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Rose in Europa, neve in Arabia, ecco il pazzo inverno 2020

(ANSA) - ROMA, 12 GEN - Rose che sbocciano in Gran Bretagna, sulle coste della Manica e in molti giardini di Londra, splendidi alberi di pesco in fiore in Spagna, così come peschi, peri e meli in Spagna e Francia, mentre nevica sull'Arabia Saudita e bufere di neve imperversano anche su Grecia e Libano ed Egitto, coprendoli di una coltre bianca: è il pazzo inverno 2020, che esordisce con un meteo decisamente anomalo.

Tantissime le testimonianze nelle foto postate sui social media e diffuse dai meteorologi di 3B meteo. "L'anomalia è dovuta a un vortice polare particolarmente forte che sta accentrando tutto il gelo alle latitudini molto alte", rileva l'esperto di 3B meteo, Carlo Migliore, riferendosi all'area di bassa pressione che si trova sull'Artico e che è uno dei più importanti regolatori del clima nell'emisfero Nord.

Turismo in Terra Santa, nuovi record nel 2019

Turismo in Terra Santa, nuovi record nel 2019
Un pullman turistico scarica una comitiva nel cratere Ramon, maestosa depressione nel deserto del Neghev, in Israele. (foto Hadas Parush/Flash90)
Operatori soddisfatti tanto in Israele quanto in Giordania e nei Territori Palestinesi. Migliorati i dati rispetto al 2018. Non è mancato qualche disagio nei periodi di maggiore afflusso.

(c.l.) – Continua a crescere il numero dei turisti e viaggiatori stranieri in Israele. Il 5 gennaio il ministro competente, Yariv Levin, ha comunicato che 4 milioni e 550 mila persone hanno trascorso almeno una notte nel Paese durante il 2019. L’incremento rispetto al 2018 – quando gli arrivi furono 4 milioni e 120 mila – è pari al 10,6 per cento, ma sale al 55 per cento se si fa il raffronto con tre anni fa.
In casa palestinese il computo nell’anno appena concluso è stato di circa 3 milioni e 521 mila turisti, inclusi coloro che hanno messo piede anche solo a Betlemme, senza pernottarvi (dati riferiti dall’agenzia Wafa). La ministra del Turismo Rula Maayah si rallegra per l’intensificarsi degli accordi di collaborazione con istituzioni e partner stranieri. Per cominciare, la presenza palestinese è ormai assicurata in tutti i forum e le manifestazioni turistiche internazionali.
In Giordania nel 2019 gli arrivi sono stati di oltre 4 milioni e 535 mila turisti, il 7,6 per cento in più rispetto all’anno prima.

Le strategie di marketing israeliane

Le entrate generate dal turismo lo scorso anno in Israele sono state pari a circa 5,7 miliardi di euro. Il comparto ha dato impiego a 153 mila persone; 13.600 i nuovi posti di lavoro. Il ministro Levin ha messo in evidenza l’ampiezza e l’accelerazione dei progressi registrati: «Ci sono voluti tre decenni, a partire dal 1948, per raggiungere il milione di turisti in un anno. Abbiamo dovuto attendere altri 16 anni per arrivare alla cifra di due milioni, nel 1994». I tre milioni sono stati superati nel 2017 e il traguardo dei 4 milioni è stato raggiunto nel 2018.
Levin attribuisce i recenti successi ai cambiamenti introdotti nella politica commerciale: non ci si concentra più, in primo luogo, sul turismo religioso, ma si punta molto anche sui viaggi di piacere (un mix di spiagge, buon cibo, sport, cultura, paesaggi…). Per intenderci, il modello è quello della campagna One Break Two Sunny Cities: Tel Aviv – Gerusalemme, ma si punta anche sulla località balneare di Eilat, in riva al Mar Rosso, come destinazione ideale per il turismo invernale. Il prossimo passo sarà la valorizzazione turistica del deserto del Neghev e della vallata dell’Arava. «Sono aree – spiega il direttore generale del ministero del Turismo, Amir Halevi – che, secondo noi, hanno un grande potenziale quanto a incremento dei flussi turistici e crescita economica».
