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Domenica 18 giugno il Premio Strega torna per la quinta volta nella sua storia a Verbania, il premio letterario più prestigioso d’Italia ha scelto di nuovo le sponde del Lago Maggiore. Una serata da non perdere al Teatro il Maggiore

(Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci @turismoculturale )
Adesso è ufficiale, domenica 18 giugno il Premio Strega torna per la quinta volta nella sua storia a Verbania, il premio letterario più prestigioso d’Italia ha scelto di nuovo le sponde del Lago Maggiore.
Una serata da non perdere al Teatro il Maggiore con la presentazione dei cinque finalisti e a seguire Strega Party nella bellissima location panoramica sul lago.
E’ un onore poter organizzare questo evento puntando come ogni stagione su qualità e cultura per vivere il nostro territorio.
Un lavoro di squadra condotto come sempre dal Comune di Verbania insieme alla Biblioteca Ceretti e alla Libreria Alpe Colle affiancati dalla Fondazione il Maggiore e dalla magnifica ospitalità del >>> Grand Hotel Majestic. Unire le forze per migliorare la nostra città, per creare momenti utili prima di tutto per costruire senso di cittadinanza, relazioni e coscienza civile. Ogni passo dipende da noi, dalla nostra quotidianità, dalle nostre scelte.
Per queste ragioni sarà ancora più affascinante trovarsi domenica 18 giugno e vivere una serata nella nostra bellissima città. Infine è fondamentale ricordare il lavoro preziosissimo della Fondazione Bellonci di Roma e della Ditta Strega Alberti di Benevento che dal 2018 hanno scelto e voluto fortemente portare il Premio Strega a Verbania, una decisione coraggiosa, un buon modo per creare rete tra centro e provincia, per un’Italia capace di stupire in ogni suo angolo creando lavoro e cultura attraverso i libri e la magia della reciprocità.

Fonte: comune.verbania.it

(Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci @turismoculturale )

Campiello: vince Giulia Caminito con 99 voti. Al secondo posto "Se l'acqua ride" (Einaudi) di Paolo Malaguti

 

Giulia Caminito con 'L'acqua del lago non è mai dolce' (Bompiani) ha vinto la 59/ma edizione del Premio Campiello. La scrittrice ha avuto 99 voti sui 270 arrivati dalla Giuria Popolare di Trecento Lettori Anonimi.

Al secondo posto "Se l'acqua ride" (Einaudi) di Paolo Malaguti, 80 voti, al terzo "Sanguina ancora" (Mondadori) di Paolo Nori, 37 voti, al quarto "La felicita' degli altri" (La nave di Teseo) di Carmen Pellegrino, 36 voti e al quinto "Il libro delle case" (Feltrinelli) di Andrea Bajani, 18 voti. (ANSA).
   

Nelle Langhe di Cesare Pavese Passeggiata nel sito Unesco sulle tracce dello scrittore, nato 110 anni fa a Santo Stefano Belbo

