Dimitrov, bassorilievi 'Sotto il segno dei Portici' A Bologna in occasione della candidatura a Patrimonio Unesco

 Dimitrov, bassorilievi 'Sotto il segno dei Portici' © ANSA

Dedicata a Bologna in occasione della candidatura dei portici a Patrimonio Unesco, una mostra di Ivan Dimitrov, 'Sotto il segno dei Portici', allestita dal 12 al 27 settembre nella Sala d'Ercole di palazzo d'Accursio, propone un'accurata selezione dei bassorilievi in terracotta ad effetto tridimensionale che lo scultore bulgaro ha dedicato a Bologna, sua città di 'adozione'.

La mostra sarà articolata in un singolare percorso a tappe che inizierà a Palazzo d'Accursio, dove verrà fatta l'inaugurazione e la prima presentazione al pubblico. Magie prospettiche, giochi di luce e ombra, corredati da riferimenti poetici e testimonianze storiche, propongono un'immagine della città sospesa tra presente e passato, coinvolgente e suggestiva.

Quella a Palazzo d'Accursio è la prima tappa di un percorso espositivo che si concluderà in novembre con una seconda mostra nella sala Museale 'Possati'-Complesso del Baraccano del Quartiere Santo Stefano, organizzatore della mostra. L'evento fa parte delle iniziative culturali incluse nel piano di gestione per la Candidatura dei Portici alla World Heritage List Unesco. L'ingresso è gratuito.

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Antica fornace di Venezia lancia la Biennale del Colore

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 Un'antica fornace veneziana di mosaico in vetro colorato, la Orsoni, attiva dal 1888, ospita dal 10 settembre la prima edizione della Biennale del Colore, un viaggio cromatico che si ripromette di coinvolgere i cinque sensi del visitatore: il colore attraverso la letteratura, la musica, il cibo, i profumi, i materiali, illustrato con diverse rappresentazioni artistiche. Un'edizione zero, su invito, per rispetto delle norme di sicurezza sul Covid, ma che vuole lanciare un segnale positivo, di rinata creatività, per vincere il momento di forte crisi e distanziamento sociale.

La Biennale sarà all'insegna del colore per antonomasia, il rosso, declinato in tutte le possibili varianti. Orsoni, azienda che fa capo al gruppo Trend, è una storica fornace di mosaico di vetro colorato e ori 24 kt che possiede la più ampia "biblioteca di libri di vetro colorato" al mondo, con più di 3.500 colori di smalti veneziani di diverse tonalità e sfumature, ispirazione per grandi artisti in tutto il mondo.

"E' proprio il connubio tra colore, Venezia e Orsoni che ci ha portato all'idea di progettare una nuova edizione di biennale capace di declinare il significato e il valore del colore nei sensi e nelle arti - afferma Riccardo Bisazza, presidente di Orsoni Venezia 1888 -. Il colore è il protagonista dell'evento: narrato, suonato, assaggiato e profumato, stimolando tutti i sensi mediante rappresentazioni artistiche". 

#PhEst2020, la Terra in mostra a Monopoli

 #PhEst2020, la Terra in mostra a Monopoli © ANSA

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Sono 24 le esposizioni fotografiche e d'arte in programma alla quinta edizione del festival internazionale #PhEst2020 di Monopoli: fino al primo novembre la città pugliese ospita mostre e appuntamenti gratuiti di musica e cinema dedicati al tema della terra.

L'edizione di quest'anno, che si svolge in location sicure e all'aperto per garantire il rispetto delle norme antiCovid, è incentrata su argomenti che ruotano attorno al pianeta e al mondo contadino e ai loro temi più scottanti, dal clima al riscaldamento globale e all'inquinamento. L'obiettivo della mostra è di realizzare un viaggio per immagini alla scoperta del mondo e della sua complessità, dal micro al macro: si passa dagli insetti al microscopio laser di Igor Siwanowicz alle fotografie catturate dai satelliti di Google Earth che sembrano quadri astratti in un insieme connesso della nostra terra.

