Orsi, bassotti e monete, le fogne raccontano il Colosseo

 

ROMA - I resti dei pasti che si consumavano sugli spalti, spesso e volentieri carni cotte al momento su improvvisati bracieri, insieme a qualche pizza e verdure, un po' di frutta. E poi le ossa degli animali feroci, orsi, leoni, leopardi ma anche cani, persino i bassotti, tutti costretti a combattere tra loro sull'arena oppure oggetto delle battute di caccia, le terribili venationes, che per tanti secoli hanno divertito il popolo romano, tanto quanto le lotte tra gladiatori.

Il Parco del Colosseo presenta alla città i primi risultati di un progetto di ricerca sul sistema idraulico e sulle fogne dell'Anfiteatro Flavio e quello che ne viene fuori è anche una fotografia affascinante di tutto il contesto legato agli spettacoli di duemila anni fa. Con il giallo di una splendida e consunta monetina dorata, un sesterzio in oricalco coniato sotto l'imperatore Marco Aurelio che chissà come è finita anche lei nella fogna insieme a una cinquantina di monete più povere. E il mistero ancora irrisolto delle naumachie, le battaglie navali a cui accennano le fonti antiche quando raccontano dei favolosi cento giorni di Ludi voluti da Tito per inaugurare il nuovo teatro - si era nell'80 d.C.- che chissà se si sono fatte davvero riempendo d'acqua l'enorme arena o se invece erano solo parodie di quelle più grandi che si svolgevano altrove. "E' presto per dirlo", ci spiega Federica Rinaldi, l'archeologa responsabile del Colosseo che ha coordinato le ricerche affidate agli speleologi di Roma Sotterranea in team con archeobotanici archeozoologi e l'architetto Fabio Fumagalli, "l'archeologia è una disciplina lenta, ora bisognerà mettere a sistema, integrandoli, i dati archeologici, anche quelli condotti sugli elevati murari degli ipogei, con quelli più specificatamente idraulici. Senza trascurare le fonti antiche, che da Marziale passando per Svetonio e Cassio Dione, non sono mai completamente esplicite".
    Tant'è, l'obiettivo di partenza di questo progetto tutto sotterraneo, spiega la direttrice del Parco Archeologico Alfonsina Russo, era capire meglio il funzionamento delle fogne antiche e dell'idraulica dell'Anfiteatro. Per ampliare le conoscenze storiche, certo, ma non solo. Perché c'è da risolvere un problema pratico che si trascina da tempo immemore, quello degli allagamenti dei sotterranei, sempre più frequenti e problematici adesso che il clima è cambiato e pure Roma è bersagliata da temporali che assomigliano alle bombe d'acqua dei monsoni. Un problema, come fa notare Barbara Nazzaro, responsabile tecnico del monumento, che da almeno due secoli impegna archeologi, ingegneri, esperti di idraulica. La speranza insomma, è che le scoperte arrivate da queste indagini possano aiutare a trovare la strada per risolvere l'assillo degli allagamenti, magari proprio partendo dal ripristino di una parte delle fogne antiche. Che poi era quello che avrebbero voluto fare, ma non ci riuscirono, i grandi ingegneri dell'Ottocento. Cominciata a gennaio 2022 e conclusa in agosto - come precisa Martina Almonte, responsabile unico del procedimento (Rup) - l'indagine ha interessato in questa fase soprattutto il collettore Sud dell'anfiteatro, che era ostruito e fuori uso più o meno dal 523 d.C., quando il Colosseo ha smesso di essere un anfiteatro per poi essere usato nei modi più diversi, trasformandosi in una sorta di condominio e poi in una fortezza, ospitando un ospedale e persino una filanda con i suoi operai.
    Mentre i marmi meravigliosi che lo ricoprivano andavano ad abbellire i grandi palazzi rinascimentali e barocchi e tanti degli enormi blocchi di travertino servivano a costruire altro, dal Palazzo della Cancelleria a Palazzo Farnese. Seppelliti sotto la terra che si accumulava mischiandosi alle macerie, gli antichi condotti vennero di fatto dimenticati. Ed è per questo che tutte le cose che soprattutto all'ultimo, intorno al VI secolo, erano finite in quella fogna sono rimaste intatte, 'congelate' per secoli in quel condotto dove l'acqua non scorreva più. Come il lucente sesterzio di Marco Aurelio, che l'archeologa Francesca Ceci, esperta di numismatica, ha studiato a lungo. Marco Aurelio regnò tra il 160 e il 180 d.C. Il sesterzio è stato emesso nel 170-171 per celebrare il decennale dell'imperatore filosofo che rinnovava i voti per chiedere agli dei altri dieci anni di regno felice. In pratica uno strumento di propaganda, volutamente coniato in oricalco perché doveva stupire con la sua lucentezza, tanto più che era normale per un imperatore ingraziarsi il popolo distribuendo soldi proprio durante i giochi. Ecco allora che si spiegherebbe come quel sesterzio del colore dell'oro è arrivato fino a noi: "Volando con la fantasia- ipotizza l'archeologa- possiamo immaginare le luccicanti monete lanciate sulla folla, e una di queste, la nostra, caduta nella sabbia dell'arena e poi spazzata via insieme al sangue di uomini e animali". Solo un'ipotesi, certo, ma suggestiva, quella del volo di una piccola moneta dalla folla alla fogna. Per raccontarci, più di 1500 anni dopo, il fascino e la follia di quei giochi e di quei giorni. (ANSA).