Langhe iStock. © Ansa


SANTO STEFANO BELBO - "Oggi vedevi la grossa collina a conche, il ciuffo d’alberi, il bruno e il celeste, le case e dicevi: è com’è. Come deve essere. Ti basta questo. E’ un terreno perenne. Si può cercar altro? Passi su queste cose e le avvolgi e le vivi, come l’aria, come un bava di nuvole. Nessuno sa che è tutto qui". Nel marzo del 1947 Cesare Pavese affidava alle pagine del suo diario, che divenne il libro “Il mestiere di vivere", l’amore profondo per le Langhe piemontesi, la terra dove era nato 110 anni fa. Lo scrittore ambientò i suoi romanzi più cari tra le colline ricoperte di vigneti e gli antichi borghi arrampicati sulle alture della sua terra, tra le Langhe della provincia di Cuneo, dal 2014 patrimonio dell’Unesco.
Una passeggiata nei luoghi cari allo scrittore che testimoniò la bellezza e la forza del territorio delle Langhe non può che cominciare nel luogo natio, Santo Stefano Belbo. «Immagini primordiali … mi si sono dischiuse in questi luoghi, anzi in questo luogo, a un certo bivio dove c’è una gran casa, con un cancello rosso che stride, con un terrazzo dove ricadeva il verderame che si dava alla terra e io ne avevo sempre le ginocchia sporche ». Sono le parole di Pavese all’amica Fernanda Pivano che descrivono la cascina di San Sebastiano, dove era nato e che oggi ospita un museo a lui dedicato. Qui sono esposti oggetti semplici, tra cui il letto, la scrivania, alcune fotografie e le pipe mentre da una portafinestra lo sguardo spazia sulla valle del Belbo. Fuori dalla casa un sentiero erboso costeggiato da pini conduce alla Gaminella, panoramica collina descritta ne “La Luna e i falò” come uno dei luoghi più suggestivi della zona, una collina grande «come un pianeta», dalla cui cima si ammira l’universo pavesiano: i crinali, i “ciglioni”, la cascina della Mora, la palazzina del Nido e la collina del Salto.
Nel borgo di Santo Stefano, dominato da una torre medievale, locali, murales e targhe sui palazzi ricordano la figura letteraria di Cesare Pavese: nel cuore del borgo è nata la fondazione a lui dedicata che, per promuovere il territorio e divulgare l’opera di Pavese, ha creato percorsi turistici e culturali da fare individualmente grazie alla segnalazione di cartelli affissi per le strade e i palazzi del borgo oppure con visite, accompagnati da guide locali. Nel centro-studi della fondazione si ammirano esemplari autografi, una collezione di volumi a lui dedicati e manoscritti, tra cui “Dialoghi con Leucò” che contiene il suo ultimo messaggio prima del suicidio. Fanno parte della fondazione anche la chiesa dei santi Giacomo e Cristoforo, auditorium usato per le conferenze e le mostre, e la biblioteca civica. Le passeggiate organizzate tra i luoghi di Pavese includono anche la stazione, dove partivano e arrivavano i suoi personaggi, e la collina di Moncucco, protagonista della poesia”I mari del Sud”: «Mio cugino ha parlato stasera. Mi ha chiesto se salivo con lui: dalla vetta si scorge nelle notti serene il riflesso del faro lontano, di Torino». Le visite guidate arrivano anche fuori Santo Stefano e, precisamente, sulla strada per Canelli, dove sorge la casa museo di Nuto, la «finestra sul mondo», bottega artigiana di Pinolo Scaglione, detto “Nuto”, co-protagonista de “La luna e i Falò” e grande amico di Cesare Pavese, dove sono esposti numerosi oggetti in legno, opere e fotografie dello scrittore.
Costeggiando il torrente Belbo, si attraversa una piana circondata da lunghe file di pioppi fino a Cossano Belbo, dove, nel romanzo “La Luna e i Falò”, andarono ad abitare i genitori adottivi di Anguilla. Nel borgo, amato anche dallo scrittore Beppe Fenoglio, ci sono la fontana dello Scorrone, che Pavese chiama «Scarrone», e la panoramica chiesa della Madonna della Rovere, da dove si ammira tutta la vallata. 
Proseguendo verso sud si arriva a Castino «un paese sempre battuto da un vento frizzante e di là si vedono fumi lontani, piccini, nei vapori. Verso sera, specialmente, pare di essere in cielo». Dal borgo la vista sulla valle con il sinuoso profilo delle colline è ampia e piacevole. «Mentre andavo rimuginavo che non c’è niente di più bello di una vigna ben zappata, ben legata, con le foglie giuste e quell’odore della terra cotta dal sole d’agosto». Lo scriveva Cesare Pavese sempre ne “La Luna e i Falò”, narrando delle vigne, protagoniste delle Langhe, oggi da scoprire camminando tra i filari, pedalando in mountain bike su e giù per le colline, visitando borghi e castelli e riposandosi nei ristoranti e nelle vecchie osterie, degustando gli ottimi vini e gli strepitosi piatti del territorio.

Informazioni e prenotazioni delle visite: www.fondazionecesarepavese.it

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Festival letterari, un'esplosione da nord a sud


