ENIT al Sziget Fesztival 2019. la kermesse, tenutasi ad agosto, nasce nel 1993 ed è considerato uno dei più grandi dell’Europa centrale. Oltre 530mila visitatori da tutto il mondo, 3100 giornalisti e 220 influencer, blogger ungheresei e 850 giornalisti, 440 influencers da 32 Paesi. Una buona vetrina per l'Italia che con una campagna ENIT ha ottenuto grande visibilità.
Brasile ENIT promuove il Taste of Sao Paulo
Tutta l’italianità nel Taste of São Paulo,
tradizionale evento gastronomico agostano patrocinato da Enit. Tante le ricette
tradizionali delle 20 regioni italiane presentate al pubblico durante l'evento
da rinomati chef.
Enit Leonardo 500 in Australia
Enit continua la promozione di Leonardo da Vinci in Australia attraverso una nuova campagna social media. Terminate le 14 settimane di programmazione dello spot "Leonardo 500" di 30 secondi sul canale TV nazionale australiano SBS realizzato con la collaborazione del Comune di Milano, Enit Sydney ha appena avviato una campagna social media su facebook e twitter per la durata di 5 mesi attraverso post-focus con i luoghi e le destinazioni che hanno influenzato la vita di Leonardo.
Mini Guida Enit
Pubblicata la nuova mini guida di 16 pagine titolata "A Beauty to Treasure" con contenuti creati ad hoc per il mercato dell' Oceania. La rivista fa parte di un inserto speciale all'interno della rivista specializzata nel lusso "Luxury Travel Magazine" (40mila lettori) e contiene approfondimenti speciali dedicati al cinquecentenario di Leonardo, ai principali eventi in Italia, alle regioni ed una cartina dell’Italia unica nel suo genere con tutti i siti Unesco. Oltre che nelle edicole, "A Beauty to Treasure" e’ disponibile nelle lounge di Qantas, Etihad, Emirates e Cathay, in 25.134 newsletter settimanali ed è a disposizione degli agenti di viaggi Virtuoso e in 2.700 hotel 5 stelle nelle capitali australiane. La rivista verrà distribuita anche durante World Routes Adelaide, l'evento di settore che riunisce compagnie aeree, aeroporti, i principali attori dell'industria dell'aviazione e del turismo e durante il New Zeland Italian Festival, l’evento Italiano più importante in Nuova Zelanda. “A beauty to treasure” è disponibile sia in versione cartacea che digitale.
Nell’Astigiano la Chiesa di legno fra le più belle d’Europa
Parlare di assi, chiodi, incastri ci fa pensare spesso a dei nerboruti boscaioli intenti a far legna per il camino, ma dagli alberi possono scaturire meravigliose opere edilizie finemente decorate.
Da qualche tonnellata di assi di legno e la grande maestria di esperti carpentieri nascono chiese meravigliose, che muovono milioni di viaggiatori per devozione e anche per curiosità verso la Norvegia, la Polonia, la Russia e la Romania.
L’illustre Professore universitario Nocifera, grande esperto di sociologia del turismo, accosta turismo e pellegrinaggio come fenomeni con alcuni elementi comuni:
“Il turismo religioso è quella pratica turistica che ha come meta luoghi che hanno una forte connotazione religiosa ma la cui motivazione è eminentemente culturale e/o spirituale, quando non direttamente etnica, o naturalistica, o a carattere etico/sociale, ma non religiosa in senso stretto.”
Come viene scritto nell’ultimo report sul turismo religioso curato da Vaticano.com e ISNART S.c.p.A. (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche), in occasione della Borsa del Turismo Religioso Internazionale del 2019, si stima solo sul nostro territorio nazionale un numero di presenze superiore a 5 milioni e mezzo annuali.
L’aumento dei turisti religiosi decollato negli anni ‘90 ha spinto la UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo) a creare degli studi su questa fetta di mercato, arrivando a quantificare in circa 350 milioni di turisti, per un fatturato di circa 18 miliardi di dollari annui, il comparto a livello mondiale.
Se da una parte non si spegne l’entusiasmo per i continui progressi dei dati turistici in Piemonte, dall’altra si riscontra che ancora pochi sanno dell’esistenza di due maestosi esempi di chiese lignee proprio in questa regione. Si tratta della Basilica di Don Bosco e la Chiesa Maramures.
Il Colle Don Bosco
La Basilica di Colle Don Bosco, ubicata in località Monaldo (AT), fu eretta dove sorgeva la “cascina Biglione” in cui il padre di Don Giovanni Bosco lavorava come mezzadro. La famiglia abitò qui fino al 1815, per poi trasferirsi a vivere al di sotto in una tettoia resa abitazione.
La Basilica è composta di una chiesa superiore ed una inferiore. La prima pietra è stata benedetta nel giugno del 1961 e fu aperta al culto la sola chiesa inferiore nel 1965.
Mentre nel 1999 fu ultimata la basilica superiore, con il suo meraviglioso ed imponente rivestimento interno totalmente realizzato in legno. La soluzione architettonica scelta è un caso davvero esemplare, poiché ricorda ai fedeli l’arca di Noè e, al contempo, offre la soluzione ottimale ai problemi di acustica e bilanciamento della temperatura interna.
