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Milano, al via “Food & Wine Festival”, l’evento dedicato alla buona tavola e al vino di qualità

Per gli amanti della gastronomia e del vino arriva una nuova ed attesissima edizione di “Food & Wine Festival”. Dal 4 al 6 febbraio, nella imponente location del polo fieristico di Milano,  in via Gattamelata, si terrà l’evento che accompagnerà il Congresso “Identità Golose”, dedicato a tutti gli amanti della buona tavola e del vino di qualità. “Food & WineFestival” è uno spazio di degustazione che si stende oltre 1400mq, dove le migliori aziende vitivinicole esporranno i propri prodotti e li faranno degustare ai visitatori. Per questa edizione  i numeri sono davvero impressionanti: saranno infatti 100 i produttori di vino presenti, tra i migliori d’Italia, scelti personalmente da Helmut Köcher, il presidente e il fondatore del ”Merano Wine Festival”. All’interno della manifestazione saranno presenti due laboratori creativi culinari dove 16 chef, divisi in due cucine e scelti da Paolo Marchi, fondatore e curatore di Identità Golose, si alterneranno nella creazione di gustosissime ricette. A capitanare le due squadre ci saranno Enrico e Roberto Cerea, chef del Da Vittorio di Brusaporto-Bergamo, premiati con 3 stelle Michelin. A fare da contorno a cibo e vino ci saranno inoltre numerosi congressi e dibattiti dove si discuterà dell’enogastronomia italiana e straniera. Insomma il “Food & WineFestival” 2012 sarà un appuntamento imperdibile non solo per i professionisti e gli appassionati del settore ma in genere per tutti gli amanti della cucina e dei vini di qualità made in Italy.
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Con Identità Golose e il Food&Wine Festival Milano diventa passerella dell'alta cucina

Dal 5 al 7 febbraio torna il congresso internazionale, con Cracco, Bottura, Redzepi e Atala. Focus sulla cucina al femminile e sulla pizza. E per il pubblico i piatti prêt-à-porter di 20 grandi chef

di Federico De Cesare Viola

Da Rio de Janeiro arriva Roberta Sudbrack, ex executive chef delle cucine presidenziali ai tempi di Cardoso, oggi ambasciatrice carioca dei migliori prodotti autoctoni brasiliani. Dal Perù Gastón Acurio, un Simón Bolívar della cucina andina con una ventina di bestseller gastronomici nel carnet. Da un lussuoso resort "in the middle of nowhere" sull'isola estone di Muhu ecco Peeter Pihel, giovane profeta – a suon di marinature e affumicature di anguille e agnelli locali – di una nuova corrente delle Isole Baltiche. Dalla Spagna Sergio Humada, appena 26 anni e un curriculum di razza, svela i segreti per fare una cucina a basso costo in un hotel di lusso come l'Alma, 5 stelle nel cuore dell'Eixample di Barcellona. Dall'East Side londinese Jon Pollard presenta la sua pizza gourmet, spauracchio dei puristi e nuovo culto lievitato della City.

Sono 5 dei 48 protagonisti al debutto assoluto sul palco milanese – tra le 80 Identità Golose totali – che animeranno l'edizione 2012 del congresso internazionale di cucina, in programma come di consueto nei 9mila mq a disposizione nello spazio fiera di via Gattamelata, da domenica 5 a martedì 7 febbraio. Tema di quest'anno: "Oltre il Mercato". «Perché la grande cucina e la migliore pasticceria - come spiega l'ideatore e curatore del congresso Paolo Marchi - non devono più limitarsi a ordinare ottime materie prime ma devono andare direttamente alla fonte, alla produzione e cercare il massimo, e su quello intervenire per cogliere l'essenza e l'anima di un prodotto in una ricerca del gusto che sia concreta e senza furberie». Una vetrina affollata e in buona parte inedita per personaggi e interpreti di universi gastronomici lontani e ancora in buona parte sconosciuti in Italia. Non dovrebbe in fondo essere questo il vero obiettivo di un simposio oltre a fare da passerella d'onore per gli starchef ad altissima esposizione mediatica? Questi ultimi, in ogni caso, non mancano: da Carlo Cracco a Massimo Bottura, da Gennaro Esposito a Niko Romito al numero uno al mondo René Redzepi, atteso con un intervento dal titolo "l'inverno è stato mite" (potessimo dire lo stesso anche noi...).


