La mostra. L'Italia in festa di Berengo Gardin

Le processioni religiose, le sagre di paese con le giostre e le bancarelle, le sfilate dei carri, le sale da ballo e i concerti in piazza. Sono quei momenti che generano appartenenza e plasmano l’identità, in cui l’io diventa noi e una città si fa davvero comunità. Senza differenze, senza barriere. Tutti uguali, tutti uniti da un unico, grande rito collettivo in cui tutti sono protagonisti allo stesso modo. Volti allegri, divertiti, assorti o a volte spaventati, che compongono un ritratto suggestivo e profondo non solo di un Paese, ma dell’uomo nella sua realtà più intima. «Le feste grandi mi piacciono. Sono molto intime. Alle feste piccole non c’è spazio per la privacy », faceva notare con grande sottigliezza Francis Scott Fitzgerald. Perché è proprio in questi momenti che l’uomo si libera pienamente, si apre agli altri e nello stesso tempo vive la dimensione più personale. Le feste popolari rappresentano così da sempre il luogo d’indagine perfetto, un prezioso e variegato microcosmo – dai molteplici aspetti culturali, sociali e tradizionali –, per osservare l’Uomo e raccontare la Storia. È quello che fa il grande fotografo italiano Gianni Berengo Gardin con In festa. Viaggio nella cultura popolare italiana, animando visivamente l’edizione annuale, l’ottava, di “Pistoia - Dialoghi sull’uomo” dedicata al tema “La cultura ci rende umani. Movimenti, diversità e scambi”. Uno sguardo antropologico, quello del fotografo, che scorre in una mostra personale curata da Giulia Cogoli che sarà inaugurata oggi, alle 16,30 nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia (visitabile fino al 2 luglio, e corredata dal volume edito da Contrasto, con il titolo In festa,pagine 120, euro 24,90): sessanta fotografie in bianco e nero realizzate tra il 1957 e il 2009, molte delle quali inedite, dedicate alla cultura popolare italiana, in un affascinante mondo «popolato di bambini, di zingari, di anziane o giovani signore vestite per la festa e di danzatori di ogni età», dove ognuno celebra la propria storia con riti vecchi e nuovi. «Quello di Berengo Gardin è un piccolo e meraviglioso atlante fotografico delle feste popolari in Italia, che racconta di costumi e tradizioni antiche e meticce di tutte le regioni d’Italia, con uno sguardo dal taglio etnografico, ma allo stesso tempo di intenerita curiosità», afferma la Cogoli, direttrice del Festival.
da avvenire

In volo sull'Umbria, per rinascere Esposte 40 foto aeree il cui ricavato restaurerà un'opera d'arte

NORCIA - Da Norcia, il borgo ancora oggi più ferito, a Spello; da Bevagna a Città di Castello; dal lago Trasimeno ai vigneti dell'orvietano; dalla Cascata delle Marmore fino alla magnifica piana di Castelluccio. C'è davvero tutto il bello del paesaggio e dell'identità umbri nelle immagini fotografiche esposte nella mostra In volo sull'Umbria, allestita a Roma presso il Chiostro della Cisterna - Biblioteca di Montecitorio dal 25 maggio al 23 giugno.
In un percorso che si snoda attraverso 40 fotografie aeree realizzate dal fotografo umbro Paolo Ficola viene offerto al pubblico l'emozionante racconto di un territorio che trasuda storia, cultura, misticismo e natura. Nessuna traccia del sisma di agosto e ottobre 2016, del dolore per la distruzione e delle numerose difficoltà, ma solo un'ampia dose di bellezza materiale e immateriale, che vuole rappresentare un utile sprone a rimettersi in piedi: colpiscono occhi e cuore le tante immagini sbalorditive, selezionate su un totale di 11.500 scatti, tutte realizzate da Ficola durante 260 ore di volo sull'Umbria, dal 2009 al 2016.
La mostra, promossa dalla vice presidente della Camera dei Deputati Marina Sereni, vuole dunque trasmettere l'immagine di una regione non distrutta dal terremoto ma al contrario bella e sicura, raccogliendo di fatto quel 'grido di dolore' lanciato dai sindaci e dagli operatori turistici umbri che hanno visto drasticamente diminuire le presenze turistiche nel territorio, anche in luoghi molto lontani dalle zone colpite direttamente dalle scosse. Ma oltre al messaggio di speranza che vede l'Umbria e i suoi abitanti desiderosi di ripartire come e meglio di prima, non solo ricostruendo ma anche creando nuove attività, l'esposizione avrà anche uno scopo concreto: dopo l'allestimento le immagini saranno infatti vendute e il ricavato verrà utilizzato per restaurare un'opera d'arte del territorio danneggiata dal sisma.
"Dobbiamo continuare ad accendere i riflettori anche sull'Umbria perché la sfida non è soltanto la ricostruzione dopo il terremoto ma anche riportare nelle zone colpite le presenze turistiche", afferma oggi il ministro dei beni culturali Dario Franceschini intervenendo all'inaugurazione, "queste foto dimostrano cosa può essere la bellezza di un borgo. L'impegno di tutta l'Italia sarà ricostruire senza snaturare quei luoghi e al tempo stesso rompere la barriera del timore". 
ansa

Restauri: torna sala Fatiche di Ercole a Palazzo Venezia

ROMA - Dopo un attento intervento di restauro, durato sei mesi, torna a splendere dopo quasi 50 anni la Sala delle Fatiche di Ercole, cuore quattrocentesco di Palazzo Venezia. Il magnifico soffitto ligneo decorato e il ciclo di affreschi della finta loggia sono stati così restituiti a una corretta lettura degli ambienti privati, voluti dal cardinale veneziano Pietro Barbo (poi Paolo II), denotando la mano di botteghe del nord Italia, di scuola mantegnesca.
    Presentato lla stampa dal direttore del Polo Museale del Lazio Edith Gabrielli, il restauro è stato finanziato dalla Fondazione Silvano Toti che ha investito circa 150.000 euro nell'intervento eseguito da Rita Ciardi e Isabella Righetti di 'Officina', mentre la parte scientifica è rimasta in mano a Sonia Martone e Paolo Castellano del Polo Museale del Lazio.
    Il 27 maggio, in occasione della riapertura della Sala, sono in programma visite guidate gratuite (dalle 10.00 alle 18.00, ogni mezz'ora e senza prenotazione).
ansa

Grande successo per la seconda edizione della Giornata dello Sport di Montecrestese



Ancora un successo a Montecrestese, per la giornata dello sport, seconda edizione dell'evento nato dalla collaborazione tra Comune e la Fcd Montecrestese. Quasi un centinaio di bambini hanno potuto vivere una giornata all'insegna dello sport nella cornice degli impianti sportivi di Montecrestese, oltre a conoscere il territorio circostante, grazie a Biciincittà. Alla Cestistica Domodossola, già presente nella edizione 2016, si è affiancato Il Domo Basket per la pallacanestro, mentre i padroni di casa del Montecrestese si sono occupati dell'area calcio. La società Podistica Caddese, con Trapani Francesco si è occupata della corsa e dell'atletica, mentre il maestro Guglielmini Carmelo, dell'associazione Judo Club Domodossola e Dance Evolution, per quanto riguarda la ginnastica artistica, con Tiziana Trezzi e Michela Ferraris, hanno creato le loro aree, novità di questa stagione. Gradita ospite la referente territoriale per l'educazione fisica, professoressa Monica Favro, rimasta favorevolmente colpita per la realizzazione della giornata, al punto da invitare gli ideatori ad una futura collaborazione con il settore scolastico. Nel complesso tutti felici, a cominciare dai bambini delle elementari e della materna di Montecrestese, attori principali della manifestazione. Per l'occasione è stato dato in uso alla Società Sportiva, da parte dell'amministrazione comunale, un nuovo defibrillatore, che servirà l'impianto in tutte le sue manifestazioni.




