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Abu Dhabi, tra storia e cultura Musei, palazzi, forti, villaggi e riti beduini nel deserto

 

ABU DHABI - Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi, è una città ricca di cultura e di storia che sorprende per i suoi contrasti: sfarzosi palazzi d'epoca tra costruzioni avveniristiche, forti costieri trasformati in centri d'arte e antichi villaggi beduini, tutelati dall'Unesco, nelle oasi del deserto che la circonda.

Fondata nel 1791 dalla tribù dei Bani Yas, è una città che corre verso il futuro con grattacieli, torri e strutture audaci, come la vicina Dubai, e con un totale rispetto verso le sue tradizioni. Tanti sono i punti di interesse da scoprire per apprezzare la sua cultura, come il forte Qasr Al Hosn, il palazzo Qasr Al Watan, il museo Louvre Abu Dhabi e il Qaryat al Torath Heritage Village.

Qasr Al Hosn è uno storico forte, circondato da grattacieli altissimi che luccicano da lontano: è il monumento commemorativo dell'intera nazione, simbolo della storia di Abu Dhabi. Situato nel cuore della città, l'edificio sorge su una torre di guardia in corallo e pietra marina, costruita alla fine del XVIII secolo, la struttura più antica dell'isola di Abu Dhabi, e all'interno ospita la Casa degli Artigiani, che celebra il patrimonio artistico e la tradizione artigianale degli Emirati Arabi Uniti.
    Un altro simbolo della capitale e dell'intero Paese è il Louvre Abu Dhabi, il primo museo universale del mondo arabo che difende e promuove lo spirito di apertura tra le culture, rivelando le storie di connessioni tra le civiltà. Capolavoro dell'architettura contemporanea, sorge sull'isola di Sa'diyyat, distretto culturale della capitale, ed è il più grande museo della penisola arabica, con una struttura che di per sé è un'opera d'arte: il tetto a cupola, le cui geometrie si ispirano alle tradizionali foglie di palma ricoperte di paglia, è costituto da 7.850 stelle ripetute in diverse dimensioni e angolazioni che creano una "pioggia di luce", quando i raggi del sole le attraversano. Le sue gallerie ospitano opere d'arte internazionali che abbracciano la storia dell'umanità, in particolare due opere di Leonardo, altrettante opere di Picasso e uno dei celebri ritratti di Napoleone del pittore francese David.
    Qasr Al Watan, palazzo presidenziale ancora in funzione, invita a scoprire la ricca eredità di conoscenze e tradizioni che hanno plasmato la storia degli Emirati Arabi Uniti. Il palazzo è un'icona nello skyline di Abu Dhabi, con un design perfettamente realizzato per rendere omaggio al patrimonio arabo.
    A poco più di un'ora di auto dal cuore della capitale, la regione di Al Ain ospita alcuni dei villaggi più antichi del mondo ed è stata dichiarata patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
    Per scoprirli si passeggia lungo i sentieri ombreggiati dell'oasi di Al Ain, che ospita oltre 147mila palme da dattero e alberi da frutto su 1.200 ettari ed è alimentata da un sistema di irrigazione in funzione da 3mila anni. Oppure si visita il Qaryat al Torath Heritage Village, con un souk di una trentina di bancarelle che offrono prodotti artigianali e alimentari della tradizione emiratina. Qui si possono osservare le donne beduine mentre creano splendidi pezzi d'artigianato e scoprire abiti tradizionali, spezie, profumi, prodotti a base di palma da dattero e accessori. Chi è alla ricerca di un po' di avventura può recarsi al Parco del deserto di Jebel Hafit, dove fare escursioni a piedi o in bicicletta e godersi un esclusivo glamping nel deserto del rifugio Liwa Nights, che dà la possibilità di scoprire da vicino la cultura beduina. Nell'oasi di Liwa è possibile fare escursioni con il quad, partecipare a un safari o cavalcare un cammello sulle dune, prima di trascorrere la serata ad ammirare il cielo stellato.
    Per maggiori informazioni: dctabudhabi.ae e visitabudhabi.ae (ANSA).

