Lago Maggiore Letteraltura 2019

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Librarsi in aria, volare lontano: è il tema dell'edizione 2019 del Festival LetterAltura, in programma dal 26 al 29 settembre a Verbania, sul Lago Maggiore. Quattro giornate con molti ospiti prestigiosi e con testimonianze tra cui Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico e scrittore, Neri MarcorèMarco Malvaldi, Nello Charbonnier, Giuseppe Festa e tanti altri. Gli spazi saranno quelli del Teatro il Maggiore e di Villa Giulia a Verbania.
Verbano - Cusio - Ossola -
Un'anticipazione cinematografica si terrà dall'11 al 25 settembre con la proiezione di tre film che hanno reso protagonista il mondo del volo e dell'aria che sarà investigato durante il festival. Si inizierà l'11 settembre con Ali(Wings) di William A. Wellman (1927), per proseguire il 18 settembre con Quei temerari sulle macchine volanti di Ken Annakin (1965) e terminare il 25 settembre con la proiezione del film d'animazione Porco rosso di Miyazaki Hayao (1992).

Verbano - Cusio - Ossola -
Molti saranno gli appuntamenti pensati appositamente per bimbi e ragazzi nelle mattinate del festival: laboratori, incontri coinvolgenti, animazioni e attività collaterali messe a punto dallo staff di LetterAltura per convogliare nelle sedi del festival i "pensieri volanti" di giovani e giovanissimi.

mentelocale.it

segnalazione web  a cura di Albana Ruci

LetterAltura torna a Verbania dal 26 al 29 settembre ​ Tra gli ospiti più attesi del Festival 2019 l'attore Neri Marcorè, l'astronauta Umberto Guidoni e gli scrittori Marco Malvaldi e Giuseppe Festa

"Librarsi in aria, volare lontano". Sarà questo il titolo – e il tema – dell'edizione 2019 del Festival LetterAltura, in programma dal 26 al 29 settembre a Verbania, sul Lago Maggiore.
«Ivolo, l'aria, il cielo: saranno le parole "al vento", forse per la prima volta in un'accezione positiva, le protagoniste assolute di questa nuova edizione» conferma il Presidente dell'Associazione LetterAltura, Michele Airoldi«Dopo le edizioni dedicate al treno nel 2017 e al battello e all'acqua nel 2018, quest'anno ci concentreremo sull'aria e sul volo. Saranno moltissimi gli spunti che guideranno il nostro pubblico nelle quattro giornate di Festival, con molti ospiti prestigiosi e con testimonianze utili ad addentrarci in un mondo che spesso percepiamo lontano dalla nostra quotidianità. Sarà un vero e proprio volo, dalla rampa di decollo inaugurale con Umberto Guidoni, astronauta, astrofisico e scrittore, fino all'atterraggio con Neri Marcorè, che sarà protagonista della serata finale costruita ad hoc per LetterAltura con letture e musiche dedicate al mondo dell'aria e del volo. Tornerà ospite di LetterAltura Marco Malvaldi, che presenterà il suo nuovo libro Vento in scatola, avremo Nello Charbonnier, che gira il mondo in mongolfiera, e ancora Giuseppe Festa, che con le parole... fa volare, proprio come nel libro che presenterà al festival. Sono particolarmente orgoglioso – conclude Airoldi – del calendario della tredicesima edizione di LetterAltura, che sono certo potrà soddisfare la "golosità culturale" del nostro numeroso e affezionato pubblico.»

Sarà un'edizione davvero ricca di suggestioni e di ospiti, quella che andrà in scena a settembre, principalmente negli spazi del Teatro il Maggiore e di Villa Giulia a Verbania.
Un'anticipazione cinematografica si terrà dall'11 al 25 settembre con la proiezione di tre film che hanno reso protagonista quel mondo del volo e dell'aria che sarà investigato durante il festival. Si inizierà l'11 settembre con Ali (Wings) di William A. Wellman (1927), per proseguire il 18 settembre con Quei temerari sulle macchine volanti di Ken Annakin (1965) e terminare il 25 settembre con la proiezione del film d'animazione Porco rosso di Miyazaki Hayao (1992).
Molti saranno gli appuntamenti pensati appositamente per bimbi e ragazzi nelle mattinate del festival: laboratori, incontri coinvolgenti, animazioni e attività collaterali messe a punto dallo staff di LetterAltura per convogliare nelle sedi del festival i "pensieri volanti" di giovani e giovanissimi.

