Società \ Cultura e arte. Sky e Ctv, lo splendore delle Basiliche papali in un film

È stato presentato, con una proiezione in Vaticano, il film-documentario “San Pietro e le Basiliche Papali di Roma”, realizzato da Sky 3D in collaborazione con Centro Televisivo Vaticano. L’opera sarà nei cinema italiani per soli tre giorni: 11, 12 e 13 aprile. 
R. – Un’operazione come quella che sta facendo Sky è preziosa per la gente che crede di conoscere questi monumenti, ma che in realtà non li conosce e non conoscendoli, non li vede. Quindi, è una specie di aiuto alla visione ed è quello che io ho cercato di fare accompagnando il mio ideale accompagnatore –  il mio ideale studente, se così posso dire – attraverso San Pietro, cominciando dall’atrio, anzi cominciando dal grande abbraccio di pietra che Gian Lorenzo Bernini progettò e realizzò per il suo Papa, per Alessandro VII Chigi –  parlo del porticato di Piazza San Pietro. Cominciando da lì, entrando nell’atrio di San Pietro, sostando di fronte alle porte di bronzo, da quella più antica del Filarete fino a quelle novecentesche di Manzù e di Minguzzi, e poi entrando nella Basilica. La Basilica, questi due ettari quadrati, più di 20 mila metri quadrati di marmi policromi, di stucchi, di sculture, di mosaici, di pale d’altare, di bronzi, di affreschi… Quindi, cercare di orientarsi in tutto questo immenso splendore, puntando su quelli che sono gli attrattori fondamentali e quindi il Baldacchino in bronzo del Bernini, la Gloria della Cattedra che sta dietro il Baldacchino; sostare di fronte al San Pietro in bronzo, che milioni di mani hanno toccato; oppure di fronte alla Pietà di Michelangelo, che è nata proprio qui in San Pietro. Ecco, questa è l’operazione che ho cercato di fare, senza dimenticare mai che tutto, che tutta la gloria della San Pietro, che noi crediamo di conoscere, ma che in realtà non conosciamo, è nata perché circa duemila anni fa un giudeo itinerante, una specie di profeta extracomunitario diremmo oggi – Pietro, appunto –  è stato giustiziato di croce, proprio in quel punto dei Colli Vaticani e da lì è nato tutto il resto. Ecco, fare capire questo e fare capire anche la gloria dell’arte che su questa storia è nata.
D. – Ci sono anche dei luoghi, dei movimenti che lei ama in maniera particolare?
R. – C’è una basilica di Roma che io amo in particolare, dopo San Pietro naturalmente, ed è la Basilica di San Giovanni in Laterano e ho insistito molto su come sia nata la Basilica di San Giovanni: è nata nientemeno che su una caserma. Esiste ancora la Caserma dei "Milites Singulares", di questa cavalleria di mercenari che erano al servizio dell’Imperatore e che avevano lì – esattamente lì – i loro "castra" (cioè la caserma), sul colle dove adesso sorge San Giovanni in Laterano. Nella mia visita in San Giovanni in Laterano ho insistito molto sui resti archeologici dell’antico “castrum” dei cavalieri singolari, la cavalleria pretoria dell’Imperatore. Poi cosa accadde? Accade – questo racconto e questo dimostra la Basilica – che i "Milites Singulares", questo corpo militare di élite diremmo oggi, al tempo dell’Imperatore Costantino scelse la parte sbagliata: a volte succede nella storia che si mette con chi perde… Si misero con Massenzio. Massenzio venne sconfitto a Saxa Rubra e Costantino liquidò totalmente ed eliminò questo corpo militare ritenuto inaffidabile e regalò lo spazio che era stato dei "Milites Singulares" alla nascente Chiesa cristiana, che lì ha realizzato la sua basilica dedicata a Cristo Salvatore: tutto è cominciato da lì. E poi è venuto tutto il resto, di cui a lungo parlo: la grande Basilica: la Scala Santa, il Santuario che sta accanto, il grande obelisco fatto mettere da Sisto V, che celebra la gloria dell’Imperatore, ed è addirittura ancora viva la memoria del Battistero paleocristiano, in cui la leggenda dice sia stato battezzato Costantino, il primo imperatore cristiano. Ecco quante cose ci sono sepolte nella storia, nella memoria, ma anche fisicamente nella terra, quando si attraversa Roma.
D. – Un’ultima domanda, che riguarda una dimensione un po’ particolare di questo film: il fatto cioè che ciascuno spettatore ha l’illusione di visitare questa basiliche da solo, in completa solitudine, cosa che normalmente non succede perché sono sempre molto affollate…
R. – Sì, è quello l’obiettivo: far capire al visitatore che in fondo lui è il protagonista esclusivo della visita, cancellando tutto il clamore, tutto il caos, tutto il disordine frastornante che normalmente accompagna la visita di ciascuno di noi quando entriamo in un grande e celebre monumento.
Radio Vaticana

