La mostra. Il set mai visto del Vangelo secondo Matteo di Pasolini

Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini a colori. E’ questa una delle chicche della emozionante mostra in corso sino al 25 agosto nel Centro studi Pasolini di Casarsa (Pordenone), dedicata alle foto di scena del rivoluzionario film a 60 anni dalla sua uscita. E poi ci sono i ritratti intensi del giovane Enrique Irazoqui, scelto da Pasolini per interpretare il Cristo, che osserva attentamente il regista mentre gli spiega la sceneggiatura, e quelli addolorati e celebri della madre Susanna Colussi, che il regista volle nella parte di Maria di Nazareth, ai piedi della croce, ancor più suggestivi poiché richiamano il profondo legame tra Pasolini e la madre. E poi la città di Matera, la Gerusalemme ritrovata di Pier Paolo Pasolini, le campagne di Barile che diventano Betlemme, i luoghi, i paesaggi di un’Italia meridionale che negli anni Cinquanta e Sessanta erano considerati il simbolo di un ambiente degradato ed emarginato e che assumono nel film un forte valore religioso.

Il curatore della mostra, Roberto Chiesi, critico cinematografico e responsabile del Centro studi-Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna, sottolinea come le foto di scena costituiscano «un modo per tracciare una sorta di mappa del film, e trattandosi di un’opera che turba, stimola alla riflessione e suscita emozioni, prolungano e approfondiscono questo tipo di processo». Molte foto fissano momenti che sono spesso colti dietro le quinte e «ci ricordano – aggiunge Chiesi - che sul set e fra gli interpreti ci sono molti degli amici di Pasolini, alcuni intellettuali di fama come Enzo Siciliano o un giovane Giorgio Agamben, Ninetto Davoli che qui debutta, addirittura la madre Susanna, c’è quindi la vita di Pasolini». La mostra è divisa per aree tematiche e, attraverso lo sguardo di Novi, scopriamo nuovi dettagli sul set e sul film stesso. Alcuni affascinanti scatti a colori (mentre il film è in bianco e nero) ci aiutano a cogliere meglio i riferimenti pittorici di Pasolini, come quelli a Piero della Francesca nei sontuosi abiti dei farisei i cui volti, per contro, popolani spiccano nella sezione “Volti e corpi”, o negli scenari assolati della Basilicata e nella sontuosità delle architetture del castello di Gioia del Colle in Puglia sede del Sinedrio in “La reinvenzione dei luoghi” e “La sacralità dei rituali”. Mentre nella sezione “La realtà del set”, come afferma Chiesi, le fotografie di Novi permettono allo spettatore di vedere cose che possono essere sfuggite, «come rendersi conto, per esempio, che Maria di Betania è Natalia Ginzburg o che sul set c’era anche Elsa Morante consulente per le musiche». E di scoprire che Pasolini usava delle lavagnette con le battute del film ad uso degli attori non professionisti o di vedere inquadrature che sarebbero state poi tagliate e che ci svelano altri segreti del “suo” Vangelo.

avvenire.it
 

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