Le 24 mostre si possono ammirare passeggiando per il centro storico di Monopoli o tuffandosi nelle acque del suo mare: allestita sott'acqua con grandi pannelli davanti alla spiaggia di Cala Porta Vecchia c'è l'installazione "Guarda il mare che abitualmente non vedi" con i pesci notturni e il loro ambiente sottomarino. Le fotografie sono di David Doubilet e Jennifer Hayes, in collaborazione con il National Geographic. Tra le mostre c'è un progetto speciale commissionato alla fotografa siciliana Roselena Ramistella dal titolo "Ground Control", che è dedicato al tema dei contadini ed è allestito al Porto Vecchio.

Lutto. Addio a Emma, 96 anni: a piedi nei santuari di tutto il mondo. Per voto



Avvenire
Era la pellegrina più anziana d'Italia, soggiornava “sotto l’albergo delle stelle". L'ultimo pellegrinaggio un anno fa al Santuario della Madonna di Częstochowa in Polonia


Pagina Facebook del Santuario delle Grazie di Curtatone
Pellegrina per voto, Emma Morosini, 96 anni è morta a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. La piangono non solo al suo Paese natale, ma anche in Rete dove si leggono tanti messaggi di cordoglio e ricordo di tutti quei camminatori e pellegrini che hanno incrociato la sua fede e il suo sorriso sulle strade europee e italiane.


Per un voto alla Madonna, dopo un’operazione chirurgica che sembrava lasciarle poche speranze, Emma - “l’asinello di Dio” come amava farsi chiamare - aveva preso a raggiungere da sola a piedi i più importanti Santuari del mondo. "Non faccio niente di straordinario - diceva - : metto un piede dinanzi all'altro e cammino, come camminano tutti. Solo che la meta è sempre un santuario della Madonna: di mio metto solo i piedi; per le varie difficoltà che si possono incontrare è sempre la Provvidenza che rimette tutto a posto". Da Santiago de Compostela a Gerusalemme, da Aparecida a San Giovanni Rotondo, da Lujan a Lourdes, da Fatima a Guadalupe: Emma, infermiera in pensione, nei suoi ultimi 25 anni di vita si era trasformata in una "pellegrina da guinness". In tutto questo tempo aveva percorso circa 35mila chilometri lungo le vie dei Santuari mariani, portando con sé esclusivamente un trolley con l’essenziale: due mele, due panini, una bottiglia di acqua, un cambio di biancheria, un ombrello e dormendo spesso all’adiaccio.

La sua ultima impresa è stata lo scorso anno quando a piedi da Mantova aveva raggiunto il Santuario di Częstochowa in Polonia. I funerali di Emma Morosini saranno lunedì 14 settembre alle 9.30 nel Duomo di Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano.

Dudovich, mostra omaggio ad uno dei giganti delle reclame. A Trieste, così gli scatti ispiravano il maestro dei cartelloni

