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A Parigi le avanguardie romane del dopoguerra

Quando Roma era al centro del mondo: la Dolce Vita descritta da Federico Fellini, l'inebriamento di libertà, il fuoco della creatività, il caos e la vitalità. Una straordinaria esposizione alla Galleria Tornabuoni Art racconta e fa rivivere tutto questo nel cuore di Parigi, il Marais.
    Era il dopoguerra, dopo la sofferenza e la paura arrivano il boom, la crescita, la frenesia e fra il 1950 e il 1970 Roma diventa un calderone di idee. Nel suo film, Fellini descrisse mirabilmente le atmosfere di quegli anni. "In quell'immagine di Anita Ekberg nella fontana - spiega il gallerista e figlio del fondatore di Tornabuoni Art, Michele Casamonti - c'era il senso di tutta la libertà di creazione che dilagò in città". Tanto che intellettuali e artisti stranieri, soprattutto americani - da Robert Rauschenberg o Cy Twombly - sbarcarono nella Capitale per vivere accanto ai Burri, ai Dorazio e tanti altri, quel momento irripetibile. Trasferendo poi quell'ispirazione della "pop art romana" - cresciuta attorno alla "Scuola di Piazza del Popolo" - nella celebratissima pop art americana.
    Fra i "precursori" della cultura a stelle e strisce, la mostra rende un omaggio speciale a Mimmo Rotella e alle sue celebri "sovrapitture" e a Mario Ceroli con le sue sculture.
    Tano Festa, Franco Angeli, Giosetta Fioroni, Mario Schifano, erano il cuore del gruppo di "piazza del Popolo" in tanti suoi protagonisti precursore anche del modo di vita spesso straziato e tragico di tanti futuri protagonisti del pop americano.
    Non c'era un'unità stilistica, il denominatore comune era l'ispirazione. Poi si passava dagli intrecci pazientissimi delle opere di Piero Dorazio - linee che si intersecano, con colori che si mescolano e curve che si incrociano - al fuoco dell'energia creativa di Burri: "si passa dalla pittura alla scultura - spiega Casamonti - l'idea è quella di caos, vitalità e anticonformismo. Roma era qualcosa di unico e per questo si è ritrovata all'origine di tutte le successive ricerche americane". Un esempio per tutti: le "icone" come Marilyn Monroe divenne successivamente per Andy Warhol erano già per Pino Pascali le immagini dell'iconografia classica, da Michelengelo alla Venere di Botticelli. Lo scultore Mario Ceroli è presente all'esposizione con una sua nota opera che racconta il sentimento di molti: di fronte alla Biennale di Venezia che aveva inondato di premi gli artisti americani, Ceroli protesta. E lo fa con una scultura che è un'aula di scuola, con personaggi e lavagna, tutto in legno. E fra gli allievi a scuola c'è Rauschenberg che guarda e prende appunti, mentre sulla lavagna spicca Alberto Burri.
    Per la prima volta, un'esposizione mette in mostra non un artista o un gruppo di artisti ma una città. Tornabuoni Art vuole continuare su questa strada e completare una prestigiosa trilogia italiana: dopo Roma e la dolce vita, visitabile fino al 20 dicembre, arriverà Milano con il design e lo spazialismo, quindi Torino con la Sperimentazione e l'arte povera degli anni Sessanta.
   
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Concerto / domenica 22 ottobre, alle ore 18.30, nella Sala Bozzetti al Sacro Monte Calvario di Domodossola

La Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario e l’Istituto della Carità, nell’ambito della stagione concertistica 2017, propongono il concerto che si terrà domenica 22 ottobre, alle ore 18.30, nella Sala Bozzetti al Sacro Monte Calvario di Domodossola e che vedrà impegnati,

Simone Margaroli: clarinetto
Andrea Pecelli: violoncello
Federica Zoppis: pianoforte


nell’esecuzione del Trio op. 114 di Johannes Brahms e del Trio op. 11 di Ludwig van Beethoven.

