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Europa, Usa, Mar Rosso, 500mila italiani all'estero a Capodanno Assoviaggi, bene anche Maldive, Zanzibar e Tailandia

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(ANSA) - ROMA, 01 GEN - Le grandi capitali europee, con Parigi ovviamente in testa, ma anche il Mar Rosso seguito dagli emergenti Oman, Emirati Arabi, Qatar e Arabia Saudita.

E poi Maldive e Zanzibar e anche Tailandia. Senza dimenticare le amate Canarie e ovviamente gli States con New York regina.

Il Capodanno ha dimostrato che, se la maggior parte degli italiani si è regalata vacanze italiane, al contempo si sta risvegliando anche il piccolo ma vivace esercito che parte per l'estero.
    Dopo oltre due "feroci" anni di stop imposti dalla pandemia, secondo i calcoli di Assoviaggi, l'associazione delle imprese delle agenzie di viaggio e dei tour operator Confesercenti, sono oltre 500mila i connazionali che hanno trascorso oltre confine l'ultima notte dell'anno. Una buona notizia per il turismo organizzato, il cui bilancio del 2022 è ancora insoddisfacente: la ripartenza, infatti, ha riguardato soprattutto le strutture ricettive, mentre agenzie di viaggi e tour operator hanno registrato una ripresa più lenta, in un quadro condizionato dall'aumento dei costi di gestione e dei prezzi. L'Europa resta la meta più scelta dai turisti fai-da te per la sua capacità di coniugare cultura e divertimento, ma è in crescita anche la richiesta di viaggi di medio e lungo raggio.
    Gli italiani cercano mete culturali o spiagge da cartolina - magari entrambe - per passare un'ultima notte dell'anno diversa.
    Torna prepotentemente l'Egitto, scelto sia per le ricchezze del patrimonio culturale millenario della terra dei faraoni, che per le sue località balneari. Ma tutta l'area del Medio Oriente vede una domanda in crescita: l'Oman, ricco di siti Unesco e di spiagge, gli Emirati Arabi, il Qatar e anche l'Arabia Saudita, il cui piano di investimento nel turismo sta dando i primi risultati. I numeri sono ancora piccoli, perché si tratta di una meta per chi può permettersela: servono circa 7 mila euro per festeggiare il 2023 in Arabia, i cui tesori culturali - come le città Nabatee - sono sempre stati di difficile accesso per il turismo e dove oggi l'esclusività del viaggio sta nell'essere tra i primi o tra i pochissimi viaggiatori al mondo a visitare il Paese.
    Fa il pieno di italiani anche l'oceano Indiano, in testa Maldive e Zanzibar, e qualcuno torna anche in Tailandia. Ottimi numeri per le Canarie e gran ritorno del Capodanno negli Stati Uniti, con una preferenza per New York e Miami nonostante il cambio sfavorevole. "Dopo oltre due anni di stop, per queste feste si registra finalmente un primo ritorno del turismo outgoing, diretto fuori dall'Italia. Le difficoltà rimangono: i prezzi dei viaggi sono aumentati del 20-30%, e la situazione internazionale non aiuta.
    Ma la domanda dei viaggiatori italiani per alcune destinazioni vede comunque una ripresa, anche se i livelli pre-covid sono ancora lontani", spiega Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi. (ANSA).



