Rappresentano il 43% della superficie italiana ma i territori montani stanno assistendo a un progressivo, silenzioso spopolamento a tutto vantaggio delle pianure. In Italia, a fronte di una popolazione italiana cresciuta di 12 milioni di unità negli ultimi 60 anni, la montagna ha perso 900mila abitanti. La crescita si è quindi concentrata in pianura (8,8 milioni di residenti in più) e collina (+4 milioni). Risultato: se nel 1951 la popolazione montana era il 41,8% rispetto a quella di pianura, oggi rappresenta solo il 26%. I dati, contenuti nel rapporto La montagna perduta. Come la pianura ha condizionato lo sviluppo italiano, curato dal CER (Centro Europa Ricerche) e da TSM Trentino School of Management, sono stati presentati durante l'11a edizione del Festival dell'Economia, organizzato a Trento dalla Provincia Autonoma e dalla casa editrice Laterza.
La responsabilità di questo “spopolamento silenzioso” non è tanto da attribuire all'orografia quanto a scelte politiche sbagliate. Tanto è vero che, dove i decisori pubblici hanno saputo mettere in campo policy pubbliche lungimiranti, i dati sono in netta controtendenza, fino a rappresentare delle vere e proprie best practice per l'intero Paese. Sugli allori, in questo senso, le esperienze di Trentino, Alto Adige e Valle d'Aosta, dove la popolazione montana, anziché diminuire, cresce a ritmi importanti. Il Trentino è oggi al secondo posto per la popolazione più giovane, mentre 40 anni fa era appena al 7° posto tra le regioni italiane. Ed è in testa nella classifica dei luoghi di destinazione delle migrazioni interne.
avvenire
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L’ Appennino noir di Guccini & Macchiavelli
Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli “La pioggia fa sul serio” pp. 200, € 17,50
Un settembre piovoso come non s’era mai visto, con acqua che cade da tutte le parti e si porta giù pezzi di montagna, dilavamenti, smottamenti. Da questo strano diluvio emiliano, annunciatore di cose funeste, sgorga il nuovo giallo del duo Guccini-Macchiavelli, La pioggia fa sul serio . Romanzo di frane e altri delitti. L’uno grande cantautore che «si sente un po’ vecchio» e ha appeso l’ugola al chiodo. L’altro, giallista tra i più durevoli dell’eurozona (il suo Sarti Antonio è longevo quanto Maigret), cantore della Bologna nera prima che la cronaca s’accorgesse che Bologna aveva effettivamente un’anima nera. Si sono conosciuti quasi vent’anni fa con la storia di un prete affogato in un rivo per colpa del vino («gliel’ho raccontata ed è nato il nostro primo giallo, Macaronì», dice Guccini) e da allora con regolare cadenza confezionano romanzi a quattro mani, prima con il maresciallo Santovito, trasferito dal meridione all’Emilia; ora con Marco Gherardini, detto «Poiana», un agente della forestale che oltre a vegliare su boschi, carrarecce, bracconieri, cinghiali, raccoglitori a ufo di funghi, mirtilli, tartufi, risolve delitti; tutti ambientati sui pendii dolci e selvaggi dell’Appennino tosco-emiliano, dove entrambi vivono, per scelta, dopo un’intensa vita metropolitana, in un romitaggio pacato di convivi, amicizie, letture, pensieri.
Guccini a Pàvana, sulla Porrettana, l’antica strada che metteva in comunicazione il Granducato di Toscana con lo Stato Pontificio, onusta di storie, di commerci, viandanti, banditi, soldataglie. «Sebbene sia nato a Modena - dice Guccini - questi rivi, queste nuvole basse che giocano con le cime dei monti fan parte della giovinezza. Venivo in questa casa dei nonni, accanto al loro mulino, a passare le estati con i giochi pieni di fantasia e il tempo che non finiva mai. Ora non riesco più a vivere questi luoghi come allora, un po’ perché non ho più l’energia per passeggiare, un po’ perché la natura è cambiata, trascurata, violentata dall’uomo. I castagni vengono attaccati da malattie strane che arrivano fin dalla Cina. Nessuno pulisce più o boschi, i cinghiali, che sono carini e simpatici disfano tutto, lasciano buche enormi che paiono bombardamenti. I paesi si spopolano, e perfino le carte rischiano l’estinzione, perchè i vecchietti faticano a formare il tavolino al bar per la partita».
Macchiavelli sta invece a Montombraro, borgo medievale all’ombra d’un castello di Matilde di Canossa nel comune di Zocca («quello dov’è nato Vasco Rossi, e mi fa venire un’invidia… perché tutti lo conoscono per questo»), dove si mangiano cibi antichi come i borlenghi, «Mi riposa stare quassù in compagnia dei pensieri, del cielo, degli alberi. Sono diventato più contemplativo, è finita la giovinezza delle battaglie e Bologna, che ancora amo, non la riconosco più. La montagna, che sembra così silenziosa, invece è piena di stimoli per un giallista. Cova misteri infrattati nei sentieri, nelle forre, nelle rocce. Rancori trasmessi per generazioni d’un tratto deflagrano».
Quest’Appennino sorprendentemente noir, custode di tesori nascosti, può quindi svegliare appetiti criminali. «Per carità non sveli nulla, altrimenti il piacere della lettura svanisce» si raccomanda Guccini. L’intrigo – senza violare la consegna del silenzio - si svolge nell’immaginaria Casedisopra, piccola Macondo di personaggi e comparse bizzarri, dal prete polacco che ha sostituito l’anziano parroco all’aitante maresciallo dei carabinieri (il nonno del «Guccio» era carabiniere a cavallo, che per un centimetro non riuscì a diventare corazziere), extracomunitari, la tabaccaia dritta come un fuso che ha strafumato per settant’anni, bracconieri, prof in pensione e forestieri che arrivano da chissà dove per fare chissà cosa... finché non ci scappa il primo morto, un geologo che effettua strane ricerche su un masso nero.
Con il passo lento delle storie che si gonfiano in osteria, il Poiana dipana la matassa, cercando indizi sotto frane, case abbandonate, e persino oratori affrescati che stuzzicano una fantasiosa attribuzione. Nientemeno che Piero della Francesca. «Piero aveva lavorato a Bologna, poi fu costretto a tornare indietro perché la madre stava morendo – dice Macchiavelli -. Perché non immaginarlo che si fermava tra i monti a dipingere una madonna con il ventre gonfio come quella celebre di Monterchi? Poi cancellata perché dopo il concilio di Trento, più severo verso il corpo, tutte le immagini della vergine incinta erano diventato intollerabili, quasi sacrileghe». «Una storia bella - rincalza Guccini - quindi ho dato il nulla osta». Dunque capita che vi bocciate nella scrittura comune? «E’ Loriano che mi corregge - dice Guccini -. L’idea nasce a me, la innaffiamo con qualche bicchiere di vino, poi butto giù il primo capitolo. Lui legge e me lo cambia. Poi scrive il suo, e anch’io ci metto del mio». Il romanzo nasce così, di capitolo in capitolo, poi assemblati a tavola, «quella di Francesco, perché lui non ha la patente e sono io che vengo in trasferta - dice Macchiavelli -. Di solito non sappiamo chi è il colpevole. Più andiamo avanti e più complichiamo la trama, aggiungiamo colpi di scena, depistiamo il lettore». Loriano sottrae, corregge, cassa. Guccini spennella particolari, cita cose perdute come nei due dizionari che ha compilato con amoroso spirito rigattieristico («E’ un esperto di botanica, antichi mestieri, gesti incastonati in una termine dialettale», dice il collega).
