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McCurry, la passione per la lettura nei suoi scatti A Palazzo Madama di Torino, testi e sezione sui suoi libri

STEVE McCURRY. LEGGERE © ANSA

TORINO - Una mostra dedicata all'amore per la lettura, attraverso lo sguardo del grande fotografo Steve McCurry. Oltre 70 immagini accompagnate da un'antologia di scritti dedicati alla lettura, scelti da Roberto Cotroneo, giornalista e scrittore, in una città, Torino, che anche grazie al Salone del Libro, può essere considerata la 'capitale italiana della lettura'. 'Steve McCurry. Leggere', curata da Biba Giacchetti, apre al pubblico il 9 marzo fino al primo luglio, in un ambiente suggestivo, la Corte Medievale di Palazzo Madama. Sono gli scatti realizzati in oltre quarant'anni di carriera che lo stesso McCurry ha riunito in un volume, pubblicato come omaggio al grande fotografo ungherese André Kertesz.
Le fotografie - alcune inedite - ritraggono persone di tutto il mondo, assorte nell'atto intimo e universale del leggere, nei contesti più vari: i luoghi di preghiera in Turchia, i mercati. Persone che leggono circondate da animali o da macchine, altre rilassate sui marciapiedi. Dall'Italia all'India, dall'Afghanistan all'Africa, dagli Stati Uniti a Cuba. Completa la mostra la sezione 'Leggere McCurry', dedicata ai libri pubblicati dal 1985 con le sue foto: ne sono esposti 15, alcuni ormai introvabili. "Il soggetto della mostra non è tanto il libro, ma la persona intenta alla lettura, colta dall'obiettivo in contesti spesso di povertà ed emarginazione, dove l'ultima cosa a cui pensare sembrerebbe essere l'interesse per un libro", spiega Guido Curto, direttore di Palazzo Madama.
"Ogni scatto - sottolinea Maurizio Cibrario, presidente della Fondazione Torino Musei - è un'autentica perla. Ci sembrava giusto che Palazzo Madama facesse qualcosa per celebrare il Salone del Libro che sembrava perso ed è stato ritrovato". "Una mostra diversa, da leggere. L'autore ci invita a osservare, quasi silenziosamente, quanto accade in un universo traslato, in cui le persone abbandonano la loro realtà, anche drammatica, per essere totalmente assorbite da altro", spiega Biba Giacchetti. "McCurry - aggiunge Cotroneo - è capace di farci leggere per un attimo lo stesso libro dei suoi soggetti, di lasciarci con loro per un attimo, quello che basta a riempirci di storie e di passioni. Quello che ho fatto, da parte mia, è stato mettere insieme il perché la lettura sia sempre e comunque qualcosa di irrinunciabile e di prezioso per le nostre vite. per tutte le vite, anche le più povere e le più lontane da noi". "Una mostra molto importante, un'occasione per guardare, leggere e imparare ad ascoltare", conclude l'assessore comunale alla Cultura, Francesca Leon.
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Il vino italiano cresce negli Usa


da Avvenire
È stato un ottimo 2018 quello del vino italiano negli Usa. Un risultato importante, soprattutto pensando ai venti di crisi e di guerre commerciali che hanno caratterizzato lo scorso anno. A fornire i numeri più aggiornati è stato il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, con una serie di statistiche che sono state poi analizzate dall'Ice, l'Agenzia per la promozione all'estero e l'interazionalizzazione delle imprese italiane. E si tratta di ottimi numeri. A conti fatti, per le esportazioni italiane il 2018 è stato un anno che gli esperti definiscono "decisamente positivo" per tutti gli indicatori: aumento in valore del 6,8% (il più alto degli ultimi cinque anni), incremento delle quantità dello 1,2%, rafforzamento della quota di mercato, che sale al 32% rispetto al 31,4% del 2017, e crescita dei prezzi medi che raggiungono 5,9 dollari al litro, contro i 5,6 dollari al litro dell'anno precedente (+5,4%). In valori assoluti le vendite di vini italiani oltre oceano hanno superato quota 1,9 miliardi di dollari e i 3,4 milioni di ettolitri. Guardando oltre il dato generale, poi, pare che sia stati i vini bianchi ad essere "la componente più importante delle nostre vendite negli Usa (oltre un terzo del totale)", ma bene sono andati lo scoro anno anchei vini rossi e soprattutto gli spumanti e i vini frizzanti che rappresentano oltre il 22% del nostro export verso gli Stati Uniti, con circa 440 milioni di dollari. Per quanto riguarda i vini rossi, poi, l'Italia è il primo fornitore del mercato nordamericano con una quota di mercato del 32,5% (in crescita rispetto al 31,6% del 2017), tallonata però dalla Francia con il 30,7%.
Proprio la gara con i nostri cugini francesi caratterizza comunque sempre la situazione del mercato statunitense. In termini generali, ha spiegato l'Ice in una nota rilanciata dall'agenzia specializzata winenews.it, «la Francia è il primo fornitore in valore (grazie in particolare al recente boom dei vini rosati), con crescita sia dei valori (+12,7%) che delle quantità (6,5%)». E non basta, perché buone prestazioni sono state ottenute anche da Nuova Zelanda (in terza posizione) e dalla Spagna; mentre in gran crisi sono concorrenti come Australia, Argentina, Cile e Germania. Lo scorso febbraio è iniziato da Los Angeles il tour promozionale americano che l'Ice, assieme a Via-Vinitaly International Agency, organizza per il vino italiano. La prossima tappa sarà a giugno, a New York.
Testa a testa, dunque, fra Italia e Francia. Ma rimane comunque il dato di fondo: quello degli Stati Uniti è uno dei nostri principali mercati, ma occorre combattere per tenere le posizioni. Oltrepassare quota due miliardi di dollari di etichette vendute oltre Atlantico nel 2019, potrebbe essere un ottimo risultato. Ed è tutto sommato a portata di mano.