Palloni a gas e mongolfiere sfida in volo

Un aprile dedicato al volo e una "tre giorni" di sottile adrenalina tra fascino, emozione e spettacolo va in scena a Villa Mirabello nel Parco della Reggia di Monza. Iniziativa organizzata da una firma d'autore, Marco Majrani, fotografo professionista, giornalista scientifico, nonché curatore della nuova sezione di aerostatica presso il Museo di Volandia, Parco e Museo del Volo di Malpensa sotto la regia del Club Aerostatico Italiano e il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza.
Eleganti palloni a gas e coloratissime mongolfiere ad aria calda si sfidano per l’occasione dopo 46 anni in un emozionante contest di volo libero. Tra essi l’I-OECM di Aeronord Aerostat, unico italiano, e alcuni provenienti da altri paesi europei. Sarà possibile provare gratuitamente l’emozione del volo, insieme a tutta la famiglia, grazie ai voli frenati con le mongolfiere.
Un evento “au ballon”, ricco di storia e tradizione, un’emozione da prendere... al volo! Un gran finissage alla Mostra unica e intrigante dedicata al Volo, aperta a Villa Mirabello dall'1 al 25 aprile, per celebrare un percorso inedito sugli aerostati ("i più leggeri dell'aria"), con oggetti storici esposti per la prima volta in Italia. Un viaggio che ripercorre gli scenari incantevoli delle prime esplorazioni, dai racconti entusiasmanti di Jules Verne al primo favoloso volo organizzato dai fratelli Montgolfier, ai giorni nostri. Una location quella di Villa Mirabello all’interno del Parco della Reggia di Monza, scelta per almeno due (bellissimi) motivi. In primo luogo perché la Lombardia ha alle spalle nel suo palmares numerosi primati mondiali, ma in particolare l'organizzazione della grande Esposizione Internazionale di Milano del 1906, che vide il trionfo della tradizione aeronautica della città e dell'intera regione, fatto storico che il Festival del Volo vuole ripercorrere nel ricordo. Secondo perché Villa Mirabello, mirabile esempio di architettura e dimora più antica del Parco della Reggia di Monza, costruita verso la metà del XVII secolo dalla famiglia Durini, fu la sede del primo esperimento aerostatico italiano. Infatti il Marchese Marsilio Landriani, poliedrico scienziato e studioso, il 15 novembre 1783 lanciò in volo nella stessa identica area due palloni, "uno di 16 pollici e l'altro della foggia di un sacco alto circa 3 piedi, a cui essendo notte attaccossi un lumicino che sollevò seco e per lungo tratto sostenne" (Carlo Amoretti, Giornale del Volo). Cuore della mostra è la sezione legata alla storia dei "giganti più leggeri dell'aria" con oggetti esclusivi di collezioni private, in collaborazione con i principali musei aeronautici italiani come Volandia, Vigna di Valle, Museo Caproni di Trento e con altre "raccolte", dal Vittoriale all'Aeronautica Militare. Saranno esposti inoltre quadri, stampe d'epoca, suppellettili di fine Settecento ispirate alla moda "au ballon" e la più completa collezione italiana di medaglie con soggetti aerostatici. Tra i preziosi documenti autografi dei grandi aeronauti del passato c'è la lettera originale di Joseph Montgolfier, in cui si annuncia il nuovo tentativo di volo umano. Datata 17 novembre 1783, viene considerata alla pari di un "Sacro Graal dell'aerostatica".
Per i bambini e le famiglie non mancano i laboratori, modellini, gigantografie e oggetti dalle dimensioni maxi a cura di Creda e Libro Giocando. Nella postazione multimediale dedicata al Codice del Volo di Leonardo da Vinci il pubblico può sfogliare il manoscritto del genio toscano in alta definizione e comprendere il funzionamento delle macchine volanti ivi progettate grazie ad accurate ricostruzioni 3D. Lo studio del codice e lo sviluppo del software sono stati curati dal centro studi Leonardo3, organizzatore della grande mostra Leonardo3 - Il Mondo di Leonardo allestita fino al 31 dicembre 2016 in Piazza della Scala (ingresso Galleria Vittorio Emanuele) a Milano. A completare la kermesse del volo, numerose automobili d'epoca chiamate a rinverdire la tradizione del "Rally ballon" che, dal 1920 al 1940, premiava l’auto che per prima giungeva nel luogo dove i palloni atterravano . Il Festival del Volo invita tutti al suo spettacolo..

