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SALONE DEL CAMPER 2019: SETTORE IN FORMA TRAINA LA MANIFESTAZIONE, CONFERMATI TUTTI I MAGGIORI PRODUTTORI


Appuntamento a Fiere di Parma dal 14 al 22 settembre: secondo APC, nel 2018 +20,3% nel mercato del nuovo; 8,7 milioni i camperisti in Italia ogni anno Parma, giugno 2019 – “Vento d’estate… io vado in camper, voi che fate?”: si potrebbe riadattare così il ritornello della famosa canzone “Vento d’estate” di Max Gazzè. Sì, perché l’estate è in arrivo e, con essa, la voglia di andare in vacanza, puntando però sulla vacanza all’aria aperta. Questa tipologia di turismo è infatti sempre più gettonata dai tantissimi turisti che durante questa stagione vacanziera invadono l’Italia. L’anno scorso, secondo i dati di CNA Turismo e Commercio, tra giugno e agosto i turisti nel nostro Paese sono stati la bellezza di 30 milioni (un milione in più rispetto al 2017, 16 mln italiani e 14 mln stranieri) e per il 2019 le previsioni sono comunque rosee. Di questi 30 milioni, secondo i dati diffusi dall’APC – Associazione Produttori Caravan e Camper, oltre 1,5 milioni sono stati coloro che hanno visitato l’Italia a bordo di un camper, il mezzo più adatto per una vacanza all’aria aperta e all’insegna della scoperta dei bellissimi tesori nascosti della nostra Penisola. Sempre secondo APC, negli ultimi ponti primaverili, tra Pasqua e il 1° maggio, sono stati almeno un milione i camperisti che hanno invaso lo Stivale, sempre puntando sui nostri tesori enogastronomici. In questo scenario assolutamente positivo si inserisce il Salone del Camper, la più importante manifestazione italiana del Caravanning e del Turismo in Libertà che quest’anno festeggia la sua decima edizione. Si svolgerà dal 14 al 22 settembre, come sempre, dal 2010 a oggi, presso le Fiere di Parma, quartiere fieristico di 400mila metri quadrati al centro dei poli della grande attività produttiva del Nord e del Centro Italia. Questa la carta d’identità di Fiere di Parma, una realtà che all’interno del panorama fieristico italiano si propone come partner per le aziende che intendano vedere realizzate le proprie aspirazioni coniugando tradizione ed innovazione. Il polo parmense è protagonista da diversi anni di manifestazioni leader come Cibus, Cibus Tech e Mercante in Fiera, testimonianze del felice connubio tra competenze fieristiche e brillanti idee imprenditoriali. La kermesse potrà contare come sempre sulla partnership consolidata e ormai storica di APC – Associazione Produttori Caravan e Camper, che rappresenta un comparto in salute che ha saputo reagire benissimo agli anni di crisi, tanto da piazzarsi stabilmente tra i primi tre grandi produttori europei. Secondo i dati dell’APC, infatti, nel 2018 si è registrato un +20,3% nel mercato del nuovo rispetto al 2017, confermando che la ripresa è in continua ascesa. Un’ulteriore prova di questo trend positivo è il fatto che ogni anno sono circa 8,7 milioni i camperisti italiani e stranieri che visitano il nostro Paese (+4,5% sul 2016), generando un fatturato complessivo di 2,6 miliardi di euro. A ulteriore conferma di questa tendenza, la manifestazione accoglierà la totalità dei produttori europei di veicoli ricreazionali, i più importanti marchi della componentistica e dell’accessoristica nonché una significativa selezione di carrelli tenda, tende, verande e altre attrezzature per il campeggio. I padiglioni 6, 5 , 3 e parte del 2 sono dedicati specificatamente alle aziende produttrici di Camper e Caravan: grandi gruppi come Adria, Arca, Autostar, Benimar, Blue Camp ,Buerstner, Carado, Carthago, Challenger, Chausson, CI, Dethleffs, Elnagh, Etrusco, Eura Mobil, Fendt, Fleurette, Font Vendome, Frankia, Hymer, Hobby, Knaus Tabbert, Laika, Malibu, McLouis, Mobilvetta, Niesmann- Bischoff, PLA, Rapido, Rimor, Roller Team, Sunlight, Trigano, XGo e importanti case motoristiche quali Citroen, FCA-Fiat Professional, Mercedes Benz, Peugeot e Volkswagen, presenteranno le loro novità per il comparto dei veicoli ricreazionali. Il padiglione 2, oltre a produttori ed allestitori di veicoli, ospiterà componentisti, accessori e tutte le soluzioni tecniche e i complementi per rendere confortevole e sicura la vacanza in libertà. Il Salone ospita infatti una sezione "Percorsi e Mete" dedicata alle destinazioni, al turismo e a tutto ciò che occorre per una vacanza esperienziale, dedicata alla pratica di sport outdoor quali bici e trekking per poter soddisfare la domanda crescente di vacanza attiva, turismo esperienziale e sostenibile. L'offerta del Salone del Camper 2019, rinnovato nel layout e arricchito nella proposta espositiva, consente di fruire di spunti e suggestioni preziose per organizzare le vacanze ed è completata dalla presenza di editoria specifica, guide, mappe e tutti gli strumenti utili per indirizzare e consigliare i viaggiatori più esperti ma anche guidare anche i neofiti dell'abitar viaggiando. “Le strade dei sapori” sarà il segmento dedicato agli itinerari enogastronomici con una selezione di produttori d'eccellenza provenienti da tutta Italia. A conferma dell’unicità del Salone del Camper, la seconda fiera di settore più importante del mondo, si segnalano anche aree tematiche di approfondimento e networking: ad esempio, l’area “Viaggi, Incontri e Racconti” che propone l'incontro dal vivo con scrittori e testimoni di viaggi straordinari. In area esterna ai padiglioni espositivi, sarà inoltre possibile visitare la “Camper Arena” con l'ormai tradizionale “Area Amici a 4 zampe”, spazio dedicato ad attività ludiche e sportive da svolgere insieme ai fedeli amici dell’uomo, giochi, prove guidate e consigli di istruttori esperti. Ci sarà anche una Food court dedicata all’”Academy Street Food”, che ospiterà le migliori proposte di Food Truck con le eccellenze gastronomiche della tradizione emiliana rivisitate. Sono solo alcune delle proposte che il Salone del camper 2019 ha in serbo per i suoi visitatori.