Via libera alla cabinovia. "Alpine Crossing", da Zermatt a Cervinia

"Alpine Crossing", da Zermatt a Cervinia

da Avvenire
Il sogno diverrà realtà. Anzi, la cabinovia dei sogni! Perché dopo un periodo interlocutorio di discussioni, dovute principalmente all'opposizione della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, si è giunti all'intesa. L'accordo porterà alla realizzazione dell'Alpine Crossing tra Cervinia e Zermatt, permettendo un collegamento transfrontaliero tra l'Italia e la Svizzera via cabinovia salendo sul Piccolo Cervino a sfiorare i 4mila metri.

Innovazione e sostenibilità per il turismo

Se la tratta dalla perla svizzera alla vetta del Piccolo Cervino era stata inaugurata l'autunno scorso, restava da dare il via libera alla parte che congiunge la cima alla perla della Valle d'Aosta. Alla fine ecco l'intesa. Così lafunivia trifune realizzata dall'altoatesina Leitner ropeways potrà permettere un viaggio mozzafiato, per un turismo di qualità, un'esperienza della montagna e della natura di alto livello ed il rispetto della natura. Il lavori di costruzione della nuova funivia trifune tra Testa Grigia e Matterhorn glacier paradise (il Piccolo Cervino) - che collegheranno Cervinia con Zermatt per tutti i dodici mesi dell'anno e stabilendo il record del più alto collegamento transalpino - inizieranno subito. E la messa in servizio dell'Alpine Crossing è scalettata per il 2021. Il sogno si avvicina a diventare reale e le splendide cabine realizzate in Alto Adige - alcune impreziosite dai cristalli di Swarovski - luccicheranno tra il Canton Vallese e la Valle D'Aosta.

Viaggiare, tra un altrove e un ritorno: per amare


Con il titolo Odissei senza Nòstos, Gabrio Vitali ha raccolto nove saggi recenti, sottraendoli alla labilità delle originarie conferenze o all'occasionalità di interventi convegnistici (Moretti & Vitali, Bergamo 2018, pp. 240, euro 15,00). Ne viene una sorta di “autobiografia culturale”, nella quale confluiscono le esperienze educative dell'autore (Vitali è il professore di lettere che tutti avremmo voluto avere) e le sue competenze di critico e di scrittore. Filo conduttore è il tema del viaggio, in duplice versione: il nòstos è il viaggio che cerca il ritorno, mentre l'exodos è il viaggio che cerca un altrove. Archetipo del nòstos è il peregrinare di Odisseo-Ulisse per tornare alla sua Itaca dove una Penelope lo attende, ben diverso dall'uomo contemporaneo, intenso viaggiatore spaziale e culturale privo però di una meta che dia senso al suo stesso viaggiare. Il rischio che oggi corriamo è, appunto, di essere Odissei senza nòstos. Ma il libro è anche un'appassionata riflessione sulla funzione “civile” della letteratura, in particolare della poesia. Emblematico il titolo della prefazione di Mauro Ceruti “Insegnare la vita con la letteratura”, in simmetria con il primo capitolo, “Insegnare la lingua con la letteratura”. «Il problema della letteratura», scrive Vitali, «è oggi un problema di civiltà. E il problema dell'insegnamento della letteratura è, pertanto, un problema di pedagogia civile». Perché «la letteratura è uno di quei “denominatori comuni” dell'esperienza umana che stabiliscono appartenenze condivise e identità comuni». E ancora: «La lettura o l'ascolto di un'opera poetica ci libera dalle situazioni di infelicità e di insufficienza esistenziale, aiutandoci a pensare in un altro modo il mondo, che è poi il presupposto per provare a cambiarlo e a farlo migliore». Questi criteri vengono applicati “sul campo” quando Vitali analizza alcuni luoghi letterari, classici o contemporanei. Da Omero mette a tema il canto delle Sirene e, ancor più minaccioso, il loro silenzio; dalla Commedia isola il Canto XXVIII del Purgatorio senza storicizzare se la bellissima Matelda che, nel giardino dell'Eden, dispone Dante all'ascesa paradisiaca facendogli bere le acque del Lete e dell'Eunoè, sia Matilde di Canossa, o la Donna gentile della Vita Nuova, o altro personaggio ancora. Vitali sceglie un'interpretazione simbolica squisitamente letteraria, riprendendo immagini e metafore stilnovistiche: «L'idea che quel giardino contenga tutti i germi della vita della natura che la costante carezza dei cieli diffonde di continuo sulla terra abitata dagli uomini. E, infine, il raffronto fra quel luogo di equilibrio e di grazia creato da Dio per l'uomo e il mondo dell'armonia e della bellezza che la poesia consente all'uomo di recuperare». Ormai, dopo l'incontro purificatore con Matelda, la poesia di Dante è pronta a cantare, di Dio e del mondo, la Bellezza e l'Amore. Fra i contemporanei, la valorizzazione di Luigi Meneghello è un altro merito di Gabrio Vitali.
Avvenire