FELTRINELLI 1+1  IBS.IT

Da Firenze arriva la "Daddy Band" Musicisti professionisti in un rock live per bambini

Di Eugenia Romanelli
L’iniziativa è davvero originale: un concerto rock di (babbi) musicisti professionisti per bambini. Dopo l’Hard Rock Firenze, il Notte d'Oro di Ravenna, il “Baby Woodstock” a Legnaia, il Teatro Viper di Firenze (patrocinato da Comune), il progetto Daddy Band sta avendo sempre più successo. L’operazione culturale per raccontare il rock ai più piccoli, con storie, aneddoti, cori e giochi dal palco, è un vero e proprio spettacolo. “I genitori sono entusiasti di far conoscere ai figli le canzoni della propria generazione e i bambini rispondono al rock con anima e corpo”, spiega Laura Vaioli, Presidente dell’Associazione Culturale MinaRock che ha ideato la Daddy Band.
Ed ecco che le gag si alternano alle canzoni, con brevi lezioni sull'uso dei principali strumenti musicali, gesti da fare e ritmi da imparare, fino alla lettura dei testi per sapere cosa dicono le canzoni più famose della storia del rock. La band è guidata da Riccardo Dellocchio ed è composta da Marco Morandi, Luca Bassani e Francesco Bassi (batteria, chitarra, basso e voce), con Ilaria Boero special guest in ogni show per cantare le canzoni di Minia, brani originali composti da Marco Morandi.
I bambini, che vanno dai tre ai dieci anni, paiono entusiasti per la gioia dei genitori che possono riascoltare i mitici Deep Purple, i Kiss, i Queen, gli AC-DC e molti altri in un concerto di un’ora e un quarto. “Ogni cover del rock viene raccontata come se fosse una storia, con dei personaggi e delle avventure che insegnano i valori del rispetto, la solidarietà, la difesa delle minoranze e delle differenze – continua Vaioli. Abbiamo attualmente un repertorio di 15 brani, tutte cover leggendarie della storia del rock alle quali abbiamo abbinato in chiave divertente i seguenti valori: SMOKE ON THE WATER – cooperazione: tutti insieme per spegnere un grande incendio; I WAS MADE FOR LOVING YOU - simbolo del rock come messaggio di pace e amore; PEOPLE HAVE THE POWER – solidarietà e rispetto del prossimo; JUMP – non aver paura della propria unicità e saper portare innovazione;
SUMMER OF 69 – poesia dei ricordi; IT'S A LONG WAY TO THE TOP – impegno per raggiungere la meta personale; SURFIN' BIRDS – libertà di espressione; START ME UP – gioco tra genitori e bambini; HIGHWAY TO HELL – giocare è divertente ma bisogna stare attenti; CAN'T STOP THIS THING WE STARTED - ogni giornata è ricca di cose divertenti da scoprire; WE ARE THE CHAMPIONS – si vince tutti insieme; WE WILL ROCK YOU – trasformare la rabbia in qualcosa di creativo come la musica; MY SHARONA - esprimere i propri sentimenti senza paura”. Le prossime date sono il 6 aprile a Sesto Fiorentino per la “Festa di primavera” e il 13 aprile al Teatro Viper di Firenze, tutto sempre rigorosamente gratuito. Per i curiosi, il video di presentazione è su www.daddyband.net e le canzoni dei 2 CD sono ascoltabili su SPOTIFY (In uscita 4 audiolibri “Fiabe Rock” editi da Lisciani Giochi, interamente realizzati da DaddyBand).


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Voglia di sonnellino in vacanza, arriva Google Naps

Voglia di un sonnellino mentre si è a spasso? Arriva un sito web anche per questo: si chiama Google Naps ed è la parodia del celebre servizio mappe di Google, Maps appunto. Una particolare versione web lanciata da due creativi olandesi: attivando la geolocalizzazione, Google Naps segnala su mappa i posti migliori per una 'pennica', per lo più parchi e panchine, in tutto il mondo. A inventarla due ragazzi dell'agenzia creativa olandese Kakhiel, che si firmano Venour e Biko.
L'intento di parodia nei confronti di Google Maps è palese e apertamente dichiarato, tanto che - onde evitare eventuali ritorsioni legali da parte del colosso di Mountain View - i creativi hanno lasciato sul sito un messaggio indirizzato ai fondatori di Google e agli altri dipendenti specificando che si tratta di uno scherzo.
''Non vogliamo danneggiare il vostro brand o altro, ma solo far sorridere tutti i fan di Google - scrivono -. Quindi per favore non citateci in giudizio, abbiamo solo pochi euro in banca. E non vogliamo nemmeno andare in galera perché siamo troppo impegnati con altro al momento''. I luoghi ''da pennica'' indicati da Google Naps vengono di volta in volta aggiunti dagli utenti. Per lo più al momento si tratta di panchine o spazi pubblici come parchi.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Finalmente sposi il vino abruzzese e il turismo verde