È l'edizione, forse, più ricca di sempre in quanto a contenuti e a temi, a cominciare da Identità Donna, costola del congresso per chef orgogliose e non per angeli del focolare, al di là di ogni stereotipo: Viviana Varese e il suo processo creativo, Iside De Cesare e le "paroline golose", Cristina Bowerman e i giochi di temperature con tuberi e quinto quarto, tra le tante colleghe che si esibiranno in uno show cooking nel corso di lunedì 6.

Identità Vent'anni riunisce alcuni tra i giovani (per davvero, e non nell'accezione nostrana del termine, valida fino agli "anta" e oltre) più promettenti del panorama europeo mentre Identità Naturali svela l'approccio "green" di grandi interpreti del mondo vegetale, da Pietro Leeman a Enrico Crippa.
Per chi invece cerca un focus sugli ingredienti ecco quattro sale a tema: lunedì da non perdere quella tutta dedicata alla pizza e ai più grandi maestri della penisola e non solo, martedì ci si può dividere tra il Dossier Dessert, Identità di Pasta e un'Identità di Carne piena di sorprese. Conoscete il gusto della renna svedese di Lapponia? Ci pensa Björn Frantzén. Regione ospite è il Trentino, con uno spazio dedicato ai migliori artigiani, produttori e chef del territorio.

Ma la vera grande novità di questa edizione 2012 è la sinergia con un evento enogastronomico per la prima volta in città ed espressamente dedicato al pubblico: il Milano Food&Wine Festival, che anticipa l'apertura al pubblico già da sabato 4. Cento aziende vinicole e trecento vini in degustazione, selezionati tra le migliori cantine d'Italia, ma soprattutto la possibilità di assaggiare una cucina d'autore prêt-à-porter.

Con 10 euro, infatti, si potrà scegliere un piatto di uno dei 20 chef che partecipano al Festival. E non piatti qualsiasi: la pasta e fagioli con croste di Grana Padano e l'osso del prosciutto di Parma di Massimo Bottura, la crema bruciata di baccalà mantecato e spuma di patate alla birra doppio malto di Claudio Sadler, la zuppa di picolit, gnocchi di Godia e foie gras d'oca di Emanuele Scarello, lo stufato di fave, verdure e costine di maiale di Rodrigo Oliveira del Mocotò di San Paolo. Insomma, Milano si trasforma per quattro giorni nel più grande e più divertente temporary restaurant al mondo.

Weekend all'aria aperta con Legambiente Trekking, ciaspolate e birdwatching per la Giornata mondiale delle zone umide

 
Marche: nella riserva della Sentina per avvistare gli uccelli migratori (Foto G.Marini)     
Trekking e ciaspolate, escursioni e avvistamenti di specie migratorie, in un weekend da trascorrere all'aria aperta in habitat naturali incontaminati. Sono alcune delle attività che Legambiente propone per celebrare la Giornata mondiale delle zone umide a 41 anni di distanza dalla firma, il 2 febbraio 1971, della Convenzione di Ramsar.

La Convenzione, cui oggi aderiscono 160 nazioni, ha permesso di salvaguardare 1.912 aree nel mondo per un totale di 187 milioni di ettari. Quest'anno la celebrazione e' dedicata al tema “zone umide e turismo”, per sostenere l'importanza di un turismo ecocompatibile che salvaguardi il patrimonio ambientale e le risorse naturali.


Tra i principali appuntamenti in programma, sabato 4 febbraio in
Friuli Venezia Giulia i circoli del Medio Friuli e di Udine organizzano una visita alla torbiera, al Bioparco e all’Acquario. Domenica 5 febbraio, invece, nel Lazio e nelle Marche sono in programma due visite guidate di birdwatching, rispettivamente nel Parco nazionale del Circeo (con il circolo Larus di Sabaudia), e nella Riserva naturale regionale della Sentina (con il circolo di San Benedetto del Tronto). Gli uccelli si potranno osservare anche in Sicilia, nella Riserva Pantani. In Calabria il circolo di Legambiente Sila ha organizzato una ciaspolata intorno al lago Ariamacina, mentre in Veneto, nell’Oasi Ca' di Mezzo a Codevigo, il calendario prevede visite guidate, distribuzione di materiali informativi e proiezione di filmati sulla fauna presente nell’oasi (circolo della Saccisica).

