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Archeologia: Israele, trovata moneta romana con dea Luna


TEL AVIV - Una moneta romana di bronzo di circa 1850 anni fa, conservatasi in maniera eccellente, è stata trovata da esperti dell'Autorità israeliana per le antichità (Iaa) durante una ricerca in un fondale marino antistante Haifa.
La moneta, precisa un comunicato della Iaa, fu battuta ad Alessandria di Egitto durante il regno dell'imperatore Antonino Pio (138-161 d.c.). Su un lato si nota l'effige della dea Luna con un granchio, simbolo zodiacale del cancro. La moneta, a quanto pare, faceva parte di una collezione che rappresentava separatamente i dodici segni zodiacali. Sull'altro lato appare il profilo di Antonino Pio. "E' questa la prima volta che una moneta del genere viene rinvenuta di fronte alla costa di Israele", ha affermato Jacob Shavit, direttore dell'Unità di archeologia marina della Autorità per le antichità.

Ansa

Sabato 24 agosto il Meeting di Rimini ricorderà i cinquant’anni del primo allunaggio con Nespoli, Battiston e Prina

La Terra fa da sfondo a “Envisat”, il più grande satellite europeo

da Avvenire

Parla Roberto Battiston, che sarà ospite al Rimini: grazie ai satelliti possiamo controllare fenomeni che accadono in zone remote del pianeta, come la deforestazione o la formazione di campi profughi

Sabato 24 agosto il Meeting di Rimini ricorderà i cinquant’anni del primo allunaggio con tre protagonisti quali Roberto Battiston, docente di Fisica all’Università di Trento ed ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana, l’astronauta Paolo Nespoli e l’ingegnere aerospaziale Mauro Prina. Tematiche scientifiche saranno affrontate anche con la mostra “What’s in our brain? La meraviglia del cervello umano”, a cura dell’Associazione Euresis & Camplus, che offrirà un percorso alla scoperta delle meraviglie del nostro cervello e del suo funzionamento, secondo quanto la scienza ad oggi è riuscita a comprendere; “Vicino a chi soffre, insieme a chi cura. Storia dell’oncologia, storia di persone”, mostra proposta da Ior a cura di Fabrizio Miserocchi e Roberto Gabellini in occasione dei 40 anni dell’Istituto Oncologico Romagnolo; “L’uomo all’opera. La grandezza del costruire”, esposizione a cura di Riccardo Castellanza, Luigi Benatti, Francesca Giussani, Paolo Morlacchi, Martino Negri, Fabio Tradigo e Maddalena Sala.

Dopo cinquant’anni, dove sono le colonne di Ercole che l’umanità è chiamata ad oltrepassare, per migliorare sé stessa e il pianeta che popola? Quale «piccolo passo» occorre muovere, perché compia il «grande balzo»? La Nasa, pur guardando a Marte come meta a medio-lungo termine, lavora allo sviluppo di una base cislunare che lasci aperta ogni altra possibile destinazione. La Luna potrebbe diventare destinazione di colonie permanenti o, addirittura, di localizzazione di attività industriali, tese allo sfruttamento delle risorse locali, destinate poi a sostenere la logistica di una futura esplorazione del sistema solare. Al di là delle implicazioni politico-economiche, lo spazio è l’ambito in cui la scienza è alla ricerca del legame tra il microcosmo delle particelle elementari e il macrocosmo dell’universo attuale. Osservare la Terra dallo spazio, studiare i pianeti di questo o altri sistemi solari, può aiutare enormemente ad abitare meglio questo nostro mondo. Spiega Roberto Battiston, ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana e recentemente inserito nella “Hall of fame” destinata alle figure più autorevoli del settore spaziale: «Lo spazio è nella nostra quotidianità a tal punto che tendiamo a dimenticarlo. Ci garantisce una serie di servizi, e lo fa a standard di efficienza estremamente alti, che diamo scontati. Pensiamo al Gps: altro non è che una costellazione di ventiquattro satelliti, che fornisce senza sosta un segnale che ci posiziona e guida attraverso i telefoni cellulari. Dunque, lo spazio è nelle nostre tasche. La questione è piuttosto un’altra.

I costi dell’accesso allo spazio e del relativo sfruttamento? 
Esatto. Oggi i primi stadi dei lanciatori vengono sempre più spesso recuperati e riutilizzati con un risparmio economico che può giungere al 40%; solo fino a qualche anno fa, i lanciatori andavano invariabilmente perduti, dopo la messa in orbita dei satelliti. Questo comporta una importante riduzione di costi che certamente apre a nuovi tipi di utenze.

