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Al via sul territorio le celebrazioni per la Festa della Repubblica. Stasera concerto a Verbania, domani arrivo di Renzi all'Expo Milano 2015, ma anche Musei aperti



V.C.O. - Iniziano le celebrazioni per la Festa della Repubblica di domani, 2 giugno. A Verbania si inizia stasera con Il concerto dell'Ente Musicale Verbania presso la Scuola di Formazione della Polizia Penitenziaria in piazza Giovanni XXIII .
La cerimonia ufficiale sarà martedi alle ore 10 sul lungolago di Pallanza accanto al Monumento ai Caduti in Missioni di Pace. Sono in programma gli interventi del sindaco Silvia Marchionini, del presidente della Provincia Stefano Costa, del vicepresidente della Regione Aldo Reschigna, del viceprefetto vicario del Vco Michele Basilicata; si procederà anche alla consegna delle Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana e al Benvenuto Civico ai giovani diciottenni. 
In caso di pioggia la cerimonia di svolgerà a Villa Giulia.
A Milano, ad Expo in particolare è atteso il premier Renzi, che forse officierà alla manifestazione direttamente dai padiglioni della manifestazione universale. Sempre a Milano, Musei aperti in occasione delle celebrazioni.c'è una tradizione che si ripete: la visita gratuita di Palazzo Marino, quest'anno arricchita con 4 nuove sale. Questa può essere anche l'occasione giusta per scoprire il Cenacolo vinciano, Palazzo Morando, la Galleria d'arte moderna, il Museo del Novecento, la Casa museo Boschi Di Stefano, il Museo Studio Francesco Messina, il Museo Archeologico, il Museo civico di storia naturale, l'acquario civico, il Planetario Hoepli, il Castello sforzesco, le Gallerie d'Italia, il Museo diocesano - assesempione.info

Ingegneria & turismo Pronte le nuove funivie del Monte Bianco


Appena 19 minuti per sfiorare il tetto d'Europa a quasi 3.500 metri, nel comfort più assoluto e con un panorama mozzafiato. Queste sono le nuove funivie del Monte Bianco, che oggi hanno avuto la preapertura in vista dell'inaugurazione ufficiale alla presenza del premier Matteo Renzi (tra il 22 e il 26 giugno).

Ma più di ogni altra cosa parla il dito indice che un freerider francese mette sulle proprie labbra per zittire il compagno di escursione, a cui è stato chiesto un confronto tra gli impianti italiani e quelli d'Oltralpe. Già, l'ammirazione e l'entusiasmo, celati o meno, non sono mancati tra chi è salito sull'impianto. Quattro anni di lavoro inarrestabile e spesso in condizioni estreme, per un investimento da 105 milioni di euro.
L'acciaio e il vetro delle due stazioni e delle quattro cabine si inseriscono in un contesto che rimane dominato dai giganti delle Alpi, ma che ora è più accessibile: anche i diversamente abili infatti possono raggiungere Punta Helbronner (3.462 metri) dove la terrazza panoramica, dal diametro di 14 metri, in caso di necessità "si trasforma in elisuperficie", spiega Sergio Ravet, coordinatore della sicurezza del cantiere.

Rispetto alla vecchia funivia, ormai dismessa per limiti di età, questa è "una nuova dimensione". "Innanzitutto - spiega la guida alpina Gianluca Marra, salito alle 7.30 sulla prima cabinovia partita - è più veloce e poi non facciamo più le scale per arrivare sul ghiacciaio".

Ma anche chi la montagna la guarda soltanto, non si annoia di certo. Sia la stazione del Pavillon del Mont Frety (2.172 metri) sia quella di Punta Helbronner sono trasparenti, grazie alle amplissime vetrate. Come le cabine, che durante la corsa a 9 metri al secondo (poco più di 30 chilometri orari) ruotano su loro stesse di 360 gradi, con tanto di sottofondo musicale.