tratto da ossolanews.it

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale

Case vacanze in nero, evasi 2 milioni di euro

CAGLIARI - Pubblicavano sulle principali piattaforme online di settore inserzioni in cui inserivano foto delle loro ville di lusso sul mare, dettagli delle case da sogno o dei piccoli villini a pochi metri dalla spiaggia o vicino alla principali località turistiche, proponendo affitti nei periodi di maggiore affluenza turistica. Ma una volta affittate le case, non dichiaravano nemmeno un euro.
    La Guardia di finanza di Cagliari, dopo un anno di indagini, ha concluso in questi giorni un'importante operazione, denominata Domus Aurea, contro gli affitti in nero nelle zone a più elevata vocazione turistica, scoprendo una evasione fiscale di quasi due milioni di euro. Molte le posizioni analizzate, 83 quelle risultate irregolari. Le case, le ville da sogno e i mini appartamenti vicini al mare si trovavano nelle località turistiche costiere più rinomate: da Portoscuso a Villaputzu, da Castiadas a Carloforte, passando per Teulada, Chia, Pula, Villasimius, Cagliari e Quartu S.Elena.
ansa

I turisti ignorano il G7, 'meglio mare, bagni e sole'

GIARDINI NAXOS (MESSINA) - C'è il G7 fatto di negozi 'blindati' con tavole di legno color giallo pallido, e un altro con spiagge frequentate da turisti che prendono il sole, incuranti del resto. E' il contrasto antitetico, sia cromatico che di emozioni, che vivono i Giardini Naxos: commercianti preoccupati per il corteo di domani pomeriggio contro il G7 di Taormina e visitatori che sembrano ignorare il summit, perché sono in vacanza e non saranno i 'Sette Grandi' a rovinargliela.
    In spiaggia c'è chi legge un libro sotto un ombrellone e chi prende la 'tintarella', nonostante il sole sia indeciso e si nasconda spesso dietro le nuvole. Per lo più famiglie di stranieri, con qualche coraggioso che fa il bagno nell'acqua ancora non proprio calda e attento a non superare i 50 metri, distanza dalla costa in cui è possibile nuotare. "Il G7? Sapevamo - osserva una coppia svedese con due figli piccoli - ma non importa, abbiamo deciso di venire lo stesso. Sensazione di pericolo? Nessuno, siamo sereni. Peccato che la prossima settimana dobbiamo andare via". "Qualche disagio nei trasporti l'abbiamo avuto - ammettono due francesi - avremmo voluto vedere Taormina, ma non è stato possibile". Una donna inglese gioca con il suo biondo e riccio bambino scalzo davanti la chiesa San Giovanni Paolo II: "Il summit? Penso a mio figlio e a questa vacanza così divertente", dice andando via.
    Anche all'Isola Bella, uno dei posti più incantevole di Taormina, sembra un giorno come un altro e non col G7 'accanto'.
    Sotto gli ombrelloni, vicino all'acqua cristallina, diverse famiglie consumano pranzi completi, nonostante il gran caldo: spaghetti con le vongole e arrosto misto di pesce sono i piatti 'forte'. La percezione al 'Servizio regionale turismo' dei Giardini Naxos è che le presenze siano in aumento, influenzate anche dalla 'zona rossa' di Taormina che ha fatto 'dirottare' i viaggiatori nei paesi vicini. Ma a 'l'altro G7' il cambiamento non sembra essere dispiaciuto, quasi non se ne è accorto.
ansa

La Torre Eiffel è la più fotografata nel mondo...ma che noia! Cambiate prospettiva

La Torre Eiffel è il luogo storico più fotografato del mondo secondo la ricerca globale di Sony Mobile che vede per l'Italia la presnza dela Basilica di San Pietro, il Colosseo e la Fontana di Trevi in posizioni non proprio di primo piano. Ma lo studio  #XperiaNewPerspectives rivela anche che più della metà delle foto che ritraggono i 30 luoghi storici più fotografati al mondo sono tutte scattate dalle stesse tre angolature. Ben il 55% del campione conferma che la scelta degli itinerari di viaggio avviene in base alle opportunità fotografiche offerte dalla location mentre sembra diventato proprio necessario inventarsi qualcosa di nuovo in vacanza visto che il 47% si dichiara stufo di vedere sempre gli stessi tre scatti. Infine, il 52% afferma di essere più propenso a “likare” una foto di un luogo storico se originale e vista da una nuova angolatura, mentre il 45% sostiene di farsi ispirare da Instagram per decidere cosa visitare e fotografare.
   La Torre Eiffel in vetta alla classifica non stupisce, ma il dato che conferma che il 35% delle fotografie che ritraggono luoghi storici vengono scattate sempre dalle stesse tre angolazioni è sbalorditivo. Ci sono altri luoghi che rappresentano ancora più un cliché: per il Cristo Redentore di Rio la percentuale sale al 71% di foto tutte uguali scattate dalle stesse 3 location, percentuale ancora maggiore per Fontana di Trevi (74%), il Monte Fuji (77%) e Machu Picchu (85%).

In occasione di questa ricerca, Sony Mobile ha collaborato con tre dei migliori fotografi al mondo dotandoli di un Sony Xperia XZ per ritrarre alcuni dei più iconici luoghi storici da nuove prospettive: dal Colosseo ripreso con luci soffuse e suggestive alle folle nitide che ammirano la Torre Eiffel, grazie alle prestanti funzionalità della fotocamera di Xperia XZ.

“Questa ricerca ci ha dato la reale misura di quanto la fotografia sia un elemento imprescindibile in vacanza e quanto sia forte il legame tra le due” dichiara Stelios Charalampakis, Sales Manager MU SEM Sony Mobile. “Le foto sono parte vitale di ogni viaggio – che si tratti dello scorcio di una città, di un’avventura o banalmente una spiaggia. Grazie all’elevata qualità della fotocamera di Xperia XZ, i viaggiatori possono contare su scatti nitidi, colori reali e capacità sensazionali anche in condizioni di scarsa luminosità. Contiamo di essere d’ispirazione per una nuova generazione di fotografi nel guardare i propri viaggi attraverso nuove prospettive”.

A commento dell’incredibile raccolta fotografica del report New Perspectives realizzato con Xperia XZ, Scott Gray, CEO dell’Organizzazione Mondiale della Fotografia ha commentato: “Lo scenario della fotografia è cambiato esponenzialmente negli ultimi dieci anni, in particolare grazie a una maggiore accessibilità e qualità delle fotocamere. Questa accessibilità è stata potenziata dagli smartphone, la cui tecnologia permette alle persone di migliorare le loro capacità fotografiche ma anche di disporre di una maggiore risoluzione per lavorare quegli scatti. Questa possibilità di catturare l’inaspettato può davvero essere un elemento in grado di sradicare le logiche della creatività fotografica, generando immagini uniche e iconiche per l’utente. È assolutamente fantastico che i fotografi utilizzino tecniche diverse e filtri ma queste immagini ancora più uniche, sebbene necessitino di editing, richiederanno il minimo ritocco e conferiranno un tocco più naturale alla foto”.

