Mosaici e terme vista mare, il lusso di Publius Annius. Agrigento, dopo anni riapre al pubblico favolosa villa del IIsec

 

(di Silvia Lambertucci) (ANSA) - AGRIGENTO, 24 LUG - Per chi si avvicinava dal mare, gli archi monumentali e le colonne svettanti della sua facciata dovevano incutere una certa soggezione. Una casa imponente, colorata e lussuosa come le piscine delle sue terme vista mare e le terrazze che arrivavano fino alla spiaggia, in una delle insenature più belle della Sicilia meridionale, a pochi chilometri da Agrigento, un passo dalla Scala dei Turchi.
    Oggetto di un attento restauro dopo i lunghi anni di degrado seguiti agli scavi, riapre al pubblico con la guida degli archeologi di coop culture la spettacolare villa marina di Publius Annius, ricco esponente di una famiglia di imprenditori dello zolfo nei primi secoli dell'età imperiale. Una villa che fu enorme e opulenta, come si conveniva a un uomo del suo rango, agiato al punto da farsi produrre i coppi per il tetto stampati con il monogramma delle sue iniziali.

Con una zona residenziale articolata attorno ad una grande corte quadrata, circondata da un peristilio colorato, il rosso delle colonne in contrasto con il nero del muretto che gli correva sotto.

E poi saloni per il ricevimento e stanze per il riposo dove i pavimenti fatti di intarsi di marmi colorati si alternano ad altri in mosaico bianco e nero, secondo lo stile della tradizione italica, quello più alla moda in quella fase dell'impero, forse non a caso proprio lo stesso stile e gli stessi temi usati da Antonino Pio a Ostia per le Terme di Nettuno.
    Frutto di una scoperta casuale avvenuta nel 1907 durante gli scavi per la ferrovia che doveva collegare Porto Empedocle a Siculiana, la villa, che è vicina all'abitato di Realmonte, è stata riportata alla luce a partire dal 1908 dal soprintendente Antonio Solinas. Una scoperta che fece scalpore, tanto che il tracciato ferroviario fu subito spostato. Gli scavi però si fermarono presto, ripresi solo tra il 1979 e il 1983, con gli archeologi dell'università giapponese di Tsukuba guidati da Masanori Aoyagi. Dopo quell'epoca anni di degrado, fino agli interventi dei primi del duemila e ai restauri di oggi che hanno messo in sicurezza e stanno facendo risplendere quello che ne resta: soprattutto i favolosi pavimenti, sui quali ancora si sta lavorando tanto che i visitatori saranno accompagnati alla scoperta del cantiere in attività. E poi gli ambienti e le vasche dei due impianti termali (uomini e donne separati secondo i dettami dell'epoca antoniniana) con i loro incredibili spogliatoi (apodyteria) dove i mosaici sembrano raggiungere il culmine della raffinatezza, da una parte un Nettuno coloratissimo in piedi sopra un ippocampo il braccio teso che impugna il tridente mentre sotto di lui si rincorrono eleganti delfini, dall'altra Scilla tutta in rosa che brandisce un timone con le braccia alzate circondata da neri mostri marini. Quasi nulla rimane invece delle decorazioni parietali che pure dovevano essere di gran pregio.

Pochissime pure le pubblicazioni. Antonella Polito e Gaetano Tripodi firmano oggi uno studio, pubblicato da Regione Sicilia, assessorato alla cultura e soprintendenza ai beni culturali di Agrigento, che mette insieme tutte le conoscenze sul sito e ricostruisce la storia della casa, oggi di pertinenza del Parco della Valle dei Templi e del suo direttore Roberto Sciarratta: una parabola tanto affascinante quanto breve, visto che la ricca dimora, costruita nella prima metà del II secolo dopo Cristo, era probabilmente in disuso già nel secolo successivo. Ne viene fuori che il padrone di casa era forse l'esponente della seconda generazione di una famiglia di concessionari di miniere di zolfo, il minerale che aveva reso ricca l'antica cittadina mercantile di Agrigento. Un incarico di prestigio, il suo, che veniva direttamente dall'imperatore, proprietario delle miniere.

 Il legame con Roma era sottolineato del resto anche dall'appartenenza della famiglia alla tribù dei Voturi, che si estendeva sulla riva sinistra del Tevere e nel territorio di Ostia. Gli Annii erano insomma agiati imprenditori italici, grati ad Augusto che aveva offerto loro la concessione (e di questo c'è la prova in una iscrizione trovata vicino agli edifici pubblici dell'antica Agrigento romana). La bella casa sul mare di Publius doveva stupire e raccontare tutto questo.
    Una meraviglia che ora si può tornare a scoprire. (ANSA).

Chiostri e Inchiostri di Pace, cultura e spiritualità nei Sibillini. Fino a 13 agosto appuntamenti di arte e musica nei Monti Azzurri

 

Musica, cultura, spiritualità e pensiero creativo contro ogni solitudine: sono gli elementi del Festival "Chiostri e inchiostri di pace", in corso dal 23 luglio al 13 agosto nella Comunità Montana dei Monti Azzurri, con il coinvolgimento di 15 Comuni dell'entroterra maceratese. Arte e musica protagoniste con un crossover sonoro che parla all'anima.

