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Sicilia Eventi Chef di Russia, Ucraina e Cina debuttano al Cous Cous Fest


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Per la prima volta nella storia del festival saranno 10 i Paesi in gara al Cous Cous Fest, la cui 27^ edizione di svolgerà a San Vito Lo Capo dal 20 al 29 settembre 2024 tra sfide di cucina, incontri culturali, concerti e spettacoli gratuiti sulla spiaggia della cittadina. Già tre i live annunciati: venerdì 20 settembre la Rappresentante di Lista, venerdì 27 settembre Rose Villain e sabato 28 settembre Big Mama.

Alla luce della situazione storica che stiamo vivendo, il festival – che sin dalla sua nascita porta avanti il tema dell’integrazione tra popoli e culture – quest’anno intende lanciare, ancor di più, un messaggio di pace, unione e condivisione sottolineato dallo slogan scelto per l’edizione 2024: Grains of Peace (Granelli di pace).

Da giovedì 26 a sabato 28 settembre il Bia Cous cous world championship farà incontrare, in cucina, chef provenienti da 10 Paesi del mondo, alcuni dei quali in guerra tra loro, per un momento che si preannuncia di forte emozione e dal grande valore simbolico che vedrà protagoniste le squadre di Russia e Ucraina, Israele e Palestina, Cina, Eritrea, Tunisia, Marocco, Italia e la squadra promossa da Medici Senza Frontiere che contribuirà a dare forza al messaggio di pace.

Ad assaggiare i piatti ci saranno due giurie: una tecnica, formata da esperti di cucina guidati da Oscar Farinetti, e una popolare. Infatti anche il pubblico partecipa alle sfide: basta acquistare i ticket (20 euro, 40 euro la finale), per degustare i piatti, abbinati ad etichette siciliane, e votare le ricette. I ticket sono disponibili anche on line, e in promozione, sul sito www.couscousfest.it.

Ecco i Paesi partecipanti all’edizione 2024:

Per la Cina scendono in campo Giulia Liu e Zuo Cuibing. Giulia Lui, classe 1984, è nata a Wenzhou, nella regione dello Zhejiang. Dopo aver vissuto diversi anni in Emilia Romagna, si trasferisce a Milano dove i genitori aprono il primo ristorante cinese della città. E’ la fondatrice e proprietaria di Gong Oriental Attitude, un ristorante di alta cucina cinese a Milano – aperto nel 2015 insieme al marito Lorenzo – che interpreta, in maniera contemporanea, le antiche tradizioni della gastronomia asiatica. Al suo fianco lo chef Zuo Cuibing: originario di Pechino, è maestro della cucina tradizionale cinese e guida la partita dei wok, cottura tipica che richiede grandi capacità tecniche.

L’Eritrea sarà rappresentata da Biniam Sagai. Nato ad Asmara, è chef e titolare del ristorante Savana Eritreo che propone l’autentica cucina eritrea nel cuore di Milano: un viaggio tra colori, profumi e sapori d’Africa. Con la sua passione è riuscito a far conoscere nel capoluogo lombardo uno dei piatti più saporiti della sua infanzia in Eritrea: lo zighinì, a base di carne di manzo, verdure e crema di legumi speziata, e l’injera, un pane tipico sottile e dal gusto piacevolmente acidulo, su cui vengono servite verdure, spezzatini di carne, pesce o legumi. Al Savana Eritreo si mangia con le mani, abitudine che favorisce un contatto diretto col cibo e la creazione di un momento conviviale.

L’Israele gareggia con gli chef Tze’ela Rubinstein e Mauro Galigani, coppia anche nella vita, che gestiscono nelle campagne di Lucca il Cooking in Toscana, ristorante di cucina tradizionale regionale, ma anche luogo di eventi e cooking class. Un luogo dove il concetto “dalla fattoria alla tavola” è uno stile di vita e dove le relazioni sono al centro della connessione alimentare.

L’Italia sarà rappresentata da Antonino Ingargiola, classe 1995, nato a Mazara del Vallo, chef del ristopub “Bik Bak” di San Vito lo Capo. Amante dei sapori e dei colori della tradizione siciliana, ha lavorato anche in ristoranti stellati, come il tre stelle Michelin “Geranium” di Copenaghen eletto miglior ristorante al mondo nel 2022 e il ristorante “Mec”, una stella Michelin a Palermo. Ingargiola sarà affiancato in gara dal vincitore del Campionato italiano di cous cous Conad.

Per il Marocco in gara ci saranno la coppia di chef Chaoui Hanae e Mourad Dakir. Chaoui Hanae è una chef imprenditrice nata a Fes, e “adottata” da Milano dove, nel 2022 ha aperto La Medina, bistrot con sala da tè, specializzato in cucina e pasticceria marocchina. Al suo fianco il marito Mourad Dakir, nato a Tata, nel sud del Marocco, chef e titolare di Maison Touareg, il primo ristorante marocchino a Milano (2017). Mourad è un maestro del Cous cous fassi, specialità tipica agrodolce, a base di pollo, zucca, carote e marmellata di cipolla, uvetta, cannella e miele.

La Palestina schiera invece Shady Hasbun e Samia Sowwan. Nato a Firenze da madre grossetana e padre palestinese, Shady Hasbun cresce in Palestina, dove viene influenzato dalle culture culinarie toscane e mediorientali. L’amore per la cucina si concretizza ad Arezzo, dove decide di trasformare la sua passione in professione. Diventa insegnante e nel 2012 avvia il progetto del Social Cooking, che nel 2016 si evolve in Chef Shady FoodExperience, un laboratorio culinario sull’interazione e lo scambio di esperienze. Samia Sowwan, palestinese, nasce in Libano a Beirut, ma arriva in Italia nel 2001. Iscritta alla Culinary Academy , lavora al ristorante il Simbiosi di Cinquale, a Forte dei Marmi.

Per la Russia e l’Ucraina gareggiano due chef che lavorano nello stesso ristorante (nella foto), il Veranda che propone cucina ucraina, russa, georgiana e bielorussa a Milano. Hanna Yefimova, chef e patron del locale, rappresenterà l’Ucraina con papà russo e mamma ucraina e una vita di spostamenti e sacrifici che l’ha portata in Italia, passando da Napoli e infine a Milano dove ha saputo esprimersi al meglio come imprenditrice. Tra le sue specialità c’è il Borsh, zuppa tradizionale ucraina, ricca di verdure e carne, servita con panna acida (smetana) e una spolverata di aneto e i Vareniki, ravioli tipici ucraini ripieni di patate, funghi e cipolle, serviti con panna acida e burro fuso. La storia di Hanna dimostra come i confini siano nella testa degli uomini, sulla carta, non nelle tradizioni culinarie.

Ai fornelli per la Russia Evgeniy Romanov, classe 1984, che al ristorante Veranda è specializzato nella cucina tradizionale russa. Anche se i genitori volevano che diventasse avvocato, decide di intraprendere la strada della ristorazione, seguendo la sua passione per la cucina. Ha iniziato il suo percorso nel 2002, lavorando in ristoranti di cucina russa, ucraina, georgiana, cinese, giapponese, francese e mediterranea. Tra le sue specialità le Crepes dello zar, farcite con salmone affumicato, coperte di uova di salmone e servite con panna acida e la Solyanka, zuppa tradizionale russa, ricca di carne e salumi affumicati, con olive nere e cetrioli salati, servita con panna acida (smetana) e una spolverata di prezzemolo.

La Tunisia gareggia con un’altra coppia di chef, Amine e Sahla Marrakchi, entrambi di Sfax dove lavorano al ristorante Doigts D’or, nel cuore della Medina. Amine si diploma alla scuola alberghiera di Djerba, Sahla in pasticceria ma entrambi hanno lavorato nella formazione di chef in cucina tunisina per la catena Iberostar. Dopo il matrimonio, partecipano come giurati in numerosi concorsi gastronomici e a Marsiglia hanno preparato, in un solo giorno, cous cous per più di 1400 persone.

