A Lugano un omaggio a Giovanni Segantini. La Svizzera italiana ricca di cultura raggiungibile dal Sacro Monte Calvario di Domodossola

Trittico della natura

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Fino al prossimo 10 novembre, al Museo d’arte della Svizzera italiana è possibile visitare la mostra Sublime. Luce e paesaggio intorno a Giovanni Segantini. Si tratta di un nuovo allestimento della collezione intorno al monumentale “Trittico della Natura” del grande maestro. Partendo dalla riflessione sul concetto di ciò che artisticamente si può definire Sublime, l’esposizione traccia un percorso visivo della pittura di paesaggio, intesa come espressione del “Sentimento di montagna”, in Svizzera e all’estero dal XVIII al XXI secolo. Al centro dell'iniziativa il mondo alpino, da quello romantico di William Turner fino a quello contemporaneo della coinvolgente installazione video “Die Magische Bergwelt in den Filmen von Daniel Schmid” dello svizzero This Brunner, 
 
PERCHE' ANDARE
 
Curata da Cristina Sonderegger e Francesca Benini la mostra che si dispiega attorno ai due grandi lavori di Segantini e Brunner collocati uno di fronte all’altro, mette in scena una  sessantina di opere. Il percorso espositivo si apre con un protagonista del romanticismo europeo, William Turner e due illustri interpreti della mitologia alpina, Alexandre Calame e il giovane Ferdinand Hodler. Seguono i lavori di Giovanni Giacometti e Umberto Boccioni e di alcuni artisti contemporanei per cui la rapprentazione della montagna diventa ambivalente. Infatti nell’assemblaggio intitolato “Oh Ubi” gli elvetici Lutz e Guggisberg riprendono in chiave ironica il significato simbolico e identitario di cui è stato investito il soggetto alpino in Svizzera. Balthasar Burkhard nelle fotografie del Bernina ne ripropone invece la forza romantica, mentre Not Vital, da sempre legato all’Engadina, traspone il mondo alpino nell’installazione composta da 170  “palle di neve” in bronzo patinato di bianco che chiude la mostra.
 
DA NON PERDERE
 
Ricordiamo che in mostra sono presenti numerosi dipinti di paesaggio e vita rurale eseguiti da artisti ticinesi, in cui è possibile ritrovare un senso di sublimazione. Filippo Franzoni interpreta i paesaggi locarnesi come stati d’animo, aprendosi a una sensibilità simbolista; nei paesaggi montani di Luigi Rossi le figure rurali sono portatrici di quei valori esistenziali vicini al modello segantiniano, anche se contraddistintiti da una specificità e una valenza identitaria ticinese. In questo senso è interessante anche l’opera fotografica di Roberto Donetta nella quale è documentata la vita in trasformazione verso la modernità della valle di Blenio.
 
Sublime. Luce e paesaggio intorno a Giovanni Segantini
Fino al 10 novembre 2019
Luogo: Lugano, Museo d’arte della Svizzera italiana, sede LAC
Info: www.masilugano.ch

