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Il turismo per gli italiani: solo vacanze a chilometri zero

Ormai è un dato di fatto: il 60% degli italiani preferisce le microvacanze e sta dicendo addio alle vacanze “lunghe”.In questi ultimi anni, infatti, le ferie classiche, da quattro notti e oltre, stanno definitivamente lasciando il passo al microturismo territoriale cambiando radicalmente gli orizzonti turistici italiani. Un fenomeno in continua crescita che, oltre a mettere in luce nuovi protagonisti e aprire le porte a settori commerciali definiti finora di nicchia, richiede necessariamente un coordinamento di tutti coloro fra istituzioni, associazioni e produttori che agiscono sul territorio. Il tutto per arrivare a realizzare un’alleanza per il territorio”.

Claudio Nardocci, 54 anni, Presidente dell’Unpli (Unione Nazionale delle Pro Loco) a capo di un’organizzazione di 600 mila iscritti che operano in seimila sedi sparse in tutto il territorio italiano, spiega in questa intervista al nostro giornale la nuova politica della più potente e diffusa organizzazione di volontariato che opera in Italia.


Secondo Lei quali sono i fattori che hanno determinato questo nuovo modo di fare vacanza?

“Inizialmente si pensava che questo fenomeno fosse legato alla bassa congiuntura economica ma con il passare del tempo ha svelato un lato per nulla congiunturale. Nel 2008, secondo il dato ufficiale Istat, gli italiani alle vacanze tradizionali hanno preferito le vacanze brevi, quelle che durano da una a tre notti fuori casa”.

Da cosa nasce questa scelta?

“Da una parte abbiamo la minore attitudine dei turisti a concentrare aspettative e investimenti nelle vacanze lunghe e dall’altra la voglia di riappropriarsi del proprio territorio”.

Quindi possiamo parlare di vacanze a “chilometri zero”?

“Proprio così anche se è bene precisare che con questa definizione si intende sia il raggio di distanza limitato che la tendenza culturale dei turisti a riscoprire e rivalutare i territori vicini. Secondo quanto segnalato dagli albergatori a Pasqua 2010 il 17,5% dei clienti proveniva dalla stessa regione in cui era situato l’hotel, il 35% da una regione confinante per un totale del 53. Non si tratta di un dato occasionale visto lo scorso Natale era il 54%. Inoltre sempre nel 2009 i microvacanzieri non hanno fatto solo una vacanze a chilometri zero: il 26% ne ha fatte oltre 5 ed il 7% almeno 10. Insomma l’Italia, come il resto dell’Europa, sta dicendo addio al modello tradizionale di vacanze”.

E’ possibile fare un l’identikit del “microvacanziere”?

“Direi proprio di no, perché il microturismo è una tendenza generale che taglia trasversalmente tutti i ceti sociali partendo dai lavoratori autonomi fino ad arrivare ai più giovani. Grazie alla nuova spinta venuta dai protagonisti del territorio come enogastronomia, associazionismo e tutela del territorio, i microturisti possono avere accesso all’immenso patrimonio culturale materiale e immateriale del nostro Paese costituito da borghi riscoperti, ambienti, prodotti enogastronomici di nicchia. Il tutto unito dalla riscoperta, da parte dei turisti, dello stare insieme in modi diversi e più gratificanti”.

Ma quali sono i protagonisti del microturismo?

“Questo tipo di offerta turistica che vede le Pro Loco in prima linea ha portato alla ribalta nuovi protagonisti, come ad esempio, i Bed&breakfast, gli agriturismi o i produttori di miele. Allo stesso tempo si sono aperte nuove frontiere nel settore commerciale a cui si aggiunge il proliferare di mercatini di fine settimana. Purtroppo questo tipo di fenomenologia sociale ed economica è cresciuta in modo creativo ma disordinato, insomma a cespuglio”.

Quale strategia è necessaria per fare decollare definitivamente le “vacanze brevi”?

“E’ indispensabile che le istituzioni nazionali e locali mettano a punto nuove politiche e che, nello spirito della sussidiarietà, diano all’associazionismo privato e alle forme di imprenditorialità diffuse nel territorio, la chance di nuove forme di collaborazione per la promozione del territorio. E’ arrivato il momento che questo tipo di turismo nato per lo più in forma occasionale si sviluppi strutturalmente”.

E questa alleanza per il territorio nascerà?