L'inaugurazione di giovedì 26 settembre sarà anticipata dal concerto del NefEsh Trio: dalle ore 18 la terrazza del Maggiore ospiterà un viaggio nel mondo delle sette note con brani musicali legati ai temi dell’aria e del volo.
Umberto Guidoniil primo astronauta europeo ad aver raggiunto, nel 2001, la Stazione Spaziale Internazionale, inaugurerà poi ufficialmente LetterAltura 2019 – ore 20.30 Foyer de Il Maggiore – con un dialogo sul suo rapporto con il volo e lo spazio. Guidoni concederà un bis, incontrando i ragazzi delle scuole superiori di Verbania nella mattinata di venerdì 27 settembre.
Tra gli ospiti più attesi dai più giovani c'è Giuseppe Festa, scrittore, musicista ed educatore ambientale milanese, che nella mattina di venerdì 27 settembre presenterà ai ragazzi delle scuole il suo Cento passi per volare.
Il pubblico di LetterAltura potrà inoltre incontrare Marco Malvaldiuno degli autori più prolifici del panorama letterario italiano, che a Verbania farà tappa domenica 29 settembre alle ore 15.00 per presentare Vento in scatola, il suo ultimo lavoro, scritto con Glay Ghammouri ed edito da Sellerio.
Sempre domenica 29, la chiusura della tredicesima edizione di LetterAltura sarà affidata a Neri Marcorè, che proporrà al pubblico una serata in cui letture e musiche si uniranno per un tributo al mondo del volo e dell'aria. L'appuntamento, in programma alle ore 21, sarà a pagamento (10 euro, 5 per i Soci di LetterAltura: prenotazione in anticipo online sul sito dell’Associazione o direttamente durante i giorni del Festival), mentre tutti gli altri eventi del Festival saranno ad ingresso gratuito.
Ci sarà poi chi, come Mario Ferraguti, al vento ha dedicato una ballata che è diventata un libro, un'ode al respiro del mondo ("La ballata del vento" – ore 15 di venerdì 27 settembre). E chi il vento lo governa per alzarsi nei cieli del pianeta a bordo di splendide mongolfiere, come Nello Charbonnier, in dialogo con Cesare Balbis, pilota e fotografo aereo, e il giornalista de La Stampa Enrico Martinet (ore 18 di sabato 28 settembre).
LetterAltura indagherà le molte sfaccettature che fanno del volo – e dell'aria che ci circonda e che ci sovrasta – un mondo a parte, a volte intangibile, a volte di grande importanza per la vita di tutti i giorni. Basti pensare al tema ambientale e climatico, indissolubilmente legato all'aria che respiriamo e che sta cambiando sempre più rapidamente: si parlerà anche di questo, sabato 28 settembre alle ore 16, con Alex Cittadella, autore di Storia delle Alpi tra clima e meteorologia in un appuntamento realizzato con il Club Alpino Italiano.
Raggiungere il cielo senza volare? Ci sono professionisti che con il loro lavoro ci riescono, tenendo i piedi ben saldi a terra, ma con lo sguardo rivolto verso il futuro: l'architetto Andrea Maffei ha progettato e firmato (tra le numerose opere) anche la Torre Isozaki nel complesso CityLife a Milano, il grattacielo italiano più alto al tetto. Maffei incontrerà il pubblico di LetterAltura venerdì 27 settembre alle ore 17. A seguire verrà presentata e inaugurata la mostra fotografica, dedicata ai lavori del suo studio d'architettura e realizzata – così come l’incontro – in collaborazione con l'Ordine Architetti Novara-VCO.