Negli ultimi anni, Israele ha anche offerto incentivi alle compagnie aeree internazionali per aprire nuove rotte verso il Paese, inaugurato il nuovo aeroporto di Eilat e, grazie all’alta velocità, migliorato drasticamente i collegamenti ferroviari tra l’aeroporto internazionale Ben Gurion e le città di Tel Aviv e Gerusalemme.

Si può ancora migliorare

Malgrado i buoni esiti, l’orizzonte del turismo in Terra Santa non è privo di nubi e potrebbe risentire delle minacce che aleggiano nel più ampio contesto mediorientale. L’impennata di tensione registrata a inizio anno dopo che gli Stati Uniti hanno ucciso a Baghdad il generale iraniano Qassem Suleimani, capo delle forze speciali Al Quds sembra però non impensierire particolarmente il ministero del Turismo israeliano.
Anche se il direttore generale Halevi è convinto che Israele possa puntare ai 5 milioni di arrivi, la crescita in questo 2020 potrebbe essere invece compromessa dalle ristrettezze imposte dal bilancio statale: non è escluso che possano essere ridimensionate le risorse stanziate negli ultimi anni per le campagne pubblicitarie e di marketing a livello planetario.
L’afflusso massiccio di visitatori in Terra Santa in alcuni periodi dell’anno – soprattutto in concomitanza con le festività religiose – può causare qualche grattacapo tanto alle agenzie di viaggio, quanto ai pellegrini e turisti. Capita di trovare alberghi affollatissimi, lunghe file per l’accesso ai siti di maggiore interesse, santuari, musei o parchi naturali che siano. Senza contare gli imbottigliamenti nel traffico.
Secondo il giornale finanziario israeliano Globes, «la ricettività nei prossimi anni dovrebbe migliorare grazie a un maggior numero di camere messe a disposizione dalle catene alberghiere già operanti e dall’ingresso nel mercato di nuovi operatori e società immobiliari.
A margine possiamo notare che si registra una crescita accelerata nel numero di alloggi messi a disposizione dalla piattaforma Airbnb: solo a Tel Aviv gli appartamenti disponibili sono stati più di 10 mila.
terrasanta.net

Enit, il Turismo e quel conflitto ormai centenario tra Stato ed Enti locali

L’autore di questo post è Luca Martucci, consulente ed esperto di marketing di destinazione –
Il 12 ottobre 1919 nasceva l’ENIT, l’Agenzia nazionale del Turismo. Un po’ di storia per un centenario passato del tutto inosservato e un confronto tra un esordio glorioso ed i giorni nostri (ne parleremo nella seconda parte di questo contributo). Nemmeno un c
omunicato stampa o due pasticcini per i giornalisti. Sembra che le celebrazioni siano state rimandate all’anno prossimo. Peccato trascurare questo traguardo ed un passato importante che meritano essere ricordati.
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Agenzia ENIT a Parigi nel 1926
L’importanza del Turismo tra fine 800 ed inizio del nuovo secolo
Nei paesi europei che uscivano dalla prima guerra mondiale cresceva sempre di più la consapevolezza dell’importanza del turismo per le rispettive economie. Una coscienza che già si era manifestata nel secolo precedente, grazie alla nascita di realtà come il Club Alpino Italiano (1863), il Touring Club (1884 ) che ha festeggiato quest’anno i 125 anni di vita, l’Associazione Nazionale per il Movimento dei Forestieri (1900), l’Associazione degli Albergatori e l’Automobile Club di Torino (1898). La prima Pro-loco in un Trentino ancora austriaco è del 1881. Nel 1910 la Francia e l’Impero Austro Ungarico avevano già creato i loro rispettivi Uffici Nazionali del Turismo.