“Abbiamo fatto le prove generali a Trapani durante un convegno al quale hanno partecipato amministratori locali, dirigenti delle Pro Loco provenienti da tutto il Paese, studiosi di alcune università italiane, produttori di tipicità e le nuove professioni nate intorno al micro turismo territoriale: Bed&breakfast, agriturismo, produttori di conserve ed altro. Ne è nata una proposta operativa: costituire il tavolo permanente degli “attori del territorio” intanto per alcune cose operative come il calendario degli eventi, le informazioni e la comunicazione. Il resto verrà da se. La nuova alleanza è partita”.

Pellegrini in India

Nell’ambito del progetto dell’incontro cristianesimo e induismo, per il secondo anno l’Opera romana pellegrinaggi propone un itinerario nell’India del Nord, da New Delhi a Goa, che prevede la visita ai santuari classici dell’induismo fino al distretto di Goa, dove con san Francesco Saverio approdarono gli evangelizzatori nel 1542, e si stabilirono in particolare le comunità portoghesi.
In una repubblica federale di 3.204.349 kmq con una popolazione di circa un miliardo dove la religione induista rappresenta l’80%, l’islamica l’11%, i sikh il 2%, i buddisti lo 0,7%, seguiti poi dai giainisti e dai cristiani – la regione nord-ovest di Delhi e del Rajasthan (Jaipur) rappresenta una parte dell’immenso territorio, che comprende 25 Stati e 7 territori, ma è pur sempre la porta d’ingresso dell’India (Delhi). Per terminare nel più piccolo Stato dell’India: Goa, con una superficie di 3.702 kmq e una popolazione di 1.250.000, molto più a sud, sul mare arabico, ai confini del Kanataka (Bangalore).
Il Taj Mahal.
Il Taj Mahal
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Delhi o New Delhi
È considerata la "porta dell’India del nord", vasta e caotica, ma ricca di storia e di monumenti: è la capitale federale della Repubblica indiana e la terza città più popolosa dell’India (10.000.000 di abitanti). Il centro della città nuova (New Delhi) è l’immensa piazza circolare, detta Cannaught Place che, attraverso l’arteria stradale del Masturba Gandhi Marg (l’India Gate), introduce agli imponenti palazzi governativi d’epoca inglese. A sud del Rajpath – vasto viale circondato da aiuole e laghetti – vi è l’imponente complesso monumentale del Qutb Minar. Di valore architettonico la chiesa cristiana di Gesù e Maria. Nel 1948 Gandhi è assassinato da un fanatico indù in un parco pubblico cittadino.
Agra
È il centro più noto dell’India, soprattutto per il Taj Mahal, considerato una delle meraviglie del mondo, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1983. Fatto costruire dall’imperatore Moghul Shahjehan nel 1631 in memoria della moglie Mumtaz Mahal, morta durante il parto del 14° figlio dopo 17 anni di matrimonio. È il monumento più famoso dell’India, la cui costruzione fu completata solamente nel 1653 e richiese l’impiego di 20.000 operai. Il Forte Rosso, patrimonio dell’Unesco dal 1983, costruzione di vasta estensione che si affaccia sul fiume Yamuna, iniziata dall’imperatore Akbar e poi ampliata dai successivi imperatori. Non tutti i monumenti conservati all’interno sono visibili, tra cui la Moti Masjid (moschea della perla) in marmo. Sosta e visita alla casa di Madre Teresa di Calcutta.
Viaggio in India 1986: Giovanni Paolo II prega sulla tomba del Mahatma Gandhi a New Delhi.
Viaggio in India 1986: Giovanni Paolo II prega sulla tomba
del Mahatma Gandhi a New Delhi (foto Giuliani).
Jaipur
La capitale del Rajasthan, che è il territorio più vasto dell’India del nord. Il paesaggio è pittoresco con flora e fauna di grande varietà e bellezza. Con Delhi e Agra forma il triangolo turistico tipico dell’India – riflette i veri colori e le note caratteristiche dell’India tradizionale, quella dei sari e dei turbanti, come dei gioielli. Le caratteristiche della città sono offerte dalla fortezza Fort Amber che si raggiunge a dorso di festosi e pacifici elefanti. Alla base c’è il lago Mota, dove si immergono gli elefanti, che portano i turisti. La "Città Rosa", così chiamata dal colore dell’arenaria impiegata per la costruzione degli edifici più antichi, sorge nel letto di un lago asciutto, circondata da colline in cima alle quali torreggiano fortezze dalle mura merlate. Infine si possono vedere il palazzo di città del maharaja con il suo museo, l’osservatorio astronomico Jantar Mantar e ammirare il palazzo dei venti.
Goa
L’identità di Goa si può riassumere in una singolare fusione tra due culture diverse, quella latina e quella orientale, e tra due religioni, l’induismo e il cristianesimo. Qui infatti le donne in sari multicolori affollano le chiese cattoliche, le vie cittadine si chiamano "rua" e la gente, non di rado, porta nomi portoghesi. Visita del Bom Jesus, considerato il maggior esempio di architettura cristiana in Asia: contiene la tomba e le spoglie mortali di san Francesco Saverio, che è il patrono di Goa. Visita di Old Goa, la parte storica che ha conservato intatta l’eredità portoghese con le chiese e i monumenti sorti nel periodo coloniale, chiese risalenti al ’500 e ’600, dal tipico stile rinascimentale, barocco e manuelino: chiesa di Nostra Signora dell’Immacolata, cattedrale della Se, chiesa e convento di San Francesco d’Assisi, chiesa di Sant’Agostino, chiesa di San Gaetano, chiesa e convento di Santa Monica.
Bombay (Mumbay)
È la porta d’ingresso dell’India del sud, la sua metropoli più moderna e popolosa, il suo centro economico e finanziario. Capitale dello Stato del Maharashtra, ha 15.000.000 di abitanti, con il maggior tasso d’incremento demografico. Mumbay ha meno storia e monumenti di Delhi. I più significativi: la famosa passeggiata cittadina costituita dal lungomare, detto Marina Drive, il tempio jainista e le torri del silenzio, la casa-museo di Gandhi e altri stupendi monumenti di Bombay risalenti all’epoca della dominazione inglese, come la Victoria Station.

