Bronzi e altari, a San Casciano emerge un tesoro romano unico "Senza eguali nel Mediterraneo". Franceschini, "Eccezionale"
Piscine termali in uno scenario mozzafiato con terrazze digradanti, fontane, giochi d'acqua.
A San Casciano ai Bagni (Siena) gli scavi stanno restituendo il perimetro di un santuario etrusco e poi romano, incredibilmente grande e fastoso.
E dall'acqua, anticipa all'ANSA l'archeologo Jacopo Tabolli, è appena emerso un incredibile tesoro di offerte votive. "Unico in Italia e nel Mediterraneo antico". Una scoperta "eccezionale" commenta il ministro Franceschini, che insieme al dg musei Osanna annuncia l'apertura nel borgo di un museo dedicato al Bagno Grande.
"I ritrovamenti di queste settimane confermano l'importanza di questo scavo e del lavoro egregio portato avanti in questi anni", sottolinea Franceschini. Un lavoro, annuncia il ministro Pd, "che sarà valorizzato da un investimento dello Stato per dare ai reperti e allo loro storia una sede espositiva, che aiuterà anche il rilancio del territorio".
I fondi per la realizzazione del museo, spiega il dg musei del Mic Massimo Osanna, sono già stati accantonati. Verrà realizzato in un palazzo del '500 acquisito dal ministero della Cultura nel centro storico del borgo toscano e allestito con tutti i reperti che sono stati trovati in questi anni ai quali si aggiungeranno quelli delle campagne di scavo future. (ANSA).
ACCORDO ENIT-TRENITALIA, LE BELLEZZE DELLA PENISOLA SALGONO A BORDO DEGLI INTERCITY
Per incentivare l’esperienza di viaggio attraverso la Penisola, Enit sigla un accordo con Trenitalia per "assaggi" del Paese a bordo degli Intercity, frequentati da turisti da ogni parte del mondo con 124 collegamenti al giorno e oltre 75 nuove fermate per l’estate 2022. Come un viaggio nel viaggio le carrozze saranno tappezzate da otto cartoline che rappresentano le bellezze artistiche e i paesaggi naturali del nostro Paese. Oltre 600 posti bici e punti ricarica per potenziare la sostenibilità.
Fonte: Enit
Due importanti progetti europei per la conservazione di cetacei, tartarughe e del mollusco bivalve più grande del Mediterraneo
FOTOGRAFARE LE MERAVIGLIE DEL MEDITERRANEO
Fino al 25 settembre chi fotografa la bellezza e la varietà del nostro mare può partecipare ai concorsi legati a LIFE Conceptu Maris e LIFE Pinna, due importanti progetti europei per la conservazione di cetacei, tartarughe e del mollusco bivalve più grande del MediterraneoMilano, 01 agosto 2022 - Nell’epoca in cui nulla sfugge agli obiettivi di cellulari e macchine fotografiche, una nuotata con maschera e pinne o un’immersione sui fondali più vitali dei nostri mari, così come un’escursione in barca a vela o una giornata dedicata al whalewatching, rappresentano le opportunità migliori per immortalare la bellezza e la varietà che si nascondono nel nostro Mediterraneo.
L’occasione è ghiotta, quindi, anche per partecipare a uno dei concorsi fotografici lanciati dai progetti europei LIFE CONCEPTU MARIS (CONservation of CEtaceans and Pelagic sea TUrtles in Med: Managing Actions for their Recovery In Sustainability) e LIFE Pinna (Conservation and re-stocking of the Pinna nobilis in the western Mediterranean and Adriatic sea), cominciati nei mesi scorsi con l’obiettivo di proteggere e conservare alcuni degli animali più carismatici del Mediterraneo, come i cetacei e le tartarughe marine, e per salvare il mollusco bivalve più grande dei nostri mari, la nacchera di mare Pinna nobilis, portata in pochi anni sull’orlo dell’estinzione da un’epidemia globale.
I regolamenti dei concorsi si possono vedere sui siti dei due progetti, www.lifepinna.eu e www.lifeconceptu.eu.
L’iniziativa è rivolta a tutti coloro che, attraverso uno scatto, riescono a raccontare la bellezza della biodiversità che ancora si può trovare nel Mediterraneo, sia sui fondali costieri sia in mare aperto. Se “Vita tra gli scogli” è, infatti, il tema scelto dal progetto LIFE Pinna per celebrare la vita di un granchio, di piccoli pesci o di un’alga dalle forme particolarmente sinuose nei bassi fondali, “Profondo blu. Balene, delfini e tartarughe in mare aperto” è quello del concorso promosso da LIFE Conceptu Maris, a cui si potrà partecipare, per esempio, con una o più foto delle acrobatiche stenelle che danzano davanti alla prua di un’imbarcazione, oppure di una tartaruga marina in difficoltà per una lenza attorno a una pinna o, ancora, della coda di un capodoglio che si immerge.
