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Cinema: Gran Paradiso Film festival chiude con +25% pubblico



(ANSA) - TORINO, 28 LUG - "Aigle et gypaete, les maitres du ciel" di Anne ed Erik Lapied trionfa al Gran Paradiso Film Festival, concorso internazionale che si è concluso ieri sera a Cogne (Aosta). Il film dei registi francesi ha ottenuto anche il Premio Ente Progetto Natura awarded by CAI, assegnato dalla giuria tecnica. Il Trofeo Stambecco d'Oro Junior, attribuito dalla giuria dei più piccoli, è stato invece assegnato ex equo a 'Age of the big cats - The origin'di Martin Dohrn e a 'Blu planet II - The ocean'di Jonathan Smith, James Honeyborn, Mark Brownlow, mentre il premio CortoNatura è andato a 'Uno strano processo', del regista svizzero Marcel Barelli. 

Il festival, organizzato da Fondation Grand Paradis e giunto alla 22esima edizione, ha registrato un record assoluto di presenze, +25% rispetto alla passata edizione. 'Realtà e sogno' era il tema di quest'anno. Selezionate 135 opere provenienti da 27 Paesi di 5 continenti, opere poetiche e di denuncia sui vari temi legati alla natura, all'ambiente e agli animali.

Gran Paradiso, i 10 animali +1 da non perdere

Paesaggi incontaminati, montagne, praterie e laghi che danno vita a un ecosistema unico che molti animali hanno eletto a dimora. E' il parco del Gran Paradiso. Ecco alcuni suoi abitanti:

1. Il re, simbolo di queste montagne: lo stambecco! Corna maestose, manto marrone utile a mimetizzarsi, lo stambecco vive nelle praterie d'alta quota e sulle pareti rocciose. Ha rischiato l'estinzione alla fine del XIX secolo e si è salvato solo nelle valli che oggi compongono il Parco Nazionale Gran Paradiso. L’ente parco protegge e tutela questo animale con numerose attività. Se volete avvistarlo, occhi aperti, ottimo binocolo e voce bassa. Per conoscere tutte le curiosità che lo riguardano, non si può perdere la visita al museo Homo et Ibex di Ceresole.

2. La marmotta vive nelle praterie alpine, in particolare sui pendii esposti a sud, in zone dove le condizioni del terreno consentono la costruzione di profonde tane. Trascorre l’inverno in letargo e in primavera si risveglia affamata e va alla ricerca di germogli, semi, frutta, bacche, radici, senza disdegnare però insetti, piccoli mammiferi e uova di uccelli. Si avvista facilmente in tutto il parco, in particolare sull’altopiano del Nivolet e sulle praterie del Vallone del Lauson, di Benevolo e di Levionaz. Come trovarla? Basta seguire il caratteristico fischio!

3. Il gipeto, comunemente noto come "avvoltoio barbuto" o "avvoltoio degli agnelli", è uno dei più rari avvoltoi d'Europa. Scomparso dal Parco nel 1913, il gipeto sta ritornando sull'arco alpino grazie ad un progetto di reintroduzione internazionale: alcuni individui di questo avvoltoio hanno nidificato nell'area protetta e dato alla luce due piccoli nell'estate del 2012.
È particolarmente ghiotto di midollo osseo, che estrae dalle ossa delle carcasse. De gustibus.

4. L’aquila reale, uno dei rapaci più potenti e robusti al mondo, nidifica su pareti rocciose, oltre i 1400 m di quota, lontana da altri animali e dall'uomo. L’apertura alare -di circa 2 metri- e gli artigli possenti le consentono di attaccare con successo le marmotte, i piccoli mammiferi e i giovani di ungulati di cui si nutre. L'aquila nidifica in tutte le valli del Parco, che ne ospita 27 coppie: per avvistarla occorre … un occhio di falco!

5. Il camoscio è l’abitante tipico della media e alta montagna. Ha dimensioni medie e piccole corna ad uncino. Predilige vivere su versanti molto ripidi, dove si muove con estrema agilità grazie alla particolare conformazione degli zoccoli. È presente su tutto il territorio dell’area protetta, dove si avvista molto facilmente. Il periodo delle nascite va da metà maggio a metà giugno: durante l’estate non sarà quindi difficile vedere le mamme con i cuccioli.

6. Il lupo, lo spauracchio delle fiabe, è tornato da poco nel territorio del Parco. È un animale molto schivo ed è difficilissimo avvistarlo: piuttosto, sarà lui ad avvistare voi! Se vi interessa conoscerne caratteristiche e segreti, vi consigliamo di visitare il Centro Visitatori di Valsavarenche, dove è allestito uno “spazio lupo”.

7. La salamandra è un piccolo anfibio, molto simile ad una lucertola. Ha la pelle liscia e lucente, cosparsa di piccole ghiandole che secernono un muco battericida che riduce la disidratazione e ha un gusto repellente per gli eventuali predatori. Le salamandre che vivono al Parco sono pezzate e le macchie gialle servono da avvertimento ai predatori: la salamandra non è commestibile! Secondo una diceria popolare –totalmente falsa- questo anfibio sarebbe in grado di sopravvivere se gettata nelle fiamme tanto che, nella mitologia celtica, la salamandra dà il nome a una categoria di fate del fuoco.

8. Il salmerino è il nemico numero 1 dei laghi del PNGP. Questo pesce della famiglia dei salmoni, introdotto negli anni Sessanta in Piemonte e Valle d’Aosta, è un super predatore che ha fatto strage dei piccoli abitanti dei laghi, causando una drammatica perdita della biodiversità. I ricercatori del PNGP stanno cercando di liberare gli specchi d’acqua da questa piaga, grazie al progetto “Life+ Bioaquae”.

