(DIRE) Sorrento, 1 lug. - "Bisogna innanzitutto ascoltarla la generazione Z, sono due miliardi i giovani che appartengono a questa fascia d'età e chiaramente due miliardi di giovani nel mondo che, mi auguro nel numero più grande possibile, potenzialmente potrebbero venire in Italia. Dobbiamo interrogarci su come farli venire, su qual è la loro idea di nuovo turismo". Lo ha spiegato il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, intervenendo a Sorrento (Napoli) a margine dei lavori del Global Youth Tourism Summit organizzato dall'Unwto in collaborazione con ministero del Turismo ed Enit.
Da Perugino a Piero, riapre la Galleria Nazionale dell'Umbria. Dopo un anno di lavori brilla a Perugia lo scrigno di capolavori
La grande croce del Maestro di San Francesco del 1272, meraviglia di quasi cinque metri metri, è il pezzo da novanta di apertura. Poi il Perugino con l' Annunciazione Ranieri e altri 14 dipinti, scelti tra i 23 che costituiscono il corpus di opere del pittore più consistente al mondo.
E infine, il sommo Piero della Francesca con lo straordinario Polittico di S. Antonio, che tutti conoscono ma ignorano sia conservato qui. E' il tris d' assi della Galleria Nazionale dell' Umbria che dal 1 luglio riapre al pubblico dopo un anno di lavori da cinque milioni di euro con un nuovo allestimento dei suoi tesori. Una collezione arricchita da tanti jolly, dal senese Duccio di Boninsegna ad Arnolfo di Cambio, Gentile da Fabriano, Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Pinturicchio, Luca Signorelli, i caravaggeschi fino al barocco di Pietro da Cortona e Bernini. E la novità della sala dedicata al contemporaneo con Gerardo Dottori, Pietro Dorazio e due tele di Alberto Burri.
''E' una storia dell' arte quasi completa'', commenta compiaciuto il direttore Marco Pierini. Alleggerire è stata la parola d' ordine degli interventi. Il numero delle opere esposte è passato da 280 a 235, togliendo pezzi 'ripetiviti' del Cinquecento e integrando con lavori dai depositi o ottenuti in comodato anche dall' estero. Il bianco delle pareti dà ora nuova luce agli ambienti. Ma l' operazione di restyling non è stata facile. ''Abbiamo allestito nel peggior momento possibile prima per la pandemia e poi per la guerra - spiega all' ANSA il direttore - perché oltre al blocco dei lavori sono aumentati i prezzi di tutti i materiali e i tempi delle forniture si sono dilatati. Pensavamo di riuscire a completare i lavori in nove mesi, ne abbiamo impiegati 12''. Il risultato premia gli sforzi.
Il visitatore segue ora un percorso obbligato nelle 39 sale della Galleria in cui si snoda il racconto che comincia con le sculture di Arnolfo di Cambio e Nicola Pisano e i bronzi della Fontana Maggiore della città. Segue ''l' azzardo'' contemporaneo voluto da Pierini affidando allo scultore Vittorio Corsini la ricostruzione delle due vetrate perdute di San Costanzo e San Lorenzo nella Cappella dei Priori, affrescata da Benedetto Bonfigli tra il 1450 e il 1470 con la 'fotografia' della Perugia dell' epoca. La prima delle due sale - prima erano sette - dedicate a Pietro Vannucci, il Perugino, che il direttore definisce scherzosamente 'il pittore noioso più divertente del mondo'', accoglie le sue opere giovanili, con la Pietà del Farneto, datata 1472, la sua prima conosciuta, le Tavolette di San Bernardino, l' Adorazione dei Magi, e la celebre Annunciazione Ranieri. Un' altra chicca, è la stupenda sala dai grandi finestroni lasciata vuota perché si guardi verso l' alto per ammirare gli affreschi e il soffitto prezioso. A rendere orgoglioso il direttore è il sistema ''unico al mondo, pensato da noi e realizzato dalla ditta Arguzia di Benevento'', che grazie a un braccio meccanico su una base di acciaio consente a di allontanare senza sforzo dal muro le molte opere su tavola di grandi e medie dimensioni per controllare e intervenire facilmente sul retro. Sulla parete di uno dei corridoi l' artista Roberto Paci d'Alò ha tracciato sul percorso del Tevere la 'linea del tempo' del territorio, dal 1236 data della prima opera esposta in galleria, al 1961, prima marcia della Pace promossa dal filosofo Aldo Capitini, antifascista e antesignano della non violenza vissuto nel palazzo. Ecco poi la sala con le copie delle opere di Raffaello, che dal 1502 al 1506 fu a Perugia e realizzò capolavori, tra cui la Deposizione Baglioni, oggi alla Galleria Borghese, a Roma, perché il cardinale Scipione Borghese nel 1608 la fece rubare dalla Chiesa di San Francesco al Prato. A Pierini piace ricordare che la Galleria è l' unico museo nazionale nato civico e ospitato in un palazzo sede del comune. Al primo piano c' è l' ufficio del sindaco e si riunisce il consiglio, e questo spiega il legame così forte con i perugini. Il 2019, l' ultimo anno da considerare prima dell' emergenza Covid, ha segnato il picco di 98 mila spettatori.