C’è molto di vero, anche nella fantasia. Poiana, per esempio, ha un negozio di ferramenta. «In parte si riconosce, ma si lamenta perché non lo facciamo mai scopare…». Già, nonostante compaiano belle fanciulle, di sesso ce n’è poco. «Quando arriva la scena d’amore è un rimbalzarsi di “scrivila tu, no tu, va bene provo io…” alla fine non viene fuori niente… l’eros non è nelle nostre corde». Bisticciate? «Discutiamo pacatamente. A volte smonto una tesi troppo azzardata con l’ironia», dice Guccini. «Siamo anche dalla stessa parte politica – dice Macchiavelli -. Io più massimalista. Renzi, per esempio, non mi piace. Francesco è più democratico e mi esorta “aspettiamo, vediamo che fa”. Ci piace stare insieme. Con le nostre mogli, gli amici, le storie. E alle undici di sera tutti a letto».
Oltre all’assassino da scoprire, il grande protagonista è l’Appennino, con la sua maestosa dolcezza. «Non è come le Alpi o come le Rocky Mountains ma ogni tanto richiede le sue vittime sacrificali, la vita di qualcuno che per orgoglio o incoscienza si ritiene più forte delle pietre. Invece la montagna non dà confidenza, neppure a chi crede di conoscerla». Perché la natura è sempre matrigna, e non bisogna prenderla sottogamba. Come la nostalgia. Altrimenti si trasforma in melassa dei bei tempi andati. «Amiamo questa terra, ma non c’è mai, né in me né in Francesco, il rimpianto conservativo di un’età dell’oro perduta – dice Macchiavelli -. Quando eravamo piccoli qui la gente faceva la vita grama, oggi la farina di castagna ha il sapore prezioso delle botteghe bio, allora aveva solo il gusto della miseria. La gente crepava di fame, si rompeva la schiena nel lavoro. Quel passato, se non torna, è meglio. Ciò detto dobbiamo pur pensare a costruire un futuro migliore di questo presente, parecchio meschino».
lastampa.it
La montagna un amore infinito
4) Ivo Rabanser: un amore infinito. Storia di un amore infinito: Intervista da Verbania LetterAltura 2011 a cura di Giuseppe Serrone. L'alpinista si racconta come"privilegiato che puo' vivere all'infinito gli attimi di felicita' perche' infinite sono le montagna da scalare".
La montagna come luogo dello Spirito. Intervista a Dag Tessore per LetterAltura
Prima dell'evento di Letteraltura sulla web radio di Turismo culturale intervista a Dag Tessore di Giuseppe Serrone in diretta da Verbania.
Ascolta da Canale YouTube Ufficio Stampa Turismo Culturale
La partecipazione di Tessore a LetterAltura è stato un evento in collaborazione con Torino Spiritualità.
Da un profondo conoscitore delle questioni interreligiose, un esegeta dei Padri della Chiesa, l’analisi del paesaggio montano come luogo d’incontro tra il terreno e il divino. Dag Tessore ha dialogato con Roberto Carretta Venerdì, 24 Giugno 2011
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Dag Tessore
Laureato in Lingua e Letteratura araba, con una tesi sul Corano, ha lavorato e scritto per varie Riviste (Medioevo, Famiglia Cristiana, L’Officina) e Case Editrici (Città Nuova, Newton & Compton, Fazi). Tra i suoi libri: La mistica della guerra (Fazi, 2003); La donna cristiana secondo l'insegnamento della tradizione apostolica (Leone Verde, 2008); I vizi capitali (Città Nuova, 2008); Il digiuno (Città Nuova, 2006). Svolge attività di conferenziere e conduce seminari presso diversi Centri e Università.
Ululati sulle Alpi, il Lupo è tornato
L’ultimo avvistamento, all’inizio di aprile, è stato di un pastore a Campea, frazione del Comune di Miane in provincia di Treviso. Negli stessi giorni altri esemplari sono stati avvistati in Valbormida, sull’Appennino Savonese, in Liguria. E questi sono soltanto gli ultimi episodi di un fenomeno che, per gli esperti che lo stanno studiando da tempo, è in fase di consolidamento ed espansione. Insomma, non ci sono più dubbi: il lupo è ritornato in pianta stabile sulle Alpi, mentre dall’Appennino non se n’era mai andato. Il più recente censimento dei capi (il primo in assoluto a livello alpino), effettuato nell’inverno 2014-2015 nell’ambito del progetto Life Wolfalps – piano da sei milioni di euro, cofinanziato dall’Unione Europea – ha evidenziato che sulle Alpi vivono stabilmente 23 branchi per circa 150 esemplari complessivamente.
Nelle sole valli del Piemonte è stata stimata la presenza di 21 branchi e quattro coppie riproduttive, mentre un branco e una coppia sono stati avvistati in Valle d’Aosta e un altro branco si aggira in Lessinia, tra le province di Verona e Trento. Un’altra coppia vive in Friuli, tre individui solitari sono stabili nell’area tra Trentino, Alto Adige e Lombardia, dove sono stati effettuati anche avvistamenti sporadici. Comprendendo anche l’Appennino, al 2014 era stata verificata dal Congresso italiano di Teriologia (la parte della zoologia che studia la biologia dei mammi-feri) una presenza di 773 individui in 20 aree analizzate, mentre la presenza stimata si avvicinava ai 1.900 lupi sull’intero territorio nazionale.
Come ricorda l’antropologo Annibale Salsa, già presidente nazionale del Club alpino italiano, il ritorno del lupo sulle Alpi avviene a circa novant’anni dalla sua scomparsa. L’ultimo esemplare, infatti, era stato abbattuto nel 1925 in Val Corsaglia, nel territorio delle Alpi Liguri-Piemontesi. «Sulle Alpi – scrive Salsa sul portale dell’Accademia della montagna del Trentino – il controllo del territorio risulta più capillare rispetto a quello dell’Appennino, dove invece prevale l’insediamento accorpato che favorisce la presenza di vasti spazi selvatici. Ciò spiega la ragione per cui, lungo la dorsale appenninica, il lupo non si è mai estinto e ha continuato a scorrazzare dalla Calabria fino al crinale tosco-emilianoromagnolo come massima espansione verso Nord». Più su il lupo non si spingeva, perché, sottolinea Salsa, «fino agli anni Cinquanta del Novecento le Alpi erano intensamente abitate».
È con lo spopolamento delle “terre alte”, a partire dal boom economico degli anni Sessanta, quando la gran parte della popolazione contadina si è riversata nelle città per cercare lavoro nelle fabbriche, che si ricreano le condizioni per la vita del lupo sulle Alpi. Oltre allo spopolamento, un secondo fattore determinante, ricorda l’antropologo genovese, sono state le «politiche di ripopolamento delle aree protette mediante immissioni di ungulati, che hanno consentito ai lupi di superare la barriera bioecologica degli Appennini». Il ritorno del lupo ha però provocato importanti problemi di convivenza con l’uomo e le sue attività in montagna, soprattutto legate alla pastorizia e all’allevamento del bestiame.
Predazioni sempre più frequenti hanno causato ingenti danni economici e anche la legittima preoccupazione delle popolazioni. L’ultimo episodio riportato dalle cronache è avvenuto a metà aprile a Roccalbegna, in provincia di Grosseto, dove un branco di quattro lupi ha attaccato un gregge, custodito da una donna pastore che non ha potuto fare altro se non assistere impotente all’uccisione di alcuni capi. «Due di loro correvano a monte e uno aveva in bocca una pecora – ha raccontato la donna –. Un altro correva dietro a un’altra pecora. Mi sono messa a urlare forte, ma nessuno mi sentiva». Ancora più duro il commento di Mariano Allocco di Prazzo in Valle Maira (Cuneo), allevatore di cavalli e contadino, oltre che restauratore di vecchi ruderi e scrittore. «La questione del lupo attiene alla libertà dell’uomo», dice Mariano, che si oppone alla «visione romantica» del lupo e per questo ha riunito pastori e allevatori e abitanti della Valle in un’associazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi causati dal ritorno del grande predatore.