La chiesa Maramures a Torino
Questa sorprendente chiesa cristiano ortodosso romena inaugurata nel 2016 si trova a Moncalieri (TO), nominata Chiesa Maramures per ricordare l’omonima regione prossima alla Transilvania. La costruzione, fortemente voluta dalla cospicua comunità romena del torinese, è stata letteralmente assemblata solo grazie agli incastri in quella regione per poi essere trasferita pezzo per pezzo in Italia.
Difatti è lo stile architettonico proprio di quella specifica parte di Romania, dove se ne può trovare una del tutto simile che è stata inserita nel Patrimonio Unesco. Le pochissime altre di questo genere si trovano in Venezuela, Francia, Svezia, Cipro e Svizzera.
Le chiese in legno della Polonia
Sono ben 8 le antiche chiese costruite di solo legno nelle regioni polacche Podkarpackie e Malopolskie, che sono entrate a far parte del Patrimonio Unesco. Ne facevano già parte 6 dislocate nella regione Malopolska.
Sono tutte risalenti al periodo compreso fra il XV ed il XVII secolo, alcune delle quali finemente dipinte nelle pareti interne.
Le 28 chiese vichinghe in legno
Il particolare interesse vichingo per la lavorazione del legno nella nautica ha spinto quei popoli ad affinare l’uso del legno anche nell’architettura religiosa. Giustappunto la professionalità del Maestro d’ascia di tradizione plurisecolare, che in origine si doveva affidare alla lama rudimentale di un’ascia mentre oggi può contare anche sulla potenza meccanica di una robusta motosega.
Così abbiamo ancora 28 esempi originali perfettamente conservati, a spasso per la Norvegia. Per la maggior parte nelle regioni più interne della Norvegia orientale e nella Norvegia dei fiordi.
Le porte e i pinnacoli delle chiese sono finemente intagliati. Le decorazioni combinano motivi cristiani e soggetti vichinghi pre-cristiani raffiguranti animali e draghi.
Foto: tomekferenc / Pixabay
Turismo / Norvegia: Oslo. Piccola capitale, grandi contenuti
GRANDE ECCITAZIONE NELLA CAPITALE NORVEGESE: FERVONO I PREPARATIVI PER DUE NUOVI MUSEI, A COMPLETARE UN’AREA CHE VEDE GIÀ LA MAGNIFICA OPERA HOUSE DI SNØHETTA E L’ASTRUP MUSEET DI RENZO PIANO. E HA PURE INAUGURATO UNA BIENNALE CHE DURA CINQUE ANNI, MENTRE A SETTEMBRE INIZIA LA TRIENNALE DI ARCHITETTURA. INSOMMA, È TEMPO DI ANDARE A VISITARE OSLO.
Clima fresco e instabile, specie nelle zone limitrofe ai fiordi. Costo della vita memorabile – nel senso che non ve lo scorderete. Una città tutto sommato piccola, ben servita da mezzi pubblici e in condivisione, facilmente attraversabile e fruibile (trovare qualcuno che non parli inglese è un’impresa disperata), con un servizio di traghetti ineccepibile se desiderate spostarvi di qualche miglio verso altri fiordi o isole. Questa è Oslo in estrema sintesi.
LANDMARK SNØHETTA
Il landmark cittadino è senza dubbio la Norwegian National Opera and Ballet progettata da Snøhetta, studio d’architettura fondato alla fine degli Anni Novanta da Craig Dykers e Kjetil Trædal Thorsen. Inaugurato nel 2008, l’edificio è una scultura sociale: la sua forte connotazione estetica è infatti coniugata con una altrettanto spiccata vocazione pubblica, grazie alle ampie aree praticabili, sia all’esterno (fino al tetto) che all’interno (hall, bookshop, ristorante e bar sono fruibili anche da chi non assiste agli spettacoli e gli orari di apertura sono generosi). Coerente la scelta dei materiali: dalle lastre in marmo all’esterno, con pendenze che variano continuamente (funzionali per favorire il deflusso dell’acqua al suo stato liquido e solido, ma il cui afflato artistico è garantito dal design di Kristian Blystad, Kalle Grude e Jorunn Sannes), alle ampie vetrate, fino ai rivestimenti interni, con il calore tipico del legno che si alterna al rivestimento optical concepito da Olafur Eliasson per l’area dei servizi.
Qualora vi chiediate se quella strana micro-isola in acciaio e vetro, collocata a breve distanza dalla riva, faccia parte dell’Opera, la risposta è no: è la scultura She Lies (2007) di Monica Bonvicini, liberamente ispirata a Das Eismeer di Caspar David Friedrich.
LE ARCHITETTURE RECENTI
La Lonely Planet l’avrà pure inserita fra le Best Destination nel 2018, ma Oslo in fondo è una cittadina che si visita in un paio di giorni. Però è un ottimo punto di partenza per andare a Moss per la decima edizione di Momentum, per fare tappa a Bergen, oppure per spingersi all’estremo nord lungo una direttrice ideale che passa per Trondheim e giunge a Tromsø.
Questo non significa che l’offerta della capitale sia terminata qui. In ambito architettonico gli edifici da osservare sono parecchi. A partire dal progetto Bjǿrvika Barcode (2005-16) coordinato dagli olandesi MVRDV, che potete apprezzare a mezza quota percorrendo il ponte pedonale Akrobaten sopra la stazione ferroviaria, per poi scendere al piano stradale e gironzolare fra le dodici torri che lo costituiscono, andando a formare, appunto, un codice a barre.