LetterAltura ospiterà sabato 28 settembre alle ore 17 Mieko Namiki Marainimoglie del compianto etnologo e alpinista Fosco Maraini, padre della scrittrice Dacia: lo spunto sarà il volume edito dal Club Alpino Italiano, che con il festival cura la realizzazione di questo incontro, Gasherbrum IV. La montagna lucente, con le foto esclusive di Fosco Maraini che documentò la spedizione del 1958 sulla cima del gruppo montuoso del Karakoram.
Ancora, saranno ospiti di “LetterAltura Lago Maggiore, Festival di letteratura di montagna, viaggio e avventura” Giacomo Agnetti, che con Mario Ferraguti realizzerà nella mattina del 27 settembre il laboratorio "Mostri d'aria" dedicato ai più piccoli e il poeta e critico letterario Davide Rondoni che alle ore 16 dello stesso giorno sarà protagonista dell'incontro dal titolo "L’Infinito di Leopardi": si partirà dal suo nuovo libro E come il vento (Fazi Editore, 2019), per intraprendere un viaggio nella poetica del Leopardi. La giornata di venerdì 27 si chiuderà alle ore 20.30 con Adrian Fartade, che proporrà la lezione-spettacolo "2069 – Un secolo di Luna". L'incontro sarà seguito da una passeggiata notturna al Belvedere di Premeno per la visione del cielo stellato con gli astrofili dell'Osservatorio Astronomico G. Galilei di Suno (NO).

Alle ore 10.00 di sabato 28 è in programma un incontro su "Storie di uomini e aeroplani": se ne parlerà con Giuseppe Braga partendo dalla sua ultima fatica letteraria Di questo son fatti gli aerei. Storie e persone con le ali (Mursia).
Sabato 28 LetterAltura dedicherà una interessante parentesi a Fedele Azari: alle ore 11.00, in collaborazione con l'Associazione Amici degli Archivi Storici, ospite del festival sarà Leonardo Parachini che disquisirà su "Fedele Azari, aviatore e futurista pallanzese". Alle ore 12.00 la storica dell’arte Lucia Collarile sarà invece relatrice dell'incontro dal titolo "Fedele Azari e l’Aeropittura", realizzato in collaborazione con la Fondazione Ruminelli di Domodossola. Alle 21 si chiuderà il ciclo di approfondimento a Villa Giulia, con lo spettacolo “Dinamo Azari” della Compagnia "E…dizioni straordinarie".

Domenica 29 settembre, l'ultima giornata di festival vedrà nella mattinata, nel Foyer del Teatro Il Maggiore, un appuntamento speciale realizzato in sinergia con Amnesty International: Daniele Scaglione, traendo spunto dai suoi libri editi da Infinito edizioni, dialogherà con il pubblico su "Il genocidio nel Rwanda": una tragedia iniziata con l’abbattimento di un aereo e di cui ricorre il 25esimo anniversario. Alle ore 12.00 è in programma l'incontro "Streghe volanti e racconti popolari" con Mimmo Sammartino, autore di Vito ballava con le streghe e Ballata dei miracoli poveri (Edizioni Hacca), racconti che ci riportano alle tradizioni popolari delle montagne della Lucania.
Dopo l’incontro con Marco Malvaldi, alle ore 16.30, a Villa Giulia, Detlev Schild, professore di Neurofisiologia molecolare presso l'Università di Göttingen, accompagnerà il pubblico in un suo personale viaggio sensoriale dal titolo "Va’, profumo sull’ali dorate – Aure dolci da Epicuro a Chanel". Villa Giulia ospiterà anche, nel tardo pomeriggio, l'incontro con Christian Maria Firrone, che illustrerà al pubblico "Cosa si mangerà in futuro nello spazio?". A seguire, il parco della villa sarà la cornice per un "aperitivo spaziale" rigorosamente a base di stuzzicherie testate dagli astronauti.
fonte: https://www.associazioneletteraltura.com/letteraltura-2019

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone Turismo Culturale

Dolomiti lucane, tra cultura, natura e avventura

AUTORE: S.A. (GEDI DIGITAL) n turismo.it

Luoghi incontaminati immersi nella natura, dove le tradizioni e la bellezza dei paesaggi si fondono per dare vita ad esperienze ancestrali e ricche di fascino. Per chi ama luoghi incontaminati immersi nella natura, dove le tradizioni e la bellezza dei paesaggi si fondono per dare vita ad esperienze ancestrali e ricche di fascino. Per chi ama l'avventura e le escursioni all'aria aperta le piccole Dolomiti Lucane rappresentano una meta da non perdere. Situate nel cuore della Basilicata, a monte della Valle del Basento, vengono chiamate alla stregua della più nota catena montuosa alpina per la somiglianza con le cime rocciose delle Pale venete e trentine. Il modo migliore per visitarle? A piedi, andando alla scoperta delle bellezze naturali e degli itinerari escursionistici o visitando i borghi rurali di Castelmezzano e Pietrapertosa Oppure avventurandosi nel famigerato Volo dell'Angelo.