Così scrive Allocco: «Parliamoci chiaro: la presunzione della convivenza possibile tra predatore e animali in alpeggio è un assunto ideologico. In Val Maira l’alpeggio ovino ha chiuso e tra breve andrà ridiscusso quello brado di bovini ed equini e l’alpeggio così come lo si è gestito per secoli non sarà più possibile». Certamente, la soluzione non può essere la caccia indiscriminata, il bracconaggio o, peggio, la dispersione di bocconi avvelenati, che risultano mortali non soltanto per il lupo, ma per tutta la fauna selvatica della montagna e pericolosi anche per l’uomo.
A questo riguardo, il progetto Life Wolfalps prevede «il monitoraggio della popolazione di lupo dell’arco alpino e l’attivazione di misure di prevenzione degli attacchi sugli animali domestici». Inoltre, sono previste azioni specifiche per contrastare il bracconaggio e strategie di controllo dell’interazione tra lupo e cane. Anche il Wwf ha raccolto oltre 140mila firme a sostegno di una petizione per vietare gli abbattimenti autorizzati, previsti invece dal nuovo Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia, del ministero dell’Ambiente, che ne consente fino a sessanta all’anno. «La sfida di oggi – conclude Salsa – consiste nel capire se il modello gestionale futuro dell’ambiente montano debba ispirarsi alla scelta bipolare “et-et” (convivenza possibile uomo-predatore) o a quella “aut-aut” (o l’uomo o il predatore). Mettiamoci quindi al lavoro con buon senso, abbandonando le tifoserie opposte, per guardare in faccia alla realtà».
Avvenire
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone
Nelle sole valli del Piemonte è stata stimata la presenza di 21 branchi e quattro coppie riproduttive, mentre un branco e una coppia sono stati avvistati in Valle d’Aosta e un altro branco si aggira in Lessinia, tra le province di Verona e Trento. Un’altra coppia vive in Friuli, tre individui solitari sono stabili nell’area tra Trentino, Alto Adige e Lombardia, dove sono stati effettuati anche avvistamenti sporadici. Comprendendo anche l’Appennino, al 2014 era stata verificata dal Congresso italiano di Teriologia (la parte della zoologia che studia la biologia dei mammi-feri) una presenza di 773 individui in 20 aree analizzate, mentre la presenza stimata si avvicinava ai 1.900 lupi sull’intero territorio nazionale.
Come ricorda l’antropologo Annibale Salsa, già presidente nazionale del Club alpino italiano, il ritorno del lupo sulle Alpi avviene a circa novant’anni dalla sua scomparsa. L’ultimo esemplare, infatti, era stato abbattuto nel 1925 in Val Corsaglia, nel territorio delle Alpi Liguri-Piemontesi. «Sulle Alpi – scrive Salsa sul portale dell’Accademia della montagna del Trentino – il controllo del territorio risulta più capillare rispetto a quello dell’Appennino, dove invece prevale l’insediamento accorpato che favorisce la presenza di vasti spazi selvatici. Ciò spiega la ragione per cui, lungo la dorsale appenninica, il lupo non si è mai estinto e ha continuato a scorrazzare dalla Calabria fino al crinale tosco-emilianoromagnolo come massima espansione verso Nord». Più su il lupo non si spingeva, perché, sottolinea Salsa, «fino agli anni Cinquanta del Novecento le Alpi erano intensamente abitate».
È con lo spopolamento delle “terre alte”, a partire dal boom economico degli anni Sessanta, quando la gran parte della popolazione contadina si è riversata nelle città per cercare lavoro nelle fabbriche, che si ricreano le condizioni per la vita del lupo sulle Alpi. Oltre allo spopolamento, un secondo fattore determinante, ricorda l’antropologo genovese, sono state le «politiche di ripopolamento delle aree protette mediante immissioni di ungulati, che hanno consentito ai lupi di superare la barriera bioecologica degli Appennini». Il ritorno del lupo ha però provocato importanti problemi di convivenza con l’uomo e le sue attività in montagna, soprattutto legate alla pastorizia e all’allevamento del bestiame.
Predazioni sempre più frequenti hanno causato ingenti danni economici e anche la legittima preoccupazione delle popolazioni. L’ultimo episodio riportato dalle cronache è avvenuto a metà aprile a Roccalbegna, in provincia di Grosseto, dove un branco di quattro lupi ha attaccato un gregge, custodito da una donna pastore che non ha potuto fare altro se non assistere impotente all’uccisione di alcuni capi. «Due di loro correvano a monte e uno aveva in bocca una pecora – ha raccontato la donna –. Un altro correva dietro a un’altra pecora. Mi sono messa a urlare forte, ma nessuno mi sentiva». Ancora più duro il commento di Mariano Allocco di Prazzo in Valle Maira (Cuneo), allevatore di cavalli e contadino, oltre che restauratore di vecchi ruderi e scrittore. «La questione del lupo attiene alla libertà dell’uomo», dice Mariano, che si oppone alla «visione romantica» del lupo e per questo ha riunito pastori e allevatori e abitanti della Valle in un’associazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi causati dal ritorno del grande predatore.
Così scrive Allocco: «Parliamoci chiaro: la presunzione della convivenza possibile tra predatore e animali in alpeggio è un assunto ideologico. In Val Maira l’alpeggio ovino ha chiuso e tra breve andrà ridiscusso quello brado di bovini ed equini e l’alpeggio così come lo si è gestito per secoli non sarà più possibile». Certamente, la soluzione non può essere la caccia indiscriminata, il bracconaggio o, peggio, la dispersione di bocconi avvelenati, che risultano mortali non soltanto per il lupo, ma per tutta la fauna selvatica della montagna e pericolosi anche per l’uomo.
A questo riguardo, il progetto Life Wolfalps prevede «il monitoraggio della popolazione di lupo dell’arco alpino e l’attivazione di misure di prevenzione degli attacchi sugli animali domestici». Inoltre, sono previste azioni specifiche per contrastare il bracconaggio e strategie di controllo dell’interazione tra lupo e cane. Anche il Wwf ha raccolto oltre 140mila firme a sostegno di una petizione per vietare gli abbattimenti autorizzati, previsti invece dal nuovo Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia, del ministero dell’Ambiente, che ne consente fino a sessanta all’anno. «La sfida di oggi – conclude Salsa – consiste nel capire se il modello gestionale futuro dell’ambiente montano debba ispirarsi alla scelta bipolare “et-et” (convivenza possibile uomo-predatore) o a quella “aut-aut” (o l’uomo o il predatore). Mettiamoci quindi al lavoro con buon senso, abbandonando le tifoserie opposte, per guardare in faccia alla realtà».
Avvenire
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone
Alpe Cimbra di Folgaria-Lavarone-Lusérn: un’estate ricca di grandi eventi
Una
serie di imperdibili
eventi
vi aspettano in estate
sull’Alpe
Cimbra. Tanto sport
ma anche natura
e tradizioni,
per arricchire la vostra vacanza e renderla ancora più speciale.
RECUPERANDO
IL TEMPO
2-5
giugno 2016-Lavarone
Il
tempo…
una risorsa di cui tutti disponiamo e alla quale diamo valenze
diverse. Ma il tempo segna in maniera indelebile chi siamo e perché
lo siamo... soprattutto il tempo che fu! Il
viaggio
nel passato
ci aiuta a ricordare, a non dimenticare e a trasferire un patrimonio
storico culturale
di grande spessore.
Queste
sono le premesse che danno vita ad un grande evento che si svolgerà
nella splendida cornice di Lavarone, sull'Alpe Cimbra, dal 2 al 5
giugno 2016: Recuperando
il Tempo.
Una
delle location sarà la Fortezza Forte
Belvedere
per far rivivere gli eventi della Prima Guerra Mondiale, poi i borghi
viaggeranno nel tempo per far riscoprire l’emozione di rivedere gli
antichi
mestieri,
spettacoli
popolari, il folklore e le danze,
i sapori
tradizionali.
Oltre 300 figuranti con costumi dell'epoca animeranno le tre giornate e la sera del 4 giugno, su prenotazione, si potrà assistere al valzer viennese con abiti austroungarici.