Tutt’altro approccio, più simile a quello adottato da Snøhetta, è quello che contraddistingue l’Astrup Fearnley Museet, con l’edificio affacciato sul mare realizzato nel 2012 da Renzo Piano. Siamo nella zona di Tjuvholmen, area a vocazione residenziale di lusso con un quoziente di qualità architettonica sorprendente; la nuova sede del museo privato nato nel 1993 si adagia sui due lati del canale, per poi espandersi con un piccolo parco di sculture (i nomi sono grandi, le opere di per sé molto meno) fino alla riva del mare.
Molto sponsorizzata l’area di Vulkan, nel mezzo della più classica gentrification: il risultato è però deludente, con un’area commerciale dotata di food hall priva di qualsivoglia identità; molto meglio le porzioni che – almeno per ora – mantengono le strutture ex industriali e gli storici graffiti, lungo un percorso pedonale e ciclabile che, seguendo il corso dell’Akerselva, vi riporterà alla stazione centrale.
I CANTIERI…
Fra l’Opera e l’Astrup, almeno due grossi cantieri attraggono l’attenzione: si tratta degli edifici che ospiteranno le nuove sedi del National Museum e del Munch Museum. Il primo, progettato da Kleihues + Schuwerk, aprirà il prossimo anno con una collezione permanente esposta di 5mila opere (arte dall’antichità a oggi, architettura, design, arti decorative) disposte su un’area di 13mila mq, in un edificio dotato anch’esso di servizi da far impallidire i nostri omologhi. Il secondo, inizialmente piuttosto malvisto dai norvegesi, dovrebbe essere inaugurato anch’esso nel 2020: si chiama Lambda ed è una struttura che “si inchina rispettosamente” verso l’Opera House, come hanno dichiarato i progettisti, gli spagnoli Herreros Arquitectos. E pure qui ci sarà una scultura ad accompagnare l’edificio: Mother di Tracey Emin sarà alta sette metri e collocata in “un sito per la contemplazione e la celebrazione delle sensibilità eterne femminili e matriarcali”, come ha dichiarato l’artista.
… E LE CHICCHE
Ma, al momento, di Munch non resta nulla? In realtà sì: si può visitare il suo monastico studio a Ekely, disegnato negli Anni Dieci da Henrik Bull. È aperto soltanto in occasione di mostre e al momento c’è la personale di Gaylen Gerber, artista invitato nel quadro della osloBIENNALEN; lo stesso Gerber è intervenuto anche nello headquarter a Myntgata 2, dipingendo di grigio una “baracca” che, con un gesto semplice e diretto, riporta immediatamente alla memoria l’occupazione nazista del Paese.
Medesima domanda per il Museo d’Arte Contemporanea: si può ancora visitare l’ex sede, che prima ancora era una banca? Questa volta la risposta è no, ma vi si è svolta la performance – sempre nel quadro della prima edizione della Biennale di Oslo – di Marianne Heier, re-enactement di quella tenutasi poche settimane prima all’Accademia di Brera di Milano, a cura di Alessandra Pioselli. Senza troppi giri di parole: l’opera più notevole di questa prima parte della rassegna, And Their Spirits Live On si chiudeva a Milano con gli studenti che cantavano Bella ciao, mentre a Oslo risuonava La voce della rivoluzione, brano scritto negli Anni Venti dal poeta Rudolf Nilsen. Entrambe “portano con sé il riferimento alle lotte di liberazione del secolo scorso”, ci ha raccontato l’artista, “ma allo stesso tempo creano una frizione col dramma politico dei nostri giorni. La canzone di Nilsen, cantata oggi dai giovani, sembra riferirsi alle proteste di Greta Thunberg quasi più che alla rivoluzione comunista. Insomma, rimane rilevante anche se i drammi intorno a noi sembrano cambiare”.
Tornando alle architetture: almeno una rapida visita al Rådhuset, il Municipio, va fatta. L’edificio lo noterete senz’altro, con quei mattoni bruni che incutono un certo timore e l’imponenza di una struttura che incarna perfettamente i decenni in cui fu costruita, dal 1931 al 1950. Qui si tiene ogni anno la cerimonia di consegna dei Premi Nobel e qui, sempre in occasione della Biennale, si tengono i concerti concepiti da Øystein Wyller Odden per gli spazi enormi della hall.
GALLERIE E ARTIST RUN SPACE
Diciamolo: il panorama degli spazi privati non è entusiasmante. Sarà per il proverbiale assistenzialismo socialdemocratico che in Scandinavia ha radici profonde, ma il risultato è evidente: spirito d’iniziativa latente, propensione al rischio assente.
Qualche eccezione c’è, a conferma della regola. A partire dalla galleria Standard, aperta nel 2005 e da anni presente ad Art Basel sia nell’edizione svizzera che in quella statunitense; promuove artisti norvegesi (e internazionali) con un certo successo – dovendo fare un nome: Torbjørn Rødland, che lo scorso anno ha avuto una importante personale all’Osservatorio Prada di Milano. Sempre a Basilea quest’anno si poteva vedere la galleria VI, VII alla piccola fiera June: fondata nel 2012 da Esperanza Rosales, fa un po’ il contrario di Standard, presentando in Norvegia artisti provenienti da altri Paesi; per i curiosi: “at sixes and seven” è un’espressione gergale britannica che indica l’imprudenza, il caos (creativo) che dovrebbe guidare le scelte della galleria. In questa direzione ideale si arriva a Galleri Golsa, nata nel 2015 su stimolo di Gard Eiklid e Tuva T. Trønsdal: giovani galleristi per giovani artisti, o viceversa.
