Piemonte, cosa fare tra Verbania ed Orta San Giulio In uno scenario naturale particolarmente suggestivo ecco due località affacciate sul lago che regalano infinte emozioni

Sulla sponda occidentale del Lago Maggiore si adagia il comune sparso di Verbania, capoluogo della provincia del Verbano- Cusio- Ossola, non a caso conosciuta come Giardino sul lago. Il comune, con i suoi tanti centri urbani, occupa una superficie molto ampia toccando località come Fondotoce, proprio sulla foce del fiume che si getta nel cuore del Golfo Borromeo, Suna e Pallanza, il promontorio della Castagnola, l’Isolino di San Giovanni, Intra. Ecco le cose da non perdere.

LE ATTRAZIONI DI VERBANIA
Verbania ha fama di essere sede di uno dei luoghi più belli della regione dei laghi italiana. Grazie alla sua posizione nel Golfo Borromeo del quale fa parte anche l’arcipelago delle Isole Borromee raggiungibili con i taxi d’acqua di Verbania, la zona è immersa in un contesto naturalistico che lascia senza fiato.

LA VIVIBILITA’
Non è un caso che diversi anni fa Verbania sia stata eletta come il Capoluogo più vivibile d’Italia, precedendo note città come Belluno, Bolzano e Trento. Giardini e parchi sono la principale attrattiva turistica della zona, da sempre meta ideale di chi cerca di coniugare al relax della vacanza la bellezza e l'armonia del paesaggio. 

VILLA TARANTO 
Nella parte nord orientale del promontorio della Castagnola, Villa Taranto è celebre per i suoi giardini adibiti ad orto botanico che la rendono, a detta di molti, il giardino più bello d’Italia se non del mondo.

ORTA SAN GIULIO ITINERARIO ROMANTICO
Il paesino di Orta San Giulio è uno dei borghi più belli d’Italia e sprigiona un’atmosfera particolarmente romantica. Le sue viuzze trasportano i visitatori in una sorta di dimensione sospesa nel tempo mentre viene svelato il patrimonio storico, artistico e naturalistico che offre. 





turismo.it

Vermouth, vino e aromi delle Alpi

vermouth

Aperitivo per eccellenza nato all'ombra della Mole, iL Vermouth di Torino è un vino aromatizzato dalla tradizione plurisecolare che ha ottenuto, nel 2017, il riconoscimento della IG.

LA TRADIZIONE
Il Vermouth di Torino nasce dall'incontro della lunga tradizione legata alla produzione, risalente ai primi secoli dopo cristo, di un vino a base di erbe impiegato, nel corso dei secoli, a scopo terapeutico, con la maestria dei liquoristi piemontesi esperti dell'arte della distillazione sin da epoca quattrocentesca. La bevanda come oggi la conosciamo è il frutto del lavoro svolto dai produttori piemontesi che, alla fine del XVIII secolo, misero a punto una ricetta che si distingueva da quelle che si erano diffuse in diversi Paesi europei nei secoli precedenti. Una ricetta caratterizzata da maggiore dolcezza e amabilità e da note aromatiche più intense che incontrò persino il palato raffinato della famiglia reale diffondendosi ben al di fuori dei confini nazionali. Non a caso il Vermouth di Torino è, oggi, noto in tutto il mondo per la tradizione e la storicità della sua produzione.

LA DENOMINAZIONE
Precedentemente inserito nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), nel 2017 il Vermouth/Vermut di Torino ha ottenuto il riconoscimento della Indicazione Geografica che lo ha definitivamente legato alla tradizione sabauda. Nello stesso anno è, dunque, nato l'Istituto del Vermouth di Torino che si occupa di promuovere e valorizzare, anche attraverso interessanti iniziative, la qualità del prodotto sui mercati nazionali ed internazionali.

LE CARATTERISTICHE
Il Vermouth di Torino è un vino aromatizzato preparato con una base di vino bianco, rosato o rosso, che viene aromatizzato con un blend di estratti naturali ottenuti da una ricchissima tavolozza di erbe e spezie e dolcificato con zucchero, mosto d’uva, zucchero caramellato o miele. Il colore ambrato si ottiene con aggiunta di caramello mentre le note aromatiche sono il frutto del mix di numerose erbe e spezie, ed in particolare, assenzio (in due differenti varietà riconosciute), camomilla romana, anice stellato, arancio amaro, ginepro, sambuco, zenzero, maggiorana, origano, lichene polomonario, cannella, chiodi di garofano, noce moscata e rabarbaro. Viene classificato in base al colore (bianco, rosso, ambrato e rosato) ed alla quantità di zucchero che viene impiegata nella produzione. Viene definito extra secco o extra dry quando contiene meno di 30 grammi di zucchero per litro, secco o dry quando contiene meno di 50 grammi per litro, e dolce quando il tenore di zuccheri è pari o superiore ai 130 grammi per litro. Viene prodotto anche un Vermouth Superiore che si riferisce a prodotti con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol., realizzati con almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe – diverse dall’assenzio – coltivate o raccolte in Piemonte.

