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Gli Dei ritornano, a Napoli le scoperte di San Casciano

 

Tra Etruschi e Romani, attraverso i secoli, alla scoperta dei misteri nelle acque calde nel territorio dell'antica città-stato di Chiusi: raccontano nuove meravigliose storie i quattro reperti inediti nella mostra "Gli Dei ritornano.

I bronzi di San Casciano" al Mann fino al 30 giugno, dopo la prima tappa al Quirinale, ospitata nelle nuove sale del terzo piano e inaugurata dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Statua iconica, e appena restaurata, è una figura femminile ( II secolo a.C.) con le mani aperte per la preghiera.

L' orante indossa un chitone e un mantello, il suo viso è incorniciato da una chioma finemente pettinata e lunghe ed eleganti trecce. E' stata rinvenuta nell'insieme di offerte all'interno della vasca sacra, in un gruppo di statue che abbracciavano un grande tronco di quercia: era deposta a testa in giù, come a voler rivolgere la sua preghiera verso il cuore della sorgente termale. La mostra presenta gli straordinari ritrovamenti effettuati nell'estate 2022 e le novità venute alla luce nel 2023 nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande. Il secondo inedito è la base di un donario in travertino, che eccezionalmente presenta un'iscrizione 'bilingue', in etrusco e in latino: '(Io sono il) Nume della Fonte - (Iosono il) Fonte Caldo', ed a parlare è la divinità stessa.

Dalla campagna di scavo del 2023 provengono numerosi nuovi bronzi, riconducibili alle pratiche religiose e rituali di questo luogo di cura termale: tra questi ecco, probabilmente, un rene miniaturizzato. Infine, intagliato in un prezioso frammento di cristallo di rocca vi è un pendente a forma di pesciolino, materiale questo ritenuto portatore di numerose proprietà benefiche e mediche, oltre ad essere usato come lente ustoria per curare le ferite. Inoltre interpretato come ghiaccio pietrificato, era reputato utile a preservare il sonno dei defunti e a ritardarne il disfacimento del corpo. Fra le opere a Napoli, la statua in marmo dell'Afrodite del tipo di Doidalsas, copia romana di età traianea (II secolo d.C.) da un originale ellenistico, rinvenuta nel Cinquecento presso la sorgente della Doccia della Testa. Dalla vasca sacra del Bagno Grande, proviene invece la statua in bronzo di Apollo in atto di scagliare una freccia (100 a.C).

Tra i votivi anatomici che riproducono parti del corpo umano c'è anche un orecchio in bronzo con la dedica alla Fortuna primigenia, e monete romane offerte in età imperiale. Il fulmine in bronzo rimanda al rito del fulmine sepolto, in base al quale tutto ciò che all'interno di un tempio veniva colpito doveva essere sepolto, così come il fulmine stesso. E tale strato di laterizi sigillò l'antica vasca etrusca, aprendo la strada alla monumentalizzazione del santuario in età romana, durante il regno di Tiberio (I secolo d.C.). "Abbiamo già proceduto all'acquisto di un palazzo cinquecentesco nel centro storico di San Casciano e ciò renderà possibile presto l'apertura di un museo che diventerà la nuova casa di questi reperti. La ferma volontà di mantenere il legame inscindibile delle scoperte con il territorio è parte costitutiva del progetto di valorizzazione dell'identità delle nostre comunità locali" ha sottolineato Sangiuliano. La mostra è curata da Massimo Osanna e Jacopo Tabolli. Gli scavi (che continueranno nei prossimi mesi) sono in concessione al Comune senese dalla Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio con la tutela della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo, il coordinamento scientifico è dell'Università per Stranieri di Siena.

ansa.it

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