9. Le farfalle. Decine di specie di lepidotteri multicolore vivono nel Giardino Botanico Alpino Paradisia di Valnontey, una frazione di Cogne, a 1700 m di quota. Il giardino ha infatti allestito l’imperdibile giardino delle farfalle, un’area di Paradisia con specie di fiori dai colori accesi che attirano in modo particolare questi insetti. Un autentico angolo di magia.

10. Livrea rosso ruggine, addome, zampe ed antenne di colorazione bruna, grandi mandibole: ecco l’identikit della formica rufa, altresì conosciuta come formica rossa. Se vi addentrate nei boschi di aghifoglie, vi capiterà con facilità di vedere mucchi di aghi alti anche mezzo metro: quelli sono i suoi formicai, che offrono uno spettacolo di piccola ingegneria e di operosità. Bello da vedere, ma assolutamente NON toccare!

E infine ….
11. La volpe Caterina. Come non menzionare l’animale mascotte del PNGP?! Si aggira nei dintorni del lago Serrù, sul versante piemontese del Parco, approfittate della manifestazione A piedi tra le nuvole: impossibile non avvistarla!
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TURISMO RELIGIOSO NEL PARCO GRAN PARADISO

Santuario san Besso
Il Parco non è solo natura, flora e fauna da proteggere e contemplare, ma è anche sinonimo di tradizioni, di cultura e di devozione popolare. Numerose sono infatti le suggestioni che derivano da una religiosità autentica, legata al quotidiano, ad ogni gesto e ad ogni momento importante della vita dei valligiani. Chiunque abbia la fortuna di percorrere a piedi i numerosi sentieri di montagna o abbia visitato le piccole borgate arroccate sui pendii, si sarà certamente imbattuto in piloni votivi, cappelle in pietra, edicole e affreschi che testimoniano l’autenticità e la profondità del radicamento delle tradizioni religiose in questa parte di arco alpino.
Sono numerose le processioni e i pellegrinaggi a cui partecipano ogni anno centinaia di fedeli provenienti dalle valli del parco e dai territori circostanti: tra questi i pellegrinaggi ai Santuari di Prascondù e di Sant’Anna e la Festa di San Besso
San Besso – Val Soana (TO)
San Besso è forse un santuario un po’ atipico, collocato a 2019 metri di quota sul versante piemontese del Parco, raggiungibile solo a piedi dopo quasi due ore di cammino. Il culto del santo, che ogni anno, il 10 agosto, richiama lassù centinaia di fedeli, lo si può riallacciare certamente agli stretti legami che da sempre hanno unito le popolazioni della Val Soana con quelle di Cogne.Sempre secondo la tradizione i primi abitanti del capoluogo valdostano sarebbero giunti proprio dal Canavese e Cogne per lungo tempo sarebbe stato solo una frazione, appartenente alla diocesi di Ivrea. E ancora oggi, in occasione della festa, cognensi ecanavesani si incontrano.

Prascondù – Ribordone (TO)
Quasi un migliaio di persone, provenienti da tutto il Canavese e da Torino, si ritrova l’ultimo fine settimana di agosto di ogni anno al Santuario di Prascondù, alla testata della valle di Ribordone, nel versante canavesano del Parco, per una grande festa religioso-popolare. Il Santuario fu costruito a partire dal 1600 in un “prato nascosto” dove la Madonna era apparsa a un pastorello di nome
Giovannino Berardi. A un primo pilone votivo seguì la costruzione di una cappella dedicata alla Madonna di Loreto. Nel 1654 una valanga distrusse la cappella e in seguito venne costruita una nuova chiesa, con ampliamenti e abbellimenti successivi. Oggi è possibile vedere i resti della cappella, la chiesa e una grande foresteria, utilizzata un tempo dai pellegrini e oggi per cami giovanili. Sul piazzale si affaccia poi un altro edificio, dependance della foresteria, nella quale verrà aperta una mostra permanente sulla cultura religiosa delle valli del Parco nazionale del Gran Paradiso.

Sant’Anna – Fraz. Meinardi di Locana (TO)
Il bel Santuario dedicato a Sant’Anna, situato in località Meinardi, sorge su un terrazzamento ottenuto in parte con la costruzione di fornici che sorreggono la soletta del sagrato.
L’edificio si presenta con un’unica aula rettangolare terminante in abside semicircolare. In facciata é inserito un pronao a formare così un sagrato coperto. Il manufatto é realizzato in tecnica lapidea tradizionale, intonacata all’interno, nel sottoportico e sugli elementi decorativi di facciata. Il tetto é in orditura tradizionale e manto di copertura in lose. Sul fianco sinistro dell’edificio é inserito un basso campanile a pianta quadrata terminante a cuspide, in tangenza al sentiero che ne percorre il muro d’ambito.

L’attuale immagine del Santuario é dovuta a un intervento di riplasmazione, compiuto nel 1891 seguendo il progetto dell’ingegnere canavesano Camillo Boggio, su un manufatto preesistente. L’intervento del Boggio è evidente soprattutto in facciata dove il portico a tre campate é concluso con timpano triangolare decorato ad archetti ciechi.. Il risultato che ha ottenuto é testimonianza del ritorno al medioevo con stilemi neogotici e neoromanici propri del finere del XIX secolo.
L’interno della chiesetta votiva si presenta sobrio e ben conservato nelle sue decorazioni geometriche. Numerose sono le raffigurazioni della Santa che, seppur non siano di un particolare pregio artistico, rappresentano una testimonianza importante dell’arte povera della zona e della vocazione della popolazione verso la Sant’Anna.
Il luogo di culto è meta di un interessante pellegrinaggio, svolto ogni anno la prima settimana di agosto, lungo un bella mulattiera che dalla Fraz. Nora raggiunge l’ormai abbandonata località Meinardi.
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