Variegato il cartellone della
Toscana, con la passeggiata ecologica sui colletti di Veneri (circolo Valdinievole), l'escursione nella Riserva naturale di Bosco Tanali e nella Padule di Bientina (circolo Valdera) e visite guidate nella Riserva naturale provinciale Diaccia Botrona, nell’Oasi Lago di Burano e nel Lago dell'Accesa, organizzate per il 4 e 5 febbraio dal Circolo Festambiente di Rispescia. In Lombardia i circoli “il Colibrì” e il “CEA le Libellule” propongono un laboratorio di ecologia all’aperto, mentre con il circolo Legambiente Lecco si potrà andare alla scoperta dell'ecosistema legato al fiume e della Palude di Brivio.

ansa

Sciare nella Ötztal tirolese Piattaforme panoramiche e rifugi d'alta quota in acciaio e cristallo nella valle piu' tecnologica d'Austria

(di Ida Bini - ansa)

Più di 300 chilometri di piste lungo 200 vette alpine attraversate da 70 impianti di risalita d’ultima generazione e puntellate da decine di rifugi avveniristici: la Ötztal, in Tirolo, assomiglia più a una stazione spaziale che a una tradizionale area sciistica con baite e skilift. Soltanto l’accoglienza e il buon cibo sono rimasti come un tempo: oggi, sciare in questa splendida valle austriaca tra i villaggi di Längenfeld, Sölden e Obergurgl è un’esperienza insolita, piena di sorprese innovative e tecnologiche.

Un po’ ovunque si intravedono piattaforme panoramiche e rifugi d’alta quota costruiti in acciaio e cristallo, leggeri ma resistenti, a basso impatto ambientale. L’impianto più avveniristico, da record, è la potente cabinovia che da Sölden raggiunge in due soste la vetta del Gaislachkogl, a 3.058 metri d’altezza, trasportando 3.600 persone all’ora. Le stazioni dell’impianto - a valle e a monte - sono state disegnate dall’architetto austriaco Johann Obermoser e somigliano a conchiglie d’acciaio avvolte in una pellicola trasparente con gigantesche finestre panoramiche.


Altrettanto avveniristica è la struttura della piattaforma ovale panoramica sul Gaislachkogl, prima di scendere verso Sölden, realizzata dall’architetto Peter Schmuck che fa parte del circuito sciistico Big 3, tre montagne che toccano i 3mila metri: il Gaislachkogl, appunto, il Tiefenbachkogl (3.309 metri) e l’Innere Schwarze Schneid (3.370 metri). Qui l’architetto tedesco ha creato rifugi che somigliano a passerelle di legno, vetro e tiranti d’acciaio che si protendono nel vuoto, dominati dalla cima della Wildspitze (3.774 metri), la montagna più alta del Tirolo.


Sempre in quest’area, a 2.796 metri d’altezza, accanto agli impianti di risalita è stato da poco ristrutturato il ristorante Tiefenbachgletscher dal design moderno e innovativo. Nel comprensorio sciistico di Obergurgl (due sono i comprensori della Ötztal: la Sölden-Ötztal Arena e il Obergurgl-Hochgurgl) Schmuck ha realizzato il Top Mountain Star, rifugio a strapiombo sulla cima del Wurmkogl (3.082 metri). Costruito con acciaio, legno e cristalli Swarovski, permette di godere di una vista spettacolare che spazia dalle Alpi della valle austriaca alle Dolomiti.


Tantissime e varie sono le piste di sci alpino nella vallata tirolese: nel comprensorio Sölden-Ötztal Arena ci sono 69 chilometri di tracciati accessibili a tutti, 51 di media difficoltà e 28 chilometri di nere (la più lunga di 15 chilometri parte dall’Innere Schwarze Schneid). L’altra zona sciistica, la Obergurgl-Hochgurgl, invece, offre 35 chilometri di piste facili, 55 di rosse e 20 chilometri di tracciati davvero impegnativi; la pista più lunga misura 8 chilometri e parte dalla Wurmkogl, mentre le più difficili sono la numero 11 - la Hohe Mut Alm-Gaisberg - e la 27 - la Top Mountain Star-Wurmkogl.


