'ViVi il verde' a scoperta giardini E-R Dal 21 al 23 settembre quinta edizione della rassegna regionale



BOLOGNA - Sono più di cento gli eventi in programma tra il 21 e il 23 settembre da Piacenza a Rimini per la 5/a edizione della rassegna regionale 'ViVi il Verde', alla scoperta dei giardini dell'Emilia-Romagna. Quest'anno la rassegna, promossa dall'Ibc, include anche una mostra, 'Tessere Giardini', dedicata allo stretto legame tra arte tessile e natura, inaugurata il 21 settembre alle 17.30: si tratta di un percorso tra alcuni pezzi esemplari di ispirazione 'floreale' (stoffe, tappezzeria, abiti) della collezione del Museo del tessuto 'V.Zironi' di Bologna, con sede nella settecentesca Villa Spada in via di Casaglia.
    Sono decine le aree verdi coinvolte nell'iniziativa, dal giardino Labirinto della Masone a Fontanellato, al parco del Mauriziano a Reggio Emilia, legato al nome dell'Ariosto, ai giardini storici di Villa La Babina a Imola e di Villa Fantini a Tredozio, ai tanti giardini dell'ex Ducato di Parma e Piacenza.
    Presenti anche gli orti botanici, in particolare quello dell'Università di Bologna. (ANSA).

Turismo: Pordenone, la città adagiata sulle risorgive

PORDENONE - E' il 1204 e Wolger di Passau, futuro Patriarca di Aquileia, cita per la prima volta nella storia la parola Pordenone - o meglio, Portus Naonis - sul suo diario. E' l'inizio ufficiale della storia della "Manchester del Friuli", anche se la sua genesi risale a secoli prima: quando i Romani svilupparono un nucleo abitativo sulle rive dell'alto Noncello, il vicino fiume di risorgiva. La città è al centro delle mire del Patriarcato di Aquileia, dei Conti di Gorizia e della Marca Trevigiana, passerà tra dai signori di Carinzia e di Stiria, prima di diventare, nel 1276, territorio degli Asburgo d'Austria. E' sotto questa dominazione che vengono costruiti due simboli della città: Campanile e Palazzo del Comune, tuttora esistenti. Pordenone rimarrà l'ultimo baluardo austriaco del Friuli occidentale, ma non sfuggirà alle brame espansionistiche della Serenissima: dopo un paio d'anni travagliati, al secondo tentativo, nel 1514 Bartolomeo d'Alviano strapperà definitivamente la città agli asburgici, reggendola come feudo per conto di Venezia. Solo nel 1537 la repubblica marinara prenderà Pordenone sotto la sua ala protettrice. Alla caduta di Venezia il "porto sul Noncello" tornerà agli Austriaci, poi brevemente a Napoleone: infine l'annessione al Regno d'Italia nel 1866. Se nei secoli precedenti all'industrializzazione Pordenone era stata contesa per il ruolo di crocevia e la posizione strategica, dall'Ottocento la collocazione della città diventò un'attrattiva per capitali locali, austriaci e svizzeri. Sfruttando l'energia delle acque di risorgiva, gli imprenditori strapparono a poco a poco i contadini dalle torbiere per collocarli in catena di montaggio. Dagli anni ’40 dell'Ottocento numerosi cotonifici sorsero lungo le sponde dal Noncello, con cartiere e fabbriche di ceramiche Galvani. Opifici abbandonati quando Pordenone abbandonò la produzione del cotone, nella seconda metà del Novecento, con la nascita di Zanussi, Scala, Savio e Seleco. Nell'ultimo ventennio, la città attraversa una nuova transizione: da polo industriale a piccola capitale culturale, con varie manifestazioni: Pordenonelegge, le Giornate del Cinema Muto, il Pordenone Blues Festival. In aggiunta, ci sono i vini della vicina Rauscedo, le cui barbatelle fanno scuola in tutto il mondo. Ma a Pordenone è anche storia: il Museo Archeologico del Friuli Occidentale sorge nelle sale del castello di Torre, costruito nel XIII secolo ad opera del Patriarca di Aquileia e dei Signori di Prata. La collezione annovera pezzi preistorici, come i ritrovamenti provenienti dal sito Unesco delle palafitte del Palù del Livenza, protostorici, come i materiali archeologici della villa romana di Torre, e ceramiche medievali e rinascimentali.
ansa

Sul Lago Maggiore al via LetterAltura, il festival dedicato alla narrativa di montagna

L'inaugurazione della passata edizione


Ritorna, da giovedì 27 a domenica 30 settembre 2018, LetterAltura, il Festival di letteratura di montagna, viaggio e avventura sul Lago Maggiore organizzato da dodici anni dall’Associazione culturale LetterAltura di Verbania. Incontri con scrittori ed esperti, spettacoli, mostre e altri eventi svilupperanno i due temi scelti per l’edizione di quest’anno e presenti nel titolo “Racconti sull’acqua e viaggi in battello”: da una parte l’acqua del lago, dei fiumi e dei torrenti, del mare e dei ghiacciai, e dall’altra i viaggi di navigazione reale e immaginaria saranno gli argomenti letterari, paesaggistici, ambientali, storici, scientifici, geopolitici e sociologici.

«Partecipare al Festival LetterAltura 2018 sarà come navigare in un itinerario tra diversi ‘luoghi dell’acqua’ – dall’Adriatico “mare corto” ai mari ghiacciati dell’Artide, dai torrenti delle Alpi ai ghiacciai dell’Himalaya – in diversi ‘tempi’ – dalla battaglia di Lepanto alla tragica attualità del Mediterraneo – e con diversi punti di vista – dalla spiritualità alla filosofia, dalla poesia alla narrativa. Ma il Festival darà modo di apprezzare direttamente la bellezza del Lago Maggiore e di conoscere il delicato equilibrio dei laghi alpini delle montagne del Verbano e dell’Ossola» così introduce il Presidente Michele Airoldi.

