Gastronomia L'inconfondibile profumo del San Marzano Dop

Prodotto in Campania, il pomodoro San Marzano è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche, che vengono esaltate dalla trasformazione in “pelato”. Il clima mediterraneo e il suolo estremamente fertile e di ottima struttura, l’abilità e l’esperienza acquisita dagli agricoltori dell’area di produzione nel corso dei decenni, ha contribuito al suo successo nel mondo.
 
LA TRADIZIONE Secondo alcune testimonianze della tradizione orale si dice che il primo seme di pomodoro sia giunto in Italia intorno al 1770, come dono del Regno del Perù al Regno di Napoli e che sarebbe stato piantato proprio nella zona che corrisponde al comune di San Marzano. Da ciò quindi deriverebbe l'origine di questo famoso pomodoro, che nel tempo,con varie azioni di selezione, ha acquisito le caratteristiche dell'ecotipo attuale. Secondo altre testimonianze però, solo nel 1902 si ha la prova certa della presenza, tra Nocera, S. Marzano e Sarno, del famoso ecotipo. Delizia dei buongustai, profumo delle domeniche e delle feste comandate, scandite dal rosso sugo che copriva il bianco della pasta di Gragnano e di Torre Annunziata, il San Marzano assunse grande apprezzamento dal punto di vista gastronomico verso l’inizio del ‘900, quando sorsero le prime industrie di conservazione, ad opera di Francesco Cirio, che producevano il famoso “pelato” da salsa. In un recente passato il S. Marzano era detto anche “oro rosso” per il valore economico che era riuscito ad assumere per gli agricoltori dell'agro sarnese-nocerino.
 
LA DENOMINAZIONE Ha ricevuto il riconoscimento dell’Unione Europea come D.O.P. nel 1996.
 
LE CARATTERISTICHE Il pomodoro San Marzano è lungo, nervoso, consistente. Sapore tipicamente agrodolce, forma allungata della bacca con depressioni longitudinali parallele, colore rosso vivo, scarsa presenza di semi e di fibre placentari, buccia di colore rosso vivo e di facile pelabilità. Queste, insieme alle caratteristiche chimico-fisiche, lo rendono inconfondibile, sia allo stato fresco che trasformato. La denominazione di origine protetta designa esclusivamente il prodotto “pelato” e la tipologia “pelato a filetti”, proveniente dalla lavorazione dei frutti appartenenti all’ecotipo San Marzano o a linee migliorate di esso (il disciplinare individua due standard di prodotto).
 
LA PRODUZIONE Il “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino” DOP si coltiva nell'Agro Sarnese-nocerino, in provincia di Salerno, nell'Acerrano-nolano e nell’area Pompeiana-stabiese, in provincia di Napoli e nel Montorese, in provincia di Avellino, per un totale di 41 comuni (alcuni solo parzialmente). La tecnica colturale del prodotto fresco prevede l’allevamento di tipo verticale delle piante con l’uso di sostegni, rispettando così la tradizione secolare, anche se, per l’elevato numero di ore di manodopera richieste, tale tecnica incide fortemente sui costi di produzione. L'industria dei "pelati" è sempre stata vanto della Campania grazie alla notevole presenza, soprattutto nel territorio dell'Agro Sarnese-Nocerino, del pomodoro tipico locale che, una volta trasformato dalle numerose industrie sorte nell'ambito del bacino di origine del "S. Marzano", veniva commercializzato sul territorio nazionale ed esportato in numerosi paesi dell'Europa e delle Americhe fin dall'inizio del novecento. Ancora venti anni fa la Campania produceva un quarto del pomodoro da industria ora, invece, partecipa con appena il 5% al comparto nazionale.
 
LA CULTURA Negli anni Ottanta la coltura ha subito una drastica riduzione, sia in termini di superfici che di produzione, per motivi fitosanitari ma anche economici (con riferimento soprattutto all’onerosa tecnica colturale), ma l'azione di recupero, di conservazione delle linee genetiche pure e di miglioramento avviata dalla Regione Campania e oggi consolidata dal Consorzio di tutela, ne ha consentito la salvaguardia e il suo rilancio su base internazionale. Infatti, il pomodoro S. Marzano DOP sta assistendo ad una nuova stagione di rinascita e oggi viene richiesto non solo in Europa e in America, ma anche in altri continenti, dove va espandendosi grazie anche al crescente successo della “dieta mediterranea”.
 
IN CUCINA Ideale con la pasta, sia per cotture più veloci che per sughi più elaborati. Il San Marzano è ottimo anche crudo, per insalate fresche o per piatti a base di pesce.
 
 
La Ricetta Panzanella campana. Ingredienti: 12 fette pane raffermo. 200 gr pomodoro San Marzano.
1 cipolla rossa di Tropea. 1 cetriolo. Basilico fresco q.b. Aceto di vino. Sale. Pepe. Olio extravergine di oliva. Mettere in ammollo il pane per circa 20-25 minuti in acqua e aceto fino a quando non diventa morbido e senza farlo spappolare. Tagliare e condire i pomodori e la cipolla Strizzare il pane con le mani, spezzarlo grossolanamente e versarlo nella ciotola con i pomodori.
Mescolare tutto possibilmente con le mani e solo alla fine aggiungere qualche foglia di basilico.
 
