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Senigallia, il pane in piazza

Dalla focaccia ligure alla pitta catanzarese, fino al 23 settembre i prodotti da forno sono protagonisti della manifestazione "Pane Nostrum" nella cittadina marchigiana.

22/09/2012
Un dei fornai di "Pane Nostrum" con un'enorme focaccia.
Un dei fornai di "Pane Nostrum" con un'enorme focaccia.
Appena terminata l’estate, Senigallia, nelle Marche, è tornata ad animarsi. Questa volta a brulicare non è la cosiddetta “spiaggia di velluto”, con la sua sabbia finissima, o il porto dove tutto l’anno si vedono i pescherecci entrare di primo mattino per consegnare il pesce freschissimo. In questo penultimo fine settimana di settembre ad animarsi è il caratteristico centro storico. Quattro giorni di mani sapienti che impastano il pane e di mani attente che apprendono. Quattro giorni di viaggio intorno alle molteplici latitudini e declinazioni di un alimento che unisce le culture di tutto il mondo.

Pochi gesti come lo “spezzare il pane” hanno una valenza universale, e non solo per i cristiani. E' tornata "Pane Nostrum", Festa Internazionale del Pane, che da dodici anni si svolge a Senigallia, quest’anno fino al 23 settembre (www.panenostrum.com). Pani e prodotti da forno di tutte le forme e di tutti i sapori, provenienti da tutta Italia e da regioni estere sono i protagonisti di questo fine settimana dedicato all’arte bianca. Quest'anno, gli ospiti d'onore sono: dal Trentino Alto Adige il pane delle Dolomiti e lo Shuttelbrot (pane di Segale), dalla Liguria il libretto e la focaccia ligure, il pane del pescatore, dalla Toscana il pane di Altopascio e i presidi Slow Food: Marocca di Casola con farina di castagne e il Testarolo Pontremolese, dall'Umbria il Pane di Terni e il Pan Pepato, dal Lazio il pane di Genzano, dall’Abruzzo i Fiadoni, dalla Calabria la pitta catanzarese, dalla Sicilia il pane etneo tradizionale, la mafalda, il pane con le olive e i biscotti al sesamo.   
Due fornai davanti alla rocca di Senigallia, in provincia di 
Ancona.
Due fornai davanti alla rocca di Senigallia, in provincia di Ancona.
A fare gli onori di casa come sempre i pani delle Marche, come il pane sciapo di Fabriano, il pane cotto a legna ai fiocchi di patate, il pane di mosto e mandorle e la pizza al formaggio. «Fare il pane è un rito domestico dai tratti pagani e religiosi insieme», sostiene lo scrittore Predrag Matvejevic. E questo rito viene riproposto in questi giorni a Senigallia in piazza, nei forni a cielo aperto, nelle aule didattiche e in alcuni dei luoghi più rappresentativi della città dove si svolge la rassegna, come gli eleganti spazi di Piazza del Duca o i Giardini della Rocca Roveresca. Il prato della Rocca ospita le aule didattiche dove adulti e bambini possono imparare i segreti della panificazione, grazie ai corsi gratuiti condotti da esperti panificatori (su prenotazione) o ancora il laboratorio per i più piccoli “Mani in pasta!”.

Per gli amanti della pasta madre, è da non perdere l'incontro con Barbara Gobbi che presenterà un lievito madre di 150 anni, ereditato dalle donne della sua famiglia e oggi portato in coltura liquida. I pluripremiati chef di Senigallia Moreno Cedroni e Mauro Uliassi proporranno delizioso street food da consumare godendosi in pieno la manifestazione. Come ogni anno, Pane Nostrum propone anche iniziative “senza glutine”, pensate per i celiaci  e quest'anno rivolte in particolare ai bambini.  

