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Nuove sale, wifi e app per Castel Sant'Angelo


 ROMA - Dalla cinta muraria al Mausoleo di Adriano alle sale dell'armeria, aperte per la prima volta, con affreschi e stucchi novecenteschi del maestro del Liberty Duilio Cambellotti (da cui prendono il nome), passando dalla Terrazza dell'Angelo, che domina Roma o sprofondando nella prigione di Cagliostro, il nuovo percorso che attraversa gli spazi complessi e a volte tortuosi di Castel Sant'Angelo diventa un viaggio nella storia. Reso più semplice e fruibile per i turisti provenienti da tutto il mondo e per i cittadini romani grazie al collegamento WiFi e a una App (gratuiti) in sette lingue, che durante la visita suggerisce luoghi ed episodi su cui soffermarsi.
    Presentato oggi nella Cappella dei Condannati, dal direttore del Polo Museale del Lazio Edith Gabrielli, il rinnovato e articolato percorso del monumento storico tra i più visitati d'Italia (oltre 1,2 milioni di presenze l'anno) fa decadere quei limiti che ne penalizzavano la comprensione. ''Il Castello - ha detto la Gabrielli - è molto difficile da comunicare nella sua stratificazione storica, basti pensare che nasce come Mausoleo di Adriano, poi si trasforma in fortezza, quindi in residenza rinascimentale dei papi, in carcere, in luogo di supplizio e ora è un museo''. Far percepire a turisti e romani le molte vite e storie, profondamente intrecciate con le vicende della città eterna, di un monumento così ricco di suggestioni è stata la sfida di quest'ultimo periodo che si sta concludendo con l'apertura di cortili, stanze, logge, a lungo preclusi. Alcuni limiti evidenti sotto il profilo museologico sono stati quindi superati, guidando il pubblico sia nei luoghi fisici sia attraverso tutte le fasi storiche avvicendatesi in quasi due millenni. Ecco dunque la cella sepolcrale di Adriano, sulle orme del corteo che portava le ceneri dell'imperatore, il giro delle mura, gli appartamenti papali, la prigione di Cagliostro fino alla spettacolare Terrazza dell'Angelo. E se ora si può per la prima volta uscire dal monumentale portale edificato dall'architetto senese Giovanni Sallustio Peruzzi, figlio del più celebre Baldassarre, nella parte alta del monumento si possono scoprire le Sale Cambellotti, fino a oggi precluse. Si tratta di tre ambienti destinati nel 1925 ad accogliere i cimeli dell'esercito italiano e decorate quindi con dipinti e stucchi da uno dei massimi interpreti del Liberty. ''Cambellotti - ha spiegato la Gabrielli - maestro del segno sinuoso e floreale, accettò in questa occasione di cimentarsi con i temi marziali'', con risultati di grande interesse. Per migliorare ancora di più la comunicazione, Castel Sant'Angelo può inoltre contare sull'apporto di tecnologie avanzate, molto semplici da usare e tutte gratuite (cioè comprese nel prezzo del biglietto). I pannelli di base, rinnovati nei contenuti e nella linea grafica, sono infatti corredati dal sistema Wi-Fi, esteso all'intero perimetro di Castello e da una App scaricabile su tutti i dispositivi e particolarmente adatta agli smartphone.
    Disponibile in sette lingue, (italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco, giapponese, cinese e a breve russo), l'App è quindi raggiunta da una serie di eBeacon, strumenti tecnologici, che, istallati nei vari punti del percorso, intercettano i dispositivi del visitatore e gli propongono in automatico i contenuti vocali e multimediali.
    (ANSA).

Mercoledì il Giro di Svizzera attraverserà l’Ossola

Dal valico di Iselle a quello di Ponte Ribellasca: ecco i due terminali del tratto italiano che domani - mercoledì - verrà percorso dal Tour de Suisse, proveniente dal Vallese e diretto a Cevio, in Vallemaggia, traguardo della tappa. Ancora una volta il giro svizzero tocca, almeno di passaggio, una parte dell’Ossola e tutta la valle Vigezzo. Soprattutto per quest’ultima sarà sicuramente l’opportunità per un’importante promozione. Le immagini televisive del Tour de Suisse vengono distribuite in 120 Paesi. E la trasmissione in diretta della televisione svizzera inizierà proprio a Druogno. 