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Da una fotografia al manifesto pubblicitario di successo. C' era un attento lavoro di scatti dietro i grandi cartelloni che fecero di Marcello Dudovich uno dei giganti della rèclame tanto in voga sui muri delle grandi città tra la fine dell' Ottocento e i primi decenni del nuovo secolo. L' artista triestino andava a caccia di idee puntando l' obiettivo sull' alta società che in Italia e all' estero frequentava gli ippodromi, guardando alla vita nei campi e, soprattutto, concentrando l' attenzione sulle donne, le attrici del cinema e del teatro come Maria Melato, le star dell' operetta e della lirica come Gea della Garisenda conosciutissima per ''Tripoli bel suol d' amore'', ma anche traendo spunti da occasioni estemporanee che coinvolgevano familiari e amici. Le sue opere sono il segno inconfondibile di come gli anni d' oro del nuovo strumento di persuasione al consumo siano stati anche lo specchio dei gusti e delle mode di un' epoca. Dopo aver tenuto banco nei mesi scorsi in Svizzera al Museo di Chiasso, la mostra ''Marcello Dudovich (1878-1962) fotografia fra arte e passione'', a cura di Nicoletta Ossanna Cavadini e Roberto Curci, racconta ora proprio a Trieste dal 10 luglio fino al 10 gennaio 2021 questo aspetto inedito di uno dei maestri della cartellonistica moderna. Nelle ex Scuderie del Castello di Miramare tra le oltre 300 opere scorrono 200 fotografie vintage inedite, 32 manifesti originali, 25 schizzi e bozzetti, riviste, lettere, cartoline e documenti. Il materiale, concesso da prestatori pubblici e privati, offre la possibilità di confrontare il passaggio dalla foto al bozzetto, allo sviluppo a tempera prima dell' esecuzione in scala del manifesto e, infine, della sua stampa a colori.
    ''Davanti ai suoi manifesti non si può rimanere indifferenti perché sono capaci di portarci dentro l' immagine - spiega Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del museo di Chiasso -.
    Non troviamo più la composizione canonica dei modelli ma vediamo donne colte quasi in un attimo fuggente, sorriderci o avere quasi una posa scomposta, di spalle o di tre quarti, con gli abiti al vento svolazzanti, o nell' atto di aggiustarsi i vestiti. Dudovich piacque moltissimo ai grandi committenti, come i magazzini di abbigliamento dei Fratelli Mele di Napoli, e ai nuovi dirigenti della Rinascente negli anni Venti perché la sua capacità di comunicazione era tale da saper coinvolgere chi guardava''. Dopo essersi fatto le ossa nell'ambiente artistico della sua città, il giovane disegnatore nel 1897 si trasferì a Milano, grazie al fatto che il padre era amico di Leopoldo Metlicovitz, anche lui triestino, già da tempo famoso pittore e cartellonista. Da litografo nelle Officine Ricordi Dudovich conobbe da vicino le firme più prestigiose dei manifesti pubblicitari. Due anni dopo si traferì a Bologna dove cominciò a firmare le sue opere e a riscuotere i primi successi, tra cui nel 1900 la medaglia d' oro alla Esposizione Universale di Parigi.
    ''In questa mostra - spiega Roberto Curci - si scopre la dimensione finora sconosciuta del Dudovich fotografo, che decise non solo di farsi ritrarre, giovane e provocatorio, in pose stravaganti ed eccentriche, ma di fare della fotografia un promemoria che gli tornasse utile per certi lavori, i manifesti, le tavole pubblicitarie, le illustrazioni per le riviste. E' stato sorprendente scoprire quanto certi lavori che si conoscevano avessero in realtà questa dimensione propedeutica, le foto che portavano a quel risultato''.
    Dopo gli scatti giovanili, la sala dedicata alla Belle Époque (1910-1914) descrive il periodo in cui l' artista, da poco assunto dalla rivista satirica "Simplicissimus" di Monaco di Baviera come "cronista mondano", si rende conto come la fotografia possa dargli ispirazione per le illustrazioni destinate al giornale bavarese e, in seguito, ai manifesti pubblicitari. Ma è nel periodo tra le due guerre, dal 1920 al 1935, che la carriera di Dudovich toccò il punto più alto.
    Diventato responsabile e direttore artistico della società Star-IGAP curava la creazione, la distribuzione e l'affissione dei manifesti murali in tutta Italia. C' è spazio anche per osservare il legame con Leopoldo Metlicovitz proprio attraverso la passione per la fotografia che accomunava i due artisti. Le immagini di Dudovich appaiono più immediate e disinvolte delle venti fotografie di Metlicovitz, conservate al Civico Archivio Fotografico di Milano ed esposte ora per la prima volta al pubblico. (ANSA).
   

A Modena, al Festival della fiaba. Tre giorni di letture rivolte agli adulti e dedicate alle madri