Nello stesso anno i comuni italiani, riconosciuti come luoghi di cura, iniziavano a riscuotere una tassa di soggiorno. La Svizzera istituì il suo ufficio nazionale del turismo nel 1918, mentre quest’anno FederTerme ha celebrato il suo centenario.
Il contributo di ENIT fu determinante per il Turismo dell’Italia
La definizione originale di ENIT Ente Nazionale Incremento Industrie Turistiche centrava perfettamente il suo scopo grazie ad una visione del Turismo come Industria, e declinata al plurale. La necessità di reperire finanze dopo la prima guerra aveva portato ad una proliferazione delle Pro-Loco, si parlava già da tempo di questione meridionale e ritardo delle infrastrutture, in uno scenario che grazie allo sviluppo di treni e navi stava cambiando radicalmente.
Il governo liberale di Nitti ravvisò quindi la necessità di sviluppare ulteriormente ed amministrare le spinte locali, cogliere gli stimoli che arrivavano dalle suddette associazioni, e promuovere l’Italia all’ estero.
Il contributo dell’ente nei suoi primi 15 anni di vita fu determinante non solo per la promozione, ma anche per la riforma e la prima classificazione degli hotel e per la predisposizione delle prime statistiche sul movimento dei forestieri.
Tra i compiti dell’ENIT il regio decreto prevedeva “provocare dal Governo provvedimenti legislativi atti ad emanare inconvenienti o deficienze dannose allo sviluppo dell’industria turistica e al movimento de forestieri”; “promuovere provvedimenti per facilitare il credito all’industria alberghiera” ; “l’istituzione di scuole ed il progresso di organizzazioni professionali del Turismo.”
Temi tutt’oggi importanti, quanto ancora poco attesi, rispetto ai quali ENIT ebbe un ruolo di coordinamento e di indirizzo strategico mai più riscontrato nella sua storia. Non a caso era assoggettato al Ministro dell’Industria e del Commercio, soluzione che ancora oggi sarebbe la più indicata, in mancanza di un ministero dedicato.
In questa tesi universitária  (basata sul libro pubblicato da ENIT per il suo novantesimo compleanno) si trova il testo del regio decreto dove si legge che Il finanziamento era previsto attraverso un contributo annuale dallo Stato, una tassa a carico dei clienti degli alberghi, donazioni ed elargizioni di soggetti terzi ( che nei primi anni di vita dell’ agenzia furono consistenti).
Tuttavia è curioso notare quanto l’onorevole Rava primo presidente dell’ente scriveva a Benito Mussolini nel 1926 : “…programma che da qualche anno l’ ENIT persegue in Nord America, attendendo risultati tangibili che potrebbero diventare di gran lunga maggiori e più efficaci se il nostro Ente potesse avere mezzi proporzionati a quelli che le altre Nazioni Europee impiegano per la propaganda negli Stati Uniti“.
Corsi e ricorsi della storia, che si materializzeranno più volte come vedremo in seguito.
Il ruolo delle Ferrovie dello Stato e la commercializzazione
ENIT ebbe un forte alleato nelle Ferrovie dello Stato, fino allora unico vero promotore del turismo in Italia. Insieme crearono il Consorzio delle Agenzie di Viaggi e Turismo (1920), che arrivò ad avere solo sei anni dopo 33 uffici e 615 agenzie corrispondenti nel mondo.
L’unico serio tentativo in tutta la storia centenaria dell’ente di fare anche commercializzazione durò solo fino al 1927, quando ENIT decise di soprassedere e staccarsi dal Consorzio, che assunse il nome di Compagnia Italiana Turismo (CIT).
Al riguardo vale la pena ricordare la testimonianza di Willy Domprè, storico direttore dell’Hotel Villa d’ Este, che nel suo “Studio sull’industria alberghiera in Italia” (1922) si preoccupava del fatto che ENIT fosse “entrato in inopportuna concorrenza con i principali operatori turistici internazionali” ( NDR es. Wagon Lits ), mentre “dovrebbe prestare attenzione agli effetti deleteri , sopratutto sulla stampa estera, di una normativa che crea molteplici disagi per i turisti stranieri : i visti d’ingresso sui passaporti , un macchinario antiquato e ridicolo”.
