Nove giorni di arte gratis. Da oggi fino al 22 aprile con Settimana della cultura

Il teatro Regio di Torino aderisce alla Settimana della Cultura 
Nove giorni di arte gratis. Torna dal 14 al 22 aprile in tutta Italia la Settimana della Cultura, manifestazione promossa dal Ministero per i beni culturali  che quest'anno giunge alla sua 14/esima edizione.  Per la prima volta il Colosseo, e la sua area archeologica, da sempre il monumento più gettonato, non aderiscono all'iniziativa e rimarranno a pagamento ( 12 euro il biglietto di ingresso integrato valido per due giorni).


Una maratona di aperture gratuite di tutto il patrimonio statale , tra musei, monumenti aree archeologiche , gallerie , palazzi storici, ma anche ville archivi e biblioteche su tutto il territorio nazionale. A questo si aggiungono quasi 3500 eventi , concentrati in questa settimana tra concerti, laboratori didattici e permomance artistiche.
Largo quindi alle altre occasioni, tantissime, in tutta Italia, che coinvolgono i circa 450 tra monumenti e siti gestiti dallo Stato. A Roma, per esempio, si potra' liberamente accedere allo straordinario complesso della Crypta Balbi, il nuovo allestimento di statuaria antica a  Palazzo Massimo, fino alla celebre sala da pranzo dell'imperatrice Livia.
Eccezionalmente  sempre nella Capitale porte aperte anche nei depositi del Museo Nazionale di Palazzo Venezia, allestiti nel 1900, dove vi sono custoditi piu' di cinquemila oggetti tra argenti, avori, vetri e porcellane. Salendo piu' su di  Roma, spicca a Torino il Teatro Regio. Un pezzo di storia a Ferrara si puo' scoprire nel Quadrivio rossettiano , a due passi dal palzzo dei Diamanti . A Firenze , Palazzo Vecchia offre visite guidate per scoprire la storia di Firenze e delle sue famiglie.

Le attese del ministero sono positive, "nonostante la recessione la domanda di cultura cresce", fa notare il direttore per la valorizzazione Mario Resca. Un focus particolare sarà dedicato a giovani e formazione: con 'Benvenuti al museo', iniziativa che per il secondo anno coinvolgerà 1650 studenti tra i 16 e i 19 anni, insieme con 150 docenti da più 65 istituti di tutta Italia. Per nove giorni, in 50 musei, i ragazzi si occuperanno dell'accoglienza e dell'orientamento dei visitatori. Il programma completo dell'iniziativa è sul sito del ministero (www.beniculturali.it) e sull'applicazione per smartphone "iMiBAC top40.
ansa
14 Aprile 2012 ore 06:06

Francoforte, al via stagione erbe aromatiche

Pezzi di artigianato locale completano il Festival della Salsa Verde a maggio (Foto: Frankfurt Tourist+Congress Board)
Un primo assaggio di erbe aromatiche a Francoforte lo si ha avuto già nel giorno del Giovedì santo, anche noto in Germania come il 'Giovedì verde', con la tipica salsina locale realizzata con sette erbe aromatiche. Tuttavia è agli inizi di maggio che la città gioiello sul Meno dà appuntamento ai 'cultori' di odori e aromi da cucina con un festival molto particolare.

Con la primavera a Francoforte comincia anche la stagione delle 'erbe' e tra le specialità tipiche della città c'è la famosa "salsa verde". Tante sono le sue varianti – mescolate con maionese, panna acida o mostarda – e altrettanti i modi di accompagnare pietanze diverse, in particolare uova sode e patate lesse, ma le erbe 'obbligatorie' sono sette: borragine, cerfoglio, crescione, prezzemolo, pimpinella, acetosa ed erba cipollina. Nei mercatini non è difficile trovare pacchetti già pronti per replicare una versione personale della salsa anche a casa propria.

Specialità preferita di Goethe, alla salsa verde Francoforte dedica un Festival con tanto di concorso che si tiene quest'anno dal 5 al 12 maggio. L'appuntamento darà anche vita a una competizione di cuochi del posto: ogni giorno uno chef diverso preparerà la salsa con la sua ricetta segreta e la servirà al pubblico; poi una speciale giuria a fine manifestazione decreterà la variante migliore.