SIMONE MARGAROLI
Ha intrapreso lo studio del clarinetto sotto la guida del M° Gabriele Oglina, ha frequentato le Master Classes del M° Stefano Palli e nel 2003 è stato ammesso al Conservatorio di Milano nella classe del M° Sergio Del Mastro. Nel 2004 ha partecipato alla Rassegna “Giovani Talenti in Concerto” presso la Palazzina Liberty di Milano e nel 2006 si è esibito al Teatro Lingotto di Torino. Ha partecipato a diversi concorsi nazionali ed internazionali, risultando finalista al concorso internazionale per clarinetto tenutosi a Krsko, in Slovenia. Nel 2009 ha conseguito il diploma di clarinetto presso il Conservatorio di Milano. Ha frequentato Master Classes in qualità di allievo effettivo con i Maestri Karl Leister, Alessandro Carbonare e Aleksandar Tasic. Nel 2010 ha ricevuto l’ idoneità per la banda di palcoscenico del Teatro alla Scala di Milano. Ha suonato in orchestra con importanti direttori quali Umberto Benedetti Michelangeli, Vladimir Ashkenazy, Wolf-Dieter Hauschild, Daniele Giorgi, Arturo Tamayo e Marcello Rota. Nel 2011 è stato membro, in qualità di stagista, dell’Orchestra della Svizzera Italiana (OSI). Si è specializzato presso il Conservatorio della Svizzera Italiana (CSI) di Lugano nella classe di clarinetto del M° Milan Rericha, conseguendo nel 2011 il Master of Arts in Instrumental Music Pedagogy e nel 2014 il Master of Arts in Music Performance. Attualmente è docente di ruolo di Clarinetto nella Scuola Media ad Indirizzo Musicale di Domodossola.

ANDREA PECELLI
Ha compiuto gli studi musicali sotto la guida di Rocco Filippini al Conservatorio “G.Verdi” di Milano ed all’Accademia W.Stauffer di Cremona dove si è diplomato in violoncello con menzione di merito. Dopo aver vinto il Premio Internazionale “Calpurnia” al Festival delle Nazioni di Città di Castello, si è dedicato alla musica da camera, fondando nel 1995 il Milano Cello Quartet. Con tale formazione e come ospite dell’ensemble di musica contemporanea Sentieri selvaggi di Milano, ha effettuato concerti per le maggiori stagioni musicali italiane (Teatro alla Scala, Teatro Regio di Torino, Società dei Concerti di Milano, etc.). Collaboratore per anni dell’Orchestra da Camera di Mantova, dell’Orchestra di Brescia e Bergamo, della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario (dal 2000 ad oggi) e, per concorso, delle Orchestre Nazionali della RAI e dell’Accademia di S. Cecilia. Primo violoncello dell’Orchestra G. Cantelli, Milano classica, Orchestra Stabile di Bergamo e, dal 2007 al 2011, dell’Orchestra Sinfonica del VCO. Collabora con le Associazioni SuoniAMO e AMAMUSICA. È fondatore e Direttore Artistico dell’Associazione Orchestra e dell’Orchestra da Camera di Domodossola. Svolge attività cameristica in duo con Federica Zoppis ed in trio con Marco Rainelli. È docente, come vincitore di concorso, di violoncello e musica d’insieme per archi presso il Liceo Musicale di Omegna.

FEDERICA ZOPPIS
Ha frequentato il Triennio Accademico di pianoforte sotto la guida del M° Mario Borciani e attualmente segue i corsi del Biennio Accademico di Maestro collaboratore presso il Conservatorio G. Verdi di Milano. È pianista collaboratrice nei seguenti corsi e workshop: “Incontri musicali” dell’Associazione Orchestra di Domodossola, “La nota chiave” di Lello Narcisi, “Musichiamo la Valle Antrona” dell’Associazione SuoniAMO. Ha suonato in musical prodotti da La Dual Band presso diversi teatri (Blue Note, Tieffe Menotti, Out-Off). Ha collaborato come clavicembalista e organista con l’Orchestra da Camera Giovanile di Domodossola e la Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario. Come camerista collabora con Synchronos Trio, Simone Ponta, Letizia Zoppis e Andrea Pecelli. È membro dell’orchestra GMO e docente di pianoforte presso le associazioni AMAMUSICA, SuoniAMO, La Dual Band.