Oltre 300 figuranti con costumi dell'epoca animeranno le tre giornate e la sera del 4 giugno, su prenotazione, si potrà assistere al valzer viennese con abiti austroungarici.
Sarà
una manifestazione mai vista sull'Alpe Cimbra, in cui si rivivrà
l'atmosfera di 100 anni fa grazie a coinvolgimento di oltre 300
figuranti
RITIRO
NAZIONALE ITALIANA PALLACANESTRO
6-15
giugno 2016-Folgaria
Per
il quinto anno consecutivo la Nazionale maggiore si allenerà a
Folgaria. Quest’anno sarà il nuovo C.T. Ettore Messina a guidare
gli azzurri alla ricerca della migliore condizione in vista del
torneo Preolimpico che qualificherà per i Giochi di Rio 2016.
Folgaria
e l’Alpe Cimbra vivono l’appuntamento con grande attesa
confermando la propria vocazione di località adatta ad ospitare la
pallacanestro che conta. Durante il collegiale sarà possibile
entusiasmarsi con i nostri campioni grazie agli allenamenti a porte
aperte.
100
KM DEI FORTI 1000GROBBE BIKE CHALLENGE
21^
edizione
10-11-12
giugno 2016-Lavarone
Gara
di Mtb giunta alla 21^ edizione, inserita in importanti circuiti
nazionali tra i quali Trentino Mtb e Trek Zerowind Off Road
Challenge. Tre giornate di gara su 3 percorsi diversi: Lavarone Bike
(10/6) Nosellari Bike (11/6) e 100 km dei Forti (12/6). La 100 km dei
Forti prevede due tracciati, Classic di 50 Km e Marathon di 100 Km
che si snodano lungo il tracciato 100 km dei Forti, attraversano i
comuni di Lavarone, Folgaria e Luserna e ne valorizzano gli aspetti
storici e naturalistici.
NIGHT
HAWK ITALIA
25-26
giugno 2016-Alpe di Folgaria-Coe
Due
gare di corsa orientamento a staffetta, la prima prova in
notturna e la seconda in diurna, organizzate dalla Gronlait
Orienteering Team A.S.D. Night Hawk è una delle manifestazioni più
interessanti nel mondo dell’orienteering. E’ il modo perfetto per
iniziare l'estate e incontrarsi con tutti gli atleti che praticano
questo sport, oltre ad essere un punto d'incontro per l’orienteering
internazionale, con concorrenti provenienti da tutto il mondo.
COMMEMORAZIONI
FREUDIANE
Luglio
2016-Lavarone
Agli
inizi del nuovo secolo, in piena Belle Époque, prima dello
scoppio della Prima guerra mondiale, quando l'Altipiano era ancora
territorio dell’Impero austro-ungarico, Sigmund Freud scoprì
questo “piccolo paese di montagna all’estremo sud del Tirolo”,
e ne rimase conquistato per “l’accoglienza, la tranquillità
preziosa, la stupenda pineta, le sorprendenti passeggiate, il
benessere fisico che deriva da tutto questo”. Qui “dove il citiso
fiorisce a luglio”, nel 1906, cioè 110 anni fa, la famiglia
Freud giungeva in vacanza per la prima volta a Lavarone e qui in
quello stesso anno, “in giornate luminose”, come dichiarò lui
stesso, Freud compose una delle sue opere più celebri, Il
delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen.
Il Comune di Lavarone è impegnato da molti anni in varie forme nel promuovere e approfondire la conoscenza della figura di Sigmund Freud come uomo e come psicoanalista. Nel 2016 in particolare per celebrare i 160 anni dalla nascita di Freud e i 110 dal primo soggiorno di Freud a Lavarone è in corso di organizzazione un ricco calendario di iniziative, fra le quali in particolare presentazioni di libri, rassegne cinematografiche, una tavola rotonda, le passeggiate freudiane.
Il Comune di Lavarone è impegnato da molti anni in varie forme nel promuovere e approfondire la conoscenza della figura di Sigmund Freud come uomo e come psicoanalista. Nel 2016 in particolare per celebrare i 160 anni dalla nascita di Freud e i 110 dal primo soggiorno di Freud a Lavarone è in corso di organizzazione un ricco calendario di iniziative, fra le quali in particolare presentazioni di libri, rassegne cinematografiche, una tavola rotonda, le passeggiate freudiane.
LA
MARCIA DEI FORTI
18^
edizione
3
luglio 2016-Folgaria
Giunta
alla 18^ edizione la Marcia dei Forti, che si
terrà domenica 3 luglio, è un appuntamento imperdibile per gli
amanti della corsa a piedi in montagna. Teatro di questa
manifestazione l'Alpe Cimbra, che come pochi luoghi sa coniugare
l'aspetto naturalistico con quello storico culturale.
I
percorsi da 8-12-20-31 e 42 km si snodano infatti
in un territorio che conserva ancora oggi molte testimonianze della
Grande Guerra, tra Forti e trincee in un percorso tutto da scoprire.
J’ATZ
LUSÉRN - SŰDTIROL JAZZ FESTIVAL
3
luglio 2016-Lusérn
Il
Südtirol
Jazz Festival Alto Adige
è una delle manifestazioni culturali più importanti della provincia
di Bolzano con ca. 80 concerti in più di 20 comuni e più di 50
location diverse, è rinomato a livello internazionale ed annualmente
è seguito da ca. 20.000 persone.
Per
il terzo anno consecutivo sarà presente anche nella provincia di
Trento a Luserna, grazie alla collaborazione dell’Istituto
Cimbro/Kulturinstitut Lusérn, con un progetto musicale creato ad hoc
con musicisti provenienti dalle
tre province EUREGIO:
Trentino, Alto Adige e Tirolo. In questo modo si favorisce uno
scambio culturale
tra le suddette province e si pongono le basi per futuri progetti dei
musicisti ed artisti coinvolti.
La
scelta della località cade su Luserna per il grande interesse
mostrato dalla comunità cimbra di partecipare ad un evento
culturale internazionale
con musica
contemporanea,
innovativa
e
di alto livello.
Come in passato anche quest'anno verranno coinvolti
artisti cimbri
nel progetto.
Per
l'evento, che è programmato per domenica
3 luglio,
alle ore 11.00, verrà tematizzata la situazione dei confini tra le
nostre regioni, dei confini esistenti in passato, dell'apertura
realizzata negli ultimi decenni per favorire il libero scambio di
persone e merci, l'avvicinamento dei popoli europei e l'attuale
rischio di una richiusura dei confini con le possibili conseguenze
negative.
Il
concerto si terrà presso il Forte
Campo Luserna
(Obar Fòrte in Cimbro, Werk Lusérn in tedesco) che è stato
ristrutturato e sarà reso agibile per la medesima giornata.
APERTA-MENTE
7-10
luglio-Lavarone
Si
tratta di un festival della durata di 4 giorni, dedicato a bambini
e ragazzi (e alle loro famiglie), nel corso del quale sono
previsti incontri, laboratori, mostre, spettacoli di teatro-scienza,
proiezioni cinematografiche, il gioco-installazione urbano “C’è
posto per tutti” realizzato dall’artista Massimo Caccia avente
per soggetti principali gli animali presenti nella fauna locale, un
convegno con relatori internazionali.
Il Festival, unico nel suo genere in Italia, si concentra sulla divulgazione scientifica per ragazzi e sui modi in cui i vari fenomeni sono narrati, rappresentati e comunicati ai bambini e ai ragazzi nei libri loro dedicati, la cosiddetta letteratura non fiction.
Attraverso
le esperienze, la riflessione e i libri, i
ragazzi apprendono conoscenze e acquisiscono la capacità di
osservare il mondo con uno sguardo curioso, schietto e pronto a
mettere tutto in discussione.
