Qatar, due nuovi luxury hotel per i mondiali di calcio 2022

 

 Qatar National Tourism Council ha annunciato l’inaugurazione di due nuovi hotel e mete di svago, che apriranno tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Nel Paese è attualmente in atto una strategia di sviluppo turistico su larga scala che mira ad ampliare e diversificare l’offerta per tutti i turisti in vista dei campionati mondiali di calcio Fifa World Cup Qatar 2022.

Le due nuove aperture, l’Hilton Salwa Beach Resort & Villas e il Zulal Wellness Resort, contribuiranno ad arricchire la vasta gamma di attrazioni ed esperienze già disponibili per turisti nazionali e internazionali.

«Nel corso di quest’anno e in preparazione della Fifa World Cup Qatar 2022, stiamo ampliando la nostra offerta turistica per garantire ai visitatori il meglio dell’ospitalità del Qatar. L’espansione di hotel e resort su larga scala è cruciale per la nostra strategia e siamo lieti di avere due complessi eccezionali in fase di sviluppo, inclusa la nostra partnership con Hilton Hotels and Resorts per il progetto Salwa Beach», ha commentato Akbar al Baker, segretario generale del Qatar National Tourism Council e ad di Qatar Airways

L’Hilton Salwa Beach Resort & Villas è il settimo hotel Hilton che apre nella zona e si trova a 84 chilometri dalla capitale Doha. Sorge lungo 3,5 km di spiagge private e vanta spaziose ville sulla spiaggia, tutte con piscina privata e giardino per una vacanza all’insegna del lusso ma appartata. Al momento sono disponibili per la prenotazione trenta ville, a cui si aggiungeranno altre 246 camere e suite deluxe la cui apertura è prevista all’inizio del 2021.

Durante il soggiorno, gli ospiti possono godere di una vasta gamma di proposte esclusive e ristoranti spettacolari: dal Souk Kitchen di ispirazione locale all’elegante ristorante a base di pesce Octa, sul posto ci sono oltre 20 locali in grado di soddisfare ogni palato.

Chi desidera mettersi comodo e rilassarsi può concedersi un trattamento presso la Spa Eforea. Disposto su due piani, il tranquillo centro relax e benessere ospita otto lussuose sale trattamenti e una sala Vip completamente attrezzata con una camera di fango Rasul.

Le famiglie più dinamiche e in cerca di avventura possono divertirsi nel Desert Falls Water & Adventure Park, un parco acquatico tra i migliori al mondo che si estende su una superficie di 57mila metri quadrati e dispone di 28 scivoli e attrazioni, tra cui torrenti, simulatori di surf e gli scivoli per tappeti Whizzard.

Fuori Abu Samra, lo Zulal Wellness Resort è destinato a diventare il punto di riferimento dedicato al benessere di tutto il Paese e il primo wellness resort della regione. La struttura, che aprirà parzialmente verso la fine del 2020 per poi aprire completamente all’inizio del 2021, si trova nella parte nord del Qatar e offrirà trattamenti e servizi per famiglie che hanno voglia di sole o coppie che desiderano una fuga tra le dune arabe.

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Italy for Weddings, la divisione creata da Convention Bureau Italia con l’endorsement di ENIT, lancia ‘We Experience Italy’

 

travelnostop

Una serie di educational anticonvenzionali pensati per esaltare le eccellenze meno conosciute del territorio italiano e promuovere all’estero gli operatori del segmento Wedding. Da una parte l’ospitalità di destinazioni e wedding hub italiani selezionati; dall’altra la partecipazione di un gruppo ristretto di professionisti della community Wedding a un programma di 3 giorni, previamente discusso e concordato tra le parti, alla scoperta di perle nascoste e location ‘off the beaten tracks’ che vanno a completare la già ricca offerta di destinazioni da favola che l’Italia può vantare.

I prossimi appuntamenti confermati tra ottobre e dicembre riguarderanno il Friuli Venezia-Giulia e la “Toscana oltre Firenze”, quest’ultimo in collaborazione con Tuscany for Weddings, con attività che si svolgeranno a Siena, in Maremma e all’Isola d’Elba a partire già da mercoledì 7 ottobre. Sarà la volta poi di Genova, Bologna, del Piemonte e del Lago di Como, con l’intenzione di non esaurire We Experience Italy con le singole destinazioni, ma di elevarlo ad appuntamento ricorrente, alla scoperta ogni volta di nuovi luoghi da sogno.

“Italy for Weddings” – commenta Laura D’Ambrosio, Division Manager di Italy for Weddings – nasce a fine febbraio 2020, quando avevamo solo iniziato a intuire il cambiamento che avrebbe rivoluzionato gran parte della nostra vita privata e professionale. Una volta in lockdown, abbiamo cercato di cogliere le infinite possibilità offerte dal mondo digitale e di adattarlo ai nostri scopi comunicativi”.

A metà marzo nasce così #chatamezzogiorno, una serie di LIVE Instagram giornaliere sul canale di Italy for Weddings, in cui Laura D’Ambrosio ha ospitato virtualmente esperti Wedding ogni giorno diversi, confrontandosi su temi specifici e su soluzioni per ideare precise e mirate iniziative di marketing per sostenere i soci e gli operatori del settore in questo periodo complesso.
Poche settimane dopo nascono le Zoom Room, ossia le video conferenze che ben conosciamo, organizzate sia per affrontare tutti i temi rimasti aperti durante le #chatamezzogiorno grazie alle numerosissime domande poste dai follower, che per l’umanissima esigenza di “vedersi in faccia” tra persone che non si sono conoscevano e che si sono conosciute tramite le LIVE Instagram.

“L’ambiente fisico rivisto negli spazi e nella quotidianità ha propiziato la nascita di una community virtuale pronta a comunicare il territorio sotto altri punti di vista nell’attesa di poter concretamente vivere le destinazioni italiane sotto il profilo Wedding. Oggi quest’attesa è finita – conclude Laura – e saranno proprio i partecipanti delle Zoom Room a vivere We Experience Italy; un progetto che loro stessi hanno ideato insieme alle destinazioni, sotto la nostra discreta supervisione. Si tratta di un risultato che ci dà grandissima soddisfazione e che ha ripagato tutti gli sforzi effettuati per non esserci fermati mai.”

Easyweeks punta su Danimarca e Svezia durante emergenza covid

 

Passata un’estate immobile, nonostante le oggettive difficoltà Easyweeks, operatore specializzato nel Nord Europa (ed altro) non porta variazioni alla programmazione rispetto agli anni precedenti.
“Riproponiamo le nostre mete, già ampiamente testate – spiega Manila Salvatelli, ad del TO – Le nostre destinazioni principali, con il Nord Europa in primis, garantiscono una copertura totale, e il 100% di rispetto delle misure anticovid, anche se al momento siamo in blocco ingressi o con doppio tampone (vedi Islanda e Finlandia dal 22 novembre). Rimangono la Danimarca e la Svezia su cui stiamo puntando durante questa emergenza, per alleggerire il carico di apprensione. La scelta è stata orientata a proposte che puntano su spazi aperti, viaggi sostenibili ed escursioni nella natura che, comunque già da prima, hanno costituito la nostra filosofia”.

“A partire da marzo, dopo un primo momento di attenzione al rientro dei clienti sorpresi dal covid in giro per il mondo – aggiunge Gianna Forlastro, managing director – abbiamo provveduto a rimborsare tutti coloro che sarebbero dovuti partire o che avevano prenotato vacanze in destinazioni con limitazioni al confine e soggetti a misure restrittive. Oggi, dopo aver vagliato le diverse proposte assicurative, siamo pronti a garantire il RIMBORSO prima della partenza in caso di contagio o nuove restrizioni di viaggio. Questa notevole garanzia la dobbiamo alle compagnie aeree con cui lavoriamo e ai nostri fornitori con i quali abbiamo un legame sempre più stretto”.

“Uno sguardo all’estate ci dice che si è rivelata difficile per l’outgoing, ma abbiamo recuperato, in termini di piccolo cabotaggio, con l’incoming Marche, Puglia e Molise – aggiunge Forlastro – Non ci siamo mai fermati, valorizzando maggiormente l’aspetto formativo rivolto alle adv, organizzando webinar e incontri “one 2 one” sulle piattaforme dedicate, per le nostre destinazioni, con la partecipazione dei nostri principali partner ed enti”.

L’obiettivo di Easyweeks è appassionare le persone al viaggio. “Proponiamo paesaggi incontaminati, ecoturismo e sostenibilità associata ad esperienze coinvolgenti alla scoperta dell’essenza di un luogo (cultura/tradizioni/culinaria/sport – conclude Salvatelli – Un ricco programma Nord Europa e Mauritius, mentre un occhio particolare resta sull’incoming delle Regioni adriatiche con pacchetti tematici nelle regioni Marche, Molise, Puglia. Abbiamo anche iniziato a proporre lo “Smartworking dove vuoi”… concetto un po’ difficile da far recepire al mercato, ma siamo in grado di trasformare questo periodo di stallo in opportunità, soprattutto per coloro che lavorano in questa modalità “remota” generando pacchetti di 10 e più giorni in destinazioni che consentano l’arrivo degli italiani, per godersi la natura artica o magari qualche spiaggia tropicale, portandosi il lavoro e respirando aria nuova per ricaricarsi da questo momento molto stressante in termini psicologici”.