I circa 140 corridori delle 18 squadre non sono certo delle comparse: fra gli altri anche Tom Dumoulin, vincitore del Giro d’Italia.  

La quinta tappa del Tour elvetico, lunga 220 chilometri, è contrassegnata dal Passo del Sempione, a 2005 metri di quota, dopo 120 chilometri di corsa e a 100 dall’arrivo. Preceduti un’ora prima dalla carovana pubblicitaria, i corridori partiranno alle 11,29 da Bex e percorreranno tutto il Vallese fino a Briga per affrontare la salita del Sempione (Gran premio della montagna), dove il transito è previsto alle 15. L’ingresso in territorio italiano, a Iselle, avverrà circa mezzora dopo.  

Questi i passaggi successivi: Montecrestese (15,50), quindi salita a Druogno con traguardo del Gran premio della montagna (16,16), Santa Maria Maggiore (16,19), Malesco (16,25) Re (16,30), Ponte Ribellasca (16,39). L’arrivo a Cevio è previsto alle 17,30. Giovedì la carovana ripartirà da Locarno alle 12,42 per la sesta tappa, con arrivo previsto in salita, a La Punt (canton Grigioni), dopo 160 chilometri. 
lastampa.it

Viaggio archeologico in 10 siti di popoli e regni antichi tra scavi, rovine e leggende

Misteriosi templi immersi nella giungla, siti archeologici mozzafiato, tunnel scavati nella roccia e rovine nascoste: raccontano di antichi regni e civiltà che dopo un grandioso sviluppo sono scomparsi, abbandonando e dimenticando villaggi e città, ma le cui testimonianze oggi si possono visitare. L’amore per l’archeologia spesso invita a viaggi avventurosi e suggestivi, che permettono di scoprire luoghi ricchi di storia, di leggende e misteri. Ecco dieci siti, molti dei quali tutelati dall’Unesco, da scoprire in giro per il mondo.
Palenque, Messico 
E’ un paradiso per gli amanti dell’archeologia: immerso nella foresta ai piedi dei monti del Chiapas, nel Messico sudoccidentale, il sito di Palenque esiste da 100 anni prima di Cristo. Divenne, 5 secoli dopo, la culla della civiltà Maya, ricca di leggende e storie curiose; poi, dopo invasioni e razzie, venne definitivamente abbandonato. Oggi è un importante centro archeologico e turistico (mayaruins.com) che regala visite suggestive a un immenso palazzo, a luoghi a forma di piramide - tra cui il magnifico tempio delle iscrizioni - e alle più belle opere di scultura e di bassorilievi che i Maya abbiano mai prodotto. Dal 1987 è tutelato dall’Unesco.

Macchu Picchu, Perù
A pochi chilometri da Cusco, l’antica capitale dell’impero Inca, sorge Machu Picchu, che in lingua quechua significa “montagna vecchia”. E’ la più imponente opera megalitica del Perù, costruita sul ciglio del fiume Urubamba e ritrovata nel 1911 dall’archeologo statunitense Hiram Bingham che stava cercando un El Dorado tra le cime della Cordigliera. Trovò, invece, immersa nella foresta tropicale, la più straordinaria testimonianza della civiltà Inca, fiorita tra il 1200 e il 1550 e cancellata poi dai conquistadores spagnoli. Spogliata e abbandonata, la città di Machu Picchu rimase intatta sotto cumuli di terra e sterpaglia, scampata come per miracolo alla furia devastatrice dei conquistatori, che la usarono come cava di pietra per costruire palazzi e chiese. Oggi il sito, invece, è “invaso” da un esercito di turisti e appassionati di storia e di new age, che dall’alba al tramonto si riversano sulle sue alture; arrivano in pullman, in automobile, con il treno Perú Rail e, i più temerari, a piedi in tre o quattro giorni di cammino tra gli spettacolari villaggi incaici lungo l’Inca Trail. Il sito, che rappresentava il potere religioso e governativo dell’antico popolo, è un santuario e già la natura lo aveva disegnato così anche senza l’intervento degli architetti-sciamani al servizio di Pachacùtec, che nel 1400 progettarono in un luogo ricco di forza spirituale residenze, magazzini, laboratori e dormitori per le Vergini votate a Inti, il supremo dio Sole. Le scalinate e i canali di pietra sono presenti ovunque in tutto il sito archeologico, tutelato dall’Unesco dal 1983.