Per capire quanto gli abitanti di Francoforte tengano a questo mix di erbe aromatiche basta recarsi nel quartiere di Oberrad, dove la salsa verde ha il suo monumento ufficiale: sette serre illuminate ognuna con una tonalità di verde, per ogni erba utilizzata. L'occasione è ghiotta, anche per assaggiare gli altri piatti tipici di Francoforte, accompagnati come da tradizione da un bicchiere di sidro, spesso prodotto dalle stesse taverne. Dedicata al vino di mele è il Festival di agosto, dal 10 al 19.

ansa

10 Aprile 2012 ore 11:51

Budapest, la magia del Danubio in tre giorni. Tra passeggiate romantiche, relax in antichi bagni termali, la scoperta di gioielli d'arte e architettura

Il Ponte delle Catene sul Danubio, sulla sponda di Pest il Gresham Palace e in secondo piano Basilica di Santo Stefano   
(di Stefania Passarella - ansa)

Scegliere Budapest come meta per staccare la spina un fine settimana è un'idea da considerare soprattutto in primavera, tra passeggiate romantiche lungo il Danubio, un pomeriggio di relax alle terme, la scoperta di gioielli dell'architettura e un assaggio della gustosa cucina locale. Se si è alla prima visita nella capitale ungherese bisogna anche mettere in conto lunghe camminate per riuscire a ottimizzare il tempo a disposizione e a conoscere i tratti salienti della città.

Sorprende la quantità di attrazioni, siti, esperienze da provare a Budapest. Un weekend, tre giorni, è il minimo per conoscerne alcuni dei luoghi simbolo di Pest, sulla sponda orientale, e Buda e Obuda, su quella occidentale, e riuscire anche concedersi qualche pausa, non solo in un Caffè storico ma anche in un'antica piscina termale. Per fortuna la buona organizzazione dei mezzi di trasporto pubblici viene incontro anche ai visitatori e con un biglietto ad hoc valido 72 ore ci si sposta agevolmente da una sponda all'altra della città in metro, bus e tram in modo da alternare tratti a piedi e non. Spesso poi i collegamenti aerei dall'Italia, non ultimi quelli da poco inaugurati da alcune compagnie low cost, consentono di arrivare in città il giovedì in tarda serata e di ripartire la domenica sera, l'ideale per sfruttare al meglio il tempo a disposizione.

VENERDI' - Il primo giorno di visita, venerdì, potrebbe essere dedicato ai 'must' di un primo viaggio nella capitale ungherese. A cominciare dalla Basilica di Santo Stefano, Szent István Bazilika, raggiungibile a piedi dalla fermata metro di Deák tér e aperta tutti i giorni dalle 9 alle 17. In stile neorinascimentale, la chiesa è dedicata al re fondatore dello Stato, Santo Stefano, e colpisce per il suo aspetto imponente. Si entra con un'offerta libera al custode e si resta rapiti dai fregi degli interni: pitture, statue, mosaici, marmi. In una cappella interna è conservata la reliquia più importante d'Ungheria: la mano mummificata di Santo Stefano, che a dire la verità si riesce ad osservare meglio nelle foto che ne documentano la scoperta che dal vivo nella teca di vetro posta abbastanza in alto e illuminata solo a pagamento. Dalla piazza della Basilica una passeggiata tra palazzi Art Nouveau è l'ideale per arrivare a Szechenyi Istvan tér, piazza in cui osservare il Gresham Palace, che oggi ospita l'hotel Four Season, e cominciare a percorrere il Ponte delle Catene, Széchenyi Lánchíd, il più antico e noto della città. Costruito per iniziativa del conte ungherese István Széchenyi, il ponte unì per la prima volta in modo stabile Buda e Pest e fu inaugurato nel 1849. Fatto saltare in aria dai tedeschi nel '45, l'opera fu ricostruita nel '49. Il panorama di cui si gode da metà ponte è ideale per scattare foto alle due sponde del Danubio, vento permettendo.