Decima squadra in gara sarà quella promossa da Medici Senza Frontiere (MSF), anche quest’anno Charity partner del festival, che per questa importante occasione ha formato squadra davvero “Senza Frontiere”, capitanata da Cesare Battisti, chef e oste del ristorante Ratanà a Milano e composta dal suo sous chef Davide Politi e dallo chef senegalese Mbaye Mbow. Battisti è considerato oggi uno dei cuochi più rappresentativi della cucina di tradizione rivisitata e di qualità, attenta all’utilizzo di materie prime eccellenti provenienti da piccoli produttori e incentrata sui temi della sostenibilità alimentare, ma anche economica, ambientale e sociale, e ideatore del progetto di integrazione culturale per l’inserimento sociale ed economico per i richiedenti asilo Marcel Boum.

“Siamo felici e onorati di essere nuovamente partner del Cous Cous Fest, quest’anno anche attraverso il nostro coinvolgimento al Campionato del mondo”, dichiara Chiara Magni, Head of Public Engagement di Medici Senza Frontiere. “Come organizzazione medico – umanitaria indipendente che da oltre 50 anni opera in tutto il mondo, sappiamo bene quanto il cibo rappresenti una risorsa fondamentale cui ancora troppo spesso le persone non hanno accesso, e al contempo uno strumento di integrazione prezioso fra le culture. È questo il messaggio che vogliamo portare al Cous Cous Fest”.

Per gli italiani l’estate è sinonimo di relax e buon cibo


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Nel 2024, agli italiani piace viaggiare per rilassarsi e per mangiare, è quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Nestlé, focalizzata sui comportamenti alimentari in viaggio, condotta su un campione di 1.200 persone rappresentativo della popolazione italiana. La ricerca ha inoltre l’obiettivo di sondare le mete preferite e quanto, in vacanza, siamo disposti a controllare i nostri istinti a scapito di un’alimentazione sana, tendenza rilevata nell’ultimo anno che ci vedeva consumatori virtuosi con un aumento del consumo di frutta, verdura e legumi oscillante fra un +30 e +40%.

Al primo posto della classifica dei desiderata per le vacanze 2024 c’è, per più del 57% degli italiani, la ricerca del puro relax, seguito dal divertimento per il 24% e dal desiderio di nuove esperienze gastronomiche per il 13%. Ma, in cerca di relax o di divertimento, tutti concordiamo che il mangiare bene è sempre molto o abbastanza importante per il 78%, mentre il 20% ha spudoratamente dichiarato che questa estate mangerà di tutto, senza fare minimamente attenzione ad un’alimentazione sana e bilanciata.

Tutto ciò che implica la nostra sfera emotiva e intima sembra essere passata in secondo piano. Fare nuove amicizie, infatti, è vissuto come facoltativo e non necessario, votato solo per il 2% dagli intervistati. Pare tramontata anche l’era della ricerca di nuove emozioni o flirt più o meno duraturi: solo lo 0,3% ancora si mette in viaggio sperando di incontrare la ‘grande storia’ mentre solo due anni fa, nel 2022, il 10% sognava una vacanza d’amore. Una percentuale in caduta libera che segna un passaggio epocale in un Paese che ha vissuto fino a ieri sulla scia del romanticismo e dei grandi film d’amore. E patria, tra l’altro, dei cosiddetti ‘pappagalli’ alla ricerca, sulle coste italiane, di turiste pronte ad innamorarsi. Figure ormai desuete che lo tsunami prodotto dai nuovi costumi dettati da nuove generazioni e dai social ha infine spazzato definitivamente, decretandone la fine.

Quindi, delle due l’una: fra amore o sesso e cibo – sfere che sono in qualche modo correlate perché riguardano anche la socialità, lo scambio e la condivisione – gli italiani in vacanza prediligono il cibo.

Chi ha scelto di rimanere in Italia, soddisferà il piacere del buon cibo in queste cinque Regioni decretate le regine dell’estate 2024, nell’ordine: Sicilia, Puglia, Emilia-Romagna, Toscana e Campania. Mentre agli ultimi due posti si classificano Friuli Venezia-Giulia e Molise.

Per chi deciderà per ferie fuori dai patrii confini, è bene sapere che si troverà in numerosa compagnia nei ristoranti e locande di, nell’ordine: Grecia, Francia, Portogallo, Turchia e Germania. Chi vorrà provare l’ebbrezza di una vacanza nei Paesi meno frequentati e soprattutto meno votati perché ritenuti poco attraenti da un punto di vista gastronomico, potrà optare per gli ultimi due nella classifica degli intervistati: Polonia e Liechtenstein.
L’unica costante emersa nella ricerca è che sono i Paesi con regimi alimentari (più o meno) mediterranei a essere le destinazioni preferite dagli italiani, forse perché non riservano sorprese e permettono di non discostarsi totalmente dalle nostre abitudini alimentari.

Per quel 0,3% che ancora crede nell’amore in vacanza è bene sapere che, come emerso dalla ricerca dell’Osservatorio Nestlé, il piatto giusto per conquistare qualcuno al primo appuntamento deve essere semplice e popolare per il 35% degli italiani, per il 19% basta una semplice Pizza, mentre per il 16,4% ci vuole qualcosa di più ricercato.

Sul Lago Maggiore a Baveno torna il cibo di strada: nel week end di Pasqua appuntamento con Hop Hop Street Food


DOVE
Baveno
Indirizzo non disponibile
QUANDO
Dal 30/03/2024 al 01/04/2024
Dalle 10,30 a mezzanotte
PREZZO GRATIS
ALTRE INFORMAZIONI
Tema Pasqua

Nel fine settimana di Pasqua sul Lago Maggiore torna l'appuntamento con il cibo di strada.

Dal 30 marzo al 1° aprile, infatti, nel parco di Villa Fedora arriva Hop Hop Street Food, con le migliori specialità del cibo di strada, italiano e internazionale, e un'ampia selezione di birre artigianali.

Gli orari: tutti i giorni dalle 10,30 a mezzanotte.

(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - turismoculturale@yahoo.it)

Arrivano chef di fama internazionale a bordo di Msc Poesia

 

MSC Crociere offrirà un’esperienza culinaria unica accogliendo a bordo di MSC Poesia tre chef di fama internazionale nel corso della seconda tappa della World Cruise 2024. Con 52 destinazioni distribuite in 31 paesi, la World Cruise 2024 offre un’opportunità unica per immergersi in diverse culture e tradizioni culinarie. Ad oggi, MSC Poesia ha già circumnavigato l’Africa, permettendo agli ospiti di esplorare destinazioni spettacolari lungo tutto il tragitto. Per arricchire ulteriormente l’esperienza dei passeggeri, MSC Crociere ha inoltre invitato a bordo tre chef rinomati, offrendo agli ospiti l’opportunità di esplorare il mondo attraverso il gusto grazie a un ricco programma gastronomico.

Gli chef si uniranno alla World Cruise in momenti diversi per preparare menu completi composti da tre o quattro portate con i migliori e più rappresentativi piatti del proprio Paese. Questo permetterà agli ospiti di sperimentare tanti sapori e pietanze distintive durante la navigazione, arricchendo ulteriormente il viaggio con esperienze culinarie indimenticabili.

  • Il rinomato chef sudafricano Reuben Riffe, noto per i suoi ristoranti  e il successo mediatico, proporrà un menu ispirato ai sapori locali, offrendo agli ospiti l’opportunità di assaporare autentici piatti come il pesce marinato al sapore del Capo, l’agnello al pepe di Karoo e il malva pudding.
  • Lo  chef brasiliano Allan Vila Espejo proprietario di rinomati ristoranti, servirà un menu che include un’autentica zuppa di manioca, stufato di pesce alla Bahia con verdure e latte di cocco e una tradizionale torta brasiliana al cioccolato e cocco.
  • Lo stellato chef svedese  Niklas Ekstedt, presenterà piatti ispirati agli ingredienti naturali, tra cui aragosta in camicia e salmone confit.

Per arricchire ulteriormente l’esperienza, gli chef saranno presenti di persona per accogliere gli ospiti mentre assaggiano le loro prelibatezze nei ristoranti principali della nave.