Angkor, Cambogia
Il potente impero Khmer fiorì nell’attuale Cambogia tra il 900 e il 1400; la capitale era Angkor, città talmente ricca e potente che raggiunse, attorno al 1.200 dopo Cristo, quasi un milione di abitanti, quando all’epoca Parigi e Londra ne contavano appena 100mila. In pochi secoli, però, la città venne abbandonata e dimenticata. Oggi è un luogo ricco di fatiscenti templi di pietra, immersi nella giungla, a 20 minuti a nord di Siem Reap e si visitano liberamente o con dei tour guidati in bicicletta, in autobus, in elicottero o a dorso di elefante.

Shahr-I-Sokhta, Iran
Fu costruita ai margini sudorientali del deserto iraniano tra il 3200 e il 2000 a.C. da una civiltà antica, nata spontaneamente in Mesopotamia, presumibilmente la civiltà Jiroft che viveva di commerci e non conosceva le armi. Shahr-I-Sokhta era nota anche come “città bruciata” per via di tre grandi incendi che la distrussero. I primi scavi, voluti dall’archeologo Maurizio Tosi, iniziarono nel 1967, ma si protrassero a causa di rivoluzioni politiche e temperature torride; nel 2006 furono rinvenuti manufatti antichissimi, legati alla zona e all’antica civiltà. Dal 2014 il sito è entrato a far parte dei beni patrimonio dell’umanità sotto la tutela dell’Unesco.

Petra, Giordania
Un canyon modellato dai venti si snoda per centinaia di metri e conduce ai templi della leggendaria Petra, città scolpita nella roccia rossa. E’ la capitale suggestiva e leggendaria del popolo nomade dei Nabatei e sorge in un luogo ancora carico di bellezza e mistero. La tribù dei Nabatei costruì la città per controllare le rotte commerciali di incenso, mirra e spezie tra Oriente e Occidente; il loro regno, protetto dalle montagne, durò 500 anni, inespugnabile fino alla conquista dei Romani. Poi la città rimase nell’ombra per secoli, finché nel 1812 lo svizzero Johann Ludwig Burckhardt la riscoprì. Da allora è uno dei siti archeologici più visitati al mondo, lo si fa a cavallo o a dorso d’asino fino all’imbocco del Siq, il canyon di arenaria che accede segretamente alla città; poi si prosegue a piedi tra pareti alte fino a 200 metri, fino al “tesoro del faraone”, il celebre monumento dalla facciata scolpita, e al maestoso monastero. Simbolo di Petra, comunque, è l’antica tomba di Aretas III, con figure della divinità e della mitologia, scavata nella roccia.

Cartagine, Tunisia
A nord di Tunisi, verso il mare, sorgono le rovine di Cartagine, la mitica città punica fondata dalla principessa Didone nell’814 a.C. che all’epoca sfidava per grandiosità Roma e che, distrutta, venne ricostruita da Cesare. Poi furono gli arabi a distruggerla completamente; oggi gli scavi, raggiungibili con la metropolitana leggera alla fermata Carthage-Hannibal, sono pochi ma meritano una visita, soprattutto le terme di Antonino, le cisterne, la chiesa Damous el Karita e il suo teatro. Per maggiori informaizoni: www.discovertunisia.com/it