 
IL TERRITORIO Situata tra la costiera Amalfitana, la piana del Sele ed il Cilento, la città di Salerno ha alle spalle una lunga storia ricca di monumenti e luoghi interessanti. Tra i principali monumenti della città spicca il Duomo (1084), in cui si conservano le reliquie dell'Evangelista Matteo; il Castello di Arechi (VIII secolo), di origine bizantina da dove si può godere di uno splendido panorama sul quartiere "Planum Montis", zona in cui nacque la scuola medica sarlenitana; la chiesa della Santissima Annunziata, con il suo bel campanile; quella barocca di San Giorgio; di San Pietro a Corte; di San Benedetto ed il Forte La Carnale (XVI secolo), con vista sulla città e su tutto il golfo di Salerno.
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È su La Manica la leggenda degli amanti impossibili

Come l'Italia - e molti altri posti, in realtà - anche la Francia torna spesso e volentieri in questi nostri excursus sui luoghi prestati al cinema. D'altronde non sono poche le bellezze paesaggistiche d'Oltralpe e le zone ricche di arte e storicamente interessanti che meritano di esser visitate, o quanto meno segnalate. O che vengono regolarmente utilizzate dalle produzioni locali per film di vario genere e caratura. L'ultimo esempio in questo senso viene dal Marguerite e Julien - La leggenda degli amanti impossibili di Valérie Donzelli, che troviamo nelle nostre sale a raccontare una storia vera quanto 'scabrosa'.

Certo, oggi il termine potrà apparire desueto e farci sorridere, ma d'altronde la descrizione della trasformazione dell'amore fraterno dei due figlioletti di Jean III de Ravaletel, Signore di Tourlaville, in una passione prima tenera e poi inarrestabile è qualcosa che non si vede spesso. Non al cinema almeno. Tanto più se adattata dalla vita vissuta dei due amanti, vissuti a cavallo tra il 1500 e i primi anni del 1600. E il cui romantico crescendo si mescola alla drammaticità della caccia da parte della comunità paesana scandalizzata che costrinse i due a fuggire.

Per fortuna nostra, il nostro percorso potrà essere invece inverso, avendo come meta finale proprio ilChâteau des Ravalet di Tourlaville da dove i due partirono, e tutta la zona della Normandia e dellaManica che ha fatto da sfondo alla lavorazione della Donzelli e dei suoi interpreti, Jérémie Elkaïm e Anaïs Demoustier. Proprio quest'ultima si è trovata a riflettere proprio sulla possibilità avuta di immedesimarsi completamente nel proprio personaggio grazie anche alle location scelte, quelle originali del castello dove Marguerite e Julien hanno vissuto veramente. "Non avevo considerato l'impatto di quest'aspetto prima di iniziare, ma era assurdo pensare di trovarmi nella vera stanza da letto di Marguerite! - ha raccontato la Demoustier. - Non ci pensavo sempre ma a volte mi tornava in mente. è strano pensare di camminare sugli stessi passi di persone che sono vissute veramente e che sono ancora, in qualche modo, attorno a te".

Per quanto la regista abbia scelto di trasporre la vicenda in un'epoca più moderna, con un prefinale nel quale i due fuggiaschi tentato di salvarsi scappando in Gran Bretagna attraversando proprio il canale della Manica. Un'occasione in più per spaziare con lo sguardo e riempirsi gli occhi dei paesaggi circostanti, ampiamente sfruttati dalle riprese tenutesi tra le località di AudervilleBarfleurBivilleCherbourg-Octeville (dove sono stati reclutati circa 150 figuranti per i ruoli di paesani e domestici), écullevilleJobourgTatihou,GonnevilleSaint-Lô-d'Ourville e della parte settentrionale della penisola del Cotentin tra Hague e laVal de Saire tutta. A conferma di una tendenza che sempre più ha visto la Normandia - zona tra le più amate dai fan della Francia - come prima scelta da molti cineasti, come Maïwenn e Stéphane Brizé nei rispettivi Mon Roi e La loi du marché (entrambi all'ultimo Festival di Cannes insieme al film della Donzelli).
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Mostre: Mantegna e Carracci, confronto artisti su tema sacro

 Con la mostra "Mantegna e Carracci.
    Attorno al Cristo morto", dal 16/6 al 18/7 alla Pinacoteca di Brera, viene proposto un confronto tra capolavori dei due grandi artisti, entrambi ispirati da questo tema sacro. A Brera già si conserva il "Cristo morto", dipinto dal Mantegna intorno al 1480 e famoso per la prospettiva con cui il corpo, deposto dalla croce, è mostrato in posizione orizzontale, ma insolitamente ripreso a partire dai piedi in primo piano. Questa visione, divenuta subito famosa, fu chiamata del "Cristo scurto", in quanto la prospettive rendeva la figura più corta. Nel secolo successivo altri pittori furono ispirati da questa particolare immagine: Giovanni Antonio Bezzi detto il Sodoma, Lelio Orsi e, soprattutto, Annibale Carracci, che nel 1585 dipinse "Cristo morto con strumenti della passione", drammatizzando il quadro con il sangue uscito dalle ferite e quanto usato per colpire.
    Questo dipinto è conservato nella Staatsgallerie di Stoccarda, che lo ha prestato per l'esposizione a Brera.
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 (ANSA)

Pronta la passerella di Christo sul lago di Iseo

Christo lago iseo (ANSA)
BRESCIA - Tutto è pronto, manca solo l'orario di inaugurazione che resta ancora un mistero. I lavori per la realizzazione di The Floating Piers sono però conclusi. E' realtà la passerella che dal 18 giugno al 3 luglio collegherà Sulzano a Monte Isola e che permetterà a tutti di camminare sulle acque della sponda bresciana del lago di Iseo. Una creazione, lunga 4,5 chilometri, dell'artista bulgaro Christo che è riuscito a coronare un sogno che per due volte - in Giappone e Argentina - gli avevano negato.

    "Accedere a The Floating Piers è del tutto gratis e si potrà farlo 24 ore su 24 meteo permettendo", ha detto l'artista quando mancano pochi giorni all'inaugurazione della struttura che ad oggi manca solo della copertura in tessuto cangiante, 70.000 metri quadri tra il giallo e l'arancione, scelto per rivestire la passerella e sostenuti da un sistema modulare di pontili galleggianti formato da 200.000 cubi in polietilene ad alta densità. L'invito dell'artista è quello di "salire in passerella senza scarpe per cogliere la sensazione della camminata sull'acqua".

