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Enit / L'ITALIA A TUTTA CINA


Con oltre 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze l’Italia rappresenta la meta preferita dei visitatori cinesi e primeggia in Europa superando Francia, Germania e Spagna. Le previsioni per il 2019 sono più che rosee: crescono, infatti, le prenotazioni di oltre il 20 per cento. Le vacanze di primavera ed estate vedranno i cinesi puntare alla volta del Sud e su nuove destinazioni del turismo culturale come i siti Unesco di Pompei, Amalfi e la valle dei Templi di Agrigento. Al di là di Shanghai e Bejing, si consolidano aree di partenza quelle di Guangzhou, Wenzhou e Chengdu. Si tratta soprattutto di visitatori di genere femminile tra i 25 ai 34 anni che scelgono l’Italia nei mesi di febbraio, luglio e ottobre e amano regioni come Lazio, Veneto, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Campania. Le città top sono Milano, Roma, Firenze e Venezia. E' quanto emerge da un'analisi dell’Ufficio Studi Enit sulla base di dati Unwto, Banca d’Italia, Etc, Istat, Eurostat, Forwardkeys nonché dal monitoraggio delle 30 sedi nel mondo dell’Agenzia Nazionale del Turismo

Go Deep Game. Un gioco per rigenerare lo spazio in cui si vive

Un'immagine del castello Aragonese a Taranto (Ansa)

“Abitanti uniti”, “Spazi verdi invece di palazzi vecchi”, “piante e fiori”, “Aprire i locali inutilizzati per darli ai giovani (gratuitamente)”, “+ biblioteche”, “via pregiudizi e ridicoli benpensanti”, “chiande (in dialetto tarantino, piante)”, “palazzi nuovi”. Questi, scritti così come li leggete, sono alcuni dei desideri degli abitanti della Città vecchia di Taranto per il luogo in cui vivono. Li hanno scritti su un cartellone bianco a due facce, portato in giro per l’isola da una simpatica “ragazza sandwich”. La diffidenza è stata vinta grazie a Go Deep Game, un gioco che, utilizzando la metafora del viaggio attraverso sei immaginarie linee della metropolitana (visione, diversità, emozioni,creatività, togetherness, potere e rango) aiuta le comunità a riscoprire bellezza e talenti personali e collettivi, per rigenerare lo spazio in cui vivono. Scritto in inglese da giovani italiani esperti di processi di facilitazione, dal 2015, con il sostegno dell’Unione Europea, il Go Deep è stato sviluppato ed applicato in tanti contesti differenti, sparsi in molti Paesi del vecchio continente. «Esplorando la Città vecchia - spiega Giulio Ferretto, uno dei due facilitatori di questa edizione del Go Deep - ci siamo resi conto che c’è un grande senso di abbattimento e impotenza delle persone che vivono nel quartiere, rispetto alle condizioni di vita. Non credono di poter influenzare le dinamiche dello spazio in cui vivono. Aspettano la politica, con disaffezione però. Il nostro approccio non è stato portare soluzioni dal di fuori, non è questo il ruolo che abbiamo, ma piuttosto aiutare nel far emergere soluzioni sostenibili nel tempo, facendo da specchio alle bellezze, ai talenti che hanno già al loro interno». Una sorta di maieutica della cittadinanza attiva. «Uno dei temi culturalmente importanti in questo momento storico è quello della fiducia nelle comunità, una fiducia che va nutrita, con la rigenerazione urbana invece - prosegue Ferretto - in molti luoghi è stato fatto tutto il contrario. Le idee, erano preconcette, standardizzate e venivano dall’esterno. Questo perché manca un legame di fiducia nel sistema stesso, nella sue capacità di rigenerarsi, di trovare risorse in se stesso per uscire dalla crisi». Go Deep quindi ribalta le attitudini «in particolare il meccanismo per cui pensiamo solo a quello che non ci piace. L’ultima fase del gioco va a riflettere e sedimentare gli apprendimenti che il gruppo ha ottenuto attraverso il processo. Si attiva l’intelligenza collettiva, si parla molto e si torna a ringraziare». Come hanno fatto le donne del rione, preparando teglie di riso patate e cozze da offrire nella grande cena comunitaria di ieri sera. In strada, tra i vicoli, decine di tavoli. Ciascuno ha portato il suo piatto meglio riuscito, poi condiviso o scambiato, con i ragazzi dell’istituto musicale Paisiello di Taranto, gli anziani dell’Auser ed i danzatori di pizzica, a fare da colonna sonora. «La biennale ha tanti linguaggi, perché non vogliamo solo ragionare sulla prossimità ma anche provarla. In questo senso - ha spiegato uno dei quattro co-direttori di Biennale, Gianfranco Marocchi - la cena di strada è un momento di condivisione importante in cui si sceglie di uscire dalla propria casa e di sedersi accanto a qualcuno che forse neanche si conosce. Questo è stato possibile perché la Biennale non arriva dall’alto ma ha lavorato insieme ai cittadini del quartiere».
avvenire