Banksy, il 'grande comunicatore' in mostra a Trieste

 

TRIESTE - Banksy, il grande comunicatore. Un aspetto forse ancora poco indagato del writer di Bristol ma che diventa filo conduttore di "The Great Communicator.

    Banksy-Unauthorized exhibition", la mostra inaugurata oggi al Salone degli Incanti di Trieste. I fari sono tutti puntati sulla grande capacità di comunicare dell'artista, peculiarità quanto mai attuale anche alla luce delle opere recentemente rivendicate in Ucraina.
    Il percorso artistico, a cura di Gianni Mercurio, apre domani al pubblico e sarà visitabile fino al 10 aprile 2023. Promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dal Comune di Trieste e organizzato da PromoTurismoFVG, in collaborazione con Madeinart, l'allestimento si compone di cinque sale con oltre una sessantina di opere originali che ripercorrono il notevole lavoro di Banksy: dalle sue radici e ispirazioni, fino ai giorni nostri. Si parte quindi dalle opere di artisti e movimenti a cui l'autore si è ispirato, tra cui Keith Haring, Andy Wharol e Blek le Rat, oltre ai poster del maggio francese dai quali Banksy ha ripreso il minimalismo, la comunicazione delle rivolte e l'uso dello stencil, ma anche le opere legate ai situazionisti e al concetto di comunicazione di massa.
    Si passa poi a una riproduzione dello studio di lavoro di Banksy e all'esposizione di opere che criticano la società britannica. Ne sono la prova un iconico Winston Churchill con cresta punk e un parlamento inglese composto da scimmie (Devolved Parliament).
    Il "grande comunicatore" affronta quindi temi come proteste e capitalismo - con, tra le altre, il celebre "lanciatore di fiori" - e guerra e violenza. Le racconta anche attraverso "Napalm": la bambina vietnamita in fuga dal bombardamento mano nella mano con due mascotte dell'entertainment nel mondo contemporaneo. Il perno di Banksy rimane l'occhio umano di denuncia.
    La mostra dedica infine anche un'area alle più celebri performance del writer come il "Walled Off Hotel" a Betlemme situato di fronte al muro che separa Israele e Palestina, e poi un negozio, ironicamente denominato Wallmart che fornisce i materiali necessari ai clienti che vogliono dipingere sul muro adiacente. Un percorso dunque interamente improntato sulla sua abilità di comunicare e di utilizzare in modo unico i canali di comunicazione del tempo per raccontare l'arte. (ANSA)

Turismo: vacanze di Natale in albergo costeranno +13%

 

- Il 2022 è stato un anno di incrementi significativi dei prezzi delle camere di albergo, sia per quanto riguarda la stagione estiva, con un +12% sul 2021, sia per la stagione invernale alle porte, con +17% sul 2021 e ben +38% sul 2019.