LA PRODUZIONE
Per ottenere un ottimo Vermouth di Torino è fondamentale scegliere un vino che per struttura e acidità sia in grado di sorreggere gli aromi e bilanciare lo zucchero. Si aggiungono, quindi, gli estratti di erbe aromatiche e di spezie, fiori, semi, radici e cortecce, precedentemente messi in infusione in una soluzione idroalcolica per 15-20 giorni. Una volta miscelati con lo zucchero e il vino, vengono lasciati maturare in vasche di affinamento. Si procede, quindi, al filtraggio della bevanda e all’imbottigliamento.

LA CULTURA
Il vermouth deve il proprio nome al termine tedesco Wermut usato per definire l’Artemisia Absinthium. La ricetta del vinum absinthites a base di erbe è, infatti, antichissima e viene menzionata in trattati risalenti ai primi secoli dopo Cristo come rimedio per curare i problemi di stomaco e intestino. Il suo utilizzo come medicinale prosegue anche in epoca rinascimentale ma la ricetta viene arricchita con l'aggiunta di nuove spezie giunte dall'oriente, come cannella, chiodi di garofano e rabarbaro.

IN CUCINA
Consumato soprattutto come aperitivo o come componente di molti cocktail classici, tra cui il Martini, l'Americano, il Manhattan e il Negroni, il Vermouth si rivela anche un ottimo ingrediente per la preparazione di piatti a base di carne. Da sperimentate, inoltre, i numerosi abbinamenti proposti dall'Istituto del Vermouth di Torino in occasione dell'ultima edizione di Vinitaly, tra cui quelli con il cioccolato e i formaggi come il Parmigiano, quelli di montagna e quelli di latte di bufala.
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Enit 探索米兰 Perché chi fa turismo in Italia deve aprire un account Wechat


Numeri da record per il turismo a Milano: secondo i dati della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, nel 2018 il capoluogo lombardo ha raggiunto 7,7 milioni di arrivi(+2,2% rispetto al 2017) e 15,7 milioni di presenze (+1,6%). I visitatori stranieri hanno superato quelli italiani con 4,4 milioni di arrivi e 9 milioni di presenze, mentre gli italiani si sono fermati a 3,2 milioni di arrivi e 6,4 milioni di presenze. Una fetta importante di turisti è di provenienza cinese: nel 2018 sono stati circa 400mila i cinesi che hanno visitato Milano, in aumento dell’1,9% rispetto all’anno precedente.
Importante dunque che la città di Milano, con la propria offerta turistica, instauri un canale diretto coi visitatori cinesi. Poche settimane fa, l’annuncio del lancio dell’account ufficiale Yes Milano 探索米兰 (Tànsuǒ Mǐlán significa “esplorare Milano”) sull’applicazione cinese WeChat.
Milano è la prima città italiana ad avere un proprio account ufficiale su WeChat, app che conta più di un miliardo di utenti in tutto il mondo. L’iniziativa del Comune di Milano è frutto dell’accordo stipulato fra la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Tencent, l’azienda di Shenzhen proprietaria di WeChat. Partner dell’iniziativa anche Fc Internazionale, Teatro alla Scala e Camera della Moda. Entro il 2030, il turismo cinese rappresenterà quasi un quarto del turismo globale e si stima che nei prossimi 5 anni avrà per Milano un potenziale di 220 milioni di visitatori.