Vi sono poi raffinatissimi Laboratori del gusto in collaborazione con Slow Food e serate in cui scoprire la birra artigianale e i suoi abbinamenti, in collaborazione con l'Associazione Amici della Birra Marca Gallica di Senigallia.   Da segnalare anche lo speciale menù di “Pane in cucina” a cui aderiscono ogni anno osterie e trattorie del centro storico. Lo spirito è quello di tornare alla gustosa e sana cucina contadina che insegna a non sprecare neanche una briciola e che ha fatto un'arte del riutilizzo del pane raffermo, senza rinunciare alla fantasia e al gusto. Una bella lezione per tutti.
Gabriele Salari / famigliacristiana.it

Il Canton Ticino festeggia Hermann Hesse. In Svizzera sui luoghi cari allo scrittore tedesco


un acquarello di Hermann Hesse che ritrae casa Camuzzi, oggi sede del museo dedicato all'artista tedesco
 (di Ida Bini) Hermann Hesse, di cui quest’anno si celebra il 50esimo anniversario della morte, amava il Canton Ticino. Vi arrivò nel 1919 a 42 anni con alcuni romanzi e molte poesie alle spalle e non lo lasciò mai più. Scelse Sorengo e poi Montagnola, a pochi chilometri da Lugano, splendida località immersa tra i castagni e una natura che subito stimolò la sua sopita creatività. Scrisse e pubblicò tanti romanzi, i suoi più famosi (L’ultima estate di Klingsor, Siddharta, Il lupo della steppa), e si dedicò con inaspettato successo alla pittura. Dipinse acquarelli e illustrazioni che gli regalarono linfa creativa e, in quel primo periodo svizzero, anche l’unico sostentamento economico. Un giorno scoprii una gioia tutta nuova, scrisse il romanziere, incominciai già quarantenne, tutt’a un tratto, a dipingere. Non che mi ritenessi un pittore, o che lo volessi diventare. Ma dipingere è meraviglioso, rende più lieti e più pazienti. Questo scriveva Hermann Hesse della sua passione per la pittura, un aspetto meno conosciuto rispetto al suo lavoro letterario Per scoprire e approfondire la vena pittorica di Hermann Hesse il Museo cantonale d’arte di Lugano (www.ticino.ch) ha organizzato un’affascinante retrospettiva dei suoi migliori acquarelli (Sorvolare i confini), molti dei quali esposti per la prima volta, e che si potranno ammirare fino al 21 ottobre. Sono dipinti che riflettono un interesse nuovo dell’artista per la vivacità e la forza dei colori, per i temi bucolici e una maggior luminosità nel tratto pittorico. Complessivamente dipinse a Montagnola tremila acquarelli, molti dei quali illustrano la natura ticinese – le montagne, il lago, i boschi – e la vita quotidiana della gente del posto, che ritrasse nelle cantine, per strada e al lavoro. A Montagnola Hermann Hesse viveva a Casa Camuzzi, nel cuore della cittadina, dove dal 1997 è nato un ricco museo (www.hessemontagnola.ch) con oggetti, testimonianze e ricordi del grande poeta e scrittore tedesco: libri, pennelli, vestiti, taccuini, gli occhiali tondi, l’inseparabile giacca bianca e la tavolozza che usava quando dipingeva all’aperto. Nel 1931 si trasferì con la terza moglie nell’adiacente Casa Rossa, uno stravagante palazzo del 1850 con elementi barocchi ispirati all’architettura russa. Qui scrisse altre opere di grande successo – Narciso e Boccadoro, Il gioco delle perle di vetro – e da qui partì per la Svezia per ricevere, nel 1946, il premio Nobel per la letteratura. Non lasciò mai la cittadina ticinese e ricevette spesso le visite di amici pittori e filosofi, poeti e scrittori che amavano risiedere nel borgo, nella sua vecchia abitazione, o poco fuori, sul monte Verità sopra il lago, un centro studi (ma anche hotel e museo), nato all’inizio del Novecento da una comunità di artisti. Hermann Hesse si spense nel 1962 e oggi riposa nel cimitero di Sant’Abbondio, complesso chiesastico del XVII secolo, poco fuori dall’abitato, che oggi è una delle 11 tappe del percorso che il comune di Montagnola ha creato per scoprire i luoghi cari allo scrittore. E’ un itinerario da fare a piedi con un’audioguida, con cui ascoltare la voce di Hesse e i suoi testi letti da attori professionisti, oppure seguendo i cartelli esplicativi. Si parte dalla casa-museo, dove il 27 e il 28 settembre è organizzato il Festival Hermann Hesse con concerti e letture, e si percorrono i luoghi cari allo scrittore: sul lungolago, in montagna, nel grotto che frequentava, nel bosco dove passeggiava, nelle case e nel cimitero dove è sepolto. Due sono le versioni delle passeggiata a lui dedicata: una a Montagnola di mezz’ora e una più lunga di due ore, approfondita, immersa nella natura della Collina d’Oro ticinese. ansa Galaxy Tab Image Banner 300 x 250