I consigli del pluripremiato fotografo di viaggi Lluís Salvadó per scattare da una nuova prospettiva quest’estate:

1. Giocare con colori e luci: è incredibile come una scena possa essere differente semplicemente utilizzando dei trucchi intelligenti;
2. Se si è alla ricerca di uno scatto assolutamente originale, il consiglio è sfruttare le superfici riflettenti, un iconico luogo storico può decisamente essere trasformato semplicemente con un po’ d’acqua;
3. Cercare la bellezza nelle architetture circostanti e non focalizzarsi nel mero luogo storico. Si può trovare un’elevatissima qualità artistica nei componenti strutturali;
4. Sperimentare nuove prospettive - come scattare dall’alto o dal basso del soggetto - non temendo la sperimentazione;
5. Usare le persone e le loro figure per dare concretezza in termini di tempo e spazio allo scatto e giocare con prospettive forzate.

La top 30

Posizione Luogo storico Paese No. di immagini Instagram % di foto scattate dalle stesse tre angolazioni
1 Torre Eiffel Francia 4,654,699 35%
2 Big Ben UK 2,435,223 50%
3 Louvre Francia 1,740,908 43%
4 Empire State Building USA 1,570,167 45%
5 Burj Khalifa UAE 1,446,682 43%
6 Cattedrale di Notre Dame Francia 1,330,688 53%
7 Basilica di San Pietro Stato Vaticano 1,131,705 30%
8 Time Square USA 1,100,344 54%
9 Sagrada Familia Spagna 936,216 55%
10 Colosseo Italia 860,248 66%
11 Statua della Libertà USA 813,930 74%
12 Machu Picchu Perù 745,815 85%
13 Alhambra Spagna 745,716 35%
14 Borobudur Indonesia 667,086 50%
15 Piazza Rossa Russia 591,430 52%
16 Cristo Redentore Brasile 581,523 71%
17 Taj Mahal India 571,070 38%
18 Burj Al Arab UAE 534,562 56%
19 Monte Fuji Giappone 533,696 77%
20 Buckingham Palace UK 498,280 58%
21 Tokyo Tower Giappone 485,744 44%
22 Ha Long Bay Tailandia 475,390 57%
23 Arco di Trionfo Francia 449,856 49%
24 Muro di Berlino Germania 434,869 21%
25 Fontana di Trevi Italia 427,708 74%
26 Grande Muraglia Cinese Cina 412,603 72%
27 Sydney Opera House Australia 408,919 44%
28 Table Mountain Sud Africa 386,723 61%
29 Park Güell Spagna 383,853 32%
30 Basilica del Sacro cuore Francia 376,730 59%
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A Trieste "BoraMata", festa della Bora

TRIESTE - Una grande festa della Bora, nel cuore di Trieste, con girandole, mostre, spettacoli, installazioni e una vera e propria Galleria del vento, tra piazza Ponterosso e la storica piazza dell'Unità d'Italia: è BoraMata, la kermesse che dal primo al 4 giugno Trieste dedicherà alla Bora, l'elemento che, più di ogni altro, rende riconoscibile la città in Italia e all'estero.
    BoraMata, giunta alla terza edizione, si presenta quest'anno con la novità di una collaborazione con Mittelfest, il festival internazionale di musica, teatro e danza in programma a Cividale del Friuli (Udine), che nel 2017 conclude, proprio con l'Aria, la sua trilogia tematica sugli elementi.
    Con il Festival di Cividale, che è una delle 12 "porte" attraverso le quali la Bora arriva a Trieste, BoraMata condividerà arredi urbani, mostre e installazioni dedicate al vento.
    A Trieste, in piazza Unità, dopo la festa della Repubblica, saranno installate centinaia di girandole, sarà allestita una mostra di fotografie di Andrea Lasorte sulla "Bora nella cronaca", oltre a una rassegna di video della Rai, sarà presentato il nuovo libro dello scrittore Veit Heinichen e sarà illustrata la prima "Guida al Magazzino dei Venti".
    "BoraMata - hanno spiegato gli ideatori, Rino Lombardi, del Museo della Bora, e Federico Prandi, partner organizzativo con la Prandicom - punta a diventare un classico per i triestini e soprattutto per i turisti che amano la Bora. Anno dopo anno, qualcosa cambia, qualcosa resta, per celebrare la madre di tutti i refoli, in una stagione che non è proprio la sua, quando - hanno concluso presentando oggi la manifestazione - è più facile incontrare un borin che una bora vera". 
ansa

Longobardi e Italia,capolavori mai visti

Una grande mostra che fa il punto su quasi vent'anni di nuove ricerche e al tempo stesso spettacolare e multimediale, racconterà la storia dei Longobardi in Italia, gli incroci di cultura e di civiltà, le reciproche contaminazioni. Da settembre a giugno 2018, tre sedi prestigiose, quali il Castello Visconteo di Pavia (fino al 15 dicembre), l'Archeologico di Napoli e l'Ermitage di San Pietroburgo, ospiteranno i circa 300 capolavori, molti dei quali mai esposti prima, provenienti da 80 enti prestatori diversi.
    "Sarà una mostra che lascerà una traccia", ha detto il ministro Dario Franceschini alla presentazione per la stampa, sottolineando l'importanza di mettere a punto iniziative in grado di arrivare al largo pubblico e al tempo stesso dare valore alla ricerca scientifica. Intitolata 'Longobardi. Un popolo che cambia la storia', l'importante esposizione ha appunto lo scopo di rendere meno oscura un'epoca lontana, che nei secoli è stata interpretata dagli studiosi secondo parametri spesso opposti.
ansa

A Ny centro poliartistico trasformabile

NEW YORK - Un gigante in acciaio e vetro su ruote che si trasforma all'occasione. E' 'The Shed', la new entry nel panorama artistico di New York, una struttura che aprirà i battenti nel 2019 e che per flessibilità può essere paragonata a una casa in mattoncini Lego: gli si dà la forma che si vuole.
    Non è fantascienza bensì un edificio che strutturalmente sarà sia uno spazio coperto che può contenere 1200 persone sedute e fino a 3000 in piedi oppure uno spazio aperto da quasi duemila mq. Concettualmente un vaso di Pandora da cui tirare fuori ogni forma di arte.
    Visto a distanza The Shed sembra un hangar in movimento, che si sposta in direzione est-ovest, ossia geograficamente verso il fiume Hudson. Futurismo quindi nell'area che sarà il futuro di New York, Hudson Yards, sulla 34ma strada e ad un paio di isolati dal fiume Hudson, con dirimpettaio, l'Highline, il famoso parco sopraelevato recuperato da vecchi binari ferroviari.
ansa

Amazon, prima libreria 'fisica' a NY

(ANSA) - NEW YORK, 25 MAG - Amazon sbarca a NY e sceglie il Time Warner Center, a due passi da Central Park e da una delle Trump Tower, per la sua prima libreria newyorkese. Una scelta non causale che la colloca nel 'cuore' dell'industria editoriale e lontano dalle poche celebri librerie, come The Strand a Union Square, sopravvissute al ciclone degli ebook e della stessa Amazon. Con Amazon Books i 'Bestseller' vanno in soffitta e lasciano il posto ai libri che hanno avuto rating elevati dai lettori, ovvero un punteggio superiore a 4,8 su Amazon.com. La libreria si basa proprio sui 20 anni di dati raccolti online nell'organizzare i libri in vendita. I volumi sono tutti senza prezzo: per conoscerlo si può usare l'app Amazon sul cellulare o andare a uno degli scanner elettronici nel negozio. Il pagamento è rigorosamente senza contanti.
    Amazon continua così a crescere. Un investimento da 10.000 dollari in Amazon 20 anni fa, vale ora 4,9 milioni di dollari, con i titoli del colosso passati da 2 a un passo dai 1.000 dollari.