Cracovia, capitale europea della cultura gastronomica 2019

Cracovia iStock. © Ansa
CRACOVIA - Verdure fresche, frutta, pane, pasta, formaggi, orzo, carne e insaccati: le materie prime della tradizione polacca e le tante influenze gastronomiche hanno contribuito a creare in Polonia, e in particolare a Cracovia, un’arte culinaria di alta qualità. Per questo motivo l’Accademia europea di gastronomia ha premiato la città polacca, nominandola Capitale della Cultura gastronomica europea. Per festeggiare l’importante riconoscimento i giardini dell’ambasciata della Repubblica di Polonia a Roma hanno ospitato la serata “Assaggi di Cracovia”, organizzata dall’Ente nazionale polacco per il turismo attraverso la campagna on-line #Polognam. L’evento ha ospitato lo show cooking di Michal Cienki e Wiktor Kowalski, i due chef dello storico e pluripremiato ristorante ”Art” nel centro storico di Cracovia. Il menu proposto dagli chef, illustrato agli ospiti dall’influencer Federica Piersimoni e da Giulio Rossi, fondatore di ricettedellanonna.net, recupera la tradizione gastronomica polacca e la rivisita in modo moderno e attuale. «Art è uno dei ristoranti d’autore che offrono uno sguardo fresco alla cucina polacca», ha spiegato Barbara Minczewa, direttrice dell’Ente nazionale polacco per il turismo «negli ultimi anni si sta reinventando, attingendo ad antiche tradizioni e ai prodotti locali per proporre dei piatti che riflettono la varietà culturale e naturalistica del territorio. Con il loro tocco moderno rispetto alla tradizione e l’attenzione alla presentazione dei piatti, gli chef di Art ci faranno vivere l’eleganza della cucina dell’antica capitale della Polonia e le sue varie influenze storiche».
Cracovia, l’antica città dei re, è stata capitale della Polonia fino al 1596 ed è il capoluogo della Małopolska, la regione con più prodotti Igp e Dop del Paese, uno territorio di straordinaria ricchezza di materie prime. Tra i prodotti più ricercati dagli chef, dai gourmet e dai ristoratori spiccano i formaggi DOP Oscypek, la redykolka e la bryndza; la carne d’agnello della regione di montagna Podhale e la salsiccia lisiecka; le mele di Lack, le prugne di Sechna e i fagioli “Piekny Jas”.
Da qualche anno Cracovia è la più dinamica fra le realtà gastronomiche della Polonia, un laboratorio dove la creatività e l’innovazione stanno contribuendo a valorizzare la tradizione e la storia della cultura del cibo dell’intero Paese. La città sta vivendo una rinascita anche della ristorazione: la guida Michelin segnala 26 ristoranti, la Gaullt et Millau quasi il doppio e l’associazione Slow Food ne consiglia otto. Al successo dei locali di Cracovia contribuisce anche l’amtosfera unica che si vive mangiando nel centro medievale, patrimonio dell’Unesco, nel quartiere ebraico Kazimierz e nel lungo Vistola.
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Taxi per l'aeroporto, Amsterdam e Londra le più care Lisbona la capitale più economica, Roma nona su quindici

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BRUXELLES - Con 36 euro in media per percorrere 30 km, Roma è tra le capitali europee più care per i viaggi in taxi aeroporto-centro città. Ma è comunque economica se paragonata a Amsterdam, dove un taxi per i 20 km da Schiphol al centro costa oltre 52 euro, o Londra, dove per Heathrow (25km) ci vogliono in media 50,6 euro.
I conti li ha fatti www.Taxi2Airport.com, sito specializzato in trasferimenti dai centri urbani agli aeroporti, che ha realizzato una classifica con 15 capitali europee. Roma occupa il nono posto, mentre ai primi ci sono le città dove in media si spende meno: Lisbona (5,8 euro per 5,4 km), Madrid (19 euro per circa 15km) e Berlino (20,1 euro per 10,8km). 

Street Art, in Abruzzo c'è il lupo buono. Scritta Cappuccetto Rosso 'In bosco per lui, ora diffidi uomini'

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CIVITELLA ALFEDENA (L'AQUILA) - Natura, Arte e Cibo si incontrano il 24 agosto a Civitella Alfedena, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, per la seconda edizione di "Civitella Street Art". Tra musica, laboratori di live painting e degustazioni dei prodotti locali i cittadini e i tanti turisti che ancora affollano la montagna abruzzese potranno ammirare i numerosi murales che sono stati realizzati. In particolare un murales è diventato virale nell'ultimo periodo in virtù della sua particolare storia.
    Realizzato da Nicola D'Amico la pittura, ispirata ad uno scatto fotografico di Nadia Navelli, è stata realizzata in onore del Lupo, simbolo cardine di questo borgo appenninico e in concomitanza dell'inaugurazione della "nuova" via dei Lupi: trekking che partendo da Tivoli (Roma) esplora tre aree protette che tutelano il pre-Appennino e l'Appennino e che si conclude proprio a Civitella Afedena, luogo che ha scritto uno dei più significativi capitoli in merito al recupero dell'habitat del lupo, inaugurando già negli anni '70 una delle primissime aree faunistiche di questo grande predatore. Il murales di D'Amico rappresenta un lupo con Cappuccetto Rosso e la scritta "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli essere umani". Il messaggio vuole far riflettere su come spesso l'essere umano possa interagire negativamente con la Natura e come al giorno d'oggi sia necessario ristabilire una giusta connessione con essa.
    "L'idea della Street Art a Civitella Alfedena - racconta Nicola D'Amico - nasce successivamente alla realizzazione di alcuni murales che dipinsi per riqualificare delle aree degradate all'interno del borgo con l'utilizzo di pitture a tema naturalistico in accordo con le architetture del paese. Oltre ad essere una forma d'arte oramai di tendenza la Street Art rappresenta di per sé un biglietto da visita ed una propaganda per un luogo. L'aneddoto sulla storia di questo murales è riconducibile ad un episodio della mia vita, quando avevo all'incirca 6 o 7 anni sono stato attaccato da un lupo all'interno del centro abitato del paese ed oltre ad aver riportato alcune cicatrici devo riconoscere di aver rischiato davvero la vita se non fosse stato per il tempestivo intervento di mio padre. Ebbene a distanza di molti anni non solo non nutro timore o rancore verso questo fantastico animale ma al contrario ho acquistato stima e fiducia tanto da onorarlo con un murales".