Durante la sua presidenza all’Asi, lei si è molto speso allo sviluppo dei minisatelliti, destinati ad imprimere una svolta epocale nel modo di guardare alle stelle. Perché popolare l’orbita terrestre di oggetti con massa inferiore a 150 chilogrammi è preferibile a pochi grandi satelliti estremamente performanti? 
Analogamente all’elettronica, si pensi ai pc o ai cellulari, teniamo tra le mani oggetti sempre più piccoli e sofisticati, e, paradossalmente, anche più economici. Allo stesso modo, una costellazione di piccoli satelliti permette un monitoraggio della Terra continuo e preciso; oggi tutta la superficie della terra viene fotografata una volta al giorno. Una simile frequenza si traduce in informazioni accuratissime, non disponibili solo cinque anni fa.

Lei ha usato l’espressione «spazio sartoriale »: si riferisce all’impiego di minisatelliti tarati su esigenze e scopi della committenza? 
Satelliti su misura sono oggi alla portata di imprese e istituzioni di dimensioni medio-piccole. Il costo di una costellazione di cento nanosatelliti in grado di garantire la mappatura quotidiana terrestre, si aggira intorno a dieci-quindici milioni di euro, messa in orbita inclusa, con un ritorno economico che supera – a breve termine – l’investimento. L’aumento di nanosatelliti introduce problematiche con cui dobbiamo imparare a confrontarci. Ad esempio, evitare di disperdere irresponsabilmente spazzatura che ricordi il nostro passaggio, educandoci al concetto di “ecologia spaziale”. Lo spazio è utile fino a che è sufficientemente vuoto da non comportare pericoli per i satelliti che lo popolano.

Proviamo ad elencare solo alcune applicazioni: monitoraggio di inquinamento ambientale, emissione e distribuzione di gas serra nell’ atmosfera, sicurezza delle frontiere, contrasto alla pirateria marina… 
Ad esempio, i satelliti possono facilmente identificare imbarcazioni non cooperative, ovvero che non emettono il corretto segnale radio identificativo; questo rappresenta uno strumento utilissimo di contrasto alla pirateria marina. I satelliti radar riescono a osservare anche di notte e attraverso le nuvole, condizioni spesso utilissime per interventi in emergenza, quando si tratta di portare soccorsi in zone colpite da calamità naturali. Grazie ai dati spaziali, relativi a direzione e velocità di venti e correnti, è possibile minimizzare il percorso di grandi bastimenti, riducendo i volumi di combustibile consumati.

Spostandoci in ambito agricolo: dallo spazio – a costi molto contenuti – si può valutare il rendimento dei campi, metro quadro per metro quadro, così da programmare irrigazione, concimazione e semina in modo ottimale. 
La produzione agricola e la filiera del cibo sono le principali industrie mondia-li, da cui dipende il futuro del pianeta e la relativa stabilità politica. L’osservazione sistematica del suolo dallo spazio permette di ottimizzare irrigazione e concimazione e ridurre la necessità di fertilizzanti. Decine di migliaia di agricoltori utilizzano già oggi questo tipo di informazioni con costi assolutamente irrisori rispetto al guadagno economico-ambientale. Essendo poi prevedibile il raccolto con mesi di anticipo, è possibile scegliere su quali colture “investire” in un determinato appezzamento. Lo strumento satellitare contribuisce, dunque, significativamente al migliore rendimento delle risorse, sempre più scarse con l’attuale crescita demografica. Strettamente collegato a questo tema è il monitoraggio del cambiamento climatico e delle misure di contenimento delle emissioni di gas serra. L’accordo sul clima di Parigi nel 2015 è stato fortemente influenzato dalla disponibilità di dati satellitari altamente performanti, che hanno permesso di sviluppare modelli climatici credibili e affidabili, convincendo le governance sull’ influenza delle attività umane sul cambiamento climatico. Nel 2017 è stata lanciata a Parigi un’iniziativa importante: il coordinamento delle agenzie spaziali di tutto il mondo per la realizzazione di un osservatorio sul clima, basato sui satelliti di osservazione della terra. Infatti, ben 26 delle 50 variabili essenziali per il clima (Ecv) possono essere osservate in modo affidabile solo dallo spazio.