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E' giunto alla settima edizione il Festival della fiaba che dall'11 al 13 settembre incanterà e intratterrà gli spettatori del circolo culturale Filatoio di Modena. Storie, racconti, spettacoli, performance, conferenze, letture e concerti sono i protagonisti dell'originale manifestazione ideata dalla regista teatrale Nicoletta Giberti, che da anni studia le fiabe attraverso linguaggi eterogenei.
    Tema dell'edizione di quest'anno è Baba Jaga, la "grande Madre", un argomento che coinvolge scrittori, professori e filosofi in un ciclo di conferenze gratuite proposte ogni sera nello spazio ProgettoLavoratorio. Varie, infatti, sono le location dell'evento, molte delle quali dislocate nel quartiere adiacente al Museo-casa Enzo Ferrari, vicino al centro storico della città; oltre al Filatoio sono state coinvolte, tra le altre, anche l'atelier di Andrea Cappucci, la liuteria di Michele Notari, lo Studio Loom (spazio di coworking), Ron Varadero, la bottega StART 60 e l'hotel La Pace. Qui, per esempio, nella stanza 22 per tre volte ogni sera verrà narrata la fiaba russa Vassilissa la Bella; in altre location un gruppo di lettori narrerà fiabe anche della tradizione tedesca e norvegese. Tra i numerosi spettacoli c'è quello sensoriale itinerante, per uno spettatore alla volta, dedicato alla fiaba di Prezzemolina con disegni di Andreina Bertelli, del pittore Italo Zoda e di sua figlia Gea. Interessante è anche lo spettacolo Amam, un percorso di ricerca archeologico-musicale legato al culto della Dea madre e della Terra attraverso la danza e la musica. Un appuntamento atteso è quello del progetto di narrazione Frankenstein, a cura di Cajka Teatro con la regia di Riccardo Palmieri; non mancheranno anche concerti e serate di poesia.

Jingge Dong e le Città invisibili a Padova. Dal 10 la mostra dell'artista cinese curata da Roberto Nardi

 I: Da Nardi - mostra Padova per cortesia cms e browser dida Jingee Dong © ANSA

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PADOVA - "Il colore è come la parola, che poi si combina con gli altri elementi, mentre la forma è come un pensiero logico. Senza questo il colore è solo colore. Non riesce a costruire una frase". La particolarità di queste parole e dell'opera di Jingge Dong, è che nel suo uso del colore è palpabile la correlazione tra due mondi che si incontrano in un sentire per nulla astratto: Italia e Cina.
    "In ogni mio lavoro - aggiunge - si vede un mondo astratto, molto fantastico, un mondo molto irreale, però tutti gli elementi, tutti i dettagli, sono provenienti dalla realtà, da ciò che ho dentro, da ciò che ho visto". E' per questo che la mostra di Jingge Dong, dal 10 al 27 settembre alla Libreria Minerva di Padova, trae il titolo da Le città invisibili di Italo Calvino: ''SENZA PIETRE NON C'E' ARCO''. La mostra, sapientemente curata da Roberto Nardi, propone una serie di lavori su carta, con tecnica mista, e appunto nasce dall'ispirazione di un dialogo tra il Kublai Kan e Marco Polo, nel più orientale dei libri di Italo Calvino, nell'incontro tra Oriente e Occidente, che è nella sostanza della vita di questo giovane artista. ''Undici dipinti - spiega Nardi nel catalogo - su carta, inediti, compongono una prima sezione; tanti quanti le parti per le 55 "città invisibili" nel libro scritto nel 1972 da Italo Calvino. Altre undici, di formato più piccolo, le opere su carta racchiuse in cartelle.''.
    Dong è da anni residente a Venezia, ed è tra i protagonisti della nuova stagione della pittura che ha trovato nella città lagunare, in particolare nell'atelier dell'Accademia di Belle Arti seguito dal prof. Carlo Di Raco, uno dei suoi punti di maggior sviluppo creativo. Qui alla Libreria Minerva, che ha scelto di presentare un ciclo inedito di lavori su carta: una ventina quelli in mostra e realizzati appositamente per il progetto a cura di Roberto Nardi, ispirati alle città dai nomi di donna. Tratto occidentale per colori, dal rosso, all'azzurro, al terra, che affondano le radici nella pittura orientale.
    "Colori, pennellate, linee, punti: uso questi elementi come pietre" dice l'artista ma con l'obiettivo di trasformarli in ''arco", ovvero trovare un punto d'incontro nella più immaginaria delle forme: ponte, arcobaleno, arma capace di lanciare a grande distanza. ''Il colore è come la parola - dice ancora Dong -, che poi si combina con gli altri elementi, mentre la forma è come un pensiero logico. Senza questo il colore è solo colore. Non riesce a costruire una frase".
    Insomma, come chiosa bene Nardi: ''Il punto è un altro. Le suggestioni, le affinità, i rimandi, le tracce, vanno forse cercati in una dimensione che tocca il reale e si inoltra nell'irrealtà. C'è da scavare in quel campo del farsi arte dove il sentimento, il ricordo, l'elemento che compone il concreto, si struttura, si confonde, si dissolve nel "pensiero logico" che regge armonicamente il non reale che da corpo al dipinto su carta, alla tela, alle recenti sculture''.