I vincitori saranno annunciati anche sul sito e sui social dei progetti nei primi giorni di ottobre.
A proposito di mare aperto, i passeggeri che in agosto e settembre partiranno con uno dei traghetti che coprono le rotte Napoli-Palermo (Grandi Navi Veloci) e Cagliari-Palermo (Grimaldi Lines) potrebbero avere qualche chance in più di realizzare uno scatto memorabile. Almeno un paio di volte al mese, infatti, a bordo di queste linee o agli imbarchi, i team scientifici di Conceptu Maris sono a disposizione dei viaggiatori più interessati per condividere gli obiettivi del progetto, ma anche a dare le dritte utili per individuare cetacei e tartarughe durante la rotta.
Una giuria di esperti valuterà tutte le immagini ricevute entro la mezzanotte del 25 settembre. Per i partecipanti di ogni concorso in palio ci sono libri a tema marino, magliette e gadget legati ai progetti. Nei prossimi due mesi lasciatevi quindi ispirare da una delle celebri massime di Albert Einstein: “Guarda in profondità nella natura e poi capirai tutto meglio”.
Sardegna, quei pellegrini sulle orme dei minatori
MARIA CHIARA CUGUSI - Avvenire
Cagliari
Dal buio delle miniere alla luce del paesaggio attraverso un nuovo modello di sviluppo in cui l’archeologia industriale si intreccia alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale, ambientale e a un turismo lento, sostenibile ed esperienziale. Lungo il Cammino minerario di Santa Barbara, nel Sulcis- Iglesiente, sud-ovest della Sardegna, i pellegrini riscoprono quei sentieri un tempo percorsi dai minatori, riportati “in vita” grazie a un progetto attivato dalla Fondazione omonima che dal 2015 si è ampliato e strutturato sempre di più (e tuttora in espansione), con oltre 500 km e una trentina di comuni coinvolti, anche grazie alla sinergia con sindaci e parroci.
Fernande Dufaud, 73 anni, pittrice francese, per la terza volta nell’Isola per percorrere questi sentieri, quest’anno ha partecipato alla prima escursione sperimentale lungo il nuovo Cammino attivato dalla Fondazione nel centro-Sud dell’Isola, nel territorio delle Barbagie di Seulo-Belvì e del Sarcidano. «Questo cammino – racconta Fernande – ha un’anima, quella della sua gente, della sua ospitalità e della volontà di far rivivere il proprio territorio». Dal 2018 ad oggi ha realizzato 24 acquerelli che ha donato alla Fondazione: «Volevo tradurre le emozioni provate con i colori e ringraziare per l’aiuto ricevuto e per le sensazioni che mi sono portata dietro». Un cammino “al femminile” in cui la maggior parte dei pellegrini sono donne. Margherita Concu, 28 anni, tornata nell’Isola dopo anni vissuti tra Torino e l’estero, oggi dipendente della Fondazione, l’intero Cammino l’ha percorso da sola: 30 tappe in 25 giorni tra lo scorso novembre e dicembre: «Ero alla ricerca di me stessa. Ho scoperto una Sardegna che non conoscevo: mi ha colpito la varietà del paesaggio, la storia delle miniere raccontata dalle persone incontrate». Tra queste ultime, anche alcuni minatori in pensione, come Elio Cuccu, 66 anni, 30 anni trascorsi nella miniera di Acquaresi, a 200 metri sotto il livello del mare, volontario della Fondazione: «Non si entrava senza chiedere la protezione a Santa Barbara, nostra patrona – racconta – e questa devozione è stata trasmessa da padre in figlio e ha lasciato traccia. Era un lavoro pericoloso, ma allo stesso tempo caratterizzato da relazioni strette: non si risaliva senza aspettare l’altro».
Un modello vincente tanto da portare alla candidatura per l’inserimento tra gli itinerari culturali riconosciuti dal Consiglio d’Europa. E i numeri parlano chiaro: «Durante il 2021 – spiega il presidente della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara Giampiero Pinna – tremila le persone transitate, con un indotto per le strutture ricettive di circa 10mila pernottamenti e 20mila pasti, e quest’anno ci aspettiamo risultati ancora migliori».