Viaggiare con la letteratura e il cinema

Guide di viaggi romanzate come dei veri e propri libri, film-rifugio con cui abbandonarsi a luoghi lontani quando non si hanno a portata di mano biglietti aerei: la letteratura e il cinema sono due validi modi di vivere, ricordare e raccontare i viaggi. Chi ama conoscere il mondo anche attraverso le pagine di un libro o una pellicola deve segnare in agenda due Festival ad hoc. Roma ospita fino al 30 settembre il Festival della Letteratura di Viaggio, giunto alla quinta edizione e promosso dalla Società Geografica Italiana e da Federculture. Quattro giorni tra Palazzo delle Esposizioni e Villa Celimontana per approfondire le diverse forme di narrazione di luoghi e culture: dalla letteratura propriamente detta alla geografia, dal cinema alla musica, dalla fotografia al giornalismo. Tra gli appuntamenti clou del programma l'inaugurazione della mostra "Crossing Giordania" in occasione del bicentenario della scoperta del sito di Petra da parte dello svizzero Johann Ludwig Burckhardt. A Villa Celimontana saranno esposti non solo gli scatti "Unveiled Jordan - Giordania Svelata" dell'agenzia fotografica ParalleloZero, ma anche materiali dell'archivio storico e fotografico della Società Geografica Italiana, come carte geografiche, planisferi, fotografie e libri d'epoca. Nella sede di Palazzetto Mattei si apre poi la mostra fotografica "Breathing Himalaya". Al Palazzo delle Esposizioni, nello Spazio Fontana, si terrà invece la mostra "Obiettivo Afghanistan, la terra oltre la guerra" con le immagini di quattro fotografi internazionali: Monika Bulaj, Reza, Riccardo Venturi e Zalmai. Programma e informazioni su: www.festivaletteraturadiviaggio.it. Il cinema di viaggio sarà invece protagonista fra un mese a Padova che sul tema inaugura il primo Festival internazionale. In programma dal 18 al 21 ottobre, Detour, questo il nome della manifestazione, punta ad esplorare le mille anime del viaggiare: la scoperta e l'esplorazione, la spiritualità, storie sull'inseguimento e sull'essere seguiti. In rassegna film dei generi più diversi, dal dramma al road movie, fino alla fantascienza. Tra le sezioni c'è quella di Omaggio all'autore che, come ha anticipato il direttore artistico Marco Segato, è dedicata al regista Werner Herzog. Il festival sarà occasione per presentare alcuni dei suoi film documentari ancora poco visti come Cave of Forgotten Dreams, documentario in 3D sulle pitture rupestri nella grotta di Chauvet. Il programma completo su: www.detourfilmfestival.com.