Nevşehir, Turchia
Pinnacoli aguzzi e sottili, gole profonde e caverne misteriose come labirinti; rocce appuntite e altissimi coni che sembrano scolpiti dall’uomo: nel cuore dell’Anatolia turca vento e pioggia hanno creato uno scenario naturale straordinario, frutto delle violente eruzioni dei vulcani Erciyes e Hasandağ, che milioni di anni fa ricoprirono di lava l’antico territorio turco della Cappadocia. Questa terra, luogo d’origine del ricco impero ittita, vide fiorire numerose civiltà, tra cui quelle bizantina e romana, delle quali rimangono numerose testimonianze incise nella roccia. Per scoprirle è necessario attraversare tortuose gallerie che portano a segrete città sotterranee e alle oltre tremila case rupestri affrescate dai bizantini, abitazioni che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità. Una di queste città è Nevşehirù, capoluogo della regione, dove si rifugiarono monaci ed eremiti durante le prime incursioni musulmane; poi fu abitata dagli armeni nell’Xl secolo e dai greci ortodossi che l’abbandonarono agli inizi degli anni Venti. Meritano una visita la moschea Ürgüp Taşkınpaşa Cami, costruita nel 1726, il castello del XII secolo e il piccolo museo archeologico.

Dunwich, Inghilterra
Sulla costa orientale della Gran Bretagna fioriscono leggende legate alla storia dell’antico centro di Dunwich; la più suggestiva racconta che durante la bassa marea dalle onde si sente ancora il suono delle campane di una chiesa antica. Dunwich era una città ricca con un porto fiorente, capitale di una delle popolazioni più grandi dell’Inghilterra medievale. Ma alla fine del secolo XIII una tempesta la distrusse e l’erosione costiera la cancellò. Oggi nel museo locale (www.dunwichmuseum.org.uk) è esposto un modellino della città nel suo splendore; molti degli edifici originali sono oramai scomparsi e attualmente, accanto alle rovine di un priorato francescano e di un ospizio, si è formato un villaggio costiero che vive prevalentemente di turismo.

Gunung Padang, Indonesia 
Sorge su una collina nel villaggio di Karyamukti a 120 chilometri a sud-est di Giava ed è il più grande sito megalitico dell’Indonesia, costruito in 4 diverse epoche storiche. Scoperto dagli olandesi nel 1914, la struttura piramidale e a terrazze di Gunung Padang nascondeva le tombe di un’antichissima civiltà esistente intorno al 5200 a.C.: se per alcuni archeologi si tratta della piramide più antica del mondo, per altri invece non è corretto parlare di piramidi ma di semplici rilievi di un vulcano. Sicuramente però il sito è suggestivo e merita una visita.

Babilonia, Iraq
Fondata intorno al 2500 avanti Cristo, la città di Babele divenne uno dei centri più importanti della Mesopotamia antica, situata sull’Eufrate a circa 80 chilometri dall’attuale Baghdad, in Iraq. Sotto Hammurabi, il primo re dell’impero, raggiunse fama e ricchezza ma fu con Nabucodonosor II che arrivò all’apice della notorietà, estendendosi anche in Medio Oriente. Ottenne prestigio grazie ai suoi monumenti e alle alte mura, che potrebbero aver ispirato il mito della torre e dei suoi leggendari giardini pensili. La città poi venne distrutta nel secolo VI a.C. dagli Assiri e, 4 secoli dopo, a seguito della morte di Alessandro Magno. Gli scavi per ritrovare lo splendore dell’antica città cominciarono nel XX secolo grazie al tedesco Robert Koldewey e oggi le sue rovine, che ricordano solo in parte la bellezza del biblico passato, sono la meta di avventurosi archeologi che si spingono in un Paese dove è imprudente viaggiare.
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Viaggio nella street art europea, murales e graffiti in 7 città