Gli ospiti che desiderano vivere quest’esperienza unica nel 2024 possono prenotare le ultime cabine disponibili per i segmenti più brevi delle MSC World Cruise 2024. Ma anche già possibile prenotare il giro del mondo del 2025 e del 2026.  Coloro che desiderano scoprire il mondo nel 2025, hanno la possibilità di prenotare il proprio viaggio a bordo di MSC Magnifica con un itinerario sorprendente e completamente nuovo che include 50 incredibili destinazioni in 21 paesi diversi. La rotta attraversa il Mediterraneo, l’Africa, il Sud America, la Nuova Zelanda, l’Australia, l’Asia e il Mar Rosso, per poi ritornare in Europa passando per la Giordania e l’Egitto. La World Cruise 2026 invece toccherà 47 splendide destinazioni e 32 paesi con Soste notturne a San Francisco, Honolulu, Auckland, Sydney, Manila, Tokyo e Dubai permetteranno agli ospiti di immergersi nelle ricche culture di varie regioni e destinazioni di fama mondiale.

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A Merano arriva il 2°FarmFood Festival di Gallo Rosso

 

Dopo il successo della prima edizione nel 2023, Gallo Rosso, in collaborazione con il Merano WineFestival, ripropone la kermesse dei prodotti contadini di alta qualità provenienti dall’Alto Adige che portano il suo marchio.

Confermata la location prestigiosa, il Kurhaus di Merano, che, per ospitare i produttori Gallo Rosso e il pubblico che vorrà partecipare alla 2^ edizione del FarmFood Festival, sarà aperto dalle 10 alle 17 di sabato 9 marzo 2024.

Durante la manifestazione, 86 contadini produttori, riconosciuti dal marchio di qualità ‘Gallo Rosso’, avranno l’occasione, nell’esclusiva cornice del Kurhaus di Merano, di presentare i loro prodotti di qualità, di offrirli in degustazione e di venderli. Lo scopo del Festival, infatti, è di sensibilizzare verso l’eccellenza dei prodotti della terra dell’Alto Adige, prodotti coltivati e lavorati da mani esperte con passione, cura e attenzione per gli alimenti sani, senza coloranti e conservanti artificiali, all’insegna della regionalità e della stagionalità. Solo i migliori prodotti di qualità, al 100% direttamente dai masi.

Sei rinomati cuochi altoatesini si esibiranno dalle 11 alle 15.30 in show cooking a base di prodotti regionali contadini. Questi i loro nomi:
Chris Oberhammer del ristorante Tilia di Dobbiaco
Manuel Ebner del Ristorante 1524 della Tenuta Rungghof di Appiano
Andrea Irsara del Ristorante Gourmet dell’Hotel Gran Ander a Badia
Robert Pernthaler del Jausenstation Moar a Funes
Thomas Ortler del Flurin a Glorenza
Peter Girtler della Gourmetstube Einhorn del Gourmet Hotel Stafler di Mules.

Per questa edizione è prevista la possibilità di gustare i piatti cucinati dagli chef (a pagamento) e di prendere parte a degustazioni guidate di prodotti, previa iscrizione sul sito. Le degustazioni saranno alle ore:
• 11 – formaggi
• 13 – sciroppi
• 15 – vino

Alle 16 il programma di fine giornata prevede la premiazione del prodotto e del venditore diretto dell’anno.
L’ingresso al FarmFood Festival è libero, è però necessario iscriversi sul sito.
Per ulteriori informazioni sul FarmFood Festival: www.farmfoodfestival.it
Per informazioni su Gallo Rosso: www.gallorosso.it

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Novità in arrivo ad Abu Dhabi tra attrazioni ed esperienze gastronomiche


 Con il nuovo anno l’offerta di Abu Dhabi si arricchisce di nuove esperienze ed emozioni, promettendo una vacanza indimenticabile ai viaggiatori di tutto il mondo. Da nuove avventure adrenaliniche ad interessanti esperienze culturali, passando per momenti di relax e deliziose esperienze gastronomiche: numerose le aperture recenti e in programma ad Abu Dhabi nei prossimi mesi.

Qui di seguito la selezione delle principali.

Nuove attrazioni e hotel
Surf Abu Dhabi, la struttura per onde artificiali più moderna al mondo, sarà inaugurata nella prima parte del 2024 sull’isola di Hudayriat e offrirà l’onda artificiale più lunga e più alta del mondo. L’attrazione non è rivolta solo agli atleti di alto livello, ma ai surfisti di tutti i livelli, compresi i principianti assoluti. Surf Abu Dhabi è stato progettato in collaborazione con la Kelly Slater Wave Company per creare le condizioni perfette per l’allenamento e la competizione dei surfisti, e in futuro ospiterà grandi eventi.

La Rizq Art Initiative, o RAi in breve, è forse il nuovo progetto artistico più entusiasmante della città: un enorme spazio di 700 metri quadrati che promuove l’arte e gli artisti del Sud globale – fondato da donne. La RAi è stata lanciata dalla fondatrice, direttrice e storica Sha-feena Yusuff Ali, insieme alla curatrice e direttrice creativa Meena Vari, con l’obiettivo di fornire il necessario sostegno ad artiste, curatrici, ricercatrici e altre creative emergenti e affermate della regione e di rendere il loro lavoro visibile a un pubblico globale.

Ispirato all’isola greca, l’Anantara Santorini Abu Dhabi Retreat offre un’atmosfera elegante sulla costa tra Dubai e Abu Dhabi, su un pittoresco tratto di costa. Ispirandosi all’aspetto tipico di Santorini, l’hotel offre una magnifica vista sul mare da ogni camera e una privacy assoluta per ogni ospite, combinata con lusso e ospitalità di alto livello in un ambiente di assoluta tranquillità. L’hotel dispone di 22 camere e suite, di un centro benessere e di un centro fitness, nonché di due punti di ristoro esclusivi. La data di apertura è il 14 febbraio 2024, giusto in tempo per una fuga insieme a San Valentino.

Nuove esperienze gastronomiche
Una beach lounge ad Abu Dhabi ispirata alla Riviera: l’Amalfi Beach Lounge è una nuova oasi sul mare. Perfetto mix di eleganza, delizie culinarie mediterranee e una vista mozzafiato del tramonto sul Khor Al Maqta Creek. L’offerta culinaria riflette i sapori freschi e vivaci della Costiera Amalfitana: dal polpo alla brace alle classiche sardine fritte, dagli arancini ai funghi porcini alla crostata al limone di Amalfi. Protagonista indiscusso dell’esperienza all’Amalfi Beach Lunge è l’ampia offerta di bevande innovative e fatte in casa.

Il ristorante libanese Al Safadi di Dubai apre le sue porte ad Abu Dhabi: la catena di ristoranti a conduzione familiare, che dal 2000 ha già aperto cinque filiali a Dubai, ha aperto le sue porte nel vivace quartiere di Al Qana. Il menu prevede piatti stagionali che cambiano ogni mese e che riflettono la ricchezza della regione. Oltre a un ampio menu per la colazione, Al Safadi offre anche una varietà di piatti di carne, frutti di mare, shawarma, biryanis e grigliate, oltre a una serie di piatti molto apprezzati come baba ghanoush, foglie di vite, mohamara e hummus.

SUSHISAMBA arriva ad Abu Dhabi! Il ristorante, già noto per la sua cucina fusion giapponese, brasiliana e peruviana in città come Londra e Las Vegas, aprirà nell’aprile 2024 al Conrad Abu Dhabi Etihad Towers. Il ristorante si svilupperà su due piani, con un ristorante e una terrazza al primo piano e una sala da pranzo privata, un bar e il SAMBAROOM al secondo piano. Il menu comprenderà una varietà di piatti, dal ceviche al sushi, dagli anticuchos peruviani alla tempura giapponese. Piatti popolari come gli anticuchos di branzino cileno, il ceviche di orata con peperoncino verde e il roll asevichado saranno presenti nel menu creato dal direttore culinario Kyung Soo Moon. SUSHISAMBA Abu Dhabi offre intrattenimento dal vivo per tutta la settimana con ballerini, DJ e musicisti.

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Tokyo nel gotha nella gastronomia stellata, Ginza al top

 

Per il 17° anno consecutivo, Tokyo si è distinta come la città al mondo con il maggior numero di stelle Michelin. L’edizione 2024 della Guida Michelin Tokyo comprende ben 183 ristoranti stellati, che, sommati ai ristoranti consigliati e a quelli con riconoscimento Bib Gourmand, portano il totale di locali pubblicati alla cifra record di 504.