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Al via Valore Paese Italia, Franceschini: così ci prepariamo ai viaggi di domani

 

“Il progetto Valore Paese Italia accomuna in un unico, potente strumento tutte le iniziative condotte finora per rendere disponibile il demanio pubblico inutilizzato al necessario sviluppo del turismo diffuso, consapevole della immensa ricchezza dei nostri territori e capace di apprezzare luoghi, paesaggi e siti culturali poco conosciuti”. Lo ha detto il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, alla presentazione odierna dell’iniziativa condivisa promossa da MiBACT, Ministero dell’Ambiente, Ministero delle infrastrutture, Ferrovie dello Stato, Fondazione FS, Invitalia, Istituto Credito Sportivo, Anas e Anci per recuperare e valorizzare il patrimonio pubblico coniugando turismo, cultura e mobilità dolce.

Valore Paese Italia è un progetto nazionale di promozione del turismo sostenibile, connesso alla valorizzazione del patrimonio pubblico di immobili di interesse storico-artistico e paesaggistico, si propone di contribuire allo sviluppo economico e sociale dei territori italiani, grazie al partenariato pubblico-privato. Si punta così a potenziare l’offerta turistico-culturale e a valorizzare i luoghi in senso diffuso tramite l’ideazione e la realizzazione di circuiti nazionali di eccellenza a sostegno del Sistema Italia. Si tratta di progetti turistico-culturali legati alla mobilità lenta e sostenibile, al turismo ferroviario, alla rete delle case cantoniere, alla rete dei borghi, al filone tematico degli osservatori astronomici e metereologici, delle riserve e dei siti naturali e paesaggi culturali Unesco, lungo i quali valorizzare i patrimoni immobiliari pubblici.

“Dimore, case cantoniere, ferrovie storiche, fari, torri, edifici costieri, cammini e percorsi – ha detto ancora – possono e devono costituire le infrastrutture del turismo di domani. Quando, finita l’emergenza, i flussi turistici dall’estero torneranno più impetuosi che mai nel nostro Paese, dobbiamo trovarci pronti ad attuare quello che con il Piano Strategico del Turismo abbiamo indicato: la promozione di quelle realtà straordinarie che rendono l’Italia forte e conosciuta nel mondo e di cui il territorio è ricco. Chi verrà nel nostro Paese vorrà vivere un’autentica esperienza di vita italiana, apprezzando la nostra cucina, visitando i nostri musei, passeggiando per i nostri borghi. Un turismo diverso da quello finora conosciuto, davvero sostenibile e in grado di portare crescita armoniosa alle comunità. Con Valore Paese Italia – ha concluso il ministro – ci prepariamo al turismo di domani”.

Per l’attuazione delle iniziative, verranno individuate differenti modalità d’affidamento e di valorizzazione dei beni, anche in funzione dei differenti strumenti a disposizione degli Enti che partecipano con immobili di proprietà. Alcune iniziative sono avviate da tempo come il progetto Fari Torri e il progetto Dimore mentre dal 2017, si è aggiunta l’iniziativa Cammini e Percorsi dedicata alla riqualificazione dei beni pubblici situati lungo cammini storico-religiosi e percorsi ciclopedonali.

L’Agenzia Nazionale del Turismo, grazie a questo nuovo progetto, mira a ridefinire la geografia dell’ospitalità ed istituzionalizzare forme diverse di accoglienza, per intercettare operatori e investitori specializzati e interessati ad una ricettività alternativa. Attraverso la valorizzazione di beni del patrimonio pubblico sarà possibile implementare un turismo diffuso e facilitare l’accesso a destinazioni meno
conosciute dove manca una ricettività anche di piccole dimensioni.
All’interno di questo contesto, Difesa Servizi Spa – società in house del Ministero della Difesa- continuerà, nella fase iniziale del Progetto Valore Paese Italia, il percorso di valorizzazione della “rete” fari in uso alla Marina Militare, iniziato già nel 2015, secondo un modello di lighthouse accommodation, rispettoso del paesaggio e dell’ambiente. Nel contempo ha avviato le attività propedeutiche per verificare la disponibilità di ulteriori beni, al fine di sviluppare nuove “reti”. Come quella di centri sportivi, molti dei quali sono allocati all’interno delle città, alcuni in prossimità dei centri storici, con l’idea di realizzare un contesto in cui, oltre allo sport, si possa coniugare la cultura e
la cura dell’ambiente, o quella museale.

Enit La sostenibilità al centro del progetto “Valore Paese Italia”

 Dimore, case cantoniere, ferrovie storiche, fari, torri, edifici costieri, cammini e percorsi a sostegno del turismo di domani. Al Ministero per i Beni e le Attività Culturali è stato presentato oggi, mercoledì 7 ottobre, Valore Paese Italia, iniziativa volta alla promozione del turismo sostenibile. Il progetto è connesso alla valorizzazione del patrimonio pubblico di immobili di interesse storico-artistico e paesaggistico, e si propone di contribuire allo sviluppo economico e sociale dei territori italiani grazie al partenariato pubblico-privato. Si tratta infatti di un progetto trasversale e integrato che, anche alla luce della crisi economia generata dall'emergenza Covid, mira a potenziare l’offerta turistico-culturale e a valorizzare i luoghi in senso diffuso tramite l’ideazione, e la realizzazione, di circuiti nazionali di eccellenza a sostegno del sistema Italia.

Il nuovo piano è stato presentato dal sottosegretario al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Lorenza Bonaccorsi, insieme al direttore dell’Agenzia del demanio Antonio Agostini, al presidente di Enit - agenzia nazionale del turismo, Giorgio Palmucci e all’amministratore delegato di Difesa Servizi Spa, Fausto Recchia. Sostengono il progetto altri partner istituzionali, come il Ministero dell’Ambiente, il Ministero delle Infrastrutture Trasporti, la Fondazione FS ItalianeInvitaliaIfelIstituto per il credito sportivoAnas Anci.

 

“Valore Paese Italia accomuna in un unico, potente strumento tutte le iniziative condotte finora per rendere disponibile il demanio pubblico inutilizzato al necessario sviluppo del turismo diffuso, consapevole della immensa ricchezza dei nostri territori e capace di apprezzare luoghi, paesaggi e siti culturali poco conosciuti”, ha commentato il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini. “Quando, finita l’emergenza, i flussi turistici dall’estero torneranno più impetuosi che mai nel nostro Paese - ha proseguito il ministro -  dobbiamo trovarci pronti ad attuare quello che con il Piano Strategico del Turismo abbiamo indicato: la promozione di quelle realtà straordinarie che rendono l’Italia forte e conosciuta nel mondo e di cui il territorio è ricco”.

fsnews



Raffaello e il blu egizio di Galatea, filologia dell'antico

 

ROMA - "Sono completamente coinvolto nell'antico. Non sarà mica un volo di Icaro? Ma ho una guida che è Vitruvio". Così Raffaello scriveva in una lettera all'amico Baldassarre Castiglione rispondendo ai complimenti per il Trionfo di Galatea, il grande affresco che spicca tra le meraviglie di Villa Farnesina, edificio sul Lungotevere costruito per il banchiere Agostino Chigi passato poi ai Farnese e oggi di proprietà dell'Accademia dei Lincei. Il ritorno al passato per il genio di Urbino non era solo un esercizio ideale legato alle opere di argomento mitologico ma un modus operandi filologico, che richiedeva fedeltà tecnica nel processo produttivo. Fu così che grazie alla ricetta indicata da Vitruvio nel trattato De Architectura Raffaello riuscì a riportare in vita il blu egizio, pigmento artificiale nato ad Alessandria d' Egitto tremila anni prima di Cristo, utilizzato in Italia in una bottega di Pozzuoli e poi diffusosi nell'Impero Romano prima di finire nell'oblio.

E' il colore ceruleo - così lo chiamavano i latini - che fa del Trionfo di Galatea del 1512 un unicum, in cui la tonalità del cielo, del mare e degli stessi occhi della Ninfa si contrappongono al più deciso lapislazzulo impiegato da Sebastiano dal Piombo per il grande affresco Polifemo che gli è accanto. A questo intreccio di temi è dedicata la mostra "Raffaello in Villa Farnesina. Galatea e Psiche", curata da Antonio Sgamellotti e da Virginia Lapenta, che racconta da domani fino al 6 gennaio 2021 il lavoro di ricerca non invasiva sul capolavoro dell' urbinate e sugli altri affreschi della residenza nobiliare. Occasione per riflettere sulla grande pittura e, al tempo stesso, su quanto le scoperte consentite dalle nuove tecniche per immagini contribuiscano a riscrivere la storia dell' arte.

