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Carnevale, viaggio tra le 10 feste più spettacolari del mondo

di Ida Bini

Viareggio: 1-28 febbraio In Italia è uno dei carnevali più amati, divertenti e dissacranti: protagonisti sono i coloratissimi carri allegorici che sfilano per le strade della città toscana, sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di personaggi famosi legati all’attualità, al mondo della politica, della cultura e dello spettacolo. E’ anche il carnevale che dura più a lungo: per tutto il mese di febbraio Viareggio si trasforma in una vera fabbrica del divertimento, coinvolgente e irreverente, dove si susseguono veglioni e feste in costume a tema per grandi e bambini, rassegne teatrali, appuntamenti sportivi e gastronomici e altri eventi correlati, intervallati dalle quattro sfilate in maschera che si concludono con il quinto, grande corteo allegorico notturno. Quest’anno, infatti, il finale del 142esimo carnevale di Viareggio sarà ancor più suggestivo perché la sfilata sul lungomare inizierà sabato, 28 febbraio, alle 20.30 e terminerà di notte con la proclamazione del miglior carro allegorico e con uno spettacolare gioco pirotecnico. Le altre 4 sfilate dei giganti di cartapesta sui Viali a mare sono previste alle 15 di domenica, 1 febbraio, ai tre colpi di cannone che annunciano l’avvio del carnevale e nelle altre domeniche - 8, 15 e 22 febbraio - sempre a partire dalle 3 del pomeriggio. Per martedì grasso, 17 febbraio, è prevista una grande festa nella piazza ellittica della Cittadella, a nord di Viareggio, dove per tutto l’anno i maestri costruttori hanno realizzato i giganti di cartapesta, vere opere d’arte.

Rio de Janeiro: 13-18 febbraio E’ il carnevale più famoso al mondo, il re indiscusso di tutte le feste in maschera per la magnificenza e la ricchezza dei cortei in sfilata, per i costumi colorati e succinti, per l’energia e la passione coinvolgente dell’evento. Dopo un anno di meticolosa preparazione la festa carioca più pazza e sfavillante del pianeta si scatena - quest’anno dal 13 febbraio - nella città brasiliana, presa d’assalto da un esercito di persone in costume, paillettes e maschere. Ovunque si assiste a spettacolari sfilate, cortei di strada, concerti e balli che sfociano nella celebre competizione tra le scuole di danza nell’immenso stadio Sambodromo. Qui, nella giornata conclusiva del carnevale, il mercoledì delle ceneri, si premia la migliore e si festeggia fino a notte fonda riempiendo strade, piazze, grandi alberghi e locali. Il carnevale di Rio è un appuntamento irresistibile che unisce superstizioni religiose, musiche e danze d’origine africane e locali e la tradizione europea della dissacrazione e del travestimento, in particolare la moda francese di ballare in maschera, importata dai colonizzatori portoghesi. Musica e danze sono gli elementi predominanti del carnevale: le scuole di samba sono le vere protagoniste fin dalla fine del XIX secolo quando ogni quartiere di Rio si riuniva nei cordões, gruppi di persone guidate da bande composte dai migliori percussionisti e musicisti. Nacquero così le scuole di samba e presto lo spirito celebrativo del carnevale si trasformò in competizione tra le più talentuose organizzazioni: Mangueira, una delle scuole più antiche e più popolari, Salgueiro, Mocidade, Grande Rio e Beija-Flor. Ogni scuola deve selezionare un tema e comporre una canzone, che espone a una giuria di 40 persone in 80 minuti di spettacolo. Durante l’attesa spasmodica della vincitrice si fa festa ovunque.