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci - Tuirsmo Culturale

Dalla web Radio. "I Viaggi" da Radio Uno episodio del 25 Agosto 2019

Strada Facendo... nuova puntata da Radio Vaticana

Musica. Seegers, polvere di stelle. Il “Cenerentolo” country

Da clochard a star internazionale grazie anche a un documentario trasmesso in Svezia Dalla sua viva voce, la storia incredibile del “Cinderella Man” della scena folk Usa
Douglas 'Doug' Seegers, cantautore country, nato nel 1952 a Long Island
Douglas 'Doug' Seegers, cantautore country, nato nel 1952 a Long Island
Avvenire
In buona parte d’Europa nonché nella sua patria, gli Usa, lo chiamano “Cinderella Man”: ossia Cenerentolo. Parliamo di Doug Seegers, nato nel 1952 a Long Island, cresciuto nel Queen’s e negli ultimi cinque anni capace di mettere in fila più canzoni al numero uno di iTunes (su tutte Going down to the river), primi posti in classifica tra Scandinavia e States, dischi d’oro a gogò, collaborazioni con giganti della musica a stelle e strisce come Emmylou Harris e Jackson Browne, critiche che lo paragonano a Johnny Cash, un’autobiografia vendutissima, cinque cd di successo (compreso un tributo ad Hank Williams, icona del rock Usa), ed infine oltre trecento concerti tutti soldout in Europa: dove tuttora è in tour. E voi direte: perché, dunque, Cenerentolo? Perché nel 2014 Seegers, il cui padre scappò di casa quando aveva solo otto anni, lasciandolo aggrappato alla sua chitarra e proprio agli lp di Williams quali primari conforti, dopo aver sperimentato più mestieri e tentato il sogno della musica era ormai, da anni, un clochard. Aveva perso il lavoro d’ebanista, abbandonato moglie e due figli, sofferto di dipendenze estreme da alcol e droga e viveva in strada a Nashville: con la sua chitarra, e tanti blocchi a spirale fitti dei versi di quelle canzoni che in vent’anni di vagabondaggio aveva continuato a scrivere, senza però mai pensare di poterle proporre a un pubblico vero. Poi la svolta, sotto forma d’una star svedese del country di nome Jill Johnson, giunto a Nashville per girare un documentario sui musicisti della città. E quando Johnson va alla mensa dei poveri di West Nashville di cui Seegers è cliente fisso, il gestore Stacy Downey gli consiglia di dare un occhio a quel tipo chiuso che canta cose sue e solo da poco pare uscito dal tunnel. Johnson esegue, e riprende Doug Seegers su un prato mentre canta la già citata Going down to the river. «Sto scendendo al fiume per lavarmi l’anima, ho corso a fianco del diavolo ma ora so che non è un amico». E quando poi il documentario di Johnson Jills Veranda va in onda in Svezia iTunes esplode per giorni: tutti vogliono Doug Seegers e Cenerentolo da barbone si fa superstar. Con un magnifico cd nuovo (il sesto) intitolato A story I got to tell: perché Seegers ce l’ha davvero, una storia da raccontare.
Doug, come sintetizzerebbe la sua vita?Ho avuto una marea di dipendenze per molti anni, ed ero arrivato al punto di pensare che sarei morto presto, a causa della droga e dell’alcol che consumavo. Poi un giorno mi sono alzato e ho sentito dentro ch’era tempo di cambiare: ho pregato a lungo e Dio mi ha guarito l’anima, sono pulito e sobrio ormai da sei anni. La mia vita oggi è totalmente diversa.
Possiamo dire che la musica l’ha aiutata a salvarsi?Solo in parte, credo davvero sia stato il Signore. Però ho anche fede nella forza della musica, sì.