Una volta attraversato il fiume si può dedicare l'intera mattinata alla scoperta della collina del Castello. Si può salire in cima con la funivia, ma se non si vuole perdere tempo in fila per il biglietto (non è compreso nel mini abbonamento di tre giorni ai mezzi pubblici) si può prendere il bus 16 oppure sulla destra rispetto al ponte si prende una scalinata e si fa un po' di moto in salita. Si arriva ai piedi della Chiesa di Mattia, Mátyás templom, gioiello gotico, e del suggestivo Bastione dei Pescatori, Halászbástya, dal quale si apre uno dei panorami migliori su Pest. Peccato che gli interni della chiesa siano al momento per la maggior parte coperti da impalcature e impolverati per i lavori in corso, ma quel che si può comunque osservare colpisce per la policromia e la varietà di forme e decorazioni, tra finestre vetrate e scale a chiocciola. Dedicata alla Madonna, la chiesa fu costruita tra il 1255 e il 1269 ma nel 1541 venne trasformata in una moschea dai turchi, per poi passare ai gesuiti. Dall'altra parte della cittadella si arriva a piedi al Palazzo presidenziale e al Castello di Buda, Budai Vár, patrimonio Unesco, che oggi ospita il Museo storico della città e la Galleria nazionale. Nella piazzetta antistante ci si può rilassare qualche momento e si può approfittare del WiFi gratis. È anche il momento giusto per pranzare in uno dei tanti ristorantini che si trovano nella cittadella, alcuni molto giovani ed eleganti come il '21', che propone specialità ungheresi, a base di paprika e non solo, innaffiate da buona Dreher alla spina, prodotta in Ungheria.

Si può poi trascorrere il pomeriggio in treno sulle colline di Buda sulla famosa "Ferrovia dei bambini", gestita proprio da bambini con la supervisione di adulti. Un'esperienza consigliata soprattutto se si è stanchi di camminare. Altrimenti si può tornare verso Pest, col tram 4 o 6 che attraversano il Danubio sul ponte Margherita, Margit hid, e fermarsi proprio di fronte alla stazione ferroviaria Nyugati, un pezzo di design in vetro e acciaio concepito dal gruppo Eiffel. Di qui a piedi fra decine di negozi e il via vai di residenti si raggiunge Oktogon Ter, da cui si gira a sinistra su Andrassy Avenue, considerata la Champs-Élysées di Budapest. Una tappa interessante può essere quella del museo House of Terror prima di procedere, magari sfruttando la metro per un paio di fermate, verso la monumentale Piazza degli Eroi, Hősök tere. Fra le piazze più importanti di Budapest, è situata fra il Museo di belle arti e il Palazzo dell'Arte. Fa da ingresso al parco municipale Városliget, una bella scoperta in un pomeriggio di sole. In zona, se si vuole, si può restare anche per cena. 'Paprika' è l'equivalente di una nostra trattoria dove assaggiare la cucina ungherese, gulash in primis, ma il locale è piccolo e conviene sempre prenotare.

SABATO – Dopo una prima giornata così densa è arrivato il momento di un po' di svago e relax. Di sabato mattina può essere un'idea interessante immergersi al mercato coperto, Központi Vásárcsarnok o Nagyvásárcsarnok, a Fővám Tér (è aperto tutti i giorni dalle 6 alle 17 o 18, il sabato solo la mattina fino alle 14 e la domenica chiuso) insieme a tutti i residenti che fanno compere per la settimana. È anche il posto più indicato per fare un po' di shopping e comprare souvenir, dai sacchetti di paprika alle stoffe ricamate, dal salame ungherese agli oggetti di artigianato. Il posto colpisce anche per il suo ordine e la sua pulizia, oltre che per la struttura. Si può anche pranzare un po' in anticipo, magari con un langos, una specie di focaccia/pizza locale. Dopo il mercato altra idea per una gita appena fuori Budapest è quella di recarsi al Memento Park del comunismo, o Parco delle Statue: un enorme spazio in cui gli ungheresi hanno conservato tutte le statue delle grandi figure del comunismo e di anonimi soldati liberatori dell'ex Unione Sovietica. Monumenti che con la caduta del comunismo furono 'eliminati' fisicamente dalle città. Dalla zona del mercato ci si arriva coi mezzi pubblici (senza dover spendere i 15 euro circa richiesti dalla navetta del parco): il tram 47 o 49 per attraversare il ponte Szabadsag e poi proprio di fronte al centro commerciale Allee parte ogni venti minuti il bus 150.