Elemento
fondamentale sarà la natura degli Altipiani Cimbri, con i
suoi alberi, i fiori, le rocce, gli animali, i luoghi, i prodotti
locali come il miele, i formaggi, i frutti di bosco, una natura
insieme protagonista e scenario dunque di molti dei laboratori. Alla
scoperta e all’osservazione della natura sarà dedicata anche la
mostra d’autore che accompagna il Festival dal titolo “Là fuori”
di Bernardo Carvalho, ispirata all’omonimo libro, recentemente
tradotto in italiano e pubblicato da Mondadori.
Alla
manifestazione collaboreranno i più importanti musei della
provincia: MUSE-Museo delle scienze, il museo d’arte moderna e
contemporanea Mart, il Museo della Guerra e la Fondazione Museo
Storico del Trentino, l’Università di Trento, la rivista
scientifica Planck.
ALBE
IN MALGA
9
e 24 luglio, 6 e 21 agosto 2016
"...
Sono le 4.35 di sabato 2 agosto. La sveglia, impostata alle 4.40, sta
per suonare. Io però sono già sveglia per la smania di vedere e
fare tutto quello che ci attende in malga! Stiamo per iniziare
l'avventura di #albeinmalga:
radunare le mucche con Matteo, mungerle con la signora Mirella,
imparare come si lavora il latte per fare il formaggio con il signor
Armando. Ecco perchè sono agitata!
Scendiamo
in cortile che il cielo, là in fondo, appena schiarisce, prendiamo
un caffè con i biscotti preparati freschi freschi e via alla ricerca
delle mucche che sono sparse nei pascoli..."
Dormire
in malga, svegliarsi all'alba, radunare e mungere le mucche... vivere
l'esperienza dei veri malgari...
Nel
periodo estivo sull'Alpe Cimbra di Folgaria Lavarone e Lusérn
potrete
vivere in prima persona le attività e il mondo dell'alpeggio!
Le
malghe apriranno infatti le porte al mondo esterno, facendovi
conoscere i passi per la produzione del formaggio, nel loro ambiente
naturale. Ogni alba sarà speciale perché oltre a seguire la
filiera
del latte
per intero, darà la possibilità di fare un’escursione
insieme a guide alpine o accompagnatori di territorio lungo percorsi
naturalistici. Ogni mattina si concluderà con una ricca
colazione dolce e salata,
con uova, formaggi, salumi, pane e torte fatte in casa.
Affrettatevi
perché le prenotazioni sono obbligatorie e a numero chiuso!
DEGUSTANDO
L’OLTRESOMMO
17
luglio 2016-Folgaria
Una camminata
enogastronomica di
13 km lungo
il
Sentiero dell'Acqua,
tra antichi mulini e segherie, attraverso i borghi di San Sebastiano,
Perpruneri, Cueli, Carbonare e Nosellari, immersa nella natura,
di livello
semplice,
adatta
alle famiglie.
Lungo
il percorso saranno disposti dei "Punti
Goderecci"
in cui i partecipanti potranno assaggiare i prodotti
tipici locali realizzati
esclusivamente sull'Alpe Cimbra di Folgaria, Lavarone e Lusérn: dal
formaggio Vezzena,
al miele dei nostri apicoltori, dai salumi tipici, alle "focacce
cimbre".
Saranno
previste anche le visite, all'Antica
segheria dei "Mein",
al Mulino
"Cuel"
appena restaurato e rimesso in moto dopo 60 anni e alle trincee
di Prà di Sopra.
Lungo
il percorso sono poste numerose bacheche
illustrative
in cui viene raccontata la
storia di questi luoghi.
La cultura di questi antichi masi sarà accompagnata dal sottofondo
del torrente
Astico.
I colori e i sapori si fonderanno in un'esperienza unica e ricca di
piacere.
Un
evento unico nel suo genere, ricco di storia,
natura e piaceri culinari,
tutti da scoprire.
CAMP
MONDIALE GIOVANILE E FINALI INTERNAZIONALI DI SCI D'ERBA
19-23 luglio 2016-Malga Rivetta (Lusérn)
Un'iniziativa
senza precedenti in tutto il Trentino Alto Adige.
Una
manifestazione che vedrà arrivare al centro di sci d'erba di
Malga Rivetta atleti (tra i 7 e i 15 anni) provenienti
da tutta Europa, in particolar modo da Austria, Francia, Germania,
Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Svezia, Svizzera e naturalmente
Italia, ma anche da alcuni altri Paesi del mondo come
Giappone, Taiwan, Cina e Iran, dove la disciplina del Grasski è
molto sviluppata. Saranno presenti più di un centinaio di
atleti con i loro allenatori di club e federali, nonché
accompagnatori e famiglie; oltre 300 persone quindi in
totale.
Dal
19 al 21 luglio, si svolgerà il Camp giovanile mondiale dello sci
d'erba che avrà un'importanza sportiva per i ragazzi, con momenti
didattici e di sviluppo/perfezionamento della disciplina
sportiva ma offrirà loro anche molto dal punto di vista
culturale, dello scambio e dell'aggregazione con programmi
d'intrattenimento, di conoscenza del territorio grazie a
visite guidate e di promozione sia dell’Alpe Cimbra che della
Valsugana.
Il
22 e 23 luglio, in coda al camp, dalle ore 8.30 fino alle 16.00
circa, vi saranno le competizioni, divise in quattro manches,
due in uno slalom speciale e due in uno slalom
gigante, valevoli come finali della Coppa Europa giovanile FIS
grasski children CUP 2016, nonchè come 2^ tappa "talento
verde" coppa Italia.
FESTIVAL
DEL GIOCO
24-30
luglio 2016
Alpe
Cimbra, luogo incantato dove abitano una streghetta, folletti, fate e
gli animali del bosco. Quale posto migliore per organizzare il
Festival del Gioco?
Dal
24
al 30 luglio vi
aspettano una serie di giochi, spettacoli e laboratori per grandi e
piccini. Scopo di questo Festival è far avvicinare le famiglie alla
storia,
la tradizione
e la natura
dell’Alpe in maniera divertente e coinvolgente, percorrendo
sentieri tematici come il Sentiero Cimbro dell’Immaginario, quello
Dalle storie alla Storia o quello delle Pozioni.
L’evento
è tutto incentrato sulla storia della streghetta
Perti
e dei suoi amici che la aiutano a realizzare il suo più grande
sogno. Tra nuove amicizie, momenti di sconforto e abbracci riuscirà
la bambina a volare?
Durante
tutta la settimana i piccoli ospiti dell’Alpe Cimbra potranno
partecipare a laboratori
creativi e di magia, letture, spettacoli, attività nella natura e a
contatto con gli animali
e soprattutto tanti tanti giochi pensati anche per i disabili. Il
Festival del Gioco si fregia infatti del marchio Open
Event
garantendo attività accessibili a tutti, tenendo conto delle
esigenze delle persone in carrozzina e dei loro accompagnatori.
RASSEGNA
LIBRARIA INCONTRI D’AUTORE
Dal
26 luglio 2016-Lavarone
Cosa
c’è oltre l’ultima pagina di un libro? Alcune volte quella
sensazione di piacevolezza data dal racconto, a volte sgomento.
Spesso ci si confronta con nuove consapevolezze che ci mostreranno
l’altro lato delle cose o, più semplicemente, domande e
curiosità destinate a rimanere lì, sospese.
A
meno che a rispondere a quelle domande o sciogliere quelle curiosità
non siano la voce e le parole dell’autore o autrice del libro.
A
Lavarone da luglio ad agosto torna la rassegna libraria
organizzata dal Comune e dalla Biblioteca Sigmund Freud di
Lavarone.
Questo
è "Incontri
d'autore”,
la rassegna libraria alla quale partecipano nomi di spicco del
giornalismo, della politica, della cultura e della narrativa italiana
contemporanee, per affrontare e discutere temi di vibrante attualità.
Vi
partecipano volti noti e rappresentativi dell’attuale
panorama culturale italiano, invitati a presentare il loro
ultimo libro in un incontro-dibattito con il pubblico presente, dando
vita a un vero e proprio happening letterario.