Sicilia in prima linea per il turismo religioso


Il Dipartimento Turismo della Regione Siciliana partecipa al Simposio euromediterraneo organizzato dall’Ufficio Nazionale Tempo Libero, Turismo e Pellegrinaggi della Conferenza Episcopale Italiana dal titolo “Verso un’identità del Turismo religioso”, il cui prossimo appuntamento è in programma oggi e domani, venerdì e sabato 17 e 18 maggio, a Sotto il Monte, luogo che ha dato i natali a San Giovanni XXIII, dove si parlerà per l’occasione di esperienza e convivialità.
La struttura organizzativa dell’incontro prevede la costituzione di “tavoli delle competenze”, ognuno dei quali coordinati da un facilitatore. Una sessione plenaria conclusiva restituirà i risultati emersi nei tavoli e produrrà un documento di sintesi sul lavoro svolto, dal quale emergeranno potenzialità e criticità da tenere in considerazione per la gestione e lo sviluppo di questo segmento turistico. Molti i temi in discussione all’interno del tavolo: il coordinamento dei vari cammini di fede, guide turistiche e luoghi sacri, la creazione dei Parchi ecclesiali culturali, le azioni di marketing per incrementare i flussi inbound.
La Sicilia è tra le Regioni italiane che compongono il tavolo nazionale sul turismo religioso costituito tra la CEI e la Commissione Turismo della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Un tavolo regionale, in analogia a quanto avvenuto a livello nazionale, si è insediato lo scorso gennaio a Palermo. Ad esso partecipano i rappresentanti dell’assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, dell’assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dell’Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della Conferenza Episcopale Siciliana e dell’Ufficio per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto della CESi.
travelnonstop

TURISMO A Trani un corso di alta formazione in turismo religioso


Trani, turismo religioso
Health Collection Institute, con sede in Trani, istituisce il Corso di Alta Formazione in Turismo religioso, con l'obiettivo di far acquisire agli iscritti una conoscenza specifica degli aspetti teologici e pastorali indispensabili a chi opera nell'ambito del Turismo Religioso e una conoscenza tecnico-professionale, con un taglio connesso con l'operatività in ambito turistico. Il corso ha una durata complessiva di 120 ore, suddivise in una parte teorica in modalità online (80 ore) e una parte pratica in presenza (40 ore).

Il percorso prevede tre ambiti formativi:
- conoscenze teologico - pastorali finalizzate alla comprensione e interpretazione del complesso mondo religioso con particolare attenzione all'ambito territoriale;
- competenze professionali in ambito turistico di interesse religioso;
- area di carattere applicativo inerente alla professione turistica in ambito religioso.

Al termine del Corso, si svolgerà una Prova finale consistente nella redazione di un piano di gestione e promozione di un itinerario o servizio del turismo religioso a livello territoriale e verrà rilasciato un Attestato di partecipazione.
traniviva

Viterbo: le auto dei Papi in mostra da venerdì

Viterbo: le auto dei Papi in mostra da venerdì
Da venerdì 24 a domenica 26 maggio sarà Viterbo ad ospitare per la prima volta le nove auto dei Pontefici in piazza San Lorenzo davanti al Palazzo dei Papi. Sono state infatti recuperate le auto che venivano utilizzate in Vaticano per accogliere e trasportare le delegazioni in visita ufficiale dai Papi che si sono succeduti da Pio XI a Paolo VI. Le vetture fanno parte di una delle più grandi collezioni private al mondo di auto americane. L’occasione è quella dei 30 anni del Veteran Car Club di Viterbo, il più importante sodalizio di auto storiche del centro Italia, federato Asi.