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007, licenza di viaggiare. Il giro del mondo con i film di James Bond

(di Ida Bini)

Compie 50 anni la più famosa spia del pianeta: il 5 ottobre 1962 a Londra venne presentato in anteprima mondiale Agente 007 – Licenza di uccidere, il primo film con protagonista James Bond, agente segreto creato dalla penna del romanziere Ian Fleming. Per commemorare l’anniversario del celebre personaggio e per promuovere l’imminente uscita sugli schermi della ventitreesima pellicola su 007 intitolata Skyfall (diretta da Sam Mendes e interpretata da Daniel Craig), gli storici produttori della fortunata serie cinematografica hanno indetto proprio per il prossimo 5 ottobre il Global James Bond Day, una giornata interamente dedicata ai milioni di fan dell’agente segreto.In tutto il mondo nel mese di ottobre verranno organizzati eventi, feste, proiezioni, aste di beneficenza, sondaggi, una retrospettiva presso il MoMa di New York, un concerto a Los Angeles organizzato dall’Academy, la mostra Designing 007: 50 Years of Bond Style presso il TIFF di Toronto e un weekend a Londra - dal 26 al 28 ottobre - con un tour guidato (James Bond Walking Tour) alla scoperta dei luoghi in cui vive e lavora James Bond, partendo dalla sua casa nel quartiere di Chelsea.

Le località esotiche ed esclusive e i suggestivi paesaggi che fanno da sfondo alle avventure dell’agente segreto 007 hanno contribuito a far entrare i film nella storia del cinema, ma quelli che nel 1962 erano i luoghi più belli del mondo, irraggiungibili per la gran parte della gente, oggi non lo sono più: se la scena della spiaggia esotica in Giamaica del primo film di James Bond ebbe un grande impatto visivo sugli spettatori, oggi i paesaggi che colpiscono la fantasia e l’immaginazione sono quelli meno conosciuti del Kazakistan, del deserto del Cile, della Cina, della Corea del Nord o quelli stravaganti delle Turchia, come nell’ultima pellicola. E se negli anni passati per girare scene d’azione si sceglievano i panorami mozzafiato di India o Russia o gli sterminati deserti e gli avveniristici grattacieli di Dubai, che aumentavano gli effetti scenografici, adesso molti degli sfondi sono semplicemente creati al computer.

Eppure la scelta della location d’effetto rimane importante, così come le Bond girl, le macchine di prestigio e i vestiti eleganti, ingredienti irrinunciabili del successo dei 23 film dell’intramontabile James Bond.

La prima scelta degli scenografi per il film Agente 007 – Licenza di uccidere ricadde sulla Giamaica; era il 1962 e una bellissima Ursula Andress usciva in bikini bianco dalle acque trasparenti di una spiaggia esotica con palme e sabbia impalpabile. Da allora la spiaggia, Crab Key Beach a nordest del Paese, è conosciuta come la James Bond Beach, una delle attrazioni più richieste dai turisti che sbarcano nella bellissima isola caraibica. Il posto piacque tanto anche all’inventore di Bond, il romanziere inglese Ian Fleming, che scelse la Giamaica, in particolare Port Antonio, come buen retiro per scrivere altri capitoli della serie nella sua tenuta Goldeneye, frequentata da amici come Elizabeth Taylor e Truman Capote e oggi resort di lusso.

L’ambientazione del secondo film, Agente 007 – Dalla Russia con amore (1963), si spostò a Istanbul con bellissime riprese nella basilica di Santa Sofia, una famosa scena nelle fogne della città - ricostruite negli studi americani - e una colluttazione nel vagone letto dell’esclusivo treno Orient-Express in viaggio verso Trieste; proseguì poi a Zagabria e in un albergo di grande charme a Venezia. Il terzo film della serie Agente 007 – Missione Goldfinger (1964) fu ambientato negli Stati Uniti tra Miami e il Kentucky con scene di cavalli al Fort Knox (quest’ultimo però ricostruito negli studios), a Ginevra e a Porto Rico. Per il film del 1965 Agente 007 – Thunderball, operazione tuono, il quarto della serie, si scelsero le esotiche Bahamas, perfetto nascondiglio della temibile Spectre, nelle cui acque cristalline di Paradise Island si girarono alcune delle più celebri riprese subacquee di tutta la serie. Rapito dalla bellezza del posto il protagonista del film, l’attore scozzese Sean Connery, decise di comprarsi una casa per trascorrervi le vacanze, inaugurando così una fortunata stagione per le esclusive isole caraibiche.