Sono previsti incontri con scrittori ed esperti, tra i quali il teologo Vito Mancuso, lo storico Alessandro Barbero, il poeta Fabio Pusterla, la filosofa Francesca Rigotti, gli scrittori Antonio Pascale, Hans Tuzzi e Simone Perotti, gli alpinisti Marco Camandona e François Cazzanelli, l’astronauta Maurizio Cheli, le ricercatrici Cristina Cattaneo, Elisa Cozzarini e Marirosa Iannelli, gli architetti Alessandro Scandurra ed Elisabetta Bianchessi, il fotografo Ignacio M. Coccia, i giornalisti Matteo Tacconi, Enrico Martinet ed Emanuele Bompan. A corollario degli appuntamenti letterari ci saranno mostre di fotografie e di opere artistiche, spettacoli teatrali e reading, animazioni per bambini, incontri di giovani lettori con scrittori, quali Cristiano Cavina e Marco Magnone, passeggiate alla scoperta della città e gite in battello. Il programma sarà suddiviso nei suggestivi luoghi del festival, dal CEM Teatro Il Maggiore, affacciato sul Golfo Borromeo, alla Biblioteca Civica, a Palazzo Flaim, a Villa Giulia.
Il Messaggero

#Homi2018 PER IL NUOVO UMANESIMO 4.0 - LA POESIA INCONTRA IL MESTIERE



Il tema che CITA propone a HOMI di settembre 2018 ha il titolo PER IL NUOVO  UMANESIMO 4.0 - LA POESIA INCONTRA IL MESTIERE, dove il mestiere, qui,  si chiama Tecnica e Arte della Tappezzeria. Perché proprio nel tempo della tecnologia più sofisticata e dell’automazione più disumana è necessario che l’uomo sia al centro di ogni attività e che gli vengano riconosciute le sue abilità manuali e intellettuali.
Lo spazio nel Padiglione 22 presenterà una serie di lavori scelti  liberamente dai singoli associati che si sono dichiarati disponibili ad arredare lo stand. Ogni lavoro sarà contrassegnato da una scheda esplicativa con notizie tecniche di lavorazione,  nome dell’artigiano, qualità dei prodotti usati, idea ispiratrice, destinazione d’uso.
Nelle giornate di sabato 15 e domenica 16 settembre verranno registrate interviste ai visitatori , agli espositori, amici, senza trascurare i passanti e lasciando il dovuto spazio ai soci sostenitori  e agli artisti presenti. L’atmosfera sarà caratterizzata dalla più sincera apertura nei confronti di chiunque mostrerà di apprezzare e condividere sentimenti  positivi, consoni allo spirito di fratellanza che deve sempre regnare tra  le associazioni di categoria.
Calendario appuntamenti
“Le cose succedono quando le persone si incontrano.”

  • Venerdì  14 ore 15,30 Alberto Baracchi:  “Come sapere che cosa facciamo usando il web”
  • Sabato 15 ore 14,30 Incontro con i soci sostenitori:  “Creare insieme nuove opportunità di lavoro”.
  • 14, 15, 16, 17 settembre ore 10 / 16 Interviste a personalità e visitatori in streaming  video su facebook.  Si parlerà di arte, artigianato, tecnologia. Dell’attualità e del futuro.
    Saranno presenti: Giovanni Aprile, Alessandro Baldassari, Massimo Bonanno, Fosca Campagnoli, Orazio Cannistraci,  Andrea Carratino, Vittoria Ceriani, Ivan Formaggi, Giovanni Giunta, Anna Grazia Puglisi, Stefano Robboni, F.lli Tolino
  • homimilano.com

HOMI BEAUTY STYLE


HOMI BEAUTY STYLE rappresenta un’area studiata per sottolineare l’importanza della contaminazione tra beauty e fashion nella proposta commerciale ai punti vendita. Uno spazio dove il visitatore può scoprire le ultime tendenze e proposte del mondo beauty: make-up, fragranze, smalti, trattamenti uomo e donna, prodotti capelli e accessori.

Homi Milano, gli stili di vita in Fiera Milano Rho. L'evento aperto fino a lunedì

Ha aperto ieri e sarà disponibile per il pubblico fino a lunedì 17 settembre Homi, il Salone degli Stili di Vita di Fiera Milano. Un appuntamento chiave nel mondo della decorazione per la casa e gli accessori per la persone. Cinque anni fa la prima edizione, nel gennaio 2014, oggi siamo arrivati alla decima e il palcoscenico raccoglie espositori e lavori provenienti da ogni parte del mondo. Parlano i numeri: 1.100 espositori di cui il 31% proveniente da 36 Paesi esteri, con tantissimi grandi marchi tra i protagonisti. “La manifestazione – si legge nel comunicato di Fiera Milano – si animerà ancora una volta con una proposta merceologica ampia e trasversale: accessori e decorazioni d’arredo, oggetti per la tavola, tessuti e tessili per la casa, essenze e profumazioni per ambienti, ma anche articoli promozionali, oggettistica da regalo, da cerimonia e da ufficio”.
http://milano.cityrumors.it/

Salone del Camper appuntamento 2018 alle Fiere di Parma


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lL Salone del Camper, in programma fino al 16 settembre alle Fiere di Parma, ha fatto registrare nel primo week end oltre 47mila presenze. Una grande affluenza che ha visto affiancare a un pubblico di qualità, un nuovo target: quello dei giovani.


Tante anche le novità. Uno smartphone per accendere e spegnere il riscaldamento. Per controllare la posizione del mezzo, la pressione delle gomme, il frigorifero, la stufa e l’ aria condizionata. Poi un sistema che riconosce quando siamo stanchi e che avvisa il conducente con un sensore visivo e acustico che è l’ora di un caffè. Infine l’intelligenza artificiale quella che consente al camper  di acquisire e memorizzare i comportamenti del guidatore, dal percorso preferito alla temperatura più gradita. E non siamo su un motorhome super lusso dal costo proibitivo ma su uno dei 730 modelli di camper normali esposti negli spazi della manifestazione organizzata dall'Associazione Produttori Caravan e Camper.