    Già stilata la lista dei divieti: non sarà possibile accedere con scarpe con i tacchi, oppure in bicicletta, pattini o skateboard mentre sarà consentito l'accesso a passeggini, sedie a rotelle e ai cani rigorosamente al guinzaglio. Non sarà possibile prenotare la visita, ma chiunque arriverà a Sulzano potrà camminare lungo la passerella senza l'acquisto di alcun biglietto.

    Secondo le prime previsioni la passerella di Christo porterà sul lago di Iseo ricavi per 49 milioni di euro dal 18 giugno al 3 luglio, quasi tre milioni di euro al giorno. Attesi sulla sponda bresciana del Sebino circa 250 mila turisti, novemila dei quali utilizzeranno quotidianamente i battelli della Navigazione Lago di Iseo, e le prenotazioni alberghiere hanno già superato l'80%. Per la due settimane di passerella Trenord ha predisposto un piano straordinario con 84 treni al giorno: uno ogni 20 minuti, dalle 5.30 del mattino all'una e mezza di notte per quasi 29mila posti giornalieri.

    In caso di maltempo The Floating Piers sarà chiusa al pubblico. A tal proposito è stato installato un satellite in grado di annunciare con largo anticipo l'arrivo delle perturbazioni ed in particolare della "sarneghera", un fenomeno meteorologico tipo della zona del lago di Iseo con forte vento che soffia da Sarnico, sulla sponda bergamasca del Sebino e capace di creare danni ingenti. 
ansa

Portovenere, un'estate a tutto sport

 (ANSA)
Con la bella stagione, a Portovenere è tempo di sport, da praticare in prima persona, o anche da guardare solo per divertirsi. Ogni anno il borgo ligure, con le sue chiese e le sue casette colorate, accoglie turisti sportivi che non vedono l'ora di partecipare a gare ed eventi in programma. In tanti arrivano per godere della vista del mare, dei pini marittimi e dei gabbiani in volo da un'altezza mozzafiato: sono i climbers che ogni anno da tutta Europa si armano di corde e casco per scalare le falesie del Muzzerone, in un'arrampicata nella natura incontaminata.
Abbandonando le altezze a strapiombo sulle onde e il brivido dell'adrenalina, il 23 luglio e il 20 agosto Portovenere si trasforma in una piscina naturale, nel tratto di mare che collega la cittadina all'isola di Palmaria: un evento che fa tornare tutti bambini, con il Golfo dei Poeti chiuso alla navigazione e aperto completamente ai soli bagnanti (ogni anno sono in migliaia, tra materassini e canotti). E' invece il Palio del Golfo quanto di più adatto per godersi uno spettacolo che unisce lo sport alla tradizione degli antichi mestieri locali: il 7 agosto 13 imbarcazioni delle 13 borgate marinare (Portovenere, Le Grazie, Fezzano, Cadimare, Marola, Circolo ricreativo dipendenti difesa, Canaletto, Fossamastra, Muggiano, San Terenzo, Venere Azzurra, Lerici e Tellaro) si scontreranno in una gara senza esclusioni di "remi".

    Protagonisti infatti, accanto ai provetti rematori degli equipaggi, anche le splendide barche in legno realizzate in modo artigianale dai maestri d'ascia locali. Prima della gara, si potrà assistere ai momenti più ufficiali, il lancio dei paracadutisti acrobatici della Marina Militare e la celebrazione del silenzio per i caduti in mare, con la deposizione di una corona di fiori e le sirene delle navi del golfo suonate all'unisono. Nelle due giornate che precedono la competizione, il 5 e 6 agosto, si svolgeranno poi la Sfilata del Palio, con gli equipaggi delle borgate che sfilano per Porto Venere accanto a carri allegorici, e la Pesa delle Barche, durante la quale le imbarcazioni vengono pesate e zavorrate con sacchi di sabbia piombati e marchiati.

Il 28 agosto invece si potrà tentare di imitare le gesta di Lord Byron, che per raggiungere l'amico Percy Shelley decise di attraversare a nuoto il Golfo dei Poeti, da Portovenere a San Terenzo: anche quest'anno infatti torna la Coppa Byron, giunta alla 35esima edizione, una delle più suggestive manifestazioni natatorie italiane, durante la quale esperti nuotatori da ogni parte del mondo si cimentano nella leggendaria impresa del poeta romantico inglese. In omaggio a Venerio, Santo patrono del Golfo dei Poeti, si svolge infine il Trofeo Mariperman, imperdibile appuntamento velistico in programma dal 23 al 25 settembre da Lerici a Porto Venere: secondo la leggenda infatti fu proprio San Venerio a ideare e costruire la vela latina usata per salvaguardare la sicurezza dei marinai e dei pescatori; una credenza che è testimoniata anche da un frammento di pietra tombale del XII secolo rinvenuto sull'isola del Tino, sul quale è raffigurata proprio una vela.
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Favignana, al Festival Florio tra Odissea, musica e cave

iStock. IN VIAGGIO (ANSA)