Venezia: 31 gennaio-17 febbraio Sofisticato, elegante e sfarzoso, il carnevale di Venezia è tra i più antichi d’Italia, ricco di storia e di tradizione. Nella magica atmosfera della laguna, lungo i canali e nei bellissimi palazzi aristocratici della città veneta impazza la festa in maschera, caratterizzata dalla bellezza e dallo sfarzo dei costumi. Tanti sono gli appuntamenti: dal volo dell’Angelo alle mostre d’arte, dal corteo della festa delle Marie alla premiazione della maschera più bella, dai concerti alle rievocazioni storiche e agli spettacoli teatrali all’Arsenale e a La Fenice. Quest’anno, inoltre, il carnevale di Venezia celebra l’Expo di Milano e il tema dell’alimentazione con una serie di appuntamenti gastronomici imperdibili, dedicati al buon gusto e ai prodotti locali, che accompagnano i festeggiamenti in laguna. Tanti sono i convegni e le degustazioni alla presenza di chef e di critici di fama mondiale. Il programma è ricchissimo e tra gli eventi più attesi ci sono l’inaugurazione del 31 gennaio con uno spettacolo nella zona di Cannaregio e il corteo acqueo dal Canal Grande di domenica, primo febbraio, con un’esibizione pianistica sospesa nel vuoto in Punta della Dogana. Il momento più emozionante del carnevale, tuttavia, resta il celebre “Volo dell’Angelo”, cerimonia antica e conosciuta in tutto il mondo, che si svolgerà in piazza san Marco domenica, 8 febbraio. Lo spettacolo rievoca l’antico omaggio acrobatico al Doge e propone il volo di una bella ragazza dalla cima del campanile di san Marco fino al centro della piazza, dove è accolta da gruppi di persone in costume storico pronti a sfilare.


Nizza: 13 febbraio-1 marzo Luci, fiori, colori, profumi e musica caratterizzano il carnevale di Nizza, l’accogliente città francese della Costa Azzurra che, dal 13 febbraio, è invasa di giorno e di notte da migliaia di danzatori e musicisti provenienti da tutto il mondo e da un esercito di turisti e curiosi che partecipano a sfilate, feste, giochi e spettacoli. Per le strade e le piazze di Nizza si assiste a numerosi cortei in maschera e alla divertente e colorata sfilata dei 18 carri che trasportano da piazza Masséna decorazioni gigantesche e variopinte che culminano nella storica battaglia dei fiori lungo la promenade des Anglais. Qui, dalle piattaforme dei grandi carri addobbati con composizioni floreali, ragazze e ragazzi in costume lanciano al pubblico mazzi di mimose, gerbere e gigli che al termine del carnevale ricoprono completamente la città francese come un tappeto colorato e profumato. La realizzazione dei carri rappresenta un lavoro lungo e meticoloso dei maestri carnavaliers che durante tutto l’anno creano opere d’arte con i fiori nel capannone chiamato la “Casa del carnevale”, visitabile in questi giorni. Per tutto il periodo della festa place Masséna ospita uno schermo gigante che trasmette i momenti clou della sfilata, anche notturna, dei carri e della battaglia dei fiori.

Ivrea: 31 gennaio-18 febbraio Se a Nizza si lanciano fiori in battaglia, nella città piemontese di Ivrea le armi sono grosse, succose arance. Lo storico carnevale d’Ivrea, riconosciuto come “manifestazione italiana di rilevanza internazionale” e una delle più spettacolari d’Italia, è famoso per la battaglia delle arance, momento culminante della festa. E’ la rappresentazione storica di una lotta popolare contro un barone, combattuta a colpi di arance tra i cittadini a terra, gli aranceri, e le armate del feudatario sui carri. Lo spirito del carnevale, dunque, rappresenta sotto forma di allegoria la rivolta dei cittadini al tiranno; simbolo della festa è il corteo della Mugnaia, dai cui carri si lanciano dolci e regali alla popolazione. Durante la manifestazione carnevalesca, che segue un programma rigoroso e complesso, si svolgono ogni giorno numerosi appuntamenti, parate in costume, mostre, spettacoli teatrali, concerti, eventi gastronomici, fiaccolate, degustazioni e mercatini. Immancabili sono i finali giochi pirotecnici e la premiazione delle squadre degli aranceri e dei carri vincitori.