West e cowboy, un insolito Andy Warhol. La passione dell'icona della pop art in un museo della Georgia

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CARTERSVILLE - Andy Warhol e la sua passione per il West. Per la prima volta una mostra esplora un insolito Warhol, l'artista affascinato dal mondo dei cowboy. 'WARHOL and the WEST' sarà inaugurata il 25 agosto e rimarrà aperta fino al 31 dicembre al Booth Western Art Museum di Cartersville in Georgia.
    Co-curata da Faith Brower del Tacoma Art Museum e Seth Hopkins, tra le altre cose anche direttore esecutivo del Booth Museum, 'WARHOL and the WEST' è la prima mostra museale che esplora a fondo l'amore dell'icona della pop art per il West, un sentimento espresso sia nella sua arte, nei suoi film, i suoi viaggi, gli oggetti collezionati nonché il modo di vestire. "WARHOL and the WEST - ha spiegato all'ANSA Hopkins - cerca di mettere in un unico contesto tutta l'arte di ispirazione Western prodotta da Warhol, oltre agli oggetti che collezionò o gli abiti che indossò. Tutto in un unico posto. E' la prima grande mostra che si focalizza sull'arte western per inquadrarla nel contesto di tutta la sua carriera".
    La mostra comprende oltre cento pezzi e apre una finestra su alcuni aspetti poco studiati della sua carriera artistica.
    "Anche i suoi fan più appassionati - continua Hopkins - probabilmente non sono a conoscenza del fatto che l'artista fosse attratto dal West. Tuttavia il West fu un'influenza costante per quasi tutta la sua vita. Warhol indossava stivali da cowboy e spesso amava fare viaggi a Taos (cittadina nel deserto del Nuovo Messico, ndr), Forth Worth (luogo rinomato per i cowboy in Texas, ndr) e in Colorado. Accumulò, inoltre, una quantità enorme di oggetti e manufatti degli indiani d'America".
    Non a caso, uno dei progetti più significativi poco prima della sua morte nel 1987 fu la serie 'Cowboys and Indians' (cowboy ed indiani) con 14 soggetti western iconici. Tra questi una serigrafia di John Wayne. In mostra anche una riproduzione del famoso 'Triple Elvis', in cui per la prima volta Elvis Presley appare nelle opere realizzate da Warhol. Il cantante e attore viene rappresentato in posa da pistolero, proprio per cogliere le caratteristiche principali della sua carriera cinematografica e sintetizzarle ma anche per ricordare il celebre movimento di gambe dell'artista.
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Clooney e il mirto, "mi fa ringiovanire" Attore e regista testimonial delle eccellenze della Sardegna