E come concepisce adesso il suo scrivere canzoni?Unendole alla mia esperienza di uomo che ha trovato la retta via. Sento forte, la responsabilità di scrivere cose che aiutino altri a fare come me: credo che la musica dovrebbe essere sempre, terapeutica.
Le canzoni da lei incise negli ultimi anni vengono tutte dai blocchi compilati in vent’anni per strada?Sono anche di trent’anni fa, ora quando ho la fortuna d’incidere le mischio a quelle che ho appena scritto. Vede, per me scrivere canzoni è stata sempre una forma d’aiuto, è una mia terapia dell’anima.
Di cosa vuol parlare per esempio in Six feet under?In quella canzone dell’album appena uscito volevo osare un gospel per non credenti. Il brano parla della potenza che il demonio può avere e che io ho sperimentata, visto che m’ha gettato in un baratro.
Angel from a broken home invece sembra ispirata a quando suo padre abbandonò la famiglia… È proprio su un padre che abbandona figli ancora piccoli, sì: volevo avvertire tutti delle conseguenze tremende che certe cose hanno sui bambin.
Il suo cd è ricco di episodi molto belli, da Life is a mistery sul mistero della vita a White line, ma forse il vertice è Give it away: regalare che cosa?La canzone dice che dobbiamo imparare ad aprirci agli altri e a mostrare sempre loro pietà, regalando aiuto a chi s’è perso. L’idea del testo m’è venuta a una riunione degli Alcolisti Anonimi: si parlava di come solo un nostro restare sobri potesse consentirci d’aiutare anche altre persone a uscire dall’incubo.
Così ora la paragonano all’icona Cash: che ne pensa?Vorrei, essere ai quei livelli… Ma non è stato un mio modello: e ogni autore penso abbia il suo stile.
Che cosa pensa invece, oggi, del mito “droga sesso e rock’n’roll” che subì pure anche Hank Williams, lui sì invece suo punto di riferimento sin da bambino?Non so risponderle. Perché prima d’incontrare Dio io l’ho vissuto, quel mito, dentro una vita al limite.
Come reagisce la gente ai suoi numerosi concerti?Molti mi dicono che con le canzoni li aiuto a trovar la forza per ripulire le loro vite. Anzi, un uomo a Stoccolma m’ha detto che era appena uscito di galera e solo ascoltando Going down to the river è riuscito a tenersi ben lontano dalla bottiglia.
Lei ha imparato qualcosa, vivendo anni per strada?Solo trucchi per sopravvivere. Molti, purtroppo: perché già a diciott’anni, appena finita la scuola, vivevo in edifici abbandonati suonando e drogandomi.
Dopo quanto ha vissuto, oggi di che cosa ha paura?Sa, tutti a volte ci sentiamo soli, ci deprimiamo, rischiamo di ricadere in tentazione. Ma per ora per fortuna mi sento forte; tengo alla larga i pericoli.
Quali rimpianti ha, invece, magari come padre?Un sacco, ho fatto del male a tanta gente. Solo che non posso tornare indietro: posso solamente provare oggi ad essere migliore di come sono stato ieri.
Senza la Svezia, sarebbe ancora clochardmusicista?In realtà ero pulito già prima d’incontrare Johnson, e qualcosa si muoveva pure a Nashville. E anche ora, ogni volta che posso, suono per strada: solo che sono piuttosto sicuro che non tornerò a viverci.
Senta, mister Doug: e adesso? Non si ferma da cinque anni…E ancora non lo farò. Sono in tour sino a Ferragosto tra Svezia e Norvegia, poi ho dei festival negli States, indi tornerò in Europa per suonare in Olanda, Germania, Inghilterra e da voi. E nel 2020, oltre a fare un ampio tour in patria, vorrei realizzare un sogno cui lavoro da un po’: un mio disco di gospel.