di Gian Luigi Boschi / vitapastorale novembre 2010

Ue: ok a riconoscimento per gli itinerari termali

Sono finalmente realtà gli itinerari culturali termali europei: giovedì 25 novembre a Vichy, il Consiglio d'Europa consegnerà ufficialmente all'Ehtta, l'associazione europea delle città termali storiche, il diploma che riconosce e assegna il marchio di 'Itinerario culturale europeo'.
Per ottenere il riconoscimento è necessario possedere cinque requisiti: essere una città termale storica almeno fin dal XIX secolo, avere una fonte termale in attività, possedere un patrimonio architettonico risalente almeno al 19mo secolo, disporre di una tradizione e di infrastrutture di divertimento e di attività culturali (casinò, teatro, sale musica ecc), predisporre un'offerta di qualità (tramite alberghi di fascia alta) e disporre di un numero di camere significativo, appropriato alla funzione termale e turistica della città.
L'Italia conta 378 aziende termali, di cui il 46,8% si trova al nord anche se i picchi di concentrazione si hanno in Campania (113), Veneto (109), Emilia Romagna (24), Toscana (23). 170 sono invece i comuni italiani che hanno un centro termale con un'offerta complessiva di 370mila posti letto.

travelnonstop.com

Ma è il turismo il primo settore dell’e-commerce in Italia

VALERIO MARIANI / lastampa.it
Una risposta alla crisi dei consumi proviene dall’e-commerce: nonostante i valori assoluti siano ancora molto bassi rispetto al resto d’Europa, gli italiani che comprano su Internet crescono, spendono e maturano. Secondo i dati del decimo rapporto dell’Osservatorio promosso dalla School of management del Politecnico di Milano, realizzato in collaborazione con Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italiano, nel 2010 si prevede un incremento del 14 per cento delle vendite online rispetto al 2009.

Dopo un anno di stallo, l’e-commerce torna a crescere registrando un volume di affari complessivo di 6,5 miliardi di euro pari a circa l’1 per cento del valore del mercato retail. Sempre secondo il rapporto, sono circa 8 milioni gli acquirenti online italiani, in crescita di un milione rispetto al 2009. La crescita del volume d’affari è circa il doppio rispetto a quella attesa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna per il 2010, mentre è in linea con quella della Francia e superiore a quella della Germania, confermando l’intuizione di un colosso dell’e-commerce come Amazon che in settimana inaugurerà lo store italiano. In particolare per quanto riguarda i settori merceologici, il rapporto dell’Osservatorio attesta l’incremento più alto per il settore dell’abbigliamento (+43 per cento), oltre il doppio degli altri comparti, grazie alle ottime performance di Yoox e all’inaugurazione dei negozi virtuali di molti brand.