Weekend: Mostre, da Banksy all'universo Marvel. A Parma Tiziano, Goya e Dürer nella collezione di Luigi Magnani

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Le pungenti proteste di Banksy, i personaggi fantastici della Marvel, e poi gli omaggi a Dante nell'anniversario della morte, e i tantissimi e tutti diversi capolavori collezionati da Luigi Magnani, da Tiziano a Dürer: sono alcuni degli appuntamenti con l'arte del prossimo weekend.
    ROMA - La stagione al Chiostro del Bramante si apre nel segno di "Bansky a visual protest", progetto espositivo dedicato al misterioso e controverso artista, allestito dall'8 settembre all'11 aprile. Ironia, denuncia, politica, spirito critico, intelligenza contraddistinguono i lavori esposti (tutti provenienti da collezioni private), una serie di stampe su carta o tela, insieme a una selezione di opere uniche realizzate con tecniche diverse (dall'olio o dall'acrilico su tela allo spray su tela, dallo stencil su metallo o su cemento ad alcune sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato).
    La mostra documenta un arco temporale dal 2001 al 2017, comprendendo anche più di 20 progetti per copertine di dischi e libri.
    MAMIANO DI TRAVERSETOLO (PR) - Tiziano e Gentile da Fabriano, Goya e Dürer, Tiepolo e Rubens, e poi un nucleo contemporaneo, composto tra gli altri da Morandi, De Pisis, Severini, Guttuso.
    È una collezione magnifica quella che anima la mostra "L'ultimo romantico. Luigi Magnani il signore della Villa dei Capolavori", a cura di Stefano Roffi e Mauro Carrera, per raccontare al pubblico la figura di Luigi Magnani, uno dei più importanti collezionisti al mondo (scomparso nel 1984) e il suo rapporto culturale e spirituale con le opere d'arte. Allestita dal 12 settembre al 13 dicembre alla Fondazione Magnani Rocca, nella casa-museo nota come Villa dei Capolavori, la mostra (che presenta con oltre cento opere provenienti da celebri musei e prestigiose collezioni), svela il ritratto più intimo e veritiero di Magnani che per tutta la vita si circondò di bellezza, intrattenendo rapporti con i più grandi artisti e intellettuali, e che riuscì a creare nella sua splendida dimora un dialogo ininterrotto tra tutte le forme d'arte.
    RAVENNA - "Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante" è la mostra, a cura di Benedetto Gugliotta, che racconta in un avvincente percorso storiografico le celebrazioni nazionali per il VI centenario dantesco del 1921. Dal 12 settembre al 10 gennaio alla Biblioteca Classense, l'esposizione (prima di 3 mostre che fanno parte del progetto "Dante. Gli occhi e la mente", ideato dal Comune di Ravenna - Assessorato alla cultura, dal MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna e dalla Biblioteca Classense in occasione del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri) si compone di libri, manifesti, fotografie, dipinti, manoscritti e numerosi oggetti d'arte conferiti come omaggio a Dante e alla città "ultimo rifugio" del poeta.
    MILANO - La straordinaria storia della Marvel dal 1939 ai giorni nostri: a Wow Spazio Fumetto il 12 settembre apre "Amazing. 80 (e più) anni di supereroi Marvel", in programma fino al 6 gennaio. La mostra indaga il gigantesco affresco narrativo della Marvel ancora oggi in evoluzione e i tanti personaggi celebri, attraverso un percorso arricchito da ingrandimenti di effetto scenografico, ricco di tavole originali, manifesti, gadget, albi d'epoca. Al Museo del Novecento è allestita la mostra "Franco Guerzoni. L'immagine sottratta", a cura di Martina Corgnati, dal 9 settembre al 14 febbraio: il percorso si configura come una sorta di "itinerario attorno alla parete", tema ampiamente indagato dall'artista, e propone soprattutto opere realizzate nell'ultimo decennio. Presente in mostra anche Intravedere, l'ultima ricerca di Guerzoni, focalizzata su piccole stanze di materiale gessoso la cui immagine resta nascosta agli occhi di guarda. (ANSA).