La grande bellezza di Zanzibar tra maree e spiagge deserte

STONE TOWN - E’ la luna a segnare la vita e i paesaggi di Zanzibar, arcipelago africano composto da due isole principali, Unguja e Pemba, e da tanti piccoli isolotti corallini, affacciati sull’oceano Indiano a 40 chilometri dalla Tanzania. Le maree trasformano la conformazione delle spiagge e fanno spuntare al largo della costa distese di sabbia abbaglianti e deserte, che si avvicinano molto alla nostra idea di paradiso. Da qualche anno l’isola africana si è trasformata in una destinazione turistica di lusso, attenta però a salvaguardare la natura con la nascita di parchi marini protetti e riserve naturali che curano tartarughe e delfini e con strutture alberghiere a basso impatto ambientale. Se la luna, simbolo femmineo dell’universo, è così determinante per l’isola, altrettanto lo è il mare, fonte di sostentamento per la popolazione di pescatori e di continue scoperte e meravigliose attrazioni per i tanti turisti, sedotti dal suo colore, così difficile da descrivere: tratti di sabbia candida e impalpabile contrastano con il profondo blu dell’oceano Indiano e con il verde anice della costa sabbiosa, caratterizzata da ampie baie protette da speroni rocciosi che si alternano a distese di rena più fine del borotalco. Sulla costa orientale ci sono arenili mozzafiato - da Matemwe con le palme da cocco e un reef coloratissimo a Kiwengwa con i suoi tanti resort e i locali sulla spiaggia - dove l’acqua passa dal verde menta all’azzurro celeste e quasi bianco del litorale, molto apprezzato da chi pratica il kitesurf. Con la bassa marea su questo tratto di costa spuntano lingue di sabbia corallina al largo della costa come Nakupenda, chiamata “l’isola che non c’è”. 
La parte settentrionale di Zanzibar è amata da chi si immerge o fa snorkeling: da Nungwi, dove non c’è mai bassa marea, si raggiunge l’isola di Mnemba, un atollo paradisiaco che appartiene al magnate statunitense Bill Gates e dove è impossibile sbarcare; qui, davanti alle sue coste abbaglianti, è possibile nuotare o fare snorkeling o fermarsi poco più in là su spiagge bianche e deserte, abitate solo da alberi di cocco e da piccoli granchi, bianchi come la sabbia finissima. Qui, davanti a questo tratto di costa, decine e decine di delfini accompagnano le ngalawa, le imbarcazioni della tradizione swahili dei pescatori, da cui si godono il mare più limpido e i tramonti più infuocati.
Capitale dell’isola è Stone Town, una città piena di contraddizioni e dal fascino coloniale, patrimonio dell’Umanità per l’Unesco per i suoi edifici storici che testimoniano il vivace passato commerciale. La città storicamente ha conosciuto grandi momenti di dolore e intolleranza, come quando era il maggior mercato di schiavi dell’Africa orientale; oggi, nonostante la povertà e le difficoltà, prevale tra la popolazione un inatteso spirito di convivenza tra diverse etnie e religioni: musulmani, anglicani, cattolici e indù. Là dove c’era il mercato degli schiavi, nel 1873 venne costruita una chiesa anglicana che oggi si visita assieme al vicino museo della schiavitù. In città meritano una sosta il mercato che ospita l’asta del pesce e che profuma di spezie, dal cardamomo ai chiodi di garofano per cui Zanzibar è famosa in tutto il mondo; la fortezza portoghese al cui interno si trova un anfiteatro che ogni febbraio, quest’anno dall’8 all’11, ospita il festival Sauti za Busara, che omaggia la musica africana con artisti provenienti da tutto il mondo. Sul lungomare si affaccia Beit el-Ajaib, un grande edificio puntellato per i crolli e oggi abbandonato: era il Palazzo delle Meraviglie, il primo in città con ascensore e luce elettrica e un giardino esotico, appartenente al terzo sultano dell’Oman, che lo costruì per la consorte. Nel cuore di Stone Town, tra viuzze annerite dalla muffa e macchiate dai colori dell’artigianato zanzibarino, non può mancare una sosta sotto la casa dove nacque e visse la celebre rockstar Freddie Mercury e all’House of Spices, la casa delle spezie, dove si possono acquistare anche oggetti d’artigianato locale. Sulla turistica Gizenga street alcune associazioni femminili no profit come Dada Zanzibar e Sasik, women cooperative hanno aperto botteghe dove creano oggetti e tessuti zanzibarini dai toni di batik: cuscini, vestiti e tovaglie fatti a mano e su commissione. E’ un modo di sopravvivere, il loro, creando attraverso i colori e la manualità e garantendo alle famiglie più bisognose ciò di cui necessitano.