ROMA - Affreschi, stencil e murales giganteggiano sui palazzi, lungo le strade, nelle stazioni delle metropolitane e sui muri delle città: sono le opere spontanee di talentuosi artisti e writers di tutto il mondo che, muniti di bombolette di vernice e di adesivi artistici, esprimono la propria protesta o il proprio disagio. La loro arte – oggi un vero movimento riconosciuto e in continua evoluzione - si chiama, appunto, street art e coinvolge pittori e graffitari che spesso da un’iniziale clandestinità raggiungono una fama internazionale e spazi museali più convenzionali.
Il caso più eclatante è quello di Keith Haring, geniale street writer statunitense: il suo linguaggio, che ricorda quello della grafica pubblicitaria, è entrato nell’immaginario collettivo del XX secolo e le sue opere, popolate da personaggi stilizzati e bidimensionali, sono esposte nei più grandi musei d’arte moderna e contemporanea. I primi writers usciti dall’anonimato e diventati famosi sono stati il parigino Xavier Prou, in arte Blek Le Rat, che usa lo stencil figurativo per creare opere provocatorie, e l’inglese Bansky che, dai primi graffiti sperimentali di Bristol, dove documentava la povertà della condizione umana e criticava la manipolazione mediatica della società occidentale, realizzò opere in tutto il mondo, persino sul muro che divide Israele e la Cisgiordania.
Altri nomi di spicco sono il brindisino Mr Wany, attivo già dai primi anni Novanta e che ora tiene corsi d’arte urbana; Os Gêmeos, due gemelli brasiliani che raffigurano persone in grandi opere colorate; il marchigiano Blu, che nel 2000 ha cominciato a dipingere sui muri di Bologna e, raggiunta una fama internazionale, oggi partecipa a mostre e a eventi; Ericailcane, writer di Belluno che ha realizzato graffiti e installazioni in tutto il mondo, inserendo i suoi murales nel mercato dell’arte contemporanea. E, ancora, Eron, attivo già dagli anni Novanta tra Rimini e Bologna; il milanese Bros, che ha tappezzato la città con i suoi caratteristici omini cubici colorati e ora espone in diverse mostre, e Sten & Lex, due artisti di strada che da Roma hanno raggiunto una fama mondiale. Negli ultimi anni quest’arte pubblica, che molti all’inizio consideravano ai limiti dell’atto vandalico, spesso è usata come strumento di riqualificazione degli spazi urbani più degradati, sostenuto e promosso dalle stesse istituzioni. 
Ecco un tour metropolitano per ammirare la street art in sette città d’Europa.
Roma
Tor Marancia, Quadraro, Pigneto, San Basilio e Ostiense sono i quartieri di Roma dove l’arte di strada ha trovato modo di esprimersi; qui gli appassionati di street art possono trovare i murales, i tag e gli stencil più belli della capitale: dalle geometrie di Moneyless, lo pseudonimo dell’artista irlandese Mark Boyle, alle installazioni del tedesco Clemens Behr; dai colori accesi del californiano MoMo ai graffiti dei romani Hitnes e Sten & Lex; dalle iconografie bizantine di Mr. Klevra, che colora le strade del quartiere Ostiense, ai celebri murales dell’artista sudafricano William Kentridge lungo il Tevere. Il luogo simbolo dell’arte urbana a Roma, però, è Tor Marancia, dove nel 2015 20 artisti internazionali hanno dato vita a “Big City Life”, uno spazio creativo con 22 murales monumentali, promosso dall’associazione culturale “999contemporary” e finanziato dal Comune per riqualificare il degradato quartiere popolare. Il progetto riguarda in particolare undici palazzine al civico 63 di via di Tor Marancia: qui giganteggiano i murales di artisti come l’argentino Jaz o il francese Seth con il suo famoso “Bambino redentore” che si arrampica verso l’alto, verso il futuro; del newyorkese Gaia che è diventato il simbolo del quartiere e dei murales in stile art nouveau di Diamond. Nella via parallela Galeazzo Alessi sovrasta una palazzina il tributo che Nicola Verlato ha reso a Per Paolo Pasolini: “Hostia” è il titolo del murales, ora soprannominato “la cappella Sistina di Tor Pignattara” che racconta la scomparsa dello scrittore e regista. Per scoprire tutte le zone e le opere di arte urbana è possibile consultare il sito turistico ufficiale di Roma (www.turismoroma.it), nella sezione “itinerari a tema”, dove si trovano 15 proposte di tour con 150 strade interessate e ben 330 opere catalogate, alla scoperta della migliore street art capitolina. Tra le opere ci sono anche i murales dedicati a Francesco Totti, personaggio molto amato nella capitale che custodisce molte opere a lui dedicate: il dipinto con lo sfondo giallorosso, risalente al 2001 - anno dello scudetto romanista - in vicolo del Pozzuolo al Rione Monti; quello che campeggia su due piani della scuola Pascoli di via Sibari, a Porta Metronia, quartiere dove è nato e cresciuto il campione; e il recentissimo murale vicino a piazza Navona.