Per la prima volta i due segmenti emergenti dell’export tentano una strada comune. Stamane, infatti, in anteprima nazionale le cifre del Rapporto sul Turismo Natura. I due segmenti emergenti del made in Italy, ovvero il vino ed il turismo di qualità, stringeranno per la prima volta un’alleanza e lo faranno in Abruzzo. Per l’edizione numero 24 di Ecotur, la ormai storica borsa internazionale del turismo natura che oggi partirà a Lanciano nell'auditorium Diocleziano, accanto ai 60 tour operator provenienti dai principali mercati europei ci sarà infatti un «b2b» dedicato ad uno dei principali ambasciatori del turismo «nuovo», il vino appunto, con la presenza di buyer appositamente arrivati in Abruzzo da Stati Uniti, Giappone e Germania. «Da alcuni anni ormai stiamo sperimentando con successo l’allargamento degli orizzonti del turismo natura, stringendo sinergie ed alleanza con i prodotti ed i servizi delle destinazioni: dai borghi alla qualità ambientale – sottolinea Enzo Giammarino, presidente di Ecotur e direttore regionale di Confesercenti – e in questa sperimentazione abbiamo trovato un mercato estremamente attento al settore food, con particolare interesse per il vino.
Da qui è nata l’idea di un grande workshop specializzato in queste due macrovoci della nostra economia destinate sempre di più ad integrarsi». Nello scenario dell’auditorium Diocleaziono di Lanciano oggi arriveranno gli operatori della domanda internazionale provenienti da Austria, Germania, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Russia, Spagna e Ungheria, concentrati sui prodotti principali del turismo natura, e che contratteranno le opportunità dei nuovi cataloghi con le strutture ricettive del centro e del sud Italia.
Domani, invece, le etichette di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Marche incontreranno un contingente di importatori di qualità provenienti da Stati Uniti, Giappone e Germania. «I numeri dell’undicesimo Rapporto Ecotur sul turismo natura, scritto assieme a Istat, Enit e Università dell’Aquila e che presenteremo lunedì mattina, ci dimostreranno quanto tra i punti di forza del turismo in Italia ci sia sempre di più la qualità del vino e dei prodotti del territorio – prosegue Giammarino – e siamo orgogliosi che sia proprio il nostro Abruzzo, grazie ad Ecotur, a sperimentare questa strada innovativa incontrando da subito il consenso di operatori internazionali e di seller provenienti dalle principali regioni del centro e del sud Italia». Anche la scelta della location, che quest’anno si sposta nel centro storico di Lanciano, testimonia l’evoluzione del turismo natura: «I centri storici sono destinati ad essere sempre di più porte dei parchi e hub di servizi per il turismo natura – conclude il presidente di Ecotur – e questo turismo nuovo sarà sempre di più destinato a far rivivere le nostre città, a differenza di alcune tendenze del turismo tradizionale che puntano invece a creare delle separazioni nette fra villaggi vacanze e territorio. Noi invece crediamo in questa sfida».
Redazione online - iltempo.it