George Clooney © ANSA


OLBIA - George Clooney considera il mirto il suo elisir di giovinezza. Durante le riprese a Olbia della serie "Catch-22", andata in onda su Sky Atlantic, sia lui che lo staff della Paramount sono stati omaggiati del tipico liquore sardo nel catering del set che era stato allestito dalla squadra del festival Mirtò: Nicola Mancini, l'ideatore, Salvatore Pinducciu e Giovanni Pirina.
    "Clooney è un amico di Mirtò - raccontano gli organizzatori dell'evento - ed è diventato un ottimo testimonial: non solo le bellezze della Sardegna, dunque, ma anche le sue eccellenze agroalimentari hanno fatto breccia nelle passioni dell'attore e regista". Il primo 'amore' è stato il pecorino sardo, che ora Clooney punta ad importare negli Usa. Dopo averlo assaggiato in Sardegna dal pastore Peppino, ne avrebbe già spediti 32 chili a Los Angeles per farlo assaggiare agli amici e ai futuri clienti.
    Ma la sua seconda passione è il mirto. In un'intervista al settimanale Oggi in occasione delle riprese della serie Sky all'aeroporto di Olbia, Clooney aveva raccontato il suo amore per i cibi prodotti in Sardegna. "Adoro il pane Carasau! Ne mangerei a quintali. E poi il mirto: lo conosco da 20 anni, ma bevendolo tutti giorni per mesi, guardami: non mi ha fatto ringiovanire?", aveva scherzato con il giornalista. Il mirto e Mirtò hanno quindi conquistato nel tempo palcoscenici nazionali e internazionali. In questa quinta edizione del festival il modello del Vinitaly in salsa gallurese è stato affinato, con gli stand e gli espositori che si sono ritrovati lungo il Corso Umberto: un formidabile mezzo di promozione per le aziende partecipanti. (ANSA).

Viaggio tra i siti Unesco d’Italia, l'Umbria alla scoperta di Assisi e dei luoghi francescani, tutelati per l’alto valore artistico e culturale

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ASSISI - Due sono i siti che l’Unesco ha individuato in Umbria e che ha inserito tra i beni dell’umanità: Assisi e i luoghi legati a san Francesco, che tutela dal 2000, e dal 2011 la basilica di san Salvatore di Spoleto e il tempietto del Clitunno a Campello, come luoghi del potere dei Longobardi.
La città di Assisi, la chiesa di san Damiano, l’Eremo delle Carceri, il santuario di Rivotorto, la basilica di santa Maria degli Angeli e palazzo del capitano sono meraviglie storiche, artistiche e architettoniche da preservare. Meta ogni anno di milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo, Assisi è il luogo di nascita di Francesco, il celebre santo e patrono d’Italia, dove ebbe origine l’ordine dei frati minori. Tutto nella città umbra riconduce al Santo: fin dal Medioevo la storia di Assisi è associata al culto e alla diffusione del movimento francescano e alla trasmissione del suo messaggio universale di pace e di tolleranza. Religiosi, viaggiatori e turisti visitano ogni anno la città umbra, trasformata in un maestoso santuario all’aperto, e percorrono ogni anno la strada francescana che parte proprio dalla basilica dove riposa il Santo e dove Giotto raffigurò mirabilmente la sua vicenda umana e spirituale. La basilica, eccezionale esempio di complesso architettonico, ospita due chiese sovrapposte, quella inferiore del 1228 e quella superiore del 1253, e una cripta, scavata nel 1818 con la tomba del Santo, dove riposano le spoglie in un semplice sarcofago poggiato sulla roccia. Dal luogo sacro si passeggia verso il centro o lungo le mura cittadine, tra vie medioevali e scalette ricche di romantici scorci con panorami mozzafiato sulla vallata umbra. Fanno parte del patrimonio anche la chiesa di santa Chiara del XIII secolo, fondatrice dell’ordine delle Clarisse, il duomo di san Rufino, con una facciata del XIII secolo, la chiesa di san Pietro del XIII secolo, santa Maria Maggiore e la Chiesa Nuova del 1615. Tappa fondamentale per avvicinarsi alla vita del Santo è la chiesa di san Damiano, dove avvenne la conversione del giovane Francesco davanti a un grande crocifisso, che oggi si trova nella Cappella delle reliquie di santa Chiara e dove intorno al 1226 scrisse il celebre poema Cantico delle Creature. Altro simbolo della spiritualità francescana e sito tutelato è la Porziuncola, piccola cappella fondata nel IV secolo da alcuni pellegrini di ritorno da Gerusalemme, racchiusa nella basilica di santa Maria degli Angeli, a circa 5 chilometri da Assisi, dove il frate umbro costituì il primo convento stabile dell’ordine francescano. Qui accanto, la sera del 3 ottobre 1226, il frate morì in una semplice capanna che divenne la Cappella del Transito, trasformata nel 1569 in basilica per volere di papa Pio V. La visita dei luoghi sacri dedicati al frate umbro deve contemplare anche un pellegrinaggio alla basilica di santa Chiara, la fondatrice dell’Ordine delle Clarisse, e all’Eremo delle Carceri, immerso tra le querce, i casolari e gli eremi solitari del monte Subasio, a circa 4 chilometri dalla cinta muraria dove il Santo si ritirava in meditazione.
A Spoleto la basilica di san Salvatore, capolavoro d’architettura sacra antica, è temporaneamente chiusa al pubblico ma dal portone principale è possibile sbirciare all’interno e ammirare le tre navate e gli affreschi dell’abside.
Non lontano, a Campitello del Clitunno, invece, è possibile visitare un artistico tempietto, preso a modello dai maestri rinascimentali come luoghi del potere dei Longobardi. Si tratta di una piccola chiesa a forma di tempio corinzio su un’antica struttura romana. L’aspetto più interessante del tempietto è la sua suggestiva posizione, già descritta da Plinio il Giovane come un luogo coperto da “antichi e ombrosi cipressi ai cui piedi scaturisce una fonte che forma un laghetto”. All’interno, cui si accede da due scalinate laterali, ospita un’abside decorata e affrescata.