Per il sabato pomeriggio opzione rilassante – nonché tra i 'must' di ogni permanenza budapestina – è l'esperienza in uno dei bagni termali della città. Del resto la zona era nota per le sue sorgenti naturali già ai Romani. Anche oggi la scelta è parecchio vasta. Le Terme Gellért, in sfarzoso stile Liberty sono fra le più belle ed eleganti, o le Terme Szechenyi, in stile neo-barocco con quindici piscine termali, oppure ancora i Bagni turchi Rudas, che tra l'altro il sabato aprono anche di sera, dalle 22 alle 4 e consentono l'ingresso congiunto a uomini e donne. In questi bagni, realizzati nella seconda metà del Cinquecento durante il dominio ottomano, si resta colpiti dall'ambiente in penombra dominato sia dall'odore delle sorgenti sulfuree, sia dall'ampia vasca ottagonale ricoperta da una cupola semisferica traforata da piccole finestre con vetri colorati. È bene non recarsi a caso in una delle terme perché ogni bagno ha i suoi orari per gli ingressi: separati, uomini e donne, o insieme. Su questo sito è possibile consultare servizi e aperture di ogni struttura: www.budapestgyogyfurdoi.hu. Dopo un po' di meritato relax di sera si può passeggiare nella zona di Raday Utca, piena di ristorantini e pub. Cucina locale rivisitata, con musica dal vivo, al Voros Postakocsi, mentre una birra notturna si può bere nell'eclettico pub Puder.

DOMENICA – Di domenica mattina si può approfittare dei siti aperti al pubblico. La prima tappa può essere la Grande Sinagoga, vicino alla fermata metro Astoria. Aperta dalle 10, con un biglietto di ingresso si accede all'edificio principale di culto (i visitatori di sesso maschile sono invitati a coprire il capo con un berretto, se lo hanno, oppure con una kippah di tela distribuita all'ingresso e da restituire una volta usciti). All'interno – dopo i controlli di sicurezza – ci sono continuamente visite guidate brevi in ogni lingua, anche in italiano, cui si viene indirizzati direttamente alla biglietteria. Maggiore d'Europa, la sinagoga ha tremila posti a sedere ma oggi è aperta per le celebrazioni religiose solo in occasione di grandi festività. In stile moresco-bizantino, la muratura esterna è nei colori dello stemma di Budapest: giallo, rosso, blu. La struttura comprende anche un cimitero ebraico e memoriali dell'olocausto: l'albero della vita, un salice piangente di metallo con i nomi delle famiglie sterminate dai nazisti incisi sulle foglie, e diversi 'mausolei' in cui sono ricordati anche le tante persone che hanno contribuito a salvare ebrei dalle deportazioni. Su una lapide commemorativa si leggono anche i nomi degli italiani Giorgio Perlasca e Angelo Rotta. Col biglietto si visita l'annesso Museo ebraico, che con un concentrato di oggetti e reperti ricorda la vita quotidiana degli ebrei ungheresi e le persecuzioni durante la Seconda guerra mondiale. Sorge sul luogo dove nacque Theodor Herzl. Terminata la visita si possono percorrere le vie intorno alla sinagoga: Kiraly utca, Csanyi utca, piazza Klauzal, Karoly korut, Dohany utca formano il quartiere ebraico e l'antico ghetto. Di domenica queste strade sono abbastanza deserte e poco frequentate, i ristoranti chiusi, ma si ha comunque la possibilità di osservare una Budapest molto diversa da quella visitata finora: piccoli cortili, vecchie e piccole sinagoghe dismesse, edifici più consumati dal tempo.

Mappa alla mano e a piedi si arriva facilmente a un altro monumento: l'Opera, fondata dal compositore dell'inno nazionale Ferenc Erkel, di cui si può visitare l'ingresso sontuoso. Per le visite guidate bisogna invece aspettare le 15 o le 16. Di qui si può anche prendere la metro gialla fino alla fermata Vörösmarty tér per sbucare nella piazza omonima. Tra l'altro proprio questo tratto di metropolitana, oggi M1, rappresenta il primo nucleo di quella che è la metro più antica dell'Europa continentale. La tratta tra Vörösmarty tér e Széchenyi fürdő è stata aperta nel 1896 in concomitanza delle celebrazioni per il millennio dello stato ungherese. I 'trenini' e le stazioni sono un gioiello sotterraneo da ammirare ogni volta. A piazza Vörösmarty ci si può fermare a prendere un caffè da Gerbeaud, tra le soste preferite anche dell'imperatrice Sissi, nonché regina d'Ungheria. In primavera la piazza è arricchita da un mercatino di artigianato locale e di stand dove mangiare un piatto di salsiccia e patate oppure una specie di 'piadina' ungherese ripiena di prosciutto, formaggio e cipolla. E poi una passeggiata nella rinomata Váci utca, non tanto per lo shopping nei negozi che sono catene franchising da trovare anche sotto casa propria, ma per la bellezza della via e dei suoi palazzi.

