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Wellness safari, massaggi, hammam. Boom viaggi benessere Turismo salutistico cresce

Il turismo del benessere mondiale gode di ottima salute, soprattutto trainato da nuovi viaggi in chiave fitness organizzati in Africa e Medio Oriente. Lo attesta una indagine condotta dal Global wellness tourism institute (Gwtc) presentata a Dubai. I viaggi alla ricerca di Spa di lusso, massaggi autoctoni, hammam storici e bagni in località esotiche, infatti, sono destinati a crescere del 9,9% ogni anno e se il mercato globale fatturerà circa 700 miliardi di dollari nel 2017, costituendo il 16% del turismo totale, la spinta maggiore è data dal wellness offerto in Medio Oriente ed in Africa. In Medio Oriente, infatti, il mercato passerà dai 5,3 miliardi di dollari spesi nel 2012 ai 16,6 miliardi previsti per il 2017 con una crescita del 12,6% annuo, per l’Africa sub sahariana registrerà oltre 5 miliardi di euro nel 2017, contro i 2 miliardi del 2012. Sempre più gettonati in particolare i nuovi wellness-safari, escursioni avventurose da fare nei parchi e nelle riserve, faticose ma benedette in nome del fitness, che si svolgono in Kenya e in Sud Africa. In ascesa anche i wellness resort aperti negli ultimi anni sulle isole Mauritius e alle Seychelles, così come in paesi emergenti come il Ghana e il Senegal.
“Chi fa viaggi in nome del benessere approfitta delle vacanze per migliorare il proprio stato di salute e di fitness, in chiave salutistica ma anche spirituale'', ha spiegato Anni Hood, autrice dello studio.
Nella top five dei Paesi più trendy spiccano quindi i Paesi del Medio Oriente e l’Africa. Seguono altre mete come Israele, Marocco ed Egitto.
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Albergatori ottimisti, timiidi segnali di ripresa



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 Si apriranno nel week end i lavori della 64ma Assemblea Generale della Federalberghi-Confcommercio, a cui aderiscono più di 27.000 alberghi su un totale di circa 34.000, attraverso 131 Associazioni territoriali. "La scelta è ricaduta su una città ed una Regione - ha spiegato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca - che hanno un grande futuro turistico innanzi a loro per bellezza paesaggistica, tutela dell'ambiente, tradizione eno-gastronomica e raffinatezza architettonica".
Le assise avranno nella mattinata di domani il momento clou con il convegno: "Big Data: quali opportunità per il turismo?" nel quale interverrà Euro Beinat, uno dei massimi esperti della materia, professore di Geoinformatics e Data Science all'Università di Salisburgo. Nel corso dell'incontro verranno resi pubblici in anteprima sia i dati relativi all'andamento del turismo nei primi 4 mesi del 2014, sia la fotografia del sistema alberghiero italiano aggiornata al 2013. Riforma del Titolo V della Costituzione, per evitare una promozione del turismo frammentata, come è avvenuto da quando è stato abolito con referendum il ministero del Turismo e la competenza sulla materia è passata alle Regioni, più fondi all'Enit, l'Agenzia nazionale del turismo, per permetterle di "sfondare sui mercati stranieri", un'azione più incisiva sul fronte delle infrastrutture, che devono rendere raggiungibile tutto il Paese. Questi i temi cari agli albergatori che saranno, con ogni probabilità, al centro dell'assemblea di Trieste. L'avvio del 2014, intanto, per il settore mostra segnali di una timida inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni bui.
"Siamo moderatamente ottimisti - afferma Bocca - i dati in occasione della Pasqua e dei ponti di primavera sono buoni, ma è anche vero che c'è stata una coincidenza favorevole di calendario che non si verificava da undici anni. Speriamo in una ripresa del mercato interno e siamo molto fiduciosi nei mercati stranieri, che portano un turismo con forte capacità di spesa". La critica di Federalberghi è invece alla tassa di soggiorno, in particolare a Roma, dopo che la giunta capitolina, nella manovra previsionale varata nei giorni scorsi, l'ha portata da tre euro a persona fino a dieci notti negli alberghi a 4 e 5 stelle pagati finora, a sette euro per i cinque stelle e sei euro per i 4 stelle. "Il giudizio è altamente negativo - commenta Bocca - continuare a tassare i turisti non è certo il modo per incentivare un settore che ha prospettive rosee per il futuro. Invece di far pagare i soliti noti, bisognerebbe combattere l'abusivismo che fa una concorrenza sleale alle imprese". 
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Valle d'Aosta è anche una montagna di cultura Alla scoperta di castelli, mostre, tradizioni e monumenti