TURISMO/La primavera a Merano tra natura, equilibrio e benessere psicofisico


La stagione della rinascita è alle porte e Merano si prepara a un’accoglienza incentrata sul benessere psicofisico, offrendo un’esperienza tra le più desiderate dagli italiani. Guardando dall’alto l’area di Merano e dei suoi dintorni, si ha l’impressione di osservare una stella, nel cui centro risiede la città e i cui raggi sono rappresentati dalla Val Venosta, dalla Val Passiria e dalla Val d’Adige. Lungo queste valli si sviluppano meravigliosi borghi e comuni che negli anni hanno fatto del turismo la propria risorsa naturale, approfittando delle particolarità della zona: qui, infatti, la vita di città incontra quella rurale di paese, la flora mediterranea si riunisce con quella alpina e gli stili architettonici si mescolano. L’importanza dell’alimentazione per mantenersi sani, dell’attività fisica, degli equilibri emozionali sono i fili conduttori della proposta della località del Südtirol, dove aria pura, prodotti naturali, aree verdi e sport rappresentano non solo elementi dell’offerta turistica ma sono un vero e proprio stile di vita per chi vi risiede. Non a caso, è intitolato “Merano Vitae” il festival della salute con il quale si dà inizio alla nuova stagione: il risveglio della natura dal lungo inverno coincide con la necessità, in ognuno, di trovare nuove energie per il proprio benessere.
Durante il periodo primaverile, Merano propone esperienze dedicate alla salute psicofisica con cadenza settimanale: tra queste, l’escursione notturna alle cascate di Parcines, per godere dello spettacolo e dell’energia dell’acqua in caduta libera muniti di torce e lampade frontali. Nei dintorni di Lana, è possibile fare delle visite guidate ai meleti per sapere tutto, dalla fioritura al raccolto, sulla produzione del frutto simbolo della salute e per degustarne le diverse varietà. A Lagundo gli appassionati di giardinaggio possono sbizzarrirsi con il Mercato delle piante e dei fiori, scegliendo tra un vasto assortimento di ortaggi ed erbe aromatiche. Per gli amanti dell’asparago, il momento in cui dare sfogo alla propria passione è proprio la primavera: Nalles propone piatti gustosi e fantasie culinarie a base del salutare ingrediente. Non mancano gli appuntamenti con lo yoga, quest’anno dedicato alle “vie del suono”: sono in programma seminari, incontri, conferenze e lezioni gratuite con maestri internazionali ed esperti di diverse discipline, accompagnati da musiche e canti. E poi c’è lo sport nella natura: passeggiate, gite in bicicletta, l’escursione notturna al “Knottnkino”, uno spettacolare sperone di roccia rossa, e la scoperta della vie d’acqua protagoniste del sistema di irrigazione agricolo locale. Da non perdere il Mercatino delle erb(acc)e a Scena, in cui vengono esposte le erbe officinali e le malerbe, con vendita di sementi anche di piante molto rare. La primavera culturale di Tirolo offre, infine, una serie di concerti con gruppi che, rivisitando la musica tradizionale e popolare, propongono interessanti miscele di strumenti e note. Si esibiscono anche bande locali di strumenti a fiato, nella cornice dei vecchi castelli e delle tradizionali osterie, dove si possono assaporare i vini e le specialità del posto. Salute, benessere, natura si traducono in un’unica esperienza che fa centro tra le nuove abitudini.
http://www.online-news.it

Turismo choc Vuoi uccidere una zebra o un leone? Hotel e fucili compresi nel prezzo: ecco il listino


Basta scegliere l'animale da uccidere. Pagare. E il macabro gioco è servito. E' l'ultimo crudele passatempo per gente senza scrupoli, senza cervello e senza cuore. Si chiama «Caccia in scatola». Persone, a volte intere famiglie con figli al seguito, pagano per partecipare a safari che si concludono con l'uccisione di uno o più animali, in base alle disponibilità economiche. Dietro l'organizzazione di queste battute di caccia ci sono privati che mettono a disposizione terreni e allevamenti. Un'attività che si sta rivelando molto redditizia. La pratica infatti è diffusa in molte zone dell'Africa. Chi organizza gli spietati tour nella savana, si occupa dell'intero soggiorno del cliente. Mette a disposizione camere, cambio della biancheria, armi, guide, permessi, assistenza medica e mezzi di trasporto, come in un normale resort. Con tanto di tariffario. E' possibile sparare praticamente a ogni specie animale del posto: leoni, scimmie, giraffe, coccodrilli, ippopotami. Ognuno di questi esemplari ha un prezzo. Si va dai 65 dollari per uccidere un babbuino o uno sciacallo, ai 900 per una zebra. Più cresce la taglia, più aumenta la richiesta economica: 2mila dollari per una giraffa, 6mila dollari per un coccodrillo, 8mila un ippopotamo, fino ai 15mila per un bufalo. Il particolare davvero allucinante è che le prede vengono allevate proprio per finire nel mirino. Nati e cresciuti in gabbie o recinti, sembra che gli animali siano persino narcotizzati per facilitare il lavoro dei cacciatori che poi possono scattare una foto-ricordo con il loro trofeo. In questa vicenda quindi non si nasconde nessuno, né gli allevatori né la clientela. L'associazione animalista "Animal Shame" raccoglie le immagini e le pubblica sulla sua pagina Facebook. Così gli attivisti intendono rendere pubblico e denunciare il dilagare della pericolosa tendenza. Il fenomeno sta prendendo piede anche in altre zone del mondo. Le vittime sono sempre e ancora loro: gli animali che non hanno nessuna via di fuga. Anzi, crescono con l’inganno di potersi fidare degli esseri umani che li nutrono sin da piccoli per trasformarli in facili bersagli per clienti annoiati che arrivano da tutto il mondo. Nel 1997 erano 300 i leoni prigionieri della «canned hunting» - la caccia in scatola - ora rivela Animal Amnesty sono circa 6000. Altro che evoluzione della specie. Quella umana sembra condannata ad un repentino ritorno al Paleolitico. 
di Alessandro Chello - ilmattino.it

La Merkel telefona e conferma: a Pasqua in vacanza a Ischia


Ischia. Non sembra conoscere fine la lunga storia d'amore che lega l’isola e Angela Merkel. Per il terzo anno consecutivo, infatti, la cancelliera tedesca ha scelto Ischia come meta per le tradizionali vacanze primaverili. La signora Merkel è attesa nei giorni che precedono la Pasqua: come da consuetudine, la data esatta del suo arrivo risulta ancora top secret, ma dovrebbe oscillare tra lunedì 14 e giovedì 17 aprile. Sembra invece certa la presenza sull'isola del marito Joachium Sauer, chimico e professore all'Università Humboldt di Berlino, che da anni accompagna la presidente dell'Unione cristiano-democratica nelle sue vacanze italiane. 