Interessanti sono anche i piccoli comprensori di Vent e del Kühtai-Hochoetz con discese di media difficoltà e quelli di Gries e Niederthai, più adatti alle famiglie e ai principianti. Nella Ötztal i più pigri possono passeggiare sulle carrozze trainate dai cavalli Haflinger o rilassarsi con i trattamenti termali dell’Aqua Dome (
www.aqua-dome.at) di Längenfeld, all’inizio della Ötztal, una delle mete après ski più frequentate, dove si può trascorrere un’intera giornata immersi in vasche pensili a forma di disco volante, in piscine dalle linee sinuose, in saune al fieno o nelle grotte saline. Chi ama lo slittino ha a disposizione 50 chilometri di piste, alcune illuminate e aperte fino alle 11 di sera; chi preferisce lo sci di fondo può farlo sui 40 chilometri di anelli e chi invece vuole passeggiare con le ciaspole ha 30 chilometri di sentieri tutti per sé.

E a proposito di passeggiate, c è quella storica, assolutamente da non perdere: da Vent ci si avventura a piedi tra la neve fino al passo dello Hauslabjoch, verso Similaun, dove nel 1991 è stata ritrovata Ötzi, la celebre mummia sepolta nel ghiaccio. Infine, per gli appassionati di ice climbing, numerose sono le cascate ghiacciate dove arrampicarsi, mentre per gli amanti del pattinagio su ghiaccio e il curling ma anche l’lce Rink di Sölden.

Trois Vallées per chi ama sciare

Trois Valles: le piste sopra Courchevel  
(di Ida Bini)

Passeggiate con le ciaspole sulla neve fresca, ristoranti stellati e piste per tutti i gusti: a poche ore di macchina dall’Italia si trova un’area sciistica eccezionale con formule adatte a grandi e a piccoli, alle famiglie, a principianti e a esperti sciatori.

Sono le
Trois Vallées (www.les3vallees.com), immenso comprensorio sciistico nato negli anni Sessanta in Savoia sulle Alpi francesi, migliorato con le Olimpiadi di Albertville nel 1992 e che continua ad attirare visitatori e sciatori di tutta Europa. Offre 600 chilometri di piste, quasi tutte oltre i 1.800 metri di altezza, con la metà dei tracciati di media e grande difficoltà; l’altra metà è composta da piste ampissime, soleggiate e perfette per i principianti e i piccoli sciatori. I centri del comprensorio, collegati tra loro da grandi impianti di risalita ma raggiungibili anche solo sciando, sono villaggi di montagna - uno diverso dall’altro - mondani e ricchi di piacevoli sorprese.

Courchevel 1850 (www.courchevel.com),progettato nell’immediato dopoguerra appositamente per lo sci, è il centro più elegante e frequentato soprattutto per gli alberghi di charme da record – sono ben 14 gli hotel a 5 stelle - e i localini apres ski sempre affollati. Se non si vuole spendere troppo ci sono le meno costose varianti situate ad altre altezze: Courchevel 1300 Le Praz, Courchevel 1550 o Courchevel 1650; meglio evitare di andarci da metà febbraio all’inizio di marzo quando il villaggio è invaso da vacanzieri delle settimane bianche e i prezzi lievitano; infine si consiglia di acquistare su Internet lo skipass giornaliero del sabato perché, se preso on line, costa 38,50 euro e si risparmiano dieci euro. Ma Courchevel è famosa soprattutto per le sue piste nere, impossibili, piene di gobbe e di curve strette come i canaloni dalla cima della Saulire; a queste oggi sono state aggiunte piste più facili (zone d'évolution des novices), adatte proprio a tutti. Tantissime altre sono le piste per lo sci di fondo, lo snowboard, l’héliski, lo slittino e le arrampicate.

Il borgo di Méribel (www.meribel.net), altro famoso centro della zona sciistica, sede olimpica nel 1992, è invece più morbido, con boschi e pendii adatti a romantiche passeggiate con le ciaspole (ma anche in motoslitta) da uno chalet all’altro, sprofondati nella neve delle Alpi. Anche Méribel offre piste facili per i principianti ma anche panoramici e bellissimi tracciati come la Comb Vallon, a 3mila metri d’altezza.