Con il quinto film Agente 007 – Si vive solo due volte (1967) il nascondiglio della Spectre si trasferì all’interno di un vulcano spento del Giappone, uno dei tanti dell’affascinante regione di Kyushu, mentre nel 1969 per il film Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà si scelsero le Alpi svizzere dove la Spectre operava sul Piz Gloria, una clinica-rifugio tra le cime imbiancate e la vallata del Lauterbrunnen. In realtà il Piz Gloria era un ristorante in costruzione sullo Schilthorn ma il successo della spettacolare location fu enorme e un ottimo affare per il turismo locale.

Il settimo film Una cascata di diamanti (1971) venne ambientato nella sfavillante Las Vegas tra luci, casinò e mega alberghi, in particolare nell’avveniristico hotel The White House, sulle cui pareti Connery si arrampicava con una pistola lancia-fune. Con il film successivo del 1973 Agente 007 – Vivi e lascia morire la location rimase negli Usa: prima a New York, poi in Louisiana con una folle corsa in motoscafo tra le paludi infestate dai coccodrilli, per finire sull’isola caraibica di Sainte Monique. Il nome è inventato e ricorda da vicino l’esotica Giamaica anche se molte riprese vennero fatte su diverse isole dei Caraibi.

Con il nono film L’uomo con la pistola d’oro (1974) la produzione si trasferì in estremo Oriente tra Hong Kong, Macao, Bangkok e Phuket, isola thailandese poco conosciuta all’epoca ma perfetta per ambientarci un film d’azione, grazie alla lussureggiante vegetazione che contrastava con la cristallina trasparenza del mar delle Andamane. Le zone scelte per le riprese erano così selvagge che la troupe fu costretta a dormire nei bordelli in mancanza di strutture alberghiere. Oggi l’isola di Phuket è invasa da turisti alla ricerca dell’isolotto di Ko Khao Tapu, nella baia di Phan Nga, diventato per tutti la James Bond Island.Location mozzafiato ed esotica anche per il film successivo La spia che mi amava (1977) con una spettacolare discesa con gli sci a Sankt Moritz e sulle Alpi austriache (in realtà si trattava del picco Asgard, in Canada), un inseguimento in Egitto e un viaggio in treno in Sardegna. Nel 1979 con Agente 007 – Moonraker – Operazione spazio, la scelta ricadde su una colorata Rio de Janeiro con la spiaggia di Copacabana e una spettacolare scena sul tetto della funivia che sale al Corcovado, simbolo della città; sulle cascate di Foz do Iguazú, tra Argentina e Brasile; e sulla romantica città di Venezia con inseguimenti tra i canali a velocità folle. Tra le tante location del film si scelsero anche il Guatemala, Los Angeles e il castello francese di Vaux-le-Vicomte, ricostruito però negli studios. Eppure l’undicesimo titolo della serie è famoso per lo scenario spaziale della battaglia finale, senza gravità e con spettacolari effetti speciali.

Con Agente 007 – Solo per i tuoi occhi (1981) la troupe tornò in Italia, in particolare a Dobbiaco, e girò un’incredibile scena dove Bond si lanciava con gli sci sulla pista di bob di Cortina. Per il resto il film venne realizzato in Albania, sull’isola greca di Corfù, in particolare sulla spiaggia Issos Beach, e alle Meteore, tra gli spettacolari monasteri tra le rocce e nei pressi della città di Kalambaka. Gli interni dei luoghi sacri, tuttavia, vennero girati in studio. Per il film del 1983, Octopussy – Operazione piovra, si scelsero numerose location: Cuba, Berlino Ovest (quando ancora c’era il muro che divideva la città in due zone) e Udaipur, in India, dove si girò nella foresta ma anche nel lussuosissimo ed esotico Grand Hotel Taj Lake Palace. Nel 1985 per il film 007 - Bersaglio mobile si scelsero le nevi d’Islanda con uno spettacolare inseguimento sugli sci, la cittadina di Ascot e Parigi, dove la cattiva May Day (interpretata da Grace Jones) si buttava con il paracadute dalla cima della Tour Eiffel. Poi il film si spostò a Chantilly, sempre in Francia, e a San Francisco per una folle corsa con il camion dei pompieri e si concluse su un dirigibile sopra il Golden Gate. Tante le location anche per il film Agente 007 – Zona pericolo del 1987, girato a Gibilterra, Bratislava, Vienna (con la spettacolare ruota panoramica del Prater) e in Afghanistan che per problemi logistici, però, venne trasferito in Marocco.