Una vacanza attiva sulle Dolomiti Lucane permette di riattivare i sensi e allenare il corpo. Tra le varie escursioni suggerite c'è il Percorso delle 7 pietre. Un breve itinerario di circa 2 chilometri ricavato dal recupero di un antico sentiero contadino che collega Castelmezzano e Pietrapertosa. Percorrendo il tracciato e superando un dislivello di circa 300 metri, si viene accompagnati dalla narrazione del testo Vito ballava con le streghe, scritto da Mimmo Sammartino. Un viaggio nel passato attraverso racconti tramandati verbalmente e tradotti dalla suggestiva esperienza sensoriale e visiva rappresentata dalle sette pietre che si incontrano lungo la via.

Per gli amanti dell'arrampicata sportiva è invece possibile scalare la Via Ferrata che si sviluppa sulle due dorsali rocciose - Salemm e Marcirosa - che dominano i rispettivi borghi di appartenenza. Un percorso classificato con livello EEA - ovvero per escursionisti esperti con attrezzatura - ma non troppo difficile. Si caratterizza per la presenza di canali e camminamenti, passaggi verticali e tratti in esposizione. Ancora più avventuroso e affascinante il Volo dell'Angelo, che regala le emozioni del volo in totale sicurezza. Si viaggia imbracati e agganciati ad un cavo d'acciaio su due linee di trasferimento. La San Martino, che va da Pietrapertosa - a quota 1020 mt - a Castelmezzano - quota 859 mt - dopo aver percorso 1415 mt alla velocità di 110 Km/h. La Peschiere fa il tragitto inverso seguendo una linea diversa che, dopo un volo di 1452 mt a 120 Km/h , riporta a Pietrapertosa.
La Via Ferrata tra Castelmezzano e Pietrapertosa

Israele, a Masada con Erode il Grande

Alba a Masada

MASADA
Ad un’ora di macchina da Gerusalemme, Masada era un’antica fortezza eretta a 400 metri di altitudine sul Mar Morto per volere di Erode il Grande. Aveva un perimetro di un chilometro e mezzo, mura alte 5 metri e circa 40 torri che raggiungevano un’altezza di oltre 20 metri rendendola inespugnabile. I reperti archeologici di Masada sono uno scrigno di storia: la zona è infatti dichiarata Parco Nazionale e, nel 2001, il sito è entrato a far parte dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO. Ma è interessante anche dal punto di vista naturalistico, essendo situato su un altopiano che offre una vista mozzafiato sul Mar Morto e il deserto della Giudea. Nel 70 d.C. Gerusalemme venne totalmente distrutta dall’esercito romano guidato da Tito Flavio, figlio di Vespasiano. Solo la roccaforte di Masada resistette altri 3 anni grazie agli Zeloti, il gruppo più conservatore tra le fazioni giudaiche che guidavano la rivolta contro Roma, che vi si rifugiò: Masada venne conquistata nel 73, episodio che segnò la conclusione della prima guerra giudaica con il tragico episodio del suicidio di massa. Piuttosto che cadere nelle mani del nemico, infatti, il condottiero e sommo sacerdote zelota Eleazar Ben Yair ordinò a tutte le 1000 persone che abitavano a Masada, compresi donne e bambini, di uccidersi scegliendo la morte all’oppressione romana. Dopo la sua presa, la roccaforte rimase in mano ai romani fino a tutta l’epoca bizantina, periodo in cui venne abita da monaci cristiani che vi fecero costruire una basilica. Dopo l’invasione araba il luogo venne abbandonato per essere riscoperto un secolo e mezzo dopo. Oggi è uno tra i più importanti siti archeologici di Israele grazie agli scavi compiuti negli Anni Settanta del Novecento.