"Il blu egizio è un pigmento artificiale a base di rame - spiega Sgamellotti, accademico dei Lincei e professore emerito di chimica inorganica all'Università di Perugia -. Ne esistono tanti ma ha la caratteristica di dare luogo a luminescenza quando è illuminata da una luce particolare". Fu abbandonato perché c' erano pigmenti magari più costosi ma naturali, invece il blu egizio bisognava prepararselo con una procedura complicata, mescolando sabbia a temperature alte con microfondenti. Vitruvio fu una fonte preziosa per Raffaello ma anche per gli artisti che lo riscoprirono alla fine dell'Ottocento. Il blu egizio nel Trionfo di Galatea è stata una sorpresa per i ricercatori, che avevano avviato la ricerca non invasiva poco prima del lockdown e hanno ottenuto la conferma nel luglio scorso. "Non ci aspettavamo di trovare quel pigmento dimenticato da secoli - ha detto Sgamellotti -. E' un colore che sa di antico, questa era l' intenzione di Raffaello. Per uno che veniva da Venezia come Sebastiano del Piombo era naturale utilizzare il lapislazzulo, proveniente dall' Afghanistan attraverso quel canale commerciale". Non è stata questa l' unica scoperta dell' ispezione - condotta con Enea, Iret-Cnr, Laboratorio di diagnostica per i Beni Culturali di Spoleto, XgLab-Brucker. Dietro i pannelli sottostanti il Trionfo di Galatea sono stati esaminati intonaci con disegni che erano stati scoperti nel 1972 durante un intervento di restauro e poi ricoperti. Inizialmente si era pensato che alcuni fossero di Sebastiano del Piombo, la critica però non è concorde. "Noi ci siano concentrati soltanto uno di questi, un disegno a sanguigna, arrivando a una conclusione interessante - chiarisce il coordinatore- . E' un palinsesto, l' immagine di una testa che guarda verso l' alto sotto la quale c'è un' altra immagine, di materiale diverso, in questo caso cinabro, di un ragazzo dalla folta chioma che guarda frontalmente verso destra. Occorreranno studi accurati perché le attribuzioni non sono semplici".

Nella Loggia di Amore e Psiche, un tripudio travolgente di affreschi che rivestono le pareti e la volta della grande sala poco distante, c'è un' altra novità emersa in occasione di una mostra precedente: Raffaello usò gialli sintetici - a base di piombo, stagno e antimonio - con tonalità diverse perché molti dei frutti hanno gradi diversi di maturazione. "Anche questi pigmenti artificiali erano conosciuti nel Rinascimento - dice Sgamellotti - ma erano utilizzati per la ceramica e il vetro. Soltanto un secolo dopo furono impiegati in pittura per gli affreschi. Giocando d' anticipo, Raffaello e soprattutto Giovanni da Udine, l'esperto botanico e di animali che ha lavorato a gran parte della Loggia , li utilizzarono per le loro necessità espressive".

Al primo piano di Villa Farnesina sono esposti i disegni, le fotografie e le matrici dedicati alla Loggia di Amore e Psiche, selezionati dall'Istituto centrale per la Grafica.

Ansa

Le 12 grotte più belle d'Italia

 

Dal 4 all'11 ottobre torna la settimana del Pianeta Terra, un festival geoscientifico che coinvolge enti, associazioni culturali, musei e università di tutte le regioni italiane per valorizzare il patrimonio geologico e promuovere il turismo sostenibile di prossimità. La manifestazione è un'occasione unica per scoprire le bellezze naturali del nostro Paese e per acquisire una maggiore consapevolezza rispetto all'ambiente in cui viviamo. Durante la manifestazione, giunta all'ottava edizione, verranno organizzati laboratori, conferenze e convegni ma anche escursioni guidate e passeggiate che coinvolgono famiglie, studiosi, curiosi e appassionati di geologia. Il ricco calendario (settimanaterra.org) ha in programma 50 eventi, per la maggior parte gratuiti, che si svolgeranno tra grotte, laghi, fiumi, ghiacciai, vulcani, miniere, siti preistorici, musei e osservatori astronomici. Tra le mete più affascinanti delle bellezze naturali del nostro Paese, ecco dodici grotte marine e terrestri che meritano di essere visitate con guide esperte, prenotandosi in osservanza delle nuove norme di sicurezza.
    Grotte Frasassi. Sono le più visitate d'Italia e tra le più grandi al mondo, con oltre 13 chilometri di gallerie e sentieri che offrono uno spettacolo unico tra laghetti sotterranei, stalattiti e sculture naturali, antiche di milioni di anni. Le grotte si trovano nelle Marche, a Genga, nel parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. Tra le cavità spicca l'abisso Ancona, una gigantesca grotta grande abbastanza da ospitare il Duomo di Milano. Info: frasassi.com Grotte di Pertosa Auletta. Situate sui monti Alburni, nell'entroterra di Salerno, lungo il fiume sotterraneo Negro, sono le uniche grotte navigabili d'Europa e rappresentano un eccezionale patrimonio per la presenza dei resti di un villaggio del II secolo a.C. All'interno tre percorsi segnalati permettono di esplorare le cavità a piedi e in barca tra scrosci di cascate sotterranee. Le grotte, che si trovano nel parco nazionale del Cilento, patrimonio Unesco, sono usate anche per spettacoli teatrali. Info: grottedipertosa-auletta.it Grotta Azzurra. Lungo il versante nordoccidentale di Capri, è tra le grotte più famose al mondo. Si arriva all'accesso della cavità in barca e, abbassandosi un po', sembra di entrare in un quadro: i raggi del sole filtrando creano sull'acqua un'intensa tonalità di colore blu che contrasta con il fondale di sabbia bianca.
    Bus di Tacoi. Si trova a Gromo, in Val Seriana, e il suo nome in dialetto bergamasco significa "buco dei gracchi", una specie di corvo che nidificava all'ingresso della grotta carsica. La visita è piuttosto impegnativa per la presenza di umidità al cento per cento e per un buio assoluto; l'intero tracciato richiede almeno 6 ore di percorso. Info: gromo.eu Grotte di Bossea. Si insinuano nella terra con un labirinto di stalattiti tra pozze d'acqua e cascate. L'ambiente umido delle cavità ha creato anche una ricca fauna, come dimostrano i resti ritrovati di un orso preistorico. La visita alla grotta in provincia di Cuneo si compie percorrendo 3 chilometri (e altrettanti al ritorno), passando sopra gole scavate nella roccia dal fiume sotterraneo. Info: grottadibossea.com Grotte di Pastena. Si trovano sui Monti Ausoni, in provincia di Frosinone e si visitano percorrendo cammini segnalati che entrano in dieci cavità tra stalattiti e stalagmiti, laghetti e cascate. Al termine del percorso si trovano il Lago Blu e la piccola cascata sotterranea che lo alimenta. Info: grottepastena.it Grotta di Zinzulusa. Scavata dal mare Ionio del Salento, tra Castro e Santa Cesarea Terme, la grotta è un patrimonio naturale che prende il nome dal termine dialettale "zinzuli", stracci: le stalattiti che pendono dal soffitto, infatti, sembrano stracci appesi. All'ingresso un lungo corridoio, chiamato delle Meraviglie, culmina su un bellissimo specchio d'acqua dolce; più avanti si trova il Duomo, un'enorme cavità con pareti lisce alte fino a 25 metri. Info: grotta-zinzulusa.business.site Grotta Gigante. Contiene la sala naturale più grande del mondo e si trova a Sgonico, a 10 chilometri da Trieste. Offre uno spettacolo mozzafiato, soprattutto per la presenza di stalagmiti a forma di "pila di piatti", dovuta all'altezza dalla quale cadono le gocce. La grande Caverna, usata per esperimenti scientifici e come palestra per arrampicate sulle sue pareti calcaree, risale a più di 10 milioni di anni fa ed è visitabile solo con le guide. Info: grottagigante.it Grotte di Nettuno. Abbarbicati al costone occidentale del promontorio di Capo Caccia, a nord di Alghero, 654 scalini conducono all'entrata delle grotte, cavità che nascondono stalattiti e il lago sotterraneo La Marmora, al centro del quale sorge un'imponente stalagmite costellata di piccole cavità, chiamata Acquasantiera. La grotta è raggiungibile anche via mare fino a una spiaggia bianchissima che indica l'ingresso alle grotte nell'area marina protetta del parco di Porto Conte. Info: grottedinettuno.it Grotte di Castellana. Si trovano vicino a Putignano, in Puglia, e consentono di ammirare l'opera millenaria di madre natura, camminando nel sottosuolo a 120 metri di profondità per più di 3 chilometri. Le grotte carsiche offrono uno scenario stupefacente di luoghi dai nomi fantastici, di gole, abissi, fossili, stalattiti e stalagmiti dalle forme e dai colori incredibili.
    Info: grottedicastellana.it Grotte di Toirano. Si tratta di un complesso carsico sotterraneo composto da più di 150 caverne naturali; si trova a Toirano, in provincia di Savona. La parte visitabile misura un chilometro e mezzo ed è apprezzata per la ricchezza di stalattiti e stalagmiti. In uno degli antri, la grotta della Bàsura, sono stati trovati resti di un preistorico orso mentre la caverna del Tanone è usata come palcoscenico per concerti e balletti. La sala Pantheon, invece, ospita un'imponente stalagmite ricoperta di cristalli di aragonite. Info: toiranogrotte.it Grotta del Vento. Nel parco delle Alpi Apuane, in provincia di Lucca, l'acqua ha scavato le rocce calcaree creando percorsi e sentieri sotterranei che diventano, in alcuni casi, pozzi che scendono verticalmente in profondità. Altre cavità si possono visitare con comodi sentieri, come la grotta del Vento che si visita lungo itinerari tra laghetti, stalagmiti e strutture di fango. Info: grottadelvento.com (ANSA).