Una delle più importanti notizie di Michelin Tokyo 2024 è la promozione del ristorante di sushi Harutaka all’ambito riconoscimento delle Tre Stelle Michelin. Situato nel quartiere di Ginza, Harutaka è rinomato per il suo autentico sushi in stile Edo, preparato meticolosamente dallo chef Harutaka Takahashi, che ha messo a frutto i suoi dodici anni di esperienza presso Sukiyabashi Jiro, il ristorante di Jiro Ono, punto di riferimento globale per il sushi, famosissimo anche in Italia.

Tokyo continua il consolidamento della sua posizione di capitale gastronomica mondiale, in particolare nel quartiere di Ginza, che racchiude numerose gemme dell’alta cucina, sia giapponese sia internazionale. Nel 2023 ha festeggiato il suo 50° anniversario L’Osier, il ristorante francese guidato dallo chef Olivier Chaignon, il cui nome è un riferimento all’albero simbolo di Ginza, il salice. Altro ristorante storico è Ginza L’écrin, che offre una cucina rigorosamente francese dal 1974, anno nel quale è stato aperto e ha ricevuto una Stella Michelin. La cantina di questo ristorante cinquantenario conta più di 15 mila bottiglie, tra le quali maestri sommelier attingono per creare i migliori abbinamenti. Chi non beve alcol, potrà trovare anche delle opzioni analcoliche da gustare con ogni piatto.

Anche Makiyaki Ginza Onodera è un’istituzione per quanto riguarda la cucina francese, reinterpretata utilizzando ingredienti e tecniche culinarie giapponesi e il calore del fuoco di un forno di argilla. La cucina francese è inoltre protagonista del ristorante Dominique Bouchet Tokyo, insignito di una stella Michelin per i suoi piatti preparati con ingredienti giapponesi di stagione, e del suo bistrot Les Copains de DOMINIQUE BOUCHET, Bib Gourmand, entrambi a Ginza. Nel quartiere trova posto anche la cucina italiana, rappresentata dal ristorante a una stella Faro, che unisce la tradizione e l’innovazione culinarie del Bel Paese alla ricchezza degli ingredienti e della cultura giapponese.

Il ristorante è stato premiato con la Stella Verde Michelin per il suo impegno nella sostenibilità. Non mancano ovviamente i ristoranti di cucina giapponese. Sushi Kojima prepara sushi dal sapore vintage, con nigiri di riso ripieni di oboro,pesce tritato, decorati con gamberi o una fetta di pesce. SHIGEMATSU è rinomato per il suo brodo dashi dal sapore deciso e le sue ostriche fritte condite con miso. Il menù di GINZA OKUDA pone la sua enfasi sulla stagionalità degli ingredienti. I ristoranti Ginza Fukuju e Ren Mishina si fondano sul concetto di semplicità e si impegnano a esaltare al massimo i sapori innati degli ingredienti, riducendo condimenti e inutili orpelli. Ginza Kojyu non serve mai gli stessi piatti, ma presta attenzione a metodi di cottura e stili di servizio sempre nuovi.

Ginza non è soltanto ristoranti stellati, ma è una meta fondamentale per gli amanti dello shopping, dell’arte e della cultura tradizionale giapponese. Ginza Six e Tokyu Plaza Ginza sono solo alcuni dei complessi commerciali presenti nel quartiere. Nei fine settimana e durante le festività nazionali, la via principale di Ginza è chiusa al traffico ed è possibile passeggiare in tutta tranquillità guardando le vetrine, oppure visitando le numerose mostre, della Shiseido Gallery, della Maison Hermès o della Ginza Graphic Gallery. Infine, per gli appassionati del teatro, il Kabukiza, uno tra i principali palchi dedicati all’arte tradizionale del teatro kabuki, mette a disposizione biglietti per un singolo atto il giorno stesso dello spettacolo. In questo modo, chi già conosce questa forma d’arte può concedersi una performance senza impegnare la giornata intera, mentre chi ne è digiuno può averne un assaggio, senza uscirne appesantito.

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Starbucks apre il primo store a Roma, davanti a Montecitorio

AGI - Starbucks sbarca a Roma. La famosa catena di caffetteria americana apre un suo negozio nella capitale italiana, in Piazza Montecitorio, cuore storico e politico della "Città Eterna", in collaborazione con Percassi, partner italiano esclusivo. Questo sarà il 25esimo negozio Starbucks in Italia, parte di un più ampio piano di espansione su tutto il territorio nazionale.

Dall'ingresso nel mercato italiano nel 2018, con l'enorme store a Milano, sono stati creati circa 450 posti di lavoro e altri sono in arrivo: entro la fine del 2023 i punti vendita saranno 36 in totale. A fine maggio saranno aperti anche altri due punti vendita alla Stazione Termini: un grab&go al piano interrato e uno store sulla terrazza, per accogliere turisti e pendolari al loro arrivo a Roma, oltre agli abitanti della zona.

Starbucks ha sempre cercato di essere un'azienda che mette i partner (dipendenti), i clienti e il caffè al centro. Entrata per la prima volta nella regione Lazio nel 2022 con l'apertura di Castel Romano, Piazza Montecitorio segna la 25esima apertura di Starbucks in Italia. Roma è una delle tre città italiane, oltre a Milano e Verona, in cui Howard Schultz, fondatore di Starbucks, ha conosciuto per la prima volta la cultura italiana del caffè nel 1983.

"Siamo entusiasti di aprire il nostro primo store nel centro di Roma, con progetti ancora più entusiasmanti in arrivo per la capitale. L'apertura sarà la prima di una serie di meravigliose sorprese per la città", commenta Matteo Morandi, Amministratore Delegato di Starbucks Italia. "Il Lazio è una regione molto importante per Starbucks e oggi viene ribadito il nostro impegno a lungo termine per una crescita continua in Italia".

Il negozio di Montecitorio, che creerà 35 nuovi posti di lavoro, ha una superficie di 200 metri quadrati dislocati su due piani, e 80 posti a sedere con vista sulla Camera dei deputati. I materiali scelti richiamano le tonalità cromatiche di Piazza Montecitorio. Il piano terra è l'area più vivace e dinamica, realizzata con marmi di travertino e tufo, tipici degli edifici della tradizione romana, dove i clienti possono ordinare il loro food&beverage preferito, per degustarlo nei due piani dello store in comode sedute circondati da artworks alle pareti. Il piano superiore è stato progettato con una palette di colori più tenui e offre uno spazio più tranquillo per godere dell'esperienza più tradizionale di Starbucks.

“La cultura del caffè è molto radicata a Roma e l'espresso è la bevanda più popolare", commenta Vincenzo Catrambone, General Manager di Starbucks Italia. "Anche nei negozi Starbucks in Italia, il più acquistato è l'espresso, mentre le generazioni più giovani amano le bevande fredde e il caffè freddo Starbucks. Durante le diverse stagioni dell'anno lavoriamo sempre a proposte food&beverage uniche per i nostri clienti italiani, in modo da soddisfare le loro esigenze e stupirli".

 

A Milano la prima gastronomia della Dieta Mediterranea


Tutto il buono del Cilento nel piatto: quello dei milanesi è pronto per essere riempito più facilmente grazie all'apertura, mercoledì 19, in via Cesare Battisti 23, della gastronomia di Paolo De Simone, chef e proprietario di Modus, il ristorante pizzeria inaugurato lo scorso anno a Milano, tra Porta Vittoria e Porta Romana, e che è già nella classifica dei Top 50 Pizza Italia 2022 oltre ad essere Pizzeria Novità dell'Anno.

Non deve stupire il passaggio dalla pizza alla proposta gastronomica, perché il filo conduttore resta lo stesso ed è l'amore per una cucina autentica, mediterranea, quella del Cilento. Perché De Simone è dal Cilento che è partito. Fisicamente, con Storie di Pane a Vallo della Lucania in provincia di Salerno, dodici anni fa. Ma anche mentalmente, con l'idea fissa di mantenere le abitudini a tavola che avevano i suoi nonni: nel piatto molta verdura, legumi, formaggio (quel poco che serve per fare le "'mbuttunature") e pochissima carne. Proprio come dicono i sostenitori della Dieta Mediterranea autentica, quella nata appunto nel Cilento. La sua infatti sarà una gastronomia della Dieta Mediterranea, con i prodotti del territorio e con i piatti della tradizione, soprattutto quella contadina dove il concetto di antispreco era già di moda nel secolo scorso.