E se Ulisse, nel suo lungo errare, non fosse stato spinto da Poseidone su e giù per il mare della Grecia, ma tra un'isola e l'altra della Sicilia, fin verso Favignana? E se Omero non fosse il poeta cieco di cui tutti sappiamo e sotto il nome di Itaca in realtà si celasse la verde Marettimo? Riparte da qui la quinta edizione del Festival Florio, al via a Favignana (TP) dal 17 al 26 giugno con un programma che porterà libri, musica, teatro e cinema in ogni angolo della regina delle Egadi. ''Eravamo partiti con qualche appuntamento, pochi concerti - racconta il direttore artistico Giuseppe Scorzelli - Oggi siamo riusciti a portare a Favignana un turismo culturale, interessato anche ai nostri eventi oltre che alla bellezza dell'isola e alla Riserva Marina, anticipando e allungando la stagione. E offrendo a chi viene a trovarci l'occasione di scoprire quanto l'isola sia bella dal mare, ma anche nell'interno''.
    E allora, da seguire tutto in bici o a piedi, ''perché a Favignana è così che ci si muove'', il Festival partirà il 17 dalle grandi cave di tufo, testimonianza di una lunga tradizione dell'isola, oggi monumento di archeologia paesaggistico-industriale perfettamente integrata con l'eco-design e i giardini ipogei del Cave Bianche Hotel. Qui, sotto il cielo stellato, l'appuntamento è con il grande cinema di Buster Keaton e con Rossella Spinosa al piano ad accompagnare dal vivo la proiezione di ''Come vinsi la guerra'' (1926) proprio sulle pareti scavate per decenni dall'uomo.
    Cuore del Festival sarà il ''ProgettOdissea'', iniziato nel 2015 e che proseguirà anche nel 2017, con il reading integrale di tutti i libri del poema omerico, fantasticando, però, sulla teoria ottocentesca dello studioso Samuel Butler: Omero, in realtà, sarebbe stata una donna, di Trapani, e le tappe del lungo viaggio di Ulisse tutte rintracciabili nelle isole vicine.
    In particolare proprio alle Egadi, tra Favignana, Levanzo e Marettino, che altro non sarebbe che l'agognata Itaca. A recitarne i versi, sulle sponde che dunque li avrebbero ispirati, quest'anno, saranno Iaia Forte, Paola De Crescenzo e Danilo Nigrelli, con gran finale a Palazzo Florio per il VII Canto letto da Luigi Lo Cascio.
    ''Quasi tutti già prenotati'', invece dice ancora Scrozelli, i posti per gli aperitivi con l'autore, occasione per conoscere meglio, quest'anno, scrittori come Marco Buticchi, Maurizio De Giovanni o Chiara Gamberale. Ma anche per scoprire piatti tipici di questa terra come le carni del tonno rosso, le busiate, la pasta con i ricci, il pane cunzatu, il cous cous di pesce o le cassatelle ripiene di ricotta e scaglie di cioccolato.
    Il tema dell'esodo, la patria, la ricerca della terra promessa e il viaggio tornano ancora nel programma, declinando storie di vita e di accoglienza, tra le Cento Sicilie di Fabrizio Falco e Danilo Nigrelli, Pino Ammendola e il suo Scarpe Diem, il jazz del Sax Solum Quartet e i concerti classici nella Chiesa Madrice, fino al Premio Favignana per il giornalismo a Luca Abete di Striscia la Notizia.
    E se è impossibile non innamorarsi del mare incontaminato delle Egadi, l'area marina protetta più grande d'Europa e polmone del Mediterraneo con le sue sterminate praterie di posedonia, a svelarne i segreti è anche ''Rapsodia in blu'', mostra fotografica all'Ex Stabilimento Florio con gli scatti di Luca Sonnino Sorosio, scomparso lo scorso anno, tra fondali tutti da esplorare e la grande battaglia tra uomo e pesce della Tonnara di Favignana.
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Video: i 10 paesi meno inquinati del 2016 dove si vive meglio

In questi luoghi del mondo la qualità della vita passa anche per la salute: si respira meglio che altrove e si è più felici. Alcuni non te li aspetteresti proprio!



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LetterAltura Verbania Lago Maggiore Apecar cabrio in servizio sui tre laghi

C’è un nuovo modo, più originale, da oggi per la promozione turistica: «Ape Calessino», l’apecar cabrio a tre posti - due più il conducente - che andrà in giro per Verbano e Cusio con materiale informativo e personale specializzato nell’accoglienza. Ape Calessino sarà in servizio soprattutto a Verbania - zona Lago Maggiore - ma anche con trasferte sui laghi d’Orta e di Mergozzo. Un altro progetto in partenza invece lo vedrà «arrampicare» fino a Cicogna, nel Parco nazionale della Valgrande
fonte: La Stampa

Urzulei da record, la grotta lunga 70 chilometri

PERCHE’ SE NE PARLA Un passaggio subacqueo da record che porta alla grotta di Su Molente: c’è un sistema carsico che unisce la cavità a Su Palu, Monte Logos e Bue Marino, lungo ben 70 chilometri, il più esteso d’ Italia. Una tappa importante per la ricostruzione dell’intricata mappa di cunicoli era stata la scoperta della grotta di Su Molente, nel 2007. Ora, in seguito all'esplorazione del 3 giugno, il grande sistema carsico della Codula di Luna (44 chilometri) è stato unito alle grotte di Su Molente e Bue Marino.

PERCHE’ ANDARCI Urzulei è situato nella parte settentrionale dell'Ogliastra, al confine con la Barbagia nella Sardegna centro-orientale. Tra le principali attrattive turistiche, nei dintorni del paese si possono ammirare le famose Giunturas. Poco distante anche il bel villaggio medioevale di Mannorri. Numerose le chiese nel piccolo centro: la chiesa parrocchiale di Urzulei, San Giovanni Battista, San Giorgio Vescovo, Sant'Antonio da Padova, San Basilio Magno e la chiesa dell'Angelo.
 
DA NON PERDERE Nel confine tra Urzulei e il territorio di Orgosolo è presente una gola enorme chiamata ''Gola di Gorropu'', che con i suoi 490 metri di profondità e 1,5 km di lunghezza è annoverata tra i canyon più grandi d'Europa. Il territorio di Urzulei è al confine nord dell'Ogliastra con la Barbagia, i boschi son popolati da mufloni e cinghiali.
 
PERCHE’ NON ANDARCI Per accedere ad Urzulei, si deve percorrere la ss 125 (l'Orientale Sarda), l'unica strada che si snoda nella zona orientale dell'Ogliastra.
 
