Van Gogh a Padova e l'eroismo dell'arte

 

Forse lo stesso Van Gogh li avrebbe immaginati così, tutti in fila, su una parete , in un sentimento di vicinanza e di calore, quasi di affetto. Ma vedere i grandi ritratti del pittore olandese allineati in una stessa sala, dal quello del sottotenente Miliet, a quello di Joseph-Michel Ginoux, fino al postino e all'arlesiana, in un trionfo di giallo di verde e di blu, tutti gli amici di Arles, in un'esplosione di colore impressionante è davvero una grandissima meraviglia, da togliere il fiato. La sala è il cuore della mostra ''Van Gogh. I colori della vita'', al Centro San Gaetano di Padova dal 10 ottobre all'11 aprile, in tutto 96 opere di cui 82 del pittore divisi a metà circa tra quadri e disegni, distribuiti in sette sezioni e sette sale, in ordine cronologico, proveniente da tutti i grandi musei del mondo, ma in modo massiccio (74) soprattutto dal Kroller-Muller Museum, che possiede la seconda più vasta collezione al mondo di opere di Van Gogh. E per quelle 14 opere che non sono sue, si parla di Gauguin, Seurat, Signac, Hiroshige, in quadri meravigliosi che hanno un preciso rapporto con il percorso artistico ed esistenziale del pittore olandese.

Ma ad aprire il percorso sono tre grandiose tele di Francis Bacon, che già da sole varrebbero il viaggio a Padova, in cui il gigante della seconda metà del Novecento si confronta con un quadro emblematico di Van Gogh, Il pittore sulla strada di Tarascona, andato distrutto, per realizzare una serie di Studi per un ritratto di Van Gogh. ''E' il punto di partenza - spiega il curatore Marco Goldin - di una mostra che, insieme al libro che la accompagna, vuole riscrivere la vita e l'opera del grande artista olandese, attraverso la lettura del suo epistolario. Con l'immagine del pittore come eroe da cui parte, e soprattutto nella convinzione che Van Gogh non fosse per niente pazzo''. Si perché il 15 ottobre sarà anche in libreria per La Nave di Teseo, ''Van Gogh. L'autobiografia mai scritta'', un poderoso volume di 700 pagine in cui lo storico dell'arte che da oltre 20 anni si occupa del grande pittore ha ritradotto e dato senso al suo epistolario (''che poi andrebbe anche considerato tra le grandi opere letterarie del suo secolo'', dice Goldin) rileggendone la vita.

Anche la mostra infatti, nelle sue sette sezioni che contengono i maggiori capolavori realizzati dall'olandese - dall'Autoritratto con il cappello di feltro grigio, Il seminatore, i vari campi di grano, i paesaggi attorno al manicomio di Saint-Remy e molti altri - è organizzata in senso strettamente cronologico ripercorrendo le fasi e i colori della vita dell'artista che in dieci anni rivoluzionò il mondo dell'arte.

Si parte sempre dai luoghi, dalla miniera di Marcasse a Etten, con il cupo grigiore dei primi disegni ad indagare il dolore e la fatica; a Sien e il tempo dell'Aia; Nuenen tra tessitori e contadini, ''dove il paesaggio inizia ad affacciarsi dalle finestre delle case'', dice ancora Goldin; all'esplosione di Parigi, ''dove inizierà a confrontarsi con il mondo dell'arte moderna''; fino all'anno decisivo, il 1888 ad Arles tra i colori della Provenza, quindici decisivi mesi in cui realizza circa 200 quadri; e poi la fine del viaggio a Saint-Remy nell'istituto di cura per malattie mentali dove ruba dalla finestra il paesaggio.

La mostra si chiude con la grande foto delle tombe affiancate di Vincent e di suo fratello Theodore, Theo, colui al quale sono indirizzate gran parte delle lettere, il gallerista che lo ha mantenuto destinandogli il 15-20% dei suoi guadagni negli ultimi dieci anni della sua vita, quando decide appunto, dopo tanti lavori ed altrettanti fallimenti, che l'arte sarà la sua missione. ''Van Gogh non era pazzo come viene dipinto in modo pittoresco dal cinema per esaltarne il lato maledetto - spiega Goldin e anche il suo rapporto con la famiglia era si conflittuale ma anche di un fortissimo legame''. Lo spiega a fondo questo viaggio nella sua opera e nei suoi sentimenti che è, come i circa 150 km che Vincent faceva in un paio di giorni, un atto altrettanto eroico e faticoso in un momento in cui un pandemia che non è finita mette a rischio ogni elemento della nostra vita. Ci saranno quindi visite contingentate nei tempi, e tutte le accortezze del caso per una occasione da non perdere assolutamente.

La mostra è promossa da Linea d'Ombra, e dal Comune di Padova, con la collaborazione del Kroller-Muller Museum e il Gruppo Baccini come main sponsor.

ansa

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