Ma è davvero possibile a tutti accedere agevolmente a musei, monumenti, siti archeologici e parchi naturali?

Siamo il Paese più bello del mondo per arte, cultura e natura. Meta turistica tra le più gettonate anche dagli stranieri. Ma è davvero possibile a tutti accedere agevolmente a musei, monumenti, siti archeologici e parchi naturali? Non sempre, infatti, il diritto ad apprezzare le bellezze italiane viene garantito ai disabili, nonostante la severa normativa vigente sull’abolizione delle barriere architettoniche.
Terreni sconnessi, scale o rampe ripide, gradini troppo alti, porte strette, ma anche un’eccessiva esposizione a fattori climatici e ambientali, possono essere un motivo di rinuncia – o una forte limitazione – alla visita del bene culturale da parte di chi ha difficoltà motorie o sensoriali. E spesso bisogna fare i conti anche con vincoli di tutela storico-artistica che, come tali, non possono essere rimossi. Da undici anni il Mibac sta lavorando alacremente per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Per questo, d’intesa con i direttori dei vari istituti museali, nel 2008 sono state approvate le prime ”linee guida” di un progetto che mette in primo piano l’accoglienza e la creazione di percorsi multisensoriali con lo scopo di favorire narrazioni adeguate predisponendo anche strumenti di mediazione culturale. Spiega il funzionario del Mibac, coordinatrice del progetto, Gabriella Cetorelli: «Il concetto di “accessibilità” si è molto dilatato e non si limita più a considerare il solo l’ingresso fisico, emergendo la necessità di tutta una serie di attività e servizi connessi anche all’accessibilità senso-percettiva, cognitiva, culturale, sociale come pure emozionale, poiché il museo deve accogliere e coinvolgere completamente i propri visitatori».
Realizzati dunque i primi interventi di adeguamento delle strutture il Mibac ha messo in rete “A.D. Arte”, un sistema informativo (www.accessibilitamusei.beniculturali.it) che aiuta le persone con esigenze specifiche a fruire dei beni culturali: si tratta di schede, in italiano e inglese, di musei e aree archeologiche statali (80 finora, ma arriveranno entro la fine dell’anno a 150) aperti al pubblico, con immagini e planimetrie parlanti che consentono una facile “lettura” di percorsi e di materiali. È un progetto unico nel suo genere in Europa, un’eccellenza italiana da esportare. «Ed è stato recepito – precisa Gabriella Cetorelli – nell’ambito del programma europeo “Erasmus plus” quale modello formativo e innovativo per il turismo inclusivo, diffondendolo in ambito comunitario».
Ma quali sono le opere fin qui “liberate” dalle barriere e attrezzate per garantirne la piena fruibilità? Tra quelle segnalate dal sistema del Mibac c’è l’ascensore per Michelangelo che nelle cappelle medicee di Firenze collega l’ingresso della cripta con il primo piano dove si trovano le cappelle dei Principi e la Sagrestia Nuova, con una pedana a scomparsa per superare gradini ineliminabili. La passerella nella necropoli di Tarquinia(sito Unesco) è, invece, un accesso facilitato (progettato secondo i principi dell’“Universal design”) che permette a tutti di visitare la Tomba della Pulcella (V secolo a. C.) con i suoi affreschi: qui sono stati installati anche una postazione multisensoriale con le informazioni, ausilii per non udenti e supporti audio per non vedenti. I passaggi del Teatro Farnese a Parma, all’interno del palazzo della Pilotta, sede della Galleria Nazionale, sono costituiti da una rampa e un percorso di 83 metri che consente di accedere, attraverso un ascensore, al primo piano, dove è visitabile la sezione medievale. Nell’Antiquarium di Boscoreale, vicino Napoli, una rampa collega, al posto delle scale, le porte dell’edificio le cui sale espositive si sviluppano su un seminterrato e al piano terreno. Interventi sono stati realizzati nella Reggia di Caserta e nell’annesso parco dove è possibile usufruire anche di un servizio di assistenza ai disabili. Nel Parco archeologico di Paestum funziona il programma “Architetture senza barriere” con visite guidate e percorsi privilegiati attraverso pedane in legno. Imponente il progetto agli scavi di Pompei, con oltre tre chilometri di percorso con pavimentazioni speciali fruibile a tutti e nuovi supporti tecnologici. Ai Fori Imperiali e al Palatino, nel cuore antico di Roma, ecco un tracciato percorribile con le carrozzine ed elevatori per non deambulanti.
Un altro progetto è stato dedicato ai malati di Alzheimer: si chiama La memoria del bello ed è stato predisposto dalla direzione generale con la Soprintendenza alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma: consiste in una serie di visite guidate interattive: l’arte e le occupazioni creative possano svolgere, infatti, un ruolo di sussidio nelle terapie.
«Vorrei poi menzionare inoltre – afferma la dottoressa Cetorelli – il Museo Tattile Statale “Omero” di Ancona, unico in Italia, progettato per “essere toccato” e consentire una nuova fruizione estetica ed emozionale: è uno degli istituti che ha condiviso con la direzione generale Musei il progetto “A.D. Arte”».
Tra le iniziative virtuose, benché fuori dal progetto ministeriale, va annoverata la funivia della Marmolada, installata per collegare la Malga Ciapela, a 1.500 metri di quota, a Punta Rocca, oltre i 3.300: l’impianto consente ai disabili in carrozzina di arrivare senza ostacoli alla terrazza panoramica che spazia tra le montagne del Bellunese e quelle del Trentino.

