Libri delle vacanze, i consigli di Mari, Fontana e Corona
LAGO MAGGIORE LETTERALTURA 2012: mercoledì 27 giugno 2012 - domenica 22 luglio 2012
L'ultimo appuntamento, mercoledì 28 marzo, vedrà invece la presenza di Teresio Valsesia per la presentazione del libro “Monte Rosa. Regina delle Alpi”. Anche in questo caso, la montagna è qualcosa di più di una meta geografica.
Le serate sono organizzate in collaborazione con gli editori locali Alberti e Tararà, il Club Alpino Italiano e il Comune di Verbania.
Parole in controluce sul tema del viaggio
di Gian Maria Annovi
SAGGI Da Anne Carson un testo che fonde critica e lirismo
Parole in controluce sul tema del viaggio
LIBRI: ANNE CARSON, ANTROPOLOGIA DELL'ACQUA, DONZELLI, PP. 165, EURO 24
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Nata in Canada nel 1950, Anne Carson è da tempo considerata tra le maggiori voci poetiche in lingua inglese. Nonostante alcune traduzioni poetiche siano comparse, soprattutto grazie a Antonella Anedda, su blog e riviste, in Italia Anne Carson è conosciuta dal grande pubblico solo per il romanzo Autobiografia del Rosso (Bompiani, 2000), che rifacendosi alla lontana ai miti greci (Carson è una raffinata latinista e grecista e ha insegnato in prestigiose università nordamericane) racconta le sofferte vicende di un mostro moderno, Gerione, giovane alato dalla pelle rosso fuoco. Se Bompiani non avesse eliminato dalla copertina il sottotitolo originale, anche i lettori italiani sarebbero avvertiti che questo libro stranissimo e splendido, considerato come una vera rivelazione letteraria da Susan Sontag e Alice Munro, è «un romanzo in versi»: un'opera di poesia.
Che poesia sia però un termine assai fluido nel caso di questa scrittrice, lo prova il bellissimo libro appena pubblicato da Donzelli nella sua collana di saggi: Antropologia dell'acqua, curato e tradotto dalle poetesse Antonella Anedda e Elisa Biagini e dall'italianista Emmanuela Tandello. Così come Autobiografia non è propriamente un romanzo, Antropologia dell'acqua - che costituisce solo la parte quinta della più ampia raccolta Plainwater: Essays and Poetry (Knopf, 1995) - non è davvero un saggio, tanto che la prima parte che lo compone, Tipi di acqua, pubblicato inizialmente nel 1987, venne poi inclusa in The Best American Poetry of 1990, attirando per la prima volta l'attenzione del pubblico americano.
Il fascino del lavoro di Anne Carson risiede proprio nell'eleganza e naturalezza con cui la sua scrittura, «felicemente inclassificabile», fonde lirismo e metodo critico, prosa diaristica e linguaggio accademico, incrostandosi come una conchiglia di materiali provenienti dalle fonti più disparate. È un'operazione che Carson conduce a freddo, come immersa nelle profondità del lago al centro dell'ultima sezione del volume, Margini d'acqua. Un saggio di mio fratello sul nuoto che, descrivendo il moto del fratello nuotatore, scomparso misteriosamente, traccia il confine liquido tra parola e assenza, tra respiro e apnea esistenziale.
Antropologia dell'acqua è una riflessione sui «fragili meccanismi che ci salvano dall'annegare», ma letto in controluce, quasi fosse stato scritto con pioggia su carta di riso, attraverso la decostruzione del tema classico del viaggio, si rivela anche un trattato postmoderno sull'amore: un'ordalia dell'acqua per la devozione filiale e amorosa. Così come l'antica cortigiana cinese Lady Cheng, una delle figure evocate nella seconda sezione, Solo per il brivido, Anne Carson si diverte a disegnare mappe di parole che resistono all'oggettività e pongono il lettore di fronte a continue domande sulle proprie convinzioni e percorsi mentali.