Il concerto è reso possibile grazie alla sensibilità della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario, dell’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, con il sostegno prezioso della Fondazione CRT.

Di calice in calice, bevendo vino con Trilussa, Pulci e Depero. Viaggio culturale e multisensoriale

ROMA - Versare nello stesso calice vino, arte e letteratura. Nel Lazio bevendo il Cesanese del Piglio si varca la soglia del Palazzo Colonna di Paliano con la serie delle "Belle" di Ferdinand Voet e poi brindando con il Mater Matuta, dedicato alla dea dell'Aurora, si legge Trilussa, Belli o Goethe. In Toscana si sorseggia l'Orcia attraversando la sua Valle, patrimonio Unesco. E poi un fermo immagine sul ciclo delle pale d'altare del Duomo di Pienza e ancora nuovi reading tra cui quelli del poeta Luigi Pulci. E poi in Puglia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige tra Gewurztraminer e Fortunato Depero.
Prende il via "Di calice in calice", il viaggio culturale e multisensoriale alla scoperta dell'Italia del vino rivolto ad appassionati di wine, arte e versi promosso dal Punto Touring di Roma e Associazione Culturale Sinopie in collaborazione con Collegio e Magazzino Scipioni, le due location di Roma che ospiteranno gli appuntamenti.
Da fine ottobre a metà dicembre cinque incontri conferenze accompagneranno i partecipanti alla degustazione guidata del vino di cinque regioni italiane attraverso la stimolazione multisensoriale. Colore e fluidità, profumi, persistenza e corposità, sono solo alcuni degli elementi che si passeranno in rassegna per conoscere il vino nei suoi tratti visivi, olfattivi e gustativi. A far da cornice alle degustazioni, reading e incursioni letterarie a cura di Viviana Bello, ideatrice del percorso, e racconti artistici del territorio a cura della storica dell'arte Martina Gatti, console del Touring Club Italiano.
Il primo appuntamento è per martedì 24 ottobre con la scoperta dei vini del Lazio e avrà luogo presso Collegio (Piazza Capranica, 99).
"Di calice in calice" prosegue poi presso Magazzino Scipioni (Via degli Scipioni, 30) per i successivi quattro incontri. Il 7 novembre con le selezioni di vini ispirati all'arte della Toscana e il 21 novembre con la degustazioni dei vini che toccano il cielo delFriuli Venezia Giulia
In questo viaggio ideale alla scoperta dell'Italia da bere martedì 5 dicembre si scende poi a Sud, in Puglia, con i vini pizzicati per ritornare in montagna il 12 dicembre con le proposte enologiche del Trentino Alto Adige. Le degustazioni saranno accompagnate da assaggi di prodotti selezionati dagli chef per esaltare l'impatto organolettico dei vini proposti. Tutti gli appuntamenti, della durata di un'ora e mezza, avranno inizio alle ore 18.
Per info e prenotazioni: Punto Touring Roma / Piazza Ss. Apostoli 62/65, tel. 06-36005281 - email: libreria.ptroma@touringclub.it
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La Pop Art di Andy Warhol a Palermo