Santa Cruz de Tenerife: 11-22 febbraio Esagerata, colorata, irriverente e spettacolare: la festa in maschera che si svolge a Tenerife, la più grande isola dell’arcipelago delle Canarie, ha lo stesso spirito e lo stesso ritmo del carnevale di Rio de Janeiro. La coinvolgente manifestazione si svolge su tutta l’isola, da Los Realejos a La Orotava e sulle grandi spiagge, ma i festeggiamenti più importanti si concentrano nel capoluogo Santa Cruz de Tenerife, in particolare nel palazzo dei congressi e nella centrale plaza de España. Il primo e più atteso appuntamento del carnevale, il cui tema quest’anno sono i cartoni animati, è il galà per l’elezione della “Regina della festa”, che si svolge l’8 febbraio alle 21.30 nel palazzo dei congressi: allo spettacolare concorso le candidate sfilano indossando abiti fantasiosi, che arrivano a pesare anche più di cento chili. Dopo l’elezione domenica, 15 febbraio, una “Cavalcata” annuncia l’avvio del carnevale: migliaia di curiosi, i chicharreros – gli abitanti di Tenerife - e decine di gruppi musicali si riversano per le strade del capoluogo, distribuendo scherzi e un’allegria coinvolgente. Nei giorni successivi si celebra il carnevale con sfilate allegoriche, musica e danze irriverenti fino al culmine della festa, martedì grasso, 17 febbraio, quando da avenida Francisco La Roche e Maritima parte la sfilata del “Coso”, una surreale parata di carri pieni di colori. Il giorno successivo, a plaza de España, si assiste alla tradizionale “Sepoltura della sardina”, evento presente in tutti i carnevali spagnoli: lo spirito della festa, rappresentato dalla sardina, viene trasportato per le strade per poi essere bruciato davanti a una corte di prèfiche. Il carnevale finisce il 22 febbraio con la grande sfilata delle carrozze, fuochi d’artificio e balli sfrenati sui ritmi di musica latinoamericana.

Putignano: 31 gennaio-17 febbraio E’ il più antico d’Europa il carnevale pugliese di Putignano, che quest’anno celebra la 621esima edizione della manifestazione che, ogni anno, ripropone il divertente e simbolico rovesciamento dei ruoli sociali e la tradizionale sfilata dei carri allegorici che prendono di mira i personaggi della vita politica e pubblica del Paese. Il programma del carnevale, che quest’anno ruota intorno al tema dei sette vizi capitali, è molto ricco e presenta tanti e divertenti eventi come la“Festa delle propaggini”, il “Giovedì dei cornuti” e il “Funerale di carnevale”; sono previsti anche laboratori teatrali, giochi con bambini, spettacoli di solidarietà e una mostra fotografica. C’è anche una novità tecnologica: un’app che, grazie a dei trasmettitori sui carri, consentirà ai possessori di smartphone di interagire con loro; così si potranno conoscere i dettagli tecnici e la storia dei carri e far parte di una giuria interattiva, votando in diretta il proprio gigante di carta preferito.


Repubblica Dominicana: 24 gennaio-1 marzo I festeggiamenti per il più antico carnevale dei Caraibi, che risale al 1520, sono già cominciati con l’elezione di re Momo, protagonista del carnevale a Puerto Plata, sulla costa settentrionale dell’isola, e nella città di Concepción de La Vega, a un’ora e mezza dalla capitale Santo Domingo. Qui il carnevale è stato dichiarato patrimonio folcloristico nazionale per la storia e la bellezza dei costumi tradizionali, molto elaborati, e per la motivazione della sua nascita: la popolazione si riversò per le strade con gli abiti più belli, ballando e suonando, per ribellarsi alle pressioni religiose dei colonizzatori. Negli anni rimase l’usanza di sfilare con spettacolari travestimenti, arricchiti da maschere che sono diventate storiche: il diablo cojuelo, il diavolo zoppo, d’origine medievale, e la più recente Robalagallina. Sull’isola le feste ufficiali, che corrispondono alle località più importanti, sono 13 - da La Vega a Santo Domingo, da Bonao a San Cristóbal, da Barahona a Samaná - ognuna con il proprio corteo e accomunate da musica merengue e balli sfrenati. Le feste si uniscono nella sfilata conclusiva del carnevale, che si svolge per tutto il giorno del primo marzo sul lungomare di Santo Domingo dove, affacciati sul Mar dei Caraibi, si premia il corteo più bello e coinvolgente.