Castelli da favola, mostre esclusive e tradizioni alpine che conquistano: la Valle d'Aosta non offre solo pendii mozzafiato per sciare tra le vette più alte d'Europa. Terra di transiti e luogo di memoria, la più piccola regione italiana racconta di un passato millenario attraverso un patrimonio culturale ricco, articolato e tutelato al meglio.
In Valle d'Aosta - sostiene l'Assessore Joel Farcoz - emergono, tra le numerose ricchezze, quelle naturali e quelle culturali. Basti pensare ai castelli posti a guardia dei punti strategici della Regione o trasformati in eleganti dimore signorili, incastonati in Valli e gole dove allo splendore della natura si aggiunge la bellezza del manufatto. Ma non si possono dimenticare le altre espressioni culturali presenti nella tradizione popolare, ancora forte e viva nel tessuto sociale regionale, che si esprimono nelle fiere dell'artigianato, ma anche nelle feste locali, nelle manifestazioni culturali o nei musei dedicati ad aspetti particolari della vita quotidiana. I popoli che hanno attraversato o occupato la Valle d'Aosta hanno lasciato dietro loro segni di grande valore artistico, l'Aosta romana ne è l'esempio più eclatante, e noi siamo fieri di mostrarli al resto del mondo.
Parlare di cultura in un territorio di minoranza linguistica come la Valle d'Aosta è raccontare di siti archeologici e di castelli, ma anche di santuari e cappelle e di architettura minore, di musica e canto tradizionali e di antichi saperi che vengono tramandati nel tempo. Elementi che fanno della Regione una cerniera tra il nord e il sud delle Alpi, un "carrefour" in cui il rispetto per il passato e l'apertura al futuro convivono perfettamente. Proprio nell'ottica di mantenere viva questa peculiarità, dal 17 aprile al 4 maggio 2014 Aosta ospita il Festival della parola - Les Mots. Con l'ambizioso obbiettivo di confrontarsi sul tema della Rinascita, per "parlare di cultura diffondendo la cultura". Il ruolo di via di transito e di luogo di scambio si riconosce fin dall'imponenza dei monumenti della città romana di Augusta Prtoria, passando per l'edificazione religiosa paleocristiana e quella difensiva dei castelli di tipo primitivo, arroccati su speroni rocciosi. La grande capacità di recepimento rispetto alle novità provenienti d'oltralpe è dimostrata con le antiche chiese romaniche, le grandi campagne decorative dell'anno Mille in Cattedrale e in Sant'Orso, i capolavori tra romanico e gotico di scultura e pittura che culminano con le straordinarie realizzazioni del Quattrocento, secolo d'oro dell'arte valdostana. Il passaggio dell'armata di Napoleone per il Gran San Bernardo e le chiuse di Bard con il suo forte e le predilezioni di Casa Savoia e di ricchi viaggiatori inglesi per i soggiorni valdostani portarono alla riscoperta della Valle d'Aosta quale via di transito tra il nord e il sud dell'Europa, attribuendole il ruolo inedito di ricercata località di villeggiatura. In questo approccio affonda le radici l'economia attuale della Valle d'Aosta. Per valorizzare questo patrimonio storico-culturale - conclude l'Assessore Joel Farcoz - affinché diventi non solo strumento di memoria, ma anche fonte di turismo culturale, l'Assessorato ha voluto riprendere questa collaborazione con l'Ansa che ci permetterà di raggiungere un grande numero di persone su tutto il territorio nazionale. Sperando che diventi abituale venire a rilassarsi nella nostra Regione, tra le nostre montagne, ma anche venire a vedere quanto ricca è la nostra cultura.
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Nasce nel Parmense il Museo della Pasta