Ma è il turismo il primo settore dell’e-commerce in Italia, contando per il 52 per cento sul totale e registrando un incremento di 443 milioni di euro. Risultato, questo, prevedibile visto che il 70 per cento delle transazioni del comparto riguardano il ticketing di treni e voli aerei o, comunque, le vendite di servizi.

A seguire, ma a notevole distanza, l’informatica e l’elettronica di consumo (10 per cento del totale), assicurazioni, abbigliamento, editoria, musica e audiovisivi. In controtendenza rispetto ai mercati di Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania, è la vendita dei prodotti. In questi paesi, infatti, risultano essere prevalenti rispetto a quelle dei servizi (60 per cento contro 40), mentre in Italia i servizi come le biglietterie dei treni, degli aerei e degli eventi in generale, contano ancora per il 65 per cento rispetto al totale.

Nonostante i valori in incremento, in Italia non si è ancora diffusa un’abitudine all’acquisto online. Sempre secondo il rapporto del Politecnico di Milano, l’e-commerce italiano rappresenta l’1 per cento del mercato retail mentre in Gran Bretagna il commercio online è il 10 per cento del totale, in Germania è il 7 e in Francia il 5. Un altro dato riguarda il numero di acquirenti su Internet: gli 8 milioni di italiani sono ancora un valore molto basso rispetto ai 28, 20 e 34 milioni di utenti di Gran Bretagna, Francia e Germania. La spesa media di 800/900 euro all’anno, infine, risulta essere allineata a quella di francesi e tedeschi

Promozione, presenza su internet e formazione come strade maestre per il rilancio e lo sviluppo del settore turistico

Promozione, presenza su internet e formazione come strade maestre per il rilancio e lo sviluppo del settore turistico sono state al centro dell'incontro "Ospitalita' italiana: analisi e proposte per lo sviluppo del sistema ricettivo nazionale", promosso da Federalberghi in apertura di Sia Guest, il Salone dell'Accoglienza di Rimini Fiera dedicato all'hotellerie (aperto fino a martedi'), a cui ha partecipato anche il ministro del turismo Michela Brambilla.
"L'ampia offerta di camere e' un punto di forza dell'hotellerie italiana - ha commentato Brambilla - Non c'e' una saturazione, anzi, c'e' spazio per nuovi investimenti redditizi. Internet ha avuto un impatto enorme sul mercato, ampliando gli orizzonti e demolendo il luogo comune secondo cui il futuro appartiene ai grandi gruppi". Il dibattito ha preso il via dai dati sul sistema ricettivo raccolti da Mercury Firenze, e illustrati da Emilio Becheri. Il rapporto fotografa un sistema alberghiero dotato di un'altissima offerta di camere (1.079.465), ma con un tasso di occupazione al di sotto della media europea (40%, contro il 61% della Francia). Secondo Bernabo' Bocca, presidente di Federalberghi, "quella che si sta concludendo e' un'annata turistica di chiaroscuri: a fine anno le presenze saranno sostanzialmente pari a quelle del 2009, con una ripresa della clientela estera e un calo della domanda interna, ma a preoccupare e' il calo di fatturato. Insomma, i turisti continuano a esserci, ma spendono meno". "Serve promozione sul mercato interno, che continua a rappresentare il 60% dei pernottamenti, e sui mercati esteri che possono dare ritorno immediato- ha spiegato il presidente di Federalberghi - per il 2011, ci aspettiamo segnali incoraggianti da Brasile, Russia, India e Cina. A questo proposito, e' urgente che l'Enit, commissariato da troppo tempo, rientri nella pienezza delle sue funzioni. Inoltre, vanno migliorate le infrastrutture: per quanto riguarda le ferrovie, se si esce dalla dorsale dell'Alta Velocita' si ha a che fare con una rete da terzo mondo. Su tutti questi temi, e' necessario un tavolo di confronto con il Governo e le Regioni". L'importanza di Internet e' stata al centro dell'intervento di Fabio Lazzerini, amministratore delegato di Amadeus Italia, che assieme a Federalberghi ha realizzato il portale Italyhotels.it, al quale, in un anno, si sono gia' iscritte 5 mila imprese alberghiere. "La presenza sulla Rete e' fondamentale - ha sottolineato Lazzerini - ed e' anche un importante strumento di destagionalizzazione". Per quanto riguarda l'Enit, il ministro Brambilla, nel corso del suo intervento, ha assicurato che "l'iter di ricostituzione degli organi sta giungendo al termine: un apposito decreto e' all'esame della Conferenza Stato-Regioni. "Ho intenzione di rinnovare la mia piena fiducia al commissario Matteo Marzotto, visti gli ottimi risultati ottenuti- ha concluso - nei primi sei mesi dell'anno, i flussi turistici sono aumentati del 5,3%".(AGI)