Al fianco dei modelli "ammiraglia" due curiosità. La prima si chiama Avoid la più piccola casa su ruote mai realizzata in Italia Ideata dall’ architetto- millennial  Leonardo Di Chiara: 9 mq di spazio abitativo dotato di tutti i comfort necessari per un vivere quotidiano caratterizzato da una forte adesione ad uno stile di vita più sostenibile e attento agli sprechi.

Risultati immagini per avoid casa su ruote


La seconda è la roulotte Sealander, una  roulotte anfibia di circa 4 metri di lunghezza capace di fluttuare sull’acqua trasformandosi in un piccolo yacht.
repubblica.it

Non solo moda, design e creazioni. All’interno di HOMI SETTEMBRE 2018 c’è spazio anche per formazione, workshop e convegni



Segna in agenda tutti gli appuntamenti per far crescere i retailer e confrontarsi su idee di business!
  • Workshop Store in (E)motion. Francesca Zorzetto, docente di visual, spiega come approcciare la vetrina e il layout in maniera innovativa. Sabato 15 settembre ore 15; domenica 16 e lunedì 17 settembre ore 11 (Welcome Area, padiglione 22)
     
  • Talk show #Cambiamento. Analisi e confronti su come i punti vendita del settore stanno cambiando. Domenica 16 settembre ore 17 (Welcome Area, padiglione 22)
     
  • Premiazione GIA Italia. Un award che valorizza e celebra gli store più innovativi. Domenica 16 ore 17,30 (Welcome Area, padiglione 22)
     
  • Convegno/talkshow dedicato alla MODA 4.0 / T-Commerce con l’intervento di Alessandro Giglio, ceo Giglio Group. Venerdì 14 settembre ore 11 (pad.9, stand L15)
     
  • Talk dal titolo “ASTRI & BEAUTY” i tratti della bellezza segno per segno a cura di Imagine con Cristina Milanesi, direttore di Imagine e Beauty Director di Io Donna, e Chiara Viola, astrologa. Venerdì 14 settembre ore 14 (pad.9, stand L15)
     
  • Convegno a cura del Politecnico di Milano con la presentazione dei risultati della ricerca dal titolo “Il Gioiello e i Giovani”. Venerdì 14 settembre ore 12.30 presenta Alba Cappellieri, Ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio, Politecnico di Milano; e sabato 15 settembre ore 11 presentano Elisa Borboni, Giona Montorfano, Giulia Poma e Shiqi Tang (pad.11, stand K18)
  • Talk a cura di A.I.Artisanal Intelligence: la nuova generazione della moda italiana tra formazione, tradizione artigianale e sostenibilità. Intervengono Lupo Lanzara vicepresidente dell’Accademia di Costume e Moda di Roma, Daniele Biscontini e Stefano Cochis fondatori di Emersum, modera il giornalista e fondatore di A.I. Artisanal Intelligence Alessio de’Navasques. Venerdì 14 settembre ore 15,30 (pad.11, stand K18)
  • HOMI FASHION SHOW, un défilé di bijoux, accessori moda e colori con la partecipazione di 40 aziende espositori HOMI Fashion and Jewels. Presenta Jo Squillo. Sabato 15 ore 12 e 15,30 e domenica 16 settembre ore 12 e 15,30 (pad.9, stand L15)
     
  • Convegno a cura di Associazione Gioiello Moda Italia. Sabato 15 settembre ore 17 (pad.11, stand K18)
     
  • Workshop dedicato al social media marketing per la gioielleria. Focus su come vendere di più a Natale con i social media. Domenica 16 settembre ore 14 a cura di Antonio Kropp ed Erika Zacchello (pad.11, stand K18)
     
  • Convegno/talkshow per festeggiare i 10 anni di Preziosa Magazine con la presentazione del volume di Preziosa Magazine dedicato al settore della Gioielleria. Domenica 16 settembre ore 17 (pad.11, stand K18)

A HOMI FASHION & JEWELS LA CREATIVITA’ RISCRIVE LO STILE




Ancora una volta HOMI Fashion & Jewels racconterà le migliori creazioni nei mondi del bijoux e degli accessori per la persona. Artigianalità e personalizzazione, ricerca e sperimentazione, originali soluzioni formali e colori inediti, grandi intuizioni di stile e pezzi rarissimi tutti da scoprire, talenti affermati e nuove promesse del design: tutto questo e molto altro attende buyer e trend setter nei padiglioni 9-11.

Alla natura si ispirano molte delle forme proposte dagli espositori, e anche i materiali sono spesso di origine naturale come legno, metalli, tessuti grezzi, pietre ecc… A questi mondi si contrappongono proposte più “tecno” con resine, plastica e altri materiali sintetici, lavorati con sistemi all’avanguardia. Tra progetti e improvvisazioni, spicca il valore artigianale di molte lavorazioni, che danno luogo a pezzi unici o dotati di particolari che li rendono irripetibili.

Insieme alle novità di prodotto, Fashion & Jewels sarà teatro per interessanti incontri dedicati ad esperienze di successo di aziende del settore ed alle ultime tendenze della moda: dall’accostamento tra stili e segni zodiacali all’avanguardia del commercio online, il calendario degli incontri sarà ricco e agile, per consentire agli operatori di formarsi su nuove tendenze e originali strategie di business, per poi tornare a tuffarsi nelle colorate novità dei prodotti in mostra.