Perché Wechat

L’account YesMilano su WeChat avrà come funzione principale quella di fornire informazioni agli utenti che si trovano in Cina, da aspetti legati all’organizzazione del viaggio fino al soggiorno in città. Entro la fine del 2019, verrà inoltre avviata una seconda modalità d’interazione su WeChat. Attraverso un mini-program pensato per chi già si trova in Europa o a Milano, grazie alla geolocalizzazione l’utente potrà organizzare la visita in città sulla base dei propri interessi scegliendo tra percorsi enogastronomici, culturali, sportivi o dedicati allo shopping.
L’iniziativa YesMilano non è l’unica a dimostrare la forte attenzione di Milano e dei suoi operatori verso il turismo cinese. A giugno del 2018 Montenapoleone District, l’associazione che riunisce oltre 150 marchi del lusso del Quadrilatero della Moda di Milano, ha lanciato anch’essa il proprio account ufficiale WeChat. Secondo i dati Global Blue relativi al primo semestre 2019, i cinesi sono la prima nazionalità per acquisti tax free in Italia con il 28% del totale del mercato, e sono big spender in tutte e quattro le principali mete per lo shopping: a Venezia hanno pesato per il 35% sulla spesa totale, a Milano per il 33%, e a Roma e Firenze per il 28%.
Se da una parte, Milano ha una forte attrattiva agli occhi del consumatore cinese per lo shopping, la moda e anche il calcio, e vi è presente un tessuto industriale (e anche politico) che supporta iniziative di respiro internazionale, bisogna però ricordare che il viaggiatore cinese difficilmente quando viaggia in tratti di lunga percorrenza (come nel caso dell’Europa), visita solamente una città e neppure un singolo paese. I lunghi viaggi dei cinesi toccano più mete, anche perché solitamente avvengono durante le feste nazionali. Di conseguenza, la presenza digitale e social delle singole destinazioni assumerebbe maggiore visibilità se inserite in una strategia integrata del turismo italiano.
L’ente del turismo italiano Enit è già presente su WeChat dal 2017, così come l’Ambasciata italiana in Cina a Pechino e i vari consolati. Spazi di crescita ci sono, in particolare in vista del2020, anno del turismo Italia-Cina. Auspicabile quindi una maggiore attivazione sulle diverse piattaforme cinesi, molto diverse da quelle occidentali ma anche in costante evoluzione. Per esempio, TikTok è il social che sta crescendo di più in Cina e anche nel resto del mondo: a settembre è stata l’app più scaricata sia su Apple Store che Google store a livello globale.
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Enit / Buy Wedding in Italy: dai talk show momenti di confronto professionale e preziose informazioni


E’ in costante e interessante crescita il turismo incoming legato ai matrimoni stranieri in Italia. Questo il primo dato emerso dalla tre giorni svoltasi a Bologna, la quinta edizione in tutto del workshop b2b Buy Wedding in Italy, che ha messo di fronte offerta del mercato matrimoniale italiano e domanda dei wedding planner stranieri, ben 25 presenti, che con gli appuntamenti prefissati hanno dato vita a 2.200 incontri.

Interessante al punto che Enit, oltre ad avere ospitato la presentazione dell’evento a Roma e avere aiutato l’organizzazione curata da Valerio Schoenfeld a invitare buyer consolidati e affidabili, è stata presente nella seconda giornata di lavori, con il consigliere Sandro Pappalardo, testimoniando l’interesse per un segmento molto importante del settore turistico.

Secondo i dati del report dell’osservatorio Destination wedding tourism, il fatturato complessivo del settore si attesterà sui 486 milioni 854 mila euro, con il maggior assorbimento dei matrimoni soprattutto in tre territori: in primis la Toscana con il 25,6% del mercato, seguita dalla Campania (15,3%) e dalla Lombardia, con un market share pari al 14,3%. Queste tre regioni conquistano da sole oltre la metà del tutto: ben il 55,2%.

Un aspetto interessante del workshop ha riguardato le conferenze, coordinate da Bianca Trusiani, presidente del comitato tecnico Buy Wedding, che hanno toccato tematiche importanti e diverse. Novità di questa edizione, soprattutto per la caratura dei partecipanti, i talk show, moderati dal nostro collega, Massimo Terracina: il primo era dedicato al destination wedding quale leva per lo sviluppo di una destinazione e al contempo tutte le caratteristiche del territorio come gli usi, i costumi e l’enogastronomia rientrano nel destination wedding stesso, che ha visto la partecipazione, oltre che del consigliere di amministrazione Enit, Sandro Pappalardo, che ha fornito dei dati riguardo ai viaggiatori stranieri che si recano in Italia per i viaggi di nozze, Carmen Bizzarri, docente Università europea di Roma e Stefano Crugnola, agente di viaggio e componente del comitato permanente di promozione del turismo in Italia.

Un altro interessante e difficile argomento (per l’importanza e la complessità della cosa) è stato quello dedicato al “Professional challenge: wedding planner doc!”, il cui fulcro è stata la prassi di riferimento analizzata dai vari attori e competitor. Anche qui importanti indicazioni da Olimpia Ponno, ex presidente Mpi, Clara Trama, presidente dell’Associazione italiana wedding planner,Veronica Amati, sinologa e destination wedding planner, Ruggero Lensi, presidente Uni Italia, Franco Fontana, responsabile della certificazione del servizio e della persona, e Stefania Arrigoni, fondatrice di Assowedding. Tutti gli speaker hanno parlato di ciò che stava succedendo con tale prassi sia a livello italiano, sia internazionale. Clara Trama ha promosso e portato avanti questa prassi coadiuvata da Ruggero Lensi. Momento topico e molto seguito da tutti: ci sono stati confronti con altri wedding planner e presidenti di associazione di altre categorie.

travelquotidiano.com