Un perfetto dopo pranzo, e un 'arrivederci' ideale alla Parigi dell'Est può essere quello di una mini-crociera sul Danubio. Le compagnie che organizzano questi tour in primavera ed estate sono diverse. Legenda ad esempio propone gite in battello anche di due ore, con audioguida a bordo per ammirare le bellezze della sponda est e di quella ovest, e con sosta di un'ora sull'Isola Margherita, perla 'verde' di Budapest.

Il Festival del camminare in Toscana propone itinerari a piedi, guidati, per scoprire la natura protetta dei parchi. Ecco alcuni appuntamenti

Capo Sant'Andrea, nell'Isola d'ElbaIn primavera si va al parco! Camminare fa bene, a mente e corpo. La meta giusta? La sempre bella Toscana, che quest’anno, per la quarta edizione del Festival del camminare, propone itinerari nell’Isola d’Elba.
In programma, dal 6 aprile a fine maggio, ci sono splendide passeggiate, anche notturne, percorsi nell’archeologia mineraria, caprili e vie del granito, laboratori per bambini, scuola di erboristeria e molto altro.

Per l’occasione il Parco ha preparato pubblicazioni inedite: una piccola guida dei sentieri più caratteristici, stampata in tre lingue straniere; un opuscolo sull’affascinante storia della Tonnara dell’Enfola; una breve guida per le ippovie e i sentieri ciclabili.

Le escursioni durano poche ore o l’intera giornata, sono accompagnate da una guida ambientale e sono gratuite. Tra gli appuntamenti, c’è quello del 9 aprile, con la “via dei rosmarini”: si parte dal margine orientale della spiaggia di Marina di Campo e si prosegue lungo la costa fino alla deliziosa Cala dell’Ischia. Alle 12 si arriva alla spiaggia di Fonza e poi si rientra in barca, a cura dell’organizzazione. È un percorso facile.

Panorama dell'Isola d'Elba.Dal 14 al 21 aprile si può partecipare al viaggio a piedi itinerante di una settimana, lungo i più bei sentieri dell’Elba. Il percorso, disegnato per incontrare gli scenari più spettacolari dell’Isola, alterna tratti costieri e interni e raggiunge le principali vette toccando luoghi di grande interesse naturalistico e storico. Ogni tappa termina in un paese diverso, per incontrare la storia e la vita dei borghi.

Interessante l’escursione “Le miniere dell’Innamorata”, che si fa con un fotografo professionista, il 20 aprile. Si parte dalla spiaggia dell’Innamorata alle 8,00 e si segue il sentiero della vecchia ferrovia della miniera, fino ad arrivare agli antichi cantieri, tra i profumi della macchia mediterranea e i colori vivaci del ferro. Occorre portare il pranzo al sacco. Ai partecipanti verrà offerta la Guida fotografica Elba e Capraia, gadget Nikon e attestato di partecipazione Nikon School. L'escursione è gratuita, ma bisogna prenotare per tempo.

Per le informazioni: http://www.tuscanywalkingfestival.it

Rosanna Precchia - famigliacriana.it

pubblicato il 9 Aprile 2012 ore 12:04

Pasqua: le mostre da non perdere

(di Nicoletta Castagni)

Da Roma a Genova a Firenze, tutte aperte per Pasqua le mostre di maggior richiamo della nuova stagione espositiva e anzi proprio in questo week end ne aprono di nuove: a Urbino un'importante esposizione incentrata sull'enigmatico dipinto della Città Ideale e le meraviglie della civiltà '400 nel Montefeltro; a Viareggio, nelle opere di una collezione privata, il primo '900 toscano.