LO SAI CHE… 
ALCUNI PRIMATI AERONAUTICI DI MILANO
1783, novembre - Primo esperimento di aerostatica in Italia, uno dei primissimi al mondo. Marsilio Landriani a Monza, davanti a Villa Mirabello.
1784, gennaio – a Milano viene pubblicato il Giornale Aerostatico, primo periodico di aviazione al mondo.
1784, 25 febbraio – Primo volo al di fuori della Francia, quarto assoluto mondiale, il conte milanese Paolo Andreani a Brugherio.
1847, 13 giugno – Prima gara tra aerostati a Milano. Tre palloni in gara: vinse chi riuscì a salire più in alto.
1848, marzo – Cinque Giornate, primo trasporto aereo postale.
1877 – il milanese ing. Enrico Forlanini fa volare per la prima volta al mondo un proto-elicottero. Era la prima volta che un velivolo più pesante dell’aria riusciva a innalzarsi.
1895 – la casa editrice Hoepli pubblica “teoria del volo”, di Aristide Faccioli, primo libro di aeronautica. Faccioli costruirà nel 1909 il primo aeroplano italiano.
1902, 2 giugno – nasce a Milano l’Aeroclub d’Italia.
1904, 19 gennaio – nasce a Milano la SAI, Società Aeronautica Italiana.
1906 – Durante l’Esposizione Internazionale di Milano vengono disputate 16 gare tra aerostati. E’ la prima volta al mondo che si assiste a una tale concentrazione di competizioni aeronautiche.
1906, 11 novembre – il milanese Celestino Usuelli valica le Alpi per la prima volta da est a ovest, vincendo la coppa messa in palio dalla Regina Margherita per chi fosse riuscito nell’impresa.
1909 – La casa editrice Hoepli pubblica il primo manuale di volo.
1910 – Nasce nel quartiere Taliedo di Milano la prima vera industria aeronautica al mondo e italiana, ad opera di Gianni Caproni.
1910 – L’ing. Porro Lodi, milanese, fabbrica la prima teleferica aerostatica al mondo a Viareggio.
ansa