Non vanta primati per gli indici di lettura, ma sicuramente l'Italia è al top per la quantità di festival culturali più o meno pop, dalla musica all'arte e dal teatro ai libri. Una vera e propria esplosione di manifestazioni dove a far la parte del leone sono anche quelle letterarie, in impennata in questi ultimi anni. Dal nord al sud Italia è tutto un fiorire di rassegne con un boom di pubblico entusiasta da Trento a Ragusa. Tanto che sembra evidente quanto i nostri connazionali amino dibattere e sentir parlare di libri piuttosto che leggerli.
    Il fenomeno è così in crescita che è nato anche il sito trovafestival.com con una mappatura di 400 manifestazioni che continua ad arricchirsi. E l'ultima fortunata edizione del Salone del Libro di Torino ha visto 67 festival italiani riuniti nella sezione 'Superfestival'.
    Da quelli storici - primo fra tutti il Festivaletteratura di Mantova, che nel 2016 ha festeggiato 20 anni e ha fatto da apripista per tutte le manifestazioni nate dopo - ai nuovi e più stravaganti, come il festival di Popsophia 'Solideo' - dal 22 al 23 giugno a San Benedetto del Tronto, dedicato alla filosofia del solstizio d'estate - si potrebbe, dalla primavera all'autunno, compiere un viaggio sul territorio italiano e i suoi gioielli seguendo l'itinerario festivaliero. E a guadagnarci è anche la salute. In base ad analisi Istat sulla salute percepita degli italiani, il 66% delle persone che svolgono inattività culturale - il 30% degli italiani - dichiarano stati di salute cattiva o molto cattiva. Il mese clou è giugno: gli appuntamenti sono così numerosi che diventa impossibile seguirli tutti. Tra questi 'La grande invasione' dall'1 al 4 giugno a Ivrea che da 5 anni vede protagonista la lettura in tutte le sue declinazioni. Il festival Caffeina-Cultura di Viterbo, dal 23 giugno al 2 luglio, che si è sdoppiato proponendo a Pienza un 'Emporio letterario', curato da Giorgio Nisini, dal 26 al 28 maggio, sempre più momento di racconto e riflessione. E il "Festival della Bellezza', dall'1 all'11 giugno a Verona, aperto da Ute Lemper e Toni Servillo, che avrà un'appendice il 30 e 31 agosto all'Arena per due serate con Ennio Morricone in "The 60 Years of Music World Tour" del Premio Oscar.
    Pronti ai nastri di partenza 'Letterature', il festival Internazionale di Roma che nel 2017 invade, oltre a Massenzio, dal 20 giugno al 21 luglio, biblioteche e periferie e il festival dei libri sulle mafie, 'Trame', dal 21 al 25 giugno a Lamezia Terme, che nella settima edizione sarà dedicato a 'Io non ho paura'. Al suo esordio il festival del giallo tedesco 'Krimi', ideato e organizzato da Emons Edizioni, dal 23 al 25 giugno al Nuovo Sacher di Moretti. Sono in scena o da poco conclusi: 'Leggendo Metropolitano', dall'8 all'11 giugno a Cagliari, con oltre 50 appuntamenti tra memoria e oblio; il Pro-Memoria Festival a Mirandola, dal 9 all'11 giugno, in provincia di Modena, con incontri e approfondimenti sul tema Figure e Destino. E poi il 'Festival degli scrittori', dal 14 al 17 giugno a Firenze, con avvenimento centrale l'undicesima edizione del Premio per la letteratura straniera Gregor von Rezzori - Città di Firenze; la festa dei libri 'A tutto Volume', dal 16 al 18 giugno a Ragusa, aperto da Serena Dandini; 'Procida racconta', diretto da Chiara Gamberale, dal 7 all'11 giugno, 'Una marina di libri' a Palermo dall'8 all'11 giugno e il letterario 'Urbino e le Città del Libro' dal 9 all'11 giugno. Riparte anche il festival della letteratura internazionale Le Conversazioni, ideato da Antonio Monda e Davide Azzolini, a Roma dal 12 al 14 giugno con tra i protagonisti Marco Bellocchio, Sandro Veronesi e Paolo Virzì e a Capri nei week end del 30 giugno-1-2 luglio e 7-8-9. E dal 19 al 23 luglio è di scena il Cortona Mix Festival con il suo intreccio di orizzonti e discipline. Senza dimenticare il Festival dell'economia di Trento, a cavallo del ponte del 2 giugno, da un'idea di Laterza.
    E poi il Taobuk - Taormina International Book Festival, dal 24 al 28 giugno; 'Lector in fabula', dal 14 al 17 settembre a Conversano, che quest'anno raddoppia con un'anteprima a fine giugno e poi 'Il Libro Possibile', dal 5 all'8 luglio a Polignano. Ha esordito, dal 15 al 18 giugno, Incontri Salentini che nel numero zero si misura con il tema dei Narratori dei Confini e vede tra i protagonisti stranieri Emmanuel Carrère.
    Senza dimenticare in maggio il festival 'Vicino/lontano -Premio Terzani' a Udine, la 'Festa del Racconto' a Carpi. E festeggia i dieci anni il Festival dei ragazzi che leggono 'Mare di libri', a Rimini dal 16 al 18 giugno. Una lunga scia di manifestazioni - tra cui spicca la Milanesiana con 55 appuntamenti e 140 ospiti, dal 22 giugno al 12 luglio a Milano - che raggiungono l'apice a settembre con il Festivaletteratura di Mantova, dal 6 al 10, e 'Pordenonelegge', la festa - dal 13 al 17 - del libro con gli autori. (ANSA).

Il Canton Ticino festeggia Hermann Hesse. In Svizzera sui luoghi cari allo scrittore tedesco