Colonia: 3-9 febbraio L’atteso carnevale di Colonia è più simile a una parata storica che a un dissacrante festa in maschera; eppure la manifestazione è molto seguita e scenografica. Al grido di Kölle Alaaf! si dà il via ufficiale ai festeggiamenti con la Weiberfastnacht, il giorno delle donne in costume, che tagliano le cravatte ai malcapitati uomini, chiedendo un bacio sulla guancia. Come da tradizione alle 11.11 del 3 febbraio, a celebrazione del simbolico numero undici, vengono nominati i protagonisti del carnevale: il “Principe”, il “Fante” e la “Vergine” ricevono le chiavi della città e aprono ufficialmente i festeggiamenti. Da allora, di giorno e di notte, è un susseguirsi di cortei in costume per le strade e nei locali, di feste e parate storiche. Il carnevale di Colonia ha una lunga tradizione che viene fatta risalire al medioevo: dal 1823 si costituirono confraternite e un comitato ufficiale per organizzare la festa e i cortei in costume. Tra gli eventi più interessanti ci sono il carnevale di domenica, dedicato agli studenti, e il raduno di sabato in piazza Neumarkt, dove tra balli, maschere e gustose pinte di birra si assiste alla sfilata degli uomini vestiti con le giubbe rosse, a evocazione dei soldati di Colonia. Il momento culminante del carnevale, tuttavia, è il lunedì delle Rose: un corteo di migliaia di persone attraversa la città con i tantissimi spettatori nelle piazze e agli angoli delle strade che assistono al passaggio dei carri allegorici pronti a lanciare fiori e dolci alla gente. Il martedì grasso è il giorno delle processioni in costume storico e del rogo del Nubbel, uno spaventapasseri di paglia che rappresenta l’inverno e che nei giorni precedenti era nascosto in diverse birrerie della città.


New Orleans: 31 gennaio-17 febbraio Ha forti connotazioni creole il carnevale di New Orleans, l’unica festa in maschera che sfila a rimo di jazz e di blues. E nella città della Louisiana, dove è nato il jazz, la musica delle orchestre e delle band che suonano per festeggiare il carnevale non può che essere una garanzia e uno spettacolo nello spettacolo. La manifestazione, chiamata Mardi Gras, è il frutto dell’unione di tradizioni e culture africane, francesi e dei nativi americani e del sud: gli storici club Krewe - Zulu social aid & pleasure club – organizzano i cortei di divertenti e colorati carri lungo il fiume Mississippi e per le vie della città. Le sfilate, gli spettacoli, le mostre, le degustazioni e i concerti programmati per il carnevale regalano atmosfere uniche e una scenografia dove predominano i colori verde, viola e oro e il cui protagonista è il bue grasso, simbolo dell’ultima carne consumata prima dell’inizio della Quaresima. L’ultima sfilata di carri del 17 febbraio, che conclude i festeggiamenti per il carnevale, è la più attesa e dalla mattina alla sera coinvolge in balli e brindisi l’intera popolazione, gli artisti, i musicisti e i tantissimi curiosi giunti fino all’accogliente e rinata città nel sud degli Stati Uniti.
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Turismo, ecco le città low cost


Complice la crisi, anche in vacanza gli italiani fanno sempre più attenzione al portafoglio. Nel nostro paese viaggiare low cost non significa tuttavia rinunciare a paesaggi idilliaci, arte e turismo enogastronomico: secondo ProntoHotel nell'incantevole Trapani i prezzi medi per una doppia si aggirano intorno ai 75 euro a notte. A Salerno, dove la cultura fa a gara con la tradizione culinaria, ne servono 82; appena 1 euro in più a Pisa, da sempre meta del turismo internazionale. Nella top 10 di ProntoHotel si contano poi altre due città della Sicilia, Agrigento con la sua splendida Valle dei Templi in quarta posizione e Catania, a pochi chilometri dal parco dell'Etna, al settimo. Quinta la dinamica Cagliari, mentre al sesto posto c'è un capoluogo del nord, Bergamo, con la sua splendida città alta. L'ottava e la nona posizione sono occupate da due città del versante adriatico: Rimini, la regina della movida romagnola e Lecce, culla del barocco pugliese. Chiude la classifica un gioiello medievale della Toscana, la deliziosa Lucca. Dieci mete imperdibili ma anche salva-budget, con prezzi medi che non superano i 100 euro a notte.
unionesarda.it

In Italia solo la metà dei turisti della Francia

L'Italia rimane tra i paesi più visitati (il 5/o per numero di presenze turistiche) ma riesce ad attrarre poco più della metà dei turisti diretti in Francia nello stesso intervallo di tempo, pur avendo ben circa il 25% in più di siti patrimonio dell'Unesco. Emerge dal Rapporto Italia 2015 dell'Eurispes. Il comparto alberghiero rappresenta uno dei principali motori dell'economia italiana, fornendo nel 2013 un contributo stimato in 159,6 miliardi di euro.