Nasce la Cretan way, un nuovo cammino europeo

Nel bel mezzo del Mediterraneo è nato un nuovo cammino che si aggiunge ai grandi Cammini Europei: si tratta della via Cretese, "Cretan way" in inglese, “I Strata tis Kritis” in greco, un percorso di 500 chilometri nell'isola di Creta, in Grecia, a cui per cinque anni hanno lavorato spontaneamente volontari di tutto il mondo insieme alla Compagnia dei Cammini, associazione di turismo responsabile, da anni impegnata in questo progetto. 
"Cretan Way" nasce dalle tracce della E4, il nome che l'associazione dei Ramblers europei aveva dato al sentiero lungo oltre 10mila chilometri, che attraversa l'Europa da Ovest a Est, dalla Spagna a Cipro, passando anche per Creta, dove il cammino era, però, stato abbandonato. Proprio per questa ragione La Compagnia dei Cammini, che già da anni proponeva tra i suoi viaggi questo itinerario con il suo coordinatore Luca Gianotti, ha deciso di ripristinare l'antico cammino insieme a volontari provenienti da tutto il mondo. Il lavoro, iniziato nel 2010, ha via via portato alla definizione e alla tracciatura di sentieri, segnaletica, tracce GPS e alla ricognizione dei luoghi in cui sostare per la notte: tutte informazioni raccolte nel libro The Cretan Way di Luca Gianotti (edizioni Anavasi), appena pubblicato e indispensabile per chi desidera intraprendere il viaggio in solitaria.
"Sono stato a Creta 29 volte in viaggio itinerante con il mio zaino e, dopo aver visto che non si poteva accedere a uno dei cammini più belli del mondo, ho deciso di attivarmi per renderlo fruibile - ha dichiarato Luca Gianotti, coordinatore della Compagnia dei Cammini –. Per la sua bellezza potrebbe realmente divenire uno dei percorsi più amati in Europa, al pari del GR20 in Corsica, il Cammino di Santiago e la Via Francigena. Ho cercato di assicurarmi, quindi, che divenisse accessibile a tutti, fornendo tracce GPS e una descrizione dettagliata del percorso che vi consiglio di seguire con attenzione, soprattutto nelle sezioni in cui il sentiero non è segnalato".
Come molti cammini, anche la Cretan Way parte da Est, in particolare dalla bellissima spiaggia di Kato Zakros, e arriva a Ovest, al monastero di Chrisoskalitisa, a picco sul mare. Per completarlo sono necessari 28-29 giorni di cammino ma si può percorrere anche in singoli tratti, da soli o in gruppo con la Compagnia dei Cammini che lo ha inserito tra i suoi prossimi viaggi. L'associazione proporrà, infatti, ogni anno un tratto diverso del percorso, cosicché in 4 anni consecutivi, sarà possibile percorrere uno dei più cammini belli del mondo.
Per chi vuole conoscere il primo tratto della Via Cretese sarà, quindi, possibile partecipare al viaggio itinerante dal 20 al 28 aprile con La Compagnia dei Cammini. Il percorso, dedicato a camminatori esperti prevede una media di 20 chilometri al giorno, in ambienti sempre diversi tra loro, sostando in villaggi sperduti, in cui la vita è ancora quella di una volta. Si partirà dal punto più a Est dell’isola alla scoperta di boschi, gole, affacci sui due mari, chiesette e tante persone ospitali e allegre. Buona motivazione, voglia di condivisione e spirito di adattamento saranno necessarie per questo tipo di cammino che parte dal mare e arriva fino a 2000 metri.
Un'altra occasione per intraprendere un altro tratto di questo viaggio è prevista per l’autunno, dal 14 al 23 ottobre, periodo in cui l’isola regala spettacolari fioriture che da sole valgono il viaggio. Il percorso, di media difficoltà, è un viaggio di deep walking, la camminata meditativa che segue le tradizioni del buddismo zen e dello sciamanesimo tolteco. Il trekking percorrerà i sentieri che si affacciano sul mare, è un tratto nella parte Ovest dell’isola, sulla Via Cretese; si toccano i villaggi dell’interno e si percorrono le gole di Aradena, dando la possibilità di ammirare le chiese bizantine, le gole di Samaria e di Agia Irini e le rovine di Lissos, fino alla penisola di Paleohora, dove termina il viaggio.
ansa

Itinerari Alla riscoperta dei luoghi di Francesco

da Avvenire

Seguendo Francesco. Dall’incanto mistico della tosca e petrosa la Verna alla silva e reatina Poggio Bustone, (borgo oggi forse più noto per aver dato i natali al cantautore Lucio Battisti), sono oltre 200 km di “cammino” percorrendo la consolare, la vecchia statale Flaminia. Un percorso dell’anima Sulle tracce di san Francesco (Il Mulino, pagine 148, euro 14) titolo omonimo del gustoso e peripatetico saggio a firma di Attilio Brilli e Simonetta Neri. 