Le Muse inquiete, la Biennale tra arte e storia

 Le Muse inquiete, la Biennale tra arte e storia © ANSA

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VENEZIA - Arti e Storia. In 125 anni di vita, fin dalla prima esposizione d'arte del 1895, La Biennale di Venezia non ha potuto sottrarsi a questo binomio. Un confronto, a seguire il percorso della mostra "Le Muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia", al Padiglione centrale dei Giardini, fino all'8 dicembre, che si fa serrato, come oggi, in quel "secolo brevissimo" che va dagli anni '20, quando la mano e la volontà del fascismo si allungano sull'istituzione, ai grandi momenti della rinascita post-bellica, con la memorabile mostra d'arte del '48 (Picasso per la prima volta o la "scoperta" dell'arte statunitense grazie a Peggy Guggenheim), alle contestazioni del '68, all'irrompere della guerra fredda e della caduta del Muro di Berlino, fino agli anni '90 con gli albori della globalizzazione e il cambio di Statuto e il passaggio dell'ente a Fondazione. Spinta da uno di quei grandi eventi che cambiano la storia, la pandemia da Covid19 - come prima è successo con le guerre, i conflitti sociali, gli scontri generazionali e le profonde trasformazioni del '900 che "hanno premuto contro i confini dell'Istituzione veneziana" a dirla con Cecilia Alemani, coordinatrice del progetto e direttrice dell'esposizione d'arte slittata al 2022 - la Biennale ha voluto fare i conti con le sue vicende in rapporto alla società, alla politica, ai grandi eventi del mondo. Nel vastissimo materiale custodito all'Asac, l'archivio storico della Biennale - presto trasferito e ampliato negli spazi e negli - accessi - i direttori delle sei "muse" - Arte, Architettura, Cinema, Teatro, Musica e Danza - hanno scovato documenti, lettere, ritagli di giornale, quadri, registrazioni, video che, assieme a filmati rarissimi messi a disposizione dall'Istituto Luce, hanno dato vita all'esposizione, suddivisa in 12 sale. Una esposizione delle Biennali, del lavoro per realizzarle, della persone che le hanno guidate, delle censure del totalitarismo e delle libertà, del suo saper essere stata stata, nei due dopoguerra, a dirla con la curatrice, "faro di speranza nella rinascita civile dell'Italia e di molte altre nazioni". Più di mille documenti danno vita a "una mostra molto densa", spiega Cecilia Alemani, che ripercorre passo dopo passo, sotto titoli "chiave", "i momenti di crisi, di trasformazioni, di rivoluzioni, di introduzione di nuovi linguaggi artistici che, in una disciplina o nell'altra, hanno marcato la storia della Biennale". Ad accompagnare il visitatore, lungo il percorso allestito da Formafantasma, una utile pubblicazione che sopperisce di fatto alla quasi assenza di didascalie vicino al materiale esposto al fine di evitare "aggregazioni di persone" attorno a una bacheca o un tavolo. Ogni elemento, ogni raccolta di atti attorno a un singolo evento, a una "censura" o a uno "scandalo", anche mediatico, è motivo per aprire uno squarcio sul confronto-scontro tra arti e storia, per comprendere quel procedere per strappi e connessioni: dalla mostra del Cinema che dal '38 diventa strumento di propaganda fascista, alla causa di De Chirico contro la Biennale, al dipinto girato di Gastone Novelli e gli scontri in piazza del '68, alla protesta per il golpe in Cile nel '74 o la Biennale del Dissenso del '77 di Carlo Ripa di Meana; oppure, su fronti diversi lo scandalo per il dipinto del 1895 di Giacomo Grosso premiato e censurato dalla chiesa o le opere 'osè' di Jeff Koons con Ilona Staller. Tra le curiosità, ma drammatico segno dei tempi, la visita alla mostra d'arte di Hitler nel '34, con il suo rifiuto di un'opera di Seibezzi che gli viene offerta perché non gli sembra rappresenti bene Venezia, e il repentino cambio con un altro dipinto che ritrae delle barche. Da tutto traspare quell'inquietudine che attraversa le arti di fronte alla storia, "le muse inquiete" del titolo. perché, come dice il presidente della Biennale Roberto Cicutto, "l'inquietudine è il motore della ricerca che ha bisogno di confronto per verificare ipotesi e ha bisogno della storia per assorbire conoscenza".