Lungo le strade dedicate ai Santi 10 proposte per festeggiare la giornata nazionale del camminare

 

Si celebra l'11 ottobre la giornata nazionale del camminare, un modo ecologico e sano di scoprire il nostro territorio. L'evento è stato ideato dall'associazione Federtrek, che sostiene l'escursionismo come stile di vita sostenibile e consapevole, ed è promosso anche in collaborazione con enti locali. In Italia i cammini sono numerosi e ricoprono più di settemila chilometri da percorrere lungo sentieri e tracciati ben segnalati. Tra questi alcuni sono dedicati ai Santi e sono vie di fede, percorse un tempo dai pellegrini e oggi dagli amanti del trekking che vogliono godere della bellezza dei paesaggi e dei ricchi borghi che incontrano. Ecco dieci proposte di cammini, alcuni famosi e altri poco conosciuti ma pur sempre di grande importanza storico-culturale, da Nord a Sud. Come in tutti i tradizionali pellegrinaggi, anche per questi itinerari vengono rilasciati attestati di partecipazione con date e timbri dei luoghi di ospitalità a ogni tappa.
    Cammino di sant'Antonio. E' un percorso di grande ispirazione religiosa che ripercorre alcuni dei luoghi più significativi della vita di sant'Antonio di Padova. L'itinerario misura 388 chilometri e collega Padova, città dove riposa il Santo, a La Verna, in provincia di Arezzo, dove si trova un celebre santuario francescano; il cammino, compiuto da frate Antonio nel 1231, si percorre in 21 tappe e lungo le sue 3 varianti attraversa bellissimi paesaggi e luoghi di culto pieni di misticismo come l'Eremo di Montepaolo, dove il Santo fece un ritiro spirituale, o la Basilica di Padova dove fu sepolto.
    Info: ilcamminodisantantonio.it Cammino di san Romualdo. Durante la sua vita l'abate ravennate Romualdo, fondatore dell'eremo di Camaldoli, esplorò le zone più selvagge degli Appennini tra Umbria e Marche, dove fondò abbazie e monasteri. Gli stessi che oggi si ammirano lungo il cammino a lui dedicato: è un percorso abbastanza impegnativo ma straordinariamente bello che si può fare in 8 tappe e che parte da Ravenna, luogo natio del Santo, e termina al sacro eremo di Camaldoli, in provincia di Arezzo.
    Cammino di san Benedetto. E' dedicato al monaco umbro, fondatore dell'Ordine religioso che porta il suo nome; parte da Norcia, città natale del Santo, e termina all'abbazia di Montecassino, monastero in provincia di Frosinone. Si cammina nella natura e tra i borghi medievali di Umbria e Lazio per 300 chilometri, suddivisi in 16 tappe, lungo sentieri, vie secondarie e strade sterrate. Il cammino attraversa i tre più importanti luoghi benedettini: la natia Norcia, Subiaco dove il Santo fondò alcuni monasteri, e Montecassino, dove trascorse l'ultima parte della vita e scrisse la nota Regola. Info: camminodibenedetto.it Via di Francesco. Sono numerose le strade che ripercorrono i passi e i luoghi simbolo del santo patrono d'Italia, Francesco di Assisi; questa, in particolare, parte da Roma o, più a nord, da La Verna e raggiunge Assisi, nel cuore dell'Umbria. È un cammino molto frequentato dai pellegrini, che percorrono i suoi 500 chilometri; è diviso in 22 tappe e con due possibili varianti. Info: viadifrancesco.it Cammino dei Protomartiri francescani. E' uno storico percorso religioso dedicato ai Protomartiri, cioè i primi cristiani martirizzati, Berardo, Ottone, Accursio, Adiuto e Pietro. Adatto a tutti, è lungo 100 chilometri e unisce in Umbria Terni ad Amelia passando per Narni e per tutti quei borghi da cui provenivano i primi martiri. Punto centrale del percorso è Terni e in particolare il santuario della Chiesa di sant'Antonio da Padova, dove sono conservate le spoglie dei cinque santi. Info: camminoprotomartiri.it Cammino Francescano della Marca. Misura 167 chilometri e collega in 9 tappe Assisi ad Ascoli Piceno lungo una delle vie usate da san Francesco per predicare nelle Marche 800 anni fa. I paesaggi che si attraversano sono bellissimi, punteggiati da eremi, monasteri e castelli, con l'Appennino umbro-marchigiano e il parco nazionale dei monti Sibillini all'orizzonte. Info: camminofrancescanodellamarca.it Cammino di santa Barbara. E' un percorso non religioso ma è un antico e suggestivo cammino tra le ex miniere del Sulcis, a sudovest della Sardegna, dedicato a santa Barbara, patrona dei minatori. Lungo 500 chilometri e diviso in 30 tappe, il cammino circolare parte e finisce a Iglesias, inoltrandosi tra le spiagge, le montagne, le chiesette dedicate al culto della Santa e le miniere nel Parco geominerario storico ambientale della Sardegna, patrimonio dell'Umanità. L'itinerario segue gli antichi percorsi dei minatori, lungo i sentieri che li portavano alle miniere e le vecchie mulattiere usate per il trasporto di zinco, piombo, carbone e argento. Info: camminominerariodisantabarbara.org Cammino di san Giorgio Vescovo. E' anch'esso in Sardegna e si snoda per 300 chilometri e 12 tappe tra Cagliari e le montagne interne dell'Ogliastra, in provincia di Nuoro. E' dedicato al vescovo di Suelli e ripercorre i luoghi che evangelizzò e dove, secondo la tradizione, fece numerosi miracoli. Il Santo è sepolto nella cattedrale di Suelli, nel sud della Sardegna, dove c'è un piccolo santuario, venerato dai fedeli. Il cammino prevede tratti facili e altri più impegnativi ma di grande bellezza. Info: camminodisangiorgiovescovo.it Cammino di san Francesco di Paola. Si snoda in Calabria ed è un percorso diviso in due diversi itinerari, che seguono le tracce del Santo, nato a Paola e fondatore dell'Ordine dei frati Minimi. Il primo cammino - la via del Giovane - è lungo 49 chilometri, e si percorre in 3 tappe; si parte da san Marco Argentano, antico centro dove il Santo si ritirò per un anno, e si arriva a Paola, in provincia di Cosenza. L'altro percorso -la via dell'Eremita - è lungo 62 chilometri, sempre su tre tappe, e unisce i santuari di Paterno Calabro e di Paola, luoghi cari a Francesco. Info: ilcamminodisanfrancesco.it Cammino di san Nicolò Politi. Si procede intorno all'Etna tra paesaggi incredibili e mistici seguendo i passi di san Nicolò Politi, eremita che fuggì da una vita laica trovando rifugio in una antica grotta nell'attuale contrada Aspicuddu, alle falde del vulcano, da dove viaggiò evangelizzando e facendo miracoli.
    Il trekking del Santo è un percorso di 100 chilometri diviso in 6 tappe che collega il parco dell'Etna a quello dei Nebrodi, nella Sicilia settentrionale, precisamente da Adrano, luogo natio, ad Alcara Li Fusi. (ANSA)

Il crimine targato Rai, da Maigret a Montalbano

 

 E' una storia fatta di strade buie e passi nella notte, lame affilate e colpi di pistola, inseguimenti mozzafiato e confessioni drammatiche, ma anche di sorrisi beffardi e sguardi ironici, di battute taglienti e lampi di genio, quella che unisce, sempre sul filo del brivido e lungo più di mezzo secolo, l'iconico Commissario Maigret in bianco e nero con il volto di Gino Cervi al contemporaneo Commissario Montalbano interpretato da Luca Zingaretti: ha un fascino irresistibile "Sulle tracce del crimine. Viaggio nel giallo e nero Rai. La mostra", ospitata negli spazi del Museo di Roma in Trastevere dal 7 ottobre al 6 gennaio e inaugurata alla presenza del Presidente della Rai Marcello Foa.

