NEW YORK - Geroglifici e treccine rasta, faraoni e South Central LA.
Un tempio di Dendur in miniatura si è posato sulla terrazza del Met, replica in scala ridotta di quello che dal 1967 occupa una delle ali del museo affacciate su Central Park. Per chi entra nella nuova installazione di Lauren Halsey, lo scenario non è pero' quello di New York, ma il quartiere di Los Angeles in via di gentrificazione dove la 36 artista afro-americana è nata e cresciuta.
Rinviata di un anno, la decima installazione sul Roof Garden intitolata (tutto in minuscolo) the eastside of south central los angeles hieroglyph prototype architecture (I) e' la la piu' ambiziosa finora della Halsey, tra scritte, insegne e personaggi del suo immaginario losangelino che si fondono con il simbolismo dell'antico Egitto appropriato dalle collezioni del Met per creare, sulle pareti di una struttura a cubo composta di 750 tegole di cemento circondata da colonne e sfingi, una sorta di Libro della Vita Quotidiana simmetrico al Libro dei Morti con cui i Faraoni decoravano i loro tempi e le loro tombe. Le fattezze delle sfingi sono quelle dei parenti più stretti della Halsey: la madre Glenda, il cugino Aujane, il fratello Dominic, e la partner Monique McWilliams. Le iscrizioni sui muri, incise o graffite, hanno riferimenti locali e personali.
Halsey si definisce una archivista, impegnata da sempre a collezionare e preservare le tracce della cultura popolare Nera, passata e presente, sull'esempio del padre che amava la storia.
Ed ecco dunque le insegne di negozi (Akkeli Black Man Car Wash, The Braid Shack, Vanessa's Positive Energy), i nomi di organizzazioni civiche (Community Youth Center Chill House, Sons of Watts Community Patrol), i messaggi-slogan di protesta (Still No Justice, Reparations Now), le esortazioni esistenziali (Keep the Future Alive, Go for Your Funk, Be Who You Is, Together We Can). Le frasi si sovrappongono a immagini legate alla moda, le acconciature e all'architettura utopica con un riferimento anche a Superstudio, lo studio fiorentino fondato da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia.
"Ho abbinato il mio interesse per la Los Angeles di oggi con la architettura dei Faraoni", ha spiegato l'artista. Per il direttore del museo Max Hollein, Halsey "vede le nostre raccolte egizie attraverso la lente dell'Afrofuturismo. Attinge al passato esplorando allo stesso tempo uno spazio della sua immaginazione per offrire una forte presa di posizione sul significato di spazio civico, attivismo sociale e una riconsiderazione delle possibilità dell'architettura".
L'installazione sara' aperta al pubblico fino alla fine di ottobre quando verra' smontata e spedita dove tutto e' cominciato: South Central Los Angeles dove sara' ricostruita in uno spazio pubblico destinato ad essere un libro di storia di una comunita' che l'artista ha visto scomparire sotto i propri occhi. (ANSA).
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