(ANSA) - PARMA, 10 MAG - Nasce il Museo della Pasta, accanto a quello dedicato al Pomodoro, nella corte agricola medievale di Giarola di Collecchio, nel Parmense. Oggi l'inaugurazione con un convegno e una visita guidata. Il nucleo più forte e monumentale documenta la produzione industriale della pasta nelle sue fasi e nell'evoluzione tecnologica.
    Alla nascita del Museo, dedicato alla conoscenza storica, tecnologica e culturale della pasta, ha contribuito Barilla, la cui attività iniziò a Parma a fine '800.
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Tra le Dolomiti per gustare le “radicèle”

Sulle Dolomiti la primavera è il momento perfetto per (ri)scoprire i gusti della cucina povera locale, che si sbizzarrisce in ricette a base di erbe spontanee.  Proprio in questa stagione le Prealpi Bellunesi esplodono di verde. Capita, girovagando per i pendii della Sinistra Piave, di incrociare gruppetti di camminatori immobili: muniti di borsetta, accucciati a terra, cercano radicèle (il tarassaco, in dialetto bellunese), zigói (silene) o briscandói (luppolo selvatico) per gustosi risotti a prova di crisi.
A Mel, un piccolo centro rinascimentale adagiato su una collina che giarda il Piave, a metà strada tra Belluno e Feltre, alle erbe spontanee dedicano ogni anno una fiera, “Radicèle. I sapori della primavera”. Dal 15 al 18 maggio il borgo storico – bandiera arancione del Touring Club Italiano – ospiterà una serie di iniziative per celebrare i gusti della tradizione contadina. Giovedì e venerdì appuntamento di sera, per cena: pasta con radicèle e pastin (altra pietanza tipica bellunese, a base di carne tritata e speziata di maiale), zuppa alle erbe, frittata con radicèle e briscandói, panna cotta con miele di fiori di radicèle... Ce n'è per tutti i gusti. Sabato e domenica l'offerta diventa anche culturale: passeggiate (alle 15 di sabato e alle 9 di domenica “Piante commestibili del nostro territorio”, alle 8,30 di domenica CICLOmelANDO in bicicletta), incontri (alle 18 di sabato, in municipio, convegno sulla “Viticoltura sostenibile nella Valbelluna”, alle 20,30 presentazione del progetto “Parole lidiere”, alle 18 di domenica presentazione del libro di Mara dell'Asen “L'odore del mare sulla montagna”), visite culturali (alle 9,30 di domenica, itinerario artistico-culturale a Mel e dintorni con il FAI), mostra mercato (dalle 10 di domenica)...
Non è quindi solo il palato, a gioire: Mel varrebbe una visita anche nei giorni più noiosi dell'anno. Non è un posto che si impone all'attenzione del visitatore distratto. I vecchi cortili, le colline imbiancate di narcisi, il castello medievale: nulla di tutto questo è visibile dalla strada statale, si trova però facilmente se ci si ferma a curiosare. Il centro storico di Mel è un gioiellino: splendidi palazzi cinquecenteschi in stile veneziano, logge e torrette e corti interne fiorite, chiese senza campanili, un museo ricco di reperti – per lo più provenienti dalla necropoli paleoveneta dell'VIII secolo a.C. Un albergo settecentesco – l'Antica locanda Cappello, nella piazza centrale – che è anche uno dei ristoranti più rinomati della provincia. Poco lontano dal centro, si può visitare il castello di Zumelle, il meglio conservato di tutto il Bellunese. In posizione strategica, fu uno dei più importanti centri difensivi della vallata. Per secoli da qui si controllarono i traffici dalla e per la pianura. Anche il borgo di Mel era fortificato: le mura vennero però distrutte dopo il suo passaggio alla Serenissima Repubblica di Venezia, nel 1404. Come la vicina Feltre, anche Mel preferì la pace veneziana a un susseguirsi di signori – e fece bene, visto che prosperò fino all'arrivo di Napoleone. Dopo la visita storica e la mangiata all'insegna della tradizione, arriva il momento della passeggiata: e a metà maggio non c'è nessun posto come i colli della sinistra Piave. Tra Zelant e Praderadego fioriscono a migliaia i narcisi e i prati sono investiti da un'ondata bianca. Dura poco, come in Giappone la fioritura dei peschi: quest'anno i narcisi tardano a sbocciare, finora ha fatto troppo freddo. È probabile che quello di Radicèle sia il weekend giusto
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Mamme, sogno è vacanza in famiglia. Sondaggio, la maggior parte prenoterebbe un appartamento

Vacanza preferibilmente in appartamento in affitto e con tutta la famiglia, oppure una seconda luna di miele col proprio marito: è il viaggio desiderato dalle mamme italiane in occasione della loro 'festa', secondo un sondaggio realizzato da "Only-apartments".