Star Wars: ciak sulle Dolomiti di Belluno

AURONZO DI CADORE - La bellezza e l’imponenza delle Dolomiti di Belluno conquistano anche il cinema: si sono concluse da poco nel Cadore le riprese dello spinoff di Star Wars, che racconta le vicende dell’eroe Han Solo, interpretato dal giovane attore Alden Ehrenreich nel ruolo che fu di Harrison Ford. Per le scene del film - di cui ancora si conoscono pochi dettagli tranne il titolo che per ora è Red Cup - sono stati scelti alcuni tra i luoghi più spettacolari delle Dolomiti, patrimonio dell’Unesco: il lago di Misurina, i boschi delle Tre Cime di Lavaredo e del Monte Piana. Solo da maggio del 2018, data di uscita del film nelle sale, si potranno rivedere sul grande schermo le scene ambientate nel bellunese. Nasce così tra gli amanti della celebre saga cinematografica, ideata da George Lucas, un motivo in più per recarsi sulle Dolomiti venete tra Auronzo, Cortina e Dobbiaco, alla scoperta dei luoghi dove si sono svolte alcune riprese. Tra gli appassionati di Star Wars, c’è, infatti, un maniacale interesse per la ricerca dei luoghi dove sono stati girati gli episodi e gli altri film legati alla saga. Le tante location, spettacolari e riconoscibili, invitano a un viaggio intorno al mondo, dalla Spagna alla Thailandia, dall’Irlanda alla Tunisia, dalla California all’Islanda.
Prima di arrivare in Veneto per lo spinoff, la troupe aveva girato alcune scene a Fuerteventura nelle Canarie e, sempre in Spagna, la capitale di Naboo descritta nel secondo episodio, L’attacco dei cloni, era ambientata a Siviglia nella monumentale plaza de España, seppur in parte ritoccata al computer. 
Ecco, dunque, alcune delle più belle location, protagoniste della celebre saga cinematografica. L’isola irlandese di Skellig, patrimonio dell’Unesco al largo della costa del Kerry, è il rifugio di uno dei protagonisti de Il Risveglio della Forza, episodio VII; nello stesso film c’è anche una scena di un combattimento in un paesaggio di magma e neve, decisamente alieno: è la zona del vulcano Krafla con il suo cratere largo dieci chilometri nell’Islanda nordorientale, precisamente nella regione di Mývatn, zona famosa per chi gira film di fantascienza. Gran parte dell’episodio è ambientato nel deserto di Abu Dhabi e in parte nella base militare di Greenham Common, in Inghilterra, e nei boschi della contea di Gloucestershire, al confine con il Galles.
Nell’episodio VI, Il ritorno dello Jedi, le scene degli inseguimenti volanti tra gli alberi giganti della luna boscosa di Endor sono ambientate nei parchi della California, esattamente nel parco nazionale di Redwood, 550 chilometri a nord di San Francisco.
L’episodio III, La vendetta dei Sith, ha una scena su un vulcano in eruzione: è l’Etna e la sua lava venne usata per girare il duello sul pianeta Mustafar. Sempre in questo episodio il pianeta dei Wookie dà rifugio a Han Solo e agli altri in fuga; le scene furono girate in un paesaggio tropicale, cioè in una baia a pochi chilometri da Phuket, in Thailandia. Le montagne innevate di Alderaan, nel Grindewald svizzero, servirono al regista George Lucas per raccontare la bellezza del pianeta dei Naboo. Infine il fiume Li della provincia di Guangnxi, in Cina, era lo sfondo per descrivere il pianeta di tutti gli Wookie, pelosi guerrieri giganti. 
Nell’episodio II, L’attacco dei cloni, le sale della reggia di Caserta divennero la sede della monarchia reggente di Theed, capitale del pianeta; sempre in questo film il cavaliere Jedi e la regina Naboo cercano un luogo tranquillo per coronare il loro sogno d’amore e lo trovano in una villa su un imprecisato lago di un piccolo pianeta verde: in realtà è villa del Balbianello a Lenno, sul lago di Como.
Nel primo episodio, La minaccia fantasma, la casa di Anakin, il bambino prescelto dalla “Forza”, è ambientato nel villaggio fortificato berbero del deserto di Tataouine, in Tunisia, sulla collina di Soltane. Sempre in Tunisia nel IV episodio, Una nuova speranza, la casa di Owen Larsen, zio di Luke Skywaker, è in un chott, tipico ricovero berbero, nel deserto di Nefta, nella Tunisia occidentale. Nello stesso episodio ci sono scene girate tra le dune di sabbia della Death Valley californiana, tra la Sierra Nevada e il Mojave Desert, mentre la base della ribellione sul pianeta Yavin, da dove parte l’assalto alla Morte Nera, è girata a Tikal, in Guatemala: i grandi edifici di pietra persi nella giungla tropicale sono in realtà gli antichi templi della foresta guatemalteca, protetti dall’Unesco. 
Infine, nell’episodio V, L’impero colpisce ancora, le scene del combattimento per difendere la base segreta del pianeta ghiacciato di Hot sono girate sull’enorme ghiacciaio norvegese di Hardangerjøkulen, nella contea di Hordaland, partendo dal villaggio di Finse.
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Bronzi, Mantegna e Bernini, i capolavori dei 5 musei che rimangono senza direttore

Peter Assman, da oltre un anno alla guida del Ducale di Mantova, ha già ricevuto dal direttore generale Musei del ministero la comunicazione che da oggi non è più direttore. Per gli altri quattro è questione di ore. I cinque direttori coinvolti dalle due sentenze emesse dal Tar del Lazio, ha spiegato oggi annunciando il ricorso al Consiglio di Stato il ministro avvocato Dario Franceschini, verranno tutti sostituiti da interim.
Tra loro non c'è il parco archeologico di Paestum, perché il ricorso che lo riguarda - si legge nella sentenza del tribunale amministrativo - è stato escluso per un vizio di forma.
Ecco quindi, in ordine alfabetico, chi sono i cinque direttori top costretti, almeno per il momento a preparare valige e scatoloni:

1) PETER ASSMAN (PALAZZO DUCALE DI MANTOVA): 63 anni, storico dell'arte. Austriaco, ha studiato e lavorato anche a Firenze, al Deutsches Kunsthistorisches Institut. Dal 2002 al 2012 è stato presidente dell'associazione dei musei austriaci. Ha diretto l'Obersterreichischen Landenmuseen di Linz e il Museo Angerlehner in Thalheim bei Wels. Ha curato numerose mostre. Insegna alla Johannes Kepler Universitat di Linz e all'Università di Vienna. Dal 2011 è nel Comitato scientifico del Museo del Castello del Buonconsiglio di Trento.
Il Palazzo Ducale di Mantova è ubicato nella zona nord-orientale della città si estende tra la riva del lago Inferiore e Piazza Sordello, l'antica Piazza di San Pietro. La famiglia Gonzaga (signori, marchesi ed infine duchi della città di Mantova) ne fa la propria residenza dal 1328 al 1707, quando l'ultimo duca, Ferdinando Carlo, è costretto all'esilio. Il palazzo, inizialmente composto da corpi di fabbrica di età diverse, trova forma organica nella seconda metà del XVI secolo, quando diviene un unico imponente complesso architettonico di 35.000 metri. Con il dominio austriaco alcuni ambienti della corte sono riadattati in luoghi di rappresentanza e durante il regno di Maria Teresa d'Austria l'edificio assume la denominazione di Palazzo Reale. Il Palazzo ducale di Mantova, fu un punto di riferimento per la storia dell'arte con l'arrivo a Mantova del Pisanello già nel primo Quattrocento, e, successivamente, con la presenza di Andrea Mantegna. Dopo l'abbandono del XIX secolo, il Palazzo Ducale è dall'inizio del Novecento oggetto di restauri e diventa sede museale statale. Oltre alla galleria di pittura, alle sezioni di archeologia e scultura, di notevole importanza sono gli appartamenti e il Castello di San Giorgio, in cui si trova la famosa "Camera degli sposi", affrescata dal Mantegna, con scene di vita dei Gonzaga.
2) MARTINA BAGNOLI (GALLERIA ESTENSE MODENA): 53 anni, storica dell'arte. Nata a Bolzano, si è laureata in storia dell'arte a Cambridge e nel 1999 ha conseguito il Ph.D. con lode alla Johns Hopkins University di Baltimora. Dal 2003 ha lavorato al Walters Art Museum di Baltimora. Vanta esperienza in musei statunitensi, come la National Gallery of Art di Washington.
Istituita nel 1854 da Francesco V d'Austria d'Este e collocata dal 1894 nell'attuale sede del Palazzo dei Musei, la Galleria Estense comprende quattro saloni e sedici salette espositive dedicate a quel cospicuo patrimonio artistico accumulato dai duchi d'Este fin dagli anni gloriosi della signoria ferrarese. Orientate verso un aristocratico collezionismo dai molteplici interessi, le raccolte estensi comprendono la ricca quadreria, che racchiude un pregevole numero di dipinti dei secoli dal XIV al XVIII, fra i quali un gruppo dedicato alla pittura padana, diverse sculture in marmo e terracotta; un nutrito nucleo di oggetti d'arte applicata che costituivano parte del sontuoso guardaroba ducale, oltre a diverse collezioni specifiche quali quelle dei disegni, dei bronzetti, delle maioliche, delle medaglie, degli avori e degli strumenti musicali. Tra le opere di maggiore rilievo si segnalano La Pietà di Cima da Conegliano, la Madonna col Bambino del Correggio, il Ritratto di Francesco I d'Este del Velazquez, il Trittico di El Greco, il busto marmoreo di Francesco I d'Este del Bernini ed il Crocefisso di Guido Reni.
3) EVA DEGLI INNOCENTI (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO): 41 anni, archeologa. Nata a Pistoia, si è laureata a Pisa dove ha frequentato anche la Scuola di Specializzazione di Archeologia; ha poi conseguito il dottorato di ricerca europeo presso l'Università di Siena in Storia, archeologia e archivi del Medioevo. E' stata Direttrice del Servizio dei beni culturali e del museo/centro d'interpretazione Coriosolis della Comunità dei Comuni Plancot Ple'lan in Bretagna. Dal 1995 al 2008 ha condotto scavi archeologici in Italia e in Tunisia.
Il Museo Nazionale Archeologico di Taranto è fra i più importanti d'Italia e fu istituito nel 1887. Il Museo occupa fin dalle origini l'ex Convento dei Frati Alcantarini, costruito a metà del XVIII secolo e, in seguito ad interventi di ingrandimento a metà del XX secolo, l'adiacente corpo settentrionale dell'Ala Ceschi. Nelle vetrine risaltano le bellissime oreficerie, arricchite da paste vitree e pietre colorate, le terrecotte policrome ancora di tradizione greca, ossi, avori, e soprattutto vetri colorati importati che caratterizzano le sepolture ad incinerazione di età imperiale, fino ai frammenti di eccezionale eleganza di un sarcofago in marmo con scena di assalto alle navi. La sezione dedicata alla città dal tardoantico all’età bizantina offre una vasta documentazione dei pavimenti musivi dell’edilizia pubblica e privata, con motivi geometrici e figurati policromi e materiali da scavi stratigrafici recenti (Villa Peripato, Palazzo delli Ponti, Cattedrale di S. Cataldo) che hanno fornito dati rilevanti per la ricostruzione del centro antico in tali fasi cronologiche. 
4) PAOLO GIULIERINI (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI): 48 anni, archeologo. Nato a Cortona, si è laureato in archeologia e specializzato in etruscologia nell'Università di Firenze. Direttore del Museo dell'Accademia Etrusca e della città di Cortona, dove lavora dal 2001. Ha maturato una lunga esperienza nella direzione museale.
Il primitivo impianto dell’edificio, rimasto incompiuto e destinato alle Scuderie Vicereali, di cui resta oggi solo il portale in piperno sul lato occidentale lungo via Santa Teresa, fu costruito nel 1585 per ordine del viceré di Spagna, don Pedro Giron, dall’architetto Giovanni Vincenzo Casale. La struttura venne trasformata, tra il 1610 ed il 1615, ad opera dell’architetto Giulio Cesare Fontana, al fine di trasferirvi gli Studi (antica Università). Il progetto iniziale, che prevedeva la realizzazione di una fabbrica caratterizzata da un corpo centrale a due piani, sopraelevato rispetto alle due ali laterali ad un solo livello, non fu portato a termine essendone stati completati solo l’ala occidentale ed il corpo centrale. La facciata, riccamente decorata, presentava una successione di finestre e nicchie alternate, interrotta soltanto dal portone principale e dai due secondari laterali. Le finestre, con cornici variamente ornate, erano sormontate da vasi marmorei situati sui frontoni e da medaglioni con mezzi busti, mentre nelle nicchie erano statue antiche con integrazioni moderne. Il cornicione del palazzo era completato da una balaustrata in marmo con vasi e pinnacoli. Anche il corpo centrale era sormontato da statue ai lati del timpano, e da vasi ed obelischi ad affiancare una piccola struttura ad arco con la campana dell’orologio. Nell’edificio l’Ateneo napoletano rimase per oltre un secolo e mezzo fino al suo trasferimento nel Real Convitto del Salvatore nel 1777. Sul finire del Settecento gli architetti Ferdinando Fuga, prima, e Pompeo Schiantarelli, poi, si apprestarono ad ampliare il vecchio Palazzo degli Studi per convertirlo a Museo universale, secondo il modello culturale enciclopedico allora in voga: «per uso del Real Museo di Portici, la Quadreria di Capodimonte, la Gran Libreria Publica, le Scuole per le tre Belle Arti (Pittura, Scultura ed Architettura), e la Stanza per lo studio del Nudo». In questi anni il Palazzo perse quasi tutte le sue decorazioni scultoree e, innalzato di un piano, assunse l’aspetto più compatto ed imponente che ancora oggi lo caratterizza. I laboratori per le Scuole di Belle Arti furono collocate nelle stanze dell’ala orientale del primo piano articolate intorno al grande Salone della Meridiana, così chiamato per la presenza di un orologio solare installatovi quando in origine l’ambiente fu destinato ad Osservatorio astronomico. La sala, affrescata da Pietro Bardellino con un’epigrafe celebrativa ed una scena allegorica dedicata a Ferdinando IV insieme alla moglie Maria Carolina come protettori delle scienze e delle arti, nonché, alle pareti, diciotto tele di Giovan Battista Draghi di soggetto storico, fu poi trasformata in Biblioteca. Tra il 1821 ed il 1825 l’architetto Pietro Bianchi, dopo averne terminato i lavori di restauro, completò l’edificio, con l’ampliamento dell’angolo nord-orientale, curando inoltre la sistemazione della statua di Ferdinando I di Borbone raffigurato sotto le spoglie di Minerva, eseguita da Antonio Canova, in una nicchia appositamente disegnata nel mezzo dello scalone monumentale del Museo. Il primo allestimento del Real Museo Borbonico, intrapreso da Michele Arditi nel 1807, poté considerarsi concluso nel 1830 secondo i criteri dell’epoca, tipologici e per classi di materiali, con l’aggiunta di altre immissioni per donazione o acquisto e dai reperti provenienti dagli scavi eseguiti nei territori del Regno di Napoli. Nel 1860, con l’Unità d’Italia, il Real Museo Borbonico divenne proprietà dello Stato, assumendo la nuova denominazione di “Museo Nazionale”. Tra il 1863 ed il 1875 oltre ad arricchirsi della notevolissima collezione Santangelo, esso venne completamente riordinato da Giuseppe Fiorelli, secondo un criterio tipologico. Alla nuova riorganizzazione operata da Ettore Pais tra il 1901 ed il 1904 fecero seguito sistemazioni di singole collezioni, rese possibili anche dalla disponibilità di nuovi spazi creatisi con i trasferimenti, nel 1925, della Biblioteca nel Palazzo Reale di Napoli e, nel 1957, della Pinacoteca nell’attuale Museo di Capodimonte. Rimasero così in questa sede soltanto le ricche collezioni di antichità, cosicché il Museo iniziò ad assumere la sua odierna identità di Museo Archeologico. L’edificio museale è anche sede della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei.