La decana è invece Galleri Riis, fondata dalla coppia di collezionisti formata da Inger e Andreas L. Riis, attiva sin dal 1972 a Trondheim e giunta a Oslo nel 1980; una seconda sede a Stoccolma è stata attiva dal 2011 al 2017 (ora lo spazio è aperto solo su appuntamento), mentre nella capitale norvegese sono allocati, dal 2016, in un palazzo di fine Ottocento nel centro. Altro spazio storico è la Galleri K, aperta nel 1985 e focalizzata sull’arte moderna: la trovate anche al Tefaf con opere diMunch, Sohlberg, Picasso, Gauguin, Rodin… Animo “commerciale” anche per Galleri Brandstrup, inaugurata nel 2000 e partner della Sean Gallery di New York – collaborazione che ha permesso di rappresentare in esclusiva in Scandinavia blue chips come Marina Abramović e Joseph Kosuth.
Quanto agli spazi gestiti da artisti, un passaggio merita Noplace, fondato e diretto da Kristian Skylstad, Petter Buhagen, Hans Christian Skovholt e Karen Nikgol; è invece incentrato sulla fotografia Melk, fondato da Behzad Farazollahi e Bjarne Bare. Ma soprattutto è da citare la Kunstnernes Hus, la cui fondazione risale al 14 ottobre 1930. Sì, avete capito bene: 1930.
SPAZI VERDI E GITA FUORI PORTA
Vi dicevamo che il parco di sculture dell’Astrup è deludente. Però potete rifarvi in almeno tre modi. Innanzitutto con una visita all’Orto Botanico, fondato nel 1814 e afferente all’Università. Una decina di padiglioni, serre e aree tematiche inserite in un contesto curatissimo, con apertura tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 21. Dobbiamo ripeterlo? Tutti i giorni dalle 7 alle 21. C’è poi la piccola area verde a Kontraskjæret, su cui si affaccia la Fortezza di Akershus – tappa obbligata per i tour più tradizionali.
Il top è però Ekeberg Parken: siamo in collina e, disseminate in questo angolo di paradiso, ci sono oltre quaranta sculture (a sostenerne le attività, il collezionista e filantropo Christian Ringnes). Si va dai più classici Rodin, Maillol e Renoir a lavori spesso site specific di Per Inge Bjørlo, Sarah Sze, Dan Graham, Roni Horn,Damien Hirst, Louise Bourgeois, Jake and Dinos Chapman, James Turrell, Marina Abramović… Il più iconico resta il trampolino di Elmgreen & Dragset, Dilemma(2017), che fa subito pensare a un altro trampolino, questa volta per sciatori anziché nuotatori. Il nostro consiglio per la gita fuori porta (ma ci potete arrivare in metropolitana!) riguarda infatti il mitico Holmenkollen, che è il nome della collina ma anche e soprattutto del più antico trampolino per gli sci al mondo. Buon salto!
– Marco Enrico Giacomelli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #50
WORLD ECONOMIC FORUM Turismo: Italia troppo cara, solo ottava nel mondo
Bella, ma cara. E con un contesto poco favorevole alle imprese. Così si riassume l'ottava posizione dell'Italia nella classifica biennale sulla competitività nel turismo stilata dal World economic forum, guidata come nella passata edizione da Spagna, Francia, Germania, seguite da Giappone e dagli Stati Uniti, che scalzano la Gran Bretagna dal quinto posto, con l'unico movimento di rilievo nella parte alta del ranking. L'Italia, che conferma dunque la posizione del 2017, è preceduta anche dall'Australia e a sua volta precede Canada e Svizzera.
Lo studio quest'anno accende i riflettori sulla sostenibilità del turismo, sempre più in bilico sotto il peso delle crescenti masse di turisti: gli arrivi sono stati oltre 1,4 miliardi nel 2018 (oltre ogni previsione), favoriti dai minori costi e dalle minori barriere rispetto al passato. Il settore per ora resiste, ma il punto critico, in cui a fronte degli arrivi non ci saranno nè le capacità infrastrutturali, nè le politiche di gestione adeguate per farvi fronte, si sta avvicinando più velocemente del previsto, ammonisce il rapporto. Lo dimostrano del resto vari episodi, come lo sciopero degli addetti del Louvre a maggio per il sovraffollamento del museo, le polemiche per il passaggio delle grandi navi da crociera a Venezia o le proteste dei residenti in Spagna davanti alle ‘orde' dei visitatori in alcune località.
In generale, sottolineano per altro gli studiosi del Wef, la competitività del settore turistico sta aumentando, il che è molto importante visto che il settore nel 2018 ha contribuito al 10% del Pil e dell'occupazione globali e questo contributo dovrebbe aumentare di quasi il 50% nel prossimo decennio grazie all'espansione della classe media nel mondo, soprattutto in Asia. Andando al dettaglio della classifica, i punti forti della Penisola sono le sue risorse naturali (settima sui 140 Paesi) e culturali (quarta), ma a frenarla sono soprattutto un clima relativamente sfavorevole alle imprese (110ma) e la scarsa competitività dei prezzi (129ma).