COSA NON COMPRARE Il comune è famoso per la produzione di alcuni prodotti alimentari di nicchia, come il famoso caglio di Capretto: l'abomaso dei capretti in lattazione, lavati e farciti di latte che a contatto con le pellette all'interno dello stomaco, si coagula come una crema, diventando spalmabile. 
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Celebrando il Dadaismo a Zurigo

Festspiele Züriche 2016: quest'anno la città svizzera è all'insegna del celebre movimento artistico che compie 100 anni
Zurigo quest’anno festeggia i 100 del Dadaismo con 165 giorni di festa all’insegna delle più svariate forme d’arte. In occasione di questo importante anniversario, la culla del Dadaismo, ilCabaret Voltaire, ha in programma numerose soirée quotidiane, ricreando uno spazio artistico insolito, nonchè una casa delle corporazioni degli artisti. Ma non solo, anche il resto della città festeggerà in grande stile: nel 2016, come vedremo in seguito, il festival Zürcher Festspiele affronterà il mito del Dadaismo, mentre il Kunsthaus esporrà oltre 200 opere inviate a Tristan Tzara, uno dei fondatori del movimento, da artisti di tutta Europa. Al Museo Rietberg, invece, la mostra “Dada Afrika” evidenzierà per la prima volta gli influssi che l’arte africana ebbe sui dadaisti.
 
Nel dettaglio, i Festspiele Zürich vengono organizzati ogni anno in collaborazione con istituzioni culturali zurighesi come il Teatro dell'Opera, lo Schauspielhaus, la Tonhalle-Orchester e il Kunsthaus Zürich. Anche il Museo Rietberg, il teatro Gessnerallee, il teatro Neumarkt e il teatro Rigiblick prendono regolarmente parte all'evento. Sulla base di una tematica comune, nel corso delle quattro settimane di festival, questi spazi propongono recitazione, opera, concerti, danza, mostre, letture e discussioni. Incontrando l'arte e i diversi teatri, il pubblico avrà così modo di scoprire la varietà della vita culturale zurighese. 
 
Quest’anno, interamente dedicato al Dadaismo, il festival Zürcher Festspiele affronterà l’anniversario del movimento artistico. All’insegna del titolo “Zwischen Wahnsinn und Unsinn”, i partner del festival svilupperanno vari punti del programma che si occuperanno del Dadaismo e dei suoi influssi su arte e società. La grande mostra di Francis Picabia (3 giugno- 25 settembre 2016) al Kunsthaus di Zurigo rappresenterà un punto chiave del festival. Per maggiori informazioni cliccare suwww.festspiele-zuerich.ch
fonte: turismo.it

A Gaeta con la tiella, le alici e le olive

Il 18 e 19 giugno torna per il tredicesimo anno, in Piazza della Libertà a Gaeta, l'appuntamento organizzato dall'Associazione Gaetavola, con la "Tiella, le Alici e l’Oliva di Gaeta", le principali e più conosciute specialità della tradizione gastronomica tipica gaetana. La tiella, in passato considerata pietanza povera ma pasto completo di contadini e pescatori, aveva la peculiarità che poteva conservarsi per giorni senza perdere la sua genuinità.
 
Si narra che Ferdinando IV di Borbone ne fosse un grande estimatore, anzi secondo alcuni ne fu proprio l'inventore. Sembra, infatti, che il sovrano nei suoi soggiorni a Gaeta preferisse confondersi con gli abitanti del borgo marinaro e contadino posto fuori le mura e fu in questi luoghi che stupito dall'abilità con la quale le massaie preparavano la pizza, elaborò il doppio strato di pasta con il ripieno di pesce o verdura, la tiella appunto, da lui considerata "primo, secondo e terzo". Ed anche l'aristocrazia cominciò ad apprezzarla, in particolare quella con i calamaretti, pregiatissima; mentre sarde, alici, scarola e baccalà erano le più diffuse tra il popolo del borgo marinaro e contadino che ancora oggi ne custodisce il segreto.
  
La Tiella, le Alici e l’Oliva di Gaeta - Storia, tradizione e degustazione, organizzata dall’Associazione di Promozione Sociale Gaetavola, offre prodotti tipici, cultura, musica e spunti di riscoperta e valorizzazione di antichi sapori e tradizioni, attraverso le preparazioni dal vivo e le degustazioni guidate. Nata come una comune sagra dedicata ad un solo prodotto, questa manifestazione è cresciuta, sia nei contenuti che nelle presenze. Una vera e propria fiera dell’eccellenza gastronomica di Gaeta e del territorio laziale, un evento che mira ad affermare l’importanza socio-culturale dei prodotti tipici.
 
Gaetavola nasce nel 2002 con l’intento di rivalutare le buone tradizioni gastronomiche del territorio comprendente Gaeta ed i comuni circostanti. La bontà di un pesce appena pescato, la fragranza di un dolce tipico, la freschezza di un’insalata di pomodori o di un frutto appena raccolto, costituiscono un piacere di non facile descrizione. La possibilità che si possa gustare qualcosa del genere nella preparazione del pasto di ogni giorno rappresenta uno dei motivi per cui si è costituita l'associazione.

 
La tiella è una originale pizza ripiena di pesce o verdure. E’ composta da due sottili strati circolari di pasta, posti uno sull’altro, chiusi lungo i bordi per compressione. Il ripieno è di solito costituito da prodotti di terra o di mare, o da entrambi, secondo la fantasia della massaia. Va cotta al forno in teglie preferibilmente di rame. Non è semplice a farsi, perché una buona tiella deve risultare umida nel ripieno, e morbida e non inzuppata nella pasta esterna, che deve essere sottile. Inoltre deve essere ben cotta anche nella sfoglia inferiore.
 