homimilano.com

CON HOMI IN VIAGGIO NEI TREND TRA PASSATO E FUTURO



I trend del design si muovono ed evolvono. Per seguirli, HOMI organizza un viaggio nel tempo, attraverso tre iniziative dedicate alla creatività e alle sue espressioni più interessanti.
La dimensione dell’artigianato artistico legata alla tradizione del nostro Paese, quella della scelta dei materiali nel design più attuale, fino alle previsioni sulle tendenze e alle scelte dei consumatori nei prossimi anni, a HOMI diventano tre spazi dedicati. 
Mirabilis Vitrum - Vetri D'Italia è il titolo della decima edizione della mostra La Magnifica Forma, il laboratorio sperimentale di  HOMI dedicato al confronto fra il design e l’artigianato d’arte, che per questa sua decima edizione è dedicato alla lavorazione del vetro, attività che in Italia vanta una grande tradizione e una profonda radice storica.
Si conferma la partnership scientifico-culturale tra HOMI e  POLI.design – parte del Sistema Design del Politecnico, -per la realizzazione di HOMI Hybrid Lounge all’interno dell'Area Materials Culture.  Frutto di una importante attività di ricerca suinuovi trend nell’Interior Design e sui materiali innovativi, HOMI Hybrid Lounge (curato dal prof. Francesco Scullica e dell’arch. Fabio Daglio e realizzato in collaborazione con Salamanca Design) si configura come spazio informale di scambio, permeato da una fluidità del vivere contemporaneo.
Momento di incontro e confronto, ma anche fonte di ispirazione e di riflessione per quanti progettano, realizzano o commerciano prodotti dal design più esclusivo, HOMI Trends Cafè è lo spazio realizzato con WGSN - società leader globale in analisi  e previsioni di tendenza di mercato e sul consumatore - progettato per scoprire i trends più interessanti delle prossime stagioni.
L’area è declinata secondo le tre più importanti tendenze dell’abitare future e fornirà agli operatori un rapido e puntuale aggiornamento circa forme, materiali, colori e abitudini di consumo che si consolideranno nella prossima stagione.
 

A FieraMilano parte HoMi. Governatore Fontana, una manifestazione bellissima

ANSA) - MILANO, 14 SET - Con l'inaugurazione ufficiale ha preso il via nei padiglioni di FieraMilano a Rho l'edizione autunnale di HoMi, la rassegna internazionale degli stili di vita alla quale partecipano 1.100 espositori, un terzo dei quali stranieri provenienti da 36 paesi. Homi resterà aperta fino al 17 settembre. "E' una manifestazione bellissima che, edizione dopo edizione, stanno cercando di rendere ancora più bella", ha detto il governatore della Lombardia Attilio Fontana tagliando il nastro della rassegna insieme al presidente di Fiera Milano Lorenzo Caprio e all'ad Fabrizio Curci. "Abbiamo ancora lavorato sul dare voce alla creatività italiana e internazionale con designer e start up perché sono quello che il consumatore finale sta oggi cercando - ha spiegato il direttore di HoMi Cristian Preiata - Unicità di prodotto, attenzione ai materiali nei prodotti per la casa e la decorazione della casa - ha aggiunto - e le tendenze del futuro per dare un servizio ai visitatori e alle aziende che vengono a esporre".


Genova. Turismo e commercio per la rinascita della città


da Avvenire


Il crollo di ponte Morandi non ferma l'economia di Genova. Il capoluogo ligure - nonostante le lacrime versate per i morti e i disagi - guarda avanti. La città è aperta, è viva e accoglie i turisti e i nuovi imprenditori. Genova rilancia più che mai la propria ritrovata vocazione turistica che nel solo periodo gennaio-luglio 2018 ha fatto registrare un +4,1% di pernottamenti con un incremento degli stranieri di oltre il 10%. Nessun isolamento dunque e – soprattutto – tanta voglia di continuare a mostrare le proprie meraviglie, dai tanti musei all’Acquario, dallemostre a Palazzo Ducale al centro storico Patrimonio Unesco, dalle ville e i parchi storici all’eccezionale ricchezza paesaggistica del mare.
Il Comune di Genova - in particolare l'assessorato al Turismo e Commercio guidato da Paola Bordilli - è prima linea nella diffusione e promozione turistica. Oltre a facilitare l'avvio di attività produttive nel centro storico. Per un anno, per esempio, i locali di proprietà comunale verranno concessi in affitto a costo zero. I nuovi interventi economici a sostegno delle start up e del commercio, decisi dalla sezione Imprese del Comitato di indirizzo tecnico del Fondo strategico regionale, aiuteranno la crescita e lo sviluppo dell’intero sistema. Gli interventi, da attuare entro il prossimo autunno, saranno erogati tramite bandi e attraverso la società regionale Ligurcapital che avrà un affidamento di cinque milioni di euro da destinare alla partecipazione nel capitale delle società da sostenere. Di questi, 1,5 milioni di euro saranno investiti per start up innovative mentre tre milioni saranno destinati a finanziamenti agevolati nel settore del piccolo commercio erogati attraverso bandi indirizzati su aree specifiche di pregio al fine di riqualificare l'offerta commerciale e turistica integrata del territorio. Per la riqualificazione dei mercati coperti, identificati come punti di eccellenza del commercio di prossimità, è previsto un fondo di garanzia di 1,5 milioni di euro. «Esprimo massimo apprezzamento per questa decisione che punta alla valorizzazione e al sostegno al commercio – dichiara l'assessore comunale –. Per i mercati coperti di Genova ci sono moltissimi progetti fermi da anni, la garanzia del credito da parte di Regione Liguria vuole essere il simbolo della fiducia che, anche come Comune, abbiamo richiesto di dare agli operatori che hanno combattuto la crisi sino a oggi e che meritano un futuro di sviluppo e non di declino».
Insomma è forte la voglia di rialzarsi a un mese dalla tragedia di ponte Morandi. Nei primi 20 giorni di agosto si è registrato un incremento di visitatori negli uffici di informazioni turistiche della città (+4,5%), si sono svolti regolarmente i tour e le visite guidate prenotate per il week end e i turisti confermano le prenotazioni negli alberghi, pur nell’abitudine ormai consolidata alla scelta “last minute”. «Siamo come sempre pronti ad accogliere al meglio i tanti turisti che hanno scelto le bellezze della nostra città. – sottolinea Bordilli -. È motivo di orgoglio per noi constatare che in questi giorni non si sono verificate disdette ma, anzi, i numeri ci consegnano un incremento di presenze rispetto all’anno scorso. A Genova si arriva con comodità e tutti i punti di maggiore interesse turistico si possono raggiungere con i mezzi pubblici, così come accadeva fino a qualche giorno fa. Ciò grazie al grande lavoro che è stato fatto da parte dell’amministrazione nella gestione della mobilità durantequesto momento di grande difficoltà. Genova – e lo dico non soltanto da assessore al turismo, ma da genovese innamorata della propria città – è rimasta la stessa, una città meravigliosa da visitare».