La mappatura terrestre quotidiana mostra i cambiamenti che si stanno verificando in qualsiasi punto del globo: ad esempio, come varia l’occupazione di un parcheggio, il livello delle riserve petrolifere o anche lo stato di costruzione di un arsenale o di un bunker. 
Si parla proprio di “rivelazione dei cambiamenti”: i computer sono programmati per mostrarci solo i cambiamenti delle immagini da un giorno all’altro. Questo ci permette di raggiungere risultati altrimenti inimmaginabili. In particolare, fenomeni che accadono in zone remote del pianeta, come la deforestazione in Amazzonia, la realizzazione delle infrastrutture militari sugli atolli del Mar della Cina, la formazione di campi profughi nel centro dell’Africa, lo scioglimento dei ghiacci ai poli o sulle montagne. Avere accesso allo stato dell’intero pianeta e assistere in tempo reale alle evoluzioni naturali e artificiali, giorno dopo giorno, è uno strumento formidabile per contrastare crisi di carattere internazionale: esserne coscienti è fondamentale perché tutti possano accedere a tali informazioni, e non solo limitati gruppi di interesse.

Da qui il pensiero corre ai satelliti spia, alla Guerra Fredda... 
Alla fine degli anni ’60 le due superpotenze – Usa e Urss – firmarono assieme all’Inghilterra l’“Outer Space Treaty”, poi adottato da un centinaio di altri Paesi. Il trattato non vieta attività militare nello spazio, ma vieta la presenza di armi di distruzione di massa e limita, l’impiego dei corpi celesti a scopi pacifici. Questo trattato, ad oggi, è stato rispettato. Ora si sta tornando a ipotizzare la militarizzazione dello spazio: significherebbe innescare un’excalation, di cui si conosce l’inizio, ma non la fine. L’uso dello spazio deve puntare alla creazione di nuovi lavori, alla formulazione di prodotti e servizi, alla gestione delle emergenze, al controllo dei cambiamenti climatici. È questo il modo migliore per Fare spazio [il titolo del suo ultimo libro edito da La nave di Teseo, ndr ] nei prossimi cinquant’anni.

20 luglio 1969-2019. Da Vecchioni a Mina, 10 canzoni (più 1) dedicate alla luna

Da Vecchioni a Mina, 10 canzoni (più 1) dedicate alla luna

Il 20 luglio 1969 gli astronauti della missione Apollo 11 mettevano per la prima volta piede sulla Luna. Eppure sulla luna l’uomo ci è sempre “salito”, almeno con la fantasia. Grazie ai poeti, prima di tutto. E poi con la musica. Non si contano le canzoni dedicate alla luna, in tutte le lingue del mondo. Ne abbiamo scelte dieci (alcune delle quali forse non così note)… più una.