“Siamo particolarmente orgogliosi e grati a The NB Center di poter offrire alla nostra città e ai tanti appassionati una mostra unica e straordinaria di auto che accolsero Lord Chamberlain, lo Scià di Persia, la regina Elisabetta, John e Jacqueline Kennedy"”, ha commentato Gian Carlo Carli, presidente del Club. Tra i nove pezzi unici riportati all’antico splendore con una attenzione maniacale per ogni singolo aspetto, dal motore alla carrozzeria ai velluti e alle pelli degli interni, dalle cromature alle moquette e ai ricami dorati degli interni, spicca la Checker, celebre marchio americano noto soprattutto per la produzione di taxi. Il modello di auto commissionato dal Vaticano nel 1963 e realizzato nel tipico colore nero è lo stesso reso famoso da Robert De Niro nel cult movie 'Taxi driver' .
L’esposizione gratuita e aperta a tutti consentirà di ammirare da vicino quale fosse il livello di opulenza, quasi la regalità che queste vetture americane mostravano agli ospiti dei Pontefici. Accanto a ciascuna auto ci sarà un totem con la spiegazione bilingue delle caratteristiche e le immagini del tempo. Un gruppo di esperti sarà a disposizione per illustrare le circostanze politiche (dittatura, seconda guerra mondiale, crisi di Cuba, Concilio vaticano II) in cui le automobili furono utilizzate. Da Palermo giungerà donna Costanza Afan de Rivera, nipote di Ignazio e Franca Florio in qualità di madrina della manifestazione.

Enit / Turismo, il Piemonte fa rotta sulla Cina



Fino al 17 maggio la Regione Piemonte, in coordinamento con VisitPiemonte, la società in house per la valorizzazione turistica e agroalimentare della Regione Piemonte partecipata anche da Unioncamere, fa rotta sulla Cina con alcuni importanti appuntamenti a Pechino e a Shanghai. Ieri, nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, VisitPiemonte ha raccontato la regione a media e operatori cinesi nel corso della presentazione “An unexpected experience of art, culture, food and wine, landscape: Torino, Piemonte, Italy…a surprise every day!”. Oggi sarà la volta di Shanghai, dove il Piemonte, e le altre regioni italiane presenti a ITB China, avranno l’opportunità di incontrare oltre 600 buyers cinesi alla cena di gala allo Shangri–La Hotel Pudong, che li vedrà ospiti di ITB China ed ENIT Italia, main sponsor di ITB China 2019. Dal 15 al 17 maggio il Piemonte entrerà nel vivo di ITB China, la fiera b2b dedicata esclusivamente al networking di settore e alla promozione del travel management in Cina, in programma al World Expo Convention & Exhibition Center di Shanghai. VisitPiemonte accoglierà media e operatori allo spazio ENIT Italia, insieme all’ATL Turismo Torino e provincia, l’ATL Biella e l’ATL Distretto Turistico dei Laghi, oltre ad un gruppo selezionato di tour operator. Il 16 maggio in conferenza stampa, sarà presentata l’offerta turistica della regione. A seguire media e operatori cinesi saranno invitati a scoprire i segreti del re dell’aperitivo, nato a Torino, con una speciale “Esperienza Vermouth”.


(© 9Colonne

Enit / TALY AT HAND A ROMA: LA MEETING INDUSTRY PROMUOVE IL BELPAESE

Italy at Hand

Convention Bureau Italia apre le iscrizioni per il suo evento di punta Italy At Hand, The Event dal 7 al 9 novembre a Roma. Anche per la seconda edizione dell’appuntamento Mice interamente dedicato all’Italia è previsto il format dello scorso anno: l’incontro tra 45 buyer internazionali e 35 espositori italiani“per una tre giorni di business unconventional in perfetto stile italiano”, spiega una nota. “L’unicità risiede nel fatto che ogni anno ha luogo in una destinazione diversa, per far conoscere a fondo tutta l’Italia più autentica ai migliori decision maker dell’industria Mice internazionale”, continua.

L’obiettivo di CBItalia è quello di portare i migliori buyer d’Europa fortemente interessati alla destinazione Italia e altamente profilati dal convention bureau nazionale. Sono state aperte le iscrizioni per la selezione degli espositori e sarà possibile iscriversi fino al 21 luglio. Destinazioni, hotel, provider tecnologici, agenzie di organizzazione di eventi rappresentano l’audience dell’appuntamento che il Convention Bureau Roma e Lazio e il partner creativo Gvst Group stanno mettendo a punto. “Siamo pronti ad intraprendere questa nuova sfida e a replicare, e soprattutto duplicare, il grande successo dello scorso anno: 888 business meetings, 24 partner nazionali e internazionali coinvolti, ospiti eccezionali come Ray Bloom e Oscar Farinetti – commenta la presidente del Convention Bureau Italia Carlotta Ferrari -. Vorremo svelare Roma e la sua straordinaria bellezza a tutti i professionisti del mondo degli eventi”.