Il comparto turistico riveste un impatto rilevante anche in termini occupazionali, con oltre 2,6 milioni di posti direttamente e indirettamente generati nel 2013, pari all'11,6% dell'occupazione totale del Paese.

 
L'Italia possiede un patrimonio artistico, naturalistico e enogastronomico straordinario, il Made in Italy è popolare e apprezzato in tutto il mondo ma purtroppo questo enorme potenziale non si traduce necessariamente in uno sviluppo dell'attività turistica, o per lo meno non nella misura in cui sarebbe auspicabile in virtù dell'enorme potenziale attrattivo di cui il Paese è dotato.

Ridurre tassazione e costi energetici per le strutture turistico-alberghiere adeguandoli a quelli degli altri principali paesi europei - dice l'Eurispes - sarebbe cruciale per ridare slancio a un settore che langue e che si esprime ben al di sotto del proprio potenziale e che, se sostenuto adeguatamente, potrebbe essere il volàno dell'economia.

Tra le criticità esistenti è possibile che ci sia una politica di marketing turistico poco aggressiva oppure carenze infrastrutturali in tema di trasporti o di strutture ricettive, o ancora la mancanza di una visione strategica che intercetti le esigenze dei potenziali turisti. Ma il gap che le strutture ricettive italiane devono colmare nei confronti della concorrenza estera in termini di bolletta energetica gioca un ruolo determinante.

Le strutture alberghiere italiane si devono sobbarcare costi energetici ben superiori a quelli sostenuti dai principali competitor europei, in particolare la Francia, che non a caso è il paese più visitato al mondo: "L'handicap scontato dagli hotel italiani - è scritto nel Rapporto - è talmente rilevante che, in un'ipotetica gara di atletica sui 100 metri piani, un albergo francese tipo da 3 stelle e 24 stanze partirebbe 31 metri più avanti rispetto ad una controparte italiana avente il medesimo profilo di consumi energetici".
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Il biologico? È riconoscibile se ha un proprio volto

È l'anello debole del sistema commerciale, è la truffa facile che sembra messa sul piatto d'argento della tavola dei malintenzionati. Stiamo parlando del bio alimentare, salutato da un successo incredibile negli ultimi tempi e, come tutte le cose di successo, soggetto alle imitazioni più disparate.
Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha sgominato i falsari che favorivano l'importazione
di prodotti biologici con attestazioni discutibili ottenute nei paesi dell'Est europeo. Un duro colpo, scarsamente ripreso dai media, benché il mondo del bio che subisce danni da queste operazioni truffaldine riguardi 45mila agricoltori italiani. Il giro d'affari del comparto biologico, fra esportazioni e consumi interni, si aggira sui 3 miliardi di euro – ha sottolineato la Coldiretti – che in questa occasione ha voluto giustamente ribadire quanto siano anacronistiche le ritrosie verso la tracciabilità del prodotto nazionale. «Occorre che sia facilmente riconoscibile in etichetta la produzione ottenuta con materia prima e standard nazionali, per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevole». Ma davanti ad una richiesta di genere lapalissiano, poi arrivano i
distinguo di questi o quegli interessi, che di fatto allargano le maglie alla truffa. L'Italia, da questo punto di vista è sotto scacco proprio perché ha una fragilità storica, quasi come i suoi confini a contatto col mare. Sono tanti i prodotti da difendere, ma soprattutto si deve gestire una situazione produttiva polverizzata in migliaia di realtà, che sono una forza sul territorio e anche un fenomeno di flessibilità economica, ma risultano deboli da difendere. Eppure questa faccenda del biologico falso amareggia perché in questi venti anni, man mano che è cresciuto il fenomeno, ho visto con i miei occhi il crescere di una coscienza nelle giovani generazioni. Una rivoluzione culturale non pianificata e organizzata, ma divenuta una concatenazione di fatti che poi sono andati nella direzione di un'agricoltura pulita, sostenibile e – aggiungo io dopo averne verificato i risultati su un medio periodo – anche buona.
Dove si insidia allora la truffa? Nel fatto che queste coltivazioni che hanno rese minori e di fatto costi maggiori, in taluni casi hanno portato a un prezzo importante del prodotto finale. Penso ai vini biologici e biodinamici, che nonostante il fattore prezzo hanno attecchito sul mercato. La truffa arriva nel momento in cui uno cerca di tagliare la prima parte, quella del lavoro, per tenere buona solo quella del raccolto. Ma in mezzo c'è qualcosa di irriducibile, che a questo punto va ricercato da chi acquista: il racconto, il volto di chi è arrivato a realizzare un prodotto che ha dentro di sé dei valori. Se questa parte è incerta, se il biologico non ha un volto, meglio diffidare e rivolgersi ad altri... tanto l'offerta ormai è diffusa e dà ampie soddisfazioni a tutti.
avvenire.it