Da un lato troviamo il viaggio in macchina fino al confine occidentale estremo dell'America, dall'altro il pellegrinaggio a piedi verso Santiago di Compostela, che si conclude però simbolicamente a Finisterre, un tempo considerato la fine del mondo conosciuto. Anne Carson è interessata agli estremi e il suo mondo ha margini fatti d'acqua, dove la parola è flusso e il pensiero pozza: l'acqua - scrive - «è qualcosa che non si può trattenere. Come gli uomini». Antropologia dell'acqua è infatti poesia che si fa anche ricerca epistemologica dell'altro amoroso, qualcosa che - per chi lo incontra - proprio come un pellegrino, è sempre xenos, ospite e straniero allo stesso tempo.
Che anche il linguaggio viva il rischio di questa doppia condizione, lo rivela l'attenzione con cui Anne Carson descrive l'Alzheimer del padre, le cui parole, prive di riferimento alla realtà, sono come le mappe della cortigiana: tracciano cammini che solo qualcuno completamente perso nella propria solitudine può percorrere. Allo stesso tempo, proprio il liquefarsi della lingua paterna è ciò che la porta a ridefinire la propria identità femminile, a emanciparsi da modi espressivi che altrimenti non conoscerebbero il senso del fluire. Grazie alle attente traduzioni di Anedda, Biagini e Tandello, anche il pubblico italiano può ora lasciarsi sommergere dalla lingua di questa scrittrice straordinaria.
Sognando terre diverse
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Sognando terre diverse con Guillaume Duprat
a cura di Alexander Karelin
Venerdì, 25 Giugno 2010
Sognando terre diverse con Guillaume Duprat L’illustratore francese Guillaume Duprat ne ha scoperte tante e le ha disegnate ne “Il libro delle terre immaginate” edito in Italia da L’Ippocampo nel 2009. Certo questo non vuol dire che di terre immaginate non ce ne sono più!
Nel pomeriggio di venerdì, nel parco di Villa Maioni, con l’aiuto linguistico di Katia Rossi, Guillaume Duprate propone ai bambini di Verbania e dintorni di crearne delle altre, anche se tutti i bambini sanno che la terra è una sfera. (Infatti – solo gli adulti sembra che abbiano ancora dubbi su questo).
E lui, che di terre immaginate ha fatto un libro, ha poi raccontato, usando i disegni creati dai ragazzi, come diversi popoli dei cinque continenti immaginassero la terra prima che l’esploratore Ferdinando Magellano compisse il primo viaggio intorno al globo, fornendo la prova definitiva che la terrà altro non è che una sfera – cosa che i filosofi greci ipotizzavano quasi duemila anni prima.
Ci furono i popoli africani che immaginavano la terra come un triangolo o gli aborigeni australiani che la vedevano come un labirinto fatto di corridoi infiniti, percorrendo i quali, il sole e la luna apparivano nel cielo... e allora perché non sognare un’altra terra, anche se si sa che è una sfera?!
letteraltura.it
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone
LetterAltura: un festival di asini
VERBANIA, 25 giugno- “Asini e filosofi” è questo il titolo di un interessante libro di Francesca Rigotti (docente dell'Università di Lugano) e Giuseppe Pulina (direttore della rivista “Mneme Ammentos”) edito da Interliea che sarà presentato sabato alle ore 17.45, alla Villa Pariani di Verbania all'interno della manifestazione “LetterAltura” che quest'anno rende omaggio a questo prezioso animale che ha affascinato filosofi e scrittori.
La filosofia dell’asino intesa non come la dottrina di pensiero di tale animale, ma il tipo di riflessioni che l’asino ha suscitato nel filosofo. Dall’Asino d’oro di Apuleio a Nietzsche, fino al Ciuchino di Shrek. Un’originalissima rassegna su “ontologia, razionalità, sessualità e voce dell’asino, campione attualissimo dell’ibridismo e grande protagonista di metamorfosi”.
Tante e singolari le riflessioni che compongono il libro, una tra tante è l' “incanto di un raglio”: “Il verso dell’asino può produrre in chi l’ascolta un’eco suggestionante. Ruvido, possente, viscerale, il raglio non lascia indifferente. […] Di questo fa parola il principe Myškin, protagonista de L’idiota di Dostoevskij, nel ricordo dei suoi primi giorni in Svizzera. “Mi ricordo che riuscii a strapparmi a quello stato di torpore una sera a Basilea, al nostro ingresso in Svizzera, quando venni svegliato dal raglio di un asino sul mercato della città. Quel raglio d’asino mi colpì straordinariamente, chissà perché, e mi piacque moltissimo; da quell’istante, all’improvviso, fu come se tutto mi tornasse chiaro in testa””.