Un capolavoro di ingegneria e design, che va dal pilone alto 102 metri (nel secondo tratto della funivia) ai due ristoranti (con capienza di 150 persone), alla sala conferenze-cinema (150 posti a sedere) al locale commerciale della stazione del Pavillon del Monte Frety. "Se non fosse per le vetrate, sembrerebbe di essere in un aeroporto!", si lascia scappare la ristoratrice.

Un'opera complessa anche per l'adattamento di chi ha lavorato in quota. A Punta Helbronner il termometro d'inverno arriva anche a -25 gradi. "Il problema più grande? Sicuramente è il freddo!", conferma Jean Paul, operaio senegalese che ha visto nascere il cantiere, mentre con altri colleghi ultima alcuni lavori di rifinitura. "Non siamo ancora in grado di fornire tutti i servizi. La vera apertura sarà verso fine giugno", spiega l'amministratore delegato, Roberto Francesconi.
avvenire

2 giugno: 6 milioni di italiani in vacanza, ottimismo per l'estate

Saranno 6,14 milioni gli italiani che approfitteranno del ponte del 2 giugno per concedersi un primo assaggio di vacanze estive, dormendo almeno 1 notte fuori casa con un aumento del 6,6% rispetto al 2014. Di essi quasi il 92% (88% del 2014) rimarrà in Italia e il 7,1% andrà all'estero (10,6% del 2014). Emerge da un'indagine di Federalberghi.

Le località marine saranno quelle più gettonate. Il 58,4% sceglierà il mare (rispetto al 62% del 2014), il 17% (rispetto al 12% del 2014) preferirà le città d'arte, il 12,5% (rispetto al 14% del 2014) andrà in montagna. Vacanza al lago per il 4% mentre il 2% opterà per località termali e del benessere.
Chi andrà all'estero sceglierà le grandi capitali nel 60% dei casi.

Per quanto riguarda l'alloggio il 31,6% sceglierà la casa di parenti o amici (rispetto al 31,1% del 2014). Seguono la struttura alberghiera con il 27,1% (rispetto al 28,7% del 2014), la casa di proprietà con il 17%, i bed and breakfast con l'8% e l'appartamento in affitto con il 4%.

La spesa media pro-capite (viaggio, alloggio, ristorazione e divertimenti) si attesterà sui 267 euro (rispetto ai 266 del 2014) di cui 240 euro (236 nel 2014) per chi rimarrà in Italia e 650 euro (533 nel 2014) per chi andrà oltre confine. Il tutto per un giro d'affari turistico di circa 1,6 miliardi di euro per un +7% rispetto al 2014. La permanenza media si attesterà sulle 3 notti (2,8 notti nel 2014).

"Il risultato - spiega il presidente degli albergatori italiani Bernabò Bocca - è confortante, soprattutto per il fatto che da sempre questo 'ponte' rappresenta il banco di prova per la stagione estiva. La circostanza poi che la maggioranza di italiani che si muoveranno preferiranno l'Italia è una cosa positiva non solo per l'economia interna, quanto anche per la valenza simbolica che essa assume, di un Paese sempre più scoperto ed apprezzato da chi vi abita".

 Dal 1 maggio, giorno di apertura, a oggi quasi 1,9 milioni di italiani hanno visitato l'Expo tra maggiorenni e minorenni. Per il ponte del 2 giugno saranno poco più di 300 mila i connazionali che approfitteranno della circostanza per una visita ai padiglioni a Rho. Emerge da un'indagine di Federalberghi.

Tra quelli che partiranno per il Ponte 160 mila effettueranno una visita giornaliera, oltre 75 mila pernotteranno almeno una notte (dormendo per il 50% dei casi in albergo, per il 25% in casa di parenti o amici e per un altro 25% in bed and breakfast). I restanti 66 mila sono ancora indecisi se prolungheranno la loro visita oltre le ventiquattro ore.
   