Un percorso multimediale tematico-cronologico a cura di Maria Pia Ammirati e Peppino Ortoleva, scandito in 200 fotografie, tra b/n e colore, tratte da circa 80 programmi televisivi, con 5 installazioni video e alcune postazioni sonore, per raccontare con il prezioso patrimonio delle Teche Rai la trasformazione di un genere, il giallo e noir investigativo, con il quale la più grande azienda editoriale del Paese ha parlato agli italiani, facendoli sognare e appassionare, coniugando tra adattamenti, "teleromanzi" e poi con la fiction e le serie tv la cultura popolare a una narrazione televisiva di altissima qualità. Eccoli sfilare tanti personaggi entrati nel cuore del pubblico, che ne ha seguito, a volte per anni, le avventure sul piccolo schermo: dalle figure letterarie, come Maigret, Ingravallo e Montalbano nati dalle penne rispettivamente di Simenon, Gadda e Camilleri, a quelle inventate come il tenente Sheridan, e poi La Piovra con Michele Placido, il Maresciallo Rocca con Gigi Proietti e Rocco Schiavone con Marco Giallini, è tutto un susseguirsi di commissari, poliziotti, marescialli e questori, i cui volti appartengono all'immaginario collettivo italiano. In questa carrellata espositiva - nata da un'idea di Stefano Nespolesi, la mostra è realizzata in collaborazione con Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e INA, Institut National de l'Audiovisuel - traspare anche il racconto di un'Italia che in quasi 70 anni si è trasformata radicalmente e che la tv pubblica ha saputo cogliere fino nelle sfumature.

"A ogni fiction si scrive una pagina di storia sociale. L'investimento sul patrimonio delle teche Rai richiede energie importanti ma è fondamentale perché preserva la memoria del Paese", ha detto all'ANSA Marcello Foa, passeggiando tra i corridoi della mostra con il vice sindaco del comune di Roma Luca Bergamo, con Renzo Arbore, Marisa Laurito e Alessandro Preziosi, "Gli sceneggiati sono fantasia ma rispecchiano la realtà e la cultura sociale, mostrano come è cambiata la morale e fanno vedere ai giovani cosa era l'Italia". La mostra testimonia anche "l'evoluzione del linguaggio televisivo e documenta la riconoscibilità della cifra Rai, in cui non si esagera mai. Questo stringe un legame che continua con il pubblico", ha aggiunto il presidente. "Ci sono voluti 3 anni di lavoro per realizzare la mostra, nata dalla necessità di scoprire e storicizzare un pezzo di storia del servizio pubblico e del Paese. Noi custodiamo per gli italiani la loro storia", ha spiegato Maria Pia Ammirati, sottolineando la trasformazione di un genere, il giallo, "che negli anni ha assunto nuove coloriture". Tante curiosità e memorabilia a disposizione del pubblico, numerosi i reperti storici e gli elementi scenografici realizzati ad hoc, per scoprire molto più di quello che abbiamo visto in tv; da non perdere poi la stanza interamente dedicata alla visione delle sigle televisive dei programmi più popolari.

"Leonardo non dipinse Battaglia Anghiari nel Salone dei 500"

 

Leonardo da Vinci non dipinse mai sui muri del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio la Battaglia di Anghiari. E' quanto afferma uno studio multidisciplinare sul famoso dipinto ritenuto perduto del Genio di Vinci. La novità è emersa nel corso di una conferenza dal titolo 'Nuovi studi sulla Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci nella sala Grande di Palazzo Vecchio' organizzata oggi nell'auditorium Vasari degli Uffizi.
    "I nuovi studi di hanno permesso di ridirezionare la ricerca - ha spiegato Francesca Fiorani, docente di storia dell'arte moderna dell'University of Virginia -, siamo passati dalla domanda fondamentale 'dove sta la Battaglia di Anghiari' ad una domanda diversa, ovvero 'c'è stata la Battaglia di Anghiari?' e 'cosa ha fatto Leonardo da Vinci nella sala grande?'. Ecco a queste domande si può dare una risposta basata sulla rilettura dei dati noti e sullo studio di nuovo dati: Leonardo non ha mai dipinto la battaglia su quel muro".
    Secondo quanto sostenuto finora, Leonardo non avrebbe completato la sua Battaglia dopo aver iniziato a dipingerla nel salone dei Cinquecento. L'opera poi, in un secondo momento, sarebbe stata coperta dall'affresco di Giorgio Vasari che racconta la Battaglia di Scannagallo. (ANSA).

Festa doppia per le Giornate Fai d'autunno

  - Il Kursaal Santalucia a Bari, tra i più bei palazzi in stile tardo Liberty della città, con visita in anteprima al cantiere di restauro. Il seicentesco complesso di San Nicola di Tolentino a Napoli, celebre per i 5 mila metri quadrati di giardini, oggi recuperato e trasformato in una struttura ricettiva dai giovani dei Quartieri Spagnoli nell'ambito del progetto Napolixenia. E poi Roma con San Pietro in Montorio e il tempietto del Bramante; Milano, con i laboratori di restauro di Open Care ai Frigoriferi Milanesi, specializzati nella conservazione di dipinti, arredi lignei, sculture, tappeti, arazzi e oggetti preziosi; Firenze, con la Centrale termica della stazione di Santa Maria Novella, progettata tra il 1932 e il 1934 da Angiolo Mazzoni per riscaldare lo scalo ferroviario; e Bologna, in quel gioiello del barocco di Palazzo Davìa Bargellini. Con mille aperture a contributo libero in 400 città in tutta Italia, tornano le Giornate Fai d'autunno e per la prima volta in 36 edizioni raddoppiano l'appuntamento: due i weekend in programma, il 17-18 ottobre e ancora il 24-25 ottobre, per andare alla scoperta di dimore storiche, castelli, giardini, chiese, conventi, borghi, collezioni private, parchi, solitamente riservati agli addetti ai lavori e ora svelati grazie ai volontari del Fai.


Un'edizione speciale, ricordano il presidente e il vicepresidente esecutivo, Andrea Carandini e Marco Magnifico, che oltre a sostenere la campagna Ricordiamoci di salvare l'Italia (sms 45582), è dedicata al tema della salute e al ricordo della fondatrice del Fai, Giulia Maria Crespi, scomparsa a luglio. E più che mai quest'anno gli italiani hanno bisogno di cultura e bellezza, quanto il Fai dell'aiuto del supporto degli Italiani per continuare "a far bene all'Italia". "Il Fondo - racconta il direttore generale Angelo Maramai - aveva chiuso il 2019 con numeri record: 213 mila iscritti, quasi un milione di visitatori. Una crescita continua negli anni che ci ha permesso di investire 6 milioni di euro in restauri, dall'Orto sul Colle dell'Infinito al Castello di Masino". L'arrivo del Covid, però, non solo ha fatto saltare "le Giornate di primavera, ma ha chiuso per tre mesi gli oltre 80 beni del Fai e sospeso il 90% dei cantieri previsti nel 2020, con perdite per tutto l'indotto". I dati dalla ripresa sono incoraggianti, con i rinnovi online e visite di agosto (pur contingentate) superiori al 2019. Ma "per ora stimiamo perdite del -4% di iscritti e -11 milioni di euro raccolti, pari al -39%".

E allora, nel pieno rispetto delle misure sanitarie, nelle Giornate Fai d'autunno quest'anno si può andare alla scoperta di luoghi iconici come il Castello del Valentino a Torino, l'Ippodromo di San Siro a Milano o la Nuvola di Fuksas a Roma, ma anche di chicche come lo Storico Spugnificio Rosenfeld a Muggia (UTI Giuliana), la transumanza di asini a Borgo di Troina (EN), il Chiostro di San Pietro della Canonica, il più antico di Amalfi (SA), o, consiglia Magnifico, "gli affreschi del '600 appena scoperti dal Fai nel Castello di Masino in Piemonte".

Anche la Rai partecipa alla festa, con una settimana dedicata ai beni culturali in collaborazione con il Fai, dal 12 al 18 ottobre. Un impegno, dice il direttore di Rai1, Stefano Coletta, "che non è un obbligo ma un'opportunità per rispettare il contratto di servizio veicolando la cultura del nostro patrimonio. E per ricordarci cosa è l'Italia". "Il Fai - commenta il Ministro dei beni culturali e turismo, Dario Franceschini, nel suo videomessaggio - continua a indicare un percorso che è importante seguire, soprattutto quando il turismo, passata la pandemia, tornerà più impetuoso di prima: la scoperta dei luoghi meno conosciuti ma non per questo meno preziosi del nostro patrimonio, la valorizzazione di quei tesori diffusi in tutto il nostro territorio. Esattamente ciò che prevede il Piano Strategico per il Turismo". (ANSA).