I coniugi, come da tradizione, alloggeranno all'hotel Miramare di Sant'Angelo, albergo a picco sul mare che dal 1933 ha ospitato personaggi del calibro di Dwight Eisenhower, Gabriele D'Annunzio e tanti altri. Qui la coppia avrà la possibilità di ritemprarsi con le cure termali del giardino l'Aphrodite, con massaggi rilassanti e lunghe passeggiate ed escursioni. Il tutto con uno sguardo alla suggestiva baia dei Maronti, che fa da cornice all'incredibile tranquillità che caratterizza ancora oggi Sant'Angelo, borgo ischitano da anni riconosciuto a livello internazionale come meta preferita della Merkel. In qualche bar dell’isola sono già comparsi i manifestini di benvenuto.

Il rapporto tra la cancelliera tedesca e l'isola più grande del golfo di Napoli non nasce certo ieri. Per decenni, ancor prima che si imponesse tra gli esponenti di punta della politica mondiale, la scelta è sovente ricaduta su Ischia, a testimonianza dell'amore di una generazione di tedeschi per la tranquillità, la gente e il mare che caratterizzano la località nota per il Castello Aragonese e il Fungo. A guastare un amore che sembrava indissolubile ci hanno pensato i successi in politica a partire dal 2005 e le conseguenti attenzioni sempre più pressanti della stampa internazionale. Il legame con l'isola verde sembrava essersi incrinato nel 2007, conseguenza delle non poche polemiche scatenate dal servizio di un tabloid inglese, che pubblicò un'immagine della premier tedesca intenta – proprio a largo di Sant'Angelo - a cambiarsi il costume.

Ma i grandi amori non finiscono mai e, dopo l'assenza dell'anno seguente, la Merkel tornò nel 2009, poi nel 2012 e l'anno scorso, testimonianza di quanto apprezzi il calore e la riservatezza con cui da sempre è stata accolta dagli Ischitani. A dimostrarlo il singolare episodio dell'aprile scorso, con la cancelliera tedesca che fece visita al maitre ischitano Cristoforo Iacono, con cui nei tanti soggiorni ischitani aveva stretto un rapporto cordiale. Il dipendente dell'albergo era stato licenziato alcuni mesi prima, la Merkel non lo trovò nella struttura e decise così di andarlo a trovare a casa per fargli sapere la sua vicinanza. Episodi del genere dimostrano la profondità del rapporto che intercorre tra la leader tedesca e Ischia: un legame lungo decenni che anche quest'anno consentirà all'isola di fare il giro del mondo e magari di conquistare, gratis, nuovi vacanzieri.
di Cristiana Messina

Trecento viaggiatori sul trenino verde Veio-Tuscia

Legambiente Castelnuovo di Porto insieme a Legambiente Lazio e in collaborazione con Atac ha realizzato oggi la prima edizione del Trenino Verde Veio-Tuscia, un viaggio da Roma Flaminio a Viterbo con il patrocinio della Regione Lazio e dell’Ente Regionale Parco di Veio.
Un’esperienza straordinaria pensata allo scopo di incentivare l’uso del treno per conoscere e valorizzare le realtà paesaggistiche e rurali in una giornata di turismo sostenibile ma anche di richiesta di miglioramento della tratta durante il servizio per i pendolari.
“C’è bisogno di promuovere e incentivare iniziative di riscoperta della bellezza del territorio anche attraverso la ferrovia e con modalità di turismo sostenibile, iniziando in tal modo la riqualificazione della tratta che da Roma Flaminio porta a Viterbo – dichiara Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio -, una linea con un servizio per i pendolari non certo di alto livello, ma con potenzialità straordinarie dovute anche allo splendido paesaggio che attraversa. Oggi abbiamo voluto realizzare questo viaggio insieme alla Regione Lazio e all’Atac proprio perché crediamo che anche dalla bellezza del territorio e in momenti come questo i cittadini, le istituzioni, i gestori possano e debbano insieme attivare la spinta necessaria per un netto miglioramento delle condizioni di viaggio.”
Durante il percorso gli oltre cento presenti hanno seguito le spiegazioni delle guide storiche sull’importanza dei luoghi attraversati, inoltre si sono alternati interventi di pro-loco, associazioni e cittadini dei comuni limitrofi al tragitto che, partendo da Piazzale Flaminio o salendo man mano, hanno portato avanti una promozione turistica e culturale con brevi letture e intermezzi musicali. I partecipanti all’arrivo a Viterbo hanno poi potuto seguire la visita guidata del centro storico a cura del circolo Legambiente Viterbo.
“Abbiamo voluto mostrare che il treno Roma-Civita Castellana-Viterbo non è solo ritardo, disservizio, incuria e incidenti, ma anche bellezza del territorio – commenta Mita Pippa, presidente del circolo Legambiente Castelnuovo di Porto – pensiamo infatti che il rilancio della linea passi dalla riscoperta della bellezza che attraversa e dal considerare il treno un bene comune da rispettare. Le amministrazioni lungo la tratta facciano poi tutto quanto è possibile per mettere in sicurezza una ferrovia intorno la quale si è cementificato troppo e male, con pessime condizioni nelle aree parcheggio intorno alle fermate e drammatiche situazioni nei passaggi a livello che vanno assolutamente risolte perché abbiamo visto troppi drammi consumarsi a causa di standard di sicurezza inesistenti.”
Allo splendido viaggio del Trenino Verde, oltre ai 300 viaggiatori di Legambiente, hanno partecipato la consigliera regionale Cristiana Avenali, gli esponenti dell’amministrazione di Fabrica di Roma, dell’Ente Regionale Parco di Veio e di Atac.
Legambiente Lazio