È un viaggio alla “riscoperta” dei luoghi francescani, così come fecero illustri - e meno noti - viaggiatori agli inizi del ’900. Si deve a un gruppo di scrittori, artisti e intellettuali, in prevalenza stranieri, questo meraviglioso “salvataggio” dall’oblio in cui erano precipitati quei luoghi che, cambiando e talora cedendo - almeno parzialmente - ai tempi moderni, conservano comunque ancora l’impronta francescana. «Nessuno può sperare di conoscere san Francesco senza conoscere e amare i luoghi in cui visse», ha scritto il caposcuola della moderna storiografia francescana Paul Sabatier, indicando l’iter sacrale verso «questi piccoli romitori, abbastanza isolati perché vi si possa fuggire ogni distrazione, ma abbastanza vicini alla città per potervi andare a predicare, si trovano ovunque è passato Francesco». Al pastore protestante francese, la Verna parve «un immenso monolite caduto dal cielo, e andato ad arenarsi sulle alture del Casentino, a somiglianza dell’Arca di Noè sul monte Ararat». Dinanzi al maestoso Sasso Spicco, lo scrittore scozzese Joseph Forsyth nel suo viaggio in Italia, annota: «Qui regna il volto terribile della natura». Il drammaturgo americano Julien Green, conoscendo la storia delle stimmate ricevute dal Poverello di Assisi sul sacro monte, vide nell’abisso delle grotte in cui si rifugiò «rocce frantumate in cataclismi immemorabili» che, al cospetto di Francesco, «raffiguravano ai suo occhi le ferite di Cristo». Secondo la biografia di Tommaso da Celano, san Francesco riparò a la Verna nel 1224, assieme a pochi compagni perché «fossero custodi amorosi della sua quiete». Una quiete distolta da questo luogo che al poeta danese Johannes Jørgensen lasciò un senso di «oscuro e profondo». 

Quattro anni prima dell’isolamento eremitico, la quarantena de la Verna, e del mistero dell’«ultimo sigillo», affinché in modo misericordioso si compisse in lui la volontà del Padre celeste», Francesco al capitolo generale dell’Ordine aveva tuonato contro il nuovo indirizzo condiviso dalla maggioranza dei confratelli. Questi contravvenivano alla Regola dettata da Francesco che gli chiedeva espressamente «di non appropriarsi di alcun luogo, né di contenderlo ad alcuno». La delusione per non voler sposare in toto, come egli fece «sorella povertà», lo condusse allo sconforto. «D’ora in avanti sono morto per voi», proferì amaramente Francesco. 

Così, per volontà di papa Innocenzo IV quell’oscuro romitorio della Verna già dal 1250 venne proclamato luogo santo. Forse questo avrebbe immalinconito ancor più il Poverello. E quella santa melanconia si ritrova nei versi del poeta di Marradi, Dino Campana, salito fin lassù, al Sasso Spicco, per descrivere la «chiesetta francescana» e la «tristezza del chiostro: e pare il giorno dall’ombra, giorno piagner che si muore». La morte echeggia nell’eremo di Montecasale in Valtiberina, detta la «Verna in miniatura» che in una grotta conserva i teschi dei briganti («taglieggiatori dei viandanti»), qui ospitati da Francesco secondo un altro dettame fondante della Regola: «Accogliere con bontà chiunque verrà, da amico o nemico, da ladro o brigante». Nascondigli di preghiera, pertugi ammantati dal bosco in cui «insieme alle rocce, le foreste insegnano cose che non s’apprendano nemmeno dai maestri della scienza», ammonisce san Bernardo. 

