Turismo o carbone, dilemma del Sulcis ‎


Il Sulcis Iglesiente, tutto carbone e metalli fusi, non c'è più. Quella storia del Novecento italiano, fatta di una totalizzante monocultura estrattivo-metallurgica, è archiviata. Comunque vada a finire la vicenda della Carbosulcis. E anche se si trovasse un compratore per lo stabilimento di Alcoa. Ora, con urgenza drammatica, inizia a prospettarsi il problema dello sviluppo strategico di uno dei territori con l'economia più sfibrata e con la struttura sociale più logorata del nostro Paese. E, qui, si confrontano due opzioni differenti: quella di una ipotesi neo-manifatturiera ben temperata, perché inserita in un portafoglio di attività distinte e complementari (per esempio il turismo), e quella radical-terziaria, che ritiene ormai obsoleta l'industria pesante e punta solo sul turismo, la vera miniera inesplorata nel cuore del Mediterraneo. «Il Sulcis Iglesiente – asserisce Salvatore Cherchi, presidente della Provincia e per dieci anni sindaco di Carbonia – ha competenze manifatturiere significative. Perché rinunciarvi? L'importante è impostare una diversificazione produttiva in grado di valorizzare prima di tutto settori vicini all'industria, come le energie alternative. E, poi, fra le altre cose, guardare al turismo, che è fondamentale». Cherchi è un ingegnere minerario, ex del Pci, che in parlamento è stato relatore per il governo Prodi della finanziaria per l'ingresso nell'euro. Dunque, nella sua visione, prova a contemperare tradizione e modernità. Gli operai (in carne e ossa) e gli specialisti della green economy (per ora auspicati). Più, naturalmente, i servizi. Quanti invece vorrebbero tirare una riga sul Sulcis delle fabbriche e delle gallerie sono ben rappresentati da Roberto Frongia, giuslavorista e, dal 1999 al 2004, assessore regionale al turismo nella giunta di centro-destra. Frongia appartiene alla piccola formazione dei Riformatori Sardi, un gruppo legato a Mario Segni e al movimento referendario degli anni Novanta. «Non possiamo rimanere appesi alle decisioni delle multinazionali – dice – dobbiamo ripartire da noi stessi e dalla nostra terra. Si creino percorsi di flex security per chi esce dalle grandi fabbriche e dalle gallerie. Ma si scelga soprattutto il turismo. Al massimo, il vecchio Sulcis può restare nell'archeologia industriale delle miniere ripensate per i turisti». Dunque, con maggiore o minore intensità e esclusività, tutta la classe dirigente locale giudica il turismo il nuovo oro. In questo settore, però, molto va fatto. La provincia di Carbonia Iglesias ha 55 alberghi, il 7% dell'intera isola. I posti letto sono 2.622, soltanto il 3% del totale sardo. Meno di 50 posti letto per struttura. Ogni anno sono non più di 55mila le persone che vengono qui a fare le vacanze (il 2,4% degli arrivi sull'isola) con una permanenza media di 4,5 giorni a testa (sotto le 250mila giornate, il 2% del totale sardo). Secondo l'Istat il valore aggiunto creato dal turismo nel Sulcis Iglesiente è inferiore ai 30 milioni di euro l'anno. E, stando a un trend strutturale precedente alla recessione, fra il 2001 e il 2008 è sceso dello 0,8% all'anno, mentre in tutta la regione è cresciuto di oltre l'uno per cento. In pochi conoscono il mare di Pan di Zucchero, Cala Domestica e Porto Pino. E, nell'entroterra, il Tempio di Antas, con le sue suggestioni puniche e nuragiche, e Marganai Oridda, una delle foreste più antiche d'Europa. Luoghi con una rilevante potenzialità turistica, dove però bisognerebbe arrivare con più facilità di oggi. Per esempio, la strada statale 126, che collega Carbonia, Iglesias e Sant'Antioco, andrebbe sistemata. «Servirebbero 166 milioni di euro», afferma Frongia. Oltre che a spostarsi, nel Sulcis Iglesiente, bisogna anche arrivare. «Il porto di Sant'Antioco – dice Cherchi – va trasformato da attracco industriale a punto di sbarco per i turisti». Infrastrutture materiali, ma anche culturali. «Abbiamo sempre fatto i minatori e gli operai – nota Frongia – dunque dobbiamo imparare l'arte e la professione dell'accoglienza. Non è una cosa semplice. Ma è l'unica strada». Naturalmente, turismo significa ambiente. In una delle zone d'Italia che ha più sofferto l'impatto dell'industria primaria. Qui è prodotto il 65% dei rifiuti speciali di base di tutta l'isola. E, se davvero si vuole puntare sul turismo, al di là dell'esito della vicenda Alcoa, qualcuno prima o poi dovrà capire se va tutto bene nell'acqua e nella terra intorno a Portovesme.