L'indagine, realizzata in vista della festa della mamma che cade la seconda domenica di maggio, evidenzia che nonostante lo stress quotidiano quasi la metà delle mamme intervistate (il 47%) sceglierebbe di muoversi sempre in famiglia e in questo caso oltre la metà (61%) prenoterebbe un appartamento per non avere alcun genere di vincolo. Molto inferiore la percentuale di chi opterebbe per l’hotel (16%) e di chi non rinuncerebbe mai al baby club dei villaggi turistici (12%). Poche le mamme "avventurose": solo l'11% opterebbe per il campeggio.

Tuttavia c'è anche quasi un terzo delle interpellate (29%) che sogna una seconda luna di miele col proprio marito e che prenoterebbe subito un viaggio romantico "a due". In questo caso, il 67% si imbarcherebbe immediatamente su un volo con destinazione "lunghe spiagge bianche e possibilmente deserte dei Caraibi", mentre un più classico e meno esotico 15% vorrebbe passeggiare sugli Champs-Élysées parigini con la dolce metà.

Ci sono comunque anche mamme che non desiderano altro che prenotare un soggiorno all’insegna del divertimento con le amiche (22%): in questo caso oltre la metà (52%) vorrebbe vivere la New York della famosa serie tv "Sex & The City", mentre il 41% sceglierebbe le spiagge di Miami. Solo il 2% prenoterebbe per se stessa e basta.
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Mauritius, 10 motivi per prendere il volo. Spiagge infinite e relax, vacanza tropicale da sogno

Clima tropicale ideale per una vacanza in ogni periodo dell'anno, spiagge immacolate, proposte gastronomiche "gourmet", benessere e pacchetti ad hoc anche per le famiglie con bambini. Se non bastassero le immagini da cartolina che caratterizzano Mauritius, l'isola dell'Oceano Indiano si promuove con un un decalogo di "buoni motivi" per visitarla.

Al primo posto il clima: a Mauritius, che si trova nell'emisfero meridionale del globo, le stagioni sono invertite. L'estate va da novembre ad aprile, mentre l’inverno si protrae da maggio a ottobre. Il primo periodo è più indicato per chi ama le immersioni e la pesca in alto mare, il secondo per chi vuole praticare il surf. Le temperature non subiscono mai forti sbalzi, ma l'unico periodo non troppo indicato è da novembre ad aprile per la possibilità di imbattersi in cicloni. Secondo motivo le spiagge bianche, come quelle che sfiorano i complessi di due strutture cinque stelle, il Prince Maurice e il Belle Mare Plage. Anche la cucina può stuzzicare i palati più esigenti: Mauritius è l'isola delle spezie e gli chef si divertono reinterpretarle in maniera creativa e spesso anche a impartire lezioni agli ospiti. Il tripudio di profumi e colori è un altro buon motivo per volare sull'isola: si respirano nei suoi caleidoscopici mercati, nella capitale Port Louis.

Gli amanti del golf potranno trovare pan per i loro denti nei campi a 18 bughe The Links e The Legend, mentre per il relax il benessere è a cinque stelle con servizi Spa e trattamenti esotici. Ci sono anche sistemazioni da sogno per una vacanza fuori dal comune, come la suite Princely del Prince Maurice, con due piscine private e tre terrazze, mentre la Presidential Villa del Belle Mare Plage è ampia 650 metri quadri e ha accesso diretto alla spiaggia.