IL SITO 
Camminando da una rovina all’altra, si può immaginare la vita quotidiana di questo piccolo ma forte gruppo di Ebrei Zeloti che resistette per ben tre anni alle legioni Romane. Numerose rovine sono state ricostruite da archeologi esperti e linee disegnate sulla pietre indicano dove sono state fatte le aggiunte. Dalle cucine ai bagni rituali, dalla sinagoga alle case, si possono scoprire le abitudini della comunità ebraica che viveva isolata in questo rifugio. Si ammirano i resti dell’antica fortezza, i segni dei campi militari romani, alcuni mosaici di notevole qualità, e anche i massi di pietra lanciati dalle catapulte. Ci sono due opzioni per raggiungere Masada a piedi: lo Snake Path e la Roman Ramp. Il Sentiero del Serpente è il più antico dei due percorsi, quello che ai tempi di Re Erode era l’unica via di accesso e quindi impervio, tortuoso e scivoloso. In alcuni tratti è molto pendente, in altri ci sono scale e in altri ringhiere. La via per chi non se la sente di intraprendere la passeggiata di circa un’ora per arrivare in cima è quella di prendere la funivia, che però non funziona prima delle 8. Conviene arrivare in cima prima dell’alba per avere di fronte il meraviglioso panorama dell’alba con vedute a 360°
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segnalazione web a cura di Turismo Culturale

Viterbo, nuove scoperte dal passato etrusco

Il borgo di Barbarano romano

PERCHÉ SE NE PARLA
Sono numerosi i siti archeologici di origine etrusca nella Tuscia viterbese, ma su quello di San Giuliano, frazione di Barbarano Romano, l’attenzione è particolarmente alta. Perché le campagne di scavi (una da poco conclusa) continuano a riportare alla luce preziose testimonianze del passato, arricchendo il sito già straordinariamente ricco. Dalla necropoli etrusca di San Giuliano sono emerse nuove tombe a camera, con numerose ceramiche e corredi funerari al loro interno. Mentre gli scavi relativi a quello che era il centro dell’insediamento in epoca medievale hanno riportato alla luce edifici, cappelle con sepolture, e numerosi oggetti risalenti ad un’epoca inclusa tra il 100 e il 1200.
 
PERCHÉ ANDARE
La necropoli di San Giuliano è visitabile, e si trova all’interno del Parco Marturanum, dove è possibile ammirare uno dei più interessanti parchi archeologici di epoca etrusca. In un affascinante contesto naturalistico, si può passeggiare tra le tombe rupestri di varie epoche tipologie (tombe a pozzo, tumuli, tombe arcaiche). Le necropoli circondano una rocca le cui possenti mura hanno difeso per secoli l’abitato etrusco, divenendo poi i confini difensivi dell’insediamento medievale di Marturanum, abbandonato nel 1250 circa. È possibile ammirare i resti di una suggestiva chiesa romanica costruita in epoche successive e un romitorio impiegato dagli eremiti. Non mancano reperti romani, come i bagni scavati nel tufo e resti di un tracciato.
 
DA NON PERDERE
Insomma, quello di San Giuliano/Marturanum è un sito estremamente ricco ed interessante, testimone di una straordinaria stratificazione storica. Ma per approfondire il tema, è d’obbligo una visita al Museo delle Necropoli rupestri di Barbarano Romano, dove presto saranno esposti molti dei reperti emersi dagli scavi recenti. Rari manufatti e frammenti storici delle necropoli e degli insediamenti circostanti, ma anche testimonianze preistoriche, raccontano la storia di un sito abitato da millenni. Inoltre l'attuale Barbarano Romano è un borgo pittoresco che vale la pena visitare.
 
PERCHÉ NON ANDARE
Se c’è un motivo per non visitare le necropoli di San Giuliano è solamente il fatto che, a breve distanza, ce ne sono di più eclatanti, più grandi e suggestive. Pensiamo ad esempio a Cerveteri, a Tarquinia, a Norchia. Ma tutte meritano certamente una visita. Inoltre, le necropoli di San Giuliano hanno subito diversi danneggiamenti negli anni.
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segnalazione web a cura di Turismo Culturale
 