Il capoluogo ligure non solo va avanti, ma incrementa il proprio interesse. Continua a essere raggiungibile dai turisti, in auto, in treno, in aereo e via mare. I percorsi consigliati sono ben indicati in città e facilmente reperibili sul portale di promozione turistica Visitgenoa, sul sito del Comune, sui siti di Società Autostrade e Trenitalia. Gli orari dei voli, delle crociere, dei traghetti non hanno subito variazioni.

Nel tempio della lirica a Milano la protesta dei melomani più affezionati a causa del nuovo sistema di vendita dei tagliandi che li penalizza. «Così si favorisce il bagarinaggio su Internet»

L'interno del Teatro alla Scala di Milano visto dal loggione (Ansa)

Rimostranze e grida giovedì 13 settembre al Teatro alla Scala di Milano. Ma non durante un’opera al di sotto delle aspettative, bensì nella nuova biglietteria. A inscenare la protesta ancora una volta i più battaglieri e fedeli spettatori del tempio della lirica: i loggionisti. Temuti da direttori d’orchestra, cantanti e registi che non esitano a contestare dalle gallerie quando uno spettacolo non è all’altezza, se la sono presa in questo caso con i vertici del teatro. Responsabili di aver cambiato il sistema di vendita dei biglietti che, a detta dei loggionisti, li penalizza in modo pesante. E accusano la Scala di volerli silenziare. «Temono i nostri fischi se le produzioni non rispettano la fama indiscussa della Scala», racconta Renzo, settantenne e storico frequentatore del loggione che ieri mattina era fra i molti melomani inferociti per le novità introdotte dal teatro. E il dissenso è esploso sui social. «Trovo indegno quanto è successo – scrive su Facebook Anna, anche lei habitué delle gallerie –. Per cortesia ripensateci. Amiamo molto la nostra Scala».

Per capire che cosa ha scatenato l’ira dei loggionisti, occorre fare un passo indietro. Fino ai giorni scorsi, la vendita dei nuovi tagliandi iniziava alle 9 del mattino in biglietteria e soltanto a mezzogiorno su Internet. Uno “stile” che ha cementato l’usanza delle code notturne di centinaia di appassionati davanti alla biglietteria. Tradizione nobile: cinque, sei, sette ore in attesa per ottenere un biglietto, parlare di lirica, stringere amicizie. Dal 13 settembre le vendite avvengono alle 9 in contemporanea in biglietteria e sul web. Risultato? La signora Gabriella, arzilla affezionata del Piermarini, che è arrivata alle tre del mattino davanti al teatro per un biglietto di ScalaAperta dell’atteso Ernani di Verdi e che è stata la prima a giungere agli sportelli, si è trovata già presi i posti del loggione. E lo stesso è successo per le altre decine di persone che hanno aspettato ore fuori della Scala. Da qui la rivolta. Perché erano rimaste le poltrone più care di platea o palchi o quelle con visibilità limitata. Alla fine il teatro è stato costretto a sostituire alcuni tagliandi per i reclami, seppur con soluzioni di second’ordine.

I responsabili della biglietteria hanno giustificato la nuova strategia: si vuole evitare l’irruzione dei bagarini. «Tutto falso – replica Raffaello sui social –. Così si agevola davvero il bagarinaggio, ma quello online». E Anna aggiunge: «La vendita su Internet favorisce i bagarini che sentitamente ringraziano». Mattia, trentenne estimatore di opere, chiama in causa il sovrintendente Alexander Pereira: «Ha avuto iniziative egregie come la Scala Under 30 che avvantaggia i giovani o la ScalaAperta con i biglietti a metà prezzo, ma questa volta ha completamente sbagliato danneggiando il pubblico più assiduo e attento». È già pronta una petizione dei loggionisti che arriverà a Pereira e al sindaco Giuseppe Sala. Anche perché a ottobre si vendono i biglietti della prima del 7 dicembre, Attila, con file lunghissime di cultori della lirica disposti a stare anche quattordici ore in coda. Chissà che cosa accadrà...
Avvenire