Merton Viaggio alla ricerca dell’uomo

«L’ultimo giorno di gennaio del 1915, sotto il segno dell’Acquario, in un anno di una grande guerra, al confine con la Spagna, all’ombra di monti francesi, io venni al mondo. Fatto a immagine di Dio, quindi libero per natura, fui tuttavia schiavo della violenza e dell’egoismo, a immagine del mondo in cui ero nato. Quel mondo era il quadro dell’inferno, pieno di uomini come me, i quali amavano Dio eppure lo odiavano, e, nati per amarlo, vivevano nel timore e nella disperazione di contrastanti appetiti». Così Thomas Merton all’inizio del suo lavoro forse più noto La montagna dalle sette balze, del ’48 (portata in Italia da Garzanti, editore di molte sue opere), ricordando il giorno della sua nascita, a Prades, da Owen, neozelandese, e da Ruth Jenkins, statunitense, pittori globe-trotter. 

Un anniversario da rimarcare per più di una ragione che ha riempito una vita di soli cinquantatré anni, ma intensa e originale come la sua spiritualità. Scrittore che richiama un po’ il visionario William Blake, Merton è stato protagonista di un coraggioso impegno per la pace (fonte di diatribe con i superiori, poi valorizzato da Giovanni XXIII e da Paolo VI con i quali ebbe scambi epistolari), nonché un punto di riferimento per il movimento non-violento per i diritti civili, analista di una «pace sulla terra» fondata su ragioni evangeliche e affidata alla testimonianza («una parte essenziale della buona novella è che le misure nonviolente sono più forti delle armi: con armi spirituali, la Chiesa primitiva ha conquistato l’intero mondo romano») che resta in tutta la sua attualità come mostra il suo saggio La pace nell’era postcristiana (Qiqajon).

Ancor prima però, Merton è stato soprattutto un monaco inquieto, ma che ha trasformato l’eremo, con la penna, in un pulpito senza confini, e, con la preghiera, in un tabernacolo dove custodire insieme all’Eucarestia ogni fratello; un trappista difensore della vita monastica eremitica e comunitaria, convinto di «tener viva nel mondo moderno l’esperienza contemplativa e mantenere aperta per l’uomo tecnologico dei nostri giorni la possibilità di recuperare l’integrità della sua interiorità più profonda». Sino a trasformare la sua stessa parabola in un racconto incessante della ricerca di Dio, vivendola tra solitudine e comunione, contemplazione e azione. 