un acquarello di Hermann Hesse che ritrae casa Camuzzi, oggi sede del museo dedicato all'artista tedesco
 (di Ida Bini) Hermann Hesse, di cui quest’anno si celebra il 50esimo anniversario della morte, amava il Canton Ticino. Vi arrivò nel 1919 a 42 anni con alcuni romanzi e molte poesie alle spalle e non lo lasciò mai più. Scelse Sorengo e poi Montagnola, a pochi chilometri da Lugano, splendida località immersa tra i castagni e una natura che subito stimolò la sua sopita creatività. Scrisse e pubblicò tanti romanzi, i suoi più famosi (L’ultima estate di Klingsor, Siddharta, Il lupo della steppa), e si dedicò con inaspettato successo alla pittura. Dipinse acquarelli e illustrazioni che gli regalarono linfa creativa e, in quel primo periodo svizzero, anche l’unico sostentamento economico. Un giorno scoprii una gioia tutta nuova, scrisse il romanziere, incominciai già quarantenne, tutt’a un tratto, a dipingere. Non che mi ritenessi un pittore, o che lo volessi diventare. Ma dipingere è meraviglioso, rende più lieti e più pazienti. Questo scriveva Hermann Hesse della sua passione per la pittura, un aspetto meno conosciuto rispetto al suo lavoro letterario Per scoprire e approfondire la vena pittorica di Hermann Hesse il Museo cantonale d’arte di Lugano (www.ticino.ch) ha organizzato un’affascinante retrospettiva dei suoi migliori acquarelli (Sorvolare i confini), molti dei quali esposti per la prima volta, e che si potranno ammirare fino al 21 ottobre. Sono dipinti che riflettono un interesse nuovo dell’artista per la vivacità e la forza dei colori, per i temi bucolici e una maggior luminosità nel tratto pittorico. Complessivamente dipinse a Montagnola tremila acquarelli, molti dei quali illustrano la natura ticinese – le montagne, il lago, i boschi – e la vita quotidiana della gente del posto, che ritrasse nelle cantine, per strada e al lavoro. A Montagnola Hermann Hesse viveva a Casa Camuzzi, nel cuore della cittadina, dove dal 1997 è nato un ricco museo (www.hessemontagnola.ch) con oggetti, testimonianze e ricordi del grande poeta e scrittore tedesco: libri, pennelli, vestiti, taccuini, gli occhiali tondi, l’inseparabile giacca bianca e la tavolozza che usava quando dipingeva all’aperto. Nel 1931 si trasferì con la terza moglie nell’adiacente Casa Rossa, uno stravagante palazzo del 1850 con elementi barocchi ispirati all’architettura russa. Qui scrisse altre opere di grande successo – Narciso e Boccadoro, Il gioco delle perle di vetro – e da qui partì per la Svezia per ricevere, nel 1946, il premio Nobel per la letteratura. Non lasciò mai la cittadina ticinese e ricevette spesso le visite di amici pittori e filosofi, poeti e scrittori che amavano risiedere nel borgo, nella sua vecchia abitazione, o poco fuori, sul monte Verità sopra il lago, un centro studi (ma anche hotel e museo), nato all’inizio del Novecento da una comunità di artisti. Hermann Hesse si spense nel 1962 e oggi riposa nel cimitero di Sant’Abbondio, complesso chiesastico del XVII secolo, poco fuori dall’abitato, che oggi è una delle 11 tappe del percorso che il comune di Montagnola ha creato per scoprire i luoghi cari allo scrittore. E’ un itinerario da fare a piedi con un’audioguida, con cui ascoltare la voce di Hesse e i suoi testi letti da attori professionisti, oppure seguendo i cartelli esplicativi. Si parte dalla casa-museo, dove il 27 e il 28 settembre è organizzato il Festival Hermann Hesse con concerti e letture, e si percorrono i luoghi cari allo scrittore: sul lungolago, in montagna, nel grotto che frequentava, nel bosco dove passeggiava, nelle case e nel cimitero dove è sepolto. Due sono le versioni delle passeggiata a lui dedicata: una a Montagnola di mezz’ora e una più lunga di due ore, approfondita, immersa nella natura della Collina d’Oro ticinese. ansa Galaxy Tab Image Banner 300 x 250

Viaggiare con la letteratura e il cinema

Guide di viaggi romanzate come dei veri e propri libri, film-rifugio con cui abbandonarsi a luoghi lontani quando non si hanno a portata di mano biglietti aerei: la letteratura e il cinema sono due validi modi di vivere, ricordare e raccontare i viaggi. Chi ama conoscere il mondo anche attraverso le pagine di un libro o una pellicola deve segnare in agenda due Festival ad hoc. Roma ospita fino al 30 settembre il Festival della Letteratura di Viaggio, giunto alla quinta edizione e promosso dalla Società Geografica Italiana e da Federculture. Quattro giorni tra Palazzo delle Esposizioni e Villa Celimontana per approfondire le diverse forme di narrazione di luoghi e culture: dalla letteratura propriamente detta alla geografia, dal cinema alla musica, dalla fotografia al giornalismo. Tra gli appuntamenti clou del programma l'inaugurazione della mostra "Crossing Giordania" in occasione del bicentenario della scoperta del sito di Petra da parte dello svizzero Johann Ludwig Burckhardt. A Villa Celimontana saranno esposti non solo gli scatti "Unveiled Jordan - Giordania Svelata" dell'agenzia fotografica ParalleloZero, ma anche materiali dell'archivio storico e fotografico della Società Geografica Italiana, come carte geografiche, planisferi, fotografie e libri d'epoca. Nella sede di Palazzetto Mattei si apre poi la mostra fotografica "Breathing Himalaya". Al Palazzo delle Esposizioni, nello Spazio Fontana, si terrà invece la mostra "Obiettivo Afghanistan, la terra oltre la guerra" con le immagini di quattro fotografi internazionali: Monika Bulaj, Reza, Riccardo Venturi e Zalmai. Programma e informazioni su: www.festivaletteraturadiviaggio.it. Il cinema di viaggio sarà invece protagonista fra un mese a Padova che sul tema inaugura il primo Festival internazionale. In programma dal 18 al 21 ottobre, Detour, questo il nome della manifestazione, punta ad esplorare le mille anime del viaggiare: la scoperta e l'esplorazione, la spiritualità, storie sull'inseguimento e sull'essere seguiti. In rassegna film dei generi più diversi, dal dramma al road movie, fino alla fantascienza. Tra le sezioni c'è quella di Omaggio all'autore che, come ha anticipato il direttore artistico Marco Segato, è dedicata al regista Werner Herzog. Il festival sarà occasione per presentare alcuni dei suoi film documentari ancora poco visti come Cave of Forgotten Dreams, documentario in 3D sulle pitture rupestri nella grotta di Chauvet. Il programma completo su: www.detourfilmfestival.com.