Oggi né la tematica dei visti né un’effettiva politica di commercializzazione fanno parte dell’“agenda del turismo italico”, mentre per mesi si è pensato alle Ferrovie per salvare Alitalia.
La Promozione “con la P maiuscola” e non solo del turismo!
Il paragone con i tempi attuali risulta stridente se si considera quanto, all’epoca e per tanti anni a venire, ENIT ha fatto per la promozione del Paese.
La rivista Le Vie d’Italia, edita in collaborazione con il Touring Club, altro fondamentale partner di allora, arrivò a contare 400 mila copie tradotte in nove lingue per abbonati in tutto il mondo. Non solo si promuoveva il turismo, ma anche il meglio del design e dei prodotti italiani (e non solo !) con articoli, fotografie ed illustrazioni di artisti famosi e pubblicità di aziende come FIAT, Borsalino o Campari, consorzi come il Chianti, macchinari industriali, ma anche multinazionali come Shell!
schermata-2019-12-28-alle-12-42-30I poster promozionali dell’ENIT durante l’epoca fascista, ma anche nel secondo dopoguerra, sono vere e proprie opere d’arte.
Il consolidamento del regime e la fascistizzazione di ENIT 
Nonostante alcuni gerarchi fascisti, sulla scia dei deliri futuristi vedessero di malocchio i turisti stranieri, che, accolti da un popolo di camerieri visitavano il paese dei romantici ruderi e gustosi sorbetti, prevalse l’interesse per l’entrata di valuta (stimata in 3 miliardi di lire nel 1925 ) e per l’utilizzo del Turismo come strumento di propaganda del regime.
Si puntava alla grande comunità di oriundi invitata al bagno di italianità ( prima espressione del turismo di ritorno o delle radici ) ed ai simpatizzanti o influencer dell’epoca invitati a conoscere non solo le bellezze del paese, ma anche le attività del regime.
Nel 1931 l’ENIT subì il primo (di tanti futuri commissariamenti), per poi essere assoggettato al Ministero della Cultura e Propaganda : l’inizio di quella odiosa prevaricazione della politica, che ancora oggi , seppure in una democrazia, caratterizza l’Agenzia.
Ancora una volta è interessante trovare nella discussione del disegno di disegno di legge per l’istituzione del Commissariato (da pag.7) temi attualissimi quali: necessità o meno della presenza dello stato, autonomie e finanze locali, regolamentazione di agenzie e guide turistiche, connubio turismo-agricoltura, mobilità, politica dei visti o dei prezzi di hotel, ed apertura di nuovi uffici ENIT all’estero.
Fulvio Suvich, il primo di tanti presidenti che poi diventano commissari, e che riportava direttamente a Mussolini, intendeva mettere ordine nella periferia controllando le Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo, nate nel 1926 e fino allora controllate dal Ministero degli Interni.
Un conflitto centenario tra Stato e territori locali
In questo interessante saggio intitolato “La nascita delle Aziende autonome e le politiche di sviluppo territoriale in Italia tra le due guerre“ è ben spiegato come neanche un gerarca potente come Suvich riuscì a fare sistema e controllare vanità ed interessi di territori e podestà locali. Battaglia persa, anche dopo l’istituzione dei Comitati Provinciali ( 1932 ), divenuti poi Enti Provinciali del Turismo (1935).
Ancora una volta ritroviamo temi sui quali si dibatteva allora come oggi: imposta di soggiorno ed utilizzo dei suoi proventi, definizione di territorio turistico in relazione a confini amministrativi od offerta di servizi. A chi dare la preferenza tra turisti stranieri, villeggianti o cittadini ? Come gestire il nuovo turismo di massa, che non era costituito solo dai gruppi della Thomas Cook , ma anche da escursionisti della gita domenicale e del dopolavoro.