Hasui, mostra, Hokusai, Torino Hokusai, Hiroshige e Hasui in un confronto

Katsushika Hokusai

Aprirà al pubblico il prossimo 19 ottobre, negli spazi della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli una grande esposizione dedicata a tre maestri dell'arte giapponese. Si tratta di “Hokusai Hiroshige Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia” che oltre a presentare le opere di due grandi Maestri del “Mondo Fluttuante” dell’Ottocento come Katsushika Hokusai (1760 - 1849) e Utagawa Hiroshige (1797 – 1858), metterà in scena le stampe più recenti di Kawase Hasui (1883-1957). Pittore esponente del movimento shin hanga ("nuove stampe"), quest'ultimo portò, infatti, avanti i temi e le tecniche delle silografie policrome anche nelle epoche Meiji (1868-1912), Taish? (1912-1926) e parte della Sh?wa, fino a metà degli anni Cinquanta del Novecento quando venne nominato “Tesoro nazionale vivente” nel 1956. 
 
PERCHE' ANDARE
 
Curato da Rossella Menegazzo e Sarah E. Thompson il percorso espositivo proporrà, attraverso una selezione di 100 straordinarie silografie dei tre maestri, un viaggio nei luoghi più suggestivi del Giappone, reali e immaginari, raccontando il mondo artistico di un paese che tra fine Ottocento e inizio Novecento subisce un’enorme trasformazione sotto l’influenza dell’Occidente alla scoperta di come il mondo fluttuante, reso noto dai primi due maestri, scivoli dentro una società che aspira ai canoni artistici europei, e non solo, di cui Hasui è testimone. I visitatori potranno vivere una esperienza completa, sperimentando su di sé la meraviglia e l’emozione che all’epoca dovettero provare artisti come Monet, Van Gogh, Degas, Toulouse-Lautrec di fronte alla freschezza, alla semplicità e al forte impatto delle opere di Hokusai e Hiroshige.
 
DA NON PERDERE
 
La mostra metterà in evidenza come le immagini del Mondo Fluttuante siano state poi traslate in epoca moderna, attraverso l’abilità, la nostalgia e la tecnica innovativa di Hasui.  Per la prima volta le opere più importanti dei pittori classici della tradizione giapponese verranno messe a diretto confronto con quelle della contemporaneità. L'iniziativa, organizzata dalla Pinacoteca Agnelli in collaborazione con il Museo di Boston insieme a MondoMostre, vede main partner del progetto la FIAT.
 
Hokusai – Hiroshige - Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia
Dal 19 ottobre al 16 febbraio 2020
Luogo: Torino, Pinacoteca Agnelli
Info: 011.0062713
Sito: www.pinacoteca-agnelli.it

L'anima verde di Milano in 5 tappe. Alla scoperta di ville e giardini del capoluogo lombardo per una giornata outdoor nel cuore della città

Milano dall'alto

PARCO DI VILLA FINZI
Nel quartiere di Gorla, nel Municipio 2 di Milano, si trova il Parco di Villa Finzi, uno dei più antichi della città, diviso dal Naviglio della Martesana da un muro di cinta ed una strada. Occupa una superficie di 51.300 m² e tra le principali specie arboree si possono ammirare robinia, acero americano, carpino bianco, ciliegio, faggio, ippocastano, olmo, quercia rossa e tiglio.

GIARDINO DI VILLA BELGIOJOSO BONAPARTE
Tra le più animate aeree verdi di Milano il Giardino di Villa Belgiojoso, in Via Palestro, si ritaglia un ruolo particolare perché esclusivamente riservato ai bambini sotto i 12 anni e gli adulti possono accedervi solo se in loro compagnia. Con l’area giochi attrezzata anche per i bambini più piccoli, ci si immerge nei suoi quasi 20.000 mq di parco botanico.

PARCO GIOVANNI PAOLO II
Gode di una suggestiva posizione ed ospita edifici di straordinario valore artistico il Parco Giovanni Paolo II di Milano, conosciuto anche come ex Parco delle Basiliche perché si estende tra le Basiliche di San Lorenzo e di Sant’Eustorgio tra siepi di rose, bacche autunnali e ciliegi. Il giardino è il luogo ideale per una pausa nel verde in completo relax.

