Salone del Mobile 2024: in 10 ristoranti il design è un ingrediente


Milano (e i ristoranti) impazzisce con il Salone del Mobile e il FuoriSalone uniti da tempo sotto l’etichetta Design Week che si tiene dal 16 al 21 aprile 2024.

Non una singola manifestazione o una fiera (a proposito, quest’anno è di scena Eurocucina che per gli appassionati di gastronomia domestica è come andare alla Mecca), ma un’esplosione di eventi. Spesso a tema food perché il cibo va a braccetto con il design (e la moda). A volte imperdibili per la capacità di mettere insieme due passioni o due interessi degli architetti e degli interior designer.

La parola magica è presenziare agli appuntamenti con l’inossidabile rito dell’aperitivo – ahi noi, anche dell’apericena – con buffet che si allungano tra installazioni e presentazioni di nuove linee di prodotto. Lo sfarzo sarà direttamente proporzionale al tema di questa 62ª edizione del Salone del Mobile? Vedremo se il tema dell’evoluzione e l’approccio human centric si diffonderà ai luoghi carismatici, i cosiddetti – dagli operatori del settore – “sepolcri” del design. Sepolcri non nel senso di morti, ma di stazioni/chiese da non mancare al Fuorisalone. Lo Studio Lombardini 22, dopo aver ridisegnato il layout dello scorso Euroluce (definito memorabile dall’87% dei visitatori), ha compiuto l’evoluzione nel nuovo spazio espositivo di Eurocucina.
Il ristorante del prossimo futuro è human centric


Human centric, con l’ausilio delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale, che potrebbe essere anche il modello della futura ristorazione. O che è già qui. L’uomo al centro della progettazione di un ristorante. Non solo il cliente, ma anche chi ci lavora. Il vecchio concetto di ergonomia degli spazi si trasforma in sostenibilità e memorabilità. Un rapporto biunivoco che tesse nuove relazioni tra chi lavora e chi sceglie il ristorante (la pizzeria o qualsiasi luogo del food) per divertirsi. Nel Salone del Mobile si accorciano i tempi (e la fatica) per transitare da un lato all’altro della fiera e si aumenta l’orientamento e la capacità di ricordare quanto visto. Al ristorante, il passaggio avviene sulla tavola. E nel menu. Memorabile, appunto, e reso facile per orientarsi. Percorrendo con leggerezza le tappe/portate.

Il Salone del Mobile, il Fuorisalone e la Design Week 2024 a Milano possono dare molti spunti a chef, ristoratori, ristoranti e operatori del food. Coglierne gli aspetti essenziali è operazione di messa a nudo degli aspetti sociali, economici e di “trend” che si annusano. Per ora fermi all’età social con chef e pizzaioli assoluti protagonisti delle piattaforme. Ai clienti resta lo scroll, TripAdvisor e i siparietti delle Storie e dei video TikTok.

Molti pizzaioli sostengono che la storia contemporanea della pizza sia mettere al centro dell’evoluzione il pizzaiolo che fa, studia, inventa. Dimenticano i clienti o, meglio, li coccolano e li attizzano con sequenze studiate al ritmo di copioni pre-confezionati. Funziona. Aprono pizzerie e diventano sempre più centrali. Mettendo da parte istanze e richieste che Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano ha intelligentemente indicato nell’ascolto di tutti i protagonisti.
10 ristoranti a Milano che fanno del design un ingrediente

Per ora accontentiamoci dell’aspetto estetico e della relazione che si può creare tra la forma del ristorante e il contenuto del piatto. Emanuele Bonati ha selezionato 10 ristoranti che hanno da dire sul rapporto tra design e food. Ristoranti che possono essere meta per i visitatori della Design Week 2024 con i loro eventi, menu speciali, installazioni. L’idea di una progettazione di oggetti pensati per essere prodotti in serie e la replicabilità del prototipo elaborata da Gillo Dorfles è alla base di quella fenomenologia del gusto che vediamo nel menu di un ristorante.

Per Gillo Dorfles il design è scottante e mai parola sarebbe più adatta tra i fornelli delle cucine e i forni delle pizzerie. Silvana Annichiarico ripercorre il filo della discussione per individuare cos’è e dov’è il design (che non è il decorativismo delle posate o gli impiattamenti arzigogolati) in un articolo pubblicato da Domus. E ricorda una necessità: per Gillo Dorfles utile e bello sono inscindibili negli oggetti di design.

Noi potremmo traslare questa affermazione in “utile e buono” sedendoci al tavolo di un ristorante che si dice di design e che cura il rapporto con il piatto. Andando oltre la tradizione, le nonne, la cura della selezione delle materie prime, la stagionalità e tutto il caravanserraglio che si portano dietro gli storytelling. Non so se Dorfles, che ho anche avuto come Maestro in alcune occasioni alla rivista Ottagono, approverebbe. Ma la replicabilità del piatto è essa stessa momento di design del cibo. Quanto possa essere arte o artigianato è affidato alla sensibilità di chi ne riceve cura e relazione.

scattidigusto.it

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