Va meglio per le infrastrutture turistiche (decima), ma non brilla certo per sicurezza (69esima) ed è 63esima in altri importanti fattori quali la sostenibilità ambientale, le risorse umane e anche per la (scarsa) priorità data al turismo. Per inciso, il Paese che guida la sub-classifica per il contesto favorevole alle imprese è Hong Kong, davanti a Singapore e Svizzera. Il Paese più sicuro è la Finlandia, davanti a Islanda e Oman. Per igiene la palma va all'Austria, davanti alla Germania e alla Lituania. Per risorse umane e mercato del lavoro primeggiano gli Usa, davanti alla Svizzera e alla Germania. Sul fronte della prontezza tecnologica, il posto migliore è Hong Kong (l'Italia è 41esima). Per la competitività dei prezzi, il rapporto assegna il primo posto (a sorpresa) all'Iran, davanti a Brunei e all'Egitto.
Tutti i maggiori Paesi avanzati sono, in realtà, mete costose per i turisti. La Francia è 128esima per la competitività dei prezzi, la Germania 124esima, gli Usa 119esimi e la Spagna, che si conferma comunque più competitiva delle principali concorrenti su questo fronte, è 101esima. La maglia nera va al Regno Unito, ma anche la Svizzera (137esima) è nel plotone di coda. Per sostenibilità ambientale la classifica premia Svizzera, Norvegia e Austria. Per gli aeroporti sul podio salgono Canada, Australia e Usa (Italia 30esima). Per le infrastrutture nei servizi turistici al primo posto c'e' il Portogallo, davanti a Austria, Spagna, Usa e Croazia.
Per risorse naturali il Paese migliore è il Messico, seguito da Brasile, Australia e Cina e nella classifica l'Italia è preceduta anche dalla Francia (sesta) e dagli Usa (quinto posto). Per risorse culturali e viaggi d'affari al primo posto c'e' la Cina, davanti a Spagna e Francia. Malta, Giamaica e Cipro sono sul podio per la priorità data al settore turistico. I primi 10 Paesi della graduatoria generale rappresentano oltre un terzo degli arrivi internazionali, il che dimostra la grande concentrazione dei viaggi. Il 25% dei Paesi al top, da solo, rappresenta due terzi degli arrivi.
La combinazione della concentrazione degli arrivi turistici e la rapida crescita dei viaggi, sottolinea il Wef, stanno mettendo sotto pressione le località più frequentate, anche se dispongono di buone infrastrutture e di buoni servizi nei Paesi avanzati. Ma anche molti Paesi emergenti sentono ‘il peso' del turismo, come la Thailandia che ha chiuso una delle sue spiagge più belle e famose, Maya Bay, per i danni ecologici causati dai turisti. C'è insomma il rischio che i Paesi diventino vittime del loro stesso successo. I viaggi e il turismo possono trainare le economie, ma solo se i policy-maker assicurano un'adeguata gestione delle attività turistiche con un approccio che tenga conto di tutte le parti in causa, sottolinea il rapporto. Altrimenti senza gli adeguati investimenti in infrastrutture e in altre risorse per i viaggi e il turismo, nel lungo termine la competitività verrà minata.
ilsole24ore
Il nuovo treno per il turismo delle Alpi: ecco il Goldenpass Express firmato da Pininfarina
Pininfarina cura il design del nuovi treni di proprietà della società ferroviaria Mob (Montreux Oberland Bernese), che dal prossimo anno porteranno oltre 4 milioni di turisti in giro per la Svizzera. Il Goldenpass Express, che sarà sui binari dal 13 dicembre 2020, è il nuovo gioiello firmato dall’azienda italiana famosa in tutto il mondo per il design automobilistico e industriale, e permetterà ai passeggeri di immergersi nei panorami ai confini delle Alpi Vodesi e Bernesi.
L’itinerario
Collegherà le tre principali attrazioni turistiche della Svizzera Montreux, Gstaad e Interlaken, con l’intento di incrementarne l’attrattiva. Una sfida resa possibile da una tecnologia rivoluzionaria che permetterà ai turisti di non cambiare treno alla stazione di Zweisimmen. Con il Goldenpass Express Mob conta di ospitare un milione e mezzo di passeggeri in più.
Il design
Pininfarina, nel disegnare i nuovi convogli per Mob, ha pensato sia ai nuovi standard di sicurezza, che al gusto e al comfort dei passeggeri. Oltre al cambiamento della meccanica in testa al treni, è stata mantenuta una grande vetrata per permettere ai viaggiatori una vista sui panorami. Le caratteristiche delle finestre dei futuri treni permettono, inoltre, di evitare riflessi o riverberi sulle foto scattate dai passeggeri, in un’ottica Instagram-friendly. «Trovarci di fronte a nuovi standard di sicurezza – spiega Alfredo Palma, Design Project Manager Pininfarina – è stato uno stimolo, più che un limite, alla nostra creatività. Con Mob abbiamo realizzato un treno che offre un’esperienza di viaggio immersiva, in una simbiosi totale con la bellezza della natura circostante».