Barcellona
E’ la città spagnola che, da sempre, più si presta alle novità e alle trasgressioni; le stesse originalissime opere di Antonio Gaudí, simbolo della città catalana, erano inizialmente provocatorie e incomprese, proprio come molti talenti che oggi colorano Barcellona con murales, graffiti e piccoli tag sulle saracinesche. Spesso sono gli stessi proprietari di negozi e bar della città che commissionano i lavori a giovani writers. L’artista più famoso e che sta lavorando in tutto il mondo è Francisco de Pajaro, street writer che ha trasformato i rifiuti urbani in arte creativa con il progetto “Art is Trash”: l’artista spagnolo, infatti, disegna su sacchetti di plastica e materassi abbandonati in strada. Ora Francisco espone in gallerie e musei e ha divulgato il suo concetto di arte: da “opere” da buttare a capolavori da ammirare. Altri writers locali emergenti sono: Zosen Bandido, Santa Sudaka e Andrea Btoy. I luoghi migliori dove ammirare la street art a Barcellona sono il Túnel de Mundet, che è diventato una specie di galleria d’arte di strada, e Poblenou, ex quartiere industriale con edifici dismessi oggi pieni di opere interessanti. Anche passeggiando nei quartieri Born, Gotico e Raval si possono ammirare i disegni sulle saracinesche dei locali. Sul sito barcelonastreetstyletour.com è possibile farsi guidare in un giro a piedi o in bicicletta tra le migliori opere della città.

Marsiglia
Se Parigi ha fatto scuola a un’intera generazione di writers e graffitari, da Aérosol negli anni ’80 all’associazione Le Mur di Jean Faucheur, Marsiglia è una delle città francesi più interessanti per scoprire nuovi talenti e correnti artistiche. Nella città portuale più vivace del Mediterraneo francese si passa dalle opere che ricoprono i muri del Panier, vecchio quartiere caratterizzato da strade strettissime, all’irriverente tripudio di colori di cours Julien. Qui si apre il quartiere più trendy di Marsiglia, vivace e cosmopolita, dove si susseguono murales, stencil, gallerie d’arte all’aperto, concept stores, palazzi e saracinesche colorati. A Notre Dame du Mont merita una visita “Seize Galerie”, una galleria d’arte gestita da un gruppo di designer appassionati di arte di strada, che espone interessanti opere di writers e disegnatori urbani.

Bristol
Se a Londra negli anni ’90 i quartieri Camden e East London e Leake Street a Waterloo sono stati una fucina di talentuosi artisti di strada, è a Bristol che è nato il più famoso dei writers, il grande Bansky. Oggi nella città inglese l’arte di strada non è più una minaccia per le autorità locali: adesso che la street art è considerata un beneficio culturale ed economico non ci sono più i divieti e, anzi, si organizzano eventi pubblici in nome dell’arte urbana. Gli ammiratori e gli imitatori di Banksy sono tantissimi e provengono da tutto il mondo, come il belga Roa, il brindisino Andrea Sergio, in arte Mr Wany, ma anche i bristoliani Jody e Nick Walker, che hanno lasciato celebri murales un po’ ovunque in città, soprattutto a Nelson Street. Questa strada con i suoi edifici a più piani ospita “See No Evil”, il più grande progetto di street art britannico, che coinvolge i migliori artisti di graffiti che hanno trasformato la strada in una vera attrazione turistica. Va anche ricordato che a North Street, dal 29 al 31 luglio, si svolge “UpFest”, il più grande evento interamente dedicato alla street art e ai graffiti.