Al via la 60esima Fiera del Guest a Rimini



Dai monaci al turismo. Museo, piazza e monastero per rilanciare il paese

SAN BENEDETTO PO. I restauratori danno gli ultimi ritocchi al busto in gesso di Matilde con elmo e spada che sovrasta l'ingresso al museo. La nobile guerriera, oggi candida dopo la ripulitura, è un simbolo del paese da secoli in lotta con le acque, e per questo capace con tenacia di produrre ricchezze della terra ed eccellenze religiose e culturali. Acqua, terra e cielo. Un destino assecondato dalle ultime amministrazioni che hanno dato impulso alla vocazione turistica sistemando il centro storico, la piazza e il complesso monastico con il suo museo. Per capire San Benedetto Po, in effetti, basta addentrarsi nel Museo che occupa tre ali del monastero benedettino. Che chiuderà i battenti in dicembre per riaprirli ad aprile, ultima tranche del cantiere da 2 milioni e mezzo di una delle più grandi collezioni etnografiche d'Italia. Dai campi al museo. Le collezioni nacquero dalla passione di un gruppo di giovani che negli anni '70 capì che il mondo contadino rischiava di andare irrimediabilmente perduto. «Giravamo le campagne con un furgone - ricorda ora Benito Benatti, 'anima' dell'associazione Amici della Basilica - raccogliendo quanto andava gettato: attrezzi, mobili, vestiti. Tutto». Un'intuizione profetica, per salvare una memoria antica e che il nuovo allestimento museale metterà in rilievo. «Abbiamo oltre 10mila reperti - spiega la conservatrice Federica Guidetti -. Ma ne esporremo pochi, organizzati in sale didattiche, senza lasciare nulla al caso. Valorizzare il contenitore, il complesso benedettino, sarà la vera sfida». Un impegno che renderà ancora più unico un museo il cui filo rosso è il rapporto con il territorio. Nato dalla gente attraverso raccolte e donazioni, si rivolge alla gente, scuole e visitatori attraverso il dialogo con le persone del luogo. Perché le guide non sono nastri registrati, ma volontari degli Amici del museo. Persone in carne ed ossa che sanno tramandare la San Benedetto forgiata nei chiostri benedettini, ma ben viva e vegeta.
Cultura e turismo. «Il museo non è un contenitore morto. È una fabbrica - dice sorridendo Benatti - e gli operai sono i ristoranti, i bar, gli agriturismi della zona». Una realtà che anche i numeri confermano. Nel 2002 l'offerta d'ospitalità era di 3 camere, 6 posti letto in un unico Bed and Breakfast. Ora le strutture sono 19 per 173 posti letto. Un boom che ancora prosegue, legato al Millenario Polironiano del 2007 che ha fatto conoscere la "Cassino del Nord" e il suo complesso monastico in Italia. Da lì in poi sono venuti i riconoscimenti, come quello dei Borghi più belli d'Italia, e i progetti, come l'inserimento nella lista Unesco. L'economia solida. La vocazione locale si capisce ancor più leggendo i dati economici della Camera di Commercio. Settecentoquarantadue imprese registrate a fine settembre, un terzo nell'agricoltura, un terzo in servizi legati al turismo e 1.131 imprenditori, uno ogni 7 abitanti. Un dato rimasto stabile negli ultimi tre anni, nonostante la crisi che ha inciso più riducendo il numero degli addetti, operai e impiegati, che delle aziende ed erodendo la base artigianale. Il ricambio è avvenuto, come in altre città, con un aumento dei piccoli imprenditori extracomunitari, che oggi sono 66 contro i 53 di 3 anni fa. Rispetto al 2000, ultimo censimento, cala il numero delle aziende agricole, mentre la superficie coltivata rimane uguale, segno di un progressivo fenomeno di concentrazione fondiaria. Complessivamente, insomma, l'economia tiene, pur con qualche calo, grazie alla crescita delle medie imprese a scapito dell'artigianato e dei piccoli fondi agricoli. In un territorio così vasto, 69 km quadrati, e frammentato in 8 frazioni, bar e caffè restano alti di numero (39) mentre, segno dei tempi, le pizze al taglio (4) hanno superato i panifici (3). Il futuro. Le tendenze sono già delineate. Ancora una volta ritornare al museo è la chiave. Le sale raccontano delle piene del Po e della produzione di Parmigiano, delle corti agricole e dei salumi. Partendo dal passato per arrivare al presente. E guardando al futuro con schermi multimediali, immagini tridimensionali, oltre al nuovo sito internet e Facebook. Quasi 42mila visitori nel 2008, l'anno delle mostre sul Millenario, contro i 13mila di media. In una parola: San Benedetto punta a crescere valorizzando il patrimonio del passato.