Nelle conclusioni leggiamo che il turismo, a causa del suo carattere complesso, non fu inquadrato in una corporazione in quanto “non avrebbe mai potuto assolvere i vasti e complessi compiti affidati all’Enit fascistizzata“.
“Al turismo erano connesse tutte o quasi le attività nazionali: dalle grandi industrie automobilistiche alle piccole artigiane, dalle imprese alberghiere a quelle commerciali, dalle attività dei trasporti marittimi a quelli ferroviari”.
Ed ancora: “Certamente proprio la trasversalità del turismo tra diversi spazi economici consentì e legittimò il suo depauperamento”.
Dopo la seconda guerra mondiale, vennero gli anni del boom economico ed il turismo tornò alla ribalta. L’ENIT non ebbe più un ruolo centrale nonostante fosse divenuto il braccio esecutivo del nuovo Ministero del Turismo e dello Spettacolo, creato nel 1959, in vista delle Olimpiadi di Roma. Nel 1960 fu varata la prima riforma repubblicana dell’ENIT, che assumeva personalità giuridica autonoma, con l’ acronimo originale trasformato in Ente Nazionale Italiano Turismo.
Per chiudere questa prima parte, e sottolineare ancora una volta certe analogie con il presente, un breve spezzone video dell’Archivio Luce del 1969 sulla celebrazione del Cinquantenario dell’ENIT.
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Il ministro Scaglia ricordava la nuova rete autostradale da primato europeo, ma anche la persistenza di criticità come la scarsa conservazione del patrimonio culturale… e l’immondizia per le strade di Roma!
Il Sole 24 Ore

Enit anno 100, la difficile rincorsa dell’Agenzia del turismo italiana

L’autore di questo post è Luca Martucci, consulente ed esperto di marketing di destinazione (secondo di due articoli) –
Nel suo secondo cinquantennio l’Enit, l’Agenzia nazionale del Turismo, è sopravissuta a se stessa. Nonostante i recenti miglioramenti, resta ancora molto da fare per coprire il gap con la concorrenza.
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La sede Enit in via Marghera a Roma
ENIT, cambiando pelle di tanto in tanto, è passata indenne attraverso i numerosi governi, accusata di essere un carrozzone inefficiente, o di scandali vari come quello del finanziamento illecito del partito socialista od il più recente caso di Promuovi Italia. Oggi il suo ruolo è assai ridimensionato rispetto agli anni d’oro del suo esordio, ma ENIT potrebbe dare ancora molto al Paese. A certe condizioni.
L’abrogazione del Ministero dello Spettacolo e Turismo (1993) e la riforma costituzionale del 2001, che ha reso il turismo materia di competenza “esclusiva” delle Regioni, hanno complicato la vita e la missione di ENIT. L’ente non ha avuto più pace, rimbalzando tra Presidenza del Consiglio e vari dicasteri, importanti come quello delle Attività Produttive o pittoreschi come quello di MV. Brambilla. Un peregrinare ben riassunto nella lista sempre attualizzata di Officina Turistica.
L’ ENIT oggi è un ente pubblico economico, risanato e più efficiente.
Nel 2005, pur conservando il vecchio acronimo, ENIT ha cambiato di nuovo nome in Agenzia Nazionale del Turismo. Sorvoliamo sul triste decennio che è seguito, ben rappresentato dalla vergognosa saga del sito Italia.it, per arrivare ai giorni nostri, anzi alla svolta di cinque anni fa, quando l’ Agenzia è stata trasformata in ente pubblico economico. Un passaggio importante, almeno sulla carta. Senza dubbio molte cose sono cambiate, come dimostra anche il fatto che i media hanno smesso di spararle addosso.
L’ attività e la comunicazione dell’Agenzia sono migliorate negli ultimi due anni, grazie ad una presenza più incisiva sui mercati ed un’ immagine più curata, anche se limitate alle fiere, a qualche evento B2B in più ed al ricorso massiccio a campagne affissionistiche. Si tratta però più di facciata che di sostanza; possiamo dire che è migliorata la componente soft, mentre quella hardware, lascia ancora molto a desiderare.