Lungo la strada delle chiese... Itinerario alla scoperta dei luoghi religiosi storici più affascinanti

(di Ida Bini)
L’abbazia di santa Giustina a Padova, la corte benedettina di Correzzola e l’abbazia di Praglia, a Teolo, sono le tre principali tappe della Via delle Chiese, itinerario alla scoperta del territorio padovano attraverso i luoghi di culto più belli e antichi. E’ un percorso turistico-religioso promosso dalla provincia di Padova grazie al finanziamento europeo del progetto Thetris che tutela i monumenti sacri, valorizzando il turismo religioso che nel nostro Paese lo scorso anno ha raggiunto 5,6 milioni di presenze.
Questo dato, secondo un’indagine dell’Istituto nazionale di ricerche turistiche, è in continua crescita. Lo ribadisce anche Barbara Degani, presidente della provincia di Padova, convinta che il progetto attragga turisti e pellegrini di tutta Europa alla scoperta del patrimonio architettonico della provincia di Padova, ricco di chiese, monasteri, eremi, abbazie, conventi e santuari: “Buona parte della crescita futura del nostro territorio – dice Degani - si giocherà sul turismo e quello religioso rappresenta senza dubbio un segmento strategico.
Parliamo infatti di una città conosciuta nel mondo per il Santo dove sorge anche un’altra bellissima chiesa, santa Giustina, che pochi sanno che custodisce le spoglie di san Luca evangelista. E parliamo di un’area che da nord a sud racchiude alcune delle abbazie e corti più belle d’Italia”. L’itinerario religioso - che completa la già ricca offerta culturale, artistica e paesaggistica del padovano - parte dall’abbazia di santa Maria Assunta di Praglia, immersa nel verde dei colli euganei di Teolo, a una decina di chilometri da Abano Terme. E’ un complesso benedettino fondato nel XI secolo e ricostruito nel XV in stile rinascimentale, famoso per la biblioteca e il laboratorio di restauro dei libri antichi e dei codici miniati. La sua struttura, celebrata anche da Fogazzaro nel suo Piccolo Mondo Antico, si articola in quattro chiostri quadrangolari ai quali si affiancano il refettorio monumentale, quello ordinario, la basilica e la prestigiosa biblioteca antica, dichiarata monumento nazionale italiano, costruita in seguito alla riedificazione del monastero.
La biblioteca ha un patrimonio librario di circa centomila volumi con moltissime opere rare, restaurate nel laboratorio dell’abbazia dagli stessi monaci che qui vivono secondo l’antica regola dei Benedettini, ora et labora. Da qui una breve deviazione conduce alla vicina località di Torreglia, dove sorge l’eremo del Monte Rua, oasi camaldolese e luogo di meditazione e preghiera risalente al XIV secolo, soggetto a una rigida clausura: i visitatori, infatti, possono accedere solo alla piccola chiesa. Dal parco regionale dei Colli Euganei, tra vigneti, casolari e stazioni termali, ci si sposta verso est in direzione Padova, la città della basilica di Sant’Antonio, luogo di pellegrinaggio di milioni di fedeli e pellegrini da tutto il mondo, e di santa Giustina, complesso benedettino che si affaccia come la più celebre basilica sulla grandiosa piazza settecentesca di Prato della Valle. L’imponente chiesa di santa Giustina, riconoscibile per le tante cupole, è costituita da tre chiostri e una basilica al cui interno sono ospitate opere d’arte di grande pregio tra cui la pala di Paolo Veronese raffigurante il martirio di santa Giustina.
La città veneta regala numerose altre testimonianze religiose, come il santuario di san Leopoldo Mandic, custode delle spoglie e della cella del santo cappuccino di origine dalmata, e il santuario dell’Arcella, dove morì sant’Antonio. Prima di lasciare la città per tornare sul percorso religioso, merita senz’altro una visita la centrale e ampia piazza del Duomo che ospita la cattedrale, capolavoro del Trecento, e l’adiacente battistero con i preziosi affreschi di Giusto de’ Menabuoi. Lasciata Padova, e percorrendo la strada che porta a sud, verso Mantova, si giunge alla città fortificata di Monselice, abbarbicata su un colle e circondata da mura volute dagli Estensi. Il suo centro storico è ricco di palazzi gentilizi, piccole case medievali e cappelle ed è dominata da un antico castello; da qui parte la Via delle sette Chiese, un suggestivo itinerario votivo che permette di visitare sei cappelle che la famiglia Duodo fece costruire tra il 1605 e il 1615 per accedere alla propria villa. Ognuna è intitolata a una basilica romana e, grazie alla concessione di papa Paolo V, i pellegrini che percorrono questo tratto di strada ottengono l’indulgenza plenaria. Viaggiando lungo la strada che da Padova arriva a Chioggia, si raggiunge Correzzola dove si trova la Corte benedettina, simbolo della cultura monastica e del sistema agrario benedettino, immerso nei boschi e vicino all’ansa di un grande fiume navigabile. Il fondo dove sorge la Corte venne acquistato dai monaci di santa Giustina di Padova nel 1129, che cedettero piccoli appezzamenti a famiglie di coloni per incrementare le attività agricole. La Corte divenne il centro direzionale benedettino: l’ala più a ovest era adibita a foresteria e residenza dei monaci, mentre il lato sud ospitava granai e fienili; all’interno c’erano pozzi, depositi e un locale per la tessitura mentre tra orti e giardini sorgeva una grande e attiva scuderia.
Nei secoli il complesso monastico subì trasformazioni e ampliamenti, ma anche lunghi periodi di incuria e di degrado; fu soltanto verso la metà del XVIII secolo che si riprese a bonificare il territorio e a migliorare gli edifici, la cui proprietà passava di famiglia in famiglia. Dopo la prima guerra mondiale i possedimenti finirono nelle mani dei cittadini del comune di Correzzola, che oggi ha recuperato le attività agricole del monastero e che organizza visite guidate all’interno della bellissima Corte benedettina. Per maggiori informazioni: www.provincia.pd.it
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Turismo, Federalberghi: “La settimana bianca? E’ sempre più un lusso”