"Per me non si tratta di un passaggio dalla pizzeria alla gastronomia - spiega Paolo De Simone -. Ma del completamento di un progetto che è già nato con quest'idea. È un bistrò, una tavola calda di alta qualità, fatta di ingredienti eccellenti e con tipicità cilentane. Non ci saranno le pizze, ma solo i piatti del ristorante. E soprattutto ci sarà il pane che fa parte del mio dna. Io nasco come panificatore".

Quali saranno i prodotti del Cilento che si potranno comprare?

"Oltre al pane di nostra produzione, la mozzarella di bufala campana. E per citarne alcuni, ingredienti come la soppressata di Gioi, che è anche un presidio Slow Food ed è un prodotto di nicchia, la zona di produzione è molto piccola e spesso la lavorazione è quasi esclusivamente famigliare. Oppure la mozzarella nella mortella, che si produce nella zona centrale Parco Nazionale del Cilento. O le alici di Menaica che ormai vengono pescate solo da una piccola flotta di pescatori. Poi ci saranno i piatti pronti da mangiare, dai cavatelli alle mulignane mbuttunate alla cilentana. Poi le foglie e patate o minestra maritata, tante foglie di verdure spontanee saltate in padella con patate e servite con abbondante olio cilentano".

È bella l'idea che oltre a mangiare cucina tipica dal ristorante si possano portare a casa sapori e tradizioni del territorio

"È un format che avevo già provato sul territorio, a Vallo della Lucania avevo già fatto una selezione di produttori. Modus nasce dal lavoro fatto in questi anni da Storie di Pane. Da Modus saranno serviti solo i piatti principali, i piatti della quotidianità. Dal caffè e dalla prima colazione fino al lunch, o direttamente o in vaschetta da asporto. Tutto verrà preparato inizialmente dalla cucina del ristorante, in gastronomia finiremo le preparazioni o faremo quelle del momento".

Nascendo in Cilento la vostra gastronomia avrà quindi dei legami con la Dieta Mediterranea?

"Questo è il mio obiettivo, il mio progetto. Cilento è Dieta Mediterranea. Qui è stata studiata per la prima volta. Perché è qui che c'erano già negli anni Sessanta molti ultracentenari: la popolazione invecchiava bene, senza malattie cardiovascolari o malattie che provocavano morti precoci. Siamo la gastronomia cilentana della Dieta Mediterranea. Spesso chi pensa alla cucina del sud, pensa a cibi fritti, pesanti. Non da noi. Da noi è un tipo di cucina più contadina".

Quali sono le caratteristiche della cucina contadina, quella che si trova da Modus gastronomia?

"Io mi ritrovo perfettamente nelle abitudini dei miei nonni. Le trovo moderne, attuali. Io amo parlare di cucina circolare e l'ho vista fare dai miei nonni che non sprecavano nulla di quello che c'era in tavola. Non si buttava nulla, semmai veniva dato al maiale o alle galline".

Ci sono ricette della tua famiglia o del Cilento in generale che andrebbero riscoperte o che voi riproponete?

"La polpetta di pane è un nostro must. La ricetta tradizionale prevede pane, formaggio e uova. Noi l'arricchiamo con prodotti della stagione. Oggi ad esempio ci sono dentro anche carciofi e asparagi. Più guanciale. Una ricetta goduriosa ma di stagione. D'estate con tonno e peperoni, o melanzana e salsiccia. La nostra è una cucina ricca di verdure, quasi vegetale. Arricchita poche volte da proteine animali".

Quali sono i piatti che piaceranno di più ai milanesi?

"Credo il pane, fatto con grani antichi solo con lievito madre".

Chi viene dal sud dice che a Milano non c'è il pane buono.

"Li sfido a provare il mio. Poi, già che ci sono, anche le melanzane 'mbuttunate. Una melanzana spaccata e imbottita con pane, uovo e formaggio. Poi passata in padella e affogata nel pomodoro. È un piatto che fa impazzire tutti. Un piatto povero, ma completo".

repubblica.it

Le Soste di Ulisse lanciano il Continente Sicilia


 PALERMO - Le Soste di Ulisse, unico esempio virtuoso in Italia di rete integrata territoriale, nata nel 2002 in Sicilia per iniziativa di un gruppo di Chef lungimiranti, entrano nel loro terzo decennio di attività.

Una grande sfida da affrontare con l'obiettivo di ridisegnare l' Associazione, darle un nuovo ruolo in uno scenario completamente mutato - dopo 2 anni di pandemia e di sofferenza per il settore dell'Ospitalità - e farla divenire la voce di quella iniziativa privata che si pone come interlocutore qualificato per tutti quelli che vogliano conoscere il "Continente Sicilia" con un occhio più attento.
    Gli obiettivi dell'associazione e le iniziative in cantiere sono stati illustrati stamane, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta al Mec di Palermo.

Le Soste di Ulisse contano oggi 47 realtà associate, tra Ristoranti gourmet e tradizionali, Pasticcerie storiche, Hotel di Charme, Cantine ed Istituzioni culturali private unite dal desiderio di valorizzazione lo straordinario patrimonio enogastronomico, paesaggistico, artistico, culturale e monumentale dell'isola.
    Suddiviso geograficamente secondo i tre antichi "Valli" che caratterizzano la Sicilia ed il suo passato di influenze e dominazioni: Val di Noto, Val di Mazara e Val Demone, il territorio dell'isola diventa - grazie a "Le Soste di Ulisse" - un grande libro aperto da sfogliare.

ansa.it

"La cucina italiana diventerà patrimonio Unesco"


AGI - "La cucina italiana diventerà patrimonio Unesco. Abbiamo inoltrato tutte le domande secondo le procedure prescritte". Lo ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano a 'Mattino Cinque News' su Canale 5. 

"Arriveremo anche a una normativa generale che snellisca le risposte delle soprintendenze. Stiamo predisponendo una norma", ha proseguito il ministro, sottolineando che le soprintendenze "svolgono un lavoro importante, perché la Costituzione ci impegna a una tutela. Ma c'è anche un interesse socio-economico" affinché "il Paese si modernizzi e si sviluppi", ha aggiunto. 

"Conservare e preservare, come ci impone l'articolo 9 della Costituzione, il nostro patrimonio costa tantissimo. Quindi è bene che noi cominciamo, moderatamente, a far pagare le nostre bellezze", ha proseguito Sangiuliano, "il Pantheon è il sito museale più visitato in Italia, circa 9 milioni di visitatori. Abbiamo fatto un accordo con la Curia di Roma, cui riconosciamo il 30% degli introiti: "Il resto con un biglietto molto limitato, appena 5 euro, lo incameriamo e lo destiniamo alla cura e alla tutela del bene", ha ricordato Sangiuliano. 


Le migliori città europee vegan friendly Londra e Parigi in testa; nella top 30 anche Milano e Roma


 ROMA - La cucina vegana ha sempre più successo ed è di tendenza anche tra i grandi chef e gourmet.

Da una ricerca di Loveholidays, agenzia di viaggi online leader nel Regno Unito, emerge che il veganesimo si conferma come un fenomeno in crescita in tutta Europa e che le città di Londra, Parigi e Berlino sono le migliori per chi sceglie una cucina vegana. In classifica rientrano anche due città italiane, Milano e Roma, che si collocano al 21esimo e 26esimo posto.