A partire dal sito, che dovrebbe essere il principale biglietto da visita di una destinazione. Possibile che il potenziale turista americano, che vede il display in Times Square o all’aeroporto di Francoforte, ottenendo le informazioni basilari su come raggiungere l’Italia, trovi ancora AirOne o Meridiana, mentre per i treni manca Italo?
enit_meridiana-italoSul sito, che doveva diventare ecosistema digitale o piattaforma hub, non se ne parla più, sembra scesa una rassegnazione generale. Una sfida che nessuno sembra più voler accettare. Così certe campagne perdono molto di efficacia e consistenza.
Le risorse ci sono: ENIT non è più un carrozzone mangiasoldi.
È radicalmente cambiato anche il conto economico: il bilancio 2018 ha chiuso con un attivo di quasi 9 milioni, dopo un risultato positivo di due anni precedenti pari a totale a circa 19 milioni. Il costo del personale è stato ridotto grazie sopratutto alla soppressione di posizioni dirigenziali all’ estero, mentre con un processo selettivo durato quasi due anni sono state immesse nuove risorse. Purtroppo come si legge nella relazione dei revisori degli ultimi bilanci il risultato positivo è frutto dell’incapacità di spendere quanto previsto.
Se il contributo statale è utilizzato solo in parte ancora una volta la colpa è di burocrazia e politica. L’iter di definizione della convenzione triennale con il ministero vigilante , la sua approvazione della Corte dei Conti, fa sì che passino mesi, anzi semestri , rendendo inevitabili i differimenti all’ esercizio successivo. Putroppo l’ennesimo passaggio di ministero non promette bene.
Un buon segnale viene invece dall’ incremento della voce ricavi per prestazioni di servizi (ie. a favore di regioni o privati) in linea con la nuova natura di ente pubblico economico ed obbiettivi di autofinanziamento, che però resta ancora ben al di sotto delle sue effettive potenzialità.
Il dimensionamento e le risorse rispetto ai concorrenti.
Nella relazioni dei revisori si evidenzia anche una certa criticità in tema di carenza del personale, sopratutto amministrativo, ma il gap con la concorrenza è lampante nella rete degli uffici periferici. In uno studio di Banca d’Italia datato Dicembre 2018 si legge : “La compagine dell’ENIT (108 addetti nel 2017) risulta peraltro significativamente sottodimensionata rispetto agli analoghi organismi presenti nei principali competitors europei (Atout France conta 356 addetti; Turespaña e Agència Catalana de Turisme, 461)”.
Prendiamo ad esempio il Brasile. Un mercato emergente e di dimensioni continentali, dove l’ Italia è al top delle destinazioni europee. ENIT è presente solo da una ventina di anni, mentre prima il mercato era seguito dalla sede di Buenos Aires. Per i primi dieci anni si è trattato di un’ antenna, cioè una risorsa presa in prestito dalla camera di commercio italiana (lo schema tutt’ora utilizzato per l’ apertura di nuovi sedi) .
Solo dieci anni fa ENIT ha costituito il proprio ufficio, che conta su due risorse, la storica rappresentante e sua sorella, mentre la delegazione della Spagna, quinta destinazione europea per il mercato, ha sei risorse.
Il contributo dei tour operator ed agenzie è ancora fondamentale in Brasile, come in altri mercati emergenti, ecco perché Il marketing della destinazione non può fare a meno di fare ricorso a strumenti digitali di formazione quali webinar e piattaforme di e-learning, oltre a quelli tradizionali come sales book , guide , cartine o banche di immagini per i cataloghi.
Non è quindi colpa delle due volenterose signore, oriunde sicilane e ben conosciute nella comunità italiana, se recentemente in un sondaggio del più importante travel magazine B2B brasiliano con i trenta maggiori tour operator del mercato, l’Italia è risultata al primo posto tra le destinazioni … che dovrebbero fare di più per promuoversi!