1. Luna Rossa (1950)
Scritta Vincenzo De Crescenzo e Antonio Vian, fu presentata per la prima volta durante la Festa di Piedigrotta del 1950, cantata da Giorgio Consolini, accompagnato dall'orchestra di Nello Segurini e divenne presto uno dei gioielli dello sterminato repertorio napoletano (nel quale la luna ha un ruolo di primo piano, da Marechiaro a Luna caprese e Na voce, ‘na chitarra e un poco ‘e Luna)
Nella canzone un uomo vaga di notte per strada nella speranza che la sua amata si affacci dal balcone. “E 'a luna rossa me parla 'e te / io le domando si aspiette a me / e me risponne si 'o vvuo' sape' / cca' nun ce sta nisciuna”.
Infinito l’elenco di chi l’ha cantata:, Claudio Villa, Massimo Ranieri, Lina Sastri, Gabriella Ferri, Mia Martini, Renzo Arbore, Renato Carosone, Mango, fino a Joséphine Baker, Noa e Caetano Veloso. Frank Sinatra la incise con il titolo Blushing Moon e ce n’è persino una versione in arabo con M'Barka Ben Taleb. Qui la versione classicissima e superba di Roberto Murolo.
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2. U2 – Mysterious ways (1991)
La luna non c’è nel titolo di questo brano tratto da Achtung Baby, ma la attraversa completamente. Quale è il significato della canzone? Se per alcuni la luna è una metafora della donna e del suo potere di soggiogare l’uomo (proprio come la luna muove le maree) anche attraverso la dimensione sessuale, altri invece propongono letture sono decisamente più religiose, in linea con molte canzoni della band di Dublino: dal confronto tra Giovanni Battista e Salomè (e la danza del ventre nel video sembrerebbe confermarlo) fino a quelle in cui la luna diventa simbolo addirittura dello Spirito Santo. Per altri ancora, infine, è soltanto una canzone… sulla luna.
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3. Roberto Vecchioni – Blumùn (1993)
Uno swing allo specchio sugli anni che passano e un dialogo con Dio (che all’inizio, con la voce di Gene Gnocchi, dice: «Vecchioni, Vecchioni... / già il nome che hai avuto in sorte, / Vecchioni... ma non ti dice niente? / E continui a rubarmi giorno dopo giorno»). Ma sotto la vena malinconica e una bella nota di ironia, Blumùn celebra tutto il sapore della vita: «Questa luna nel cielo sembra panna, / che voglia di una lontana ninna nanna / Ho tanti amori, tanti figli addosso / che pare brutto salutarli adesso: / sono un uomo felice lo confesso. / anno dopo anno...».
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4. Neil Young – Harvest moon (1992)
Canzone che dà anche il titolo all’album pubblicato dal rocker canadese nel 1992, è un magnifico pezzo sull’amore che resiste intatto come il primo giorno. “Perché sono ancora innamorato di te / Voglio vederti danzare ancora / Perché sono ancora innamorato di te / Sotto questa luna del raccolto”. Per anime romantiche.
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5. La luna, da Forza venite gente (1981)
Con migliaia di repliche in Italia e nel mondo “Forza Venite Gente” è un vero caso teatrale, anche per per la sua durata. La canzone dedicata alla Luna è uno dei momenti più intensi. Un duetto tra Francesco e il Sultano, in cui il disco bianco “mantello bianco di pietà” diventa uno specchio in cui incontrarsi, “presenza muta di ogni Dio / del suo del mio / del Dio che sa”.
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6. Mina – Flying me to the moon (1972)
“Fammi volare fino alla luna / Fammi giocare tra le stelle / Fammi vedere che effetto fa / saltare su Giove e Marte / in altre parole, prendi la mia mano! / in altre parole, baciami bambina”. Grande swing e grande classe per questo brano scritto nel 1954 da Bart Howard (con il titolo originale In Other Words, ossia "in altre parole") la cui versione più celebre è quella cantata da Frank Sinatra ma è nel repertorio di tutti gli artisti più grande: Paul Anka, Tony Bennett, Shirley Bassey, Nat King Cole, Nina Simone, Perry Como, Ella Fitzgerald, Amy Winehouse, Gregory Porter, Diana Krall, Marvin Gaye, Astrud Gilberto, Michael Bolton, Michael Bublé. La versione di Mina che qui proponiamo, apre i concerti con una big band jazz documentati nel disco Dalla Bussola.
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7. Tom Waits – Grapefruit moon (1973)
Penultima canzone del suo primo album, Closing Time, è una lenta, dondolante ballata d’amore intonata sotto una “luna pompelmo” e una stella che brilla nell’oscurità. Qui Waits è ancora un romantico coroner, ma la luna è un tema e un’immagine che ne percorrerà tutta la carriera.
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8. Loredana Bertè – E la luna bussò (1981)
Senza dubbio la più celebre tra le canzoni italiane dedicate alla luna. Scritta da Mario Lavezzi insieme ad Oscar Avogadro e Daniele Pace è forse il primo reggae italiano. “E allora giù quasi per caso / Più vicino ai marciapiedi / Dove e vero quel che vedi / E allora giù senza bussare / Tra le ciglia di un bambino / Per potersi addormentare”.
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9. Paul Simon - Song About the Moon
Gioiello in un repertorio di gioielli, la canzone di Paul Simon spiega tutte le altre canzoni sulla luna. “Se vuoi scrivere una canzone su un volto / Se vuoi scrivere una canzone sulla razza umana / Scrivi una canzone sulla luna”. La luna come grande metafora, perfetta per ogni spunto, dall’amore alla scienza alla spiritualità… a una semplice ninna nanna. La Luna è un luogo dell’immaginazione, e anche dopo l'allunaggio, è ancora un luogo sconosciuto.
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10. Billie Holiday - Blue Moon (1952)
Abbiamo iniziato da una luna rossa, finiamo con la storia di una luna che da blu (il colore della tristezza) diventa d’oro quando l’amore si avvera. Composta da Richard Rodgers e Lorenz Hart nel 1934, è stata poi cantata da alcune delle più grandi voci del secolo scorso, da Elvis Presley a Frank Sinatra a Ella Fitzgerald, e come standard è stata interpretata da jazz man come Armstrong, Django Reinhardt, Dizzie Gillespie. Ma quella di Billie Holiday è indimenticabile. Nota per i calciofili: Blue Moon dagli inizi degli anni 90 è diventata l’inno ufficioso del Manchester City.
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+ 1. R.E.M. – Man on the moon (1992)
Eccoci al bonus. Il titolo ricorda l’allunaggio di 50 anni fa. Ma non è proprio una canzone dedicata alla luna, né a Neil Armstrong, quanto semmai a un grande “lunatico” e “stralunato” come Andy Kaufmann, comico surreale che con le sue performance portava alla luce le contraddizioni della società (non solo americana) propensa a credere a qualsiasi cosa. Cantava Michael Stipe: “Se credevi avessero portato un uomo sulla luna / Se credi non ci sia nessun trucco / Allora niente è divertente”. Man on the Moon è un film del 1999 su Andy Kaufmann, diretto da Miloš Forman e interpretato da Jim Carrey.
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Dalla Spagna alla Turchia, 6 luoghi per ammirare l'eclissi più lunga