Gli appassionati della neve aumentano, ma diminuiscono quelli che si fermano per più giorni, a causa dell'aumento della spesa media pro-capite. Leggero aumento per il giro d'affari complessivo

di Redazione Il Fatto Quotidiano



Turismo, Federalberghi: “La settimana bianca? E’ sempre più un lusso”
La settimana bianca è sempre più un lusso. I vacanzieri nelle località di montagna, secondo i dati di Federalberghi relativi al periodo gennaio-marzo, sono diminuiti del 4,3%, mentre gli sciatori sono aumentati del 6,4 per cento. Gli appassionati della neve prediligono quindi per il 68% i week end e solo il 32% sceglie ancora la formula della settimana bianca.
A favorire la tendenza sono stati i costi, aumentati per le vacanze di più giorni e invariati per i weekend. Per quanto riguarda le settimane bianche è infatti in leggera crescita la spesa media pro-capite ottenuta considerando tutte le voci di spesa (viaggio, vitto, alloggio, impianti e corsi di sci, divertimenti): 636 euro, rispetto ai 628 euro registrati nel 2013 (+1,3% in lieve crescita rispetto all’inflazione). Invariata, rispetto alla rilevazione dello scorso anno, la spesa media pro-capite per chi ha fatto weekend sulla neve (anche di chi ha fatto la settimana bianca) ottenuta considerando tutte le voci (viaggio, vitto, alloggio, impianti e corsi di sci, divertimenti): pari a 375 euro.
Il giro d’affari complessivo del “turismo bianco” nel 2014, considerando tutte le voci di spesa, è stato pari a 4,96 miliardi di euro (rispetto ai 4,66 miliardi di del 2013). Il giro d’affari delle settimane bianche è stato di 2,31 miliardi di euro, rispetto ai 2,37 miliardi di euro del 2013, mentre quello generato dai week end sulla neve è stato di 2,64 miliardi di euro (rispetto ai 2,29 miliardi di euro del 2014).