Mauritius è anche una delle mete preferite per la luna di miele, secondo una recenti indagine di Mail Online, e sull'isola è anche possibile organizzare all'ultimo minuto una cerimonia indimenticabile.
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Turismo, ecco la Guest Card per l'accesso a musei e castelli

Presentato ieri a Trento il progetto “Guest Card”, un servizio compreso nella vacanza di chi soggiorna in oltre 500 strutture del Trentino, oppure in vendita a 40 euro (durata settimanale) presso le Apt. Si tratta di una card che dà libero accesso a musei, castelli, parchi naturali, permette di far conoscere le produzioni enogastronomiche locali e consente di viaggiare liberamente sul territorio provinciale con il trasporto pubblico per tutto il periodo della vacanza.
L'iniziativa è il frutto di una collaborazione tra nove Apt, sei Consorzi pro loco, Trentino Trasporti, oltre 100 partner di servizio (musei, servizi e produttori), oltre 500 aziende ricettive della provincia, con il coordinamento di Trentino Turismo e Promozione. L'obiettivo è quello di elevare la competitività sul mercato di tutte le aree e degli operatori partner, che potranno aggiungere, all'ospitalità della struttura, quella dell'intero territorio, è stato detto nel corso della presentazione. Il progetto, che può contare sulla sperimentazione fatta nel 2013, è operativo fino al 2 novembre. L'elenco dei servizi proposti è consultabile su www.visittrentino.it/trentinoguestcard.
«Un progetto – ha evidenziato il direttore di Trentino Turismo e Promozione Paolo Manfrini – nel quale sono protagoniste le realtà locali ed è frutto di un percorso partecipato sul territorio». Concetti ribaditi anche dall’assessore provinciale Michele Dallapiccola, che ha sottolineato come la Provincia creda «in questo strumento che crea sinergie e fa sistema fra gli operatori turistici e non».
Sono oltre 160 i servizi compresi per un controvalore cumulato di almeno 350 euro, senza considerare i trasporti. Il 2014 ha visto inoltre l’ingresso di quasi 50 tra i principali produttori di vari comparti, cantine e distillerie, macellerie, troticolture, caseifici, aziende agricole che producono mele, miele, confetture e piccoli frutti, che vanno ad affiancarsi ad oltre 500 hotel, campeggi, agritur, B&B del Trentino, ove ogni ospite troverà (senza costi aggiuntivi) una Guest Card, con una validità pari al soggiorno. La consegna della Card, anche in versione family, avverrà all’interno di un’apposita cartellina che comunicherà le numerose opportunità e l’essenza del progetto, rinviando agli aggiornamenti puntuali presenti nella rete.
Dice Luca Libardi, il presidente Asat: «Apprezzo l'iniziativa e lo sforzo organizzativo che c'è dietro e auspico che lo sviluppo della Guest card sottolinei sempre più fra le finalità quella di produrre ricavi per le aziende del turismo del nostro territorio. Questo, secondo la nostra associazione, deve essere lo scopo primario».
fonte: http://trentinocorrierealpi.gelocal.it

