Sicilia, Turismo: Regno Unito e Norvegia ci battono

turismoLa Norvegia si propone al mondo in sedici lingue, la Sicilia in due lingue, una delle quali è l’italiano. Non è certo l’unica ragione per la quale l’Isola, e l’Italia con essa, arranca in un settore che dovrebbe consentirgli di “stracciare” ben altri che la Norvegia. Le criticità sono tante e, di recente, sono state studiate e “contate” accuratamente. Il quadro che ne viene fuori, suscita rabbia ed impotenza, perché sembra mettere il bollo a carenze da tempo avvistate e mai affrontate.
Ma ecco i numeri della competività turistica. Per traporti, pulizia e prezzi, l’Italia occupa il 135esimo posto in una virtuale graduatoria mondiale. Stando a questo dato non si capisce, tuttavia, com’è che tanta gente arrivi in Italia. O meglio, si capisce e come: il Bel Paese offre il maggior numero di beni culturali e paesaggistici.
Torniamo ai numeri. L’Italia usa la rete con moderazione per richiamare turisti, e si trova perciò al 35esimo posto, ma crolla inesorabilmente in quanto ad efficacia marketing (123esimo posto).
La quota di mercato generata on line nel settore turistico arriva al 18 per cento, mentre l’Irlanda – per fare un solo esempio – raggiunge l’88 per cento (22 per cento la Francia, 26 la Spagna, 29 il Portogallo, 32 la Germania, 39 la Gran Bretagna).
Il Sud annovera, è bene ricordarlo, diciotto siti Unesco, delle eccellenze assolute, e quattro “immateriali”, tre dei quali siciliani (le “vare” di devozione nella settimana santa, lo zibibbo di Pantelleria, e l’opera dei pupi).
La Gran Bretagna, che annovera meno di un terzo di siti Unesco rispetto al Sud, e non può vantare eccellenze gastronomiche, paesaggistiche, né sole e spiagge, sfrutta magnificamente il marketing on line traendone grandi vantaggi. L’ultimo Rapporto del World Travel and Tourism Council traccia un quadro impietoso delle nostre criticità: i britannici vantano il 10,5 per cento del Pil dal turismo, 0,4 punti percentuali più dell’Italia. Da non crederci.
canicattiweb

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