Albi, la porta del paradiso

Da poco patrimonio dell'Umanità Unesco, la città del sud della Francia riflette la sua storia di baluardo della cristianità. Dalla cattedrale di Santa Cecilia ai mercati, alle case a graticcio al museo Toulouse-Lautrec, eccola
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CULTURA
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Il paradiso è più vicino che mai. In questo caso si trova ad Albi, in Francia, a meno di 60 chilometri da Tolosa, nel profondo sud. Il suo nome è passato alla storia. All'inizio del 1200, ricevette le attenzioni di Papa Innocenzo III, che lanciò una crociata contro gli eretici, nel 1277 venne costruita la cattedrale di Santa Cecilia in onore della martire che rifiutò di rimanere vergine nonostante la religione cattolica glielo impedisse, anni dopo venne fortificato il Palais de la Berbie, poi la chiesa di S. Salvi, il ponte vecchio ed in fine uno scriptorium, grazie al quale la città divenne in un batter baleno un prestigiosissimo centro culturale, punto di riferimento per tutta la Francia meridionale. Ecco perché, l'Unesco ha da poco deciso di dichiarare Albi patrimonio mondiale dell'umanità. Selezionata da una super lista di trenta luoghi, la cittadina di poco più di 51mila abitanti circa, rappresenta il "the best of" della cultura. Una cartolina meravigliosa, quella di Albi, frutto dell'architettura e del patrimonio culturale di cui dispone. Ma non solo.

Papa Innocenzo III ha fatto della città anche un luogo di memoria. Le decine di migliaia di morti caduti durante la crociata appartengono infatti ormai alla storia. Alla stessa storia che ha lasciato ad Albi le antiche case a graticcio, i vicoli stretti e labirintici, il castello che ospita il museo Toulouse-Lautrec, il chiostro della collegiata di S. Salvi, ornato con capitelli romanici e gotici.

Dei tempi antichi, ad Albi, è stato conservato tutto. La Cattedrale di S. Cecilia testimonia, per esempio, la fede cristiana ma rappresenta in ogni particolare l'arte gotica meridionale. La Cattedrale è la più grande costruzione di mattoni al mondo e faceva parte del sistema difensivo della città che, insieme al Palazzo de la Berbie, avrebbe dovuto poter proteggere tra le sue mura più di 6.000 albigesi. Il Palais deve il suo il nome ad una deformazione dell'appellativo Bisbia che, in francese, significa évêché (vescovato). L'edificio è organizzato, ad ovest, attorno ad un locale adiacente alla torre feudale di Saint-Michel, sede del tribunale e delle prigioni ecclesiastiche. Rispetto al progetto originale, a distanza di secoli, il palazzo è stato ristrutturato molte volte. Ma se lo si osserva dal Ponte Vecchio (Pont Vieux) ancor oggi utilizzato dopo un millennio dalla sua costruzione, niente sembra esser cambiato.

Il Palazzo continua a conservare la sua essenza antica e ad essere espressione di una potenza incontestabile: quella dei vescovi d'Albi. Accanto alla struttura, un giardino in stile francese accompagna i turisti lungo il passaggio pedonale, rende più "dolce" l'aspetto"massiccio" del fortino de la Berbie e accompagna i curiosi verso il palazzo episcopale, edificato nel tredicesimo secolo e abbellito con un'esposizione permanete del pittore Henri de Toulouse-Lautrec. Quella custodita ad Albi è la più importante collezione al mondo.

Non solo cattedrali, architetture antiche e dipinti. Albi è famosa per i suoi mercati coperti. Nel 1901, il consiglio municipale della cittadina lanciò un concorso per la loro costruzione. Il bando fu vinto da Monsieur André Jules Michelin, il futuro inventore dei pneumatici. Tutto un quartiere venne rasato al suolo. Oggi, il mercato coperto di Albi è un'enorme struttura in ferro che contiene 25 boutiques, 10 salumerie, 10 pescherie e 115 negozi tra maraîchers (dove si comprano le verdure), fruttivendoli e formaggerie. Nei pressi del mercato sorge la zona industriale. La Voa (Verrerie Ouvrière d'Albi) è la fabbrica più grande della città. Lì si tratta il vetro. Ma non solo. Da quella zona passano tutte le nuove tecnologie di riciclaggio. Anche quelle inedite che, una volta sperimentate, vengono diffuse nel resto della Francia.

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