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LetterAltura: un festival di asini

Descrizione libro
Dell'asino spesso si ride e il riderne diventa occasione di derisione. Ma che cosa sappiamo in realtà di questo animale? Ecco un pamphlet incentrato sulla figura dell'asino e sui suoi rapporti con la filosofia e la cultura. C'è un universo per così dire "asinino" che può rivelare molto. L'asinità è, in effetti, uno stereotipo culturale che, affondando nel mito e nella favola, ha ispirato anche molti. Dall'"Asino d'oro" di Apuleio a Nietzsche e fino al Ciuchino di Shrek un'originalissima rassegna su ontologia, metamorfosi, razionalità, sessualità e voce dell'asino. Presentazione di Paolo Cristofolini.

VER­BA­NIA, 25 giu­gno- Asini e fi­lo­so­fi è que­sto il ti­to­lo di un in­te­res­san­te libro di Fran­ce­sca Ri­got­ti (do­cen­te dell'U­ni­ver­si­tà di Lu­ga­no) e Giu­sep­pe Pu­li­na (di­ret­to­re della ri­vi­sta “Mneme Am­men­tos”) edito da In­ter­liea che sarà pre­sen­ta­to sa­ba­to alle ore 17.45, alla Villa Pa­ria­ni di Ver­ba­nia all'in­ter­no della ma­ni­fe­sta­zio­ne “Let­te­rAl­tu­ra” che quest'anno rende o­mag­gio a que­sto pre­zio­so a­ni­ma­le che ha af­fa­sci­na­to fi­lo­so­fi e scrit­to­ri.

La fi­lo­so­fia dell’asino in­te­sa non come la dot­tri­na di pen­sie­ro di tale a­ni­ma­le, ma il tipo di ri­fles­sio­ni che l’asino ha su­sci­ta­to nel fi­lo­so­fo. Dall’Asino d’oro di A­pu­leio a Nie­tzsche, fino al Ciu­chi­no di Shrek. Un’o­ri­gi­na­lis­si­ma ras­se­gna su “on­to­lo­gia, ra­zio­na­li­tà, ses­sua­li­tà e voce dell’asino, cam­pio­ne at­tua­lis­si­mo dell’i­bri­di­smo e gran­de pro­ta­go­ni­sta di me­ta­mor­fo­si”.

Tante e sin­go­la­ri le ri­fles­sio­ni che com­pon­go­no il libro, una tra tante è l' “in­can­to di un ra­glio”:Il verso dell’asino può pro­dur­re in chi l’a­scol­ta un’eco sug­ge­stio­nan­te. Ru­vi­do, pos­sen­te, vi­sce­ra­le, il ra­glio non la­scia in­dif­fe­ren­te. […] Di que­sto fa pa­ro­la il prin­ci­pe Myškin, pro­ta­go­ni­sta de L’i­dio­ta di Do­stoe­v­skij, nel ri­cor­do dei suoi primi gior­ni in Sviz­ze­ra. “Mi ri­cor­do che riu­scii a strap­par­mi a quel­lo stato di tor­po­re una sera a Ba­si­lea, al no­stro in­gres­so in Sviz­ze­ra, quan­do venni sve­glia­to dal ra­glio di un asino sul mer­ca­to della città. Quel ra­glio d’asino mi colpì straor­di­na­ria­men­te, chis­sà per­ché, e mi piac­que mol­tis­si­mo; da quell’i­stan­te, all’im­prov­vi­so, fu come se tutto mi tor­nas­se chia­ro in testa””.

Fa­mo­so è il pa­ra­dos­so dell'asino di Gio­van­ni Bu­ri­da­no lo­gi­co fran­ce­se del XIVV se­co­lo che si oc­cu­pò dell'a­na­li­si della vo­lon­tà umana: un asino che posto tra due cu­mu­li di fieno per­fet­ta­men­te u­gua­li e alla stes­sa di­stan­za non sa sce­glie­re quale i­ni­zia­re a man­gia­re mo­ren­do di fame nell'in­cer­tez­za.

Un’altra in­te­res­san­te con­si­de­ra­zio­ne nasce dall’asino come pro­ta­go­ni­sta di car­toon e film d’a­ni­ma­zio­ne: “Sul gran­de scher­mo l’asino gua­da­gna in si­cu­rez­za e de­ter­mi­na­zio­ne, sino a ra­sen­ta­re qual­che volta la sfron­ta­tez­za. Man­tie­ne sem­pre in sé la dolce gof­fag­gi­ne che anche agli occhi dei bam­bi­ni sa tra­sfor­mar­lo in un a­ma­bi­le qua­dru­pe­de. In real­tà, non è una vera tra­sfor­ma­zio­ne, per­ché l’asino non è un a­ni­ma­le ca­ma­leon­ti­co e op­por­tu­ni­sta. Quasi sem­pre l’asino è il ter­mi­na­le, il punto ad quem di un pro­ces­so in­vo­lu­ti­vo […] l’asino è sem­pre asino, per­ché, per usare le pa­ro­le di Gior­da­no Bruno, è più fa­ci­le “i­na­si­nir­si” che “i­nu­ma­nir­si”, e que­sto vale anche nel fan­ta­sti­can­te mondo dell’a­ni­ma­zio­ne”.