40°
ANNIVERSARIO DELLA BANDA FOLKLORISTICA DI FOLGARIA
29-30-31
luglio 2016-Folgaria
La Banda
Musicale Folkloristica della Magnifica Comunità di Folgaria è
nata nel 1924 come Banda
Alpina;
ha continuato la sua attività per una quarantina d'anni, con una
breve pausa durante la Seconda Guerra Mondiale, fino al 1962, quando
si è sciolta per essere poi rifondata nel 1976 grazie ad un
entusiasta gruppo di appassionati. Il gruppo attualmente
comprende più
di 70 membri affiatati
e uniti attraverso la bellezza e la sincerità della musica.
Attraverso la musica e l'attenzione ai dettagli coreografici, la
Banda Folk contribuisce a portare
il nome e l'immagine di Folgaria non
solo in tutta Italia, ma anche all'estero, trasmettendo così, a
quanti la seguono, il calore e
l'allegria propri
della comunità folgaretana.
Il 29-30-31
luglio 2016 la Banda
Folkloristica di Folgaria organizza
la festa per 40esimo
anniversario della rifondazione. Saranno
tre giorni di sagra con concerti,
eventi e
le bande di tutta la Vallagarina e anche qualche banda altoatesina.
O-MARATHON
9^
edizione
31
luglio 2016-Lavarone/Luserna-Millegrobbe
Questa
gara di corsa orientamento su lunga distanza, si svolgerà domenica
31 luglio 2016 a Malga Millegrobbe dove gli immensi spazi, saranno
teatro di questa nuova edizione, che per otto anni si è svolta sul
territorio di Folgaria, su percorsi diversi.
Gara
altamente competitiva, vista la notevole distanza e lunghezza del
percorso, adatta ad atleti particolarmente allenati. Gara
individuale
del tipo “lunga distanza” con partenza in massa per tutte le
categorie; Gara
a staffetta
svolta con sequenza dei percorsi tipo “Farsta” e partecipazione
libera in tutte le frazioni.
Sarà
inoltre organizzata la 2^ edizione della Mini
O-Marathon,
rivolta alle categorie junior e giovani.
MARCIA
CIMBRA-LUSERNAR
VAIRTA
20^
edizione
31
luglio 2016-Lusérn
Marcia
ludico motoria, non competitiva di circa 10 km lungo
il misterioso Sentiero dell'Immaginario Cimbro, aperta a
tutti e particolarmente adatta alle famiglie. Camminare nei
boschi cimbri, a Lusérn attraversando meravigliosi sentieri
tematici, alla scoperta della Storia in compagnia von klumma
Tüsele Marüsele, dar guat Bolf, dar grümma Basilisko, dar alt
Zimbar, dar dickh Per un pin barlikkate Sambinélo e tanti altri
cari Amici del Zimbar Balt.
SERRADA
FUTURISTA
8^
edizione
7-13
agosto 2016-Serrada
Sazio
delle avventure artistiche vissute tra New York e Roma, nel 1941
Fortunato
Depero
(1892–1960) si ritira a Serrada,
a Folgaria, e lì rimane fino alla fine del conflitto. È un
periodo difficile, c’è la guerra
e l’artista è in difficoltà economiche. Si racconta (ma
forse è una leggenda) che, trovandosi nell’impossibilità di
saldare l’affitto, abbia offerto al padrone di casa di provvedere
con un dipinto,
che però non fu accettato. Quanto varrebbe oggi quel dipinto?
Depero
amava
Serrada
e a
Serrada dedicò varie e splendide opere.
Il suo fu un amore entusiasta, che risaliva al primo dopoguerra.
Nel 1920 alla località preferita dai Roveretani dedicò
versi colmi d’ammirazione
I
Serradini non hanno dimenticato l’illustre ospite, ne hanno
sempre coltivato il ricordo. Per molto tempo gli hanno dedicato
il Carnevale
Futurista,
evento che da qualche anno è stato mutuato in Serrada
Futurista, una
settimana di eventi… futuristi: futurista è la merenda, futurista
la cena, futuriste le passeggiate tra i masi, futurista
l’aperitivo, futurista lo spettacolo finale! Un evento in cui
la regola non è ammessa!
TRI-WEEK
LAVARONE
4°
edizione
27-28
agosto 2016-Lavarone
Nel
week end 27-28 agosto nella cornice del Lago di Lavarone è in
programma un’intesa due giorni di triathlon organizzata dalla soc.
33Trentini Triathlon. Sabato 27 sono previste due gare in MTB: una
prova sulla distanza Cross Country ed una sulla distanza sprint.
Domenica invece avrà luogo il Triathlon Olimpico in BCD, la gara più
prestigiosa sulle distanze classiche: 1500 m di nuoto nel lago, 40 km
in bici e 10 km di corsa a piedi.
DESMONTEGADA
CIMBRA -
ABEVAZZAN
IN PERGE
17
settembre 2016-Lusérn
Nel
mese di settembre nei territori alpini si festeggia ogni anno il
rientro
degli animali
a valle dalle
malghe
e dai verdi pascoli che li hanno ospitati per tutto il periodo
estivo. Nella piccola comunità cimbra di Luserna/Lusérn, la
"desmontegada",
la discesa dagli alpeggi che qui chiamano "abevazzan
in pèrge", diventa
occasione
di festa
per la piccola comunità cimbra e propone una serie di lieti
eventi tra escursioni, gastronomia, avvicinamento agli animali e
dimostrazioni della vita in malga.
“È
la “desmontegada cimbra-abevazzan in pèrge”, è una festa. Si
passa Millegrobbe, si ascoltano i tordi “zigalini” che vanno in
cerca del sorbo dell'uccellatore. Davanti al gruppo delle vacche la
più anziana, la Perla, al collo un campanaccio, alcuni ramoscelli
d'abete la adornano. Poi nel pomeriggio all'ora di mungere tutti in
stalla per assistere dal vivo ad un gesto antico, la mungitura. Il
latte passa dentro e fuori le moderne macchine, attraverso tubi che
si attaccano alle mammelle delle vacche. I bimbi, sono molti,
osservano raccolgono un po' di fieno e lo danno alle mucche. Storia
filosofia, attimi stupendi di una giornata che i promotori (e sono in
molti) hanno saputo costruire con intelligenza. Sul piccolo pianoro
una vecchia baita coperta di zinco sembra staccarsi dal mondo ed
entrare nella luna che sta salendo da dietro il monte. Il vento
smette di toccare gli alberi, c'è silenzio, si sente solo lo
scricchiolio della legna secca. Tra le pieghe delle strade, dentro
luci soffuse, si spegne la giornata e con essa il il sapore della
montagna, degli altipiani Cimbri, che a poco a poco si
addormentano..."
Molti
turisti vedono in questa transumanza il ripetersi del tempo.
fonte: comunicato Stampa - Ufficio
Stampa
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone Turismo Culturale
Montagna Valle d’Aosta: aperte le piste di fondo a Torgnon
Sono fra le più lunghe della regione, con il collegamento di Verrayes garantiscono un circuito di 40 km
In Valle d’Aosta sono aperte le piste di sci di fondo a Torgnon, sono fra le più lunghe della Valle d’Aosta, con il collegamento di Verrayes garantiscono un circuito di 40 km.
Si parte dal campetto di Plan Porion, oppure dall’arrivo della telecabina Mongnod-Chantorné, con la vista sul Cervino che si ha percorrendo il percorso Grandes Montagnes, un tratto di circa 20 km il cui panorama è dominato dalla catena di montagne che dalla Roisette e dalla piramidale Grand Tournalin si allunga fino allo Zerbion. La novità di quest’anno? Un nuovo tratto consente di chiudere la pista ad anello e di variare il percorso di ritorno. Per chi preferisce l’atmosfera di un bosco di conifere, il percorso Maisonettes offre vedute sulla valle centrale.