Venezia. Il Tintoretto che annuncia l'apocalisse

Tintoretto, «Susanna e i vecchioni» (Vienna, Kunsthistorisches)
Il titolo della mostra alle Gallerie dell’Accademia nella sua didascalica semplicità – Il giovane Tintoretto – non lascia trapelare molto di ciò che si agita sotto. Questa prima sezione si completa a Palazzo Ducale (fino al 6 gennaio) con quella che, unendo le opere presenti sul posto a un’ampia antologica con altre provenienti da importanti istituzioni, diventa, come si dice nei comunicati stampa, la più completa allestita a Venezia dopo quella tenutasi nel 1937 sotto la cura di Nino Barbantini. E l’occasione per questo impegno espositivo è data dai cinque secoli dalla nascita di Tintoretto, che cadranno l’anno prossimo.
Roberto Longhi, quasi un decennio dopo, nel 1946, dà alle stampe il celebre Viatico per cinque secoli di pittura veneziana dove stilla tutta la sua antipatia per il grande pittore: «È più probabile che, specialmente da noi, si ammirasse nel Tintoretto più la bravura che la fantasia; che è sempre un buon pretesto per far passare l’accademia sotto specie di furia. Mi rammento che, dopo l’altra guerra, quando, nel distendere i teloni di San Rocco, si trovarono ripiegati sui bordi, non so che pezzi di frutta e foglie, non si mancò di clamare alla natura morta e a Cézanne. Si provò a fotografarli quei pezzi e le frutta andarono a male». È una delle stroncature celebri di Longhi (Canova, Fattori, De Chirico eccetera), ma che non vanno prese come giudizi critici, piuttosto come idiosincrasie. Volerne spiegare la ragione è come pretendere di svelare le cause inconsce di certi comportamenti umani: se si è fortunati tutt’al più si troverà qualche traccia rimossa di traumi infantili, ma non è detto che aiuti a vincere l’ostacolo. E l’infanzia di Longhi certamente fu piena di segreti interiori. Però ecco che da quelle perfide incomprensioni, che non impedivano a Longhi di ammettere le qualità straordinarie del pittore, venne qualche anno dopo anche la risposta di Rodolfo Pallucchini con un memorabile saggio, La giovinezza del Tintoretto, dove scioglieva l’odio di Longhi in ampie dosi di balsami e unguenti critici. Una lettura che oggi viene, in certo senso, ripresa e sviluppata dalla mostra dell’Accademia, propedeutica all’altra sezione sul Tintoretto maturo a Palazzo Ducale. Un duplice omaggio, cui sovraintende Gabriella Belli, che mette in luce soprattutto l’autonomia mentale e visiva di Tintoretto: si affaccia al mondo della pittura immerso nella realtà veneta, dove Tiziano domina per la virtuosa naturalezza del colore che dissimula sottopelle classicità e orgogliosa abilità esecutiva; poi, assimilando Vasari, media con la tradizione toscana del disegno senza soccombere, anzi come se pagasse volontariamente pedaggio per dimostrare a tutti che poteva anche farne a meno (ma gli fu assai utile per sciogliersi dal giogo tizianesco).
L’antipatia di Longhi sembra nascere da questa commistione fiorentina e veneziana del Tintoretto giovane che il critico probabilmente giudicava kitsch: la chimera Michelangelo- Tiziano, per capirci, che ingessava il naturalismo del colore veneziano rendendolo simile a un manichino. In fondo il punto in questione, che si può verificare sulle opere degli anni di formazione, quelli tra i Trenta e i Quaranta del secolo, è come Tintoretto assimili e si emancipi dai toscani (Schiavone, Sustris, Francesco Salviati, Vasari) spiccando il volo verso la sua misura. Una mente imma- ginifica come la sua, che fin dall’Autoritratto giovanile esposto a Palazzo Ducale e proveniente da Philadelphia, lascia intuire l’enorme determinazione e la forza con cui osservava il mondo (non fosse lui, si potrebbe considerarlo quasi un ritratto caravaggesco), era lecito pensare che tentasse il dritto per dritto nella direzione che aveva intuito come fuga verso la libertà e della grandezza espressiva. Ed è alla fine degli anni Quaranta che imbocca la strada che ne fa uno dei pittori rinascimentali che più hanno squarciato l’orizzonte della modernità. Una giovinezza, quella di Jacopo Robusti – per dirla con le parole di Longhi – «colma in principio di idee bellissime per favole drammatiche da svolgersi entro la scenografia di luci e ombre rapidamente viranti». Perché solo “in principio” e non et nunc, et semper, et in saecula saeculorum? Amen. Perché a questo in effetti Tintoretto aspira e ci promette. La ricerca di un movimento che non è solo interno alla forma, ma totale, senza distinzioni fra dentro e fuori; come nello strepitoso quadro Susanna e i vecchioni del Kunsthistorisches di Vienna, che ogni volta che lo guardo mi pare il distillato ante litteram di tutte le idee di spazio dina- mico – terza quarta quinta dimensione –, dei secoli moderni. E si rafforza in me la convinzione che Tintoretto fosse molto molto avanti sui tempi: che in lui si trovino i germi di Caravaggio e Rembrandt, di Serodine e Ribera, ma anche Géricault, Courbet e Manet, per non dire, se stiamo alla questione spazio-temporale, del Picasso post cubista nelle sue addizioni primitiviste e plastiche fra le due guerre. Un azzardo critico? Può darsi, ma non così tanto poi. Basti pensare, per esempio, al Cristo che nella Cena di Emmaus (1543) conservata a Budapest, stringe in pugno il pane da spezzare come fosse il cranio su cui Shakespeare fa confessare ad Amleto il suo dubbio.
A Palazzo Ducale sono esposti alcuni disegni di nudo provenienti dalla Courtauld Gallery di Londra e dal Museo Boijmans Can Beuningen di Rotterdam nella cui sprezzatura grafica, la segmentazione del tratto, lo spasmo che comunicano come l’impulso elettrico nel corpo dell’anguilla cui si sia recisa la testa, si avverte una verità esistenziale che ce li rende contemporanei, aderenti al nostro sentire. E va ricordata l’altra notazione di Longhi, quando scrive che Tintoretto predisponeva un teatro di manichini col quale metteva alla prova i suoi «canovacci luministici». Non siamo già alla camera oscura del Caravaggio? Saranno vent’anni e più da una mostra ferrarese ideata da Andrea Emiliani all’insegna del “parlar disgiunto” di Torquato Tasso in contrappunto pittorico con Tiziano. E se la mostra celebrava la Trasfigurazione proveniente dalla veneziana chiesa di San Salvador, tutta l’energia nello spazio espositivo si staccava da Tiziano per confluire nell’Ultima cena del Tintoretto, che aveva l’ampiezza e la terribilità di un sisma dentro il ventre dell’universo, un bouleversement totalche annunciava l’apocalisse. L’impostazione della grande tela, conservata a Venezia nella chiesa di San Giorgio Maggiore, stravolge tutte le tradizionali composizioni del tema: la lunga tavolata a cui siedono gli apostoli attorniati da altri servitori alacremente all’opera, corre in diagonale per tutto il dipinto, e Cristo non è in primo piano ben visibile allo spettatore, ma in fondo all’estremo opposto, a braccia aperte come punto cardine di tutte le forze che muovono i “manichini” umani in attesa della fine dei tempi. Tintoretto sembra dirci che l’Ultima cena precede il Golgota nell’orologio che segna il tempo della fine. Bisogna notare, a proposito di anticipazioni, gli angeli che sembrano procombere sulla scena, come poi accadrà in Caravaggio (per esempio, Le sette opere di misericordia o il Martirio di san Matteo).
Una rivoluzione annunciata già nella grande tela San Marco libera lo schiavo dal supplizio della tortura (1548) che rappresenta il punto di non ritorno dalle esperienze di formazione e inaugura il cammino travolgente del Tintoretto ormai sicuro dei propri mezzi e del proprio orizzonte, che eccelle in tutti i generi: nel ritratto, nelle scene sacre e mitologiche, nei quadri che celebrano i potenti di Venezia (i numerosi affreschi di Palazzo Ducale e il celebre, vastissimo, Paradiso che è un’allegoria sacra ma anche del governo regale e temporale), e persino nei dettagli di “cose” e “animali” che dispone nello spazio. Un innovatore nella ritrattistica, i cui fondi scuri illuminarono certo Caravaggio quando passò da Venezia. Dalle proprie effigie che ci consentono di misurare la cognizione di sé che il pittore aveva col trascorrere degli anni (fino a quel dipinto del 1588, pochi anni prima della morte, dove ha ormai l’aspetto di un vecchio saggio sul cui volto si è impressa, filo di barba su filo di barba, una vita febbrile e combattiva, da sciamano del visibile), ai numerosi ritratti di signori, potenti e nobildonne, fra i quali è difficile dimenticare il Ritratto di una vedova proveniente da Dresda.
da Avvenire