Unwto, "Turismo ora soffre ma ripartirà". Persi tra 100 e 120 milioni di posti di lavoro, ma serve fiducia

Sicurezza, rispetto, nuove regole ma anche fiducia, divertimento, dialogo e tanta sconfinata e multiforme bellezza. Sono le parole e le immagini chiave di un video suggestivo realizzato dall'Unwto sul turismo, oggi così ferito dagli effetti della pandemia. A parlarne con l'ANSA in un'intervista è Zurab Pololikashvili, il segretario generale dell'agenzia che per le Nazioni Unite si occupa di questo settore così determinante per l'economia italiane e mondiale. "Volevamo davvero mandare un messaggio positivo - spiega - perché sì, il turismo ha bisogno di una grande spinta per ripartire. Principalmente un'iniezione di fiducia. Ora la situazione non è ancora facile perché i Paesi stanno entrando in una seconda fase ma è vero che, grazie a Dio, i numeri sono migliorati in molti Paesi d'Europa per la ripresa del turismo domestico e di breve raggio. Ovviamente parliamo ancora di cali a due cifre e e ci vorrà del tempo per recuperare. Ma dobbiamo lavorare in questo senso con un atteggiamento positivo". Innegabile il momento di sofferenza del settore: in tutto il mondo, gli arrivi dei turisti internazionali sono crollati del 93% a giugno rispetto allo stesso mese del 2019. Nella prima metà del 2020 si è registrato un calo complessivo del 65% con una perdita di 440 milioni di arrivi internazionali e circa 460 miliardi di dollari di entrate. Una cifra pari a 5 volte la perdita registrata nella crisi del 2009. E il problema dell'occupazione è davvero lacerante: "Il turismo - sottolinea Pololikashvili - genera quasi l'11% dell'occupazione mondiale. Abbiamo stimato una perdita tra i 100 e i 120 milioni di posti di lavoro entro la fine dell'anno a livello globale e ci stiamo completamente concentrando su questo supportando i governi per progettare politiche e programmi di sostegno". Pololikashvili parla anche della recente Giornata Mondiale del turismo, festeggiata il 27 settembre, che aveva come tema il turismo rurale: "Era il nostro tema molto prima che iniziasse la pandemia ma è stato più attuale che mai perché ci obbliga a pensare a tutte le possibilità che il turismo può offrire anche ai territori rurali, sviluppandoli in modo sostenibile, attraverso investimenti verdi e approcci innovativi. Questo per noi è il futuro delle destinazioni. Proprio questi giorni nella Capitale abbiamo firmato uno storico Memorandum d'intesa con la Fao proprio su questo tema e abbiamo un piano d'azione molto denso che porteremo avanti insieme, per la prima volta, concentrandoci sul turismo e sull'agricoltura come veri motori di sviluppo e crescita per il mondo". Della situazione europea parla invece il direttore Europa dell'agenzia, l'italiana Alessandra Priante, che proprio questi giorni festeggia un anno dall'inizio del suo incarico per l'Unwto: "La situazione è sicuramente molto pesante, nonostante il fatto che l'Europa sia l'unica regione del mondo ad avere avuto un certo miglioramento rispetto all'inizio del lockdown mondiale (dal -96% di maggio al - 90% di giugno), ma il risultato complessivo vede una diminuzione del 66% degli arrivi internazionali rispetto alla prima metà del 2020. A livello mondiale, stimiamo che - essendo tornati ai valori di 20 anni fa

- ci vorranno dai 2 anni e mezzo ai 4 per riprenderci completamente". Il problema centrale secondo la Priante è la mancanza di coordinamento per la riapertura dei confini. "Le aperture a singhiozzo e le chiusure improvvise - dice - hanno creato molti danni più che benefici perché spesso per le imprese i costi di riapertura e poi chiusura sono stati maggiori. Il problema non sarà quando finiranno le limitazioni agli spostamenti ma come… debbono finire in maniera coordinata e condivisa altrimenti rischiamo molto. Rischia il settore e molte imprese e famiglie…". Anche la Priante torna a sottolineare l'importanza del memorandum con la Fao: "Occupazione, specie femminile, innovazione, dati, promozione, formazione, sviluppo… insieme lavoreremo a ben 9 del 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Anche nell'ambito del Green Deal dell'Unione Europea. Una vera gioia. E sono molto fiera di aver iniziato questo dialogo, portandolo a termine con questa firma importante". (ANSA).

Enit a Giro d'Italia, bici elettriche per turismo sostenibile




(ANSA) - ROMA, 04 OTT - Il ciclismo per raccontare al mondo l'Italia e la sua bellezza. Enit - Ente Nazionale del Turismo raddoppia il suo impegno nel mondo delle due ruote e quest'anno è partner al Giro d'Italia, oltre che del Giro-E, con una massiccia campagna per promuovere il turismo in Italia.
Enit firma una serie di contenuti video che daranno visibilità alle località toccate dalla Corsa Rosa, che fino 25 ottobre attraverserà l'Italia da Monreale a Milano nelle tv di tutto il mondo. Sui canali digitali e social del Giro saranno trasmessi filmati che presenteranno il territorio attraversato quel giorno dal Giro d'Italia. Confermata anche la presenza del team Enit al Giro-E, l'evento organizzato da Rcs Sport, sulle strade e nei giorni del Giro d'Italia con le bici a pedalata assistita. Enit parteciperà con un proprio team di ciclisti non professionisti, composto - a rotazione sulle 20 tappe - da 20 partecipanti fra giornalisti, influencer, blogger, instagrammer e operatori turistici selezionati dalle 28 sedi estere dell'ente in tutto il mondo e provenienti dai seguenti Paesi: Francia, Germania, UK, Spagna, Olanda, Polonia, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Irlanda, Svizzera, Austria e Italia. L'obiettivo è raccontare le eccellenze italiane, promuovere il turismo sostenibile ed esportare la conoscenza anche dei territori meno noti. Il capitano del team Enit sarà Max Lelli, ex ciclista professionista su strada italiano.

"La partecipazione di Enit al Giro ha un significato particolare: l'ente che ha compiuto 101 anni ha la stessa età del Giro d'Italia - dichiara il Direttore Enit Giovanni Bastianelli -. Un appuntamento che segna la ripartenza della promozione dell'Italia nel mondo e consente di mostrare il territorio italiano in modalità slow. La bici è un modo straordinario per scoprire l'Italia. Piace la vacanza attiva, fare movimento anche quando si è in vacanza. E piace soprattutto agli stranieri: il 61 per cento dei cicloturisti che percorrono l'Italia viene dall'estero. La bici è un'opportunità straordinaria per il turismo italiano". (ANSA).

Genova, la grande Danza nei Rolli con Jacopo Bellussi

 

Dopo l’esperienza di successo della Rolli Days Digital Week, i Rolli Days Ottobre 2020 (da venerdì 9 a domenica 11 ottobre) tornano a proporre ai visitatori l’opportunità di entrare di persona nei Palazzi dei Rolli, Patrimonio Unesco dal 2006, per vedere dal vivo i cicli di affreschi, le collezioni pittoriche e le strepitose sculture eseguite tra il tardo Rinascimento e il pieno periodo Barocco. Per aumentare la possibilità di visita, molti dei siti aperti per Rolli Days Ottobre 2020 saranno visitabili già nel pomeriggio e nella serata di venerdì.

Gli orari di dettaglio dell’apertura dei Palazzi, le info, modalità di prenotazione e gli eventi collaterali:saranno disponibili su www.visitgenoa.it

Un’edizione IBRIDA tra presenza fisica ed esperienza digitale . La scorsa Rolli Days Digital Week si è fondata sulla realizzazione di materiali digitali video di qualità, che hanno avuto un grande apprezzamento da parte del pubblico. Ottobre vedrà nuovamente la riproposizione di alcune visite digitali a siti inediti o all’interno dei quali sarebbe stato difficile – o impossibile – recarsi per il pubblico: sarà possibile quindi una sempre maggiore conoscenza del patrimonio Unesco della città di Genova, integrando l’esperienza digitale e quella fisica e ampliando così il pubblico che potrà partecipare all’evento .

La grande dnaza nei Palazzi dei Rolli - La coreografia pensata per i Rolli Days 2020 vuole rappresentare come la bellezza e l'arte racchiusa in questi palazzi storici possano trasportare chiunque li visiti in una realtà magica e parallela a quella reale. Nella coreografia i ballerini si trovano trasformati da turisti ad abitanti di questa realtà, cercandosi e rincorrendosi, e disegnando con i loro movimenti assoli e passi a due attraverso le stanze dei Rolli.