L’esperienza
Per Mob, Pininfarina aveva già disegnato nel 1993 il Cristal Panoramic Express, uno dei treni più fotografati dai turisti. Pininfarina ha inoltre progettato gli interni e gli esterni di treni ad alta velocità in Italia, come l’ETR 500, primo progetto italiano per un treno ad alta velocità, e in Spagna. Nel corso degli anni ha anche disegnato carrozze per le ferrovie svizzere, danesi e norvegesi, così come la metropolitana leggera in servizio a Lille, e diversi tram attualmente in servizio in varie città in Italia, Grecia, Svezia e Turchia. Per Eurostar ha ideato la livrea esterna e gli interni del nuovo treno superveloce e320, che trasporta oltre 900 passeggeri a una velocità di 320 km/h.
corriere.it
Dieci hotel per appassionati d’arte
A Richmond, negli Stati Uniti, il Virginia Museum of Art offre ai visitatori della mostra “Edward Hopper e l’American Hotel” la possibilità di dormire nel museo, accanto al quadro del celebre pittore Edward Hopper che ritrae una camera da letto di un motel. Durante l’esposizione, che comincia il 26 ottobre, si potrà fare il check-in al museo e dormire nella stanza ricreata a grandezza naturale, proprio come ha fatto la protagonista del quadro dell’artista americano. L’esperienza di Richmond terminerà alla fine della mostra, prevista per il 23 febbraio 2020. L’allettante esperienza, tuttavia, può essere rivissuta in numerose strutture alberghiere che ospitano al proprio interno gallerie d’arte, mostre temporanee e collezioni di artisti emergenti. Nel mondo dell’ospitalità c’è infatti un fiorire di alberghi per chi ama l’arte moderna e contemporanea dove è possibile dormire accanto a un Picasso o a uno Chagall, fare colazione o prendere un aperitivo ammirando un Tiepolo, un Matisse o un Andy Warhol e rilassarsi in un’installazione pop d’avanguardia. Ecco dieci raffinati indirizzi, tradizionali e di design, dove farsi sedurre dalla creatività e dal talento.
La Colombe d’Or a Saint-Paul-de-Vence
E’ un affascinante albergo dell’entroterra della Costa Azzurra che ha una storia curiosa: fondato nel 1920 come locale con caffetteria dall’umile famiglia Roux, venne frequentato durante la seconda guerra mondiale da numerosi artisti che pagavano con le loro opere la permanenza nelle stanze del piccolo albergo. Oggi sulle pareti di La Colombe d’Or, ancora frequentato da numerosi artisti di passaggio verso la Provenza, si possono ammirare le tele originali di pittori come Matisse, Picasso, Léger, Braque, Chagall e Bompard. La struttura alberghiera sorge in un suggestivo edificio in pietra di campagna con un raffinato ristorante e camere e suite arredate in modo semplice ma alcune con i dipinti originali. L’hotel, inoltre, sorge ad appena 15 minuti a piedi dalla Fondazione Maeght, ricco museo d’arte moderna e contemporanea di Saint-Paul-de-Vence. Info: www.la-colombe-dor.com
The Beaumont Hotel a Londra
Sorge in un imponente edificio Art déco del 1926 nel quartiere Mayfair, a pochi passi da Bond Street e Hyde Park della capitale britannica. Il lussuoso ed esclusivo albergo ospita opere di rilievo, tra le quali spicca “Room”, enorme scultura firmata da Antony Gormley. Nei saloni e negli spazi comuni del Beaumont si possono ammirare anche interessanti dipinti originali come “Le Maitre d’École” di René Magritte, dipinto appeso a una parete del Magritte Bar. Camere e suite sono arredate con fotografie in bianco e nero e pezzi originali di John Lavalle, Julian Lamar, Walter I Cox e Robert Knight Ryland. Seppur con cifre da capogiro è possibile soggiornare in una suite progettata dall’artista e scultore Sir Antony Gormley. Informazioni: www.thebeaumont.com
Rome Cavalieri Waldorf Astoria a Roma
Un trittico di Giambattista Tiepolo e i “Dollar Sign” di Warhol sono solo alcune delle opere più celebri del lussuoso hotel del quartiere Monte Mario, con una vista panoramica sulla Città Eterna. La struttura ospita una delle più grandi collezioni d’arte al mondo con opere dal XVI secolo ai maggiori artisti contemporanei. Tra i maggiori tesori artistici spiccano le tele di Giuseppe Zais, di Frans Snyders, la statua in bronzo “Il pastorello e il cane” di Berthel Thorvaldsen e le opere di Mario Schifano. E ancora, arazzi, sculture, mobili Luigi XV e Primo Impero, i costumi di Nureyev e i vetri di Gallè che arredano le suite, i saloni e il noto ristorante tre stelle Michelin “La Pergola” dello chef Heinz Beck. Informazioni: https://romecavalieri.com/it
Ellerman House a Città del Capo
Affacciata sulla costa atlantica di Cape Town, a 5 chilometri dal Table Mountain National Park, la lussuosa residenza edoardiana Ellerman possiede una delle più grandi collezioni d’arte del Sudafrica, con opere che vanno dalla metà del XIX secolo a oggi. Per ammirarle l’hotel, elegante e panoramico Relais & Châteaux sudafricano, organizza visite guidate e personalizzate con la guida e artista Talita Swarts che accompagna i clienti nella galleria d’arte contemporanea interna e nei musei e nelle gallerie d’arte della regione. Numerose opere contemporanee sono presenti anche nel giardino e negli spazi comuni, come prezioso omaggio alla storia e alla cultura del continente africano. Informazioni: www.ellerman.co.za