Berlino
E’ il muro il simbolo della street art a Berlino: dopo la caduta e la riunificazione della città, i graffitari hanno riempito il muro di colori, disegni e messaggi di libertà. E’ proprio da allora che l’intera città è stata invasa da writers, creativi e artisti provenienti da tutto il mondo che hanno trovato ispirazione e tanti luoghi dove potersi esprimere. Da Mitte a Friedrichshain, passando per Kreuzberg, i murales e gli stencil giganteggiano in ogni quartiere; merita una visita la “Eastside Gallery”, la galleria a cielo aperto di Mühlenstrasse, la più bella e ricca di storia del mondo, lunga un chilometro e 300 metri, che conserva frammenti del muro con graffiti e disegni di artisti internazionali: da Blu a El Bocho, artista di Francoforte; dal berlinese Xoooox, famoso per i suoi stencil che poi ha esportato ovunque, al brasiliano Francisco Silva, in arte Nunca.

Lisbona
Nella capitale portoghese murales e graffiti sono disseminati tra i quartieri periferici e il centro; lungo i ripidi vicoli del vivace quartiere di Bairro Alto c’è persino un museo a cielo aperto. E’ il “Museu Efémero” dove le opere sono in continua evoluzione; gli artisti infatti le modificano, le sostituiscono o le eliminano in corso di realizzazione. Sempre in questa zona c’è un laboratorio sperimentale dedicato alla street art: si chiama “Gau – galleria d’arte urbana” e tutela le opere dei numerosi writers locali e internazionali che transitano per Lisbona; simbolo dello spazio creativo è l’imponente ponte del 25 aprile, sospeso sull’estuario del fiume Tago e completamente ricoperto di opere. E’ qui che lavorano e si incontrano famosi talenti come il torinese Pixel Pancho e gli artisti locali Vhilis e Tamara Alves. Murales storici, risalenti ai primi anni Novanta, si ammirano nella zona di Amoreiras, mentre nel quartiere di Mouraria le pareti e gli edifici sono ricoperti di vecchie foto stampate. Merita una visita anche il palazzo abbandonato di avenida Fontes Pereira de Melo con alcuni dei più famosi murales urbani.

Łódź 
Nella città polacca l’arte di strada fa parte di un grande progetto culturale di riqualificazione urbanistica, che vede la partecipazione di writers e creativi di tutto il mondo. Dal 2009 la fondazione “Urban Forms Gallery”, nel cuore di Łódź, ha installato una trentina di murales sui palazzi della città, trasformando lo spazio creativo anche in un’attrazione turistica. Il modo migliore per ammirarli è scaricare la mappa dal sito della fondazione e cercare tutte le opere. Łódź è il luogo più creativo e alternativo del Paese, la prima città dove artisti internazionali - Os Gêmeos dal Brasile, Aryz dalla Spagna e Remed &The Arts dalla Francia - si sono esibiti assieme a talenti locali Sainer e Bezt, in arte Etam Cru.

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Mare, Emilia Romagna star con Sardegna


(ANSA) - ROMA, 13 GIU - Emilia Romagna, Sardegna e Veneto sono le tre regine della classifica generale sull'offerta mare italiana. La Sardegna è in testa al ranking anche per quanto riguarda la regione più famosa e quella con le migliori spiagge.
    La Puglia svetta nella top delle regioni più trendy. Emerge dalla ricerca Panorama Turismo - Mare Italia di Jfc che prevede un incremento complessivo delle presenze del +4,7% e degli arrivi del +4,8%. Positivo anche il dato relativo al fatturato del comparto balneare (+4.5%).
    Quanto alle singole destinazioni vince, come più accogliente e ospitale, Rimini seguita da Jesolo e Riccione. Forte dei Marmi è considerata la località più di tendenza e alla moda, seguita da Cervia-Milano Marittima e Riccione. Quella più "rilassante e tranquilla" è Castiglione della Pescaia, seguita da Campo nell'Elba e da Numana. La località considerata più divertente e giovanile è Gallipoli, seguita da Porto Cesareo e Jesolo. La più conveniente è Alba Adriatica, poi Roseto degli Abruzzi e Gatteo a Mare.La più costosa è Porto Cervo, seguita da Forte dei Marmi e da Capri. Infine la località balneare "più comunicata e vista in tv" è l'Isola di Capri, poi Rimini e Cervia-Milano Marittima.

