TIRANA - È un po' la scoperta degli ultimi due anni, complici la voglia tornare a viaggiare dopo la pandemia, il portafogli meno pieno, l'euro un po' indebolito verso gli altri mercati e oltre trenta aeroporti italiani collegati con Tirana: l'Albania è diventata una meta trend per gli italiani in cerca di nuove destinazioni per le vacanze.
Sono oltre 600mila i visitatori dal nostro paese che l'hanno scelta nel 2022 (+72% rispetto al 2021 e +30% sul 2019 pre-Covid) e già 310mila, il 57% in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa, nei primi sei mesi dell'anno.
Ma come ha fatto questo piccolo paese a cavallo tra i Balcani e il Mediterraneo, fino a qualche anno fa noto soprattutto come luogo di emigrazione, a diventare una meta di viaggio ambita? "Ad attirare è la promessa di un bel mare, accessibile a prezzi equi. E poi il ricco patrimonio storico e culturale, in cui spiccano i siti patrimonio Unesco, le città-museo di Berati e Gjirokastra, la vivacità dei centri urbani, l'entroterra poco esplorato, prediletto dagli amanti dell'attività outdoor", spiega Benko Gjata, nato a Tirana, giornalista, accompagnatore turistico nazionale certificato ed esperto di turismo culturale, che ha fondato e dirige la non-profit Centro di Cultura Albanese e ha firmato con l'antropologo Francesco Vietti la recente guida turistica di Morellini e Feltrinelli dedicata all'Albania.
"La prima guida l'ho scritta dodici anni fa, e ho faticato a trovare un editore. Sembra un'altra era ormai", sorride Gjata.
"Certamente l'Albania costa meno rispetto all'Italia: io sono qui su una spiaggia della riviera ionica del mio paese, con i piedi a mollo: un ombrellone in prima fila con due lettini non supera i 10 euro al giorno. E il prezzo medio di un'orata alla griglia in questo tratto di costa, che comprende località come Saranda e Valona, va dai 10 ai 12 euro, un piatto di merluzzetti costa altrettanto, l'insalata 3 euro e la birra 2,50 euro serviti al tavolo nei ristorantini vista mare. Per un parcheggio in riva al mare si sborsano 3-4 euro al giorno, ma spesso i bagni te li mettono a disposizione gratis", racconta.
Gjata, che vive e lavora a Torino ("sono 630mila gli albanesi che vivono a lavorano in Italia", spiega), non nasconde alcune criticità: "L'Albania non ha ancora le capacità materiali per far fronte a un turismo di massa. Teniamo presente che già due terzi delle nostre spiagge erano piene ad agosto anche prima, perché i popoli dei Balcani che non hanno sbocchi sul mare spesso le scelgono. E poi mancano le infrastrutture, prime fra tutte le autostrade, anche se sul litorale le strade statali sono in buono stato. E manca una scuola alberghiera in grado di formare personale qualificato. Spesso si va avanti con la buona volontà delle massaie". Senza dimenticare che in passato l'European Environmental Agency ha ritenuto di qualità "scarsa" la qualità dell'acqua nei siti di balneazione del Paese.
I flussi turistici in entrata, comunque, sono in aumento "non solo dall'Italia, ma anche dalla Spagna e dall'Olanda - dice ancora Gjata - complice un programma, simile all'Isola dei Famosi, diffuso nei Paesi Bassi, con alcune puntate girate in Albania".
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