aggiungono ai 3mila residenti, che ospita oltre 230 specie di pesci e molluschi e 40 di uccelli marini, scorci segreti, baie più protette come quelle che affacciano sul “mar de dentro” (la parte dell’isola che guarda alle coste brasiliane) o più battute dai venti come la Baia de Lao nel “mar de fora” ed entroterra tagliati da percorsi naturalistici. In tutto lo stato, e dunque anche a Fernando de Noronha, le spiagge, prima accessibili solo fino alle 4 del pomeriggio, sono per esempio ora aperte a gruppi fino a dieci persone e senza limiti di orario. Ristoranti, bar e locali possono lavorare al 50% della capienza, i trasporti pubblici sono ripartiti così come le celebrazioni religiose e gli eventi sportivi. Hanno riaperto anche saloni di bellezza, palestre e altri esercizi. Le mascherine sono obbligatorie in pubblico e chiunque manifesti sintomi deve notificarlo alle autorità dell’arcipelago. “Sull’isola non si verifica trasmissione comunitaria da molto tempo – ha spiegato il segretario alla Salute del Pernambuco, André Longo, alla Reuters – dobbiamo fare in modo che prosegua in questo modo. Ovviamente il passo che compiamo è compiuto con un occhio alla sicurezza e alle attività economiche dell’arcipelago”.

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