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Sei Vie per Santiago – Walking the Camino: recensione

Viaggiare significa lasciare a casa una parte di sé, per cercare tra le vie del mondo tutte le risposte intrappolate nei meandri del cuore; e al nostro ritorno, non saremo più gli stessi.
Lydia B. Smith vuole raccontare proprio questo attraverso il documentario Sei Vie per Santiago – Walking the Camino, in cui la filosofia del viaggio acquista un plus valore poiché va ad amalgamarsi nel contesto sacrale del pellegrinaggio, del cammino fatto a piedi, in una strada aspra e meravigliosa, che da Saint Jean Pied de Port attraversa il territorio francese e spagnolo, passando da Pamplona a Burgos, dal Convento di Sant’Antonio a La croce di Ferro e così via per ben 800 km, fino a raggiungere Santiago Di Compostela. Un tragitto conosciuto fin dal Medioevo, tra l’altro dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, in cui la regista riversa, come sulla tavolozza di un pittore, personalità differenti, ognuno con la propria battaglia, ognuno perso in una strada che ha bisogno di esplorare, spesso senza volerlo o senza saperlo.
Così Annie si lascia guidare dalla spiritualità e dalla competitività di stare al passo con gli altri, rendendosi infine conto che il suo corpo necessita di un passo lentissimo e meraviglioso, perché la vita va assaporata a piccoli sorsi. Per Wayne percorrere il Cammino di Santiago equivale ad onorare la memoria della moglie e nel rimembrare la sua assenza si fa accompagnare dal prete JackMisa ha intrapreso la sua lunga passeggiata pensando di ritagliarsi un momento per sé e restare sola, ma William sembra averle scombinato i piani! La tenace brasiliana Sam ha bisogno di ritrovare la forza e prendere in mano la sua esistenza; Thomas lo fa per sport, mentre Tatiana è spinta da una fede incrollabile e con coraggio si cimenta in questo viaggio col figlio di 7 anni e col fratello ateo Alexis, che spera di cambiare, ma alla fine sarà lei a trovarsi diversa.
Lydia B. Smith durante il Cammino
Lydia B. Smith (nella foto) ha sentito il bisogno di fare il documentario dopo aver percorso il Cammino di Santiago
La macchina da presa si muove con poetica destrezza tra i fili d’erba commossi di rugiada, prati illuminati dal sole, distese di grano che danzano al vento e piccoli ostelli in cui rifugiarsi con l’anima e il corpo, condividendo non solo il cibo, ma anche ansie, dolori, aspettative e gioie.
Credo di essere nata per fare questo film – racconta la Smith –Percorrendo il Cammino mi sono resa conto di quanto sia magico e sacro… non pensavo che sarei stata in grado di captare la sua magia. È un cammino verso il cuore, verso quello che c’è dentro.
La pellicola sa convogliare gli spettatori verso il ghirigori della storica via dei pellegrini, con l’aiuto di unacolonna sonora spirituale, in grado di sintonizzarsi perfettamente al battito del cuore. Fa venire voglia di abbandonare tutto il caos della routine quotidiana, mettere da parte i rancori accumulati, le imprecisioni di una vita già programmata; azzerare il rumore del bla bla bla di fondo e alzare unicamente il volume della vita che scorre dentro: fluida, libera, già conscia di quale sia la sua meta.
La regista americana sa prenderci per mano e insegnarci che ognuno ha il suo passo, ma che tutti alla fine raggiungono la vetta; sa farci capire, senza giri di parole e filosofie trascendentali, che la tutta la nostra vita è un viaggio alla scoperta di noi stessi e che dietro la fine si cela sempre un nuovo inizio.
 Sei Vie per Santiago è distribuito da Cineama e sarà al cinema dal 4 giugno 2015.
http://www.cinematographe.it/