5) CARMELO MALACRINO (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI REGGIO CALABRIA): 46 anni, archeologo e architetto. Nato a Catanzaro, si è laureato in architettura a Firenze e specializzato in Archeologia e architettura antica ad Atene. Dal 2010 è ricercatore di storia dell'architettura nel Dipartimento di architettura e territorio dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Nel 2005 ha conseguito un dottorato in Storia dell'architettura a Venezia.
Il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria rappresenta uno dei rari esempi di edificio progettato e realizzato per accogliere collezioni museali. Palazzo Piacentini si affaccia sulla Piazza De Nava, nel centro storico della città. L'area è molto ben servita da un punto di vista dei trasporti, adiacente alla stazione ferroviaria Reggio-Lido e proprio grazie all'ottima posizione di cui gode risulta facilmente raggiungibile sia da mezzi pubblici che privati, sia per chi si muove all'interno del centro cittadino (presenti numerosi parcheggi) sia per chi arriva dall'esterno (non è lontano il collegamento all'Autostrada A3). Il Museo è stato oggetto di un significativo intervento di recupero (c.a. 11.000 mq) che è consistito nella riqualificazione architettonica dell'edificio storico e nella realizzazione di una struttura ampliata ed organizzata sia sotto l'aspetto del percorso museale che dell'allestimento. Il completamento della nuova struttura offre al pubblico un Museo moderno, progettato in base a standard qualitativi internazionali, sia in termini di allestimenti che per la multimedialità, interattività ed aree espositive. Il MArRC è uno dei Musei archeologici più rappresentativi del periodo della Magna Grecia, con importanti collezioni, noto al mondo grazie all'esposizione permanente dei famosi Bronzi di Riace, accoglie anche una vasta esposizione di reperti provenienti da tutto il territorio calabrese. Il nuovo percorso museale ha inizio dall'alto, con una sezione dedicata alla Preistoria e si sviluppa fino al piano terra attraverso l'esposizione delle grandi architetture templari dei territori di Locri, Kaulonia e Punta Alice, garantendo una continuità spaziale e logica che ha il suo epilogo con l'esposizione dei materiali, ognuna provvista di testi esplicativi e supporti dedicati, ha l'obiettivo di "raccontare" al visitatore la Storia della Calabria. Al piano seminterrato la dotazione delle Sale espositive è integrata da tre spazi destinati alle Mostre temporanee.
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In Emilia Romagna scoprendo i luoghi degli scrittori

 Torna e si allarga il progetto dell'Istituto beni culturali dell'Emilia-Romagna alla scoperta dei luoghi letterari del territorio. Da venerdì a domenica tutte le province della regione ospiteranno gli appuntamenti della terza edizione di 'Dove abitano le parole. Scopriamo le case e i luoghi degli scrittori dell'Emilia-Romagna'. Dalla Cavezzo (Modena) di Antonio Delfini alla Pennabilli (Rimini) di Tonino Guerra; da Cerreto Alpi (Reggio Emilia) dove Silvio D'Arzo ambientò il suo più celebre racconto 'Casa d'altri', alla Bologna di Pier Paolo Pasolini o a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena) che proprio dal grande poeta Giovanni prese un pezzo del nome. In totale sono 42 gli autori 'visitati', con iniziative 'leggere' rivolte a un pubblico più vasto possibile. "Vogliamo rilanciare un evento che interessa l'intera regione e sul quale l'Istituto si è speso molto - ha detto il neo-presidente dell'Ibc, Roberto Balzani - Iniziative come questa rappresentano bene quello che l'Istituto è, mettendo in relazione il patrimonio immateriale della regione con i luoghi".
    Gli appuntamenti, tutti ad ingresso libero, sono particolarmente vari: letture e passeggiate; visite guidate e concerti; e ancora laboratori per bambini, merende e aperitivi distribuiti su una mappa letteraria che copre le grandi città dell'Emilia-Romagna e i piccoli paesi con un'attenzione particolare anche alle zone colpite dal sisma del 2012 lungo una linea che da Ferrara arriva a Correggio nel reggiano, per una pagina immaginaria iniziata da Ludovico Ariosto e chiusa da Pier Vittorio Tondelli. A Bologna, infine, la rassegna si protrae fino al 30 maggio con sei incontri dedicati ad altrettanti scrittori che qui sono nati o hanno vissuto e studiato come Riccardo Bacchelli, Dino Campana, Giosuè Carducci, il già citato Pasolini, Roberto Roversi e Patrizia Vicinelli. (ANSA).