Il solo segmento temporale delle vacanze natalizie vede un aumento del 13% sul 2021 e del 26% sul 2019.

E' quanto emerso da un'indagine di cui si è parlato nel vertice annuale degli albergatori professionisti, organizzato dall'agenzia Albergatore Pro nei giorni scorsi a Riccione (Rimini), per confrontarsi sullo stato di salute della categoria.
    Il costo medio giornaliero di una camera in un hotel 4 stelle in montagna con trattamento mezza pensione passa, in base ai dati forniti, dai 386,3 euro dell'inverno 2021 ai 439,5 del 2022. La causa principale, oltre all'aumento del costo della materia energetica e la reazione alla fase di inflazione, si individua nella propensione degli italiani a spendere i propri risparmi in viaggi. Segnali incoraggianti per il mercato della ricettività, che si scontrano però con la carenza di lavoratori nelle strutture: l'83% degli alberghi italiani ha difficoltà a reperire personale, soprattutto se qualificato.
    "L'indagine, effettuata dall'osservatorio interno all'agenzia, ha monitorato attraverso software gestionali installati nelle strutture le tariffe di circa 400 hotel situati in zone montane - spiega Gian Marco Montanari, amministratore delegato di Albergatore Pro - aggregandone i dati in forma anonima. Emerge che il turismo ha retto all'inflazione e gli italiani hanno scelto di continuare a spendere nei viaggi nonostante il caro spese. A nostro avviso, fino a pochi anni fa, l'utente italiano si chiedeva cosa riuscisse a fare dopo aver risparmiato, mentre oggi si chiede cosa può mettere da parte una volta sostenute tutte le spese, comprese quelle per i viaggi. A tal proposito, si è passati da un risparmio medio del 10-13% sul reddito nei primi 20 anni del millennio, al 1,5% del 2022".
    (ANSA).

Annibale Carracci e la Cappella Herrera, a Roma gli affreschi

 ROMA - L'emozione di ricreare la visione d'insieme di una maestosa opera pittorica visibile solo nel XVII e XVIII secolo e poi quasi dimenticata, entrando 'fisicamente' nel luogo che l'accolse e che venne irrimediabilmente distrutto nel 1830. Ma anche l'occasione di poter comprendere come funzionava il lavoro collettivo nella bottega di uno degli artisti più importanti del '600.



Apre il 17 novembre a Palazzo Barberini la mostra "Annibale Carracci. Gli affreschi della cappella Herrera", che per la prima volta riunisce il ciclo di affreschi ideato dal celebre pittore per la decorazione della cappella di famiglia del banchiere spagnolo Juan Enriquez de Herrera nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a piazza Navona.
    Dopo le tappe al Museo del Prado a Madrid e al Museu Nacional d'Art de Catalunya a Barcellona, la mostra (allestita fino al 5 febbraio) arriva ora a Roma, dove negli imponenti spazi di Palazzo Barberini è stata fatta la scelta particolarmente suggestiva di ricostruire una 'finta' cappella nelle uguali proporzioni della Herrera: nel rispetto della sequenza originaria del ciclo, il visitatore può oggi vedere finalmente insieme i 16 affreschi (in origine erano 19, ma 3 sono andati perduti) con la pala d'altare di Annibale Carracci, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli.
    Completano il percorso, a cura di Andrés Úbeda de los Cobos, vicedirettore del Museo del Prado, una selezione di disegni e un interessante video che approfondisce le vicende legate alla Cappella Herrera e al ciclo di affreschi.
    Gli affreschi, nonostante l'eccezionale valore, sono rimasti pressoché sconosciuti per via del destino rocambolesco a cui sono andati incontro. Quando nel XIX secolo la Cappella fu smantellata, gli affreschi infatti vennero staccati e poi portati con la pala d'altare nella chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli: ma mentre la pala rimase lì, gli affreschi, trasferiti su tela, vennero spediti in Spagna nel 1850, tra Barcellona e Madrid. Da lì iniziò un oblio lungo quasi 200 anni. (ANSA).