Per realizzare la classifica l'agenzia di viaggi Loveholidays ha valutato oltre 50 città, analizzando diversi fattori in 4 categorie diverse: la presenza di locali, di supermercati e di festival vegani e il numero di ristoranti con stelle verdi Michelin, che premiano gli esercizi attenti alla sostenibilità, all'innovazione e all'uso di prodotti locali La classifica vede al primo posto Londra, la città migliore in Europa per i vegani che hanno a disposizione 194 ristoranti, 81 negozi plant-based e 3 festival vegani previsti per quest'anno.
    La seguono Parigi e Berlino, quest'ultima con il maggior numero di ristoranti con stelle verdi Michelin, ben 7. Poi ci sono Barcellona e Amsterdam; in sesta posizione c'è Oslo, seguita da Copenaghen, Bristol, Atene, Madrid e Manchester.
    Milano si posiziona al 21 esimo posto con 32 ristoranti vegani, 6 negozi specializzati in gastronomia vegana e 2 ristoranti con stelle verdi Michelin, "Joia" e "D'O". Il punteggio del capoluogo lombardo è basso soprattutto perché in città non si organizza nessun festival tematico per vegani e ci sono pochi market specializzati.
    Roma è al 26 esimo posto con 19 ristoranti, 9 market e un solo ristorante con stella verde Michelin, il "Mater Terrae". Anche qui manca un festival dedicato alla cucina vegana. Entrambe le città italiane, comunque, si conquistano la top 30 in Europa, a conferma che il nostro Paese è un hotspot mondiale per il cibo, non solo tradizionale. 

ansa.it 

(Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci - turismoculturale@yahoo.it)

Epifania multitasking, dal brunch alla tradizione. In ogni regione un piatto tipico per l'Epifania

 

Conto alla rovescia per il giorno della Befana con aspettative, da parte dei più piccoli, di calze ricche di dolci e di poco carbone.

La giornata dell' Epifania del 6 gennaio si annuncia multitasking, con proposte che vanno dai classici dolci ai brunch e agli aperitivi, per arrivare a menu a tema e prelibatezze per intolleranti al glutine.

Tra i dolci, ci sono piccole scope, cappelli e faccine della befana realizzati in marzapane, frutta secca pralinata, biscottini di frolla decorati, gelatine di frutta e praline ripiene e calze della Befana realizzata interamente in cioccolato fondente, al latte o bianco.

Ricca è anche tutta la proposta dei dolci della tradizione della festa, che tocca tutte le regioni. In Lombardia, nella provincia di Varese, sono ad esempio proposti i cammelli dolci di pasta sfoglia che ricordano le cavalcature dei Re Magi e che, rispetto al passato, ora vengono anche farciti, di crema, panna, marmellata o frutta. In Piemonte, in provincia di Cuneo, viene proposta invece fugassa d'la Befana, un dolce dall'impasto morbido, tondeggiante, mentre in Liguria si preparano gli anicini, un dolce festivo caratterizzato dalla presenza dell'anice a metà tra una focaccia e un biscotto che non prevede l'utilizzo di nessun genere di grassi. Nel Triveneto è dedicata la pinza de la marantega (Befana, in veneziano), un pane dolce arricchito di uvetta, fichi secchi, arancia candita, pinoli, grappa, cotto preferibilmente sotto la cenere dei falò e coperto da foglie di cavolo.

Scendendo invece nel Centro Italia e precisamente in Toscana, a Siena, il dolce tipico sono i cavallucci, biscotti morbidi lievitati, mentre nelle Marche, ad Ancona, la proposta dolciaria sono le pecorelle, dolcetti di pasta sfoglia farciti di marmellata e frutta secca. In Puglia ci sono poi le cartellate baresi preparate con farina, olio e vino bianco secco. L'impasto in particolare viene modellato come una rosa che, una volta fritta, viene farcita con mosto cotto o vin cotto di fichi.

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A Cipro si celebra la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo 2022 tra convivialità, sostenibilità e innovazione

 



Dal 14 al 20 novembre 2022 si celebra a Cipro la settima Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. La kermesse sarà dedicata al patrimonio culinario italiano, alla sua ricchezza e all'alto standard qualitativo. Il titolo dell’edizione 2022 è “Convivialità, sostenibilità e innovazione: gli ingredienti della cucina italiana per la salute delle persone e la tutela del pianeta”. (TurismoItaliaNews) L’Ambasciata d’Italia e l’Agenzia per il Commercio Estero a Beirut, in collaborazione con gli operatori del settore enogastronomico cipriota, promuoveranno la cucina italiana attraverso la presenza dello chef italiano Gianni Tarabini in vari eventi, quali programmi tv, cooking show, master class; una campagna promozionale dei prodotti enogastronomici italiani in tutti gli Ipermercati AlphaMega; un’offerta enogastronomica italiana in tutte le principali città da parte di ristoranti, enoteche e negozi di alimentari specializzati con menù dedicati e promozioni.
turismoitalianews.it

Enit / Settimana della Cucina italiana nel mondo: Reggio Emilia e il suo Erbazzone protagonisti in Francia e Usa

Congiuntura positiva per i prodotti tipici di Reggio Emilia. Se nei giorni scorsi la città è stata protagonista – attraverso iniziative di promozione delle eccellenze del proprio territorio quali Tortelli verdi, Parmigiano Reggiano, Erbazzone e Lambrusco – alla quarta edizione della Settimana della Cucina italiana nel mondo promossa dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale nelle città gemelle di Digione (Francia) e Fort Worth (Texas), le prospettive di rilancio e diffusione delle tipicità reggiane non si fermano qui e anzi spingono il già rinomato Erbazzone alla ribalta di Parigi.

L’associazione Emilia-Romagna della capitale francese, nata dall’esperienza della storica Fratellanza Reggiana di Parigi, nell’ambito di un progetto sostenuto a livello regionale, ha consentito infatti l’incontro tra la presidente dell’associazione Patrizia Molteni e Dorina Burlacu, chef di origini rumene che nei mesi scorsi è diventata cittadina italiana in Sala del Tricolore. La stessa Burlacu porterà il prossimo 9 dicembre a Parigi, per la seconda volta in un evento promosso dal Consolato italiano, il suo “erbazzone R-Evolution” realizzato con il supporto dell’Associazione per la sicurezza nutrizionale in cucina e presentato in anteprima a Digione di recente. A Parigi, in quell’occasione, si terrà anche uno show-cooking dedicato alla pasta fresca e ai Tortelli verdi reggiani.

Intanto, questa settimana l’assessora a Commercio, Attività produttive e Centro storico Mariafrancesca Sidoli ha partecipato a Digione ad un evento dedicato alla cucina emiliana e la sua evoluzione nella gastronomia francese, che vede protagoniste diverse aziende reggiane. Nei giorni scorsi, invece, a Fort Worth si è svolta una masterclass dedicata al cibo con presentazioni e degustazioni “made in Reggio” grazie alla presenza del Consorzio del Parmigiano Reggiano, del Consorzio dell’Aceto Balsamico, di Pause Atelier dei Sapori e Destinazione Turistica Emilia.

La rete delle città gemelle offre al territorio reggiano un’occasione di promozione e valorizzazione importante in palcoscenici internazionali di valore. Grazie al rapporto privilegiato con Fort Worth e Digione, Reggio Emilia ha partecipato infatti all’evento internazionale promosso dall’Italia nel mondo, facendo conoscere i prodotti di eccellenza del territorio, ma anche le tradizioni e i valori culturali che sono dietro la cucina reggiana. Una presenza, quella di Reggio Emilia a queste iniziative, finalizzata non solo a far conoscere e assaggiare i nostri prodotti, ma anche a costruire – grazie alla presenza e alla collaborazione dell’Amministrazione comunale con la Fondazione E35 – nuovi progetti e percorsi di collaborazione legati all’enogastronomia, alla promozione del territorio e al turismo.

L’EVENTO DI DIGIONE – Nell’ambito della Settimana della Cucina italiana, in Francia, l’assessora Sidoli ha partecipato a Digione alle iniziative promosse dall’Associazione Ombra di Peter, in collaborazione con la città di Digione e il Consolato italiano in Francia. Digione, tra le quattro municipalità nominate in Francia “Città internazionale della Gastronomia”, rappresenta un partner strategico per sviluppare politiche a supporto dei prodotti tipici. Fra le aziende reggiane che hanno partecipato e contribuito alla realizzazione dell’iniziativa di degustazione e promozione attraverso il conferimento di prodotti, vi erano Venturini Baldini e Acetaia Canossa, Bottega Gastronomica e il Consorzio Vacche Rosse.