Week End: Mostre; Arte Fiera e storia


A Bologna la quarantesima edizione di Arte Fiera, con centinaia di iniziative in tutta la città e due grandi rassegne, a Milano la storia delle assicurazioni dal Medioevo a oggi con documentazione rarissima e opere d'arte, sono gli eventi espositivi di maggior rilievo che si aprono nel week end. Che vede anche a Roma la mostra del brasiliano Sidival Fila, francescano e artista che si ispira allo Spazialismo per i suoi arazzi-scultura di lino antico o broccati. 

BOLOGNA - Aperta dal 29 gennaio all'1 febbraio, Arte Fiera 2016 festeggia la 40/a edizione con 190 Gallerie d'arte moderna e contemporanea (il 41% in più dal 2013), 222 espositori totali (il 28% in più dal 2013). Straordinaria esposizione di arte italiana moderna e contemporanea, la rassegna bolognese si estende per 20.000 mq di esposizione e presenta oltre 2.000 opere, con circa mille artisti rappresentati. A partire dalla mostra 'Arte Fiera 40' che si articola in due sedi espositive: nella Pinacoteca è ospitata la sezione 'Lo sguardo delle Gallerie sulla grande arte italiana', che allinea i maggiori esponenti di quattro decenni di produzione artistica italiana con le giovani promesse che saranno i maestri del futuro dell'arte contemporanea. Mentre al Mambo - Museo d'Arte Moderna di Bologna è allestita 'Storia di una Collezione', dove è esposta una selezione di opere acquisite da BolognaFiere. Sempre più ricco il programma degli appuntamenti di Art City Bologna e della Notte Bianca dell'arte del 30 gennaio con centinaia di eventi. 

MILANO - Dal 29 gennaio al 9 aprile, lo Scalone Monumentale della Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani ospita una mostra che ripercorre 700 anni di storia dell'assicurazione, dal Medioevo a oggi. L'esposizione, dal titolo 'Scacco al rischio! Fortuna, sventura, calcolo nell'assicurazione dal Medioevo ad oggi' presenta rari materiali come libri, polizze, targhe, manifesti, provenienti dalla Fondazione Mansutti di Milano, che conserva una collezione specialistica unica al mondo. La rassegna ripercorre le tappe fondamentali di un viaggio che dalla Firenze di Giotto e Petrarca passa dalla Spagna per arrivare alla fine del 1500 in Olanda e quindi in Inghilterra, da dove l'assicurazione si è infine diffusa in tutto il mondo, per giungere alla contemporaneità. Il percorso si sviluppa seguendo tre aree cronologiche. Se per il Medioevo si può vedere la polizza di assicurazione più antica pervenutaci, stilata da un notaio genovese il 18 febbraio 1343 (Archivio di Stato di Genova), per il '900 ecco i maggiori artisti dell'epoca che realizzarono le pubblicità delle compagnie di assicurazioni: Boccioni, Dudovich, Metlicovitz, Hohenstein, Mucha e altri ancora. 

ROMA - Informale, concettuale, astratto, il tutto rigorosamente rielaborato su lini antichi, broccati o merletti nel segno dello Spazialismo: sono le 'Metamorfosi' dell'artista brasiliano Sidival Fila, frate francescano che vive a Roma, esposte da oggi al 19 febbraio negli spazi della Galleria Candido Portinari di Palazzo Pamphilj, sede dell'Ambasciata del Brasile in Italia, che ha collaborato alla realizzazione della mostra. Esposte circa dieci opere, grazie alle quali è possibile addentrarsi nel linguaggio espressivo e poetico di Fila, dove il segno contemporaneo si sposa alle suggestioni della tradizione. La vocazione religiosa, sopraggiunta agli inizi degli anni '90 e il successivo ingresso nell'Ordine dei Frati Minori di San Francesco d'Assisi (è stato ordinato è ordinato sacerdote a Roma nel 1999), ha momentaneamente interrotto un'attività creativa espressa soprattutto attraverso la pittura. Ripresa quindi nel 2006, maturando un proprio stile personale sotto l'influsso dell'Action Painting, dell'arte informale europea e dello Spazialismo. (ANSA)