PALERMO - Un oggetto artistico è fatto per essere riprodotto, consumato, ma soprattutto amato. E Pop Art per Andy Warhol voleva dire "amare le cose". S'inaugura oggi 18 ottobre (apertura al pubblico domani, fino al 7 gennaio ) al Palazzo Sant'Elia di Palermo, Andy Warhol - l'arte di essere famosi, ampia selezione di opere provenienti dalla Rosini Gutman Collection di Riccione. Sono oltre 150 pezzi tra multipli, pezzi unici e oggetti realizzati negli anni più importanti: dal 1957 al 1987. La raccolta rispecchia una particolare visione dell'opera dell'artista, presentando celebri lavori come le Campbell's Soup Can, Fiori, Marilyn, Mick Jagger, Liza Minnelli, Joseph Beuys, accanto ad altri meno conosciuti al grande pubblico, che rappresentano la parte più intima e personale della sua ricerca, vicina per sensibilità alla matrice europea.
    Più di altri esponenti della Pop Art, Warhol riveste un ruolo chiave nel delineare gli oggetti- feticcio che racchiudono la vita e la morte della società occidentale del secondo 900. Per farlo si serve della ripetizione seriale dell'oggetto. Per lui la tecnica serigrafica non è solo un mezzo formale, ma il solo modo di espressione artistica. Con lui l'arte muore e risuscita in un continuo potenziamento dell'accessibilità estetica dell'immagine. Il quotidiano diviene così l'unica folgorante verità. Ed è la verità sottesa dalle immagini della civiltà dei consumi che ci assediano e si proiettano su di noi e in cui noi ci specchiamo alla ricerca di un'identità perduta.
    Negli ultimi anni la Andy Warhol Collection è stata esposta in numerose città in Italia e all'estero, come in Andorra, Germania, Principato di Monaco, San Marino, Spagna, Svizzera e Taiwan.
   ansa
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Arte mondo di Totò genio a Roma esposizione nella Capitale fino al 18 febbraio


ROMA - I mondi, l'arte, gli amori, le passioni, dell'artista Totò e della dimensione più privata del Principe De Curtis danno vita a 'Totò genio', la più grande mostra realizzata sul grande attore scomparso 50 anni fa.
    Organizzata da Alessandro Nicosia che l'ha curata con Vincenzo Mollica, dopo il debutto di grande successo a Napoli e il passaggio a Lugano, arriva al Museo di Roma In Trastevere dove sarà fino al 18 febbraio.
    E' un viaggio fra centinaia e centinaia di documenti, cimeli, lettere, libri, disegni e ritratti (da Pasolini a Scola, da Pazienza a Echaurren), manifesti dei suoi film, caroselli e pubblicità, costumi (da quello pinocchiesco di 'Totò a Colori' all'uniforme del Pazzariello in L'oro di Napoli), installazioni, video, testimonianze e fotografie, comprese quelle, novità dell'allestimento romano, delle sue sette case nella capitale, dalla prima vicino la stazione Termini del 1930 a quella dove è morto ai Parioli nel 1967. ''Noi napoletani discutiamo su tutto ma non sul genio di Totò - dice il Sindaco partenopeo Luigi de Magistris (il Comune di Napoli è fra i motori dell'esposizione con l'associazione Antonio De Curtis, ndr) - ora vorremmo portare anche a Bruxelles e New York la mostra su questo artista che è immortale perché attualissimo''. Ad esempio ''ora che siamo quasi in tempo di elezioni - aggiunge il sindaco - non può non venire in mente la pernacchia con cui prendeva in giro l'ordine costituito''. Per Alessandro Nicosia la mostra ''racconta le due anime di Totò. Una è quella dell'artista, nel suo percorso dall'avanspettacolo al teatro, al cinema, ma anche nella poesia, con capolavori come A livella, che qui si può ascoltare recitata da lui e nella musica, con le sue canzoni interpretate anche da altri artisti. L'altra è del principe de Curtis, che era molto solitario e schivo a volte triste. Di lui raccontiamo gli amori, come quello per Franca Faldini, ma anche quello per gli animali, e per la sua città Napoli; le sue passioni, con il chiodo fisso dell'araldica, ma anche la generosità''. Questo Paese ''ha massacrato molti dei suoi artisti ed è successo anche a Totò, che è stato a lungo snobbato dalla cultura ufficiale - ricorda Vincenzo Mollica -. Abbiamo intitolato la mostra 'Totò genio' perché era eclettico e straordinario in tutto quello che combinava, metteva sempre tanto di vissuto''. Nella mostra ''ci sono due omaggi, quello a Totò e quello al rinascimento di Napoli, che dopo tante guerre sta mostrando al Paese la strada per rinascere'' sottolinea Luca Bergamo, vicesindaco di Roma Capitale, che promuove l'esposizione con Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, mentre a coprodurla è Istituto Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Teche e SIAE. Tornando sul forte legame del nonno con Roma (''qui lui ha vissuto con mia nonna ed è nata anche mia madre''), la nipote dell'attore Elena Alessandra Anticoli, ricorda una frase dell'attore: '''Tra me come sono nella vita reale e Toto c'è una differenza abissale. Odio la mia maschera ma è parte della mia anima e mi aiuta ad essere veramente me stesso''.