“L’incontro è stato occasione per raccontare le azioni di promozione del nostro territorio partendo dalla narrazione delle tradizioni enogastronomiche reggiane con particolare attenzione alle strategie di valorizzazione del cappelletto reggiano e dell’erbazzone – ha spiegato l’assessora Mariafrancesca Sidoli – Abbiamo condiviso la filosofia che accompagnerà le future progettualità: ‘fare e farsi conoscere’, sottolineando ancora una volta l’importanza di aprirsi alla dimensione europea, saper attrarre risorse turistiche, economiche e, soprattutto, capitale umano. Primo obiettivo di lavoro che rinforzerà gli accordi di gemellaggio con Digione e che andranno a rinforzare i valori di cooperazione fra i territori, è la realizzazione del progetto Cité de la gastronomie et du vin, che vedrà la luce a Digione nel 2021, luogo dove le eccellenze della nostra terra troveranno accoglienza. Reggio Emilia è pronta a farsi scoprire e a raccontarsi”.

“Abbiamo intrapreso con Reggio Emilia un fitto programma di scambi per la promozione di progetti sull’enogastronomia e l’artigianato – ha detto l’assessora con delega alle Relazioni internazionali di Digione Sladana Zivkovic – Tra le iniziative in arrivo, c’è la partecipazione delle eccellenze reggiane al mercato natalizio, che si svolge nella nostra città, e stiamo organizzandoci per portare le eccellenze di Digione a Reggio Emilia. Già l’anno scorso, una quarantina di giovani digionesi ha preso parte ai Giochi internazionali del Tricolori: inoltre abbiamo iniziato a collaborare sul tema dell’agricoltura periurbana. Insomma, quella tra Reggio Emilia e Digione è una partnership in evoluzione che guarda al futuro e che evolverà con iniziative e progetti nei prossimi mesi”.


LA MASTER CLASS A FORT WORTH – La Master Class a Fort Worth si è tenuta dal 18 al 21 novembre scorsi. Alla missione hanno preso parte i rappresentanti di diverse realtà istituzionali ed eccellenze gastronomiche reggiane, tra cui Paola Cavazzoni, amministratore delegato di Pause-Atelier dei Sapori – Fondazione Reggio Children, che ha promosso un workshop di approfondimento sul tema della cucina, l’educazione, la ricerca sul gusto. Alla delegazione hanno preso parte: Federico Bolla del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Paola Cavazzoni in rappresentanza di Fondazione Reggio Children e Pause Atelier dei Sapori, il direttore Pierangelo Romersi e Mirca Bolognesi di Destinazione Turistica Emilia e, infine, Marianna Roscelli di Fondazione E35, che ha facilitato e supportato l’organizzazione.

Promossa in collaborazione con la città di Fort Worth e la Camera di commercio italiana in Texas, la Master class ha offerto un momento di formazione/sensibilizzazione per contrastare l’italian sounding e a tutela dell’agroalimentare made in Italy, promosso e finanziato dal ministero dello Sviluppo Economico per valorizzare e salvaguardare il valore del prodotto agroalimentare autentico italiano negli Stati Uniti d’America, in Canada e in Messico. La Master class ha inoltre consentito di incontrare ristoratori, grossisti, piccoli rivenditori, chef ma anche un pubblico interessato al gusto e ai prodotti italiani. All’iniziativa hanno partecipato anche ‘Agenzia nazionale del Turismo (Enit) e i Consorzi del Prosciutto di Parma, del Pecorino toscano e dell’Olio Extravergine. Destinazione Turistica Emilia ha invece partecipato a diversi incontri B2B con agenzie e tour operator per rafforzare progetti e scambi in uno dei Paesi di maggiore interesse e di provenienza del turismo in Italia. Durante la master class, gli chef della Texas Chef Association e Alessandro Tagliavini (chef Pause Atelier dei Sapori), con i prodotti presentati durante la lezione, hanno cucinato per il pubblico, unendo la tradizione italiana a quella americana.

“L’accoglienza che ci hanno riservato ha favorito le nostre opportunità di creare nuovi canali di scambio – ha detto il direttore di Destinazione Turistica Emilia Pierangelo Romersi – Innanzitutto è stata un’interessante occasione per far conoscere le nostre produzioni Dop in Texas e non solo; inoltre è stata un’opportunità unica per promuovere l’Emilia come nuova destinazione turistica, attraverso presentazioni a istituzioni e operatori food, oltre che con importanti contatti con tour operator che organizzano viaggi verso l’Italia. Negli Stati Uniti c’è grande interesse per l’Italia, ma dobbiamo lavorare bene per promuoverci e garantire una qualità dell’accoglienza adeguata alle loro aspettative”.

“Abbiamo riscontrato molto interesse da parte di operatori ed esperti sul tema della cucina nelle scuole di Reggio Emilia, come laboratorio di relazioni, di comunità e di cura alla salute dei bambini e delle loro famiglie – ha detto Paola Cavazzoni di Pause-Atelier dei sapori – È da questa esperienza che si sta sviluppando il progetto di Pause dedicato all’educazione alimentare per una nuova cultura del gusto, con interviste agli studenti, a cui ha preso parte anche la Trimble Tech High School di Fort Worth, con cui avvieremo in questi mesi uno scambio. Un progetto sul quale, con la Farnesina, stanno lavorando cinquanta scuole italiane all’estero a partire dalla Settimana della cucina italiana nel mondo”.

A latere della Master Class, la visita a Fort Worth ha visto la realizzazione di un workshop dedicato al cibo e all’educazione, focalizzato sul Reggio Emilia Approach e promosso in collaborazione con Pause Atelier dei Sapori. L’iniziativa è stata promossa dal Consolato italiano a Houston all’interno degli eventi dedicati alla Settimana della cucina italiana nel mondo, negli Stati Uniti. 

LA SETTIMANA DELLA CUCINA ITALIANA NEL MONDO – “Il governo italiano e il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale sono in prima linea per promuovere e tutelare l’industria agroalimentare italiana e difendere il nostro modello alimentare nel mondo”, ha dichiarato il sottosegretario Manlio Di Stefano all’evento di presentazione della quarta edizione della Settimana della Cucina italiana nel mondo, che si è tenuto a Roma l’11 novembre scorso. La quarta Settimana della Cucina italiana nel mondo viene celebrata dal 18 al 24 novembre con conferenze, concerti e mostre, degustazioni, cene di gala, corsi di cucina, il tutto sotto il coordinamento della rete diplomatico-consolare italiana, e sarà dedicata al tema “Educazione alimentare: la Cultura del gusto”. Sarà l’occasione per affiancare ad attività promozionali dell’agroalimentare italiano momenti di informazione e riflessione sugli stili di vita, i diversi modelli alimentari e i loro effetti sulla salute, con un focus speciale sulla Dieta mediterranea.

Nelle tre precedenti edizioni, la Settimana della Cucina ha visto la realizzazione di oltre 4.500 eventi in 110 Paesi, con il coinvolgimento di istituzioni, università, accademie e scuole di cucina, sistema camerale, associazioni di categoria e reti dei ristoranti italiani certificati, che hanno messo insieme le loro energie per far conoscere al mondo il meglio della nostra tradizione enogastronomica.

La nuova edizione della Settimana della Cucina, oltre al focus sugli aspetti di educazione al gusto e a un modello di alimentazione equilibrato e corretto, proporrà tra le sue linee direttrici la valorizzazione e la riscoperta dei territori di origine dei nostri prodotti tipici, unita ad azioni di contrasto al fenomeno dell’Italian sounding. Le attività che si sono svolte negli Stati Uniti hanno avuto infine un focus speciale sulla promozione dei prodotti alimentari italiani colpiti dai dazi, come primo passo di una serie di misure di sostegno a breve, medio e lungo termine, già messe in campo dal governo.

nextstop.reggio.it

Carbonara, il primo piatto romano più "misterioso"

carbonara
Ce la invidiano e ce la copiano in tutto il mondo. La pasta alla carbonara è una delle ricette più dibattute, esportate ed imitate della cucina italiana e, più precisamente, di quella laziale e romana. Noi, però, ce la teniamo ben stretta. Con tutte le controversie sugli ingredienti da utilizzare, con il suo sapore delizioso ed inconfondibile e con la sua storia ancora incerta e “misteriosa”.