Le più diffuse: di polpi, di sarde o alici, di scarola e baccalà, di scarola-acciughe ed olive di Gaeta, di formaggio di capra (formaggette) ed uova, di cipolla (la migliore per gli intenditori), di spinaci. La Tiella è attualmente inserita nell'elenco dei prodotti tradizionali della Regione Lazio, inoltre il Comune di Gaeta le ha attribuito il marchio DE.C.O. (Denominazione Comunale di Origine) durante la manifestazione annuale 2005 che si tiene a Maggio di ogni anno.
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Le 25 spiagge più pulite d'Italia 2016


Ovvero quelle premiate con le 5 vele nella Guida Blu 2016, stilata da Legambiente e Touring Club. Sono le località dove la vacanza estiva è una certezza: 18 al mare e 7 al lago. È la lista delle migliori in Italia per l'estate. Sono le mete dove andare in vacanza è una certezza perché oltre al mare limpido e sicuro, c'è anche molto di più: storia, cultura, buona cucina, servizi. In tutto 18, 2 in più rispetto al 2015, sono le località marinare italiane (le vedete nella gallery sopra) premiate con le5 vele dalla nuova Guida Blu - Il mare più bello 2016 - di Legambiente e Touring Club Italiano, la più affidabile per chi cerca ambiente e acque pulite, ma anche luoghi autentici.

LA GUIDA
Nella guida ci sono consigli su come scoprire 300 centri costieri in 35 zone balneari d'Italia - dalle Cinque Terre alla Costiera Amalfitana, dal Cilento al Salento - scelti tenendo conto della qualità dell’ambiente ma anche della buona gestione del territorio e dell'offerta culturale. La selezione è cura dell’Istituto di ricerca Ambiente Italia in base alle analisi delle acque effettuate da Goletta Verde, i dati raccolti dai circoli locali e quelli elaborati da diverse banche dati sulla gestione dei servizi territoriali e turistici. «I parametri di scelta sono diversi», spiegano «depurazione, raccolta differenziata, mobilità sostenibile, consumo di suolo, balneabilità, servizi pubblici e per il turismo, investimenti in fonti rinnovabili, presenza di spiagge libere, accessibilità per diversamente abili ecc». «Quello che rende una località meritevole di essere segnalata nella guida - spiega Franco Iseppi, Presidente del Touring - è una somma di molteplici fattori: la pulizia del mare e delle aree balneabili ma anche la qualità ambientale e dei servizi ricettivi, l’adozione di politiche di sostenibilità, l’attenzione al consumo del suolo e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili».

LE VELE 2016
In base a questi criteri, a ogni località delle zone segnalate viene assegnato un certo numero di vele. Il riconoscimento più ambito della Guida Blu, l'eccellenza, sono appunto le 5 vele. Tra le 18 scelte per il mare quest'anno (le vedete tutte nella gallery sopra) non mancano Capalbio e Camerota: due mete che sono una certezza e che nella pubblicazione del Touring e Legambiente ci sono da sempre (dal 2001). Tra le new entry, una che non poteva più mancare: l'Isola del Giglio, che finalmente ha superato i disagi dopo il naufragio della Costa Concordia. Entra tra le 5 vele anche Castro, sulla costa adriatica del Salento, a conferma del fatto che la costa a ovest di Lecce comincia a essere un habitué di tutte le guide alle spiagge che contano. In cima alle 5 vele sale Domus de Maria(Cagliari): passa infatti dal settimo posto del 2015 al primo di quest'anno per aver dimostrato un impegno concreto per la tutela e la valorizzazione del paesaggio naturale, l'ambiente, l'archeologia istituendo nuovi parchi e aree protette. È proprio la Sardegna, con cinque località 5 vele, la regione più premiata del 2016, seguita a ruota dalla Puglia (4 località), in un quadro generale che vede il Tirreno come il mare più virtuoso.

IL LAGO:
Non solo mare: la Guida Blu premia anche i laghi, e quest'anno sono sette le località che possono sventolare le 5 vele, come vedete in questa gallery: È ancora una volta il Trentino-Alto Adige a meritarsa la medaglia del turismo lacustre, con ben tre località su sette a 5 vele: Appiano sulla Strada del Vino sul lago di Monticolo, Fiè allo Sciliar sul lago di Fiè nell'Alto Adige e Molveno, al primo posto della classifica di quest'anno. 5 vele vanno anche Bellagio sul lago di Como, Massa Marittima in Toscana sul lago dell'Accesa, Avigliana sul lago di Avigliana Grande, in Piemonte e Sospirolo, sul lago del Mis in Veneto. 
fonte:vanityfair

Turismo Rio2016 Olimpiadi, può essere la chiave per il rilancio del Brasile?