Merton, inoltre, va ricordato come uomo dell’ecumenismo e del dialogo, rispettoso delle differenze e concentrato sull’essenziale. Nel dialogo interreligioso, più esplorativo che funzionale, fu pronto ad aprirsi a induisti, buddisti, ebrei, islamici, a cercare le fonti vitali delle altre religioni («Se affermo di essere cattolico solamente con il negare tutto ciò che è musulmano, ebreo, protestante, indù, buddista, alla fine troverò che non mi è rimasto molto da affermare per dimostrare che sono cattolico. Certamente non avrò il soffio dello Spirito con cui affermarlo»), e con una spiccata attenzione alle espressioni orientali: si vedano le sue riflessioni raccolte da William H. Shannon (L’esperienza interiore, San Paolo) o la sua raccolta che reinterpreta uno dei Padri del Taoismo (La via semplice di Chuang Tzu, che le edizioni Paoline ripresentano ora in una nuova edizione). 
Ancora, il dialogo con i non credenti, declinato nella capacità di vedere segni di «fede inconscia» negli atei o di «ateismo inconscio» nei credenti («Il grande problema è la salvezza di coloro i quali, essendo buoni, pensano di non aver più bisogno di essere salvati e immaginano che loro compito sia rendere gli altri buoni come loro»). Una vita contemplativa, la sua, mai isolata dalla realtà. E una vita consacrata concepita come porta aperta all’amore. Un itinerario, quello di Merton, che dopo molti profili tradotti ha trovato ora un suo "racconto italiano", grazie ad Antonio Montanari, Maurizio Renzini e Mario Zaninelli (dell’Associazione Thomas Merton Italia) autori del volume Il sapore della libertà (Paoline).
Rimasto orfano giovanissimo insieme al fratello John Paul (perse la madre nel ’21, poi nel ’31 il padre), Thomas, trascorsa parte dell’infanzia negli Usa e della sua formazione in Francia e in Inghilterra (ma, diciottenne, visitò anche Roma, «la città trasformata dalla Croce»), raggiunse New York nel ’34 completando gli studi alla Columbia University. Approdato al cattolicesimo nel ’38, lasciandosi indietro anche periodi vissuti da libertino gaudente («la mia conversione fu aiuto di Dio, come ogni conversione e da parte mia fu studio e ricerca»), tre anni dopo, durante la seconda guerra mondiale, entrò nell’abbazia di Nostra Signora del Gethsemani nel Kentucky tra i cistercensi di stretta osservanza e nel ’49 fu ordinato sacerdote.
Un "traguardo" dopo un percorso segnato da studi, viaggi, sbandate, incontri, dal continuo interrogarsi sul senso della vita, sino all’attrazione per il chiostro. Un percorso le cui tappe si riflettono in tante pagine mertoniane talora tormentate ma orientate nella direzione della Grazia, sparse fra Nessun uomo è un’isola (del ’53); Il segno di Giona (’52), Semi di distruzione (’66), Diario di un testimone colpevole (’67), tradotti da Garzanti, senza dimenticare Semi di contemplazione (del ’49, ora nel catalogo Lindau) e altri scritti, dove la vita contemplativa non è mai fuga dal mondo, bensì modo per entrare in un dialogo profondo con l’uomo.

Aspettando un editore pronto a presentare la versione integrale dei suoi diari si può magari riaprire Scrivere è pensare, vivere, pregare (Garzanti) curato da fratel Patrick Hart e Jonathan Montaldo, una sintesi il cui risultato è dato da una silloge di "sette stanze", da attraversare seguendo il filo di quel diario che Merton iniziò a scrivere sedicenne e dal quale si staccò solo alla morte. Dalla stanza al n. 35 di Perry Street a Manhattan e dalle camere d’albergo occupate a Miami e Cuba dove visse dopo la conversione nel ’38, sino al bungalow di Bangkok dove un ventilatore lo fulminò il 10 dicembre ’68 (si trovava là per un convegno sul monachesimo e come documenta il Diario Asiatico ora riproposto da Gabrielli Editori vi si era ben preparato), passando per i luoghi a lui familiari nell’abbazia di Gethsemani (l’infermeria, la cripta dei libri rari dove scriveva, il deposito scelto come romitorio), la sequenza di interni irradia i pensieri del monaco «viandante di Regni» nato cent’anni fa. Così lontano e così vicino.
avvenire.it

Tra castelli e musica dance ad Elsinore in Danimarca

ELSINORE. Il centro culturale Yard
di Eugenia Romanelli

   Fino alla fine di febbraio il programma del Rehab e del Mobildiskoteket di Helsingor (Elsinore), in Danimarca, è all’altezza del Club Space di Miami, del Cavo Paradiso di Mikonos, del Pacha di Ibiza, del Cococricò di Riccione, del Berghain di Berlino o del Fabric di Londra. Insomma, anche se in pochi lo sanno, Helsingor si sta candidando per entrare a far parte del parterre della top ten delle cattedrali mondiali della musica dance. Stiamo parlando di una città portuale fondata nel 1200 nella Selandia del Nord a soli 45 chilometri da Copenhagen. In realtà però, Elsinore si trova più vicina alla Svezia, distando solo 5 chilometri e trovandosi sullo stretto tratto di mare che separa la costa nordorientale della Danimarca dall’altro stato. Densa di viuzze pittoresche e pedonali, chiese gotiche, casette tipiche, è un centro molto frequentato (soprattutto il porto) dai giovani e dalla classe radical-chic di Copenhagen. Bar, pubs, ristorantini, locali, regalano una straordinaria vitalità serale, e decisamente in crescente fermento.