Il delizioso borgo alpestre di Saint-Martin-de-Belleville, capoluogo della valle del Doron e famosa per l’antico santuario di Notre-Dame de Vie del XIII secolo, si trova nel centro de Les Menuires (www.lesmenuires.com), altra area sciistica molto frequentata, anche se meno costosa rispetto a Courchevel. L’ideale è acquistare in tempo uno dei tanti pacchetti che Les Menuires mette a disposizione degli sciatori principianti che desiderano anche una vacanza di relax: il pacchetto per 6 giorni Séjour glisse et détente parte da 274 euro con affitto del monolocale per 4 persone, lo skipass e l’entrata al centro benessere. La proposta dura fino all’11 febbraio. Qui i tracciati più belli partono da Pointe de La Masse e il più interessante è la pista nera Dame Blanche.

La zona più frequentata delle 3 Vallées resta, comunque, la Val Thorens (www.valthorens.com) con Orelle: è un gigantesco comprensorio votato interamente allo sci con piste per tutte le specialità e le difficoltà e soprattutto alla portata di chiunque. Con i suoi 2.300 metri è diventata la stazione invernale più alta d’Europa, ideale per chi ama lo sci alpino, lo snowbord e il fuoripista e vuole divertirsi anche dopo una giornata sugli sci nelle tante discoteche, nei ristoranti - Oxalys è uno dei bistrot più alti con lo chef stellato Jean Sulpice - e nei locali. Quasi tutti gli alberghi sono a due passi dalle piste. Da qualche anno è raggiungibile facilmente anche dall’Italia, partendo da Orelle, che si trova vicino a Modane e al traforo del Fréjus. Una nuova cabinovia trasporta al Col du Bouchet, a 3mila metri, e a nuovi 10 chilometri di tracciati dove si trovano le piste Les Asters e Le Cochard e, dall’altra parte, la pista rossa Triton. Val Thorens, o come la chiamano familiarmente Val Tho, offre agli sciatori nel complesso 150 chilometri di piste e 78 tracciati diversi fra i 2mila e i 3.200 metri d’altezza; le più belle e frequentate sono Col de l’Audzin, Le Blanchot, Tétras, Combe de Caron e la nera Combe de-Rosaël. La zona è perfetta anche per i fuoripista da cime raggiungibili con gli impianti di Le Grand Combet, le Lac du Lou e il settore di Bouchet.

Grande attenzione è data anche ai principianti che hanno a disposizione uno speciale skipass ridotto del 50 per cento – cioè del costo di 21,50 euro – che dà accesso a 8 impianti, a tante scuole e alle piste più facili, come la Tête Ronde. Semplice, comoda e panoramicissima.

ansa 

Canarie fuori stagione. Nell'arcipelago spagnolo anche d'inverno la temperatura oscilla tra i 18 e i 25 gradi

Benvenuti nella terra del fuoco, tra vulcani, foreste alpine, vegetazione subtropicale e una luce accecante da deserto del Sahara. Nell'arcipelago spagnolo delle Canarie anche d'inverno la temperatura oscilla tra i 18 e i 25 gradi e qui, oltre al mare, esistono gioielli culturali da esplorare, tra architettura coloniale, artigianato e tradizioni culinarie.


Tenerife


Con i suoi 2.034 chilometri quadrati di estensione, Tenerife è l’isola più grande e più urbanizzata di tutto l’arcipelago. Se le spiagge di El Hierro, La Gomera, La Palma, Gran Canaria, Lanzarote e Fuerteventura e Tenerife attirano ogni anno circa 10 milioni di turisti, nelle giornate in cui i venti alisei non consentono di sonnecchiare al sole, la cosa migliore è andare alla scoperta della storia e delle tradizioni locali.


Cosmopolita sin dall’Ottocento, quando a frequentarla erano le lady inglesi che sull’isola venivano a trascorrere l’inverno, malgrado lo sviluppo turistico intensivo, Tenerife conserva ancora qualche angolo nascosto. La capitale, Santa Cruz de Tenerife, è nota soprattutto per il Carnevale (tra gennaio e marzo), considerato il secondo per sfarzo e allegria dopo quello di Rio de Janeiro. Se si è amanti dell’architettura moderna, Santa Cruz merita una visita all’avveniristico Auditorio progettato da Santiago Calatrava.