Il più oscuro e nascosto dei luoghi francescani di Toscana restano le Celle di Cortona, a un’ora abbondante di cammino dalla città aretina. Talmente celate le Celle che nel suo ritratto del Poverello d’Assisi - fanno notare gli autori di Sulle tracce di san Francesco «se ne dimenticò persino un amante della Toscana come il cattolico Edward Hutton». Qui Francesco, di ritorno dalla Verna, fece sosta, diretto per l’ultima volta ad Assisi. Dopo aver abbandonato quella del padre, il mercante di stoffe Pietro di Bernardone, l’altra casa - «il primo ricetto o nascondiglio» - assisiate di Francesco divenne la grotta sovrastante la piccola chiesa di san Damiano, in mezzo agli «uliveti di Galilea». 

Dopo l’«uscita dal mondo», a San Damiano, Francesco diede prova di essere un restauratore, costruendo «pietra su pietra», la cappella e quel luogo di clausura delle Povere Dame, dove l’amata sorella Chiara visse per quarant’anni fino alla morte. Vite parallele e di penitenza quelle del Poverello e di Chiara d’Assisi e poi di tutti coloro che nei secoli varcarono l’Eremo delle Carceri dove ebbe sede il primitivo oratorio e la Grotta di san Francesco. Questa è la «tebaide eremitica del Subasio», collegata con il «tugurio», il lebbrosario di Rivotorto, non lontano da quella piccola porzione di terreno che diede origine letteralmente (il «pezzettino») alla Porziuncola. È qui che il 4 ottobre 1226 si concluse il cammino terreno di Francesco e del suo corpo malandato e non curato che soleva chiamare «fratello asino». 

Oggi questa magnifica chiesetta che conserva il bel quadro dell’Annunziata e una crocifissione “mutilata” del Perugino è incastonata all’interno della maestosa basilica seicentesca di Santa Maria degli Angeli. Siamo al centro dell’Umbria, nel cuore verde della spiritualità occidentale dove su suggerimento del Sabatier si spinse l’unica viaggiatrice straniera del ’900, Beryl De Selincourt. Accompagnata dalla fotografa Mildred Bicknell il loro reportage le portò a “riscoprire” sopra a Spoleto le grotte di Monteluco ove si fermò anche sant’Antonio da Padova, la Romita di Cesi e il convento fondato da Paolo da Foligno nel 1335. L’itinerario umbro si interrompe allo Speco di Narni, poi si entra nel Lazio nella Foresta, nell’«aspro eremo di Poggio Bustone» che affascinò Ernest Raymond e la Fonte Colombo dove, ricorda Guido Piovene arrivato nella Valle Santa, Francesco dettò ai suoi fratelli la Regola dell’Ordine. 

Quei fraticelli a lui cari, assieme ai pastori e i contadini del borgo sottostante al monte Lacerone, nel dicembre 1223 aiutarono san Francesco a celebrare il Natale di Greccio. Uno “spettacolo” che Edouard Schneider conoscitore del teatro e biografo di Eleonora Duse rivive descrivendolo estasiato: «La scena di Betlemme, improvvisata qui dal genio di Francesco è stata come una seconda nascita del cristianesimo».

Se il viaggio è "come natura crea". Tornare alle origini tra vulcani, laghi, fiumi e spiagge

Quando a guidare un viaggio è la natura, spettacolare ma anche paurosa, maestosa eppure fragile, si torna con occhi e polmoni nuovi e la città in cui si vive, che sia grande o piccola, diventa all'improvviso stretta e rumorosa.
E la natura è adatta quasi a ogni stato d'animo del viaggiatore: può essere la calma e la pace dei laghi ad attrarre oppure la furia dei vulcani. Ancora ci si può innamorare del silenzio e del candore della neve oppure del caldo e delle acque cristalline delle spiagge. Poi ci sono i canyon che fanno diventare la natura un quadro.