gazzettadimantova © RIPRODUZIONE RISERVATA

SULLA TAVOLA DEL NATALE LA MICOOULA, ANTENATO DEL PANETTONE

Nel mese del Natale, il borgo di Hone, nella bassa Valle d'Aosta, celebra la gustosa Micooula', l'antenato locale del panettone, con quattro giorni di festa tra spettacoli e degustazioni.

Scopo della manifestazione e' valorizzare e rinnovare la tradizione della preparazione della 'Micooula', un gustoso pane di segale che si differenzia dal normale pane nero per la presenza, tra gli ingredienti, di castagne, noci, fichi secchi, uva passa e anche scaglie o pezzettini di cioccolato. Questo antenato del moderno panettone (il cui nome nel 'patois' significa semplicemente 'pane un po' piu' piccolo e un po' speciale') in origine non era che l'antico pane contenente castagne, tipico della vallata di Champorcher e gia' conosciuto in epoca medioevale; successivamente, arricchito negli ingredienti, si e' imposto come dolce delle festivita' natalizie, destinato ad allietare anche le successive veglie invernali nel villaggio di Hone.

La 15/a edizione della 'Feuhta de' la Micooula', in programma dal 5 all'8 dicembre, proporra' animazioni, concerti e spettacoli, ma soprattutto 'sfornate' quotidiane del prelibato dolce, fino alla giornata dell'8 dicembre, il clou della manifestazione, con l'apertura del mercatino di articoli e prodotti artigianali, dimostrazioni di impasto e cottura della Micooula, la degustazione e la vendita del dolce negli stand della pro loco. (ANSA).

La cultura e i resti del passato sono le anime del turismo italiano

Ora i lavori comunali di riqualificazione della passeggiata tra la pievanale di S. Giustina e la storica chiesetta delle Grazie sono in dirittura d'arrivo. Cosicché la lunga colata di grigio cemento finirà nascosta dalla pavimentazione in cubetti di porfido. Si affermerà che quanto esposto non costituisce nulla di strano e che si tratta di normali lavori d'abbellimento di una zona del paese. E, infatti, sarebbe proprio così, se parte dell'area in questione, quella più prossima alla chiesa di Santa Giustina, non fosse d'interesse archeologico dimostrato dai ritrovamenti registrati, prima dell'interruzione estiva dei lavori, di stratificazioni contenenti ceramica e frammenti di terracotta come pezzi d'anfora d'epoca romana. In quella fase e non potendo fare altrimenti le ricerche, affidate all'archeologo Flavio Cafiero da Veneto Strade, furono limitate alla sola analisi e documentazione della sezione prima di consentire la costruzione del muro delimitante la sede stradale. Come dire che l'approfondimento delle indagini era stato rimandato, alla ripresa autunnale, con il rifacimento del marciapiede. Occasione che, purtroppo, non è stata assolutamente colta. Senza minimamente entrare in quelle che sono le implicazioni connesse alla mancata tutela dei beni culturali regolata dal Codice Urbani, una riflessione deve essere fatta sul valore culturale, scientifico ed economico-turistico costituito dai resti dell'insediamento che non sono stati indagati e compresi e che pertanto costituiscono una perdita non secondaria nella conoscenza dell'estensione dell'abitato romano scoperto per la prima volta nel 1999 in Borgata Tarin, nel 2000 in piazza S. Giustina e poi in piazza Vigo. In ogni modo i numeri di visitatori, registrati nei vari musei cadorini la scorsa estate circa 10.000, parlano più d'ogni altra cosa o polemica contro una strana concezione del progresso ancora troppo in voga in Cadore e più complessivamente in troppi centri della provincia. Insomma tutti quelli che hanno a cuore la sopravvivenza
dei nostri centri montani, dovranno prendere atto che la cultura è la base d'ogni processo rivolto al futuro. (e.p.)

