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MIO NONNO CARLO CARRÀ E LA SUA RISATA ROTOLANTE

Con le mostre d'autunno "il Venerdì" è Speciale

Le sgridate della nonna per le macchie di colore che il pittore faceva sul parquet. I rapporti con De Chirico, Ungaretti, Casella. Le estati al mare, con il rito delle bocce... Chiara Gatti intervista il nipote Luca, che ha collaborato alla realizzazione della grande esposizione in corso a Milano
da repubblica.it

Al Palazzo Reale di Milano viene allestita una straordinaria mostra dedicata a Carlo Carrà (1881 – 1966), uno dei più grandi maestri del Novecento, protagonista dell’arte italiana e della pittura moderna europea, che ha lasciato un segno indelebile con uno stile rimasto vitale in tutta la sua produzione artistica.

Si tratta della più ampia e importante rassegna antologica mai realizzata su Carrà, un’occasione irripetibile che vede riunite circa 130 opere, concesse in prestito dalle più importanti collezioni italiane e internazionali, pubbliche e private.

L’esposizione è divisa in 7 sezioni, ciascuna a rappresentare uno specifico periodo della vita e dello stile del grande maestro: Tra Divisionismo e Futurismo; Primitivismo; Metafisica; Ritorno alla natura; Centralità della figura; Gli ultimi anni; Ritratti.

Costruito in questo modo, il percorso espositivo scandisce le tappe di una vita interamente dedicata alla pittura.


La mostra si apre al pubblico a trent’anni dall’ultima rassegna dedicata all’artista (1987) e a cinquantasei da quella che si è svolta nel 1962 (quando Carrà è ancora in vita) entrambe realizzate proprio a Palazzo Reale.

Quella del 1962 è stata un omaggio al maestro che nel ‘54 ha ricevuto la medaglia d’oro di cittadino benemerito, avendo scelto Milano come sua città d’elezione da giovanissimo. Un doveroso riconoscimento che fa seguito al tributo dedicato al pittore nelle sale della Pinacoteca di Brera nel 1942, in uno dei momenti più tragici della seconda guerra mondiale.

L'obiettivo della nuova esposizione è ricostruire l’intero percorso artistico del maestro attraverso le opere più significative, dalle iniziali prove divisioniste, ai grandi capolavori che ne fanno uno dei maggiori esponenti del futurismo e della metafisica.


All'interno della mostra, si trovano dipinti ascrivibili ai cosiddetti ‘valori plastici’, paesaggi e nature morte che attestano il suo ritorno alla realtà a partire dagli anni venti, con una scelta tematica che lo vede attivo sino alla fine dei suoi anni, non senza trascurare le grandi composizioni di figura degli anni trenta, il decennio a cui risalgono anche gli affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano, documentati in mostra dai grandi cartoni preparatori.

La mostra presenta un corpus di circa 130 opere concesse da alcune delle più grandi collezioni del mondo come quelle dello State Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, della National Gallery di Praga, del Museum of Fine Arts di Budapest e dai Musei Vaticani e molti altri, anche da numerosi musei italiani tra cui la Pinacoteca di Brera e le Gallerie degli Uffizi di Firenze, oltre a molte collezioni private.


Artista irrequieto, Carrà ha fatto molti viaggi significativi che lo portano già giovanissimo a Parigi e poi a Londra, dove ha la possibilità di fare incontri internazionali, da Apollinaire a Picasso.

È per questo che la mostra non intende proporre solo la produzione artistica di Carrà, ma anche i tratti e i momenti più significativi di quella che lui stesso definisce “una vita appassionata”. Viene pertanto corredata da documenti, fotografie, lettere e filmati che testimoniano l’intensa vita di Carlo Carrà, di cui in prima persona ci racconta nelle pagine de “La mia vita”, l’autobiografia che ha scritto nel 1942.


“La mia pittura è fatta di elementi variabili e di elementi costanti. Fra gli elementi variabili si possono includere quelli che riguardano i princìpi teorici e le idee estetiche. Fra gli elementi costanti si pongono quelli che riguardano la costruzione del quadro. Per me, anzi, non si può parlare di espressione di sentimenti pittorici senza tener calcolo soprattutto di questi elementi architettonici che subordinano a sé tutti i valori figurativi di forma e di colore. A questi principi deve unirsi quello di spazialità, il quale non è da confondersi col prospettivismo; poiché il valore di spazialità non ha mai origini per così dire visive. Questo concetto nella mia pittura è espressione fondamentale”.
Carlo Carrà - in touringclub.it