URBINO - Uno degli enigmi più affascinati dell'arte rinascimentale, La Città Ideale, meravigliosa tavola quattrocentesca di autore ignoto, è al centro di una grande mostra allestita da domani a Palazzo Ducale. Esposti capolavori di Raffaello, Fra Carnevale, Perugino, Luca Signorelli e di molti altri maestri del XV secolo, disegni, sculture, preziose tarsie, codici miniati per raccontare gli splendori della civiltà del Montefeltro fiorita nella seconda metà del '400 ad opera di Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, il piu' dotto ed illuminato fra i signori del suo tempo. Intitolata 'La Citta' Ideale. L'utopia del Rinascimento a Urbino tra Piero della Francesca e Raffaellò, si propone di dimostrare come il capolavoro conservato nella Galleria Nazionale delle Marche rappresenti, insieme con i dipinti gemelli (col medesimo soggetto) di Berlino e Baltimora, il compendio di quella straordinaria cultura.

VIAREGGIO - Dal 7 aprile il Centro Matteucci per l'Arte Moderna ospita la mostra dal titolo 'In Toscana all'alba del XX secolo. Una collezione privatà, una preziosa selezione di circa 40 dipinti toscani tra XIX XX secolo, provenienti da una nota raccolta costituitasi nel secondo dopoguerra. La rassegna illustra le tappe fondamentali dell'evoluzione pittorica tra '800 e '900: dalla dirompente lezione fattoriana, magnificamente riassunta nella Strada bianca, al divisionismo di Nomellini e all'ardita sperimentazione di Ghiglia, fino all'Avanguardia futurista di Rosai e al 'richiamo all'ordiné di Soffici, per giungere, infine, all'espressionismo di Viani e alla moderna ed eclettica classicità di Ram. A metà strada tra l'eredità della 'macchia' e la progressiva evoluzione in soluzioni sperimentali delle avanguardie, destinate a divenire emblematiche.

ROMA - Inaugura il nuovo spazio espositivo dell'Ara Pacis e il riallestimento museale dei reperti archeologici con la grande mostra dal titolo 'Avanguardie russe: Malevic, Kandinskij, Chagall, Rodcenko, Tatlin e gli altri'. L'importante esposizione ripercorre le principali correnti dell'arte russa di inizio '900: il cubofuturismo con la sua singolare sintesi delle tendenze europee dell'epoca, l'originale astrattismo, il costruttivismo con le sue composizioni architettoniche e il suprematismo con la sua purezza geometrica. Il monumento, come tutti i musei civici, rispetterà l'apertura straordinaria per Pasqua e Pasquetta e quindi si potrà visitare la mostra. Nella capitale, aperte anche le mostre di Palazzo delle Esposizioni, dove sono allestite le Avanguardie americane dalle collezioni Guggenheim e la rassegna delle immagini fotografiche di Arturo Ghergo, stelle del cinema e protagonisti dell'alta società tra gli anni '30 e '50 ritratte in tutto il loro glamour. Si potranno ammirare anche i capolavori di Tintoretto alle Scuderie del Quirinale e riscoprire il genio di Dalì al Complesso del Vittoriano.

FIRENZE - Porte aperte agli Uffizi, dove oltre ai capolavori dell'arte antica si potrà visitare la rassegna 'La Galleria degli arazzi. Epifanie di tessuti preziosi' dedicata ai manufatti che forse meglio di ogni altra tipologia rappresentano la magnificenza delle corti europee del Rinascimento maturo. Tra le collezioni della Galleria, quella degli arazzi che per decenni sono stati esposti nei corridoi, nel Corridoio Vasariano, in alcune sale, nei vestiboli e in Tribuna, che fu rimossa nel 1987 e oggi è quindi pressoché sconosciuta. Degli arazzi di produzione fiorentina esposti in mostra, si possono ammirare l'Ecce Homo su disegno del Salviati, tessuto per Cosimo I e la sua corte, due panni dei 36 dalla Serie delle Cacce progettata da Giorgio Vasari, su richiesta dello stesso Cosimo, per l'arredamento di venti stanze della Villa di Poggio a Caiano, due di soggetto mitologico con scene dalla storia di Fetonte; tre dalla serie della Passione di Cristo, progettata, su disegno di Alessandro Allori, per Ferdinando I nel 1587 dopo i suoi anni romani di carriera cardinalizia.