Palmira è l'identità siriana. Non dimentichiamo la gente


"Palmira è un gioiello non solo per il patrimonio archeologico ma per l’identità siriana". Raggiungiamo a Beirut l'archeologa siriana Eva Ziedan, che spiega: "Quelli della mia generazione l’hanno studiata, invece i bambini che sono nei campi profughi non la conoscono. Questo fa male. Ma non dimentichiamoci della gente", avverte. "Là c’è l’elettricità che arriva da Homs solo per due ore al giorno. Si rischia che si muoia di sete se l’occupazione interromperà ancora più a lungo l’erogazione di luce. Il turismo a Palmira avrebbe dovuto renderla più ricca, invece è una terra poverissima. Purtroppo ora in giro senti parlare a seonso unico: o di patrimonio Unesco da salvare senza menzionare le persone, oppure al contrario senti parlare della gente e che quelle vestigia antichissime sono solo quattro sassi". Ecco le letture parziali: "Quando diciamo ‘save Palmira', a chi ci rivolgiamo? Palmira è una città che è stata consegnata sotto gli occhi di tutti". 
 Il giornalista Lorenzo Trombetta (www.sirialibano.com) chiarisce i motivi di questa conquista: "E’ un posto molto strategico, vicino a giacimenti di gas naturale. Si trova sulla strada che collega la Siria ‘utile’ di Damasco e quella dell’Eufrate. Controllarla vuol dire avere un controllo su una zona di passaggio, accesso alle risorse di grande importanza". Ma la contraddizione messa in luce è: "Ci si chiede perché oggi pare ci si strappi le vesti per i resti romani di Palmira, preziosissimi, e si lasci però che la Siria, ma anche l’Iraq, venga colpita dalla falce dell’IS. Soffriamo purtroppo di una scarsa elaborazione degli eventi e i media fanno difficoltà a raccontare cosa veramente succede", denuncia. E conclude: "Finora nessuno ha interesse a fermare questa guerra. Questa è la verità". E sull'avanzata dello Stato islamico precisa: "L'IS sta certamente avanzando ma le sue zone di influenza non andranno oltre le quelle rurali e a maggiornanza sunnita perché solo là può trovare un legame organico con la popolazione che può mantenere unito quei territori". 
Sempre da Beirut, il gesuita maltese P. Oliver Borg, docente di Teologia all'Università St. Joseph e direttore di un centro di pastorale e di formazione spirituale, esprime la sua profonda tristezza e preoccupazione alla notizia del rapimento del monaco Mourad, da un monastero siriano che è una filiazione di quello rifondato da padre Dall'Oglio, di cui non si hanno tracce dalla fine di luglio del 2013. "E’ un dramma ciò che sta succedendo. La nostra impressione è che nessuno vuole fermare questo conflitto. E poi con la nuova guerra fredda tra la Russia e i paesi occidentali è ancora peggio perché nessuno si muove veramente per la pace. Non c’è una vera volontà politica di fare qualcosa di serio. Fa piangere vedere siti distrutti ma fa molto più male vedere quante persone sono state massacrate". Lo scorso 30 aprile padre Oliver ha accompagnato in Vaticano in Aula Paolo VI un gruppo di donne siriane e due uomini libanesi per dare testimonianza nell'ambito dell'udienza con Papa Francesco delle realtà di spiritualità ignaziana presenti nel mondo: "Io traducevo la storia di queste donne che si sentono abbandonate e non sanno cosa fare e a un certo momento non ho potuto continuare per la commozione", racconta. "Qui c’è gente che vive in prigione, circondati dapperttutto. Una ragazza di trent'anni dice che ama il proprio paese ma non ce la fa più. Quasi quasi vorrebbe dormire e non svegliarsi, piuttosto che vivere così. Quando mi chiedono cosa devono fare, io vorrei saperlo e non lo so. Come ha detto il Papa di fronte a queste persone, è meglio tacere con rispetto. Il mio appello è svegliamoci". 