Una capitale amministrativa, Brasilia, un cuore turistico, Rio de Janeiro, e un fulcro finanziario, San Paolo: sono i tre volti – ma ce ne sarebbero molti altri – del Brasile, lo stato più grande e popoloso dell'America Latina con i suoi 8,5 milioni di chilometri quadrati di superficie, più o meno come l'Europa. Un Paese dalle molte anime, visitato ogni anno da milioni di persone (6,4 nel 2014, l’anno dei Mondiali, il 10,6% in più rispetto all’anno precedente e numeri non molto inferiori nel 2015) e in un momento di crisi fortissima come quello che sta attraversando il Paese, proprio il turismo, con il suo indotto passato da 3,9 miliardi di dollari nel 2005 ai circa 8,5 miliardi dell’anno scorso, può essere il volano per il rilancio. Stando ai dati del World Travel Turism & Council, nel 2014 il contributo diretto di viaggi e turismo all'economia del Paese è stato pari al 3,5% del Pil, cifra salita nel 2015 e che da qui al 2025, secondo le stime, crescerà ulteriormente al 3,7% del Pil. Ancora superiore il contributo complessivo, attualmente pari al 9,6% del Pil e atteso in rialzo al 10,2% entro il 2025. Quest'anno un contributo potrà arrivare dai Giochi Olimpici, che si terranno a Rio de Janeiro ad agosto. Stando ai dati dell’Ufficio brasiliano per il Turismo, per le Olimpiadi sono stati investiti circa 11 miliardi di dollari (il 57% dal settore privato e la parte restante da quello pubblico) e sono attese circa 500.000 persone, che avrebbero potuto essere di più,se non fosse stato per l'allarme generato dalla diffusione del virus Zika. Chi vive a San Paolo o a Rio racconta che molti turisti si sono fatti scoraggiare e che i Giochi avrebbero potuto portare molte più persone in Brasile, perché il problema c’è, ma la percezione che se ne ha all'estero è molto peggiore della sua reale entità. "Non è un problema così grande come viene dipinto, il panico non aiuta, basta prendere le giuste precauzioni", spiega Carlos Jereissati Filho, amministratore delegato di Iguatemi Group, la divisione che si occupa della gestione di shopping mall e che fa parte di Jereissati Group, colosso brasiliano con attività nei settori del real estate commerciale, delle materie prime e delle telecomunicazioni. Visitando le città più grandi la sensazione che si ha è che il Paese voglia andare avanti nonostante la crisi. È il caso di San Paolo, cuore pulsante della finanza brasiliana: le strade sono sempre trafficate, le vie principali, come la celeberrima Avenida Paulista, dello shopping, anche di lusso, come il quartiere Jardin, e quelle dove si trovano le principali banche e istituti finanziari, come l'Avenida Brigadeiro Faria Lima, sono affollate di persone che corrono al lavoro, passeggiano, entrano ed escono dai negozi, si soffermano nei numerosi ristoranti. "San Paolo è una città che vive molto la sera, ci sono tantissimi locali e ristoranti, di giorno la gente lavora tantissimo, poi ama uscire, anche perché il clima non è mai eccessivamente freddo neppure durante l'inverno", racconta Carlos Jereissati Filho. A Rio, città dal sapore completamente differente, le scene si ripropongono analoghe. Sono persone che abitano nelle metropoli, ma ci sono anche moltissimi turisti (per fare un esempio, l’anno scorso a San Paolo l’anno scorso i visitatori stranieri sono stati oltre 2,2 milioni). Anche i visitatori brasiliani sono in aumento: "Con la crisi, i brasiliani viaggiano meno all'estero, quindi riscoprono anche il loro Paese. Il Brasile è del resto enorme, per volare da nord a sud occorrono più di otto ore", racconta ancora Carlos Jereissati Filho.
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50 anni di carriera In 50mila a San Siro per l'ultima notte dei Pooh

Lacrime e sorrisi, fuoco e fiamme, effetti speciali ipertecnologici e ballo del mattone, sinfonie progressive e pop da hit parade. E 50mila persone sugli spalti di San Siro a cantare a squarciagola per 3 ore filate, da "Piccola Kety" a "Chi fermerà la musica". Chi poteva farlo, se non i Pooh, che hanno deciso di fermarsi dopo 50 anni di carriera? Non prima, però, di regalarsi un ultimo tour di quelli che sanno fare loro, mastodontico, spettacolare, popolare e ricco di cuore. 

Sarebbe semplicistico definire un trionfo la prima tappa del loro "Reunion - L'ultima notte insieme" venerdì sera a Milano (sabato si replica) che vede i Pooh per la prima volta in 5: Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Red Canzian hanno recuperato dopo 6 anni il batterista Stevano D'Orazio e dopo ben 44 anni Riccardo Fogli, voce del gruppo dal 1966 al 1972. Il concerto è stato un lungo, caldissimo e affettuoso abbraccio da parte dei fans di tutte le età che sono cresciuti con le canzoni della più longeva band italiana. 

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Tutto esaurito anche negli stadi di Roma (15 giugno) e Messina (18 giugno) per un totale di 176.715 spettatori e 8 milioni di euro ricavati in sole 4 date. Prima di sbarcare dall'8 all'11 settembre all'Arena di Verona e poi nei palasport italiani. Il concerto di Milano andrà in onda su Canale 5 a settembre, seguito il 16 settembre dal triplo cd "Pooh 50. Reunion - L'ultima notte insieme" che conterrà anche l'inedito "Ancora una canzone", pubblicato in tutte le versioni possibili corredato da dvd, libro da 200 pagine, documentario. Sul palco i 5 hanno sciolto la tensione che accumulavano ormai da mesi, in vista del 31 dicembre quando calerà per sempre il sipario sulla loro avventura. "Un'emozione da non contenere le lacrime " ha confessato ai giornalisti prima del concerto Riccardo Fogli, per lui un boato quando scende dalla scale e schitarra "Banda nel vento" e al ritornello in salire di "Pensiero" che sul finale ha fatto tremare i muri dello stadio. Elegante la "sua" romantica "In silenzio" come pure i suoi duetti con gli altri nella commovente "Pierre" e nel tenero "50 primavere" dedicato alle nozze d'oro dei genitori di D'Orazio. 

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Scorrono con divertimento davanti a noi gli anni 60, i 70, gli 80 sino ad oggi: sempre, inesorabile, un successo dei Pooh a ricordare un momento importante della nostra vita. Nostalgia canaglia, ma anche un tappeto musicale che ha saputo evolversi dal beat, al rock, al pop, al rock, alla canzone d'autore. "Con le nostre canzoni abbiamo attraversato la storia dell'Italia, del mondo, la vita delle persone e anche la nostra" aggiunge Dodi Battaglia, mentre D'Orazio ricorda il paroliere storico Valerio Negrin, recentemente scomparso, l'unico a non godersi la grande festa. 