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Verbania. In 16mila a Letteraltura: l'evento seguito da "Turismo Culturale"


La scorsa settimana dal 23 Giugno fino al 27 Giugno 2010 la redazione di "Turismo Culturale" diretta dal Dr. Serrone ha seguito, segnalandoli nelle pagine web del sito e dei blog alcuni eventi di Lago maggiore LetterAltura suggerendo anche i libri legati agli eventi con la possibilità di visualizzare online i libri stessi (ndr)

Chiusa la parte verbanese del festival: incremento di presenze del 23 per cento. Nei prossimi fine settimana appuntamenti sul Mottarone, in Cannobina e all'Alpe Veglia.

DAL COMUNICATO STAMPA DI LETTERALTURA

Come di consueto, sono stati i bambini a chiudere, ieri sera alle 20, in piazza San Vittore, la prima parte della quarta edizione di LetterAltura, festival della letteratura di montagna, viaggio e avventura. Quest’anno lo spettacolo conclusivo è stato realizzato dalla scuola elementare di Ramate.
Aspettando i weekend nelle valli, che dal prossimo 3 luglio vedranno il pubblico muoversi dalla città per andare a seguire gli incontri con gli autori e le escursioni a Stresa e Mottarone (3/4 luglio), a Cannobio e in Valle Cannobina (10/11 luglio) e a Varzo e Alpe Veglia (17/18 luglio), è importante fare un primo parziale bilancio della manifestazione.

Poco più di 16mila le presenza complessive al festival (+23% rispetto al 2009); 120 i volontari che hanno preso parte all'organizzazione; 152 gli ospiti tra autori, relatori e artisti, notevole l'aumento degli spettatori da fuori provincia, anche da località lontane.

Da segnalare la grande partecipazione agli incontri con gli autori, tutti affollatissimi da un pubblico attento e partecipe. La presenza di grandi nomi quali Mauro Corona, Erri De Luca, Stefano Benni, Angela Terzani, Gad Lerner, ha trainato anche gli ascolti di protagonisti meno famosi ma altrettanto interessanti.
Anche gli eventi musicali sono stati seguiti con grande partecipazione, in particolare il concerto all’arena con Gian Maria Testa e Erri De Luca.
Così commenta Giovanni Margaroli, presidente dell’Associazione che organizza LetterAltura: «Gli obiettivi del Festival sono tre: promuovere il nostro territorio attraverso un’offerta culturale di alto livello; allargare i temi di riflessione sulla montagna e sul suo futuro e infine avvicinare il pubblico alle buone letture. Possiamo dire senza dubbio di averli raggiunti tutti e tre. Soprattutto la promozione del territorio, che è testimoniata dalla grande attenzione dei media e dalla consistente presenza di spettatori da fuori provincia. E’ stato un enorme lavoro, che ha richiesto una grande disponibilità e generosità da parte dei volontari. Ma si tratta di una fatica premiata dal successo della manifestazione. Andiamo avanti nella convinzione, sempre più ferma, di rendere un servizio alla nostra terra anche in questi momenti di grande difficoltà per il lavoro.»


LetterAltura non è ancora finita, anzi comincia sabato prossimo la sua parte più significativa nelle meravigliose valli della nostra provincia.
Appuntamento quindi a Stresa e Mottarone il 3 e 4 di luglio, a Cannobio e in Valle Cannobina il 10 e 11 luglio, il 17 e 18 luglio a Varzo e all’Alpe Veglia.

(fonte: verbanianews.it)

Sognando terre diverse


Oggi tutti sanno che la terra è un pianeta rotondo, in costante movimento nello spazio. Ma «prima», come se la immaginavano gli uomini la terra? Piatta come un vassoio, rettangolare, a forma di pera, oppure cava? Aprite il libro e imbarcatevi in un viaggio attraverso il tempo e le culture per scoprire, in questo museo delle terre immaginate, una miniera di fantasia e di poesia.

acquista il libro su ibs

Sognando terre diverse con Guillaume Duprat
a cura di Alexander Karelin
Venerdì, 25 Giugno 2010

Sognando terre diverse con Guillaume Duprat L’illustratore francese Guillaume Duprat ne ha scoperte tante e le ha disegnate ne “Il libro delle terre immaginate” edito in Italia da L’Ippocampo nel 2009. Certo questo non vuol dire che di terre immaginate non ce ne sono più!