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Foliage urbano, 10 parchi dentro la città da NY a Monza

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 In città sono tanti i parchi e i giardini che in questa stagione regalano l’emozionante spettacolo delle foglie che si tingono di giallo, di rosso e di arancio. Passeggiando lungo i viali e tra grattacieli e scorci urbani ci si immerge nella bellezza della natura che cambia e che, a tratti, sembra un quadro appena dipinto. Ecco dieci destinazioni che meritano di essere conosciute.
Central Park, New York
E’ il parco più famoso e omaggiato dal cinema e dal mondo dello spettacolo, ed è senza dubbio il più fotografato durante l’autunno, quando gli alberi presenti nei 340 ettari, nel cuore della metropoli americana, si trasformano in una tavolozza di colori che vanno dal giallo ocra all’arancio, dal rosso cremisi al viola. Si passeggia tra romantici laghi, viali e sentieri solitari che sbucano sugli inconfondibili grattacieli di Manhattan; l’ente dei parchi di New York (nycgovparks.org) organizza visite guidate al foliage. L’ingresso più celebre è dal Metropolitan Museum.

Giardino imperiale, Kyoto
Il koyo, lo spettacolo della colorazione delle foglie degli aceri, nei parchi cittadini di Kyoto tra ottobre e novembre è sbalorditivo e affascinante. Nella lingua giapponese c’è persino un termine che indica la “caccia di aceri che cambiano colore”: Momijigari, un’attività che nel Paese del Sol Levante assume un significato zen. Accanto ai magnifici templi buddisti che impreziosiscono i parchi si stagliano imponenti aceri colorati di rosso che amplificano la bellezza raffinata di giardini e boschi. Tra le numerose aree verdi presenti in città si consiglia una passeggiata nel giardino del Palazzo Imperiale, tra prati di grandi dimensioni e più di 9 mila alberi; nella villa imperiale Katsura, uno degli esempi più belli di giardini giapponesi, con un grande lago e un gazebo da tè e nel tempio di Tenryu-ji, famoso per le cascate Ryumon e per il ponte di pietra.

Hyde Park, Londra
Il grande parco e l’attiguo giardino di Kensington, nel cuore della capitale britannica, sono tra le mete più frequentate di Londra, soprattutto durante l’autunno, quando gli alberi sfoggiano i colori più accesi. Se poi capita di passeggiare in una giornata di nebbia o di foschia, lo spettacolo è ancor più romantico e suggestivo. Hyde Park ospita più di 4mila alberi, un lago con ristoranti sulle rive e giardini di fiori ornamentali oltre a edifici e monumenti, come la fontana in memoria di lady Diana, che simboleggia la gioia di vivere, e la famosa statua di Achille. Se si passeggia di domenica è bene fare un salto allo Speaker’s Corner, dove c’è sempre qualcuno che esprime le proprie opinioni.

Parco di Schönbrunn, Vienna
Il castello e il parco di Schönbrunn, nella capitale austriaca, sono un complesso architettonico elegante e austero, patrimonio Unesco da più di 20 anni. Il giardino barocco del maniero di Schönbrunn è un luogo unico e magico, che incornicia quella che era la residenza estiva degli Asburgo ed è ornato con laghetti, statue monumentali e fontane. Era l’antica reggia che apriva le sue porte a regnanti, politici e personaggi famosi, come un giovanissimo Mozart che a 6 anni si esibì nella sala degli Specchi. Oggi, durante l’autunno, il castello e il parco sono luoghi molto amati da viennesi e visitatori, che passeggiano sotto archi di foglie multicolori e lunghi i viali che arrivano alla serra delle palme e al labirinto.