Infine per un pranzo o una cena in terrazza a base di zuppa di patate e limone, aragosta, manioca e banane fritte e dolci allo zenzero con semi di baobab, è bene recarsi nell’hotel Emerson Spice; è la casa zanzibarina di un mercante completamente ristrutturata, con camere tutte diverse l’una dall’altra, dedicate a donne della cultura e della musica, e che sembra uscire da un film di spionaggio: qui, tra fontanelle maiolicate e giardini segreti, si rivive un’originale atmosfera coloniale prima di rimettersi in cammino per l’isola.
Uscendo dalla città si entra nella vita degli altri zanzibarini, quelli che non possono permettersi il lusso di una casa in mattoni in città: le loro case in fango, legno e makuti, la tipica paglia ricavata dalle foglie di palma, sorgono lungo il ciglio delle strade che attraversano Unguja, l’isola principale, da Nungwi, nell’estrema punta settentrionale, fino a Kizimkazi, a sud. Si viaggia tra piccoli villaggi di pescatori e sobborghi dove bancarelle e laboratori artigianali all’aperto ospitano giovani zanzibarini che vendono ananas, cocchi, banane e intagliano il legno creando oggetti, porte e mobili che servono per abbellire le case di città. I villaggi sorgono a ridosso di labirinti di mangrovie e vaste coltivazioni di zenzero, cannella e chiodi di garofano, dove è imperdibile una visita ai giardini dedicati alle spezie: qui si ammirano le piante più strane e rare utilizzate nella medicina tradizionale e si assaggiano i più strani frutti tropicali.
C’è infine un luogo, dieci chilometri a nord della capitale, che merita di essere visitato: il Montessori School Nursery & Primary and Orphanage di Zanzibar, l’unica struttura privata che ospita bambini abbandonati in tutta l’isola. Nata 11 anni fa grazie alla determinazione e alla tenacia di Suzanne, donna di 47 anni che, con coraggio e un amore grande e sconfinato come il continente dove vive, si occupa di educare, allevare e crescere figli non suoi in una struttura montessoriana che è molto più di un edificio dove si studia o si viene accolti: è una casa, una famiglia, un luogo dove si riceve aiuto e amore. Suzanne, la grande “mami” di tutti, ci vive con quattro sue figlie e 46 piccoli – Aisha, Maria, Ali, Mohamed, Hamidi, Omar e tutti gli altri bambini orfani dai 2 ai 17 anni - che sono stati abbandonati o semplicemente dimenticati dalle loro famiglie d’origine. E’ impossibile non entrare nell’edificio, le cui mura sono tappezzate di disegni delle manine colorate dei bambini, che ti entrano dentro come un pugno e ti accarezzano il cuore. C’è una scritta sulla parete che esprime in modo semplice e inequivocabile il motto della struttura, fortemente voluta da Suzanne: «Siate saggi, lavorate duro, rispettatevi e aiutatevi l’un l’altro». Suzanne vive di donazioni e dell’aiuto di volontari provenienti da tutto il mondo che portano medicine, vestiti, cibo, libri e quaderni da colorare. Chiunque può aiutarla, semplicemente contattandola su Facebook: www.facebook.com/Montessori-School-and-Orphanage-in-Bububu-Zanzibar-Tanzania-156977844454756/
Per organizzare il viaggio, il soggiorno e le visite con guide che parlano italiano è possibile rivolgersi a Veratour, che ha sull’isola due tra i più bei villaggi del gruppo: il Veraclub Zanzibar Village a Kiwengwa e il Veraclub Sunset Beach a Nungwi, entrambi curati, sicuri e tranquilli. Il primo si trova sulla costa orientale dell’isola, lungo l’ampia spiaggia di Kiwengwa, immerso in una lussureggiante vegetazione tropicale con bungalow a un piano; l’altro, a nord dell’isola, invece, offre piccoli edifici di due piani e una spiaggia di sabbia fine e bianca, intervallata dalle rocce. 
ansa