 "Turbati, desideriamo la serenità della piccola comunità; un rifugio che rifletta la bellezza dell'universo e dove l'essere insieme, tra sussidiarietà e solidarietà, crei un futuro di Spiritualità e Pensiero creativo contro ogni solitudine. Saranno godimenti pittorici, musicali e in natura con alcune riflessioni in leggerezza ad illuminarci. Buon Cammino tra borghi, chiostri e corti dei Monti azzurri" dice l'ideatore del festival Sandro Polci.
    Il programma molto variegato comprende visite a chiostri, monumenti e mostre (come la retrospettiva del pittore Nino Ricci, da poco scomparso a San Ginesio) e concerti, tra gli altri della virtuosa di jazz, samba e bossa nova Mafalda Minnozzi, quello 'velato' delle monache benedettine di clausura a Monte San Martino, il "Canto dei Vespri" della comunità agostiniana a Tolentino. E poi momenti di riflessione sulla solitudine con psicologi e religiosi, la visita alla Pinacoteca di Arte Contemporanea di Ripe San Ginesio con Vincenzo Mollica, l'analisi della pittura medievale all'Abbadia di Fiastra con il prof. Stefano Papetti, i "racconti dal chiostro" a Treia con Lucia Tancredi. Infine un concerto a Colmurano del violinista Marco Santini, apprezzato anche da papa Francesco, e in chiusura "La festa dell'Arrivederci", nell'ombroso Giardino del Palazzo dei Principi dell'Abbadia di Fiastra, ascoltando l'arpa classica di Lucia Galli e un originalissimo "Inno all'attesa pioggia".

Ansa

Venezia, Leonessa firmata Mattotti celebra 90 anni della Mostra

 


Una Leonessa dalle linee classiche per celebrare i 90 anni della Mostra del cinema di Venezia (31 agosto - 10 settembre): è l'immagine del manifesto ufficiale firmata, per il quinto anno, da Lorenzo Mattotti, che è anche autore, per il quarto anno, della sigla del festival. E' "una Leonessa che si libra in alto e ci porge questo anniversario, il 90° - spiega Lorenzo Mattotti -. Sono 90 gli anni dalla prima edizione della Mostra e per questo abbiamo voluto che l'immagine avesse delle linee classiche, così come classica è stata la scelta del fondo oro. Il colore oro è anche un riferimento ai manifesti dei primi decenni del Novecento. La Mostra è sempre stata classica, ma anche provocatoria. Qui il Leone, simbolo di potere e forza, si è trasformato in una Leonessa, che ha in sé eleganza e creatività. Dopo 90 anni, il Leone di Venezia, simbolo della Mostra, è ora diventato una Leonessa che vola attraverso la storia con energia e leggerezza, simbolo di speranza, lontano dall'aggressività e dalla ferocia". (ANSA).

(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale)

Deltaplani di tutta Europa nei cieli dell'Umbria



Comunicato stampa 
Dopo lo stop forzato a causa della pandemia, i deltaplani tornano a volare nel cielo del Monte Cucco, sito considerato la culla per volare con questo mezzo senza motore inventato dagli australiani Bill Moyes e Bill Bennet nei lontani anni ‘60. Pioniere in Europa è stato Alfio Caronti che il 4 novembre del 1971 spiccò per primo il volo dal monte Murelli per atterrare nelle acque del lago di Como. I mezzi che utilizzeranno i piloti della ventina di squadre nazionali d’Europa per conquistare il titolo continentale ovviamente sono ben diversi dal prototipo utilizzato da Caronti. Quello era una specie di aquilone più che un deltaplano, efficienza quasi inesistente contro la possibilità di reggersi in aria per centinaia di chilometri dei deltaplani di oggi a velocità che in picchiata possono sfiorare i 200 km/h. Il tutto sfruttando le masse d’aria ascensionali, dette termiche, prodotte dall’irraggiamento solare del suolo, il “motore” più ecologico che si possa immaginare. Il sito del Monte Cucco, sopra Sigillo (Perugia), è per questa disciplina tra i più generosi in un paese come l’Italia che conta dorsali montuose dove si generano condizioni ottimali per il volo libero come da nessun’altra parte. Infatti ha già ospitato quattro edizioni dei campionati europei e tre dei mondiali. Quest’anno dal 10 al 23 luglio la competizione ufficiale riconosciuta dalla FAI (Federazione Aeronautica Internazionale) si dipanerà in un ampio territorio che dall’Umbria lambirà anche Toscana e Marche. Le giornate di gara saranno dieci con altrettanti percorsi che i piloti dovranno chiudere nel minor tempo possibile. La somma dei risultati dei singoli voli, o di quelli che la meteo consentirà di eseguire, daranno le classifiche finali a squadre e individuali. La nazionale italiana si presenta come detentrice in contemporanea dei titoli europeo e mondiale che ha vinto rispettivamente quattro e dieci volte. Un ricco programma di eventi e spettacoli, dal titolo “Notti in Volo”, accompagnerà per l’intera durata la manifestazione alla quale si legano. 

Ufficio Stampa FIVL Associazione Nazionale Italiana Volo Libero