GIARDINI DELLA GUASTALLA
Piccoli, antichi e poco conosciuti: sono i Giardini della Guastalla di Milano, un’area verde in Via Francesco Sforza delimitata da cancelli la cui storia affonda le radici nel 1555. Il giardino è adornato da piante ad alto fusto di grande pregio, catalogate e curate dai volontari del posto. E’ stato allestito un percorso botanico dalle Guardie Ecologiche Volontarie, illustrato in una piccola guida.

PARCO DELLE CAVE
Nell'ex area delle cave di Baggio, abbandonate negli Anni Sessanta, è stato realizzato un bellissimo parco pubblico urbano, testimonianza positiva della riqualificazione cittadina. Se, infatti, era una zona degradata perché priva di controlli, grazie alla Onlus Italia Nostra nel parco è stato istituito un commissariato di quartiere tanto che l’Unesco ha conferito alla splendida zona verde il premio Tesoro del Mondo.

fonte: turismo.it

Nelle miniere, viaggio al centro della terra

Miniere © Ansa


Luoghi affascinanti, rivelano antiche storie e ce ne sono alcune specializzate nell’arte della respirazione, la speleoterapia. Ecco dove immergersi nelle più straordinarie miniere d’Italia.

Specialisti della respirazione nella Miniera del Predoi (BZ) - Nella valle dalle vette a 3mila metri di altitudine, respirare bene è un mantra. E al Wellness Refugium & Resort Hotel Alpin Royal di San Giovanni (BZ), in Valle Aurina, è una certezza. Questo intimo rifugio dedito al benessere e custodito in una zona protetta, fa parte dei Respiration Health Hotels, specializzati nell’alleviare asma e allergie, complici l’aria fresca di montagna, l’ambiente sano e una cucina su misura, la presenza del Centro Climatico di Predoi, realizzato all’interno di una galleria dell’ex miniera di rame. www.alpinroyal.com

Speleoterapia alla Miniera Sant’Aloisio (BS) - Sempre in tema di benessere, il centro Speleoclimatico della Miniera Sant'Aloisio, in Val Trompia, è un avamposto d’eccellenza della speleoterapia, trattamento terapeutico basato sulla frequentazione di grotte naturali o di miniere dismesse, ambiente capace di favorire la guarigione di malattie respiratorie come asma bronchiale, allergia da fieno o pollini, riniti e laringiti croniche, bronchite cronica, sinusite cronica ed enfisema. Un trenino conduce all’interno della miniera, nella quale si può scegliere se seguire un percorso o distendersi su lettini allestiti in appositi spazi. www.visitbrescia.it

Immergersi nelle Miniere dell’Isola d’Elba (LI) - Sono i bacini minerari più estesi al mondo e si trovano tra la vegetazione selvaggia e il mare smeraldo. Le miniere ferrose dell’Isola d’Elba sono un’esperienza unica e coinvolgente per i visitatori, che si immergono nelle sue gallerie, raccolgono i minerali, partecipano a trekking tematici e scoprono gli impianti di lavorazione delle pietre. Un viaggio nelle viscere dell’isola, che parte dal Boutique Hotel Ilio di Capo Sant’Andrea (LI). Il percorso nelle miniere comincia dal Monte Calamita, nella miniera di magnetite del Ginevro, per poi proseguire a San Piero dove domina il granito e la lavorazione delle pietre, che hanno segnato la storia dell’architettura. Si possono esplorare gli antichi cantieri del lavoro e i diversi musei. Le miniere dell’Isola d’Elba si possono percorrere a piedi, in e-bike, in fuori strada come in un safari, sul trenino con i bambini o magari a dorso d’asino. Fermarsi ad ammirare punti panoramici sul mare, osservando l’Isola del Giglio e di Monte Cristo rende l’esperienza ancora più speciale. www.hotelilio.com e www.visitelba.com/
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Il Giapponismo in mostra