Hard Rock Hotel a Ibiza, nuova era dell’ospitalità


Correva l’anno 1978 quando Bob Marley volò a Ibiza per la prima e l’ultima volta. La camera che l’ospitò – nell’allora modesto Fiesta Don Toni Hotel – è oggi una delle principali attrazioni del più grande 5 stelle dell’isola: l’Hard Rock Hotel Ibiza, primo hotel in Europa della catena. La struttura con 493 stanze, di cui 235 suite, apre i battenti il prossimo 18 maggio a Playa d’en Bossa in collaborazione con il Palladium Hotel Group, proprietario dell’immobile. Inizia, così, una nuova era per i fan del rock e gli appassionati dell’Isla Blanca. Playlist in camera e musica anche sott’acqua Su twitter, attraverso l’account @HRHIbiza, rimbalza l’hashtag #rockisattitude. Proprio la musica è il tema di fondo dell’hotel che, tra décor avant garde e arredamenti d’autore, ospita nelle suite più lussuose le memorabilia di icone come David Bowie. Il soggiorno all’HRH Ibiza inizia con il programma “The Sound of Your Stay”: l’opzione Tracks consente agli ospiti di scegliere una playlist con le canzoni preferite, riprodotta in camera; Mix dà la possibilità di divertirsi con un mixer professionale; infine Picks per suonare una chitarra Fender nella stanza e magari comporre la colonna sonora della propria vacanza. Niente ferma la musica, neanche l’acqua delle due piscine giganti, con gli altoparlanti sul fondo che pompano rock 24h. Il clou è il venerdì con i concerti del vivo, gratuiti per gli ospiti dell’hotel, a pagamento per il pubblico esterno. Già tre gli appuntamenti in programma per la platea di 2.500 persone: Nile Rodgers il 13 giugno, Robin Thicke il 4 luglio e Snoop Dogg il 15 agosto. Sempre connessi con braccialetti, totem e tavoli interattivi Nell’era del web 3.0 la parola d’ordine non può che essere tecnologia e connettività. Così le chiavi, evolute in key card, si trasformano in braccialetti RFID. Dispositivi all’avanguardia che, oltre a dare accesso alle camere, consentono di interagire sui social media e pagare i servizi offerti dal resort. Ogni angolo è servito da wi-fi ad alta velocità, con la massima larghezza di banda disponibile sull’isola. A disposizione anche totem multimediali per consultare il programma di attività; tavoli interattivi al bar sportivo 3rd Half; console e schermi individuali per i videogiochi al Teen Spirit Club, insieme a due schermi Ultra HD da 65” per immergersi nel gioco. E ancora: due simulatori di Formula 1 sviluppati da Microsoft e un sistema Xbox One nelle suite. Eventi personalizzati al centro congressi L’Hard Rock Hotel Ibiza è dotato anche di un centro congressi in grado di ospitare fino a 600 persone, con sistemi di proiezione a illuminazione regolabile nella sala polivalente di 550 mq, e due sale riunioni private da 40 mq per attività di incentive, ricevimenti o feste private. Il centro dispone di un sistema di “digital signage” che consente di personalizzare gli eventi, con tanto di app ad hoc. E poi c’è la gastronomia con quattro ristoranti, due dei quali firmati dallo chef Paco Roncero: Sublimotion ed Estado Puro. Previste nuove aperture in Europa Hard Rock, con i suoi 140 Cafè in 55 Paesi, conta 19 hotel nel mondo tra cui Las Vegas, Chicago, Cancùn e Sydney. La struttura di Ibiza è la prima in Europa, «ma ne saranno aperte altre», anticipano Teresa Spaventa, direttore marketing di Hard Rock Roma, e la collega Cristina Serra Sánchez di Palladium Hotel Group. Le tariffe a Ibiza partono da 250 euro a notte, per camera doppia, ed è stata già avviata la commercializzazione attraverso i principali t.o. italiani e le olta internazionali. La stagione rock dell’ospitalità è davvero iniziata. www.hrhibiza.com - Roberta Rianna -