Albania è pronta a lanciare la sua sfida per diventare regina del turismo



TIRANA - Ha voltato pagina con piglio deciso dopo decenni d'isolamento e ora vuole svelare i suoi segreti all'Europa, ma senza cadere nella trappola del turismo di massa.
    Inserita dalla Rough Guides tra le dieci destinazioni top nel 2016, l'Albania strizza l'occhio all'Italia. Il potenziale non sfugge agli operatori del settore e il piccole Paese dei Balcani - una superficie uguale a quella del Piemonte e della Valle d'Aosta - figura, per la prima volta, nei cataloghi estivi del gruppo Alpitour che debutta con località balneari, come Valona e Saranda e con due tour storici proposti dal brand Francorosso per la fascia medio-alta. Presto sarà on line la piattaforma digitale per la vendita servizi turistici dell'Albania nel mondo: albaniatravel.com, portale incoming multilingue.
    I numeri fanno già intravedere la svolta. "Nel 2016 - spiega il ministro del Turismo, Milva Ekonomi - c'è stato un boom di turisti: 4,3 milioni, il 15% in più del 2015. Il settore è uno dei più importanti con un giro d'affari di 1,5 milioni di euro, il 7% del Pil nazionale. Il fatturato delle agenzie di viaggio è aumentato del 23%, quello degli alberghi del 7%". A crescere sono i flussi da Paesi vicini come Kosovo, Montenegro e Macedonia, ma aumentano anche i viaggiatori da Germania, Polonia, Russia e Italia. Ai turisti offre natura incontaminata, rovine millenarie, una gastronomia in cui si mischiano sapori orientali e occidentali, gente affabile. Tre località sono patrimonio mondiale dell'Unesco: il sito archeologico di Butrinto e i centri storici di Berat e Argirocastro. Lo sforzo è anche quello di ricostruire la memoria storica del Paese.
    L'emblema è il Bunk'art di Tirana, centro culturale creato in un bunker antiatomico costruito ai tempi della dittatura comunista e curato dal giornalista italiano Carlo Bollino. Bunker di cemento, che il regime ha costruito negli anni '70 e '80 temendo un'invasione, si vedono ovunque, sulle spiagge e in montagna. Dal 2014 candidata a entrare nella Ue, l'Albania è un grande cantiere. Dappertutto si costruiscono strade, palazzi, ospedali e scuole, con l'aiuto degli stranieri, molti italiani, allettati da incentivi come la riduzione dell'Iva dal 20 al 6% per le strutture alberghiere. L'attenzione all'ambiente c'è: "Abbiamo abbattuto 20.000 costruzioni abusive. Non vogliamo che la costa sia cementificata", spiega Artan Gaci, capogruppo del Partito Socialista in Parlamento e sottosegretario al commercio estero. A Tirana, cuore pulsante del cambiamento, nel 1991 circolavano 17 auto perché il regime di Enver Hoxha proibiva il traffico privato, ora sono 170.000, in gran parte Mercedes.
    "Gestire il traffico è una sfida", spiega l'entusiasta sindaco Erion Veliaj, 38 anni, star fra i 300.000 bambini della città.
    "A Tirana - racconta - ci sono 103 cantieri pubblici, alcuni grandi come quello per il nuovo stadio, altri più piccoli: oltre 100 milioni saranno investiti dai privati per fare 20 scuole". A due settimane dalle elezioni politiche, che dovrebbero portare alla conferma del premier Edvin Kristaq Rama, l'Albania è pronta a lanciare la sua sfida per diventare regina del turismo. (ANSA).