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Pippa Bacca, 11 anni dal sogno spezzato l'artista viaggiatrice protagonista del doc di Simone Manetti

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MILANO - Il sorriso timido ma assieme forte, la grazia del suo abito da sposa bianco che non temeva la polvere delle strade in autostop, il messaggio potente di pace interrotto da una cieca e brutale violenza. Undici anni fa un uomo orco uccideva in Turchia Pippa Bacca, l'artista viaggiatrice ma non il suo messaggio di amore verso il prossimo.
    Assieme alla collega Silvia Moro Pippa Bacca portava la performance Spose in Viaggio - Brides On Tour come simbolo di condivisione, scambio e apertura attraverso i paesi sconvolti dalle guerre e dalla povertà: dall'ex Jugoslavia alla Bulgaria, dalla Turchia alla Siria, dal Libano all'Egitto, dalla Giordania alla Cisgiordania e Israele. Il 27 agosto alle 22.00 su Crime+Investigation (in esclusiva su Sky al canale 119) arriva "Sono innamorato di Pippa Bacca", il documentario diretto da Simone Manetti che racconta la storia di questa straordinaria donna.

Pippa Bacca, ti amo
Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca, nipote dell'artista Piero Manzoni, era cresciuta a Milano in una famiglia anticonformista. Lavorava in un call center per finanziare i suoi progetti artistici. Era partita l'8 marzo del 2008 da Milano, assieme alla Moro, vestita da sposa. Un viaggio di 6000 km da percorrere per celebrare il matrimonio tra i popoli e dimostrare che dando fiducia al prossimo si riceve solo bene. Tappa finale: Gerusalemme, dove le due spose avrebbero concluso l'impresa con una performance che le avrebbe viste lavare i loro abiti per eliminare simbolicamente le scorie della guerra. Un progetto complesso, con le protagoniste in scena 24 ore su 24, nei loro abiti nuziali. Pippa aveva anche riservato alle ostetriche il rito della lavanda dei piedi, asciugandoli con la mantellina dell'abito nuziale, in un rituale di omaggio e gratitudine poiché aiutano con il loro quotidiano lavoro la nascita e la vita anche in mezzo all'orrore. In Turchia le due artiste si erano separate temporaneamente. Avrebbero dovuto riunirsi a Beirut ma a Gebze Pippa viene violentata e uccisa il 31 marzo del 2008 a 33 anni.
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Beni culturali: oltre 5.000 visitatori al Chateau Vallaise



Sono stati più di 5 mila i visitatori del cantiere evento organizzato al Chateau Vallaise di Arnad. Concluso domenica scorsa 25 agosto, l'iniziativa si è svolta per otto giorni, nell'ambito della rassegna culturale Chateaux Ouverts. Attraverso visite guidate gratuite è stato possibile percorrere alcune delle sale della raffinata dimora signorile, ammirare i ricchi cicli pittorici barocchi che ne rivestono le pareti e conoscere la storia della famiglia nobiliare che vi abitò per ben sei secoli. Le visite hanno fatto registrare una media giornaliera di circa 600 visitatori. Il picco si è registrato domenica 25 agosto con mille presenze, durante la Festa del Lardo. 

"La Restituton di Chateau Vallaise - spiega l'assessore ai beni culturali Laurent Viérin - è un percorso che non ha interessato solo l'acquisizione e la tutela, ma anche la sua conservazione e con la logica dei cantieri-evento permettiamo così alla comunità e ai turisti di beneficiare di tale opportunità". (ANSA).