Carte credito in vacanza, 10 consigli per evitare truffe e spese eccessive

ROMA - Sono oltre 15 milioni gli italiani che, per evitare di viaggiare con grosse somme in contanti quando sono in vacanza all’estero scelgono di pagare con carte di credito o bancomat; ma come fare ad evitare commissioni eccessive, truffe e raggiri? Facile.it ha creato un breve vademecum con 10 regole d’oro da seguire per non incappare in brutte sorprese.
1. Consulta la banca prima di partire. Non tutte le carte attive in Italia possono essere usate all’estero e, inoltre, alcune possono essere abilitate, ma con limitazioni; per questo motivo, anche se può sembrare ovvio, prima di partire meglio verificare con l’istituto che ha emesso la nostra carta se il Paese in cui stiamo per fare le vacanze ne ammette o meno l’uso: poche cose potrebbero crearci problemi quanto quella di essere oltre confine e…senza denaro.
2. Carte di credito o bancomat, quale scegliere? Purché abilitate al funzionamento in altri Stati, con entrambi è possibile pagare e prelevare contante, ma per il prelievo le commissioni applicate variano notevolmente; per la carta di credito si aggirano in media intorno al 4%, per il bancomat sono pari a circa il 2%. Il secondo, però, ha spesso un limite di utilizzo giornaliero o mensile che, all’estero potrebbe variare rispetto a quello applicato in Italia. Verifichiamo, quindi di non sforare!
3. Per il pagamento poche differenze. Per quanto riguarda i pagamenti effettuati direttamente presso l’esercizio commerciale non ci sono grosse differenze tra le due soluzioni; se l’operazione avviene in uno dei paesi Sepa generalmente non sono previste commissioni, mentre è possibile vedere applicati costi aggiuntivi legati al cambio in caso di uso in aree con valuta diversa dall’euro, ma di questo parleremo più avanti.
4. Furto, clonazione o smarrimento, cosa fare? Il consiglio è uno solo: chiamare immediatamente la banca per bloccare la carta smarrita; non appena informato, l’istituto provvederà all’immediata disattivazione. Importante da sapere è che, se la carta rubata viene utilizzata prima della denuncia del furto, per legge possono essere addebitati fino a un massimo di 150 euro. Il denaro eventualmente sottratto dopo la segnalazione, invece, verrà rimborsato interamente.
5. Non mi conviene cambiare i contanti all’aeroporto? No. Generalmente, utilizzare all’estero la carta per acquisti in valuta locale consente di ottenere un tasso di cambio più vantaggioso rispetto a quelli offerti dagli uffici di cambio presenti all’aeroporto. Cerchiamo quindi di cambiare la minore quantità di valuta possibile, magari nella nostra nazione prima di fare le valigie, e usare quel denaro solo dove non è accettata la carta.
6. Scegli la valuta locale. In caso di pagamento o prelievo in area extra-euro, se viene richiesto, è consigliato scegliere di pagare in valuta locale anziché nella propria moneta; questo consente di evitare commissioni nascoste legate al cambio e ottenere, così, tariffe più convenienti.
7. Con l’app, tutto sotto controllo. Scegliere una banca dotata di app per mobile consente di monitorare tutti i pagamenti in tempo reale, così da tenere sott’occhio i movimenti e relative spese.
8. Un SMS può salvare la situazione. Se non ti trovi a tuo agio con le app, o anche non vuoi aspettare di arrivare a portata di wi-fi per sapere cosa accade al tuo conto corrente, puoi continuare ad affidarti alle vecchie tecnologie. Molti istituti consentono di attivare un servizio di alert che, in caso di utilizzo della carta, tramite SMS avvisa subito il cliente; una soluzione estremamente pratica per avere il pieno controllo della situazione.
9. La vacanza finisce, ma i rischi continuano. Anche se siete tornati a casa e tutto è andato liscio, meglio continuare a monitorare i conti con attenzione; i malintenzionati sanno bene che pochi osservano i conti dopo il rientro e, per questo, capita agiscano anche a mesi di distanza dal furto dei dati; gli addebiti non autorizzati o le anomalie quindi potrebbero apparire dopo diverso tempo. Nel caso, informate subito la banca e il problema sarà risolto.
10. Quale carta dare ai figli che viaggiano da soli? I ragazzi, soprattutto se al loro primo viaggio all’estero con gli amici, difficilmente pongono la giusta attenzione alle regole di sicurezza delle carte di credito; come fare a limitare i danni di un figlio troppo sbadato? La soluzione migliore è una carta prepagata. Si tratta di uno strumento di pagamento sempre più diffuso e un’ottima soluzione perché garantisce la stessa praticità del bancomat con il vantaggio di avere un plafond limitato, così da tutelare i giovani – e soprattutto i genitori - da eventuali smarrimenti o spese folli. Il consiglio, però, è verificare prima di partire che la carta sia abilitata e accettate nel paese di destinazione.
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Nasce Sos bimbi, l'app di primo soccorso pediatrico


Fronteggiare l'emergenza di un trauma o di un colpo di sole, oppure semplicemente informarsi su come alleviare dolori da coliche, stipsi o mal di denti: da oggi è attiva l'app Sos bimbi, primo soccorso infantile nato dalla necessità di dare un aiuto ai genitori quando il pediatra non è immediatamente disponibile, fermo restando che Sos non sostituisce il medico.
 L'applicazione, disponibile gratuitamente su tutti i dispositivi Android e Ios, è stata ideata dalla Fondazione onlus "Parole di Lulù" e presentata oggi al Ministero della Salute. I contenuti scientifici sono stati redatti dai medici dell'ospedale Bambino Gesù, del policlinico Gemelli e dell'ospedale Uo di Modica, con la supervisione della Società italiana di Pediatria.
 
Sos bimbi aiuterà i genitori più confusi che non sanno ben comprendere in base ai sintomi cosa abbia il loro bambino. Sarà infatti sufficiente inserire delle parole chiave per vedere apparire sul display dello smartphone la o le malattie che potrebbero corrispondere ai parametri riferiti.
 L'applicazione offre anche un'area con video dimostrativi su come eseguire le manovre nel caso in cui un bambino abbia ingerito un oggetto o abbia bisogno di rianimazione. Sos bimbi, attraverso la geolocalizzazione, consente poi di trovare la farmacia o l'ospedale più vicini.
 
Importante la sezione dedicata ai vaccini, scritta dal presidente della Società Italiana di Pediatria Alberto Villani, che spiega tutto sulle vaccinazioni. Quindi la Miniguida, dove i genitori troveranno indicazioni su come leggere le etichette di creme solari o dentifrici, e Ricette con i consigli del pediatra sui cibi da far mangiare ai piccoli in fase di svezzamento.
 
"L'app nasce da un'esigenza reale dei genitori di essere informati, non sostituisce certamente il pediatra, ma è uno strumento di supporto in caso di bisogno -, commenta la presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc -. Come Ospedale sappiamo bene quanto una corretta e diffusa informazione sanitaria rivolta alle famiglie costituisca la premessa fondamentale per assicurare la salute dei bambini". (ANSA).

Riabilitato il sugo con soffritto di cipolla e aglio, fa bene al cuore

La pasta "co' 'a pummarola 'n copp" fa bene alla salute se al sugo viene lasciato il tempo di cuocere a lungo e il soffritto viene fatto rigorosamente con cipolla e magari anche uno spicchio di aglio, insieme all'olio extravergine: secondo una ricerca spagnola pubblicata sulla rivista Food Research International e condotta presso la facoltà di farmacia e scienze della nutrizione dell'Università di Barcellona una cottura prolungata del sugo insieme alla scelta degli ingredienti del soffritto porta a sprigionare molecole benefiche per la salute, dalla elevata capacità antiossidante, protettive ad esempio per la salute cardiovascolare.
 
Per la prima volta gli scienziati hanno verificato gli effetti positivi della sinergia tra i vari ingredienti del soffritto e del sugo, specie di molecole che derivano dalla trasformazione del licopene, il carotenoide (una vitamina) più comune nel pomodoro. Guidati da Rosa Maria Lamuela Raventós, gli esperti hanno visto che ''ingredienti'' fondamentali per massimizzare l'efficacia antiossidante protettiva del sugo sono lunghi tempi di cottura (circa un'ora), aggiunta di cipolla ma anche aglio ed extra vergine di oliva. La cottura aiuta a sprigionare molecole antiossidanti, in particolare il licopene 'trasformato' in forme diverse (isomeri) più attive e più biodisponibili. 
   