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L'Italia perde quota in attrattività. Sempre ai massimi per il cibo e la cultura, frena il turismo

Il brand Italia perde appeal a livello globale ed esce dalla top ten della classifica del Country Brand Index 2010, lo studio sull'immagine dei principali paesi del mondo condotta da FutureBrand in collaborazione con Bbc World news. Scende infatti al dodicesimo posto dal sesto dell'anno scorso cedendo terreno a paesi come la Svizzera (quinta, l'anno scorso non era tra le prime dieci), Giappone (sesto, l'anno scorso era settimo), Finlandia (ottava), Gran Bretagna (nona, perde una posizione rispetto al 2009) e Svezia (decima). Al primo posto si classifica il Canada, seguito da Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti che perdono lo scettro.

Il nostro paese mantiene però la leadership nella classifica dei 25 migliori paesi per il patrimonio artistico e culturale avendo ottenuto ottimi piazzamenti nei parametri di valutazione della categoria: prima per arte e cultura davanti alla Francia; seconda, alle spalle di Israele, per il ruolo nella storia.

Si posiziona, però, al quindicesimo posto nella classifica dei 25 migliori paesi per il turismo dietro Spagna (dodicesima), Francia (tredicesima) e Austria (quattordicesima) tra le destinazioni Europee, e superata da Mauritius (al primo posto seguita da Australia, Nuova Zelanda, Canada, ma anche Giappone e Stati Uniti tra le mete più lontane.

Un primato però nei parametri di valutazione della categoria turismo l'Italia lo guadagna: quello del cibo (l'anno scorso era seconda), seguita da Giappone e Francia; mentre è terza (nel 2009 era settima), dopo Stati Uniti e Francia per lo shopping; settima per la vita notturna (da sedicesima l'anno scorso) con gli Usa primi; ottava (dal 48° posto del 2009) per bellezza e cura delle spiagge (qui il primato spetta all'Australia).

Non appare, però, come l'anno scorso, nella top ten dei parametri rapporto qualità-prezzo resort e offerta alberghiera, due segmenti fondamentali per un paese, come il nostro, a forte vocazione turistica, che sta cercando di guadagnare le quote di mercato cedute ai competitor.

«La classifica del Country Brand Index – spiega Susanna Bellandi, amministratore delegato di FutureBrand Italia e Francia – riconferma la nostra forza in storia, arte e cultura, ma anche food e shopping anche se nel turismo non eccelle per il rapporto tra prezzo e qualità, ma anche la Francia, che solitamente ha un buon rapporto, è andata male. Questo è attribuibile, oltre che a motivi interni, forse anche al fatto che sta aumentando la concorrenza di altri paesi che stanno migliorando la loro offerta. Bisognerebbe continuare a investire sugli asset nei quali siamo più forti, arte e cultura, perché l'attenzione da parte della gente c'è»

Un fatturato di quaranta milioni di euro con oltre 380 addetti: è questa la forza complessiva di
L'Italia perde quota in attrattività. Sempre ai massimi per il cibo e la cultura, frena il turismo


I paesi primi nella classifica generale, fa notare l'amministratore delegato, hanno stabilità politica e un'immagine di posti in cui si vive bene. «L'Italia – si legge nello studio – nonostante gli sforzi compiuti e le iniziative per presentarsi internamente ed esternamente quale destinazione turistica ricca di arte, cultura, bellezze naturali, paga lo scotto della continua litigiosità, degli scandali e, naturalmente, delle difficoltà della crisi globale».

L'instabilità del governo, ma anche fatti di cronaca come i rifiuti in Campania, alluvioni, terremoti e scandali di vario genere, secondo Bellandi «hanno offuscato la filosofia tutta italiana della "dolce vita". Infatti abbiamo perso, come marchio-paese, anche nella qualità di vita percepita dal di fuori e dalla facilità di fare affari nel nostro paese. Tutto questo dipende dai valori che comunichiamo come la trasparenza e la correttezza per il business. Quando sia parla di buon cibo, shopping e spiagge bisogna capire che è necessario tenere alta la qualità e le industria italiane, dall'alimentare alla moda, possono contribuire in maniera importante».
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