Settimane bianche, Covid ha frenato annata eccezionale

  La pandemia ha fatto tirare il freno a quella che sarebbe potuta essere una stagione di montagna invernale e settimane bianche davvero performante, anche perché il lockdown ha coinciso anche con la presenza di piste eccellenti, temperature perfette e abbondante innevamento nella maggior parte delle località dell'arco alpino. A differenza di altri comparti del settore turistico - ad esempio le città d'arte, messe completamente in ginocchio dal Covid 19 - quello invernale ha potuto lavorare nei due periodi clou della stagione, vale a dire a Natale-Capodanno e a Carnevale. Purtroppo, proprio quando la stagione era ancora pienamente attiva e diverse destinazioni stavano segnando interessanti incrementi di presenze e fatturato (tra il +8% e il +17%), gli impianti hanno dovuto chiudere: dal 10 marzo le destinazioni montane si sono spente portando il dato di fine stagione in negativo, con riduzioni a doppia cifra. Emerge dal consuntivo 2019/2020 di Skipass Panorama Turismo di Jfc. Complessivamente, questa stagione invernale ha segnato una riduzione delle presenze - dato nazionale - del -19,1%, con una riduzione degli arrivi ancora più marcata, pari al -20,9%. Per quanto riguarda il fatturato dell'intero comparto - nel suo complesso territoriale - lo stesso ha registrato un decremento leggermente inferiore, pari al -16,3%. Sulla base di questi indicatori di carattere generale, il consuntivo della stagione invernale 2019/2020 risulta quindi nettamente inferiore rispetto alla passata stagione invernale, con variazioni in negativo decisamente rilevanti. Secondo Skipass Panorama Turismo si attesta a 3 miliardi 751 milioni di euro il fatturato del sistema ospitale nella sua complessità di strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere con un decremento del -18,7%, pari a una perdita di fatturato (rispetto alla passata stagione invernale) di 862,8 milioni. E' di 3 miliardi 891 milioni di euro il fatturato dei servizi quali noleggio attrezzature, maestri di sci, skipass ed impianti di risalita vari, etc., vale a dire i servizi collegati alla pratica delle discipline sportive sulla neve con un calo del -14,9%, pari ad una perdita di fatturato di 681,4 milioni. E' pari a 1 miliardo 69 milioni l'ulteriore fatturato generato da altri servizi quali ristorazione, commercio, attività ricreative e di divertimento. Il decremento in questo caso è del -12,5%, pari ad una perdita di fatturato di 152,7 milioni. Il fatturato complessivo di questo importante sistema economico è sceso a quota 8 miliardi 712 milioni, segnando una perdita complessiva pari a 1 miliardo 696 milioni (-16,3%). Per quanto riguarda le presenze, le medesime sono calate complessivamente del -19,1%, con una più marcata riduzione per quanto riguarda i flussi stranieri (-22,1%) rispetto al decremento segnato dalle presenze nazionali, che hanno chiuso la stagione invernale con un -15,9%. (ANSA).

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Pronto il viaggio in bus da record: 20.000 km da Delhi a Londra in 70 giorni

Sembra quasi uno di quei bus Hop on-hop off onnipresenti nelle grandi capitali mondiali (e di questi tempi mezzi vuoti). Solo che su scala globale. Il progetto si chiama “Bus to London”, salvo evoluzione della pandemia è in programma per il prossimo maggio e l’ha messo in piedi la società specializzata Adventures Overland. Si tratterà della linea di autobus più lunga del mondo: un’impresa che attraverserà 18 paesi nel giro di 70 giorni. Effettuando ovviamente fermate e soste anche di un giorno che daranno l’occasione ai fortunati passeggeri di scendere e visitare le decine di città attraversate, risalire e proseguire. Partenza da Delhi, in India, destinazione Londra.
 