Nel pomeriggio di venerdì, nel parco di Villa Maioni, con l’aiuto linguistico di Katia Rossi, Guillaume Duprate propone ai bambini di Verbania e dintorni di crearne delle altre, anche se tutti i bambini sanno che la terra è una sfera. (Infatti – solo gli adulti sembra che abbiano ancora dubbi su questo).

E lui, che di terre immaginate ha fatto un libro, ha poi raccontato, usando i disegni creati dai ragazzi, come diversi popoli dei cinque continenti immaginassero la terra prima che l’esploratore Ferdinando Magellano compisse il primo viaggio intorno al globo, fornendo la prova definitiva che la terrà altro non è che una sfera – cosa che i filosofi greci ipotizzavano quasi duemila anni prima.

Ci furono i popoli africani che immaginavano la terra come un triangolo o gli aborigeni australiani che la vedevano come un labirinto fatto di corridoi infiniti, percorrendo i quali, il sole e la luna apparivano nel cielo... e allora perché non sognare un’altra terra, anche se si sa che è una sfera?!

letteraltura.it
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

Nei libri c'è tutto, anche per viaggiare: lo scopri a Verbania per LetterAltura 2010


Nei libri c’è.... Tutto!
a cura di Alexander Karelin
Venerdì, 25 Giugno 2010

Nei libri c’è.... Tutto! “E questa che nave è?”, chiede ai ragazzi seduti attorno a lui, aprendo un altro libro e facendone uscire una fantastica caravella con le vele rattoppate e un mare in tempesta.

“Una barca a vela”, risponde uno dei bambini.

“Eh sì, mica è una barca a motore! Certo che ha le vele! Ma come si chiama?”, insiste. Fino a quando qualcuno dice “La perla nera” (dopo “Nave dei pirati” e tanti altri nomi).

E quindi si passa al prossimo libro, quello sulle mummie, a un altro sui faraoni e poi a un altro ancora che parla degli insetti...

Perché nei libri, come dice Sergio Guastini, c’è tutto!

Ci vuole solo un po’ di magia e di fantasia – “merce” che ha in abbondanza – per coinvolgere tutti nella sua infinita avventura nel mondo dei libri, un’avventura che condivide con passione e dedizione con chiunque abbia voglia di ascoltare e, soprattutto, partecipare. Che gusto c’è in un avventura se non hai con chi condividerla?

E per fortuna di bambini – piccoli e grandi – con cui lanciarsi in un viaggio dell’immaginario nei mondi delle fiabe ce ne sono a Verbania, a quest’edizione di LetterAltura. E perché? Perché nei libri c’è tutto!

letteraltura.it

libro segnalato da Turismo Culturale

Ambiente, turismo e competitività sostenibile. Come rendere la tutela ambientale un moltiplicatore di sviluppo locale € 25,00

Descrizione:
La tutela ambientale e le aree naturali protette sono comunemente viste come un limite allo sviluppo dell'economia del territorio. Questo libro vuole ribaltare la visione comune, dimostrando come, all'opposto, e specialmente in momenti di crisi generale, l'istituzione di aree protette rappresenti un moltiplicatore di sviluppo e di ricchezza per il territorio, soprattutto grazie alla leva turistica. Secondo la ricerca svolta dall'Istituto per la competitività (l-com), su incarico del Ministero dell'Ambiente, le Aree Protette italiane sono divenute, con alcuni casi di eccellenza, il luogo privilegiato di sintesi tra sostenibilità e competitività, vista la duplice necessità di promuovere, da una parte, lo sviluppo delle comunità locali e, dall'altra, di proteggere territori ad elevato pregio ambientale. Ambiente, turismo e competitività, di conseguenza, non sono più termini in contrasto tra loro ma possono divenire parole chiave (in perfetta armonia) di una diversa governance ambientale. Pur nell'assenza di un tessuto normativo omogeneo e di strumenti economici coerenti volti a integrare territorio e popolazione, la ricerca evidenzia, infatti, anche attraverso un'analisi comparata, come la tutela ambientale sia un importante moltiplicatore di sviluppo locale. Proteggere l'ambiente, dunque, sembra essere la via migliore per arricchire un territorio. Anche in termini economici.

LetterAltura: un festival di asini

Descrizione libro
Dell'asino spesso si ride e il riderne diventa occasione di derisione. Ma che cosa sappiamo in realtà di questo animale? Ecco un pamphlet incentrato sulla figura dell'asino e sui suoi rapporti con la filosofia e la cultura. C'è un universo per così dire "asinino" che può rivelare molto. L'asinità è, in effetti, uno stereotipo culturale che, affondando nel mito e nella favola, ha ispirato anche molti. Dall'"Asino d'oro" di Apuleio a Nietzsche e fino al Ciuchino di Shrek un'originalissima rassegna su ontologia, metamorfosi, razionalità, sessualità e voce dell'asino. Presentazione di Paolo Cristofolini.