Turismo, prezzi alti e poca cultura dell’ospitalità: l’Italia non è più prima

Nel 1950 i viaggiatori stranieri che avevano scelto il nostro Paese erano il 19%, oggi sono appena il 4,4. E l’Italia è scivolata al quinto posto tra le mete mondiali

di Gian Antonio Stella

Il Colosseo (Omniroma) Il Colosseo (Omniroma)
Uno su cinque veniva da noi, dei turisti internazionali, nel 1950: adesso uno su ventitrè. È cambiato il pianeta, d’accordo, ma una frana così non l’ha subita nessuno. Andiamo giù nonostante il boom mondiale. Andiamo giù nonostante il turismo sia «l’industria del futuro». Nonostante l’Italia, coi suoi tesori e la sua cucina e i suoi paesaggi, resti in cima ai sogni di tutti. E non serve a nulla, se si usano male, avere il record di siti Unesco: lo dicono i tracolli di visitatori alla Reggia di Caserta o a Villa Adriana. Sarebbe ora che il turismo diventasse sul serio, per la politica, uno dei temi per uscire da questi anni bui. Serve un’occasione per parlarne? Eccola: l’uscita dei dati per il 2013 del ministero dei Beni Culturali e di un rapporto scomodo dell’associazione «italiadecide» presieduta da Luciano Violante che sarà presentato lunedì a Montecitorio, davanti a Giorgio Napolitano. Titolo ambizioso: «Turismo: dopo trent’anni, tornare primi».

Pompei (Ansa)
Pompei (Ansa)

Ed eravamo davvero i primi, una volta. La tabella che pubblichiamo, costruita dal Touring club italiano su dati dell’Unwto, l’organizzazione mondiale per il turismo, dice che la nostra quota planetaria in quella che Jeremy Rifkin ha definito «l’espressione più potente e visibile della nuova economia dell’esperienza» destinata a diventare «rapidamente una delle più importanti industrie del mondo», era nel Dopoguerra davanti a tutti. Su poco più di 25 milioni di viaggiatori internazionali, poco meno di cinque venivano allora in vacanza da noi.
Da allora, la nostra quota si è ridotta di decennio in decennio dal 19% del 1950 al 15,9% del 1960 e poi al 7,7% del 1970 (quando eravamo comunque i primi davanti al Canada, alla Francia, alla Spagna e agli Stati Uniti) e giù giù, dopo una breve risalita nel 1980, fino al 6,1% del 1990 (rimasto tale fino al 2000) per poi calare ancora al 4,6% del 2010 e infine al 4,4% di oggi. Certo, si sono aperti nuovi mercati, si sono spalancati nuovi Paesi, si sono arricchiti e messi in movimento nuovi popoli di viaggiatori. E c’è poco da piangere sul destino cinico e baro. Era un destino ineluttabile. Del quale hanno fatto le spese anche la Francia, la Spagna o gli Stati Uniti. Quello che fa rabbia, però, è che nessuno è andato giù quanto siamo andati giù noi. E soprattutto che nessuno ha approfittato poco quanto noi del boom del turismo mondiale. Un boom mai visto.


Napoli (Ansa)
Napoli (Ansa)

Due numeri: dal 1950 ad oggi i turisti stranieri che vengono in Italia si sono moltiplicati per 10 volte: da 4,8 a 47,8 milioni. Ma l’immenso popolo di turisti del mondo, grazie all’impetuoso arricchimento soprattutto della Cina, della Corea e altri Paesi asiatici si è moltiplicato per quasi 43 volte. Il che significa che noi siamo riusciti a fare nostra soltanto una fetta molto piccola della torta.
Dicono le classifiche del «Country Brand Index 2012-2013» che misura la popolarità dei «marchi» di 118 Paesi, che l’Italia è primissima o ai primissimi posti nell’immaginario di tremila importanti opinion leader di tutto il mondo (e dunque dei potenziali visitatori stranieri) per la ricchezza culturale, la gastronomia, la moda. E, come ricorda in «Destination Italy» Silvia Angeloni, «l’Italia è la prima destinazione dove i turisti vorrebbero andare». Eppure, se negli ultimi tre anni si sono affacciati alle frontiere 137 milioni di turisti mondiali in più rispetto al 2010, uno scoppio di salute impensabile solo trent’anni fa, noi siamo rimasti al palo. O siamo andati addirittura indietro. Come spiega in una delle relazioni del dossier di «italiadecide» il direttore del centro studi del Touring club Massimiliano Vavassori, «i dati sui flussi turistici diffusi dall’Istat, e relativi al 2012, hanno registrato 98,1 milioni di arrivi (- 5,4% rispetto al 2011) e 362 milioni di presenze totali (- 4,8% rispetto al 2011)». E le cose non sembrano essere migliorate nel 2013: «Secondo le stime del Wttc (World Travel & Tourism Council), il valore aggiunto dell’industria turistica in Italia - le attività che possono considerarsi core business - è stato di 63,9 miliardi di euro, ovvero pari al 4% del Pil nazionale». Una quota bassissima. Che calcolando il valore aggiunto dell’intera economia turistica (dalle pasticcerie che forniscono i croissant agli alberghi alle sartorie che fanno le camicie per i camerieri) sale fino a «161 miliardi che corrispondono al 10,2% del Pil». Una percentuale assai lontana dai proclami guasconi di vari premier del passato, un po’ tutti concordi nel promettere «un turismo al 20% del prodotto interno lordo».