Jacopo Bellussi, danzatore genovese primo ballerino dell’Hamburg Ballet di Amburgo, ha regalato alla sua città una coreografia dedicata ai Palazzi dei Rolli. In coppia con Yun Su Park, anche lei ballerina dell’Hamburg Ballet, ha dato vita a un evento magico, danzando una vera e propria storia negli spazi dei Palazzi dei Rolli, dalle sale di Palazzo Angelo Giovanni Spinola, alla Galleria Dorata di Palazzo Tobia Pallavicino, dall’atrio di Palazzo Spinola Doria, al giardino di Palazzo Lomellino e al cortile di Palazzo Tursi. Un altro contenuto di alta qualità e di grande emozione che impreziosirà la parte digitale dei Rolli Days Genova ottobre 2020. Jacopo Bellussi, diplomatosi alla Royal Ballet School di Londra, Premio Danza & Danza 2016 come danzatore italiano all’estero, dall’anno scorso FIRST SOLOIST della prestigiosa compagnia tedesca. Sin da bambino ha dedicato la sua vita alla danza, con la passione e la costanza che sono necessarie per raggiungere alti risultati.

Che cosa sono i Rolli Days - Due volte all’anno, Genova celebra i suoi palazzi Patrimonio dell’Umanità, organizzando giornate in cui molte residenze aristocratiche genovesi aprono le porte al pubblico.
I visitatori possono scoprire architetture affascinanti, splendidi affreschi, dipinti importanti, decorazioni “alla moda”, ed essere trasportati nei fasti del “Secolo d’Oro” dei Genovesi, vivendo l’emozione di un viaggio nel tempo e nella bellezza.
Ogni anno l’elenco dei Palazzi aperti cambia e attorno ai palazzi si svolge un ricco programma di iniziative ed eventi: ogni edizione ha nuove storie da raccontare e nuove esperienze da proporre a chi vuole scoprire le meraviglie di Genova.
Per approfondire: www.visitgenoa.it/it/strada%20nuova – www.rolliestradenuove.it

I visitatori dovranno quindi prenotare in anticipo la visita a ogni singolo palazzo o sito: si consiglia quindi di progettare con cura la propria esperienza, tenendo conto dei tempi di visita e delle distanze fra i palazzi per valutare con attenzione quali e quanti palazzi visitare.

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La Frick Collection si prepara al trasloco su Madison Avenue

 

NEW YORK - Nel valzer dei musei sull'Upper East Side di Manhattan, la Frick Collection ha rivelato i piani per il trasloco su Madison Avenue. La sede temporanea nell'edificio di cemento disegnato da Marcel Breuer aprirà al pubblico all'inizio del 2021, cinque minuti a piedi ma agli antipodi stilisticamente dall'ornata magione che da oltre cento anni ha ospitato la preziosa raccolta di Old Masters dell'industriale dell'acciaio Henry Frick. Il palazzo in stile brutalista è proprietà del Whitney che fino all'estate scorsa lo aveva affittato al Met. Non è chiaro cosa succederà quando, in un paio di anni, la Frick tornerà a casa. L'opportunità offerta dalla ristrutturazione permetterà al pubblico un approccio radicalmente diverso estrapolando la collezione fuori dell'ambientazione domestica della villa di Frick dove quadri, mobili, sculture e ceramiche erano parte dell'arredamento.

Nel nuovo allestimento le opere saranno organizzate sui tre piani del Breuer cronologicamente e per regione geografica. Il cemento del Breuer farà da sfondo alla famosa serie "Progress of Love" di Jean-Honoré Fragonard, per la prima volta nella storia del museo presentata nella sua interezza: tre su un totale di 14 tele dipinte in due mandate a vent'anni di distanza erano rimaste in magazzino da quando nel 1915 Frick le aveva acquistate per arredare la casa.

Gallerie individuali saranno riservati a artisti come Vermeer, Rembrandt e Van Dyck. La Frick ha una raccolta importante di pittori spagnoli come Velazquez, Goya e El Greco che per la prima volta saranno esposti tutti assieme. E per la prima volta due importanti tappeti Moghul del XVI secolo saranno appesi alle pareti e apprezzabili dunque attraverso una prospettiva completamente nuova.

L'installazione, organizzata sotto la guida del vice-direttore e chief curator Xavier Solomon, è stata disegnata da Stephen Saitas e Selldorf Architects, lo studio responsabile del progetto di ristrutturazione del museo. "Il minimalismo dell'architettura della metà del Novecento di Breuer fornirà uno sfondo unico per i nostri Old Masters e il risultato sarà un'esperienza da non perdere, che il nostro pubblico troverà sicuramente coinvolgente e stimolante", ha commentato il direttore del museo Ian Wardsropper, mentre secondo Salomon "sarà l'opportunita di de-costruire e ripresentare le collezioni in un formato che arricchirà' le nostre conoscenze in vista del ritorno a casa nella sede di 1 East 70th Street".

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Mibact, bando per candidatura italiana al Premio Paesaggio


 Il ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, con la VII^ Edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa, intende avviare, come in occasione delle precedenti edizioni, una ricognizione delle azioni esemplari realizzate nel territorio italiano, per individuare la Candidatura italiana al Premio. Possono presentare proposte di candidatura le amministrazioni pubbliche locali (Regioni, Comuni e altri soggetti pubblici anche in forma di aggregata) e soggetti associativi privati senza fine di lucro, singolarmente o in partenariato. Le proposte possono essere presentate compilando online il formulario sul sito www.premiopaesaggio.beniculturali.it, che contiene tutte le informazioni e le procedure da seguire. I progetti dovranno pervenire sulla piattaforma web entro il 15 dicembre 2020.

    La proposta di candidatura dovrà riguardare un progetto, un programma o una politica per la salvaguardia, la gestione e/o la pianificazione sostenibile di un contesto paesaggistico rispondenti ai criteri indicati nel Regolamento del Premio consultabile sul sito. Una Commissione nominata dal ministero individuerà, tra le proposte, la Candidatura Italiana alla selezione di Strasburgo per l'attribuzione del Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa. Il 14 marzo 2021, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, il progetto italiano candidato al Premio Europeo riceverà il Premio Nazionale del Paesaggio, istituito nel 2016 dal Mibact. Ulteriori riconoscimenti saranno attribuiti ai progetti considerati di particolare interesse.
    La partecipazione dell'Italia al Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa, indetto con cadenza biennale dallo stesso Consiglio - come previsto dall'art.11 della Convenzione Europea del Paesaggio - ha costituito e costituisce un'importante occasione di promozione e divulgazione dei valori connessi al paesaggio. In questa edizione sarà dato particolare rilievo alla ricorrenza del Ventennale della Firma della Convenzione Europea del Paesaggio avvenuta a Firenze il 20 ottobre 2000 in omaggio alla lunga tradizione del nostro Paese nella cura e nel governo del paesaggio. Segreteria tecnica del Premio: premiopaesaggio@beniculturali.it, tel. 06 6785815. (ANSA).

In Poltrona / Addio a Derek Mahon, gigante irlandese della poesia

BELFAST - L'Irlanda tutta, da nord a sud, e il mondo della letteratura oltre qualunque confine piangono oggi Derek Mahon, gigante della poesia irlandese e in lingua inglese a cavallo fra la seconda metà del XX secolo e i primi decenni nel XXI. Nato a Belfast, nell'Irlanda del Nord, e trapiantatosi poi nella Repubblica dopo un periodo vissuto a Londra, Mahon è morto a 78 anni presso Cork, a sud di Dublino, dopo una breve malattia, come annunciato dal suo editore, Gallery Press, che in poche righe gli rende omaggio come a un "artista puro" e a un "maestro di poesia".
    Un vero caposcuola, paragonato a letterati conterranei della statura di WH Auden, Louis MacNeice o Samuel Beckett, la cui eredità va ben oltre il pur celebre poema Everything Is Going to be All Right (Andrà Tutto Bene), riscoperto nella dimensione persino semplicistica dello slogan d'incoraggiamento durante i mesi più duri del lockdown e della pandemia da coronavirus, sebbene legato a versi improntati tutt'altro che a un facile ottimismo esistenziale come 'There will be dying, there will be dying, / but there is no need to go into that'.
    Voce lirica capace di attraversare mezzo secolo ai più alti livelli, e di fare della poesia uno strumento in grado di elevarsi sopra i sanguinosi conflitti e le profonde lacerazioni comunitario-confessionali della sua terra nella stagione dei Troubles, ha avuto durante nel corso della vita riconoscimenti pressoché unanimi dalla critica e da tanti colleghi. Definito da Brendan Kennelly "il Keats di Belfast", ha continuato a scrivere sino agli ultimi giorni: la sua raccolta finale, Washing Up, è attesa dalla pubblicazione entro fine ottobre.
    Fra i tanti tributi e i messaggi di addio, il Guardian riporta quello del fratello poeta e concittadino Michael Longley: "Derek - ha sottolineato Longley - era il mio più vecchio amico e compagno di poesia.Siamo andati nella stessa scuola di Belfast e abbiamo compiuto l'apprendistato lirico insieme al Trinity College di Dublino, e già allora sapevo che sarebbe stato uno dei più grandi poeti del secolo. Credo che la sua poesia resterà viva fino a quando vivrà la lingua inglese".
    (ANSA).