50 anni più giovani, ma bravi il doppio.
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Se in passato abbiamo guardato alla Spagna, in questo contesto il confronto è con l’Inghilterra, che da alcuni mesi sta celebrando il cinquantenario di Visit Britain. Più che all’abisso tra Italia.it e visitbritain.com , destinati al cliente finale, ci riferiamo ai rispettivi siti B2B per il trade turistico.
Quello inglese, a nostro avviso il migliore tra le destinazioni europee, fornisce tutta una serie di informazioni sulla destinazione e su come approfittare delle varie iniziative di promozione, oltre ad essere anni luce avanti a quello di ENIT, anche per quanto riguarda la commercializzazione e l’autofinanziamento dell’agenzia.
Quest’estate VisitBritain ha lanciato la piattaforma B2B TXGB che connette hotel ed operatori inglesi con distributori come Expedia o Booking. Uno strumento ideale sopratutto per i piccoli player eventualmente sprovvisti di proprio sito, e che permette a VisitBritain di guadagnare una fee del 2,5 % sulle transazioni, che si aggiunge ai milioni di sterline fatturati dallo shop on line.
Anche tra i due site corporativi la differenza è enorme: visitbritain.org offre una vasta gamma di opportunità, finanziamenti agevolati , campagne ed iniziative di marketing sia gratis che a pagamento, oltre informazioni con anticipo di un anno su i vari eventi , tra i quali un unico grande appuntamento per i buyer stranieri ( come fanno anche Germania e Francia).
Lo spazio dedicato al trade da ENIT è veramente povero: si basa ancora sul vecchio Club Italia ed un datato catalogo dei servizi (scaricabile in… pdf). Si sa poco o nulla sui futuri eventi, mentre la parte istituzionale/amministrativa del sito è talmente estesa in nome della trasparenza da trovare anche la gara per la manutenzione degli ascensori della sede centrale!
La comunicazione al trade di ENIT è del tutto autoreferenziale, in quanto “promuove la sua promozione” e non la destinazione, come invece fanno le organizzazioni similari di altri paesi attraverso mailing frequenti e mirate agli agenti di viaggi.
Gli inglesi ci danno una lezione anche per quanto riguarda le informazioni sui mercati esteri con schede basate sulle statistiche ufficiali, ma anche sui numerosi sondaggi svolti in collaborazione con primarie aziende del settore che permettono poi di segmentare i turisti in base alle loro reali motivazioni ed interessi. Inutile ricordare le carenze di certe statitiche italiane e dell’attività di intelligence dei mercati, ben rappresentate dall’ Osservatorio Nazionale del Turismo, la cui riforma ciclicamente rimane solo sulla carta dei programmi.
La conferma definitiva che il Turismo per gli Inglesi è “una cosa seria”è tutta nel  Tourism Sector Deal lanciato lo scorso  Giugno da Theresa May, dove si fissano obbiettivi per infrastrutture, occupazione e competenze degli addetti ai lavori , sviluppo di nuove zone turistiche e leadership per il turismo MICE.
L’eterna dicotomia stato-amministrazioni locali
L’organizzazione degli enti locali è passata attraverso vari tentativi di riforma, la prima nel 1960, seguita nel 1983 dalla nascita delle APT e degli Uffici di informazione e Accoglienza turistica (IAT )e dall’istituzione dei distretti turistici nel 2001.Ma è sopratutto grazie alla riforma costituzionale dello stesso anno che il caos regna sovrano.
Oggi, nonostante tutti i buoni propositi, il famoso fare sistema con le regioni è ancora un traguardo lontano. Così l’ENIT non solo va alle fiere più importanti( che tra l’altro sono sempre più disertate dalla concorrenza) con poche regioni nel suo stand, ma addirittura in quelle meno importanti non è presente, al contrario magari di distretti turistici (spesso del Sud) che partecipano grazie anche alla disinvolta gestione dei fondi comunitari.