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Impegni per il 27 luglio? Beh, siete ancora in tempo per disdire qualsiasi appuntamento preso, perché nella notte tra il 27 e il 28 luglio l’unico rendez-vous da segnare in agenda è quello con l’eclissi totale di Luna, la più lunga del XXI secolo. Per 1 ora e 43 minuti la Luna si eclisserà, regalando uno spettacolo da ammirare ad occhio nudo in molte zone del mondo. Ad accompagnare l’eclissarsi della Luna ci sarà anche il Rosso Marte, visibile proprio sotto il nostro satellite. Ecco sei luoghi suggestivi consigliati da lastminute.com.
In Marocco, tra le case azzurre di Chefchaouen (27 lug, 20.30 - 22.13) - Tra case, muri, porte e finestre della medina di Chefchaouen completamente dipinte di azzurro, sarà una vera magia ritrovarsi nell’oscurità della notte che per 103 minuti sarà illuminata soltanto dalle stelle.

In Macedonia, sulle acque più profonde d’Europa (27 lug, 21.30 - 23.13) - Sulle sponde del lago di Ocrida, la perla dei Balcani, circondati da tesori storici ed artistici: in contemporanea con l’Italia, le acque macedoni, profonde 290 metri, si eclisseranno regalando uno spettacolo quanto mai suggestivo.

In Spagna, tra le stradine di Granada (27 lug 21.30 - 23.13) - Granada, in Andalusia, è una città davvero unica, grazie alla commistione tra cultura araba e occidentale che la caratterizza. Dove aver visitato l’Alhambra, il monumento più visitato della Spagna, concedetevi una passeggiata tra le stradine dell’Albaicin, quartiere moresco dichiarato patrimonio UNESCO: qui troverete tanti “miradores” dove fermarvi ad ammirare tutta la città e l’eclissi.
In Turchia, tra i “camini delle fate” (27 lug, 22.30 - 28 lug, 00.13) - Per chi cerca un paesaggio “lunare” da cui ammirare l’eclissi, la Cappadocia, regione dell’Anatolia dal 1985 sito Patrimonio dell’Umanità, sembra fatta appositamente: qui si trova la Valle di Goreme con i cosiddetti “camini delle fate”, affascinanti e fiabesche formazioni laviche a forma di cono.
In Tanzania, tra la natura incontaminata (27 lug, 22.30 - 28 lug, 00.13) - Dopo una giornata passata tra snorkeling e immersioni con le tartarughe, ricordatevi di alzare gli occhi al cielo per contemplare l’eclissi di luna immersi nella natura incontaminata della Tanzania. Luglio, tra l’altro, è il momento migliore per andarci, sia che siate amanti dell’avventura sia che siate alla ricerca di una rilassante vacanza al mare.
In Nepal, tra le vette più alte del mondo (28 lug, 1.15 - 2.58) - Per vedere da “vicino” l’eclissi...bisogna scalare le montagne più alte, come l’Everest! Anche senza avventurarvi fino in cima, in Nepal potrete aspettare l’eclissi nel bel mezzo della notte circondati dalle maestose vette dell’Himalaya.
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