Il  Italy at Hand, che è la seconda grande occasione di Roma di presentarsi a un settore ad alto reddito. Anche gli incontri di Iapco si terranno nella capitale.
missionline.it
Il settore degli eventi e dei congressi è cruciale per le destinazioni di viaggio: la classifica di Icca, l’associazione internazionale che riunisce gli stakeholder della meeting industry, è appena stata pubblicata e vede l’Italia al sesto posto con 522 incontri nel 2018. Siamo scesi di una posizione rispetto all’anno scorso. I congressisti (o ‘turismo per business’ come lo classifica l’ente di promozione turistica nazionale, Enit) rappresentano il 20% del mercato incoming dei viaggi.

Enit / Italia: prima destinazione internazionale per i matrimoni dei britannici



L’Italia è la prima destinazione internazionale per i matrimoni dei britannici. Motivo per cui Enit partecipa, per il terzo anno, al National Wedding Show di Londra con uno stand condiviso da 5 regioni: Friuli Venezia Giulia, Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria.
Secondo l’indagine DwItaly 2018, condotta dal Centro Studi Turistici di Firenze per Convention Bureau Italia, lo scorso anno le coppie straniere sono arrivate in prevalenza proprio dalla Gran Bretagna, rappresentando il 28,1% del totale. Seguono: Stati Uniti (21,9%), Australia (9,4%), Germania (5,5%) e Canada (4,5%). La regione preferita è la Toscana (30,9%), quindi Lombardia, Campania, Veneto e Lazio; in ascesa Puglia e Sicilia.
Il destination wedding in Italia è caratterizzato da una formula che include ilmatrimonio celebrato in hotel di lusso, prevalentemente in estate, con rito religioso o simbolico.
Fonte: TTG Italia

Micac, Enit, Turismo, Italia. Gli stranieri scoprono i borghi italiani e il turismo slow


I turisti stranieri amano lo stile di vita autentico e “a misura d’uomo” dei borghi italiani con le sue tradizioni e i piaceri della tavola. Nell’anno che il Mibac ha dedicato al turismo “lento”, i dati parlano chiaro: nel 2017 sono stati circa 3,7 milioni gli arrivi (+7,5%; +12,2% stranieri e +4,4% italiani) e 14,3 milioni le giornate di presenza (+7,9%); la permanenza media nelle strutture è di 3,9 giorni, più alta rispetto alla media nazionale (3,4 giorni), mentre i turisti stranieri contribuiscono per il 45% al totale delle presenze. In crescita anche l’offerta ricettiva, con 216 mila posti letto in 10.335 esercizi ricettivi. Per il 2018 i dati provvisori disponibili (i definitivi usciranno il mese prossimo) rilevano una lieve crescita delle presenze (14.6 milioni, pari al +2% rispetto al 2017), l’aumento degli stranieri (+7,2% degli stranieri) e la diminuzione degli italiani (-2,2% degli italiani).
I dati sono stati illustrati dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” nella sede romana dell’Enit che ha anche annunciato l’uscita della guida “I Borghi più belli d’Italia” (edita dalla Ser – Società Editrice Romana) disponibile entro il mese di maggio in edicola, in libreria e online.
La pubblicazione, giunta alla quattordicesima edizione, quest’anno presenta 293 piccoli centri storici certificati, inferiori ai 15 mila abitanti, tutti dotati dei requisiti di bellezza urbanistica, architettonica, di qualità della vita, di accoglienza: un’edizione rinnovata, corredata da tantissime fotografie, che permette al futuro visitatore di scoprire la i luoghi e i paesaggi, l’arte, la storia, le tradizioni e i prodotti enogastronomici, ma anche di avere informazioni pratiche, legate alle strutture ricettive e commerciali.
“La nostra Associazione sta portando avanti un nuovo progetto per il 2019, il Borgo plastic free – ha annunciato Fiorello Primi, presidente de I Borghi più belli d’Italia – vogliamo fare una guerra totale alle microplastiche: bisogna preoccuparsi della bellezza dei borghi, ma anche della nostra salute”. Il presidente ha poi sottolineato che, se i dati del turismo sono positivi, resta comunque il problema della destagionalizzazione, con i borghi che nei mesi estivi sono presi d’assalto e il resto dell’anno si svuotano: “la stagionalità è legata anche al lavoro, che difficilmente può essere stabile se il turismo nei borghi c’è solo d’estate”, ha detto, “il problema è complesso e va aggredito su più fronti. Noi stiamo pensando a promuovere il turismo sociale, legato ad anziani, famiglie in difficoltà e disabili, e quello degli italiani all’estero, che magari hanno le loro radici familiari in uno di questi piccoli centri e vogliono ritrovarle”.
travelnonstop.com