   Il suggestivo castello cinquecentesco di Kronborgdove Shakespeare ambientò l’Amleto,aggiunge fascino al fascino, così come le belle spiagge e la campagna circostante, ricca di fortezze (tra cui, da vedere almeno una volta nella vita, i castelli di Fredensborg, di Frederiksborg, di Marienlyst, di Gurre Slot e Vor Frue Kloster). Oggi a sfidare il castello, storico simbolo della città, c’è il nuovo Centro Culturale Yard, costruito nel 2010 proprio di fronte a Kronborg. L’idea era di far dialogare tradizione e innovazione e, diciamolo, è riuscita con stile: il passato trasuda dalle pareti del vecchio edificio che un tempo ospitava un cantiere navale mentre il presente dirompe dalla struttura moderna e funzionale (la facciata triangolare, bell’esempio di architettura contemporanea, è stata inserita sulla muratura di un capannone industriale). I 17 mila metri quadrati con vista mozzafiato sul maestoso dirimpettaio ospitano il Museo Marittimo Danese, una biblioteca, una sala concerti, un ristorante, una sala giochi e un centro congresso (tutto declinato anche per i più piccoli). Le trasparenze dell’edificio giocano un ruolo importante sia architettonicamente, rafforzando il rapporto tra interno ed esterno, sia a livello economico (riducono la domanda di energia per la climatizzazione del palazzo).


   Anche il mare è un vero protagonista ad Elsinore, e per questo non va tralasciato il Museo Marittimo: inaugurata di recente, la nuova sede vanta una intelligente riqualificazione della banchina prosciugata. Tra gli oggetti in mostra anche tanti elementi connessi alla vita dei marinai, ed è divertente soprattutto la parte sui tatuaggi. Mostre temporanee di giovani artisti contemporanei sono spesso allestite tra l’auditorium, le aule, gli uffici, e il bar, spesso ospitando avvenieristiche istallazioni interattive. I cinque padiglioni del Museo della Tecnica sono invece altra cosa: creato nel 1911, ancora oggi gli ottomila metri quadrati di invenzioni tecnologiche e apparecchiature elettroniche sono capaci di fare impazzire gli appassionati che si troveranno a zigzagare tra veicoli antichi, motori a vapore, automobili, biciclette, elettrodomestici, 30 diversi aeromobili tra cui un jet da combattimento oltre a tantissime bizzarre invenzioni e meraviglie dell’ingegneria ormai entrati a far parte della quotidianità come la televisione e la lavatrice.


  Più tradizionale invece è la visita alla chiesa di Santa Maria di Helsingor, costruita tra il 1430 e il 1500: la struttura medievale era un monastero che, con la riforma del 1536, stava per essere demolito se gli olandesi e i tedeschi che abitavano lì non fossero riusciti a salvarla trasformandola in chiesa tedesca. Su tutto spiccano stupendi affreschi, capaci di esaltare come non mai questo perfetto esempio di gotico danese fatto di mattoni rossi e lapidi nel pavimento (memoria delle famiglie benestanti della città). La Cattedrale di Sant’Olav poi, restaurata nel 2000, è famosa per essere il più antico luogo di Elsinore: fu fondata nel 1200, insieme alla cittadina stessa, quando esisteva soltanto un debole agglomerato di pescatori. Infine, ovviamente, il castello di Kronborg: la magnifica struttura rinascimentale, dal 2000 patrimonio UNESCO, vale una visita anche solo per le sue sale. Su tutte, la Piccola Sala nell’ala ovest, la cosiddetta “Suite scozzese”, ma anche gli appartamenti di Frederik V all’ultimo piano dell’ala nord e il quartier generale dei soldati.


  Per una gita fuori città, vale la pena raggiungere il palazzo Marienlyst. Originariamente (1587) era stato concepito per Federico II come padiglione di Kronborg per la caccia. Nel 1758 fu però comprato dal conte Adam Gottlob Moltke che lo trasformò, secondo lo stile francese, dotandolo di fontane, laghetti e viali pieni di siepi. Il parco, per come appare oggi, fu modificato durante i primi del Novecento: neoclassico, esattamente come il palazzo.
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