(Antonella Palermo) - Radio Vaticana

Arte/ Gualtieri celebra Antonio Ligabue, la pittura del tragico

Creatura disperata ed emarginata, Antonio Ligabue proietta sulle tele il dolore esistenziale di una vita straziata, dentro e fuori dalle case di cura, e di una solitudine popolata da incubi. All'artista, un'infanzia difficile, sempre in cerca di amore, genio inquieto, selvatico, diffidente, orgoglioso ed enigmatico è dedicata la rassegna "LIGABUE. Gualtieri", da domenica a Palazzo Bentivoglio di Gualtieri (RE). L'antologica è un grande omaggio che la neonata Fondazione Museo Antonio Ligabue della città della bassa reggiana, in cui egli visse oltre 40 anni, gli rende a cinquant'anni dalla scomparsa. L'ampia e importante mostra, curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri, si snoda cronologicamente e ospita oltre 100 lavori, alcuni mai presentati prima, tra cui 80 dipinti, 15 disegni, 10 incisioni e altrettante sculture in bronzo e terracotta.
Oltre i paesaggi, gli interni e i ritratti, due sono le grandi tematiche affrontate da "Toni", così lo chiamavano: gli autoritratti e le belve. Nei primi, parte considerevole delle sue opere, cominciava i quadri dagli occhi con le pupille quasi sempre nell'angolo destro. Implacabile nei propri confronti, si dipingeva con estrema verità non celando il naso sempre martoriato e il gozzo ipertrofico. Dai primi autoritratti a quelli realizzati nell'ultimo periodo vi è un costante deterioramento espressivo e raffigurativo, una sorta di lenta decomposizione fisica, creata con incredibile violenza. E i corvi nel cielo di tante sue tele riportano alla mente Van Gogh, l'altro genio tormentato.
Ligabue aveva fatto suo il mondo degli animali, rifiutando quello degli uomini. Camminava sugli argini del Po e parlava alle bestie nella loro lingua, perché si sentiva uno di loro: pigolava, mugghiava, sbatteva le braccia come ali…Il leopardo e l'aquila erano tra i suoi preferiti e l'artista cercava di trasformarsi in una delle belve feroci, identificandosi nelle lotte violente con l'aggressore, come per esorcizzare la sua paura attraverso la rappresentazione della forza. E' un universo arcaico quello che si nasconde dietro gli uccelli dalle piume colorate o dietro l'apparente tranquillità di un cavallo da tiro.
Sulle tele, dalle cromie accese, coesistono memoria e fantasia. Memoria, linfa della pittura figurativa, delle tante visite allo zoo e all'orto botanico del Cantone di San Gallo, dove visse diversi anni presso una famiglia tedesca, dopo la morte della madre e dei fratellini. Memoria delle stampe viste durante il suo vagabondare, del passaggio di un circo, o del Museo di Storia Naturale di Reggio Emilia. Non amò gli svizzeri - nacque a Zurigo nel 1899 -, ma i luoghi sì. Le casette con i tetti a punta ricorrono nei quadri di paesaggi, così come la campagna di Gualtieri e delle zone limitrofe, dove andò ad abitare una volta entrato in Italia.
Pittore non certo assimilabile alla corrente na?f, se mai a quella degli espressionisti, Toni, il "tedesco", o "al mat", scultore e anche incisore, sfugge a definizioni troppo rigorose. E' solo un grande artista geniale. D'altronde i confini che separano la follia dal genio sono difficili da stabilire.
"LIGABUE. Gualtieri"
Palazzo Bentivoglio - piazza Bentivoglio, 36 - Gualtieri (Reggio Emilia)
31 maggio - 8 novembre 2015
orari: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00; dalle 15.00 alle 19.00
aperto tutti i festivi infrasettimanali
biglietti: intero € 8,00 - ridotto:€ 6,00
infoline: 0522/221869
mail: p.vergnani@comune.gualtieri.re.it
catalogo: Skira

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