Una traversata epica da 20mila chilometri che in qualche maniera ricorda la storica “Hippie Trail”, la popolare avventura che dagli anni Cinquanta ai Settanta ha portato tanti europei (e australiani, giapponesi e americani) a imbarcarsi via terra verso l’Asia, e in particolare l’India. Anche se “Bus to London” proporrà ovviamente un giro diverso anzitutto perché opposto e poi perché interesserà la Cina per ripercorrere l’antica Via della seta fra Kyrgyzstan, Uzbekistan e Kazakhstan. Se l’”hippie trail” era una forma di turismo alternativo all’insegna del risparmio, la nuova impresa in cantiere è invece roba da ricchi: i biglietti, appena una ventina quelli in vendita per il primo viaggio, costeranno intorno ai 15mila euro. Non proprio i voli spaziali di Virgin Galactic ma neanche le traversate in autostop e negli ostelli a basso costo dei “baby boomer” in cerca del misticismo orientale.
 
Pronto il viaggio in bus da record: 20.000 km da Delhi a Londra in 70 giorni

Londra, Tower Bridge

In effetti gli organizzatori puntano anche a riallacciarsi a un’altra tradizione, quella dei tour organizzati in autobus dalle sigle Silver Express, Albert e Indiaman. Il più popolare, passato alla storia, fu quello messo in piedi nel lontano 1957 da Oswald-Joseph Garrow-Fisher sul mezzo battezzato appunto The Indiaman: partito da Londra il 15 aprile 1957 con venti passeggeri a bordo, il bus raggiunse Calcutta il 5 giugno successivo. Per poi rientrare nella capitale il 2 agosto seguente. All’epoca un biglietto di sola andata costava 85 sterline ma la rotta fu un po’ diversa da quella di “Bus to London”: attraversò Francia, Italia, Jugoslavia, Bulgaria, Turchia, Iran e Pakistan prima di raggiungere l’India. Stupisce che a nessun regista sia ancora venuto in mente di girarci un film.
 
La nuova scommessa, che gli organizzatori definiscono “il più lungo viaggio in autobus al mondo”, sarà certo complessa ma comunque all’insegna della massima comodità possibile: poltrone reclinabili in stile “business class” con ampio spazio per le gambe, connessione Wi-Fi, punti di ricarica, armadietti privati, sistemi di intrattenimento con porte Usb e ausiliarie e molte altre amenità a disposizione dei passeggeri. Insomma, quasi un’esperienza da viaggio aereo di lusso.
 
Pronto il viaggio in bus da record: 20.000 km da Delhi a Londra in 70 giorni
La stazione di partenza sarà quella di Delhi – per cui chi volesse imbarcarsi dovrà prima volare in India salvo acquistare un biglietto per il ritorno, ma a quel punto dovrà tornarsene a casa in aereo – e si punterà a Est, verso il Myanmar, prima di entrare in Thailandia per la tappa di Bangkok. Si guiderà poi verso Nord, per attraversare il Mekong e visitare il Laos. Ancora, si sconfinerà nello Yunnan cinese fermandosi nella megalopoli Chengdu (quasi 17 milioni di abitanti) attraversando il paese-continente, verso il deserto del Gobi e riconnettendosi a parte della via della Seta dopo la quale l’autobus dei record sconfinerà in Russia, fermando a Mosca, e attraverserà l’Europa dai Baltici a Bruxelles via Polonia, Repubblica Ceca e Germania. Dopo più di due mesi di viaggio, l’avventura si concluderà dunque nella capitale britannica. Ma anche in questo caso, come in quello dell’Indiaman, il bus tornerà alla base ripercorrendo l’itinerario al contrario.
 

“Bus to London” non nasce dal nulla. Ha alle spalle viaggi simili (ma in automobile, fra 2017 e 2019) ed è un progetto figlio degli indiani Sanjay Madan e Tushar Agarwal, già insigniti di diversi titoli dal Guinness World Record e dal Limca Book of record. Viaggiatori, travel blogger, coordinatori di esperienze simili, personaggi tv per Discovery Science & Turbo: la loro Adventures Overland, fondata nel 2012, è appunto specializzata in road trip intercontinentali, davvero in ogni angolo del pianeta dai deserti alle autostrade futuristiche fino alle catene montuose: “Nei nostri viaggi, incontrerai te stesso”, dicono i due fondatori. Intanto, conviene consultare il programma di viaggio dettagliato, diviso in quattro parti, acquistabili anche separatamente e a prezzi inferiori. Ma la priorità a bordo ce l’avrà chi deciderà di salire a Delhi e scendere a Londra. 

Repubblica Viaggi