Enit / G20: Giappone, Centinaio alla riunione dei ministri dell'Agricoltura


Tokyo, 11 mag 09:19 - (Agenzia Nova) - Ieri Centinaio ha incontrato a Tokyo il ministro dell'Agricoltura, delle foreste e della pesca giapponese, Takamori Yoshikawa. Tra gli argomenti, stando a quanto riferito dal profilo Twitter del ministero italiano, c’è stata l’apertura del mercato giapponese all’export di kiwi prodotto in Italia. Centinaio ha poi incontrato il vicecommissario dell’Agenzia del Turismo giapponese, Akihiko Kanai. In agenda anche scambi con i rappresentanti del Sistema Italia in Giappone (Ambasciata, Ufficio Ice, Ufficio Enit, Delegazione di Bankitalia, Camera di Commercio Italiana in Giappone, Istituto Italiano di Cultura a Tokyo), i tour operator giapponesi e selezionati rappresentanti della comunità d'impresa italiana. La missione del ministro si concluderà lunedì 13 maggio. (Git)

Venezia. Apre la 58ª Biennale d'arte all'insegna del circo

«Mondo cane», installazione nel padiglione belga

Il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta, parlando a un gruppo di giornalisti invitati per un light lunch, martedì scorso ha fatto un rapido bilancio su come sia cambiata negli anni la funzione di questa mostra, che è la più antica del genere sulla scena internazionale. Limitandosi anche solo al periodo dal Dopoguerra in poi, quando nel 1948 ebbe luogo la prima edizione seguita alla pausa imposta dal conflitto mondiale, Baratta ha così riassunto l’andamento a grandi linee: la Biennale non è più uno spazio nel quale si tengono contemporaneamente tante personali o monografiche riunite sotto lo stesso cappello espositivo. Il modello era quello delle Kunsthalle, ed era anche la formula sulla quale si basò proprio l’edizione del 1948, dove nel padiglione greco era ospitata la collezione di Peggy Guggenheim che portava con forza alla ribalta la pittura astratta, e poi si potevano vedere mostre antologiche dedicate a Klee, Chagall, Arturo Martini (scomparso l’anno precedente), Kokoschka, Rouault, Picasso, Braque, Moore, Wotruba, gli espressionisti tedeschi, gli impressionisti... e molte di queste rassegne avevano curatori d’eccezione, Longhi, Argan, Guttuso, Arcangeli, Read, Ernst... Alle personali erano poi subentrate negli anni monografiche su gruppi ed esperienze nuove. Ma oggi, ormai da varie edizioni, non è più così. Era evidente dalla lieve tensione compiaciuta delle labbra mentre parlava, che Baratta identifica questa svolta anche con se stesso, da quando cioè salì al comando nel 2008, dopo brevi esperienze precedenti.
È scomparsa, ha detto, anche la figura dell’artista come “attore sociale”; non più dunque un propagatore dell’arte come sintomo delle malattie del proprio tempo, o per così dire del riflusso concettuale in realtà diventato lingua internazionale del nichilismo ascetico, dell’arte-nirvana o, peggio, dell’arte indistinguibile dall’oggetto comune secondo il principio che chiunque è artista e qualsiasi cosa può essere arte. Oggi, pensa Baratta, viviamo in una scena dell’arte superaffollata, e il compito dell’artista è portare un cortocircuito nella capacità dello spettatore di digerire ciò che un tempo si chiamava opera d’arte ma ora è inevitabile definire piuttosto oggetto artistico. L’artista non è più chi usando tecniche e linguaggi codificati (sempre soggetti a essere decostruiti e ricostruiti con ordine diverso) ci pone davanti a un’opera che interpreta criticamente un canone e una storia, che si introduce in una continuità con le dissonanze tipiche di ogni atto libero e autonomo (l’élan vital bergsoniano, per intenderci); no, oggi l’artista è total free, nel senso di totalmente libero e totalmente gratuito, usa le materie e i materiali che vuole come gli pare e piace. Non conosce il limite, perché il limite è contrario all’idea di libertà che passa nel nostro tempo. Un’arte che chiunque può fare e che non richiede la conferma di un giudizio critico è piuttosto uno spazio nel quale si entra e si esce come semplici comparse di una giostra che colpisce lo spettatore con trovate, provocazioni, esagerazioni, pensieri buoni (o malefici)...
