L’Italia del vino è pronta a dare il meglio di sé. A Verona inaugura oggi la 56ª edizione di Vinitaly e le aspettative sono molto alte per i 4 giorni di fiera. Dopo qualche anno ben più complicato (anche a causa del Covid-19), quella dell’anno scorso è stata definita da molti l’edizione della ripresa e, per il 2024, si attende la conferma della svolta: tutto sold-out al quartiere fieristico con oltre 100mila metri quadrati netti e con 4.000 imprese espositrici. Con le tre altre rassegne presenti (su olio, birra e tecnologie per la produzione), il numero delle aziende presenti nei 17 padiglioni della fiera sale a quasi 4.300 da 30 Paesi.
Ad essere attesi, ora, sono i compratori, italiani e soprattutto esteri. Vinitaly, insieme a Ice-Agenzia, si è posta l’obiettivo di arrivare a milleduecento top-buyer, con una crescita del 20% sull’edizione 2023 e del 70% rispetto a 2 anni fa. «Con questa logica della promozione – ha spiegato qualche settimana fa il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, a Bruxelles, durante la presentazione della fiera davanti al Parlamento Europeo – abbiamo da poco terminato un giro del mondo durato oltre un semestre per operare una selezione ponderata dei principali buyer da invitare».
I partecipanti stranieri selezionati, invitati e ospitati a Verona arrivano da 65 nazioni, a cui si prevede si aggiungano circa 30mila operatori da oltre 160 Paesi. La delegazione degli Usa rappresenta la quota più significativa con oltre il 15% delle presenze. Seguono altre tre importanti aree extra-Ue: Canada, Cina e Regno Unito, che insieme contribuiscono al 23% dei partecipanti. Nel loro insieme, i 65 Paesi presenti rappresentano il 95% del valore totale dell'export enologico italiano.
D’altra parte, pur con qualche flessione, il vino mantiene un ruolo di primaria importanza: Ignacio Sánchez, segretario generale Ceev (Comitato europeo delle aziende vitivinicole) all’incontro di Bruxelles ha ribadito che, secondo un’indagine realizzata con Pwc, «il vino europeo vale 130 miliardi di euro, con un contributo fiscale di 52 miliardi di euro l'anno e 3 milioni di addetti».
Le importazioni di vino nel 2023 sono calate rispetto al 2022, ma risultano in crescita rispetto al 2021, con il vino italiano che ha avuto una performance positiva nel mercato inglese, francese e brasiliano, secondo la ricerca condotta da Nomisma Wine Monitor con Unicredit e Vinitaly. La riduzione tocca soprattutto i vini fermi, mentre per gli spumanti si registrano crescite in diverse zone: tutti i Paesi esportatori sono stati toccati dal calo, ma l’Italia ha perso meno degli altri ( -0,8% per valori e volumi, rispetto al -2,8% e 9% della Francia o di cali ancora più pesanti per Australia, Cile e Nuova Zelanda).
La preoccupazione emerge anche dal mondo delle cooperative, che incidono in modo rilevante sull’economia del vino, se si considera che gli ettari vitati lavorati dalle migliaia di soci delle cooperative sono 152.280 e rappresentano più del 25% del totale dei vigneti in Italia.
Nella classifica delle principali cantine italiane per fatturato sono presenti ben 40 cooperative (su un totale di 117), che fatturano 3,7 miliardi di euro, con una quota pari al 42% del fatturato complessivo del campione. In generale, il comparto del vitivinicolo italiano, per diverse cause, sta affrontando non poche difficoltà: «Il problema numero uno – commenta Luca Rigotti, presidente del settore Vino di Confcooperative – è il costo del denaro che sta impattando pesantemente anche sulla capacità di spesa delle famiglie. A questo si aggiunge l’impennata dei costi delle materie prime che non registra ancora riduzioni consistenti».
Sul fronte del consumo interno, il 2023 è stato un anno complesso per il vino nella Grande Distribuzione, con un calo complessivo dei volumi del 3,3%, un aumento dei prezzi del 2,5% e un prezzo medio di 5,4 euro/litro per i vini DOC/IGT. secondo lo studio “Circana per Vinitaly” che verrà presentato lunedì 15 aprile in fiera.
Tra i vini più venduti, il Prosecco mantiene il suo primato, ma sono i vini con tassi di crescita più elevati a catturare l'attenzione, come il Cerasuolo d'Abruzzo, il Grillo, il Pecorino, che testimoniano un crescente interesse per i vini rosati e bianchi di qualità. Tra le tendenze, alla fiera si parlerà molto di sostenibilità, ma anche di mixology e persino di vini dealcolati e neo-protezionismo: martedì è in programma un seminario sul rapporto tra mondo del vino e movimento anti-alcol, con i dati di una ricerca promossa da Colangelo & Partners di Wine Opinions sul mercato Usa.
avvenire.it
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