Percorsi dedicati a Maria e alle donne della Bibbia visitando la città di Magdala in Galilea; Acri, l’ultimo avamposto dei crociati, città di incontro, di dialogo e di spiritualità; il Gospel Trail in Galilea; Zippori con le sue influenze assire, ellenistiche, giudee, babilonesi, romane, bizantine, islamiche, crociate, arabe e ottomane; Haifa, culla dei Baha’i, con il monastero carmelitano di Stella Maris, il convento cattolico costruito sul Monte Carmelo che la tradizione narra fondato su una grotta dove abitò il profeta Elia; i percorsi di spiritualità nel deserto del Negev, quelli a piedi, sulla via di Francesco, alla scoperta dei luoghi che furono percorsi dal santo di Assisi, ricordando l’anniversario degli 800 anni della presenza francescana in Terra Santa; i nuovi percorsi archeologici di Gerusalemme con le scoperte portate alla luce dal paziente lavoro realizzato dalla Israel Anquities Authority. E ancora. Cesarea e Masada.
Sono queste le novità e le proposte inedite presentate a Roma durante l’incontro dedicato alla Terra Santa. E’ stato un importante momento di approfondimento dedicato al pellegrinaggio e al Turismo religioso in Israele promosso dal Ministero del Turismo israeliano in Italia con il patrocinio dell’Ufficio Cei Tempo libero, turismo e sport diretto da don Gionatan De Marco. All’incontro, tenutosi presso l’Istituto delle Suore Orsoline di San Carlo a Roma e realizzato anche grazie al supporto organizzativo del Tour Operator di Roma Istituti Religiosi, ha partecipato anche l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Oren David che ha ricordato il significato del turismo religioso e del pellegrinaggio come momento di dialogo e di reciproca conoscenza.
Sulle tradizioni comuni delle civiltà che si affacciano sul Mediterraneo e su come queste possano rafforzare gli scambi culturali tra popoli ha posto l’accento don Gionatan de Marco, direttore dell’ufficio Cei turismo, pellegrinaggio, tempo libero e sport. Il Mediterraneo quindi come ponte tra le tradizioni dove la Terra Santa è l’apice della ricerca della propria spiritualità: «Chi va in Terra Santa parte come cercatore, si scopre pescatore e ritorna come trovatore». Per il turismo religioso, gli operatori di settore prevedono una crescita del 20 per cento. Un dato questo che, «confidiamo, contribuirà a mantenere il flusso di crescita raggiunto fino a questo momento», ha detto Avital Kotzer Adari, direttrice dell’Ufficio nazionale israeliano del turismo.
Oltre agli 80 voli settimanali che ogni giorno collegano l’Italia con Israele, la Adari ha ricordato infatti gli eccezionali numeri di crescita verso Israele: «Nel periodo gennaio-maggio 2018 si è registrato un aumento complessivo del 41 per cento di turisti rispetto al 2017, fattore che ha contribuito in maniera più che positiva all’economia dell’intera nazione». E non solo. Oltre ai nuovi percorsi di spiritualità, l’ente israeliano ha in serbo delle grandi novità per mostrare il cuore del Paese: il deserto del Negev, la distesa di sabbia e roccia, dune e pietraie, oasi e crateri, che occupa il 60 per cento del territorio di Israele. «Da quest’anno abbiamo iniziato a promuovere il deserto del Negev, un deserto unico al mondo per la sua geologia, la sua storia e la sua archeologia: per il Negev passa la via dell’incenso (patrimonio Unesco) e ci sono poi le chiese bizantine. Una campagna è prevista per la fine dell’anno per l’inverno ma già da qualche mese abbiamo iniziato a lavorare su questa destinazione. Gli italiani adorano il deserto con i suoi paesaggi unici al mondo: non ci sono le classiche dune ma è un deserto scolpito dal vento e dall’acqua, con 48 parchi nazionali, antiche chiese bizantine e insediamenti monastici dei padri della Chiesa».
E per raggiungere questo, ancora in parte, inedito paradiso dello spirito verrà aperto alla fine di quest’anno un nuovo scalo, l’aeroporto Ramon. Al momento nel deserto è in funzione il piccolo aeroporto di Ovda con due voli a settimana dal nord Italia.
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