LE CRITICITÀ DEL TURISMO

Infrastrutture carenti
Per poter puntare sul turismo la provincia di Carbonia e Iglesias deve dotarsi anche di infrastrutture adeguate. Per esempio, la statale 126 che collega Carbonia, Iglesias e Sant'Antioco ha bisogno di interventi per 166 milioni
Ricettività scarsa
Anche sul fronte della ricettività le cifre lasciano a desiderare: la provincia conta 55 alberghi, pari al 7% dell'intera isola; mentre i posti letto sono 2.622, pari ad appena il 3% del totale della Sardegna. In pratica, meno di 50 posti letto per struttura
Vacanzieri di nicchia
Non superano le 55mila unità le persone che ogni anno si recano nella provincia per trascorrere le vacanze, con una quota del 2,4% sugli arrivi complessivi sull'isola. La permanenza media è di 4,5 giorni a testa
Valore aggiunto basso
Secondo l'Istat, il valore aggiunto del turismo nell'area è inferiore ai 30 milioni annui
ilsole24ore.com 

Al Salone del Camper arriva la Parma Shopping Card

In occasione della manifestazione del turismo en plein air in programma dall'8 al 16 settembre, Ascom Confcommercio Parma, con la collaborazione di AssoCamp, Apc e Fiere di Parma, promuove una carta che darà diritto a espositori e concessionari provenienti da tutt'Italia e non solo a sconti e acquisti vantaggiosi all'interno di negozi e locali di città e provincia


Ai partecipanti del Salone del Camper, in programma dall'8 al 16 settembre alle Fiere di Parma, un evento di grande rilievo che nel 2011 ha fatto registrare oltre 120mila presenze, sarà data la possibilità di scoprire in modo "agevolato" il territorio parmense. Lo spiega Ascom Confcommercio in una nota.

La shopping card, distribuita in 4mila copie, si presenterà come una sorta di biglietto da visita, un servizio d'accoglienza che potrà essere utilizzato negli oltre 70 negozi e locali di Parma e nelle 50 attività commerciali e di ristorazione della provincia, associati ad Ascom, che hanno aderito al progetto.

"Si tratta di un'iniziativa che va a rafforzare ulteriormente il rapporto tra manifestazione e territorio" sottolinea Claudio Franchini, direttore area associativa di Ascom Parma. "La carta infatti agevola la permanenza dei visitatori sul territorio e favorisce insieme nuovi consumi".
"Il Salone del Camper - aggiunge Vittorio Dall'Aglio, presidente nazionale Assocamp - è infatti un appuntamento che deve entrare sempre più in sinergia con il territorio che lo ospita, perché può essere un'opportunità per stimolare ulteriormente il turismo en plein air, un settore che rappresenta per l'economia locale, come per quella nazionale, una risorsa".
"Il nostro tipo di turista - ha proseguito Gianni Brogini, segretario generale Apc Associazione produttori camper e caravan - è un turista curioso, in cerca di nuove opportunità nei territori che visita e proprio Parma, in considerazione delle tante offerte di cui dispone - per sua natura ma anche grazie dello sforzo congiunto di enti e associazioni come in questo caso - costituisce terreno fertile per il camperista".
"In un momento difficile come questo - ha concluso Maurizio Ciacchella, show manager di Fiere di Parma - avere cosi tanti espositori che occupano gli spazi della Fiera è un primo successo. Si pensi ad esempio che tutti i produttori stranieri che omologano in Italia parteciperanno a questa edizione. Siamo convinti quindi che il Salone abbia tutte le carte in regola per riconfermarsi quale appuntamento fondamentale non solo per gli appassionati, ma per tutti coloro che vorranno scoprire il mondo del turismo en plein air".
tratto da repubblica.it   segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - turismoculturale@yahoo.it http://turismoculturale.altervista.org cell. + 39 3207505116

Usa, nelle terre dei Nativi. Il richiamo sacro della natura, tra praterie, picchi 'maledetti', antiche tradizioni

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