È anche il senso dell’ammonimento compreso nel titolo della Biennale d’arte che apre i battenti domani: May You Live In Interesting Times, che tu possa vivere in tempi interessanti. Il saggio cinese che usava questo monito non intendeva, come molti si augurano oggi, vivete sereni; in realtà, questo invito a vivere tempi interessanti per i cinesi vale piuttosto come una maledizione perché quell’augurio ha a che fare con la complessità, demone della nostra era postmoderna. Ma quando Baratta nella presentazione in catalogo gioca sul doppio registro maledizione/opportunità, ecco che mette in campo senza dirlo una regola base del capitalismo a cui l’arte di oggi deve quasi tutto anche quando, come sostiene il curatore di questa edizione, l’americano Ralph Rugoff, cerca di essere il balsamo di una storia segnata dal colonialismo.
Se quella maledizione è ricaduta su di noi, come disse un diplomatico britannico, oggi è evidente che continua ad agire in un sistema dell’arte gravemente menomato e tenuto in pugno dal potere economico-culturale: Mercato-Musei-Case d’asta-Galleristi-Curatori. Ed è bene ribadire che i curatori non sono affatto necessariamente critici, sono manager che inventano contesti e messinscene di idee e concetti capaci di dare un retroterra a ciò che spesso sale alla ribalta solo per la determinazione (sostenuta dal denaro) di alcuni influenti personaggi. Oggi, per esempio, l’arte internazionale è dominata da una oligarchia, di cui fanno parte sul piano collezionistico-mercantilistico figure come Pinault e Gagosian.
Qual è il punto debole del sistema dell’arte? Senza dubbio la fine della critica d’arte. Senza la critica d’arte, manifestazioni come la Biennale diventano lunapark o teatri circensi. Si veda – come emblema – l’allestimento Mondo cane di Jos de Gruyter & Harald Thys nel padiglione belga che è un teatrino di finti vecchi automi: suonatori ciabattini arrotini e filatrici ma anche nuovi Frankenstein. Si ride anche, ma è appunto l’emblema di un baraccone dove ogni scelta ideale e artistica convive con l’altra annullandone il potenziale critico e la forza estetica. L’Arsenale presenta anche opere degne di nota e la cura impressa da Rugoff alla mostra è pulita, in parte richiama con minor forza evocativa l’allestimento della Biennale di Gioni. Si segnalano le installazioni di Alexandra Birken con tante figure umane nere (ombre?) afflosciate su scale e travi, ilMicroworld di Liu Wei con lastre di acciaio composte in un conflitto di vuoti e di pieni dentro una grande stanza, le tristi fotografie di Soham Gupta (non a caso intitolate Angst), e quelle ad altissima definizione di Anthony Hernandez su mondi fatiscenti e discariche e materie povere; e ancora: le grandi ruote da autocarro rivestite di catene e sospese a mezz’aria di Arthur Jafa, che mostrano come la scultura possa essere anche lontana dai canoni soliti (anche quelli poveristici appunto)... Sono emergenze che non indicano però nuove strade, un comune sentire, altri scenari dove leggere il futuro. Forse la maggior coagulazione nel modo di vedere viene dai Paesi asiatici, e questo testimonia semmai come il dominio del mercato americano sia messo a dura prova anche nell’arte dal mondo cinese, indiano e giapponese.
Penso che con questa Biennale dovrebbe chiudersi un ciclo, che ha assecondato la dittatura dello spettatore cioè ne ha accarezzato gli istinti consumistici e ludici ma senza scavare nelle contraddizioni del nostro tempo anche prefigurando un dissonante ritorno alle forme e alla capacità tecnica di ordinarle. Al contrario di quel che pensa Baratta, se questa Biennale è diventata il modello per altre manifestazioni analoghe (ma non Documenta, per esempio), forse è il momento di fare scelte diverse e tornare al passato, a una Biennale-Kunsthalle dove il modello espositivo riviva in forme nuove. Del resto, Baratta sa bene che questa formula non è mai tramontata, si è soltanto dislocata su tutta Venezia, in una sinergia con altre istituzioni che aiuta la Biennale a fare risultato. In questi giorni si sono aperte in Laguna mostre di Burri, Baselitz, Scully, Forg, Kounellis, Immendorf, Gorky, Halley... Ridefinendo il modello, si deve tornare e riconoscere un ruolo centrale alla critica.
Avvenire