VER­BA­NIA, 25 giu­gno- Asini e fi­lo­so­fi è que­sto il ti­to­lo di un in­te­res­san­te libro di Fran­ce­sca Ri­got­ti (do­cen­te dell'U­ni­ver­si­tà di Lu­ga­no) e Giu­sep­pe Pu­li­na (di­ret­to­re della ri­vi­sta “Mneme Am­men­tos”) edito da In­ter­liea che sarà pre­sen­ta­to sa­ba­to alle ore 17.45, alla Villa Pa­ria­ni di Ver­ba­nia all'in­ter­no della ma­ni­fe­sta­zio­ne “Let­te­rAl­tu­ra” che quest'anno rende o­mag­gio a que­sto pre­zio­so a­ni­ma­le che ha af­fa­sci­na­to fi­lo­so­fi e scrit­to­ri.

La fi­lo­so­fia dell’asino in­te­sa non come la dot­tri­na di pen­sie­ro di tale a­ni­ma­le, ma il tipo di ri­fles­sio­ni che l’asino ha su­sci­ta­to nel fi­lo­so­fo. Dall’Asino d’oro di A­pu­leio a Nie­tzsche, fino al Ciu­chi­no di Shrek. Un’o­ri­gi­na­lis­si­ma ras­se­gna su “on­to­lo­gia, ra­zio­na­li­tà, ses­sua­li­tà e voce dell’asino, cam­pio­ne at­tua­lis­si­mo dell’i­bri­di­smo e gran­de pro­ta­go­ni­sta di me­ta­mor­fo­si”.

Tante e sin­go­la­ri le ri­fles­sio­ni che com­pon­go­no il libro, una tra tante è l' “in­can­to di un ra­glio”:Il verso dell’asino può pro­dur­re in chi l’a­scol­ta un’eco sug­ge­stio­nan­te. Ru­vi­do, pos­sen­te, vi­sce­ra­le, il ra­glio non la­scia in­dif­fe­ren­te. […] Di que­sto fa pa­ro­la il prin­ci­pe Myškin, pro­ta­go­ni­sta de L’i­dio­ta di Do­stoe­v­skij, nel ri­cor­do dei suoi primi gior­ni in Sviz­ze­ra. “Mi ri­cor­do che riu­scii a strap­par­mi a quel­lo stato di tor­po­re una sera a Ba­si­lea, al no­stro in­gres­so in Sviz­ze­ra, quan­do venni sve­glia­to dal ra­glio di un asino sul mer­ca­to della città. Quel ra­glio d’asino mi colpì straor­di­na­ria­men­te, chis­sà per­ché, e mi piac­que mol­tis­si­mo; da quell’i­stan­te, all’im­prov­vi­so, fu come se tutto mi tor­nas­se chia­ro in testa””.

Fa­mo­so è il pa­ra­dos­so dell'asino di Gio­van­ni Bu­ri­da­no lo­gi­co fran­ce­se del XIVV se­co­lo che si oc­cu­pò dell'a­na­li­si della vo­lon­tà umana: un asino che posto tra due cu­mu­li di fieno per­fet­ta­men­te u­gua­li e alla stes­sa di­stan­za non sa sce­glie­re quale i­ni­zia­re a man­gia­re mo­ren­do di fame nell'in­cer­tez­za.

Un’altra in­te­res­san­te con­si­de­ra­zio­ne nasce dall’asino come pro­ta­go­ni­sta di car­toon e film d’a­ni­ma­zio­ne: “Sul gran­de scher­mo l’asino gua­da­gna in si­cu­rez­za e de­ter­mi­na­zio­ne, sino a ra­sen­ta­re qual­che volta la sfron­ta­tez­za. Man­tie­ne sem­pre in sé la dolce gof­fag­gi­ne che anche agli occhi dei bam­bi­ni sa tra­sfor­mar­lo in un a­ma­bi­le qua­dru­pe­de. In real­tà, non è una vera tra­sfor­ma­zio­ne, per­ché l’asino non è un a­ni­ma­le ca­ma­leon­ti­co e op­por­tu­ni­sta. Quasi sem­pre l’asino è il ter­mi­na­le, il punto ad quem di un pro­ces­so in­vo­lu­ti­vo […] l’asino è sem­pre asino, per­ché, per usare le pa­ro­le di Gior­da­no Bruno, è più fa­ci­le “i­na­si­nir­si” che “i­nu­ma­nir­si”, e que­sto vale anche nel fan­ta­sti­can­te mondo dell’a­ni­ma­zio­ne”.