A Berlino la Palermo e la mafia di Letizia Battaglia

 

BERLINO - I giovani, la vita nei quartieri popolari, i volti delle donne, e in particolare delle bambine come segnale di speranza per una città che negli anni sanguinosi delle guerre di mafia ha visto nelle strade i corpi di decine di persone. E poi i politici collusi, i boss nelle aule di tribunale o al momento dell' arresto, i magistrati e gli esponenti politici protagonisti - e vittime - della lotta di ieri e di oggi al crimine organizzato. Approda a Berlino il racconto della Palermo su cui per anni ha puntato il suo obiettivo Letizia Battaglia, maestra della fotografia tra le più famose della scena internazionale. L' Istituto Italiano di Cultura della capitale tedesca ha scelto per la riapertura al pubblico l' artista siciliana come protagonista del Progetto 'Dedika', che ogni anno concentra l' attenzione con iniziative e approfondimenti su un personaggio emblematico del panorama nazionale. Scatti potenti in bianco e nero sono raccolti nella mostra antologica 'Letizia Battaglia. Palermo e la lotta alla mafia'', a cura di Michela De Riso, inaugurata in questi giorni nell' ambito del Mese Europeo della Fotografia di Berlino, e visitabile fino al 31 marzo dell' anno prossimo. Per questo appuntamento dal 8 ottobre al 3 dicembre 2020 è in programma un ciclo di sei conferenze curate da Nando dalla Chiesa sul fenomeno delle mafie.

''Non mi sento soltanto una fotografa - ha detto Letizia Battaglia in videoconferenza -. Amo Palermo, la mia gente, la vita. Sono una militante. Con la macchina fotografica ho tentato di raccontare la violenza e il dolore Palermo, che è anche mio. Quegli anni sono stati umilianti. Sono avvenuti tanti orrori e ingiustizie nei confronti della vita, che è stata tolta alle brave persone ma anche a tanti mafiosi''. Letizia Battaglia ha ripetuto di aver sempre rispettato chi fotografava. ''Non ho mai infierito. Volevo solo una buona foto che raccontasse la realtà''. Certo, stare di fronte ai boss come Leoluca Bagarella o Luciano Liggio non era facile. ''Tremavo, spesso le mie foto venivano mosse per l' emozione. Bagarella cercò di darmi un calcio perché non sopportava l' idea di essere fotografato da una donna. Ritrarre i mafiosi è terribile. Hanno una vita crudele negli occhi e questi fa molto male''. Quando nel 1992 Falcone fu ucciso la fotografa era in casa della madre e apprese la notizia dalla tv. ''L' ho amato tanto perché era un eroe - ha spiegato - ma non ho avuto la forza di andare. Feci lo stesso mesi dopo quando morì Borsellino. Non ho voluto più raccontare i morti ammazzati''. Nonostante in seguito il suo lavoro l' abbia portata in giro per il mondo, il capoluogo siciliano le è rimasto nel cuore. ''Le foto di Palermo le amo più di tutte, le sento mie'' I ricchi, i poveri e i poverissimi, la vita violenta delle strade, le piazze…. Le immagini della grande fotografa compongono il mosaico affascinante e amaro della città.

''Letizia Battaglia - dice Maria Carolina Foi, direttrice dell' Istituto italiano di Cultura - interpreta la fotografia come impegno civile, descrivendo la realtà senza filtri, scevra da soluzioni tecniche e formali. Oltre ai corpi di giudici e vittime senza nome, Battaglia ritrae anche i suoi soggetti prediletti, bambine e giovani donne espressioni di un futuro possibile''. Una scelta condotta con ''passione militate e con uno sguardo allo stesso tempo distaccato e partecipe''.

Nata a Palermo nel 1935, Letizia Battaglia ha diretto dal 1974 al 1991 il team fotografico del quotidiano "L'Ora" di Palermo e fondato l'agenzia Informazione fotografica. Oltre ai fatti di cronaca, sul finire degli anni Settanta ha documentato con un lungo lavoro sul campo la realtà degli ospedali psichiatrici, ancora aperti nonostante la legge Basaglia approvata nel 1978. Nel 2017 ha realizzato il suo sogno inaugurando il Centro Internazionale di Fotografia ai Cantieri Culturali della Zisa di Palermo. Tra le foto esposte a Berlino le sue parole spiegano in modo chiaro il suo modo di osservare la realtà. ''La fotografia l' ho vissuta come documento, come interpretazione… l' ho vissuta come salvezza e verità''.

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ARTE/ Nel “ritratto della madre” la grandezza segreta e anomala di Boccioni in mostra a Domodossola

Da oggi per 15 giorni è in mostra a Domodossola “Ritratto della madre” (1910) di Umberto Boccioni. Un’opera straordinaria e anomala

Alla fine della sua breve vita ne dipinse ben 62: 62 ritratti di sua madre, tra disegni e dipinti. È il caso davvero unico di Umberto Boccioni, il maggior artista italiano del 900, vero artefice della grande stagione futurista, morto nel 1916 a soli 34 anni. Nel nostro secolo solo Alberto Giacometti ha mostrato una simile attenzione al volto della propria madre Annetta. Ma la “predilezione” di Boccioni verso Cecilia Forlani, la donna che lo aveva messo al mondo nel 1882 a Reggio Calabria, è qualcosa di davvero fuori dall’ordinario. Proprio in questi giorni uno dei 62 ritratti conclude la mostra “Umano molto umano” organizzata a Casa de Rodis, a Domodossola: una mostra a rotazione che prevedeva ogni settimana l’“incontro” con un grande ritratto del 900, nella vetrina affacciata sulla piazza centrale della cittadina ossolana. Da oggi, ed eccezionalmente per 15 giorni, sarà la volta dello stupendo Ritratto della madre del 1910, proveniente dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza. Un prestito reso possibile grazie alla collaborazione del museo e in particolare del suo presidente Massimo Ferrari. 

Come si spiega una tale attenzione nei confronti di propria madre da parte di un artista dal carattere tumultuoso e dalla vita nomade? Sappiamo da tantissime testimonianze che Boccioni era personaggio inquieto, a volte anche rissoso; non si contano poi le quantità di avventure femminili che hanno costellato la sua vita. Il suo profilo era quello tipico di un uomo di avanguardia in un inizio secolo travolgente e tempestoso, come era stato l’inizio del 900. Erano personaggi portati a tagliare i ponti con il proprio milieu sociale e famigliare. Anche Boccioni era un oltranzista, non solo nell’arte ma anche nelle scelte di vita; fu tra i protagonisti di questa straordinaria accelerazione che portò ad una rottura generalizzata con i linguaggi del passato.   

Ma Boccioni in tutto questo rivolgimento custodì sempre il legame più “inaspettato”, quello con la propria madre Cecilia (che si era divisa precocemente da Raffaele Boccioni, padre di Umberto). Era un legame profondo, che lo portava a esternare spesso preoccupazioni da figlio molto premuroso: quando la sorella Amelia si sposò, aveva raccomandato al futuro cognato di prestare attenzione particolare alla mamma. Boccioni infatti in quel periodo era sempre in giro per l’Europa e quindi non poteva prendersene cura. Tornato a Milano, sarebbe andato a vivere con lei.

Ma c’è di più. C’è la centralità che per il Boccioni artista assume quella figura di donna di un altro secolo, con i capelli bianchi raccolti sulla testa e gli abiti da donna del popolo. Come si può spiegare questa vera “anomalia”?

Nel 1912, nella casa di tre locali di corso Genova 23 a Milano, Boccioni aveva realizzato uno dei 62 ritratti intitolandolo Materia. È un quadro colossale in ogni senso, anche per le sue misure, uno dei capolavori dell’intero 900. Un quadro che fa sintesi dell’esperienza futurista e la rilancia dentro una prospettiva di inedita grandezza. “Capolavoro ostico e stupendo”, lo definisce Gino Agnese nella sua biografia di Boccioni. Il titolo gioca sull’assonanza con la parola latina “mater”: come se il corpo di Cecilia non fosse generativo solo di quel figlio scapestrato e geniale, ma anche del farsi stesso della pittura. È un ritratto dentro il quale irrompe il mondo intero, con i suoi cambiamenti travolgenti, ma anche con i drammi incombenti.

Il cammino di avvicinamento a questo capolavoro è costellato di opere dove l’impeto lascia sempre spazio alla tenerezza. Come nel caso del Ritratto in mostra, dove Boccioni lascia che la luce baci la madre posandosi sul suo volto. È un ritratto affascinante e anche spiazzante, perché non ci si aspetta che una visione moderna, tesa e inquieta, possa prendere corpo su un corpo “antico”. Ma questa è la grandezza segreta e “anomala” di Boccioni.

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