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Si parte dal campetto di Plan Porion, oppure dall’arrivo della telecabina Mongnod-Chantorné, con la vista sul Cervino che si ha percorrendo il percorso Grandes Montagnes, un tratto di circa 20 km il cui panorama è dominato dalla catena di montagne che dalla Roisette e dalla piramidale Grand Tournalin si allunga fino allo Zerbion. La novità di quest’anno? Un nuovo tratto consente di chiudere la pista ad anello e di variare il percorso di ritorno. Per chi preferisce l’atmosfera di un bosco di conifere, il percorso Maisonettes offre vedute sulla valle centrale.
Snow food, piatti stellati ad alta quota. Appuntamenti gastronomici sulle piste da sci e proposte gourmet nei migliori rifugi e baite di montagna
Polenta e salsicce, carne stufata e cotolette, piatti di affettati e una valanga di dolci, accompagnati da vino rosso, birra o semplicemente grappa: è ciò che ci si aspetta di trovare nei rifugi e nelle baite di montagna dopo una bella sciata. Da qualche anno su tutto l’arco alpino, dalla Val d’Aosta al Trentino, la nuova tendenza è di proporre quelle stesse ricette tradizionali trasformate in piatti gourmet, più innovativi e sofisticati. Grandi chef stellati stanno cambiando le abitudini degli sciatori e degli amanti della montagna con allettanti proposte culinarie, che valorizzano le materie prime locali, unendole a sapori nuovi.
Fioccano le proposte dei rifugi di montagna e delle baite ad alta quota ma anche gli appuntamenti enogastronomici che richiamano curiosi e golosi. Tra questi c’è la Mountain Gourmet Ski Experience, attesa kermesse culinaria organizzata a Courmayeur, ai piedi del Monte Bianco, da Heston Blumenthal, pluristellato cuoco inglese e appassionato sciatore: qui, dall’8 al 12 gennaio, chef stellati internazionali si incontreranno e si sfideranno ai fornelli, celebrando alcuni piatti inediti della tradizione gastronomica valdostana, che poi si potranno gustare nei migliori ristoranti gourmet nei rifugi di montagna. Info: www.courmayeurmontblanc.it
In Alta Badia l’evento gastronomico più atteso che unisce lo sport alla buona cucina è Gourmet Skisafari, giunto ormai alla quarta edizione. Il 13 dicembre otto chef stellati altoatesini e del Sud d’Italia cucineranno i migliori piatti tradizionali della propria regione in diverse baite. Gli organizzatori dell’evento sono gli chef locali Norbert Niederkofler, Matteo Metullio, Nicola Laera e Chris Oberhammer che ospitano altri 4 grandi chef provenienti dalle regioni del Sud Italia: Angelo Sabatelli, Alois Vanlangenaeker, Filippo La Mantia e Nino di Costanzo.
Norbert Niederkofler, chef del ristorante St. Hubertus del Relais & Chateaux Hotel Rosa Alpina, presenterà ai tavoli del rifugio Col Alt il proprio piatto forte, una zuppa di vino con crostini alle erbe e salmerino marinato su bruschetta di patate; Matteo Metullio, lo chef stellato più giovane d’Italia, che lavora al ristorante La Siriola dell’Hotel Ciasa Salares, ha scelto di preparare un tortello al caprino su purè di rape rosse, arachidi e ragout di maialino da latte. Questo piatto si degusterà al rifugio Piz Arlara. Nicola Laera del ristorante La Stüa de Michil dell’Hotel La Perla, cucinerà nel rifugio Bamby tagliatelle di puccia alla genovese di manzo del proprio maso, con veli di ricotta pugliese stagionata in grotta. Infine Chris Oberhammer del ristorante Tilia di Dobbiaco presenterà al rifugio Pic Pré un orzotto del molino di Villabassa con maialino nostrano e maggiorana. Al rifugio I Tablá sarà possibile incontrare lo chef pugliese Angelo Sabatelli dell’omonimo ristorante di Monopoli, che per l’occasione cucinerà spaghetti aglio, olio, peperoncino e capesante con salsa di marasciuolo (rapa selvatica). Lo chef Alois Vanlangenaeker del ristorante Zass del San Pietro di Positano presenterà al rifugio Bioch, con vista sulla Marmolada, un piatto tipico campano: linguine al limone con cozze, bottarga e pane croccante di Agerola. Il palermitano Filippo La Mantia sarà ospite del rifugio Las Vegas con uno dei suoi piatti preferiti, pasta con il broccolo in tegame, mentre al rifugio Club Moritzino ci sarà lo chef ischitano Nino di Costanzo, che cucinerà uovo, porcini, frisella e taleggio di bufala. Ai piatti creati dagli chef provenienti dal Sud Italia verrà abbinato un vino altoatesino, mentre ai piatti proposti dagli chef dell’Alto Adige verranno abbinati vini del Sud della Penisola, creando speciali accostamenti presentati da esperti sommelier. Per l’evento sarà possibile acquistare un unico ticket di 40 euro per la degustazione di quattro piatti, che fino al 3 aprile gli sciatori dell’Alta Badia potranno degustare presso le 14 baite che partecipano all’iniziativa “Sciare con gusto”. Info: www.altabadia.org/it
Sempre in Val Badia, presso il Maso Alfarei di San Linert, il 16 e il 28 dicembre è possibile partecipare a un corso di preparazione dei tradizionali biscotti natalizi.
Sempre in Val Badia, presso il Maso Alfarei di San Linert, il 16 e il 28 dicembre è possibile partecipare a un corso di preparazione dei tradizionali biscotti natalizi.
In Trentino chi ama la neve ha la possibilità di partecipare a 5 ciaspolate gourmet, cioè percorsi con le ciaspole adatti a tutti, che conducono ai rifugi dove degustare i migliori prodotti della tradizione gastronomica trentina. In Val di Fassa, da Passo San Pellegrino al rifugio Fuciade, la facile passeggiata con le ciaspole è lunga circa 4 chilometri e prevede il rientro al chiaro di luna su una slitta a cavalli o su motoslitte. La cucina del rifugio è curatissima con piatti raffinati abbinati ai migliori vini del territorio. A Pale di San Martino, da Passo Rolle si cammina per 20 minuti nella neve fino a Capanna Cervino, baita in legno dove i piatti sono fedeli alle ricette trentine: polenta fumante con gulasch, canederli e formaggio fuso, merenda con tagliere di salumi e formaggi locali. Al confine est degli Altipiani cimbri, presso Luserna, dal centro fondo Millegrobbe si cammina nei boschi per circa 4 chilometri alla Malga Millegrobbe (il percorso si può fare anche di notte): qui sono imperdibili l’ottima birra artigianale, i piatti di selvaggina e il Vezzena, il formaggio locale. Nel cuore del parco nazionale dello Stelvio, in fondo alla Val di Rabbi, da località Plan parte un bellissimo percorso fino alla Malga Stablasolo, dove si degustano piatti della tradizione: canederli, taglieri di salumi e formaggi, vino locale e dolci caserecci. Le favolose cime delle Dolomiti del Brenta si raggiungono con lievi salite da località Fratè, fra Pinzolo e Madonna di Campiglio, fino a Malga Ritorto, dove si degustano gli ottimi formaggi dell’alpeggio a base di fiori ed erbe del pascolo, polenta con funghi fragranti o gulasch e il tagliere misto con marmellate, pane e vino rosso della casa.