GENOVA - Una sequenza mozzafiato di capolavori quella che aspetta i visitatori di Palazzo Ducale, dove è allestita la grande mostra 'Van Gogh e il viaggio di Gauguin', la più vista della stagione. Il tema è appunto il viaggio, inteso come esplorazione geografica, negli spazi e nelle culture, ma anche, e quasi soprattutto, dentro di sé. Il percorso espositivo prende le mosse dal capolavoro 'Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?' che Gauguin volle come suo testamento nel 1897, prima di un tentato suicidio. L'opera è un prestito eccezionale del Museo di Boston, mai visto in Italia. Di Vincent Van Gogh invece ci sono una quarantina di opere (tra cui 10 disegni) come il Seminatore, Autoritratto con cavalletto, Campo di grano sotto il cielo nuvoloso. Non manca il '900 con capolavori di Rothko, Hopper, Kandinsky e molti altri.

ansa

8 Aprile 2012 ore 05:46

Speciale Pasqua: viaggio nelle tradizioni, nei riti e nelle sagre. Gli eventi in Italia

PASQUA IN ITALIA


(di Ida Bini)

L’8 e il 9 aprile in tutto il mondo cristiano si celebra la Pasqua, festa religiosa che ricorda la crocefissione e la resurrezione di Gesù Cristo. I festeggiamenti cominciano in realtà la domenica precedente, che quest’anno cade il primo aprile e che ricorda l’entrata trionfante di Gesù a Gerusalemme, accolto con lo sventolio delle foglie di palma da parte della gente - da qui il nome di domenica delle Palme.

Proseguono poi il venerdì che, secondo la tradizione cristiana e le sacre Scritture, è il giorno della crocefissione di Gesù, tra commemorazioni luttuose e processioni di espiazione – la via crucis - e la domenica con la resurrezione e l’esultanza dei fedeli. Terminano, infine, il lunedì dell’Angelo, giorno che ricorda l’incontro del messaggero con le donne giunte al sepolcro dove scoprono la resurrezione di Gesù.

In realtà il lunedì o Pasquetta è una ricorrenza aggiunta nel dopoguerra per allungare la festa pasquale che, tradizionalmente, si passa in compagnia della famiglia o degli amici fuori città. In questo periodo, infatti, fioccano le offerte e le occasioni per trascorrere il weekend di Pasqua nelle località di mare e montagna, in campagna, al lago o nelle città d’arte e, per chi può spendere un po’ di più, fuori Italia per un piccola vacanza anticipata.

Chi, invece, vuole scoprire le tradizioni pasquali in Italia ha solo l’imbarazzo della scelta: oltre tremila sono le rappresentazioni in costume della morte e della rinascita di Cristo, sparse per tutta la penisola, da Nord a Sud. Ogni regione, ogni città, ogni borgo, persino ogni quartiere d’Italia celebra la Pasqua seguendo le proprie tradizioni popolari con riti esclusivi, accomunati dalla rappresentazione della morte e della resurrezione di Cristo, dalle scene di dolore collettivo e dal loro superamento catartico.