Con il sedicesimo film, Agente 007 – Vendetta privata (1989), si tornò in America e precisamente in Florida e in Messico con location esotiche bellissime tra la costa e i siti archeologici. Per lo spettacolare salto della prima scena del film successivo, GoldenEye (1995), venne scelta l’altissima diga Verasca, presso Locarno, dove ancora oggi ci si lancia per emulare James Bond. Poi il film si girò un po’ ovunque: a Montecarlo, a San Pietroburgo, in Siberia e a Cuba (che in realtà era Porto Rico).

Le scene d’azione divennero sempre più spettacolari, come nel film successivo, Il domani non muore mai (1997), che si aprì con un’esplosione in un deposito illegale di armi ambientato sul passo indiano di Khyber tra Afghanistan e Pakistan (ricostruito però sui Pirenei francesi). Il film venne girato anche ad Amburgo, in un circolo da golf di Londra, in Vietnam e a Cadice, nel sud della Spagna; altrettanto impressionanti sono le scene girate a Bangkok e ad Amburgo.

Per Il mondo non basta del 1999 la sceneggiatura scelse il Guggenheim di Bilbao, la vera sede dei servizi segreti inglesi a Londra, l’Anatolia turca ela città magica di Cuenca, in Spagna, tra labirinti di pareti di roccia e archi naturali.

Il film successivo La morte può attendere (2002) venne girato sull’isola hawaiana di Maui, a Cuba, a Londra e in un hotel di ghiaccio che nel film sembrava essere in Islanda, mentre nella realtà era in Svezia, a Jukkasjärvi.

Nel 2006 Casino Royale venne quasi interamente girato negli studi Mondray a Praga, in un casinò del Montenegro (in realtà si girò a Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca) e a Venezia (dove venne distrutto un palazzo) sul Canal Grande, con alcune scene girate a Coral Harbour, nelle Bahamas, e nella villa Balbianello, sul lago di Como.

Tante sono le location del film successivo, Quantum of Solace, del 2008, e tutte spettacolari, a cominciare da un inseguimento in Italia con una bellissima Aston Martin lungo il lago di Garda nelle località di Gargnano, Campione, Tremosine, Limone, Riva del Garda, Torbole e Malcesine; davanti alle cave di marmo di Carrara e a Siena, dove James Bond arrivava a piazza del Campo durante il palio. Il viaggio dell’agente 007 continuava in Bolivia - anche se le scene più spettacolari le girarono nel deserto di Atacama, in Cile - e a Bregenz, in Austria.

Infine l’ultimo film di Bond Skyfall, il ventitreesimo, in uscita a Londra il prossimo 26 ottobre, ambientato tra Shangai, Londra e Istanbul. Ma per saperne di più bisognerà andare al cinema.
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A Ponza studenti riscoprono i delfini di Marevivo