"Valerio è stato capace di raccontare questo paese che stava cambiando non a chi le cose le sa, ma a chi non le sa- dice D'Orazio - Le nostre canzoni sono nazionalpopolari, abbiamo usato il pop per raccontare altre cose. Nel 1976 quando abbiamo deciso di autoprodurci abbiamo scritto un album pieno di storie che non avevano nulla di facile, che parlavano di prostituzione, immigrati, omosessualità. Nessuno voleva passarcele alla radio". La massima soddisfazione per i Pooh è che la gente si riconosca nei loro brani. E il pubblico lo ha dimostrato ieri sera ad ogni nota, dalla travolgente "Amici per sempe" alle umanissime e dolenti "Dammi solo un minuto", "Noi due nel mondo e nell'anima" e "Uomini soli" con cui vinsero Sanremo, un grido verso il Cielo capace davvero di unire tutti i cuori (e di far piangere un commosso Riccardo Fogli). Come è capace di elevare a un altro livello la musica e lo spirito la suite "Parsifal", anno 1973, non solo virtuosismo di batteria e chitarra (con un Dodi Battaglia in stato di grazia), ma intenzionale inno alla pace, dedicato all'eroe capace di gettare le armi per cercare il senso della vita. 

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L'aspetto più interessante del concerto è infatti la riscoperta di quei brani di rock progressive fine anni 70, come gli strumentali "La gabbia" e "Viva", la fase più sperimentale dei Pooh. Dopo il tripudio delle hit anni 80 che fanno saltare San Siro, si chiude con il nuovo gradevole brano "Ancora una canzone". È quella che vorrebbe ancora il pubblico che non li vuol lasciare andare via. E non ha davvero torto.
Avvenire

Ancona sorpresa glamour, la verde Portonovo e i 'ciavattoni'

Arrivare dal mare ha i suoi vantaggi: lo sguardo abbraccia dal Monte Conero alla Mole del Lazzaretto, la dominanza del Duomo di San Ciriaco, le bianche colonne vanvitelliane pensate per essere viste dai naviganti. Ma anche raggiungere Ancona via terra, attraversando chilometri di dolci colline marchigiane punteggiate dai filari di Verdicchio o Rosso Conero, che diventano sterminati campi di lavanda avvicinandosi al mare, predispone bene. ''Ho girato tutto il mondo ma non sono mai stato ad Ancona prima d'ora'' diceva un noto chef stellato sorseggiando un bicchiere di Verdicchio durante l'ultima edizione di ‘Tipicità in blu’. Ecco l'occasione per colmare la lacuna e godersi due giorni all'insegna del glamour nel capoluogo delle Marche, città affaccendata e pratica, dedita al commercio e agli scambi, abitata da gente spiccia, curiosa ma affatto incline all'incantamento.
Città protesa verso il mare quasi come volesse sottrarsi a un entroterra incombente. Sito antichissimo, fondato dai siracusani di stirpe Dorica nel 387 a.C., dopo l'iniziale ritrosia capace di schiudersi offrendo sorprendenti risorse. 
 
Arrivare dal mare dicevamo, niente di più probabile. Marina Dorica è l'elegante porto turistico anconetano, l'oasi-rifugio più grande e capiente lungo la rotta dell'Adriatico, quarto porto turistico nazionale. Fondale profondo, quasi 2000 posti barca di cui una notevole quota di barche a vela, caratteristica che inorgoglisce il presidente Moreno Clementi.
Panorama suggestivo dalla 'prua' foderata di teak dell'edificio a forma di nave che ospita Marina Dorica, il dilemma sarà la scelta tra uno dei sette tra ristoranti e pizzerie del porticciolo, che al tramonto si riempie di frotte di giovani anconetani, fedeli all'aperitivo all'ombra dell'ultimo sole.
A meno che non si decida di godersi il tramonto nella verdissima baia di Portonovo (poco più di 12 km lungo la strada provinciale del Conero), calice in mano e piedi lambiti dalle onde sulla spiaggia di bianchi sassi. Nessuno dei tanti ristoranti della baia mancherà di offrirvi i 'moscioli selvatici', presidio gastronomico della zona. Più saporito della comune cozza, il mosciolo anconetano non si alleva, si riproduce spontaneamente sullo scoglio del Trave dove si pesca con le mani. Non perdetevelo, da Marcello, sposato con gli spaghetti, oppure alla marinara, appena pescato.
Anche Giacomo Casanova soggiornò ad Ancona, segregato in quarantena nel Lazzaretto che allora era collocato sotto l'imponente Duomo a croce greca, dove sorgeva il tempio di Venere Euplea protettrice dei naviganti. Dall'altro lato della collina, divisa in due dal parco del Cardeto, era il tempio di Castore e Polluce. La cattedrale che domina il grande porto, custodisce un'altra curiosità: un dipinto della Madonna di san Ciriaco, donata quale ex voto da un navigante veneziano, che intimorì perfino Napoleone. Finito tra gli oggetti di razzia dell'Imperatore di passaggio ad Ancona, il dipinto - dice la leggenda - mosse gli occhi e spaventò a tal punto Napoleone che questi ordinò subito di restituire l'effigie agli anconetani, che ne sono devotissimi.
Passeggiata nel centro storico, lungo via Pizzecolli fino a piazza del Papa (ritrovo della movida del sabato sera) carica di richiamo storici e archeologici, molti reperti custoditi nel Museo archeologico delle Marche. Dalla cultura alla tavola, imperdibile l'appuntamento con lo stoccafisso, piatto tipico della cucina anconetana. Ottimo quello della Trattoria storica Carotti, nella popolare zona del Piano sulla strada per Posatora. Con i ciavattoni (tipo di pasta) o in teglia con le patate, si chiude comunque con il 'turchetto', rum anice e caffè, bevanda preferita dai pescatori prima di uscire in mare.
Ancona da sempre storica porta d'Oriente, oggi più vero che mai. Da poche settimane un idrovolante permette di raggiungere Spalato in soli 55 minuti, a tariffe più che accessibili. Il nuovo servizio è stato inaugurato in concomitanza con 'Tipicità in blu', appuntamento di maggio voluto dal Comune per promuovere il profilo turistico di 'Ankon'. Una novità, salutata da grande successo, anche le minicrociere in partenza dal molo del Mandracchio verso il Conero, assaporando on board un vino marchigiano, le pietanze della tradizione marinara, godendosi il water front di Ancona. 
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