''Nel 2023, lo dico con un po' di sfrontatezza, puntiamo a 120-130 mila persone - si augura il direttore - anche perché sarà tutto per il Perugino. Celebreremo il quinto centenario della sua nascita con una grande mostra''. (ANSA).
Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale
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(TurismoItaliaNews) Le visite si svolgeranno negli orari ordinari di apertura dei siti e dovranno avvenire nel pieno rispetto delle misure di sicurezza che raccomandano fortemente l’utilizzo della mascherina all’interno dei luoghi chiusi. Alcune sedi sono visitabili solo su prenotazione. L’elenco completo degli istituti coinvolti è consultabile all’indirizzo cultura.gov.it/domenicalmuseo
In mostra a Possagno la Maddalena ritrovata di Canova
POSSAGNO - Una giovane donna biondissima inginocchiata davanti ad una parete di roccia, le lunghe chiome sciolte sulle spalle nude, un drappo verde che le cinge i fianchi. E' la Maddalena Penitente del Canova, il dipinto perduto di cui il Museo Canova di Possagno ha annunciato tempo fa il ritrovamento e che da oggi viene esposto al pubblico in una mostra che celebra anche il secondo centenario della morte dell'artista.
"Il ritrovamento della Maddalena dipinta da Canova stabilisce un dialogo tra la pittura, il disegno e la scultura in un solo pensiero di dolore e di penitenza", commenta Vittorio Sgarbi, presidente di Fondazione Canova Onlus e del Comitato Nazionale delle celebrazioni per il bicentenario dell'artista veneto. Il critico ricorda la singolare coincidenza del ritrovamento della tela - attualmente conservata in una collezione privata - con la vendita all'asta il prossimo 7 luglio a Londra dell'ultima scultura di Maddalena del Canova ricomparsa nel 2002 a Londra durante un'asta di scultura da giardino, oggi stimata tra i 5 e gli 8 milioni di sterline. "Anche la Maddalena di Possagno - dice Sgarbi - è una scoperta annunciata da memorie e fonti canoviane, che riappare dopo un lungo oblio".
La presentazione al pubblico oggi è stata anche l'occasione per illustrare gli studi e le ricerche che hanno portato alla autenticazione del dipinto, realizzato proprio a Possagno tra il 1798 e il 1789. Diversi strati di ridipinture, spiega la restauratrice Edda Zonta, rendevano l'opera poco leggibile. Solo dopo la pulitura, gli esperti del museo di Possagno hanno potuto confrontare la Maddalena penitente con gli altri dipinti dell'artista e la valutazione è stata condivisa dalla direttrice del museo, Moira Mascotto, con Sgarbi e Stefano Grandesso, membro del comitato studi della fondazione. Altre evidenze scientifiche sono arrivate poi dalla collaborazione con l'Università di Bologna e con il Centro Interdipartimentale di Ricerca "Studio e Conservazione dei Beni Archeologici, Architettonici e Storico Artistici" - CIBA dell'Università di Padova. Il verdetto finale è stato quindi il frutto dell'incrocio tra analisi scientifiche condotte sulla tela e approfondite ricerche di carattere storico-artistico.
"E' stato un percorso lungo e complesso che ha contribuito a ricondurre alla mano dell'artista un capolavoro considerato disperso", sottolinea oggi la direttrice del museo.
Da oggi quindi l'opera verrà esposta nella mostra a lei dedicata nella casa natale dello scultore, in dialogo con la scultura della Maddalena penitente che è nella collezione del museo. Curata proprio da Sgarbi con Mascotto, la rassegna dossier ripercorre la storia della rappresentazione della figura di Maddalena nell'opera di Antonio Canova ed espone le ricerche multidisciplinari fatte nell'occasione dal museo.
Ansa