Scoprire, conoscere e osservare in presa diretta il territorio delicato e prezioso delle isole ponziane: solo così si diventa “Delfini Guardiani dell’isola di Ponza”, ovvero protagonisti del percorso di educazione ambientale progettato dall’associazione Marevivo per i giovanissimi delle scuole delle isole minori italiane.
Domani - presso la banchina “Mamozio”, di Ponza insieme al Sindaco Pier Lombardo Vigorelli e al Presidente di Marevivo Rosalba Giugni oltre ai docenti e agli studenti coinvolti - sarà presentato alla cittadinanza il progetto “Delfini Guardiani dell’isola di Ponza”, in collaborazione, per il secondo anno consecutivo, con Comune, Capitaneria di Porto, Corpo Forestale dello Stato e di numerose realtà locali. “Delfini Guardiani” - percorso didattico articolato in tre anni di attività e che è stato condotto anche a Ponza grazie al sostegno dalla Fondazione Peretti nella scorsa edizione - si avvale del patrocinio del Ministero dell’Ambiente e si muove nell’ambito del protocollo d’intesa con il Ministero dell’istruzione. Durante l’evento di presentazione realizzato col contributo della Regione Lazio, saranno proiettati il documentario di Rossano Di Loreto - che racconta le storie dei ragazzi al centro del progetto lo scorso anno - e un filmato di Folco Quilici sulla vita dei delfini. I futuri “Delfini Guardiani” saranno impegnati non solo in aula ma in attività di sea-watching, andranno a scuola dagli artigiani locali, scopriranno i segreti delle rocce e della flora mediterranea e si cimenteranno perfino come giovani archeologi. Ripercorreranno il periodo delle incursioni piratesche, della presenza dei Borboni e di quando l'isola era esclusivamente luogo di confino politico. Con l’escursione in barca sull’isola di Zannone, l’unica isola dell’arcipelago delle Ponziane che rientra nei confini del Parco Nazionale del Circeo, impareranno ad osservare le diverse tipologie di coste. A giugno prossimo, al termine del percorso didattico, i ragazzi riceveranno il distintivo di “guardiani dell’isola”, che darà loro il diritto di presentarsi, senza accompagnatori adulti, alla Capitaneria di Porto o ai Comuni per segnalare eventuali problemi di carattere ambientale. Capri, Ischia, Ponza, Sant’Antioco, il Giglio, Lampedusa e Linosa sono le isole mobilitate per questo progetto che mira a creare un network tra i giovani delle isole minori per dare un futuro sostenibile a questi territori così peculiari e per i quali proprio loro saranno chiamati ad essere i protagonisti.
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Fiocco rosa al Bioparco di Roma. E' nata la zebrina Marcella

Zebrina Marcella con la mamma( M. Di Giovanni – Archivio Bioparco)
Fiocco rosa al Bioparco di Roma: è nata Marcella, una femmina di zebra di Grant. Il parto è avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 settembre scorsi; la piccola zebra pesa circa 30 chili.
“I guardiani del reparto equidi-pachidermi e lo staff veterinario tenevano da giorni sotto stretto controllo la femmina Wendy - racconta il Presidente della Fondazione Bioparco di Roma, Paolo Giuntarelli - arrivata al Bioparco nel 2008 da uno zoo olandese, dal quale proviene anche il padre Chucky, arrivato invece a Roma nel 2002; la mattina hanno trovato il cucciolo in piedi ed in ottima salute”.
Il nome del cucciolo è stato deciso dai guardiani del reparto. La piccola è vispa e presenta la colorazione bianco-marrone tipica delle prime fasi di vita: le righe bianche e marroni consentono ai piccoli di confondersi meglio fra la vegetazione; da adulti il marrone diventa nero. Una curiosità: sembra che la striatura delle zebre sia un adattamento per confondere i predatori: un branco in fuga appare come massa rigata dai contorni indefiniti che disorienta il predatore non permettendo di individuare il singolo animale all’interno del gruppo.
ZEBRA DI GRANT - Equus burchellii boehmi È un animale sociale che vive nelle savane dell’Africa sudorientale in mandrie composte da branchi familiari (maschio, femmine, giovani) di circa dieci individui in cui uno stallone si accoppia con più femmine. Dopo una gestazione di un anno, la femmina partorisce un solo piccolo dalla caratteristica colorazione marrone, già in grado di correre dopo poche ore dalla nascita. Sono animali erbivori, che si nutrono di oltre 50 specie di erbe diverse, migrando da un pascolo all’altro seguendo le piogge. Lo sviluppo agricolo e la competizione con il bestiame domestico ne hanno fortemente ridotto il numero in natura.
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