Ritrovate a Como 300 monete d'oro romane

Scavi in un cantiere, ritrovate a Como 300 monete oro romane © ANSA

E' un 'tesoro' di 300 monete d'oro d'epoca romana in un'anfora, perfettamente conservate, probabilmente del IV secolo d.C. o di prima epoca bizantina, quello venuto alla luce mercoledì pomeriggio a Como, a circa un metro di profondità, durante lo scavo sull'area di un ex cinema e, prima, ex convento, per la realizzazione di una palazzina in via Diaz, in pieno centro storico.
    Della vicenda si sta occupando la Sopraintendenza ai Beni archeologici di Milano, che ha fermato i lavori nel cantiere nel punto del ritrovamento, del potenziale valore di milioni di euro. "Como è stata fondata dai romani ed è naturale trovare reperti, ma questo potrebbe essere uno dei tesoretti romani più importanti mai ritrovati" ha spiegato al quotidiano il presidente della società Archeologica di Como Giancarlo Frigerio. "La zona del ritrovamento ospitava le abitazioni private dei nobili romani, l'anfora potrebbe essere stata nascosta nei muri della casa per evitare furti, probabilmente all'epoca delle invasioni".
   
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Scoperto il segreto dell'olio extravergine di oliva, rilascia una proteina proteggi-cuore

Scoperto il segreto dell'extravergine, rilascia una proteina protettiva © Ansa

Ecco perché l'olio extra-vergine fa bene al cuore e alla salute cardiovascolare in generale: aumenta una proteina nel sangue - chiamata ApoA-IV - che tiene a bada le piastrine, le cellule che servono a evitare emorragie ma che, se si aggregano impropriamente, possono portare a trombi (bloccare la circolazione del sangue) e quindi anche all'infarto o all'ictus.
Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications. I livelli di ApoA-IV nel sangue aumentano con l'ingestione di cibi che contengono grassi insaturi come, appunto, l'olio extra-vergine.
Esperti del canadese St. Michael's Hospital a Toronto hanno dimostrato che ApoA-IV riduce la capacità delle piastrine di aggregarsi e formare pericolosi trombi che occludono le arterie.

I ricercatori hanno scoperto l'esatto meccanismo con cui la molecola si lega a un recettore sulle piastrine impedendo loro di aggregarsi. Il meccanismo è importante perché è anche protettivo cont orla formazione delle placche di arterosclerosi, perché anche questo processo è legato alla funzione delle piastrine. Secondo gli esperti le nuove conoscenze acquisite su ApoA-IV potrebbero portare a nuove terapie preventive e protettive per la salute cardiovascolare.
   
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Turismo. Maleducazione, incidenti. E se la montagna chiude?

Il massiccio del Monte Bianco visto da Saint-Gervais-les-Bains

Il massiccio del Monte Bianco visto da Saint-Gervais-les-Bains
«La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte». Quando, nel 1914, ha scritto “Alpinismo acrobatico”, Guido Rey, alpinista e tra i massimi scrittori di montagna, certo non pensava che un secolo dopo ci sarebbe stato bisogno di mettere il “numero chiuso” al Monte Bianco, per contenere l’assalto di alpinisti-turisti, spesso impreparati, che si avventurano verso i 4.810 metri della vetta d’Europa, magari in pantaloncini e scarpette da passeggio. Una massa di gente che, con impressionante frequenza, si caccia nei guai. Soltanto quest’estate si sono contati circa settanta morti sull’intero arco alpino, mentre da maggio a settembre, il Soccorso alpino ha recuperato 125 vittime.
Una vera e propria strage che in Francia cercano di prevenire contingentando gli accessi a sentieri e ghiacciai. Ma è davvero possibile e, soprattutto, è giusto chiudere le montagne, anche per una ragione di sicurezza? Montagna e libertà salgono ancora in cordata, oppure il binomio è messo in crisi dall’aumento imponente dei fruitori delle Terre alte? «La montagna è libertà, ma l’altra faccia della libertà è la responsabilità», ricorda Vincenzo Torti, presidente generale del Club alpino italiano, che ha recentemente attivato un Osservatorio sulla libertà in montagna.
«Anche la montagna – ricorda Torti – è attraversata dalle mode e questo fa sì, per esempio, che tutti si concentrino su poche mete. Come Cai, invece, cerchiamo di educare a una fruizione consapevole della montagna, anche attraverso la promozione di cime alternative, magari meno conosciute ma non per questo meno affascinanti, con l’intento di distribuire gli appassionati sul territorio. Ed evitare ingorghi pericolosi. Per chi si caccia nei pasticci ma anche, è bene ricordarlo, per chi è poi chiamato a recuperare questi sprovveduti, come i nostri tecnici del Soccorso alpino».
Contrario a qualsiasi ipotesi di chiusura è la guida alpina e scrittore Alessandro Gogna, che sul suo gognablog. com, ha spesso affrontato il tema della libertà in montagna ed è stato tra gli ideatori dell’Osservatorio del Cai. «Mettere dei divieti, delle limitazioni alla frequentazione cambia i connotati stessi della montagna – osserva Gogna –. Da luogo selvaggio, contrapposto e alternativo alla vita cittadina, si trasforma in qualcosa d’altro, perdendo, appunto, la sua caratteristica principale che è la libera espressione di chi la vive. Per questo rifiuto e respingo qualsiasi limitazione della libertà in montagna.
Piuttosto, sono per una forte azione culturale che faccia capire che il Monte Bianco non è alla portata di click. Anziché reprimere, serve educare». Nel frattempo, però, qualche contromisura bisogna pur prenderla, almeno per «organizzare» un alpinismo che, secondo Reinhold Messner, è definitivamente cambiato, diventando a tutti gli effetti turismo di massa. «Sul Monte Bianco – spiega il Re degli Ottomila – ogni giorno centinaia di persone salgono, in fila, sulla pista che porta alla cima. Questo non è più alpinismo, in senso classico, ma diventa, appunto, “alpinismo da pista”. Che, come avviene, per esempio, nello sci, deve essere organizzato e regolamentato.
Altro è, invece, l’alpinismo tradizionale, di avventura e scoperta nella natura, dove ci deve essere posto per tutti e che deve essere liberamente fruibile da tutti. Sono contrario alla chiusura delle montagne, ma dico anche la montagna non regge più la massa enorme di gente, spesso impreparata, che la vuole salire. Per questo condivido la decisione della Francia, che ha scelto di limitare l’accesso per aumentare la sicurezza».
Avvenire