Famoso è il paradosso dell'asino di Giovanni Buridano logico francese del XIVV secolo che si occupò dell'analisi della volontà umana: un asino che posto tra due cumuli di fieno perfettamente uguali e alla stessa distanza non sa scegliere quale iniziare a mangiare morendo di fame nell'incertezza.
Un’altra interessante considerazione nasce dall’asino come protagonista di cartoon e film d’animazione: “Sul grande schermo l’asino guadagna in sicurezza e determinazione, sino a rasentare qualche volta la sfrontatezza. Mantiene sempre in sé la dolce goffaggine che anche agli occhi dei bambini sa trasformarlo in un amabile quadrupede. In realtà, non è una vera trasformazione, perché l’asino non è un animale camaleontico e opportunista. Quasi sempre l’asino è il terminale, il punto ad quem di un processo involutivo […] l’asino è sempre asino, perché, per usare le parole di Giordano Bruno, è più facile “inasinirsi” che “inumanirsi”, e questo vale anche nel fantasticante mondo dell’animazione”.
L'alleanza tra asini e uomini è antica: equini addomesticati che entrarono nella vita quotidiana dei nostri avi. “L'asino- ha scritto Vincenzo Pardini in un articolo su TuttoLibri- è l'animale della pace, il cavallo della guerra. Mite, collabora con l'uomo che, non sempre, proprio perché uomo, ne ha apprezzato le doti. Tenuto dalle famiglie per soddisfare le esigenze del quotidiano in montagna portava le some, in pianura trainava il barroccio o poteva essere adibito a far girare le macine dei mulini, legato alla loro stanga, il muso bendato, affinché non vedesse.”
Ma c'era anche chi lo usava come cavalcatura: Gesù Cristo entrò a Gerusalemme a dorso di un asino, Robert Louis Stevenson nel 1878 (per il suo viaggio nelle Cevenne) si avvalse di un'asina di nome Modestine, Giacomo Puccini era solito spostarsi, per raggiungere la sua villa di Chiatri, a dorso di un asino di Martina Franca.
L'Asino è stato oggetto di culto o mezzo di sacrificio nell'antichità classica orientale ed africana: l'adorazione dell'asino (onolatria) da parte degli Ebrei nel deserto, nell'antico Egitto è l'animale totem del dio Seth. Nella Roma imperiale l’onolatria fu strumentalizzata dai pagani come prova ulteriore di scherno nei confronti dei primi Cristiani e dei Giudei. Un asino sarà presente nella mangiatoia in cui nascerà Gesù Bambino.
Tanti anche gli asini della letteratura a partire dall'Asino d'oro di Apuleio, per passare all'asina Balaam dell'Antico Testamento, o a Cadichon, l'eroe delle “Memorie d'un asino” della contessa di Ségur o il piccolo e dolce Platero protagonista del libro del poeta spagnolo Juan Ramon Jiménez, fino a Balthazar, l'asino protagonista del film "Au hasard Balthazar" di Robert Bresson.
Non possiamo poi dimenticare che l'equino diede il nome a un famoso settimanale satirico che tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale con i suoi “ragli” ha cercato di far male a potenti e prepotenti. Nato nel 1892, pochi mesi dopo la fondazione del PSI, e a lungo espressione della politica dei socialisti e degli anarchici "L'Asino", fondato da Guido Podrecca e Gabriele Galantara, aveva sotto la testata una frase che ne spiegava il titolo: “Come l’asino è il popolo: umile, paziente, bastonato”. Per anni i puntuali articoli di Podrecca e le pungenti vignette di Galantara, hanno narrato fatti e misfatti di un’Italietta, non molto diversa da quella dei nostri tempi.
Già a Cartagine l'asino era usato in forma caricaturale. Sin da quei tempi la sua considerazione spregiativa ed offensiva è generalmente entrata nell'uso di quasi tutti i paesi, particolarmente europei. L'uomo, assai di rado riconoscente, l'ha sovente additato a esempio di caparbietà e ignoranza dimenticandosi che con quell'equino tanto disprezzato, con la sua umiltà e caparbietà ha contribuito a creare la nostra civiltà.
lo schermo.it
pagina web a cura di Giusppe Serrone