C'è sempre un motivo per cui si parte per un viaggio.


DANIELA COLLU, 'VOLEVO SOLO CAMMINARE' (A. Vallardi, pp. 176 - 14,90 euro). C'è sempre un motivo per cui si parte per un viaggio. Ancora di più, forse, se si sceglie di farlo da soli, a piedi, sul Cammino di Santiago di Compostela. ''Io - racconta all'ANSA Daniela Collu - avevo 15 giorni 'liberati' da un lavoro che avevo rifiutato. Quel tempo volevo riempirlo di qualcosa che avesse senso. Non solo una vacanza, ma un'esperienza''. In tutto 370 chilometri in 11 giorni, sui passi dei pellegrini che nel Medioevo erano diretti dalla tomba dell'Apostolo Giacomo il Maggiore (sulle strade francesi e spagnole oggi Patrimonio Unesco), con uno zaino di sette chili sulle spalle, che ora la Collu, classe 1982, conduttrice televisiva, speaker radiofonica e autrice del blog Stazitta, racconta in ''Volevo solo camminare'', divertente vademecum-diario di bordo personale, edito da A. Vallardi.
''Non sono una super sportiva, ne' avevo motivazioni religiose a spingermi'', racconta lei, atea patentata, natura-resistente, camminatrice poco convinta e, per chi lo sospettasse, neanche in crisi sentimentale. '''Non fa per me, come mi salta in mente?', me lo sono ripetuta mille volte prima di partire - ammette - Fino a che ho trovato una motivazione più semplice di quanto si possa pensare: lo faccio semplicemente perché ho le gambe. Sono partita pensando che non ce l'avrei fatta. Ma mi sono lanciata e ho fatto bene''. Ecco allora che il libro raccoglie, con grande ironia, il ''suo'' Cammino di Santiago, scelto, riflette, ''forse un po' per vigliaccheria: non avendo mai sperimentato un'esperienza del genere è un percorso molto ben segnalato e organizzato''. Primo passo, il bagaglio. Indispensabili per la ''sopravvivenza'' di piedi, ginocchia e schiena, alcune piccole accortezze, dalle scarpe giuste allo zaino tattico. ''Per questioni di tempo io ho percorso 'solo' un pezzo del cammino francese, da Leon da Santiago di Compostela - prosegue l'autrice - Non si prenota niente. Sai da dove parti e sai dove arrivi.
Tutto quello che c'è in mezzo è una sorpresa, nel bene e nel male. Basta concentrarsi sul proprio corpo, puntare sul proprio coraggio, aggiungere un pizzico di incoscienza e scopri, ad esempio, di avere una piccola parte avventurosa, anche se sei nata e cresciuta a Roma. Quando viaggi da solo, poi, sei davvero tu il metro della tua esperienza. Non hai ritmi, esigenze o umori altrui cui adattarti''. Sul cammino si recupera il ritmo, il senso della distanza, il passo giusto, e si respira a pieni polmoni, fino a sentire un vento nuovo dentro. Soprattutto si incontrano persone e storie che diventano importanti almeno quanto la freccia che ti accompagna al traguardo. Come Domenico e Vittorio, catanesi di 70 e 76 anni, uno cieco e l'altro sua guida da sempre. O Falk, che sul cammino di Santiago ha incontrato la futura madre di suo figlio; Leon e Luigi, diventati inseparabili; Simone che ha ''il dono della socialità'' e arriva sempre con il rimedio giusto a ogni problema. ''Siamo stati gli uni per gli altri compagni silenziosi e rumorosissimi - racconta la Collu - Siamo stati fidanzati e amici quando quelli erano troppo lontani, siamo stati famiglia quando bisognava farsi carico della stanchezza e del dolore fisico. Questi ragazzi sono stati per me il motivo e il motore dell'arrivo a Santiago. Oggi - prosegue la Collu - ho il camminare come linguaggio. Non ragiono più in tempo, ma in distanze: 'quanto ci vuole per arrivare? Sono solo cinque chilometri '. Ed è come se ogni viaggio si adattasse a me.
Accetterei anche di andare a dormire per venti giorni nella foresta amazzonica. Soprattutto - conclude - sto cercando di capire quando avrò tempo per gli altri 500 chilometri del Cammino che mi mancano''. (ANSA)

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone Turismo Culturale