The Ritz-Carlton Milleni a Singapore
Nel cuore di Singapore il lussuoso albergo di design ospita 4.200 opere d’arte, quasi tutte commissionate per l’hotel che offre anche una vista mozzafiato sulla città e su Marina Bay. La struttura ha previsto persino visite guidate alla scoperta delle opere d’arte anche per chi non vi alloggia: si prende in prestito un iPod al banco di accoglienza e con un podcast di circa 30 minuti si ammirano le opere di artisti come Andy Warhol, Frank Stella, Dale Chihuly, David Hockney e Henry Moore. Informazioni: www.ritzcarlton.com
Byblos Art hotel Villa Amistà a Verona
Circondato dai vigneti della Valpolicella e immerso in un grande parco poco fuori Verona, il lussuoso boutique hotel è il frutto della passione dei proprietari per l’arte. Sorge in una villa veneta del XVI secolo ed è stato trasformato in un albergo-galleria con esposizioni permanenti d’arte contemporanea. Ospita, infatti, le opere dei maggiori protagonisti della scena artistica attuale: da Murakami a Marina Abramovic, da Mimmo Rotella a Mat Collishaw, da Damien Hirst a Piero Manzoni e a Luigi Ontani, da Vanessa Beercroft a Sandro Chia. Info: www.byblosarthotel.com
Gramercy Park Hotel a New York
Le sontuose camere e le panoramiche suite di questo hotel anni Venti, situato in un quartiere residenziale della Grande Mela, sono state arredate e disegnate dall’artista Julian Schnabel; nei saloni e negli spazi comuni dei ristoranti, dei bar e della hall sono esposte numerose opere d’arte originali di artisti americani moderni e contemporanei come Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat e George Condo. Di notevole valore artistico è la collezione di opere del britannico Damien Hirst, presente nei saloni dell’hotel. Informazioni: www.gramercyparkhotel.com
The Thief a Oslo
E’ un hotel di design progettato da Renzo Piano a Tjuvholmen, il quartiere trendy degli artisti, con vista mozzafiato sulla città di Oslo, accanto al museo d’arte moderna e contemporanea Astrup Fearnley Museet. L’hotel ospita numerose creazioni d’arte, installazioni, tele e sculture; tra le più prestigiose ci sono le opere di Andy Warhol, Richard Prince e Antony Gormley. Concepito come una galleria permanente, curata da Sune Nordgren, l’ex direttore del Norway’s National Museum of Art, l’albergo offre camere e suite arredate con splendidi mobili di design realizzati da celebri designers come Tom Dixon, Anne Haavind e Stokke Austad; la struttura organizza anche eventi e mostre di grande richiamo. Informazioni: https://thethief.com
21C Museum Hotel a Louisville
A Louisville, nel Kentucky, il 21C Museum è un boutique hotel che ospita negli spazi comuni, nelle camere e nelle suite mostre d’arte contemporanea, soprattutto esposizioni di fotografie e installazioni di artisti emergenti e già affermati. Lo spazio dedicato all’arte è aperto ai visitatori durante tutto l’anno. L’albergo di Louisville fa parte di una catena di 8 strutture statunitensi, tutte con le stesse caratteristiche, dove ci si può concedere un pranzo o un cocktail ammirando opere d’arte. Informazioni: www.21cmuseumhotels.com
Paradiso Ibiza Art Hotel a St Josep de sa Talaia
Una grande piscina con chiringuito rosa e camere arredate con mobili vintage dai colori vivaci accolgono gli ospiti di questo originale e creativo hotel di design sull’isola di Ibiza, alle Baleari. La struttura ospita una ricca biblioteca con libri dedicati all’arte contemporanea, una galleria d’arte con opere permanenti e uno spazio espositivo aperto anche ad artisti locali per mostre di fotografie, comics, street art e installazioni. Gli arredi sono tutti rigorosamente anni Settanta e ogni camera è dedicata a un artista diverso con una o più sue opere distintive. Durante il fine settimana, inoltre, la Zero suite si trasforma in uno spazio creativo dove è possibile vedere gli artisti all’opera. La struttura alberghiera organizza anche eventi, feste e mostre di grande richiamo. Informazioni: https://paradisoibiza.com/es
Le mostre del week end, da Lichtenstein a Pratt e Abbott
Il mitico mondo di Carosello a Parma, l'artigianalità artistica di Sidival Fila a Roma, e poi lo stile inconfondibile di Roy Lichtenstein a Milano fino ai disegni di Hugo Pratt a Napoli: sono alcune delle mostre in programma il prossimo fine settimana. MAMIANO DI TRAVERSETOLO (Pr) - "Carosello. Pubblicità e Televisione 1957-1977" è il titolo della mostra allestita a Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca, dal 7 settembre all'8 dicembre. La mostra compie un viaggio nel tempo che documenta gli esiti della fusione del linguaggio pubblicitario con il medium televisivo, raccontando attraverso manifesti dell'epoca, affiancati ai bozzetti e agli schizzi, e a schermi distribuiti nelle sale espositive, l'unicità e l'innovazione di Carosello nonché i personaggi animati nati con la televisione.