Le fiere sono solo uno dei tanti momenti di sviluppo delle relazioni B2B che devono essere mantenute oltre questi eventi, ma l’aspetto più critico è che se a queste non ci sono le regioni, non c’è materiale promozionale dell’ Italia! Per fortuna, e per grazia ricevuta, l’Italia conta su pubblicazioni, immagini o video che, grazie alla sua bellezza ed attrattività, arrivano per lo più in forma spontanea e gratuita.
Non è una questione di manager o di persone, ma di sistema. Il presidente attuale ha una comprovata esperienza nel settore. Anche in passato ENIT, tra tanti boiardi e grand commis incompetenti, o vip come Matteo Marzotto o Evelina Christillin, ha avuto presidenti certamente esperti di turismo, in quanto albergatori come Corona od Ottaviani, ma anche manager esterni come Celli o Paoloucci (allora ceo di Microsoft Italia). L’Agenzia ha avuto dirigenti storici come A. Mariotti o F. Paloscia, esperti autori di vari libri, ed ai quali si deve la conservazione di dati statistici storici.
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Senza scordare il contributo dei membri del Cda, la cui composizione è variata nel tempo. Nel 2009 i consiglieri erano 17, tra i quali leader di associazioni di categoria e rappresentanti delle regioni. Dopo la riforma del 2014 il board è stato ridotto a solo due membri. Nell’ultimo triennio facevano parte del Consiglio un manager in forte ascesa del settore aereo e lo stimato autore del libro “Turismo Cambiamo Tutto!“,e tra i dirigenti , anche se per un tempo limitato, ENIT ha potuto contare sul contributo di una delle maggiori esperte di turismo digitale .
Eppure anche questi non sono riusciti a cambiare molto, visto che ENIT continua a fare le stesse cose di sempre ed ancora non riesce a fare quanto fa la concorrenza. Nell’attuale Cda siede un’altra tra le più importanti accademiche del turismo in Italia, che, seppure finora ha mantenuto un basso profilo, si speri possa dare un effettivo e risolutivo contributo.
Insomma se le competenze individuali non sono mancate in passato come non mancano oggi, quello che ancora risulta deficitario è l’output finale di tutto l’apparato.
Il ritorno del MIBACT e la cultura che schiaccia tutto
Il ritorno di ENIT sotto il MIBACT (Ministerodei Beni Culturali) non fa presagire bene riguardo agli sviluppi desiderabili. Si parla di riesumare il Piano Strategico Nazionale del Turismo, borghi e cammini tornano alla ribalta, insieme alla demoetnoantropologia ed al focus sulle industrie culturali e creative, con buona pace di quelle industrie turistiche al plurale dell’acronimo iniziale di ENIT .
Non che con il breve intervallo sotto il MIPAAFT (Ministero delle Politiche agricole) le cose fossero cambiate granché. L’ ex ministro era partito pieno di buone intenzioni, promesse e volontà di restituire importanza all’ENIT. Forse non ha avuto tempo di portare avanti i suoi progetti, ma sul fatto che ci sarebbe riuscito qualche dubbio viene, pensando all’eccessiva preoccupazione di trovare a tutti i costi la quadratura tra agricoltura e turismo (tanto da chiedere alla povera Agenzia di organizzare uno stand alla Fiera del Latte Bovino! ) o l’insistenza sul sempreverde turismo di ritorno.
Non si vede all’ orizzonte quella svolta che, forse, potrebbe essere possibile solo con una radicale trasformazione di ENIT, magari in una società mista pubblico -privata. L’Agenzia deve guardare alla concorrenza e deve essere messa in grado di lavorare in modo dinamico e moderno, senza essere frenata o repressa dal ministero vigilante.
Non ci resta che fare i nostri auguri ad ENIT e a tutto il sistema del Turismo del Bel Paese, sperando che quanto prima si possano smentire, con i fatti, giudizi così severi come quello pronunciato qualche anno fa da Dan Peltier di SKIFT:
”Italy is one of the most visited countries yet it´s one of the worst tourism marketers”.
Il Sole 24 Ore