Citarli tutti è davvero impensabile ma è possibile scoprire almeno i riti più suggestivi, quelli che meritano di essere conosciuti per la partecipazione popolare, la spettacolarità dei costumi, l’originalità e la teatralità della festa. Nel Sud del Paese, in Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia e Campania, è davvero un’esperienza indimenticabile ammirare le processioni di uomini incappucciati con croci insanguinate, immagini sacre di cartapesta, stendardi e ritratti dei Santi protettori, che camminano lungo le strade e nelle piazze dei centri urbani incatenati e scalzi mentre la gente, stretta ai lati, urla e piange. Qui le celebrazioni, che risalgono a epoche antiche e hanno assimilato riti e tradizioni popolari, sono vere e proprie rievocazioni storiche della passione di Gesù, dove il copione prevede l’eterna lotta del bene che sconfigge il male, della vita che vince sulla morte. Con la partecipazione commossa della gente si mettono in scena l’ultima cena, il trasferimento simbolico all’orto dei Getsemani, il tradimento di Giuda con la cattura di Gesù, il processo, il calvario, la deposizione, la sepoltura e la resurrezione. La processione pasquale di Trapani (I Misteri) è senz’altro la più conosciuta: i fedeli, incappucciati e con lunghe tuniche sfilano a piedi nudi seguendo un cerimoniale rigoroso che risale al 1765 e alle confraternite - corporazioni di arti e mestieri - d’origine spagnola. Ognuna porta in processione fino alla cattedrale la propria statua in rappresentanza di un mestiere (mistere) assieme all’urna del Cristo morto e dell’Addolorata per la benedizione. E se nei cortei pasquali di Palermo compaiono le maschere della morte e dei demoni, in quelle di Caltanissetta spuntano gigantesche statue di cartapesta che rappresentano gli apostoli mentre a Enna insieme alle croci sfilano i 24 simboli del martirio di Cristo tra cui la croce, la borsa con i trenta denari, la corona, il gallo, i chiodi e gli arnesi per la flagellazione. Altrettanto affascinante è la Pasqua di Sassari, in Sardegna, dove la statua della Vergine, la Madonna dei Sette Dolori addobbata con oro e gioielli, viene portata in processione da tutte le confraternite alla ricerca del figlio morto e si conclude la domenica di Pasqua in piazza Colonna Mariana con il loro suggestivo incontro. Ad Alghero la tradizione ha forti radici spagnole e coinvolge tutta la popolazione: i fedeli pregano davanti a una statua lignea del Cristo e le donne vestite a lutto vi si affollano per chiedergli la grazia. Il venerdì santo si assiste al rito della schiodatura del Cristo dalla croce e alla sua deposizione nella culla, momento in cui parte dalla chiesa della Misericordia la processione al lume di candele ricoperte da cartoncini rossi. I fedeli avanzano con un antico passo di danza che mima l’atto del cullare, mentre le confraternite sfilano indossando cappucci a punta. La domenica di Pasqua il Cristo risorto incontra la Madonna e la gente festeggia con fuochi d’artificio e voli di colombe. Una grande partecipazione popolare caratterizza anche la Settimana Santa di Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria, quando la domenica di Pasqua si celebra la Confrontata che rappresenta l’incontro del Cristo risorto e della Madonna svelata.

In Puglia i fedeli incappucciati (i perduni) di Taranto sfilano scalzi per la città a chiedere perdono, mentre in provincia di Bari, a Ruvo, durante il corteo si assiste allo scoppio della Quarantana, un fantoccio che ha le sembianze di una vecchia signora vestita di nero, la cui esplosione segna la vittoria della vita sulla morte. Stessa fine la fa la quaremma a Galatina, dove il fantoccio di una vecchia sfila per le strade della cittadina in provincia di Lecce. Curiosa, infine, è la Pasqua a Maglie, non lontano da Galatina, dove i fedeli cantano e indossano smoking e guanti bianchi.

La Settimana Santa di Procida è dal XVI secolo una delle più suggestive della Campania: il giovedì santo, al tramonto, si svolge la processione dei dodici apostoli, incappucciati e con una croce e una corona di spine in spalla, organizzata dall’antica confraternita dei Bianchi. Procedono per le strade dell’isola passando per le tredici chiese fino al luogo dove si svolge l’ultima cena e dove si consuma un pasto a base di legumi, pesce arrostito, agnello, pane azzimo e vino. Infine il venerdì santo alle prime luci dell’alba inizia la processione dei misteri, statue portate a braccia rappresentanti scene della vita e della morte di Gesù, organizzata dalla confraternita dei Turchini fondata nel 1629 dai Padri Gesuiti.

Meritano una citazione anche la Pasqua di Sulmona in Abruzzo con la celebrazione della Madonna che scappa e che si svolge nella scenografica piazza Garibaldi e quella di Firenze con il carro che brucia. La statua, accolta da una folla esultante, viene portata fuori dalla chiesa seicentesca di san Filippo Neri e condotta prima lentamente e poi sempre più rapidamente verso il centro della cittadina dove incontrerà Gesù. Durante la corsa la Madonna perde il manto nero che la avvolge e che libera il prezioso vestito mentre tra le sue mani le spunta una rosa rossa, simbolo di prosperità. A Firenze, invece, la domenica di Pasqua si fa scoppiare il carro, che, trainato da buoi inghirlandati e scortato dagli sbandieratori, procede per le vie della città fino al Duomo, tra musica e grida. Il rito rappresenta la benedizione del fuoco e racconta una storia che risale alla prima crociata.

ansa

8 Aprile 2012 ore 05:39