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A Le Castella torna il Tarantella week

ISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) - Torna da mercoledì 31 maggio a domenica 4 giugno, con un'anteprima il sabato 27 e domenica 28 maggio, il "Le Castella Tarantella Week" giunto quest'anno alla quarta edizione.
    A confermare il carattere innovativo della manifestazione i numeri delle precedenti tre edizioni: oltre 15.000 presenze con circa 200 artisti provenienti da tutto il sud e inseriti negli appuntamenti distribuiti dal mattino fino a tarda notte tra le vie di del borgo marinaro dove sorge il castello aragonese. Un evento raccontato anche attraverso i social con oltre un milione di visualizzazioni) e attraverso i media televisivi e radiofonici. "Un esempio di iniziativa 'dal basso' - spiegano gli organizzatori - che mira allo sviluppo del territorio unendo le forze tra diverse realtà con la costituzione di un comitato ad-hoc tra i commercianti di Le Castella, Calabria Sona, l'associazione Cult, la Marasco Comunicazione, l'associazione Amici Promotion Project, Il Comune di Isola Capo Rizzuto e il comitato della festa patronale sotto la guida di don Fortunato Morrone. Un chiaro esempio di collaborazione trasversale per un obiettivo condiviso e utile per la comunità sia sotto l'aspetto culturale che di ritorno economico e promozionale per il territorio. Un appuntamento che tra musica, canti, animazione, concerti, stage, corsi e tanti eventi pomeridiani porta la cultura popolare in uno dei contesti turistici più belli d'Italia. La formula vincente è quella di unire il grande richiamo turistico di Le Castella a tanti eventi che promuovono e valorizzano la nostra cultura popolare, 5 giorni che aprono la stagione turistica puntando sulle risorse immateriali quali la nostra tradizione, la nostra musica e la nostra cultura". Dal 31 maggio il programma prevede ogni giorno,nel pomeriggio, corsi di pizzica pizzica e di tarantella (gratuiti, tenuti da Emy Vaccari e Fabio Chiera) e musica tradizionale itinerante con i Tarantellanostop e suonatori di Cardeto. Una delle novità della quarta edizione è rappresentata dalla "piazzetta del cantastorie" realizzata con la collaborazione di Fulvio Cama e L'unione dei Cantastorie dove artisti da tutto il sud racconteranno e "cunteranno" ogni giorno storie diverse. Poi il primo giugno sarà la giornata "Rosa" con eventi dedicati alla donna e contro la violenza di genere, con il coinvolgimento di artiste sul corso principale per concludere con il concerto finale alle 22 di Antonio Grosso e le muse del Mediterraneo e il loro progetto #improntarosa. Il 2 giugno sarà la giornata del "Palio del popolo" con squadre provenienti da tutta la regione che si sfideranno in divertenti giochi popolari. La giornata si concluderà con il concerto degli Etno Phatos di Vibo e i Nuovi Tarì di Catanzaro. Il 3 giugno ritorna la notte bianca che, vista l'occasione, coinvolgerà anche i tifosi di calcio in una visione in piazza della finale di Champions league e una sagra "Italo-Spagnola". A seguire il concerto di Ciccio Nucera e la notte bianca con la seconda edizione del contest di freestyle per i più giovani con ospite d'onore il rapper Kento rapper. Chiusura il 4 giugno con una grande session finale che coinvolgerà tutti i musicisti coinvolti nell'evento. Il programma completo può essere consultato sulle pagine Facebook di Calabria Sona e su www.calabraisona.com. (ANSA).
   
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Nuovi percorsi per il primo gioiello Rinascimento a Roma

ROMA - Una scala quasi nascosta, proprio dietro la sala del Settecento. Sessantaquattro scalini. Ed ecco che Palazzo Venezia regala una delle sue opere più suggestive e sorprendenti, fino a oggi mai viste dal pubblico: è il cammino di ronda, passeggiata sospesa nel cielo della città, tra quelli che un tempo erano i merli delle mura difensive del castello, oggi nuovissimo percorso di visita restituito al Museo.
    ''Dopo la riapertura del giardino, che da parcheggio ministeriale è diventata un'oasi verde per cittadini e turisti - racconta all'ANSA la direttrice del Polo museale del Lazio, Edith Gabrilelli - questa è un'ulteriore tappa del percorso di 'rilettura' del Palazzo, uno degli edifici più importanti del Rinascimento a Roma, per molti motivi 'dimenticato' nell'immaginario collettivo, che il 22 giugno riavrà anche il suo ingresso principale sulla Piazza''.
    Ma è lassù, sulle mura, con la Cupola della Chiesa del Gesù così vicina che sembra di toccarla, che forse per una volta Palazzo Venezia si rappropria davvero di tutta la sua travagliata storia. Voluto nel 1455 dal cardinale veneziano Pietro Barbo, il futuro Paolo II, divenuto palazzo apostolico, cresciuto ancora con il nipote Marco Barbo, nei secoli ambasciata della Repubblica di Venezia, sede diplomatica austroungarica e infine quartier generale di Mussolini, fu la prima opera architettonica rinascimentale a Roma, centro propulsore di una delle stagioni più fiorenti e fortunate della città. Ma tra i merli delle mura il Palazzo ricorda anche la sua storia precedente, quella del castello medioevale, con i soldati a far su e giù a difesa contro i nemici. Davanti a noi oggi sfilano invece Palazzo Altieri, la terrazza di Palazzo Grazioli, Palazzo Pamphili con i suoi preziosi stucchi, Palazzo Bonaparte con il bussolotto dove la mamma di Napoleone amava affacciarsi a sbirciare la gente di passaggio, quasi come un film tutto per lei. Sopra di noi, solo l'azzurro del cielo e l'altana del castello, ancora con i segni dei catini delle maioliche quattrocentesche con il Leone rampante (uno è nella collezione esposta del museo). Sotto, solo per chi non soffre di vertigini, scorre il Corso dove al tempo Papa Paolo II inaugurò il carnevale moderno, ampliandolo a una settimana e spostandolo da Testaccio. Si volta l'angolo ed ecco Piazza Venezia. Su questo lato arrivava il suo passetto (a imitazione di quello Vaticano), collegamento di sicurezza tra il palazzo prediletto e il torrione fortificato all'Ara Coeli, demolito nel '900 per costruire il Vittoriano che oggi esibisce sfrontato le sue quadrighe. Improvvisamente, con il Colosseo all'orizzonte, quassù appare chiarissimo anche il piano urbanistico di Mussolini, con quella Via dell'impero, per la quale buttò giù un intero quartiere, collegamento diretto tra il simbolo per eccellenza dell'antica Roma e il ''suo'' Palazzo.
    ''Ancora non avete visto nulla'', avverte una guida, mentre dall'abbaglio della luce si passa al buio dei sottotetti.
    Bisogna chinarsi un po' sotto le travi e il legno scricchiola a ogni passo: siamo esattamente sopra i saloni monumentali, la Sala del Concistoro e la Sala regia, come testimoniano i meccanismi a vista dei sali e scendi per i lampadari. Qui un tempo erano conservati anche i 150 calchi dei capitelli della Scala Nova ideata da Luigi Marangoni negli anni '20.
    Si scende e poi si risale ancora. Questa volta 84 gradini attorcigliati l'uno l'altro in una scala a chiocciola ed ecco il clou della visita: l'altana belvedere, costruita probabilmente quando il palazzo fu ampliato per la nomina papale. Una torre di difesa, la più alta a vista d'occhio, con otto finestre bifore in stile veneziano che dominano la città fino su Villa Medici, Trinità dei Monti, il Palazzaccio. ''E' molto probabile che il cardinale venisse spesso quassù - racconta ancora la Gabrielli - Tutti questi luoghi spiegano bene l'identità di un palazzo che, pur essendo rinascimentale, è ancora una fortezza. Da fuori sembra inaccessibile, chiuso, e invece dentro è costellato di siti di loisire, di piacere. Come il belvedere, da cui si gode un panorama fantastico e dove davvero si capisce come nelle intenzioni questo fosse un sole con tanti raggi verso la città''.(ANSA).