L'al­lean­za tra asini e uo­mi­ni è an­ti­ca: e­qui­ni ad­do­me­sti­ca­ti che en­tra­ro­no nella vita quo­ti­dia­na dei no­stri avi. “L'asino- ha scrit­to Vin­cen­zo Par­di­ni in un ar­ti­co­lo su Tut­to­Li­bri- è l'a­ni­ma­le della pace, il ca­val­lo della guer­ra. Mite, col­la­bo­ra con l'uomo che, non sem­pre, pro­prio per­ché uomo, ne ha ap­prez­za­to le doti. Te­nu­to dalle fa­mi­glie per sod­di­sfa­re le e­si­gen­ze del quo­ti­dia­no in mon­ta­gna por­ta­va le some, in pia­nu­ra trai­na­va il bar­roc­cio o po­te­va es­se­re a­di­bi­to a far gi­ra­re le ma­ci­ne dei mu­li­ni, le­ga­to alla loro stan­ga, il muso ben­da­to, af­fin­ché non ve­des­se.”

Ma c'era anche chi lo usava come ca­val­ca­tu­ra: Gesù Cri­sto entrò a Ge­ru­sa­lem­me a dorso di un asino, Ro­bert Louis Ste­ven­son nel 1878 (per il suo viag­gio nelle Ce­ven­ne) si av­val­se di un'asina di nome Mo­de­sti­ne, Gia­co­mo Puc­ci­ni era so­li­to spo­star­si, per rag­giun­ge­re la sua villa di Chia­tri, a dorso di un asino di Mar­ti­na Fran­ca.

L'Asino è stato og­get­to di culto o mezzo di sa­cri­fi­cio nell'an­ti­chi­tà clas­si­ca o­rien­ta­le ed a­fri­ca­na: l'a­do­ra­zio­ne dell'asino (o­no­la­tria) da parte degli Ebrei nel de­ser­to, nell'an­ti­co E­git­to è l'a­ni­ma­le totem del dio Seth. Nella Roma im­pe­ria­le l’o­no­la­tria fu stru­men­ta­liz­za­ta dai pa­ga­ni come prova ul­te­rio­re di scher­no nei con­fron­ti dei primi Cri­stia­ni e dei Giu­dei. Un asino sarà pre­sen­te nella man­gia­to­ia in cui na­sce­rà Gesù Bam­bi­no.

Tanti anche gli asini della let­te­ra­tu­ra a par­ti­re dall'Asino d'oro di A­pu­leio, per pas­sa­re all'asina Ba­laam dell'An­ti­co Te­sta­men­to, o a Ca­di­chon, l'eroe delle “Me­mo­rie d'un asino” della con­tes­sa di Ségur o il pic­co­lo e dolce Pla­te­ro pro­ta­go­ni­sta del libro del poeta spa­gno­lo Juan Ramon Ji­mé­nez, fino a Bal­tha­zar, l'asino pro­ta­go­ni­sta del film "Au ha­sard Bal­tha­zar" di Ro­bert Bres­son.

Non pos­sia­mo poi di­men­ti­ca­re che l'e­qui­no diede il nome a un fa­mo­so set­ti­ma­na­le sa­ti­ri­co che tra la fine dell’Ot­to­cen­to e la prima guer­ra mon­dia­le con i suoi “ragli” ha cer­ca­to di far male a po­ten­ti e pre­po­ten­ti. Nato nel 1892, pochi mesi dopo la fon­da­zio­ne del PSI, e a lungo e­spres­sio­ne della po­li­ti­ca dei so­cia­li­sti e degli a­nar­chi­ci "L'Asino", fon­da­to da Guido Po­drec­ca e Ga­brie­le Ga­lan­ta­ra, aveva sotto la te­sta­ta una frase che ne spie­ga­va il ti­to­lo: “Come l’asino è il po­po­lo: umile, pa­zien­te, ba­sto­na­to”. Per anni i pun­tua­li ar­ti­co­li di Po­drec­ca e le pun­gen­ti vi­gnet­te di Ga­lan­ta­ra, hanno nar­ra­to fatti e mi­sfat­ti di un’I­ta­liet­ta, non molto di­ver­sa da quel­la dei no­stri tempi.

Già a Car­ta­gi­ne l'asino era usato in forma ca­ri­ca­tu­ra­le. Sin da quei tempi la sua con­si­de­ra­zio­ne spre­gia­ti­va ed of­fen­si­va è ge­ne­ral­men­te en­tra­ta nell'uso di quasi tutti i paesi, par­ti­co­lar­men­te eu­ro­pei. L'uomo, assai di rado ri­co­no­scen­te, l'ha so­ven­te ad­di­ta­to a e­sem­pio di ca­par­bie­tà e i­gno­ran­za di­men­ti­can­do­si che con quell'e­qui­no tanto di­sprez­za­to, con la sua u­mil­tà e ca­par­bie­tà ha con­tri­bui­to a crea­re la no­stra ci­vil­tà.

lo schermo.it

pagina web a cura di Giusppe Serrone