Tra le ricadute territoriali, l’implementazione delle strutture ricettive, dai B& b alle “posade” (ostelli), la valorizzazione della tradizione dall’enogastronomia all’artigianato -, le opportunità lavorative per le imprese impegnate nella sistemazione dei percorsi, quelle per i giovani assunti dalla Fondazione (che conta oggi una quindicina di dipendenti), molti dei quali cresciuti in famiglie segnate dalla storia mineraria. «Sono orgoglioso di ciò che sto facendo – racconta Andrea Tarozzi – e anche mio padre lo sarebbe. La sua preoccupazione, dopo la chiusura delle miniere, era quella di vedere i figli sistemati pur in un territorio economicamente molto fragile. Il nostro lavoro ci permette di recuperare una storia di fatica, quella dei nostri genitori, dei nostri nonni, e allo stesso tempo di creare una nuova economia, coinvolgere gli operatori locali affinché capiscano il potenziale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL TERRITORIO
Oltre 500 chilometri e una trentina di comuni: è il Cammino minerario di Santa Barbara, nel Sulcis-Iglesiente, lungo i sentieri riportati in vita dalla Fondazione omonima
Fernande, una delle pellegrine in cammino nel Sulcis Iglesiente
Copyright © Avvenire
Cagliari
Dal buio delle miniere alla luce del paesaggio attraverso un nuovo modello di sviluppo in cui l’archeologia industriale si intreccia alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale, ambientale e a un turismo lento, sostenibile ed esperienziale. Lungo il Cammino minerario di Santa Barbara, nel Sulcis- Iglesiente, sud-ovest della Sardegna, i pellegrini riscoprono quei sentieri un tempo percorsi dai minatori, riportati “in vita” grazie a un progetto attivato dalla Fondazione omonima che dal 2015 si è ampliato e strutturato sempre di più (e tuttora in espansione), con oltre 500 km e una trentina di comuni coinvolti, anche grazie alla sinergia con sindaci e parroci.
Fernande Dufaud, 73 anni, pittrice francese, per la terza volta nell’Isola per percorrere questi sentieri, quest’anno ha partecipato alla prima escursione sperimentale lungo il nuovo Cammino attivato dalla Fondazione nel centro-Sud dell’Isola, nel territorio delle Barbagie di Seulo-Belvì e del Sarcidano. «Questo cammino – racconta Fernande – ha un’anima, quella della sua gente, della sua ospitalità e della volontà di far rivivere il proprio territorio». Dal 2018 ad oggi ha realizzato 24 acquerelli che ha donato alla Fondazione: «Volevo tradurre le emozioni provate con i colori e ringraziare per l’aiuto ricevuto e per le sensazioni che mi sono portata dietro». Un cammino “al femminile” in cui la maggior parte dei pellegrini sono donne. Margherita Concu, 28 anni, tornata nell’Isola dopo anni vissuti tra Torino e l’estero, oggi dipendente della Fondazione, l’intero Cammino l’ha percorso da sola: 30 tappe in 25 giorni tra lo scorso novembre e dicembre: «Ero alla ricerca di me stessa. Ho scoperto una Sardegna che non conoscevo: mi ha colpito la varietà del paesaggio, la storia delle miniere raccontata dalle persone incontrate». Tra queste ultime, anche alcuni minatori in pensione, come Elio Cuccu, 66 anni, 30 anni trascorsi nella miniera di Acquaresi, a 200 metri sotto il livello del mare, volontario della Fondazione: «Non si entrava senza chiedere la protezione a Santa Barbara, nostra patrona – racconta – e questa devozione è stata trasmessa da padre in figlio e ha lasciato traccia. Era un lavoro pericoloso, ma allo stesso tempo caratterizzato da relazioni strette: non si risaliva senza aspettare l’altro».
Un modello vincente tanto da portare alla candidatura per l’inserimento tra gli itinerari culturali riconosciuti dal Consiglio d’Europa. E i numeri parlano chiaro: «Durante il 2021 – spiega il presidente della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara Giampiero Pinna – tremila le persone transitate, con un indotto per le strutture ricettive di circa 10mila pernottamenti e 20mila pasti, e quest’anno ci aspettiamo risultati ancora migliori».
Tra le ricadute territoriali, l’implementazione delle strutture ricettive, dai B& b alle “posade” (ostelli), la valorizzazione della tradizione dall’enogastronomia all’artigianato -, le opportunità lavorative per le imprese impegnate nella sistemazione dei percorsi, quelle per i giovani assunti dalla Fondazione (che conta oggi una quindicina di dipendenti), molti dei quali cresciuti in famiglie segnate dalla storia mineraria. «Sono orgoglioso di ciò che sto facendo – racconta Andrea Tarozzi – e anche mio padre lo sarebbe. La sua preoccupazione, dopo la chiusura delle miniere, era quella di vedere i figli sistemati pur in un territorio economicamente molto fragile. Il nostro lavoro ci permette di recuperare una storia di fatica, quella dei nostri genitori, dei nostri nonni, e allo stesso tempo di creare una nuova economia, coinvolgere gli operatori locali affinché capiscano il potenziale».
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IL TERRITORIO
Oltre 500 chilometri e una trentina di comuni: è il Cammino minerario di Santa Barbara, nel Sulcis-Iglesiente, lungo i sentieri riportati in vita dalla Fondazione omonima
Fernande, una delle pellegrine in cammino nel Sulcis Iglesiente
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