Anche il succedersi delle stagioni può far venire la voglia di viaggiare: dal foliage d'autunno ai viaggi per fiori di primavera, dalla vendemmia ai frutti d'estate. 
ansa

Innamorati di Napoli. Gli angoli più veraci della città accompagnati dalle voci di Lina e Lenù

Dal Rione Luzzatti al Rettifilo, passando attraverso il tunnel scrostato di via Gianturco e, ancora, Piazza Garibaldi, Piazza Municipio fino a Port’Alba. Visitare Napoli con gli occhi de L'amica geniale. Unica bussola i best seller di Elena Ferrante per attraversare la città di seguendo le tracce indicate dai suoi libri.
Dai vicoli più oscuri fino alle luci di Chiaia, il Decumano e il Petraio si snoda il viaggio guidato dai personaggi della misteriosa scrittrice, in un percorso che dalla periferia "scrostata" a Piazza dei Martiri passa dai bassifondi, fino ad arrivare a panorami da togliere il fiato.
Elena Ferrante diventa l’ideale guida di un itinerario letterario che il Romeo hotel, l’hotel di design di Napoli, ha trasformato in un tour che ripercorre la storia delle due amiche, Lenù e Lina, in quel continuo – e irresistibile - rovesciamento di destini che ha fatto innamorare di Napoli tutto il mondo.
Un percorso studiato attraverso i ricordi dei personaggi dei quattro romanzi di Elena Ferrante e filtrato dalla sapiente penna di un’estimatrice e studiosa dell’opera della scrittrice, la giornalista Titti Marrone, dedicato ai viaggiatori desiderosi di cogliere gli scorci più autentici della città, in un’esperienza eccitante e lontana dal turismo convenzionale. Così, abbandonati i soliti cliché, trionfano il fascino, i colori e i profumi di una Napoli dai mille volti e dalle storie avvincenti, una Napoli città-mondo che recupera il fascino e i contrasti dei luoghi cantati da Goethe in un passato rimasto indimenticabile.
Un ideale viaggio che fa della città la terza protagonista dei romanzi, un personaggio versatile, seducente, ricco di un’energia quotidiana da riportare alla luce, fatta di sapori, di odori, di rumori da cui lasciarsi travolgere per viverla come se si fosse parte di essa. Come nei libri, in cui la cornice della città accoglie il lettore per fargli vivere in prima persona l’intensità dei rioni e farlo sentire partenopeo, il tour accompagna gli ospiti alla scoperta degli angoli più suggestivi e segreti di Napoli.
"Davanti a noi, oltre lo stradone si allungava una via tutte buche che costeggiava gli stagni… A destra si distendeva il filo di una campagna senza alberi sotto un ciel enorme. A sinistra c’era un tunnel a tre bocche, ma se ci si arrampicava su fino ai binari della ferrovia, nelle belle giornate si vedeva, al di là di certe case basse e muri di tufo e una fitta vegetazione, una montagna celeste con una vetta più bassa e una più alta, che si chiama Vesuvio" è il passaggio che guida alla scoperta dell’odierno sottopasso scrostato del Gianturco attraversato dalle ragazzine nelle prime pagine del libro.
"Mi portò per corso Garibaldi, fino all’edificio che sarebbe stata la mia scuola. Mi mostrò piazza Carlo III, l’Albergo dei Poveri, l’Orto Botanico, via Foria, Il Museo…via Costantinopoli, Port’Alba, Toledo" prosegue, raccontando di quando Lenuccia si reca per la prima volta al suo Liceo Garibaldi. Sono alcuni dei passaggi della tetralogia che hanno aiutato la giornalista e critica napoletana a costruire, in collaborazione con il Romeo hotel, il percorso "Napoli con gli occhi de l’Amica Geniale".
Il Romeo hotel è stato progettato dallo stesso Kenzo Tange del Centro Direzionale che “si intravede” (il Centro Direzionale è stato in realtà costruito nel 1995) dal sottopasso scrostato del Gianturco. Il percorso sarà prenotabile a partire dagli inizi di aprile.
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