Luogo di grande fascino e storia, riconosciuta dall’Unesco come patrimonio comune dell’umanità, è San Cristobal de la Laguna. Antica capitale dell’isola, La Laguna rappresenta il primo esempio di città coloniale non fortificata, che ha fatto da modello anche nelle colonie americane. Con i suoi palazzi tipici dell’architettura canaria (edificati tra il XVI e il XIX secolo) la Calle San Agustin è forse la via più bella della città. Al n. 16 si trova Casa Montañés (1746), mentre subito dopo si staglia Casa Lercaro (dal nome di una famiglia genovese che si stabilì sull’isola) che ospita il Museo di storia di Tenerife (
www.museosdetenerife.org). Puerto de La Cruz merita una sosta per il suo Giardino botanico. Creato nel 1788 per abituare le piante provenienti dalle colonie spagnole del Sud America al clima europeo, il giardino contiene circa 4.000 specie con piante tropicali e subtropicali inserite in uno splendido scenario.

Altro piccolo gioiello architettonico, situato nella parte settentrionale dell’isola, è la cittadina di La Orotava, divisa in una parte bassa (Villa de Abajo, dove vivevano le famiglie più ricche) e una alta (Villa de Arriba). Percorrendo la strada Colegio y Carrera si entra nella zona signorile della città. Tra i più bei edifici di stile barocco canario spicca Casa Fonseca, detta anche de los Balcones per i sei splendidi balconi in legno che la abbelliscono. Al suo interno accoglie un piccolo museo e un negozio di artigianato. Tra le lavorazioni tipiche, spiccano le tovaglie in lino il cui motivo tradizionale viene chiamato “calado” (
http://www.casa-balcones.com/).

Prima di ripartire e percorrere uno degli itinerari naturalistici più belli dell’isola, la Valle de La Orotava, stracolma di palme e bananeti, meglio fare una pausa in uno dei tanti ristorantini che propongono specialità canarie quali il gofio (farina di mais o di grano tostato, base di piatti di pesce, carne e dolci), il conejo salmorejo (coniglio marinato), papas arrujadas con mojo (patate novelle cotte in acqua molto accompagnate da una salsa a base di aglio, aceto, sale e erbe aromatiche che può essere piccante o meno), o il puchero canario (zuppa di verdure e carne, che a Tenerife mette insieme fagioli, patate americane, pannocchie e verze). Tra i luoghi che sono riusciti a conservare una certa autenticità ci sono Garachico e Masca, piccolo villaggio sospeso tra montagne e palmeti, situato nel Nord-Ovest dell’isola. Garachico è uno dei rari paesini in cui forse è ancora necessario conoscere lo spagnolo per ordinare una birra e dove non essendoci spiagge attrezzate, non esistono grandi alberghi e di conseguenza un turismo massificato. Ideali per i bambini sono le piccole piscine e laghetti naturali di acqua di mare di El Caletón, spiaggetta a ridosso del centro urbano. Se invece non si è mai visto produrre un sigaro a mano, fermarsi da Arturo, può essere una esperienza interessante. In questa bottega, da tre generazioni si lavorano le foglie di tabacco importate da La Palma, l’unica isola dell’arcipelago in cui ancora si coltivano le piante.


Non si può lasciare Tenerife senza avere messo piede nel parco nazionale del Teide e ammirato la sua montagna (il vulcano alto 3.718 metri) che sin dai tempi dei Guanches – popolazione che originariamente viveva nell’arcipelago prima dell’arrivo degli spagnoli alla fine del ’400 – ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita dell’isola. I più coraggiosi possono cimentarsi nella scalata del Pico Vejo (circa sei ore), la cima del vulcano, oppure prendere una teleferica e contemplare comunque le numerose specie di alberi, piante e animali che vivono unicamente in questo luogo. Tra i must da riportare a casa: le marmellate di cactus, di crema di banane, il miele di palma, mentre trai i prodotti erboristici, l’aloe vera. Specie endemica di queste isole, considerata sacra dagli aborigeni grazie alle sue notevoli proprietà, la sua produzione fa gola anche ai reali sauditi che proprio quest’anno hanno visitato l’isola per comprenderne la produzione.


Per informazioni: Ufficio del turismo spagnolo in Italia (
www.spain.info/it/disfruta/en_el_mar/costas/islas_canarias.html) e www.turismodecanarias.com.
ansa