Da sapere

Con un decreto firmato dal ministro per i Beni culturali, Alberto Bonisoli, il 21 agosto è stata istituita una commissione di studio per la redazione di un piano finalizzato all’eliminazione delle barriere architettoniche, senso-percettive, culturali e cognitive nei musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici. Vi fanno parte, tra gli altri, Annalisa Bottoni in qualità di presidente, Gabriella Cetorelli (responsabile progetti speciali Musei, Mibac), Anna Contardi (Associazione persone Down), Amir Zuccalà (Ente nazionale sordi), Aldo Grassini (presidente del museo "Omero") e rappresentanti di soprintendenze, Cnr, Anci e ministero. «La commissione – commenta Cetorelli – dimostra l’impegno e l’attenzione ai temi della fruizione ampliata al patrimonio, messi in atto dal ministro Bonisoli». E anche Matera, Capitale europea della cultura 2019, è senza barriere, grazie all’impegno di associazioni e all’amministrazione comunale: gravine e chiese rupestri sono diventate infatti accessibili a tutti. Varato, nella Città dei Sassi, anche il progetto Cnr Itabc, piattaforma digitale in grado di supportare gli utenti sia nella pianificazione della visita che durante la permanenza nel capoluogo lucano.

Anche i parchi divertimento si adeguano

La questione delle “barriere” interessa anche i parchi di divertimento. «La tematica nel settore è molto sentita e strutture come “Gardaland” risultano tra le prime in Europa» afferma Saverio Fontana, presidente di Viviparchi, associazione per il tempo libero e la vacanza dedicata alle famiglie con figli. Anche “Leolandia”, vicino Bergamo, tra i parchi più frequentati, si è “specializzato”. Racconta Barbara, mamma di un bambino autistico e punto di riferimento, col marito, di altri genitori:«I disabili qui non pagano e l’accompagnatore ha diritto a una tariffa ridotta: bisogna essere muniti di un certificato di disabilità, noi siamo andati col verbale della commissione Inps e andava bene».
Avvenire

Una sala del Museo Tattile Omero di Ancona con un gruppo di studenti durante il percorso sensoriale