L'al­lean­za tra asini e uo­mi­ni è an­ti­ca: e­qui­ni ad­do­me­sti­ca­ti che en­tra­ro­no nella vita quo­ti­dia­na dei no­stri avi. “L'asino- ha scrit­to Vin­cen­zo Par­di­ni in un ar­ti­co­lo su Tut­to­Li­bri- è l'a­ni­ma­le della pace, il ca­val­lo della guer­ra. Mite, col­la­bo­ra con l'uomo che, non sem­pre, pro­prio per­ché uomo, ne ha ap­prez­za­to le doti. Te­nu­to dalle fa­mi­glie per sod­di­sfa­re le e­si­gen­ze del quo­ti­dia­no in mon­ta­gna por­ta­va le some, in pia­nu­ra trai­na­va il bar­roc­cio o po­te­va es­se­re a­di­bi­to a far gi­ra­re le ma­ci­ne dei mu­li­ni, le­ga­to alla loro stan­ga, il muso ben­da­to, af­fin­ché non ve­des­se.”

Ma c'era anche chi lo usava come ca­val­ca­tu­ra: Gesù Cri­sto entrò a Ge­ru­sa­lem­me a dorso di un asino, Ro­bert Louis Ste­ven­son nel 1878 (per il suo viag­gio nelle Ce­ven­ne) si av­val­se di un'asina di nome Mo­de­sti­ne, Gia­co­mo Puc­ci­ni era so­li­to spo­star­si, per rag­giun­ge­re la sua villa di Chia­tri, a dorso di un asino di Mar­ti­na Fran­ca.

L'Asino è stato og­get­to di culto o mezzo di sa­cri­fi­cio nell'an­ti­chi­tà clas­si­ca o­rien­ta­le ed a­fri­ca­na: l'a­do­ra­zio­ne dell'asino (o­no­la­tria) da parte degli Ebrei nel de­ser­to, nell'an­ti­co E­git­to è l'a­ni­ma­le totem del dio Seth. Nella Roma im­pe­ria­le l’o­no­la­tria fu stru­men­ta­liz­za­ta dai pa­ga­ni come prova ul­te­rio­re di scher­no nei con­fron­ti dei primi Cri­stia­ni e dei Giu­dei. Un asino sarà pre­sen­te nella man­gia­to­ia in cui na­sce­rà Gesù Bam­bi­no.

Tanti anche gli asini della let­te­ra­tu­ra a par­ti­re dall'Asino d'oro di A­pu­leio, per pas­sa­re all'asina Ba­laam dell'An­ti­co Te­sta­men­to, o a Ca­di­chon, l'eroe delle “Me­mo­rie d'un asino” della con­tes­sa di Ségur o il pic­co­lo e dolce Pla­te­ro pro­ta­go­ni­sta del libro del poeta spa­gno­lo Juan Ramon Ji­mé­nez, fino a Bal­tha­zar, l'asino pro­ta­go­ni­sta del film "Au ha­sard Bal­tha­zar" di Ro­bert Bres­son.

Non pos­sia­mo poi di­men­ti­ca­re che l'e­qui­no diede il nome a un fa­mo­so set­ti­ma­na­le sa­ti­ri­co che tra la fine dell’Ot­to­cen­to e la prima guer­ra mon­dia­le con i suoi “ragli” ha cer­ca­to di far male a po­ten­ti e pre­po­ten­ti. Nato nel 1892, pochi mesi dopo la fon­da­zio­ne del PSI, e a lungo e­spres­sio­ne della po­li­ti­ca dei so­cia­li­sti e degli a­nar­chi­ci "L'Asino", fon­da­to da Guido Po­drec­ca e Ga­brie­le Ga­lan­ta­ra, aveva sotto la te­sta­ta una frase che ne spie­ga­va il ti­to­lo: “Come l’asino è il po­po­lo: umile, pa­zien­te, ba­sto­na­to”. Per anni i pun­tua­li ar­ti­co­li di Po­drec­ca e le pun­gen­ti vi­gnet­te di Ga­lan­ta­ra, hanno nar­ra­to fatti e mi­sfat­ti di un’I­ta­liet­ta, non molto di­ver­sa da quel­la dei no­stri tempi.

Già a Car­ta­gi­ne l'asino era usato in forma ca­ri­ca­tu­ra­le. Sin da quei tempi la sua con­si­de­ra­zio­ne spre­gia­ti­va ed of­fen­si­va è ge­ne­ral­men­te en­tra­ta nell'uso di quasi tutti i paesi, par­ti­co­lar­men­te eu­ro­pei. L'uomo, assai di rado ri­co­no­scen­te, l'ha so­ven­te ad­di­ta­to a e­sem­pio di ca­par­bie­tà e i­gno­ran­za di­men­ti­can­do­si che con quell'e­qui­no tanto di­sprez­za­to, con la sua u­mil­tà e ca­par­bie­tà ha con­tri­bui­to a crea­re la no­stra ci­vil­tà.

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pagina web a cura di Giusppe Serrone