L’autostrada A4 (Ansa)
L’autostrada A4 (Ansa)

Come mai? Perché, accusa lo studio del Touring, «il comparto si avvale da anni di rendite di posizione ancorate al grande “turisdotto” delle città d’arte o delle aree costiere» ma c’è da sempre una «cronica assenza» di strategie: «Il turismo non è mai stato, e non è tuttora, un’opzione di sviluppo economico presa seriamente in considerazione dalla politica». Tutta colpa del Palazzo? No: il dossier infila infatti il dito nella piaga della mancanza anche di una «cultura dell’ospitalità». Troppi bidoni ai turisti, troppi disservizi, troppa scortesia verso chi viene a trovarci. Come se tutto ci fosse dovuto in quanto «Paese più bello del mondo». Peccato, perché quella che è la nostra carta migliore, e cioè il nostro patrimonio culturale, potrebbe godere dei frutti di una stagione eccezionale. Spiega infatti Emilio Becheri, coordinatore del rapporto di Turistica.it , che «nel 2011 (ultimo anno con dati definitivi) la maggiore quota di arrivi di turisti in Italia è determinata dal turismo delle città di interesse artistico e storico (d’arte) con il 35,6%, davanti al turismo delle località marine (balneare) con il 21,5%». Di più: «L’analisi dei differenziali rivela che l’aumento complessivo degli arrivi verificatosi nel periodo 2000-2010, pari a 23,692 milioni è imputabile in gran parte, per il 42,5%, all’aumento del turismo culturale, per il 20,2% alle località non classificate come turistiche, per l’11,3 alle località balneari, per il 10,9% alle località montane e per il 7,3% a quelle lacuali».

Gli Uffizi (Ansa)
Gli Uffizi (Ansa)

Le potenzialità sono enormi. Ma come vengono trattati, gli ospiti? Siamo onesti: così così. Se non proprio malamente. Al punto di spingere moltissimi visitatori, spaventati dai prezzi, ad andare a dormire fuori mano. Un esempio? «Calenzano è un Comune industriale e di servizi di circa 17.000 abitanti vicino a Firenze che nel 2012 ha raccolto 183.207 arrivi di turisti, tre quarti dei quali stranieri, che visitano Firenze e la Toscana». Pistoia e Arezzo sono più belle? Sarà, ma «rilevano solo 129.308 e 49.475 arrivi, cioè, rispettivamente, il 70,6% e il 27%». Colpa dei turisti brutti e cattivi? Ma va là...
Non basta avere belle piazze e bei monumenti e bei musei. Non basta neppure avere il «bollino» di sito Unesco. Siamo i primi in assoluto, con 49 «bollini»? «Valgono poco», sospira Vavassori, «se le notizie e le immagini sul degrado e la quotidiana rovina di Pompei, ad esempio, fanno il giro del mondo».
E siamo ai dati del ministero dei Beni Culturali. I quali dicono che negli ultimi dieci anni, mentre i turisti nel mondo crescevano di circa 50%, i visitatori di tutti i nostri musei, siti archeologici, gallerie d’arte statali messi insieme (tolti la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige e la Sicilia, anch’essa al palo) sono cresciuti da 30 milioni e mezzo a poco più di 38. Con un aumento del 25%: la metà. Se poi contiamo solo i paganti, l’incremento è ancora più basso: da 14 milioni e mezzo a 17 e mezzo: +22%.
Vanno benissimo il Colosseo e i Fori imperiali (+79%), molto bene Venaria Reale che dieci anni fa era ancora in fase di restauro, bene la galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano (+25% ma troppa gente non può ospitarne) e benino nonostante tutti i nostri dolori Pompei, che cresce del 17%.
Mettono i brividi, al contrario, i numeri ad esempio di Villa Adriana. Nel 2003 era al 14º posto tra i luoghi più visitati ed ebbe tra paganti e non paganti 322 mila ospiti: nel 2013 solo 207 mila. Peggio ancora la Reggia di Caserta: era sesta con 687 mila visitatori, è precipitata al 10º posto con 439 mila. Un crollo del 36% nel decennio del boom. C’era da aspettarselo. I tesori vanno curati con amore. Non possono essere abbandonati a se stessi. Sono la nostra ricchezza. Potrebbero essere il nostro futuro. Tenere insieme la tutela e il turismo è possibile. Deve essere possibile. E forse, come dice il rapporto del Touring, «se l’Italia credesse di più nel turismo, sarebbe un Paese migliore».
© RIPRODUZIONE RISERVATA - corriere.it