La riscossa dell’Etiopia


Chiesa di San Giorgio - Lalibela - Etiopia

L’Etiopia è entrata tra le Top Ten Value Travel Destinations di Lonely Planet del 2014, insieme alla Puglia, alle isole Greche, alle Fiji e ad altre mete da non perdere. La gran parte del Paese del Corno d’Africa, dicono gli autori di Lonely Planet, si può visitare con budget limitati, soprattutto grazie all’ampia rete di voli domestici di Ethiopian Airlines, che facilita il viaggio soprattutto sulla rotta storica verso Nord. Obiettivi ambiziosi Il ministero del Turismo dell’Etiopia stima aumento degli arrivi intorno al 10% l’anno, che fa crescere i ricavi del settore anche più in fretta, intorno al 20% l’anno. Questi numeri hanno spinto il governo etiope a creare nuovi organismi per far evolvere il settore: il Tourism Transformation Council e l’Ethiopian Tourism Organization. Alla guida del primo ci sarà il premier in persona, Haile Mariam Desalegn, con tutta l’autorità necessaria per coordinare le attività di istituzioni pubbliche e religiose, imprese private e associazioni. «Per lungo tempo – ha detto – l’Etiopia ha portato il peso di un’immagine negativa nel panorama internazionale. Ma questo sta cambiando velocemente, ed è il momento di dare più attenzione al turismo». L’Ethiopian Tourism Organization nasce nel frattempo come organo autonomo di governo federale, con funzione di assistenza al Council, dotato di Tourism Board. Il direttore generale è Solomon Tadesse: uomo-immagine con una lunga esperienza di management negli Usa, a Seattle, dove è stato console onorario dell’Etiopia. Nel 2010 ha curato nel suo Paese la quinta Conferenza mondiale sul Federalismo, ora partecipa con entusiasmo alla nuova sfida per far crescere il turismo. Lo abbiamo incontrato a Milano, dove ha ribadito l’obiettivo dell’Etiopia: «Vogliamo diventare una delle top destination in Africa». La visita ai siti Unesco in Etiopia – nove, uno dei quali naturalistico – è un’esperienza coinvolgente. Perché il contesto naturale e umano del Paese appartiene a una dimensione storica, e nel contempo viva e attuale, che attraversa i secoli. La tolleranza e la gentilezza della gente trasformano nel viaggiatore la percezione della realtà, le persone diventano protagoniste nell’esperienza di viaggio. In Etiopia difficilmente ci si sente soli. Storia antichissima Vale la pena di ripercorrere rapidamente la storia del Paese. L’Etiopia è una delle nazioni più antiche del mondo, l’unica in Africa indipendente da millenni. La prima dinastia imperiale risale al 1000 a.C. con Menelik I, ma i resti di Lucy, l’Australopitecus Afarensis, rinvenuti vicino ad Hadar e conservati nel Museo nazionale di Addis Abeba, risalgono a 3,2 milioni di anni fa. Questa terra era già nota agli egiziani 25 secoli prima di Cristo. Nel I secolo a.C., con il Regno di Axum, si usa ufficialmente il nome Ethiopia; nel 316 d.C. due fratelli siriani, Frumenzio ed Edesio, diffondono il cristianesimo bizantino: il primo viene nominato vescovo della Chiesa etiope. Negli anni Axum diventa una potenza in Africa Orientale, la prima a battere moneta con il simbolo della croce, e la sua egemonia si estende su Eritrea, parte della Somalia, Sudan, Gibuti, Yemen, Egitto e Arabia meridionali. Il suo declino è sancito nel IX secolo dall’invasione della regina Gudit (probabilmente ebrea). La dinastia salomonica viene ristabilita alla fine del 1200, il Re dei Re, e dura fino al 1400, consolidando la stretta alleanza con il potere religioso. Per un paio di secoli i re etiopi si spostano in giganteschi campi tendati per tenere il territorio sotto controllo. Dopo alterne vicende, nel 1872 arriva un principe tigrino che si fa incoronare come Yohannes IV, ma in questo periodo acquisisce potere Menelik, principe dello Shewa. Nel frattempo gli inglesi concedono il porto di Massaua agli italiani, che da qui partono alla conquista dell’Eritrea. Il re Yohannes muore in battaglia, Menelik II viene proclamato imperatore. I rapporti con gli italiani nascono male: le due versioni, italiana e amarica, dell’accordo di Uccialli del 1889 differiscono a svantaggio degli Etiopi. La situazione precipita e dopo un paio di episodi sfortunati l’esercito italiano viene duramente sconfitto ad Adua, la pace viene firmata nell’ottobre 1896 e l’Eritrea rimane agli italiani. Alla morte di Menelik nel 1913, sale al trono la figlia Zauditu affiancata da un consiglio del quale fa parte ras Tafari Makonnen (ras è un titolo equivalente a duca). Alla morte dell’imperatrice nel 1930 ras Tafari è riconosciuto imperatore (negus, letteralmente re) con il nome di Hailé Selassié. Quando l’Italia invade l’Etiopia nel 1935, l’imperatore si ritira in esilio a Londra. L’occupazione italiana finisce nel 1941 e Hailé Selassié torna. Nel 1974 un colpo di stato militare depone il Negus, che morirà un anno dopo. Il potere viene assunto dal Derg, di indirizzo socialista, poi dalla fazione di estrema sinistra con Mengistu. Con il crollo nel comunismo del 1991, l’Eritrea torna indipendente e nel 1995 nasce la Repubblica federale popolare di Etiopia; nel 2000 ad Algeri viene siglata la pace con l’Eritrea. Nella foto: la Chiesa di San Giorgio nel sito Unesco di Lalibela. 

Cristina Ambrosin http://www.lagenziadiviaggi.it