Viaggio a Zanzibar sull’isola delle maree tra spiagge esotiche e tramonti mozzafiato

(di Ida Bini - ansa)

Lingue di sabbia candida e impalpabile contrastano con il profondo blu dell’oceano Indiano; ampie baie protette da speroni rocciosi si alternano a distese di rena spazzate da un vento implacabile mentre labirinti di mangrovie e vaste coltivazioni di zenzero, cannella e chiodi di garofano nascondono deliziosi villaggi esotici di tufo. E’ Zanzibar, isola africana situata davanti alle coste della Tanzania, conosciuta per il suo mare incontaminato, le sue spezie e le maree che segnano la vita della gente e trasformano i paesaggi.

Da qualche anno l’isola – anzi l’arcipelago composto da due isole principali, Unguja e Pemba e da numerose isole minori - si è trasformata in una destinazione di lusso, attenta però a salvaguardare la natura – qui davvero generosa – con una rigida politica ambientale che ha visto nascere da poco tempo parchi marini protetti e riserve naturali, servizi turistici ecosostenibili e strutture alberghiere a basso impatto ambientale. E’ un’isola piena di paesaggi indimenticabili e di contrasti, ma anche di contraddizioni dove spesso il lusso esagerato di certi resort stride con la povertà dei villaggi dei pescatori.


La stessa capitale
Stone Town, patrimonio dell’umanità dell’Unesco per i suoi edifici storici del 1600, che testimoniano il vivace e ricco passato commerciale, rischia di perderli per la friabilità della pietra locale con cui sono stati costruiti, nonostante l’istituzione di un’autorità di conservazione che dovrebbe monitorare gli eventuali crolli. La città, però, merita di essere visitata per le sue architetture coloniali, le moschee e le chiese che testimoniano un passato di dominazioni arabe, indiane, portoghesi e inglesi, ma anche per i mercatini e le tante botteghe.

Da visitare assolutamente ci sono l’imponente
Beit el-Ajaib, palazzo con alte colonne e scalinate decorate in argento, abitato da un sultano fino a quasi 50 anni fa; l’House of Spices, la casa delle spezie, che si possono acquistare insieme a oggetti d’artigianato e dove si può pranzare nel ristorante sul tetto; e la Zanzibar Gallery, spazio aperto nella casa dove nacque e visse la celebre rockstar Freddie Mercury, trasformato in centro commerciale. Imperdibile, infine, è il lussuosissimo hotel Emerson & Green, nel secondo palazzo più alto della città con terrazza panoramica e il ristorante Tower Top.

Otto chilometri a sudovest della capitale, raggiungibile con un breve viaggio in barca dalla spiaggia di
Mbweni, sorge Chumbe Island, circondata da un parco marino protetto e dalla barriera corallina: per trascorrervi qualche giorno e fare snorkeling nei punti migliori tra coralli, tartarughe e delfini è necessario rivolgersi alla direzione del Parco (www.chumbeisland.com) che organizza visite e brevi soggiorni nei bungalow immersi nella vegetazione.

Per scoprire altre spiagge e tratti di mare insuperabili conviene viaggiare verso sud dalla capitale dove, durante la bassa marea, si possono ammirare la barriera corallina e i fondali. A sud dell’isola, in località Kizimkazi, è stato da poco inaugurato su una lingua di sabbia accecante
The Residence (www.theresidence.com/zanzibar), resort esclusivo e lussuoso. Qui si nuota tra i delfini e ci si rilassa in spiaggia sotto alte palme da cocco o nella Spa – esperienza da non perdere – immersa in un giardino tropicale di due ettari.

Sull’altro versante di Zanzibar si possono scegliere spiagge altrettanto affascinanti, punteggiate dalle ngalawa, le imbarcazioni tipiche dei pescatori zanzibari:
Matemwe con le palme da cocco e un reef coloratissimo e Kiwengwa con i suoi tanti resort e i locali sulla spiaggia. E, ancora, nell’estrema punta settentrionale c’è Nungwi, che si raggiunge in meno di un’ora da Stone Town, che regala i colori più belli del mare - qui c’è sempre alta marea - e i tramonti infuocati e dove si può alloggiare nel Kilindi Luxury Resort con 15 stupende ville che funzionano a energia solare e recuperano l’acqua piovana o nel My Blue Hotelwww.mybluehotel.com) e la sera ci si diverte nei tanti localini sulla spiaggia. Non lontano – circa 30 minuti di battello dalla costa - sorge la tranquilla isola privata di Mnemba con il resort tra i più esclusivi al mondo: il Mnemba Island Lodge (www.mnemba-island.com), l’unico dell’isola corallina, anch’esso rispettoso dell’ambiente e attento all’uso di materiali ecologici. Infine, sempre sul versante orientale di Zanzibar, si trova Bwejuu, una delle spiagge più affascinanti dove con la bassa marea si può camminare tranquillamente fino al reef; qui si può alloggiare nell’esclusivo e impeccabile Baraza Resort & Spa (www.baraza-zanzibar.com), un vero paradiso in terra di Zanzibar. (