(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 30 AGO - L'arte occidentale della seconda metà dell'Ottocento aveva bisogno di una scossa per scoprire strade e stimoli espressivi nuovi. Non la trovò dentro i confini della vecchia Europa ma guardando all'Oriente. Ad accendere la miccia fu il trattato tra Gli Stati Uniti e il Giappone firmato nel 1858 che aprì agli scambi commerciali. Da quel momento il panorama culturale fu contagiato da un modo di decorare e rappresentare la realtà che investì schemi, modelli e consuetudini consolidate da secoli. Nel 1862 la Fiera mondiale di Londra ospitò il debutto ufficiale della produzione artistica proveniente dal Sol Levante. A quella moda, destinata a condizionare la scena per oltre mezzo secolo, Rovigo dedica la mostra "Giapponismo, Venti d'Oriente nell'arte europea. 1860 - 1915", curata da Francesco Parisi, dal 28 settembre prossimo al 26 gennaio 2020 a Palazzo Roverella.
    Il racconto si sviluppa attraverso 250 opere - incisioni, dipinti, ceramiche, bronzi, libri, manifesti - affiancando originali e derivati, opere scelte fra quelle che giungendo dal Giappone furono al centro di passioni e studi in Europa accanto ai lavori degli artisti che subirono gli effetti di questi "reperti". L'interesse verso il nuovo mondo espressivo cominciò a diffondersi grazie alle xilografie usate per proteggere vasi e ceramiche, fogli che "erano spesso i celebri manga di Hokusai o stampe brillanti di Utamaro e Hiroshige che tanta influenza ebbero sugli Impressionisti fino alle Secessioni di Vienna e Monaco per concludere il loro ascendente con i bagliori della Grande Guerra trasformandosi in un più generico culto dell'oriente nel corso degli anni Venti e Trenta del Novecento".
    E' un percorso che si snoda in quattro sezioni come le Esposizioni Universali che in quello scorcio di secolo "contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare ed amplificare il nuovo che giungeva da così lontano, da quel luogo misterioso e magico". Dopo Londra, seguirono Parigi nel '67 e nel '78 (quest' ultima fece diventare popolare il ventaglio decorato), fino all'esposizione del cinquantennale dell'Unità d'Italia del 1911 che esercitò una vasta influenza su molti giovani artisti. Accanto ai capolavori di Gauguin, Touluse Lautrec, Van Gogh, Klimt, Kolo Moser, James Ensor, Alphonse Mucha ecco le tendenze giapponiste nelle opere degli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser; degli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo Balla, Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti con il suo capolavoro "La raccolta delle zucche"; e ancora i francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé; i belgi Fernand Khnopff e Henry Van De Velde.
    Fu proprio la Francia la culla della nuova moda dell'arte che coinvolse "dapprima la ricca borghesia internazionale, ma soprattutto due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e architetti, trovando via via sempre più forza con l'innesto della nascente cultura Liberty e modernista, sempre più attenta ai valori decorativi e rigorosi dell' arte giapponese". A dare un impulso decisivo fu il mercante d' arte Samuel Bing, che intorno al 1860 aveva fondato a Parigi una società per il commercio di opere d' arte, importate in particolare proprio dal Giappone. Il suo padiglione, nella Esposizione del 1867, ottenne un premio speciale. Le opere orientali antiche e moderne che aveva fatto conoscere influenzarono fortemente molti esponenti dell' Impressionismo.
    Nel 1888 Bing fondò la rivista "Le Japon artistique" - in mostra l' edizione di lusso - e nel 1895 aprì la galleria-negozio "L' Art Nouveau", da cui prese il nome il movimento artistico di fine secolo. L' appuntamento di Rovigo è la prima mappatura delle tendenze giapponiste che poi si affermarono in Germania, Olanda, Belgio, Austria, Boemia, Italia e affronta la pittura e la grafica abbracciando architettura, arti applicate, illustrazioni, manifesti, arredi. Un insieme caratterizzato dalla tavolozza di colori vivaci, figure e natura presi in prestito dalle stampe giapponesi. Musei importanti hanno dato un contributo rilevante, dalla Tate Gallery al Museo di Arti Decorative di Parigi, che ha concesso un vaso bellissimo di Gallé, tra i vertici della giapponistica francese. L' Oriente lasciò la sua impronta anche sulla musica. Giacomo Puccini compose tra il 1901 e il 1903 la "tragedia giapponese" Madama Butterfly, rappresentata per la prima volta alla Scala nel 1904 e pubblicizzata dal celebre manifesto firmato da Leopoldo Metlicovitz, uno dei grandi pionieri della cartellonistica, con l' immagine di una geisha di spalle su uno sfondo di ciliegi in fiore. (ANSA).