ROMA - Dal 6 settembre al 5 ottobre Palazzo Merulana ospita "La memoria svelata", progetto espositivo interamente dedicato all'artista brasiliano Sidival Fila. In opere realizzate artigianalmente utilizzando tessuti, stoffe, carte storiche, fibre organiche, la trama e l'ordito prendono forma tra le pieghe e le velature delle superfici. Si conclude al Maxxi "Paolo Di Paolo. Mondo perduto", prorogata fino all'8 settembre. Il percorso si snoda in oltre 250 immagini (articolate in 6 sezioni) e racconta l'Italia (con i suoi personaggi, dalla Loren alla Magnani, da Pasolini a Ungaretti) nata dalle ceneri della II Guerra Mondiale attraverso lo sguardo attento del fotografo più amato de Il Mondo di Pannunzio.
MILANO - Chiude al Mudec l'8 settembre la mostra "Roy Lichtenstein. Multiple visions", dedicata all'arte sofisticata, riconoscibile ma non semplice di una dei principali artisti statunitensi del '900. Il percorso accoglie circa 100 opere tra prints anche di grande formato, sculture, arazzi, un'ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane oltre a video e fotografie.
SENIGALLIA (An) - La Rocca Roveresca ospita dal 6 settembre al 27 ottobre la collettiva "Materie prime. Artisti italiani contemporanei tra terra e luce". Il percorso si compone di circa 70 opere, tra sculture e installazioni in terracotta, cemento, ferro, legno, piombo, gomma e luce, a testimoniare il lavoro e la ricerca che ognuno degli artisti coinvolti - diversi per generazione e stile - ha condotto con e sulla materia.
REGGIO EMILIA - Fino all'8 settembre ai Chiostri di San Domenico "L'arte del gol. Pittura scultura fotografia e il gioco più bello del mondo": la mostra presenta circa 70 opere, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all'installazione, databili dalla fine del XIX secolo ad oggi, in cui viene esplorato il rapporto tra arte e calcio. Tra gli artisti, Depero, Guttuso, Schifano, Maselli, Battaglia, Cattelan.
NAPOLI - Ultimo weekend per visitare "Corto Maltese. Un viaggio straordinario", in chiusura il 9 settembre al MANN Museo Archeologico Nazionale e dedicata al maestro del fumetto Hugo Pratt. Circa 100 pezzi tra tavole, schizzi, fotografie ed ingrandimenti delineano il mondo del celebre Corto Maltese, personaggio solitario, condottiero e marinaio al tempo stesso. In chiusura della mostra anche un breve percorso biografico dedicato a Hugo Pratt.
LECCO - Chiude l'8 settembre a Palazzo delle Paure la mostra "Berenice Abbott. Topographies". L'esposizione presenta 80 immagini in bianco e nero ripartite in tre sezioni (Ritratti, New York e Scienza) per documentare gli aspetti più significativi della carriera della fotografa. Al termine del percorso il documentario Berenice Abbott: A View of the 20th Century di Kay Weaver e Martha Wheelock (1992).
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Pavlova, il famoso dolce dedicato alla ballerina E' il dolce tipico della Nuova Zelanda e dell'Australia
turismo.it
La pavlova è il dolce tipico della Nuova Zelanda e dell'Australia: il suo esterno è più duro, mentre il suo interno morbido e leggero. A guarnirla ci pensono panna montata e frutta. Soprattutto kiwi, frutto della passione e fragole. Consumato e amato soprattutto nel periodo delle vacanze e dell'estate, specialmente nelle grandi occasioni, secondo molti sarebbe stato creato nel 1926 dallo chef di un hotel a Wellington, in Nuova Zelanda, in onore della ballerina Anna Pavlova. L'attribuzione dell'invenzione non è certa: secondo alcuni potrebbe essere nata in Australia nello stesso periodo, ferma restando la dedica al nome della ballerina, che allora era in tour nei due paesi oceanici.
Ma chi è questa musa di dolci? Nata da una povera famiglia di contadini, all'età di 10 anni Anna fece un'audizione per entrare in una prestigiosa scuola. Qui vi rimase fino al diploma, che ottenne a 18 anni. Tra i suoi maestri si ricorda soprattutto Enrico Cecchetti. Viene considerata una specie di ambasciatrice della danza poiché fino ai 50 anni ha danzato nei principali teatri del mondo. Portando la danza in posti dove ancora non si conosceva. Ed è famosa soprattutto per l'esibizione ne La morte del cigno, coreografato per lei da Michel Fokine, senz'altro il suo cavallo di battaglia.
Si narra che questo piatto sia stato creato negli anni Venti, esattamente nel 1926, dallo chef Berth Sachse. Egli ebbe l'occasione di assistere ad una prestazione artistica della ballerina russa Anna Pavlova e ne rimase folgorato. I due si frequentarono finché la ballerina non dovette rientrare in Europa. Una volta appreso della notizia della morte della donna per polmonite, ideò questo dolce che rappresentasse il suo impegno nella danza, tra leggiadria ed eleganza.
Ma a contendersi il titolo di papà/mamma della ricetta sono in tanti. Helen Leach, antropologa culinaria presso l'Università di Otago in Nuova Zelanda, ha compilato una biblioteca di libri di cucina contenente 667 "ricette pavlova" provenienti da oltre 300 fonti. Il suo libro, The Pavlova Story: A Slice of New Zealand's Culinary History , afferma che la prima ricetta australiana di pavlova fu creata nel 1935, mentre una versione precedente fu scritta nel 1929 in una rivista locale. Il sito web australiano "Australian Flavor", invece, riporta la data del 1926, suggerendo che la scrittrice australiana Emily Futter consigliava la ricetta di una "Meringa con ripieno di frutta". Quindi simile alla versione odierna del dessert.
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