In tutti i comprensori sciistici del Trentino, inoltre, ogni sabato, dal 9 gennaio al 12 marzo, si svolge il #Trentinoskisunrise - Snow and breakfast at first light: si scia all’alba sulle piste più belle piste e si fa una ricca colazione nei migliori rifugi. Info: www.visittrentino.it
In tutti i comprensori sciistici del Trentino, inoltre, ogni sabato, dal 9 gennaio al 12 marzo, si svolge il #Trentinoskisunrise - Snow and breakfast at first light: si scia all’alba sulle piste più belle piste e si fa una ricca colazione nei migliori rifugi. Info: www.visittrentino.it
In Svizzera, dal 7 al 10 gennaio, il Gran Hotel Tschuggen di Arosa ospita l’evento Tschuggen Gourmet Tour: sei chef stellati capitanati da Dieter Müller, chef 3 stelle Michelin, propongono serate gourmet e di cinema, Stars & Movies. La serata d’inaugurazione si svolge presso il ristorante gourmet La Vetta, che vanta una stella Michelin e 15 punti della prestigiosa guida gastronomica Gault Millau. Info: www.tschuggen.ch
L’elenco dei rifugi e delle baite che uniscono il piacere dello sci alla buona cucina, è davvero lungo ma alcuni indirizzi sono davvero imperdibili. E’ il caso del rifugio Gardonè in Val di Fiemme, tra le piste del gruppo del Latemar, all’arrivo della telecabina da Predazzo: qui si fanno pranzi veloci per chi non vuole smettere di sciare e si dà la possibilità a chi vuole rilassarsi nel ristorante e sui divanetti della lounge esterna di godere di piatti gourmet d’alto livello. Il locale è aperto anche la sera per eventi speciali. Il nuovo rifugio Meriz di Paganella, sul versante che si affaccia su Fai, merita una sosta per la proposta gourmet dello chef Lorenzo Tiberio. Il raffinato Fienile Monte, in Val di Fassa, è lo chalet gourmet del rifugio Salei: ricavato da una vecchia stalla, è elegante e con una alta cura dei particolari, aperto anche la sera ma su prenotazione. A 4 chilometri da San Martino di Castrozza, nell’itinerario delle Malghe, c’è Malga Ces, un rifugio che dal 1942 offre piatti tradizionali, dalla ricotta con i mirtilli alle zuppe. La malga è accessibile anche a chi non sa sciare perché si raggiunge in automobile. Chalet Fiat sulla cima di Monte Spinale, a Madonna di Campiglio, gode della miglior vista del Brenta ed è uno dei ritrovi più modaioli e divertenti della zona. Sull’Alpe di Siusi il Maso Grottner del Romantik Hotel Turm, a 5 chilometri da Fiè allo Sciliar, in provincia di Bolzano, è un luogo unico: posto sotto la tutela dei Beni culturali, risale al XIII secolo e conserva dettagli antichi come la Selchküche, la stanza col soffitto annerito dalla pratica di affumicatura dei salumi, il forno per cuocere il pane, tuttora funzionante, l’autentica stube in legno e le vecchie botti di vino nel seminterrato. Il Maso Stangler è tra i più vecchi di San Costantino, una frazione di Fíe allo Sciliar: è un fienile ristrutturato utilizzando materiali naturali e tradizionali; qui si coltivano piccoli frutti (sopratutto il ribes nero) e si producono sciroppi. In Val d’Ega è nata la prima malga vegetariana: tra il santuario della Madonna di Pietralba e il Bletterbach una comoda strada forestale porta in 40 minuti di camminata alla malga Monte San Pietro, un vero tempio della salute che Alexander Bisan ha voluto dedicare alla natura. Tra i piatti vegani ci sono le tagliatelle al pesto di erbe aromatiche, le polpette al farro, i gnocchi alle ortiche e agli spinaci selvatici oltre a una grande scelta di sciroppi dissetanti alla melissa, al sambuco e alla menta e tè alle erbe.
A Cortina d’Ampezzo, in località 5 Torri, c’è il rifugio panoramico Scoiattoli della famiglia Lorenzi, dove si degustano ottimi piatti della tradizione ampezzana: speck, cervo, capriolo, polenta con i funghi raccolti nel bosco vicino, “i casunzei”, ravioli ripieni di rape rosse, semi di papavero e formaggio fuso, e tagliolini al cervo, serviti con pancetta e mirtilli.
In provincia di Bergamo, sul versante meridionale di Pizzo Arera, c’è il rifugio Capanna 2000 dove si degustano ottimi “casoncelli”, piatto tipico del territorio, con farina e un ripieno di carne d’arrosto e salame o polenta accompagnata ai secondi piatti e ai formaggi.
A Cortina d’Ampezzo, in località 5 Torri, c’è il rifugio panoramico Scoiattoli della famiglia Lorenzi, dove si degustano ottimi piatti della tradizione ampezzana: speck, cervo, capriolo, polenta con i funghi raccolti nel bosco vicino, “i casunzei”, ravioli ripieni di rape rosse, semi di papavero e formaggio fuso, e tagliolini al cervo, serviti con pancetta e mirtilli.
In provincia di Bergamo, sul versante meridionale di Pizzo Arera, c’è il rifugio Capanna 2000 dove si degustano ottimi “casoncelli”, piatto tipico del territorio, con farina e un ripieno di carne d’arrosto e salame o polenta accompagnata ai secondi piatti e ai formaggi.
Oltre confine, in Svizzera, Corvatsch è la stazione sciistica più alta delle Alpi orientali, a pochi chilometri da St. Moritz. E’ un vero paradiso per chi ama la montagna, ma è anche un comprensorio ideale per chi apprezza la buona cucina in locali prestigiosi. In quota, infatti, si trovano ristoranti panoramici e baite gourmet, stalle e rifugi trasformati in locali che propongono piatti tradizionali di alta qualità. I migliori indirizzi sono: Kuhstall, baita nata da una stalla comunale che si è aggiudicata 13 punti della prestigiosa guida gastronomica Gault Millau; si trova lungo la pista di discesa di Sils Maria ed è facilmente raggiungibile anche a piedi e di sera. Osteria Rabgiusa, situata nel cuore del comprensorio con una grande terrazza riparata dal vento, è raggiungibile con gli sci o le ciaspole, percorrendo l’itinerario che parte dalla stazione a monte della funivia di Furtschellas. Il ritrovo Chüdera, a 2.312 metri d’altezza, propone pasta fatta in casa e ottimi salumi e formaggi con vista spettacolare su Sils, e la baita Alpetta, capanna rustica ma accogliente nel cuore della pista Chastelets, offre gustosi menu regionali e ottimi vini. Ci sono anche la Stüvetta Giand’Alva, con una grande terrazza panoramica e dove si degustano pizzoccheri e una deliziosa minestra d’orzo, e il rifugio Fuorcla Surlej, con il migliore panorama sulle vette ghiacciate del Piz Bernina e del Piz Roseg.
Ogni venerdì gli sciatori possono divertirsi sulla pista da sci illuminata più lunga di tutta la Svizzera (4,2 chilometri), che apre alle ore 19 e rimane aperta fino all’una, e rifocillarsi al ristorante Murtèl, presso la stazione intermedia della funivia, dove la fonduta di formaggio e la pizza sono ottime. Poi si prosegue la serata all’Hossa Bar, il locale più modaiolo con un nuovo bancone all’aperto e un’area barbecue, oppure si cena nel ristorante panoramico Romantik Hotel Muottas Muragl, con vista su tutto l’altopiano engadinese. Infine, Berghaus Diavolezza, rifugio di montagna raggiungibile con la funivia Diavolezza da Pontresina, offre cene romantiche o feste divertenti; a Capodanno si pagano circa 142 euro per la cena, la festa e il trasporto in funivia.
Anche in Austria si moltiplicano i rifugi gourmet: la Stubai, valle austriaca vicina al Brennero, offre più di 40 baite e ristoranti di montagna lungo le piste da sci, da slittino e i sentieri escursionistici. Tra queste si segnalano la baita Galtam, nello Schlick 2000, che organizza anche il trasporto con il gatto delle nevi; e la baita Ochsenhütte nel comprensorio di Serles. I punti di ristoro e le baite sono indicate lungo le vie da una segnaletica rosa. Nell’area sciistica del ghiacciaio dello Stubai c’è un locale da provare: l’esclusivo ristorante Schaufelspitz, premiato dalla guida Gault Millau e che si trova alla stazione Eisgrat, dove ogni martedì e giovedì, dalle 9,30 alle 10,30, si tiene il pasta show per vedere come si prepara la pasta fresca.
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