A Noto, nasce la friggitoria gourmet “Mar ricriu”, per fritture da asporto.



L’imprenditore Francesco Nifosi: Il mix di farine per la panatura e i prodotti rigorosamente a km 0, alla base del successo del locale.

Dallo scorso 20 luglio, la città di Noto in provincia di Siracusa, patria del barocco siciliano, si è arricchita di una nuova realtà gastronomica: la friggitoria gourmet “Mar ricriu”, situata in pieno centro storico.
In cucina lo chef Mattia Nastasi, giovanissimo, solo 28 anni, ma già conosciuto in tutta Europa per le sue innovazioni culinarie.
Per la pastella del suo fritto di pesce, fiore all’occhiello del “Mar ricriu”, assolutamente da non perdere, lo chef Nastasi, utilizza un impasto di due farine di mais e riso, in proporzioni “segrete”, che rendono la frittura non solo molto saporita, croccantissima e digeribile, ma anche bella da vedersi nei colori del sole siciliano. “L’attenta preparazione della panatura – affermano con orgoglio i proprietari, gli imprenditori Andrea Moltisanti e Francesco Nifosi - che avvolge i gioielli del mare appena pescati, la fa da padrone, ed un occhio di riguardo è riservato alla presentazione di tutte le nostre leccornie”.
Il locale specializzato soprattutto in fritto da asporto servito nel tradizionale “coppo”, offre ai clienti che desiderano soffermarsi, anche un patio interno dove poter gustare le specialità della friggitoria.     
 “ Si può amare od odiare – dice Moltisanti- ma la scottante frittura di pesciolini, calamari del mediterraneo, seppioline e gamberetti accompagnate da bollicine che siano di un ottimo vino frizzantino bianco o di una spumeggiante birra artigianale tutto rigorosamente a km zero, bisogna assaggiarla…”
 Per la frittura è usata la massima attenzione: tutto è gluten free e rigorosamente senza olio di palma..
 ‘Mar ricriu”  ha pensato anche ai più piccoli con un menù a loro dedicato, con le specialità    “’ Pe picciriddi”  come ad esempio i classici nuggets di pollo panati, amatissimi dai bambini o la mitica “  ‘turciniata” una patata tagliata a spirale con buccia.
 A completare il viaggio nel gusto fra il Barocco  di Noto e il concetto gastronomico di ‘Mar ricriu”  c’è il dessert, in siciliano, i cosiddetti “cosi aruci” che si sposano benissimo con un ottimo passito siciliano, come quello proprio prodotto a Noto o di Pantelleria.
Anche se è nata solo da pochi giorni, la friggitoria gourmet “Mar ricriu”, è diventata un punto di riferimento per i buongustai locali e della Provincia e per i numerosi turisti che durante tutto l’anno affollano la città del barocco.
https://www.facebook.com/marricriu/

A Tulsa (Usa) sorgerà Centro Bob Dylan, con oltre 100 mila oggetti artista

Bob Dylan © ANSA

TULSA - Un centro di documentazione in onore di Bob Dylan sarà costruito a Tulsa, negli Stati Uniti, e conterrà oltre 100 mila oggetti, che hanno accompagnato la vita personale e artistica del cantautore, premio Nobel 2016 per la Letteratura. Ad annunciarlo ufficialmente le autorità della cittadina dell’Oklahoma, citate dalla stampa locale. Il centro, che aprirà nel 2021, esporrà manoscritti, appunti, lettere originali del grande artista, oltre che film, video, fotografie, documenti e effetti personali, registrazioni di concerti e di prove in studio, strumenti musicali.
La struttura sarà edificata nel centro artistico di Tulsa, in Martin Luther King Boulevard, vicino al Centro di Woody Guthrie (altro immenso cantautore) e della cultura indiana americana, e sarà totalmente dedicata allo studio di Bob Dylan e della sua importanza culturale nella storia degli ultimi sessant’anni. Ospiterà mostre permanenti e temporanee e collaborerà con due istituti già esistenti: l’Archivio di Bob Dylan, ospitato ora all’Helmerich Center for American Research, sempre a Tulsa e accessibile solo agli studiosi, e l’Istituto per gli Studi di Bob Bylan all’Università di Tulsa.
Bob Dylan, nel 2016, ha scelto Tulsa come sede per i suoi archivi, in quanto la città aveva costruito nel 2013 il Centro Woody Guthrie. “Sono felice – aveva detto – che i miei archivi hanno finalmente trovato una casa, insieme ai lavori di Woody Guthrie e al prezioso materiale delle tribù degli indiani nativi americani. Per me ciò ha un grande significato e costituisce un motivo di onore”.

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