Parc Jean Drapeau, Montreal
E’ uno dei luoghi verdi della città canadese che meglio simboleggia i colori caldi dell’autunno: nel parco, che si trova su due isole tra le acque del fiume San Lorenzo, a est del centro, si passeggia lungo i viali alberati o si pedala lungo le piste ciclabili fino all’isola di Saint Helen, la più settentrionale, che ospita lo Stewart Museum in un vecchio forte militare britannico dedicato all’influenza della cultura europea in Canada, e la Biosphere con la sua inconfondibile cupola di vetro e acciaio. All’interno si trova un interessante museo dedicato all’ambiente e alle tecnologie ecosostenibili. Prima di percorrere il ponte Concorde per raggiungere l’isola artificiale di Notre Dame, a sud di Saint Helene, è possibile tentare la fortuna nel Casinò.

Tiergarten, Berlino
Letteralmente significa “giardino degli animali” e ospita, tra le tante attrazioni, anche il celebre zoo. Qui, nel parco più grande della capitale tedesca, il foliage è uno spettacolo di colori che si specchia nei laghi e lungo i tanti viali interni. Sono numerosi i luoghi dove ammirare il colore autunnale delle foglie: oltre ai tanti parchi nella capitale tedesca ci sono numerosi viali – il più noto è Unter den Linden, viale sotto i tigli – che ospitano alberi ereditati dall’impero prussiano, piante storiche che in autunno danno spettacolo.

Stoccolma
In questo periodo autunnale la capitale svedese con i suoi numerosi parchi, zone boschive e piccoli giardini che si affacciano sul mare, è uno splendore. I caldi colori delle foglie si riflettono sull’acqua che circonda la città scandinava, formata da 14 isole; qui il foliage regala passeggiate persino in pieno centro, tra le chiome degli alberi che cambiano e si accendono di tanti colori. In città si contano ben 7 riserve naturali, un parco nazionale, preso d’assalto dai fotografi per il foliage e un ecoparco sull’isola di Djurgården.

Parco di Monza
E’ un’area verde importante per la città di Monza, a nord di Milano, conosciuto forse più per l’autodromo che ospita. E’ una ex zona di caccia nata nel 1805, di grandi dimensioni e circondata da mura di oltre 14 chilometri che la rendono il parco cintato più esteso d’Europa. All’interno ci sono tre zone principali: vicino alla Villa Reale con giardini e campagna; il Bosco Bello, a nord, un tempo usato per la caccia; e lungo il fiume con boschi, prati, cascine, ville e mulini. Il parco, che in queste settimane regala colori inaspettati, si visita a piedi, in bicicletta o a cavallo.

Common Park, Boston
Nel cuore della capitale del New England, la regione nordamericana più apprezzata per il foliage con i suoi colori intensi, si può ammirare la natura che si trasforma. Qui sorge il Common Park, il più antico parco pubblico d’America, dove si cammina lungo i sentieri che accolgono alberi secolari, laghetti e divertenti scoiattoli da avvicinare. Accanto, e sempre nel cuore della città, c’è anche il grande parco pubblico Boston Public Garden, dichiarato monumento storico nazionale: è un ampio spazio verde che ospita sentieri e aiuole ed è abbellito da statue e fontane dove è magnifico passeggiare sotto le chiome degli alberi che regalano una varietà infinita di colori, ma anche regalarsi una romantica gita in barca per ammirare il foliage dall’acqua. La metropoli, città ricca di storia e di cultura, è circondata da 5 parchi che vanno dal museo delle Scienze, nel West End, fino alla Boston University, è un succedersi di prati, giardini, fontane, ponti in legno e luoghi dove rilassarsi. I parchi sono uniti da sentieri e collegamenti e presentano caratteristiche diverse: alcuni sono giardini ordinati ed eleganti, altri sono invece parchi più selvaggi con laghi sulle cui acque si riflettono i magnifici colori dell’autunno.

Vondelpark, Amsterdam
Inserito tra i monumenti tutelati dai Beni culturali, è il parco più amato dai cittadini di Amsterdam, dove in queste settimane d’autunno ci si ritrova ad ammirare il foliage. Il giardino si trova nel centro della città, a pochi passi dalla zona dei musei, e ospita prati, laghetti, fontane e statue, oltre a un teatro all’aperto, un padiglione neorinascimentale e a un magnifico roseto con oltre 70 varietà di fiori.
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