LA TRADIZIONE
Non vi è dubbio che la carbonara sia considerata, e sia, ormai, a tutti gli effetti, una ricetta della cucina romanesca. Le sue origini, tuttavia, sono tutt'altro che certe e non sembrano, di fatto, essere prettamente legate alla tradizione romana. Basti pensare che nella sua disamina delle ricette della cucina romanesca del 1930, Ada Boni non ne fece alcuna menzione, a riprova del fatto che, all'epoca, questo primo piatto non fosse affatto conosciuto nella capitale. Le prime tracce di una ricetta simile a quella che oggi conosciamo risalgono al decennio successivo, ed in particolare al periodo immediatamente successivo alla liberazione di Roma da parte delle truppe alleate nel 1944. Tale circostanza sembrerebbe suffragare la teoria che legherebbe le origini della ricetta proprio alla presenza dei soldati americani sul suolo italiano. Secondo alcune ipotesi ben diffuse nell'immaginario collettivo, infatti, i giovani militari statunitensi trovarono nell'abbinamento tra le uova ed il bacon, entrambi presenti nei loro kit di provviste, un ottimo condimento per la pasta che assumeva, in questo modo, sapori familiari. Oltretutto, nella zona della linea Reinhard, tra Lazio, Molise e Campania dove le truppe prestavano servizio, era diffusa una ricetta tradizionale, la cosiddetta “cacio e ova”, che potrebbe aver fornito l'ispirazione ai soldati e, successivamente, ai cuochi che perfezionarono la ricetta. Ci volle poco, dunque, perchè il piatto giungesse a Roma e si diffondesse, sino a diventare una specialità della tradizione. Sebbene da molti considerata una delle versioni più plausibili della storia della nascita della carbonara, non manca, invece, chi preferisce attribuire alla ricetta una paternità in tutto e per tutto italiana, associandola, piuttosto, all'usanza tra i carbonai abruzzesi ed umbri di portare con sé nel bosco prodotti facilmente reperibili e conservabili da consumare durante le loro lunghe sessioni di veglia della carbonaia per la realizzazione della carbonella. Tra queste provviste erano presenti proprio uova e formaggio che venivano combinati in un piatto noto, appunto, come “cacio e ova” considerato, in questo caso, diretto antenato della ricetta. L'aggiunta del guanciale, diffuso nella zona assieme al lardo e al grasso (conservati, tra l'altro, proprio con il pepe) in sostituzione del costoso olio, ne rappresenterebbe la definitiva evoluzione.

LA DENOMINAZIONE
Se la storia della carbonara risulta non poco controversa, le origini del suo nome sembrano assumere contorni altrettanto nebulosi. Esistono, infatti, poche testimonianze che documentino le motivazioni della scelta di questo nome. In molti, però, sembrerebbero ricondurle proprio ai già citati carbonai che, in dialetto romanesco, vengono chiamati, per l'appunto, “carbonari”. Più suggestive, invece, la teorie che fanno riferimento alla società segreta della Carboneria.

LE CARATTERISTICHE
Ogni aspetto che riguarda la pasta alla carbonara sembra essere oggetto di controversia, dalla storia, al nome sino alla stessa ricetta della quale esistono diverse interpretazioni specialmente con riferimento all'utilizzo di uova intere o tuorli, di pancetta oppure di guanciale. La versione riconosciuta come tradizionale, comunque, prevede la realizzazione di un condimento a base di uova, pecorino grattugiato (meglio se romano), pepe e guanciale croccante precedentemente rosolato in padella nel suo stesso grasso. Anche sul formato della pasta esistono differenti scuole di pensiero. Sebbene, infatti, si prediliga l'utilizzo di pasta lunga (che siano spaghetti - più diffusi - piuttosto che bucatini), non manca chi, invece, preferisce prepararla con i rigatoni.

LA PRODUZIONE
Nonostante le possibili origini “internazionali” ed “interregionali”, la carbonara è, ormai, a tutti gli effetti una specialità della cucina romanesca. Non esiste una vera e propria ricetta codificata e, difatti, è possibile assaggiarla in diverse versioni anche nelle trattorie romane che propongono la cucina della tradizione. Non esiste uno specifico disciplinare che prescriva l'utilizzo del guanciale o della pancetta che, infatti, per molti sono considerati intercambiabili, sebbene con una diffusa propensione all'utilizzo del guanciale. Meno dubbi permangono, invece, sulla scelta del formaggio. Non mancano ristoratori che condiscono il piatto con Grana o Parmigiano ma il formaggio per la carbonara per eccellenza viene identificato, quasi unanimemente, nel pecorino grattugiato, meglio se romano DOP. La panna, da alcuni utilizzata per conferire cremosità al piatto, viene, invece, bandita dai veri “puristi” della ricetta.

LA CULTURA
Una ricetta considerata già così controversa e passibile di interpretazioni anche in patria, non può che generare una gran confusione a chilometri e oceani di distanza, specialmente se si tratta di una delle ricette più amate e famose della cucina italiana all'estero. Chi avesse il coraggio di assaggiarla durante uno dei propri viaggi, scoprirà piatti in poco o per nulla simili ad una vera carbonara italiana. Se in Giappone il pecorino viene arricchito, o del tutto sostituito, con la fantomatica panna, in Spagna, oltre alla panna, si aggiungono anche champignon e, per non farsi mancare nulla, anche la cipolla. E se in Germania e Francia per non “rischiare di sbagliare”, esistono preparati liofilizzati al gusto di carbonara (sic!), in Inghilterra si arriva persino a sostituire le uova con la besciamella. Ciò di cui dobbiamo essere orgogliosi, però, è che un piatto italiano sia talmente amato da voler essere riprodotto, seppur maldestramente, in tanti Paesi del mondo.

IN CUCINA
Tra tante incertezze che aleggiano attorno alla carbonara, una certezza c'è, ed è che si tratta di una ricetta abbastanza insidiosa. La lista corta degli ingredienti e la loro semplicità potrebbero trarre in inganno. La realtà dei fatti è che preparare una carbonara impeccabile è ben più difficile di quanto si possa pensare. Soprattutto nei passaggi finali, quelli che riguardano il condimento della pasta che dovrà risultare vellutato e cremoso anche senza l'aggiunta della panna. L'uovo, infatti, non dovrà essere aggiunto con il tegame sul fuoco, altrimenti si cuocerebbe e si rapprenderebbe ma, allo stesso tempo, non dovrà risultare liquido. Per ottenere la giusta cremosità ci si dovrà aiutare con un poco di acqua di cottura della pasta, dosandola alla perfezione affinchè il piatto non risulti troppo asciutto, ma facendo, comunque, attenzione che il condimento mantenga la giusta densità.

La ricetta: Pasta alla carbonara. Ingredienti (per 4 persone): 400 grammi spaghetti, 3 tuorli d'uovo, un uovo intero, guanciale, pecorino romano grattugiato, sale pepe.
Tagliare il guanciale a listarelle sottili e rosolarlo in una padella nel suo stesso grasso senza aggiungere altri condimenti. Quando risulterà ben croccante, spegnere il fuoco e lasciar riposare. Cuocere la pasta in acqua salata bollente e, nel frattempo, cominciare a sbattere le uova alle quali bisognerà aggiungere del pecorino grattugiato e del pepe. Correggere di sale e continuare a sbattere si quando il composto non risulterà cremoso e ben amalgamato. Scolare la pasta ancora al dente e farla saltare brevemente, con un poco di acqua di cottura, nel tegame con il guanciale rosolato. Spegnere il fuoco ed aggiungere il composto a base di uova e pecorino e mescolare bene il tutto fin quando la pasta non risulterà uniformemente condita e cremosa. Servire in tavola spolverando con dell'altro pecorino grattugiato e, se lo si desidera, un poco di pepe.

IL TERRITORIO
Si dice che tutte le strade portano a Roma. Bisognerebbe aggiungere che ogni strada di Roma porta a qualche prezioso tesoro della storia e dell'arte del nostro pianeta. La capitale è, infatti, un'inesauribile fonte di bellezze archeologiche, architettoniche, pittoriche e chi più ne ha più ne metta. Ogni epoca è mirabilmente rappresentata ed ogni stile trova la propria massima espressione. Basta passeggiare per le vie del centro baciate dal sole, per rimanere incantati dall'abilità dei più grandi maestri della storia dell'arte che hanno lasciato ovunque preziose testimonianze della loro abilità e del glorioso passato della nostra capitale.
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